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Tutti a Woodstock Europa! Sul palco gli American Medical Association emanano macabre vibrazioni, mentre dal fondo del lago resuscitano degli zombie nazisti seminando il panico tra la folla: è il compimento della millenaria cospirazione. Ma nessuno ha fatto i conti con Hagbard Céline… I personaggi sono coinvolti in una perdita di identità, tra percorsi iniziatici, viaggi lisergici, reinterpretazioni della storia universale, deliri ipnotici di massa, sfrenate orge al limite della sopportabilità umana. Il racconto si ingarbuglia sempre più. Ma il lettore attento saprà ben cogliere il senso occulto della strepitosa saga degli Illuminati che con questo terzo volume si conclude. Forse… Per i non iniziati le appendici offriranno una chiave di accesso ai sublimi misteri di questa trilogia. La trilogia Gli Illuminati è un cult per le culture underground negli Usa (100.000 copie vendute), in Inghilterra e in Germania, tanto da influenzare la nascita di parecchi “club” omonimi, di una rivista in lingua tedesca, di un’opera teatrale, di un gioco di ruolo e di moltissimi siti Internet. Ha vinto il Prometheus Hall of Fame. Robert Anton Wilson, nato nel 1932, ex giornalista nel periodo libertario e politico di “Playboy”, visionario, umorista, scrittore scientifico, è da sempre vicino alle culture underground americane. Tra le opere Strani Attrattori (ShaKe), Cosmic Trigger, The Illuminati Papers, Schröndiger Cat. Per completare Gli Illuminati si è avvalso della collaborazione del giornalista e critico sociale americano Robert Shea. TRADUZIONE: Syd Migx IMMAGINE DI COPERTINA CREATA DA: Franco Brambilla IMMAGINI: James Kohenline PROGETTO GRAFICO: Paoletta Nevrosi FOTOCOMPOSIZIONE: ShaKe Edizioni CONTATTI POSTALI: Shake, viale Bligny 42, 20136 Milano CONTATTI TELEFONICI: 02/58317306 CONTATTI ELETTRONICI: http://www4.iol.it/decoder http://www.decoder.it http://www.shake.it (in costruzione) e-mail: info@shake.it ufficio stampa: press@shake.it STAMPA: Grafica Sipiel, Milano TITOLO ORIGINALE DELL’OPERA: Leviathan © 1975, by Robert J. Shea e Robert Anton Wilson © 2000, ShaKe PRIMA EDIZIONE: Settembre 2000 ISBN 88-86926-65-0 INDICE IL NONO VIAGGIO, O YESOD (WALPURGISNACHT ROCK) LIBRO QUINTO GRUMMET IL DECIMO VIAGGIO (O ADDIO MALKUTH AL PIANETA TERRA) LE APPENDICI (CHE SONO MOLTO ISTRUTTIVE) NOTE RIASSUNTO DEI VOLUMI PRECEDENTI La natura del racconto, inondato da uno stato di costante alterazione spazio-temporale-storico-psichedelica, impedisce un riassunto canonico. Consigliamo dunque un atteggiamento cannonico… attrezzatevi dunque all’evenienza e buon viaggio! Il primo aprile di quell’anno le grandi potenze del mondo giunsero più vicine che mai alla guerra nucleare, tutto a causa di un’oscura isola chiamata Fernando Poo. La trilogia degli Illuminati è la storia di quei giorni… L’ispettore Saul Goodman viene svegliato di soprassalto per un attentato dinamitardo nel centro di New York. Il luogo dell’esplosione è la redazione di “Confrontation”, un giornale di sinistra diretto da Joe Malik, che scompare misteriosamente, non si sa se passato in clandestinità per le sue attività politiche, oppure rapito da qualche fantomatico nemico (secondo un collaboratore di “Confrontation”, Malik voleva riaprire l’indagine su Martin Luther King e i fratelli Kennedy). Il caso, per Goodman e l’assistente Barney Muldoon, si presenta da subito complicatissimo. Come pista iniziale vengono utilizzati dei memorandum dettati dallo stesso Malik a un’altra collaboratrice di “Confrontation”, Patricia Walsh (anch’essa scomparsa). Nei memo viene menzionato un movimento detto degli Illuminati fondato il primo di maggio 1776 da Adam Weishaupt. Secondo Simon Moon (un amico di Malik, super-anarco-freak che lavora in un’altra rivista underground, insegnante di yoga e grande amatore - tra le tante sue donne c’è anche una tal Mao Tsu-hsi - e che insieme a Malik fece bere ai cristiani fondamentalisti dei CCUF la droga AUM), beh, secondo questo Moon, Weishaupt (che coltivava canapa nel giardino e proprio lì ebbe un’illuminazione) studiò a lungo gli insegnamenti di Hassan i Sabbah, il fondatore della setta degli hashishim, così chiamati per l’abituale uso della droga che dava loro un coraggio formidabile. Si incomincia a questo punto a intuire che gli Illuminati esistono da tempo immemorabile, sono massoni del segretissimo trentaduesimo grado e sono via via diventati potentissimi. Alcuni storici informano addirittura che Weishaupt, dopo essere stato esiliato dalla Baviera, abbia ucciso George Washington prendendone il posto, e che Thomas Jefferson fosse anch’egli un agente degli Illuminati… e così accadde per quasi tutti i presidenti americani fino a Richard Nixon (presidente Usa nel periodo in cui si svolge il romanzo), per tutti i poteri, come quello militare che trova sede al Pentagono, e in molte altre nazioni. Pare dunque che gli Illuminati controllino da secoli i destini del mondo. Dopo la lettura dei primi memorandum i due investigatori giungono alla conclusione che gli Illuminati reclutino manovalanza attraverso varie “coperture” e l’uso della marijuana. Nel frattempo Hagbard Celine, dall’interno del suo sommergibile dorato della flotta dei Discordiani (cioè gli appartenenti alla Legione della discordia dinamica o LDD, un altro movimento segreto, di principi, almeno apparentemente, più libertari e opposti a quelli degli Illuminati), sta consultando il suo gigantesco computer, FUCKUP, First Universal Cybernetic Kinetic-Ultramicro Processor, il quale, analizzando i suoi sofisticati dati e captando vibrazioni cosmiche, emette una spaventosa profezia: la Terza guerra mondiale è imminente. I presidenti di Stati Uniti, Unione Sovietica e Cina sono in panico: a Fernando Poo si sono improvvisamente riversati enormi interessi militari e strategici, ogni superpotenza crede che il proprio avversario abbia installato un’incredibile arma segreta (in realtà non conoscono nemmeno l’esatta posizione di quell’isola, e anche i più esperti agenti governativi affermano che nessuno ne ha mai sentito parlare). Nonostante ciò, l’ultimatum nucleare di 24 ore è già stato vicendevolmente lanciato. Nello stesso momento, George Dorn, giornalista in missione per “Confrontation”, viene arrestato con il pretesto di detenzione di marijuana nella contea ultrareazionaria di Mad Dog, dove avrebbe sede il Lampo di Dio, organizzazione reazionaria guidata da Atlanta Hope, e forse responsabile degli omicidi di Malcolm X e dei fratelli Kennedy. Mavis, una donna molto sexy, fa saltare la prigione di Mad Dog, liberando George Dorn e salvandolo dalla sicura impiccagione. Dopo aver guidato fino all’alba l’auto raggiunge una spiaggia nel golfo del Messico, dove un sommergibile grande come un transatlantico è in loro attesa. La bandiera discordiana, una mela d’oro, sventola sulla prua. Accompagnato dal magico delfino parlante Howard, Celine dirige la sua imbarcazione verso le rovine sommerse di Atlantide, alla ricerca di una struttura costruita da antichi sacerdoti, una piramide bianca con un gigantesco occhio sulla cima. Gli Illuminati vogliono saccheggiare quel tempio atlantico impadronendosi dell’oro per finanziare altre cospirazioni, ma i Discordiani tenteranno di arrivare per primi. Immerso nella lettura di altri memo, l’ispettore Goodman fa intanto nuove inquietanti scoperte: il Gran sigillo degli Stati Uniti (la piramideocchio sulla banconota da un dollaro) è un simbolo inventato degli Illuminati, le logge massoniche francesi a loro legate furono le istigatrici della rivoluzione, e anche Timothy Leary è probabilmente uno di loro. Sicuramente lo sono i Templari, la setta degli Ismailiti dell’Islam, l’Associazione anarchica americana, la Compagnia di Gesù, la Mafia, gli Anziani di Sion, e la Società dei Thug. Gli Illuminati, insomma, sono una cospirazione massonica e finanziaria, ebraica, cattolica e comunista… tutto insieme! L’astuto poliziotto giunge alla conclusione che essi vogliano costruirsi innumerevoli maschere così che altri gruppi di capri espiatori vengano incolpati di essere i “veri Illuminati”. John Dillinger (celeberrimo gangster degli anni Trenta e grande amatore, che non è morto come tutti credono), durante il suo soggiorno in prigione, è venuto a contatto con diverse rivelazioni essoteriche che lo hanno convinto a schierarsi contro i complotti criptofascisti degli Illuminati. Adesso dirige un’organizzazione, i JAM, che lotta appunto contro di loro. Alla convenzione democratica di Chicago, tutti i protagonisti vengono coinvolti, in un crescendo sincronico, nei disordini di piazza. Pian piano, Goodman e il suo assistente Muldoon, con l’aiuto del fratello di quest’ultimo, docente di teologia, si avvicinano allo scopo finale di tutte le macchinazioni degli Illuminati decidendo a questo punto di proseguire l’inchiesta per conto proprio, visto che l’assurda macchinazione è incomprensibile al resto delle istituzioni (spesso complici). Goodman viene catturato dagli Illuminati che riescono, attraverso sofisticatissime tecniche di controllo mentale, a fargli quasi perdere il senno e la propria identità. Dopo il recupero delle statue d’oro sul fondo marino, a prezzo della distruzione delle navi-ragno degli Illuminati, Celine invia George Dorn (recentemente convertito al movimento discordiano dopo alcune cerimonie iniziatiche, durante le quali ha conosciuto Stella Maris, un’altra donna supersexy appartenente all’organizzazione) a stringere un’alleanza con il capo assoluto del crimine organizzato negli Stati Uniti, un banchiere privo del minimo scrupolo morale, Robert Putney Drake, socio degli Illuminati ed ex allievo di Carl Jung. Nel frattempo, giunge notizia che a Ingolstadt, piccola e apparentemente innocua cittadina tedesca, si terrà il più grande festival rock mai organizzato, Woodstock Europa, al quale si dice che parteciperanno milioni di giovani da tutto il mondo. Strane vibrazioni di morte vengono captate dal computer di Celine anche rispetto a questo evento. Danny Pricefixer, altro investigatore assegnato al caso dalla polizia, si reca ad Arkham, città immortalata da Lovecraft nei suoi racconti, per indagare sulla scomparsa in circostanze misteriose di un certo professor Marsh, scoprendo altre incredibili implicazioni. “Sospetti che ti stia ingannando?” chiese Hagbard, alzando le sopracciglia. “L’inganno è il tuo mestiere”, rispose schietto Joe Malik. “Da quando t’ho incontrato, sospetto di tutti.” Mentre i diversi personaggi sono coinvolti nei più complessi percorsi iniziatici, in un vorticoso scambio di ruolo e personalità, Joe Malik e Hagbard Celine sono proiettati in discorsi inconcludenti sul senso della vita e della storia universale. I discordiani che inizialmente si presentavano con un profilo da “alternativi”, mostrano il loro vero volto. Dalle opinioni del loro leader traspare infatti una tendenza anarcocapitalista che mette decisamente in crisi l’editore di sinistra. Intanto si delinea la strategia degli Illuminati centrata su tre passaggi, in primo luogo la questione dell’isola di Fernando Poo è un tentativo di inasprire la tensione tra le superpotenze, invece l’epidemia di Carbonchio Lebbra Pi ideata dal dottor Mocenigo, unita a una serie di attentati dovrebbe creare panico tra la popolazione statunitense considerata nazione strategica nell’equilibrio mondiale, infine Woodstock Europa il grande raduno rock sarà il grande momento in cui gli Illuminati porteranno a termine il loro progetto millenario. Grande è il disordine sotto il cielo, i personaggi coinvolti, da George Dorn a Joe Malik, dall’agente 00005 a Saul Goodman, si confrontano con una realtà a più livelli, condita da massicce dosi di Lsd e Marijuana, quindi ogni punto di riferimento, dall’identità personale alla linearità del tempo, viene meno. Tutto però sembra convergere verso il grande concerto di Ingolstadt a cui partecipano gli America Medicai Association, il più famoso gruppo rock del globo, naturalmente legato agli Illuminati. Le vibrazioni prodotte dall’esecuzione di una loro canzone dovrebbero provocare la riattivazione di un battaglione di SS che giace sul fondo di una pozza d’acqua nelle vicinanze, il lago Totenkopf. Al tempo della caduta del Terzo Reich, l’ultima divisione del corpo speciale tedesco, per ordine di Hitler, ovviamente un fantoccio nelle mani degli Illuminati, era stato avvelenato e gettato nelle profonde acque lacustri, con tanto di armamenti e mezzi. I soldati erano stati conservati grazie a un campo protettivo biomistico. Con la resurrezione, saranno dotati di forza ed energia superiore al normale, che li renderanno quasi impossibili da uccidere, e otterranno un potere ancora più grande quale risultato dell’esplosione di energia cosciente che verrà rilasciata quando massacreranno i milioni di giovani sulla riva. Poi si dirigeranno verso l’Europa dell’Est. I russi già resi estremamente nervosi dall’incidente di Fernando Poo penseranno che un esercito stia attaccando da Ovest e scopriranno che le armi convenzionali non riescono a fermare i nazi risorti. Credendo d’essere di fronte a qualche superarma americana, risponderanno svuotando i loro arsenali. In questo modo si scopre finalmente il vero obbiettivo degli Illuminati: l’immanentizzazione dell’Eschaton, ciò significherà la coronazione del progetto che ha rappresentato il loro scopo dai giorni di Gruad. Una vittoria totale. Otterranno tutti, simultaneamente, l’illuminazione trascendentale. Per la razza umana, invece, sarà l’estinzione. La fine. I Discordiani, ovviamente, sono pronti a tutto per opporsi al progetto degli Illuminati. Ma come abbiamo visto le carte si sono ulteriormente confuse, e sorge il dubbio su quali siano le motivazioni occulte che li porteranno a Ingolstadt. PERSONAGGI PIÙ IMPORTANTI Nkrumah Fubar, stregone kikuyu; Howard, delfino alleato dei Discordiani; Libero Hagbard Celine, il capitano Nemo del libro; Rebecca Goodman, moglie dell’investigatore Saul Goodman; Saul Goodman, investigatore; Barney Muldoon, sbirro; “Confrontation”, giornale di sinistra; Joseph Malik, detto Joe, editore di “Confrontation”; Pricefixer, altro sbirro; Carmel, ruffiano di Las Vegas; Peter Jackson, editore associato di “Confrontation”; George Dorn, giornalista di “Confrontation”, ex militante politico radicale; FUCKUP, computer di Hagbard Celine; Jim Cartwright, sceriffo di Mad Dog; Harry Coin, compagno di cella di George Dorn, assassino prezzolato; Simon Moon, istruttore di yoga sessuale per signore, anarchico da generazioni; Mary Lou Servix, amante di Simon Moon; Sherri Brandi, prostituta; Charlie Mocenigo, scienziato della guerra batteriologica; giudice Caligula Bushman, magistrato del tribunale di Chicago assegnato ai processi contro i rivoltosi; ingerisce AUM e cambia vita; Markoff Chaney, nano sabotatore ontologico in lotta contro gli Illuminati; Signorina Portinari, capo spirituale della cabala del Leif Erikson; Harold Canvera, folle organizzatore di associazioni paranoico-patriottiche; BUGGER, acronimo di una organizzazione di cospirazione internazionale; Mama Sutra, sensitiva, spiega la propria versione della vicenda a Pricefixer; Mao Tsu-hsi, agente multipla, amante di Moon; Padre Pederastia, l’officiatore di strani riti; Naso-a-banana Maldonado, capo mafia; Tequilla y Mota, generalissimo di Fernando Poo; Tobias Knight, agente segreto americano; Mavis, guerrigliera Discordiana; Atlanta Hope, presidente e reclutatrice finanziaria per il Lampo di Dio; James J. (Smiling Jim) Treponema, presidente dei CCUF; John Dillinger, criminale e agente dei JAM; Robert Putney Drake, supercapitalista, capo del crimine organizzato, già al soldo degli Illuminati; Fission Chips, agente inglese, al servizio di Sua Maestà; vero nome di 00005; Concepcion Galore, un’amante di 00005; Stella, amante di George; Arthur Flagenheimer, coetaneo di Drake; Stella Maris, collaboratrice di Hagbard Celine; Milo A. Flanagan, procuratore di stato e Illuminato di rango; Malaclypse, immortale entità divina. Nel corso dei millenni ha ricoperto diversi ruoli; Otto Waterhouse, sergente di polizia; Fnord, entità aliene. Dobbiamo favorire la mutazione dalla vita terrestre a quella stellare, perché il pianeta natale finirà con l’esplodere entro pochi miliardi d’anni… Il pianeta Terra è soltanto un gradino nel nostro viaggio temporale attraverso la galassia. La Vita deve trasferire la propria essenza dal pianeta, se vuole sopravvivere… Inoltre alcuni di noi, annoiati dal livello amniotico dell’attività mentale su questo pianeta, guardano in alto, nella speranza di trovare qualcuno d’interessante con cui conversare. Timothy Leary, Ph.D., e L. Wayne Brenner, Terra II. IL NONO VIAGGIO, O YESOD (WALPURGISNACHT ROCK) può essere giocato dai Discordiani e da gente del genere. SCOPO: Affondare bersagli o cose… in acqua, fango o qualsiasi sostanza si possa usare per affondarci dentro qualcosa. REGOLE: L’affondamento è permesso in qualsiasi forma. Sono state usate zolle di fango da cinque chili per affondare una scatoletta di tabacco. È preferibile avere un lago o una cavità da sfruttare per buttarci dentro gli oggetti. Ma vanno bene anche fiumi, baie, golfi (oserei menzionare perfino gli oceani). I TURNI vengono distribuiti in codesta maniera: comincia chiunque riesca a gettare per primo il ciarpame per aria. COMPITO: sarà compito di tutti i partecipanti ad AFFONDA aiutare a trovare nuovi obiettivi da affondare una volta che il primo sia stato colpito. AL MOMENTO DELL’AFFONDAMENTO, l’affondatore griderà “l’ho affondato!” o una frase parimenti profonda. LA DENOMINAZIONE DEI BERSAGLI è spesso auspicabile. Il nome viene assegnato da chi ha trovato il bersaglio, e chiunque l’affondi può dire (per esempio) “ho affondato Columbus, nell’Ohio”. AFFONDA Ala Hera, E.L., N.S., Rayville Apple Panthers, citato in Principia Discordia, di Malaclypse il Giovane, K.S.C. D a più di una settimana gli aerei per Ingolstadt erano pieni di musicisti. Già il 23 aprile, mentre Simon e Mary Lou ascoltavano Clark Kent e i suoi Supermen e George Dorn scriveva sul rumore di un occhio che s’apre, i Fillet of Soul decisero che le loro prevendite a Londra erano scarsine, partendo così alla volta di Ingolstadt a bordo di una Volvo dipinta in diciassette colori fluorescenti recante in bella mostra il vecchio slogan di Ken Kesey, “Avanti!”. Il 24 aprile si ebbe il primo rivolo di arrivi, e mentre Harry Coin guardava negli occhi di Hagbard Celine senza scorgervi la minima pietà (Buckminster Fuller stava spiegando giusto in quel momento l’“aura onnidirezionale” al suo compagno di viaggio sul Whisperjet della TWA in pieno Pacifico), i Wrathful Visions, i Cockroaches e i Senate and the People of Rome attraversarono la Rathausplatz con i loro stravaganti veicoli, mentre gli Ultra-Violet Hippopotamus e i Thing on the Doorstep scivolavano lungo la Friedrich-Ebertstrasse a bordo di pullmini ancor più stupefacenti. Il 25 aprile, mentre Carmel saccheggiava la cassaforte di Maldonado e George Dorn ripeteva “Sono il Robot,” il rivolo si trasformò in una fiumana e arrivarono Science and Health con Key to the Scriptures, i Glue Sniffers, King Kong and His Skull Island Dinosaurs, gli Howard Johnson Hamburger, i Riot in Cell Block Ten, gli House of Frankenstein, i Signifying Monkey, i Damned Thing, gli Orange Moose, gli Indigo Banana e i Pink Elephant. Il 26 aprile la fiumana divenne una piena, e mentre Saul e Barney Muldoon cercavano di ragionare con Markoff Chaney che si dibatteva nella loro stretta, gli abitanti di Ingolstadt si trovarono sommersi dai Frodo Baggins and His Ring, i Mouse That Roars, i Crew of the Flying Saucer, i Magnificent Ambersons, gli House I Live In, i Sound of One Hand, i Territorial Imperative, i Druids of Stonehenge, gli Heads of Easter Island, i Lost Continent of Mu, Bugs Bunny and His Fourteen Carrots, i Gospel According to Marx, i Card-Carrying Members, i Sands of Mars, gli Erection, gli Association, gli Amalgamation, i St. Valentine’s Day Massacre, i Climax, i Broad Jumpers, i Pubic Heirs, i Freeks e i Widows. Mick Jagger e il suo nuovo gruppo, cioè i Thrashers, arrivarono il 27 aprile, mentre l’Fbi stava interrogando tutte le puttane di Las Vegas, rapidamente seguiti da Roofs, Moses and Monotheism, Steppenwolf, Civilization and Its Discontents, Poor Richard and His Rosicrucian Secrets, Wrist Watch, Nova Express, Father of Waters, Human Beings, Washington Monument, Thalidomide Babies, Strangers in a Strange Land, Dr. John the Night Tripper, Joan Baez, Dead Man’s Hand, Joker and the One-Eyed Jacks, Peyote Woman, Heavenly Blues, Golems, Supreme Awakening, Seven Types of Ambiguity, Cold War, Street Fighters, Bank Burners, Slaves of Satan, Domino Theory e Maxwell and His Demons. Il 28 aprile, mentre Dillinger caricava la sua pistola e i kachina di Orabi iniziavano a suonare i loro tamburi, arrivarono gli Acapulco GoldDiggers, seguiti da Epic of Gilgamesh, Second Law of Thermodynamics, Dracula and his Brides, Iron Curtain, Noisy Minority, International Debt, Three Contributions to the Theory of Sex, Cloud of Unknowing, Birth of a Nation, Zombies, Attila and His Huns, Nihilism, Catatonics, Thorndale Jag Offs, Haymarket Bomb, Head of a Dead Cat, Shadow Out of Time, Sirens of Titan, Player Piano, Streets of Laredo, Space Odissey, Blue Moonies, Crabs, Dose, Grassy Knoll, Latent Image, Wheel of Karma, Communion of Saints, City of God, General Indefinite Wobble, Left-Handed Monkey Wrench, Thorn in the Flesh, Rising Podge, shazam, Miniature Sled, 23rd Appendix, Other Cheek, Occidental Ox, Ms. and the Chairperson, Cohen Cohen Cohen and Khan e Joint Phenomenon. Il 29 aprile, mentre Danny Pricefixer ascoltava rapito Mama Sutra, il diluvio piombò su Ingolstadt: bus, camion, giardinette, treni speciali e ogni altra forma di trasporto eccetto le slitte con cani portarono Wonders of the Invisible World, Maule’s Curse, Jesus Head Trip, Ahab and his Amputation, Horseless Headsmen, Leaves of Grass, Gettysburg Address, Rosy-Fingered Dawn, Wine-Dark Sea, Nirvana, Net of Jewels, Here Comes Everybody, Pisan Cantos, Snows of Yesteryear, Pink Dimension, Goose in the Bottle, Incredible Hulk, Third Bardo, Aversion Therapy, Irresistible Force, MC Squared, Enclosure Acts, Perpetuai Emotion, 99-Year Lease, Immovable Objects, Spaceship Earth, Radiocarbon Method, Rebel Yell, Clenched Fist, Doomsday Machine, Rand Scenario, United States Commitment, Entwives, Players of Null-A, Prelude to Space, Thunder and the Roses, Armageddon, Time Machine, Mason Word, Monkey Business, Works, Eight of Swords, Gorilla Warfare, Box Lunch, Primate Kingdom, New Aeon, Enoia Gay, Octet Truss, Stochastic Process, Fluxions, Burning House, Phantom Captain, Decline of the West, Duelists, Call of the Wild, Consciousness III, Reorganized Church of the Latter-Day Saints, Standard Oil of Ohio, ZigZag Men, Rubble Risers, Children of Ra, TNT, Acceptable Radiation, Pollution Level, Great Beast, Whores of Babylon, Waste Land, Ugly Truth, Final Diagnosis, Solution Unsatisfactory, Heat Death of the Universe, Mere Noise, I Opening, Nine Unknown Men, Horse of Another Color, Falling Rock Zone, Ascent of the Serpent, Reddy Willing and Unable, Civic Monster, Hercules and the Tortoise, Middle Pillar, Deleted Expletive, Deep Quote, LuCiFeR, Dog Star, Nuthin’Sirius e Preparation H. (Tuttavia, il 23 aprile, mentre Joe Malik e Tobias Knight stavano innescando la bomba nella redazione di “Confrontation”, il Dealy Lama trasmetteva un messaggio telepatico a Hagbard Celine in cui diceva Non è troppo tardi per tirarsi indietro e Joe esitò un momento prima di sbottare: “Siamo sicuri? Siamo davvero sicuri?”. Tobias Knight alzò i suoi occhi stanchi: “Non possiamo essere sicuri di nulla,” disse soltanto. “Celine è comparso cinque volte in banchetti e altre occasioni mondane dove era presente anche Drake, e alla fine la conversazione si spostava inevitabilmente sulla metafora della marionetta e sulla frase favorita da Celine, quella del sabotatore inconscio in ciascuno di noi. Che altro possiamo pensare?” Puntò la sveglia per le due e mezzo di notte e poi incrociò di nuovo lo sguardo di Joe. “Come rimpiango di non aver dato qualche altro consiglio a George,” disse Joe, poco convinto. “Gliene hai già dati troppi,” replicò Knight, chiudendo l’involucro della bomba.) Il primo aprile, mentre il Lampo di Dio sfilava in parata sulla piazza delle Nazioni Unite e il capitano Tequila y Mota veniva condotto davanti a un plotone d’esecuzione, John Dillinger s’alzò dalla scomoda posizione del loto e smise di trasmettere le matematiche della magia. Si stirò, si scrollò come un cane e infine s’incamminò lungo il tunnel sotto il palazzo delle Nazioni Unite, verso il Controllo Alligatori. Lo yoga dell’OTO era sempre una faticaccia, perciò fu felice di lasciarlo per tornare a questioni più prosaiche. Una guardia lo fermò alla porta del C.A. John consegnò la sua tessera in plastica con l’occhio e la piramide. La guardia, una donna dall’aspetto scontroso la cui foto John aveva visto sui giornali con una didascalia che la proclamava leader delle Lesbiche Radicali, l’infilò in una fessura del muro da cui uscì quasi subito mentre s’accendeva una luce verde. “Passi,” disse. “Heute die Welt” “Morgen das Sonnensystem,” replicò John, quindi penetrò nel mondo sotterraneo di plastica beige del Controllo Alligatori, risalendone i corridoi geodetici fino ad arrivare alla porta contrassegnata MONITORAGGIO MONOTONIA. Quando inserì la tessera nella fessura apposita, lampeggiò un’altra luce verde e la porta s’aprì. Taffy Rheingold, in minigonna, vivace e attraente nonostante l’età e i capelli grigi, levò gli occhi dalla macchina da scrivere. Era seduta a una scrivania di plastica beige che s’uniformava alla restante plasticosità del quartier generale del Controllo Alligatori. Il viso le si aprì in un sorrisone appena lo riconobbe. “John,” disse contenta. “Qual buon vento?” “Devo vedere il tuo capo. Però, prima che lo chiami, lo sai che sei in un altro libro?” “Il nuovo romanzo di Edison Yerby?” Taffy si strinse nelle spalle con filosofia. “Sempre meglio di come m’aveva trattato Atlanta Hope in Telemaco starnutì.” “Può darsi, ma come ha fatto questo tipo a sapere tante cose? Alcune scene sono assolutamente reali. Fa parte dell’Ordine?” domandò John. “Una fuga di notizie mentale,” spiegò Taffy. “Sai com’è con questi scrittori. Uno dei Magi Illuminati ha scansionato Yerby, che adesso crede d’essersi inventato tutto. Nessun sospetto. Lo stesso tipo di fuga di notizie che avemmo quando Condon scrisse The Manchurian Candidate.” Fece spallucce. “Succede, a volte.” “Immagino,” disse John, assente. “Be’, di’ al tuo capo che sono arrivato.” Nel giro di un minuto fu ammesso all’ufficio interno, salutato con calore dal vecchio sulla sedia a rotelle. “John, John, che bello rivederti”, disse la voce melodiosa che aveva ipnotizzato milioni di persone. Altrimenti sarebbe stato difficile riconoscere in quella figura invecchiata il Franklin Delano Roosevelt bello e dinamico di un tempo. “Come hai fatto a restare incastrato in un lavoro come questo?” gli chiese alla fine Dillinger, una volta scambiati i convenevoli di rito. “Sai com’è col nuovo gruppo dirigente ad Agarthi,” mormorò Roosevelt. “Sangue nuovo, sangue nuovo, è il loro grido di battaglia. Tutti noi vecchi e fedeli servitori finiamo relegati in mansioni burocratiche di nessuna importanza.” “Ricordo il tuo funerale,” disse John, sovrappensiero. “Ero invidioso pensando che partivi per Agarthi, a lavorare direttamente con i Cinque. E guarda cos’è successo… Monitoraggio Monotonia al Controllo Alligatori. Certe volte c’è da incazzarsi con l’Ordine.” “Attento,” l’ammonì Roosevelt. “Potrebbero ascoltarci. Un doppio agente come te, John, si trova sempre sotto sorveglianza speciale. E poi, qui non è tanto male, considerando come hanno reagito ad Agarthi quando cominciarono a saltar fuori le rivelazioni su Pearl Harbor verso la fine degli anni Quaranta. Non la trattai con troppa eleganza quella faccenda, sai, e avevano tutto il diritto di degradarmi. E il Controllo Alligatori è interessante.” “Forse,” disse John, dubbioso. “Non ho mai capito questo progetto.” “È un lavoro importante,” spiegò serio Roosevelt. “New York e Chicago sono i nostri maggiori esperimenti sul livello di tolleranza dei purmani. A Chicago ci concentriamo sulla mera bruttezza e brutalità, ma a New York stiamo portando avanti in parallelo anche uno studio a vasto raggio sulla noia. È qui che entra in gioco il Controllo Alligatori. Dobbiamo mantenere al minimo il numero degli alligatori nelle fogne, di modo che la nettezza urbana non riattivi un proprio progetto alligatori, che presso alcuni giovani maschi costituirebbe un’occasione d’avventura, pretesto per una certa mistica naturale purmana da banda di cacciatori. È anche la ragione per cui abbiamo eliminato i tram: erano più divertenti degli autobus. Credimi, il Monitoraggio della Monotonia è una parte importantissima del progetto di New York.” “Ho visto le statistiche sulla salute mentale,” disse John, annuendo. “Circa il settanta per cento degli abitanti delle zone più congestionate di Manhattan è già a livelli prepsicotici.” “Saremo all’ottanta per cento entro il 1980!” gridò Roosevelt con un barlume della sua antica determinazione negli occhi d’acciaio, ma poi infilò una canna nel bocchino d’avorio e aggiunse, reggendolo in quella sua famosa angolazione baldanzosa: “E noi siamo immuni, grazie all’elisir di Sabbah”. Citò poi giulivo: “‘L’erba fa più di ciò che Miltown può/Per giustificare all’uomo le vie del signore.’ Ma cosa ti porta da queste parti, John?” “Un ‘lavoretto’,” rispose Dillinger. “Un certo Malik della mia organizzazione si sta avvicinando un po’ troppo al segreto di tutta la faccenda. Ho bisogno di una mano qua a New York per mandarlo a caccia su una falsa pista fino a dopo il primo maggio. Vorrei sapere chi è il più vicino a lui nel tuo staff.” “Malik,” disse pensieroso Roosevelt. “Sarebbe il Malik della rivista ‘Confrontation’?” Quando John annuì, Roosevelt si lasciò andare contro lo schienale della sedia a rotelle. “Niente di più facile. Abbiamo un agente nel suo ufficio.” (Ma nessuno dei due sapeva che dieci giorni dopo un delfino che nuotava tra le rovine di Atlantide avrebbe scoperto che nessuna Stella Drago era mai caduta. Né avrebbero mai potuto immaginare come Hagbard Celine avrebbe ripensato la storia degli Illuminati quando gli fu riferita tale rivelazione, e non avevano la minima idea della decisione che avrebbe preso, cambiando i complotti di ciascuno in maniera scioccante e inattesa.) “Qui ci sono le cinque storie alternative,” disse Gruad, socchiudendo in modo buffo i saggi occhi da vecchio. “Ognuno di voi sarà incaricato di piazzare le prove che faranno sembrare decisamente credibile una di queste storie. Wo Topod, tu prendi la storia di Carcosa. Evoe, tu il continente perduto di Mu.” Consegnò loro due grosse buste. “Gao Twone, tu prendi questa storia carina del serpente. Voglio delle variazioni sparse per tutta l’Africa e il Medio Oriente.” Passò un’altra busta. “Unica, tu prendi la storia di Urantia, ma dev’essere diffusa solo verso la fine della Partita.” Sollevò la quinta busta e sorrise di nuovo. “Kajeci, amore mio, tu avrai la storia di Atlantide, con certi cambiamenti che ci renderanno i peggiori bastardi di tutta la storia. Permetti che ti spieghi lo scopo di questa trovata…” E nel 1974 i quattro membri degli American Medicali Association stavano fissando serissimi Joe Malik dalla parete del suo ufficio. Si sentiva che sarebbe stata una giornata lunga e non c’era nessun motivo di ritenerla altrettanto eccitante quanto la notte scorsa. Joe vide un grosso manoscritto nel vassoio degli arrivi, notando che erano stati staccati i francobolli. Senz’altro opera di Pat Walsh, il fratellino faceva collezione. Sorrise, ricordando il diario che aveva tenuto da adolescente. Nel caso che i suoi genitori lo trovassero, si riferiva sempre alla masturbazione nei termini di filatelia. “Raccolti cinque oggi: un nuovo record.” “Dopo cinque giorni senza francobolli, raccolto uno fantastico a colori. Enorme, ma le trattative per l’acquisizione sono state faticose.” Senza dubbio, i ragazzi d’oggi, se tenevano ancora un diario (probabilmente usavano il registratore a cassette), ne parlavano apertamente oppure la consideravano troppo marginale per menzionarla. Joe scosse la testa. L’adolescente cattolico che era stato nel 1946 gli sembrava distante quanto il liberal in sfacelo del 1968. Eppure, a dispetto di tutto quanto aveva passato, la maggior parte delle volte sentiva che tutto quel sapere non faceva la minima differenza. Gente come Pat e Peter lo trattava come se fosse la stessa persona, e faceva ancora lo stesso lavoro in maniera identica. Estrasse il pesante manoscritto e scosse la busta. Cazzo, niente buste per la risposta. Be’, quando lavori in una rivista come “Confrontation”, i cui articolisti sono in maggioranza radicali, cioè il tipo di fesso disposto a scrivere gratis, non t’aspetti che mettano anche la busta per il ritorno al mittente. C’era però una lettera d’accompagnamento. Joe trattenne il respiro quando vide la mela d’oro in rilievo nell’angolo in alto a sinistra. Ave Eris e ciao Joe. Ecco una brillante, originale interpretazione della finanza internazionale intitolata Vampirismo, la teoria eliocentrica e il sistema aureo. È di Jorge Lobengula, un giovane pensatore discordiano veramente fuori di testa. I Jam non scrivono troppo, ma i Discordiani sì, per fortuna. Se dovessi trovarla degna di pubblicazione, potrai averla alle vostre solite condizioni. Intesta l’assegno al Movimento secessionista di Fernando Poo e spediscilo a Jorge, 15 rue Hassan, Algeri 8. Incidentalmente, Jorge non sarà coinvolto nel colpo di stato a Fernando Poo. Si sta indirizzando verso l’economia sinergica, che pian piano lo porterà a vedere quanto è folle pensare che Fernando Poo possa farcela da sola. E il colpo di stato, naturalmente, non avrà nulla a che vedere con noi. Ma Jorge sarà una figura chiave nella successiva ripresa economica in Guinea Equatoriale, sempre ammesso che il mondo riesca a tirarsi fuori da quello specifico casino. Se questo documento non ti serve, brucialo. Jorge ha copie a sufficienza. Cinque tonnellate di lino, Mal P.S. La ribellione a Fernando Poo potrebbe essere collocata uno o due anni nel futuro, quindi non saltare subito alla conclusione che la pentola stia già bollendo. Ricorda quel che ti ho detto a proposito dell’oca nella bottiglia. M. (Giù per il corridoio, nella toilette delle donne, con la porta chiusa a chiave per avere maggiore intimità, Pat Walsh tira fuori dal collant il suo apparecchio a transistor e trasmette alla ricevente situata nel quartier generale del Consiglio per le Relazioni Estere, a mezzo isolato di distanza a est. “Sto ancora scrivendo diversi documenti di ricerca sugli Illuminati, che gli forniranno un sacco di false piste. La notizia grossa di oggi è un articolo sulla dottrina economica erisiana scritto da un cittadino di Fernando Poo, arrivato assieme a una lettera d’accompagnamento firmata ‘Mal’, e dal contesto sono praticamente certa che si tratti di quello vero, Malaclypse il Vecchio in persona. Altrimenti, avremmo finalmente una traccia di quello sgusciante Malaclypse il Giovane. La busta portava il timbro postale di Mad Dog, Texas…”) Joe posò la lettera di Mal, cercando di ricordare gli oscuri riferimenti a Fernando Poo prima del film della notte precedente. Qualcuno aveva detto che stava per succedere qualcosa, da quelle parti. Forse avrebbe dovuto trovare un corrispondente sull’isola o addirittura mandarci qualcuno. Una smorfia maliziosa gli attraversò il viso: potrebbe essere interessante spedire Peter. Prima un po’ di AUM, quindi un viaggio a Fernando Poo. Potrebbe fargli bene. Sfogliò rapidamente il manoscritto di Lobengula. Non c’erano fnord. Che sollievo. Da quando Hagbard gli aveva rimosso il riflesso condizionato di rifiuto, era diventato dolorosamente consapevole della loro presenza, e ogni fnord gli scatenava una fitta penetrante, un’immagine dell’emergenza di basso livello nella quale aveva vissuto fino ad allora. Ritornò alla prima pagina e cominciò a leggere sul serio: VAMPIRISMO, LA TEORIA ELIOCENTRICA E IL SISTEMA AUREO di Jorge Lobengula Fa’ ciò che vuoi sarà la sola legge Si fermò. Quella frase era stata pronunciata alla messa nera di Chicago, e ancor più addietro, lo sapeva, era il codice dell’abbazia di Thelema in Rabelais, ma c’era qualcos’altro che gli rodeva, qualcosa che suggeriva un significato nascosto. Non era soltanto il primo assioma dell’anarchismo, c’era qualcos’altro, qualcosa di più ermetico. Guardò di nuovo la lettera di Mal. “Ricorda quel che ti ho detto a proposito dell’oca nella bottiglia.” Era un banale rompicapo usato dai maestri Zen nell’educazione dei monaci, si rammentò Joe. Prendi un’oca appena nata e l’infili attraverso il collo di una bottiglia. Mese dopo mese, la tieni lì dentro e la nutri, fino a quando è un’oca adulta e non può più passare attraverso il collo. La domanda è: Senza rompere la bottiglia, come far uscire l’oca? Nessuno dei due indovinelli pareva gettare molta luce sull’altro. Fa’ ciò che vuoi sarà l’unica legge Come far uscire l’oca? “Santo Dio.” Joe si mise a ridere. “Fa ciò che vuoi sarà l’unica legge.” L’oca esce dalla bottiglia alla stessa maniera in cui Dillinger uscì dalla prigione ‘a prova di evasione’ di Crown Point. “Porco Iddio di merda,” boccheggiò Joe. “È vivo!” PROPRIO COME UN AAALBERO VICINO ALL’ACQUA NON VERREMO NON VERREMO SMOSSI L’unico posto dove tutti e cinque gli Illuminati Primi s’incontravano era la Grande sala di Gruad, ad Agarthi, il centro degli Illuminati, antico trentamila anni, sui picchi dell’Himalaya tibetano, dotato, in uno dei suoi livelli inferiori, di un porto sul vasto mare sotterraneo di Valusia. “Faremo rapporto nell’ordine solito,” disse Fratello Gracchus Gruad, premendo un pulsante sul tavolo affinché le sue parole finissero registrate su filo impervium per gli archivi degli Illuminati. “Prima di tutto, Fernando Poo. Quando Jorge Lobengula ha deciso che le risorse combinate di Fernando Poo e Rio Muni possono essere utilizzate per far aumentare la ricchezza pro capite dei cittadini di entrambe le province, ha rotto con i separatisti di Fernando Poo ed è tornato a Rio Muni, dove spera di persuadere i capi Fang1 ad appoggiare i suoi progetti di riconversione economica. I nostri piani, a questo punto, fanno perno su un certo capitano Ernesto Tequila y Mota, uno dei pochi caucasici rimasti su Fernando Poo. Ha buoni contatti tra i Bubi2 più ricchi, che appoggiano il separatismo, ed è spropositatamente ambizioso. Non credo che dovremo contemplare cambiamenti nella tabella di marcia.” “Spererei di no,” intervenne Fratello Marcus Marconi. “Sarebbe un tale peccato non riuscire a immanentizzare l’Eschaton per il primo di maggio.” “Be’, non possiamo contare sul primo maggio,” disse Fratello Gracchus Gruad. “Ma con tre piani separati e distinti che puntano in quella direzione, almeno uno centrerà il bersaglio. Sentiamo te, Fratello Marcus.” “Charles Mocenigo ha raggiunto il carbonchio-lebbra-Mu. Ancora qualche incubo al momento giusto e pure lui arriverà a destinazione.” Sorella Theda Theodora prese la parola. “Atlanta Hope e il Lampo di Dio stanno diventando sempre più potenti. Al momento giusto, il presidente se la farà sotto, e sarà pronto a dimostrarsi ancor più totalitario di lei solo per evitare che prenda il potere.” “Non mi fido di Drake,” disse Fratello Marcus Marconi. “Naturale,” replicò Fratello Gracchus Gruad. “Ma ha costruito la sua casa vicino al mare.” “E chi costruisce vicino al mare costruisce sulla sabbia,” aggiunse Fratello Otto Ogatai. “Tocca a me. Il nostro disco Dai, simpatizza, controlla è un successo internazionale. Il nostro prossimo tour europeo dovrebbe rivelarsi un trionfo clamoroso. Allora potremo cominciare, molto lentamente e con prudenza, le trattative per il festival Walpurgisnacht. Naturalmente, chiunque tenti di sviluppare in modo prematuro questa idea dovrà essere respinto.” “O liquidato,” aggiunse Fratello Gracchus Gruad, puntando lo sguardo verso l’estremità del lungo tavolo, in direzione dell’uomo che vi sedeva da solo. “Adesso tu. Sei rimasto in silenzio per tutto il tempo. Che hai da dire?” L’uomo rise. “Qualche parola dal convitato di pietra, eh?” Era il quinto e più formidabile degli Illuminati Primi, Fratello Henry Hastur, l’unico che avesse avuto il coraggio di assumere il nome di un lloigor. “È scritto che l’universo è uno scherzo da prete del generale a spese del particolare. Non affrettatevi troppo a ridere o piangere, se credete in questa definizione. Tutto ciò che posso dire è che esiste una seria minaccia contro tutti i vostri piani. Vi avverto. Siete stati avvertiti. Potreste morire tutti. Avete paura della morte? Non c’è bisogno che rispondiate, vedo che ne avete. Già questo, in sé, potrebbe essere un errore. Ho tentato di spiegarvi come non temere la morte, ma non mi date mai ascolto. Tutti i vostri problemi derivano da questo atteggiamento.” Gli altri quattro Illuminati Primi ascoltarono in un silenzio freddo e sdegnato, senza replicare. “Se tutti siamo Uno, ogni violenza è masochismo,” aggiunse con tono significativo il quinto Illuminato. “Se tutti siamo Uno,” replicò irato il Fratello Otto, “tutto il sesso è masturbazione. Cerchiamo di non fare più metafisica purmana, tra noi.” HARE KRISHNA HARE HARE “George!” Poi George si trovò qui, con Celine, a Ingolstadt. Sarebbe stata dura. La testa di George era china su uno Stein3 di ceramica, senza dubbio colmo di birra locale. “George!” lo chiamò di nuovo Joe. Appena George alzò il capo, Joe rimase stupito. Non l’aveva mai visto in quello stato. Quando George scrollò i capelli biondi lunghi fino alle spalle per scostarli dal viso, Joe lo guardò dritto negli occhi. Erano occhi strani, privi di paura, pietà o senso di colpa, occhi che capivano come la condizione naturale dell’essere umano fosse di perpetuo stupore. Perciò non potevano essere sorpresi da nulla, persino dall’inattesa comparsa di Joe Malik. “Che gli ha fatto Celine nell’ultima settimana?” si chiese questi. “Gli ha distrutto la mente o l’ha… illuminato?” In realtà, per George si trattava del decimo Stein di birra della giornata, ed era molto, molto ubriaco. HARRY ROBOT HARRY HARRY (Durante un’allocuzione speciale del presidente diffusa su tutte le reti tra mezzogiorno e mezzogiorno e mezzo del 30 aprile, le libertà civili vennero sospese e dichiarato lo stato di emergenza nazionale. Un quarto d’ora dopo, i primi incidenti scoppiavano a New York, presso la stazione Port Authority4 sulla Quarantunesima, dove una folla tentò di travolgere la polizia per rubare delle corriere con cui fuggire in Canada. In quel momento a Ingolstadt erano le sei e tre quarti, e i Count Dracula and His Brides stavano suonando una versione raga-rock di una vecchia canzone da un cartone animato di Walt Disney… E a Los Angeles, dov’erano le nove e tre quarti del mattino, un gruppo di cinque Morituri5 convocato di gran fretta decise di usare immediatamente tutte le proprie bombe contro le stazioni di polizia. “Storpiamo le merde, prima che si faccia pesa,” disse il capo, una ragazzina sedicenne con l’apparecchio ai denti… Il suo idioma, in lingua corrente, significava: “Paralizziamo lo stato fascista prima che si trinceri”… e Saul, credendo nel saltatore con l’asta del suo inconscio, stava guidando Barney e Markoff Chaney verso l’imboccatura della caverna Lehman… Carmel, quasi un chilometro a sud rispetto a loro, e diverse centinaia di metri più vicino al centro della terra, stringeva ancora la sua valigetta e i suoi cinque milioni di verdi divinità, ma non si muoveva più… Accanto a lui, le ossa di una dozzina di pipistrelli che aveva mangiato…) ESSERE UN PIPISTRELLO È UNA BRUTTA STORIA UNA STORIA SCEMA E FESSA MA ALMENO UN PIPISTRELLO È QUALCOSA E TU INVECE NON SEI PROPRIO NULLA Joe Malik, colpito dal raga-rock come da una valanga di note separate, ciascuna pesante quanto un macigno, sentì il proprio corpo dissolversi. Count Dracula urlò di nuovo (TU INVECE NON SEI PROPRIO NULLA) e Joe sentì la mente sgretolarsi assieme al corpo, senza riuscire a trovare un centro, un punto di requie tra le ondate di suono ed energia. Quel maledetto acido era alleato di Celine e gli si rivoltava contro, stava morendo. Anche la frase “Ehi, quel tipo sta andando a male” giunse da molto lontano, e il suo tentativo di determinare se stessero realmente parlando di lui collassò nello sforzo di ricordare quali fossero le parole esatte, il quale a sua volta implose nell’incertezza su quale sforzo stesse cercando di compiere, fisico o mentale, e perché. “Perché,” urlò, “perché, perché…”. Ma “perché” non significava nulla. NON SEI ALTRO CHE UN NULLA NULL’ALTRO CHE UN NULLA “Ma non posso calarmi un acido adesso,” aveva protestato George. “Sono così schifosamente ubriaco di birra bavarese che di sicuro sarà un brutto viaggio.” “Tutti prendono acido,” insistette con voce gelida Hagbard. “Sono gli ordini della signorina Portinari, e ha ragione. Possiamo affrontare questa cosa solo se le nostre menti sono completamente aperte all’Esterno.” “Ehi, guarda un po’,” disse Clark Kent. “Quel tizio francese che mangia il ghiacciolo.” “Be’?” disse uno dei Supermen. “È Jean-Paul Sartre. Chi si sarebbe mai immaginato di incontrare lui qui?” Kent scosse la testa. “Speriamo che resti fino al nostro concerto. Meeeer-da, che influenza quel tizio ha avuto su di me! Dovrebbe sentirsela tornare indietro in musica.” “È solo il tuo viaggio, baby,” disse un altro Superman. “Non me ne frega un cazzo di quel che pensa un qualsiasi cazzo di bianco della nostra musica.” NON SEI ALTRO CHE UN NULLA “Mick Jagger non ha ancora suonato Sympathy for the Devil, e già sono scoppiati casini,” biascicò una voce inglese… Attila and his Huns stavano cercando di arrecare gravi lesioni fisiche ai Senate and the People of Rome… Entrambi i gruppi, in amfetamina, s’erano impelagati in una discussione molto intellettuale sul significato di un testo di Dylan… Un unno stese un romano con uno Stein mentre un’altra voce biascicava qualcosa a proposito degli scherzi di Tyl Eulenspiegel. TU INVECE NON SEI PROPRIO NULLA Joe a “Confrontation” aveva sempre seguito una politica in base alla quale dovevano inviare a lui i veri svitati per le assunzioni, ma l’ometto grasso che entrò non sembrava particolarmente pazzo. Aveva i lineamenti blandi, regolari e un po’ piccini di un tipico Wasp.6 “Mi chiamo James Cash Cartwright,” disse il ciccione, tendendo la mano, “e l’argomento è l’energia della coscienza.” “L’argomento di che?” “Oh, di questo articolo che ho scritto per voi.” Cartwright infilò la mano nella valigetta di coccodrillo e tirò fuori un grosso mazzo di fogli dattiloscritti. Erano di una strana misura, forse 20,3 per 25,4. Passò il manoscritto a Joe. “Che tipo di carta sarebbe?” chiese Joe. “È la misura normale in Inghilterra,” rispose Cartwright. “Quando ci andai, nel 1963, per visitare le tombe dei miei antenati, ne comprai dieci risme. Presi l’aereo da Dallas il 22 novembre, il giorno in cui spararono a Kennedy. Sincronicità. Starnutii proprio quando lo sparatore premette il grilletto. Altra sincronicità. Ma a proposito di questa carta, da allora non ho più usato altro, per scrivere. Fa piacere sapere che tutti gli alberi finiti nella mia carta sono stati abbattuti più di dieci anni fa, e che nessun altro è più morto da allora per sostenere la proliferazione delle foliazioni filosofiche di Jim Cartwright.” “È senz’altro una cosa meravigliosa,” commentò Joe, pensando a quanto detestava i moralisti verdi. Nel periodo culminante della moda ecologista, nel 1970 e 1971, diverse persone avevano addirittura avuto il coraggio di scrivergli sostenendo che le riviste ecologicamente responsabili come “Confrontation” avevano il dovere di cessare le pubblicazioni per salvare gli alberi. “E che frutto avrebbero portato le sue ricerche filosofiche, signor Cartwright?” “Mele d’oro del sole, mele d’argento della luna,” rispose Cartwright con un sorriso. Joe vide Lilith Velkor sfidare Gruad in cima alla Piramide dell’Occhio. “Ebbene, signore,” proseguì Cartwright, “la scoperta fondamentale è che l’energia vitale pervade l’intero universo proprio come fanno la luce e la gravità. Perciò, tutta la vita è una, esattamente come tutta la luce è una. Tutte le energie, vede, vengono trasmesse da un’unica fonte ancora da scoprire. Se quattro aminoacidi, adenina, citosina, guanina e timina, diventano di colpo vita una volta messe assieme, allora tutti i composti chimici sono potenzialmente vivi. Lei, io, i pesci e gli insetti siamo quel tipo di vita creata da adenina, citosina, guanina e timina: la vita del DNA. Quel che chiamiamo materia morta è un altro tipo di vita: vita non DNA. Siamo d’accordo fin qui? Se la coscienza è vita e se la vita è una, allora la coscienza dell’individuo è solo uno degli organi sensori dell’universo. L’universo produce creature come noi per percepirsi. Potrebbe immaginarlo sotto forma di un occhio gigantesco, autosufficiente.” Joe rimase impassibile. Cartwright continuò. “La coscienza perciò si manifesta in forma di telepatia, chiaroveggenza e telecinesi. Questi fenomeni sono semplicemente versioni di una coscienza non localizzata. Sono molto interessato alla telepatia, e ho avuto molto successo nella ricerca telepatica. Questi casi di comunicazione sono soltanto un’ulteriore riprova del fatto che la coscienza costituisce una rete priva di crepe attraverso l’universo.” “Aspetti un attimo. Le auto funzionano con l’energia meccanica, termica ed elettrica, ma questo non significa che tutte le auto del mondo siano in contatto reciproco.” “Cos’è che brucia?” chiese Cartwright, sorridendo. “Vuol dire in un’auto? Be’, il carburante detona nei cilindri…” “Solo la materia organica brucia,” precisò Cartwright, soddisfatto. “E tutta la materia organica discende da una singola cellula. Tutto il fuoco è uno. E tutte le automobili comunicano reciprocamente. Non può cogliermi in fallo sul petrolio o la benzina. O sulle auto. Sono texano. Gliel’avevo detto?” Joe scosse la testa. “Di preciso da quale parte del Texas viene?” “Da un posticino chiamato Mad Dog.” “Pensavo proprio che potesse essere di quelle parti. Mi dica, signor Cartwright, sa nulla di un’organizzazione segreta chiamata gli Antichi Veggenti Illuminati di Baviera?” “Be’, conosco tre organizzazioni che hanno nomi simili: l’Antica Cospirazione Bavarese, la Nuova Cospirazione Bavarese e i Veggenti Conservatori Bavaresi.”7 Joe annuì. Non sembrava che Cartwright fosse a conoscenza dei fatti, almeno per come li sapeva Joe. Forse il grassone possedeva altri pezzi del rompicapo, forse meno di quelli che aveva Joe. Eppure, se erano diversi potevano tornare utili. “Ciascuna di queste organizzazioni controlla una delle maggiori reti televisive negli Stati Uniti,” riprese Cartwright. “Le iniziali di ogni rete sono state scelte intenzionalmente per citare il nome del gruppo che la comanda. Controllano anche tutte le grandi riviste e quotidiani. Ecco perché sono venuto da lei. A giudicare dalla roba che siete riusciti a pubblicare ultimamente, la vostra rivista non è controllata dagli Illuminati, ma parrebbe godere anche di una qualche protezione piuttosto potente.” “Quindi, esistono tre gruppi separati di Illuminati, che messi insieme dominano tutti i media. Esatto?” “Giusto,” confermò Cartwright con una faccia allegra, quasi stesse spiegando come sua moglie preparava il gelato con un frullino a mano. “Dominano anche l’industria cinematografica. Hanno messo mano nella realizzazione di centinaia di pellicole, le più famose sono Gunga Din e Quarto potere. Questi due film sono particolarmente pieni di riferimenti agli Illuminati, simboli, messaggi in codice e propaganda subliminale. Rosebud che citano in Quarto potere, per esempio, è il loro nome in codice del simbolo più antico degli Illuminati, la cosiddetta Rosa Croce. Sa bene che cosa significa.” Ridacchiò sconciamente. Joe annuì. “E così… lei sa del ‘combattimento fiorito’.” Cartwright fece spallucce. “Chi non lo sa? Il dottor Horace Naismith, un mio amico colto, capo della società John Dillinger è morto per i vostri peccati, ha scritto un’analisi di Gunga Din indicando il vero significato dei thug, della malvagia dea Kalì, del pozzo pieno di serpenti, della medicina dell’elefante, del richiamo della buccina dalla sommità del tempio e così via. Gunga Din celebra l’imposizione della legge e dell’ordine in una zona terrorizzata dai seguaci criminali di una dea che genera male e caos. I thug sono una caricatura dei Discordiani, e gli inglesi rappresentano la visione che gli Illuminati hanno di se stessi. Adorano quel film.” “A volte mi domando se non stiamo tutti lavorando per loro, in un modo o nell’altro,” disse Joe, cercando deliberatamente di restare sulle sue per vedere come si sarebbe mosso Cartwright. “Be’, certo che sì. Tutto quanto facciamo che possa contribuire a un calo d’armonia nella razza umana li aiuta. Colpiscono continuamente, da sempre, la società con esperimenti che comportano morte e sofferenze per grandi masse di persone. Per esempio, pensiamo al disastro della Generale Slocum il 15 giugno 1904. Noti che, tra parentesi, 19 più 04 fa 23.” Anche lui? Joe mugugnò in silenzio. Dev’essere uno dei nostri o uno dei loro, e se è uno di loro, perché mi sta raccontando tante cose? “Mi dica,” riprese Cartwright, “se tutta la coscienza non è una, com’è stato possibile che Joyce scegliesse proprio il giorno successivo al naufragio per il suo Ulisse, in modo che il disastro della Generale Slocum apparisse nei quotidiani che i personaggi avrebbero letto? Vede, Joyce sapeva d’essere un genio, ma non capì mai la natura del genio, che è in contatto più stretto con la consapevolezza universale, rispetto all’uomo della strada. Comunque, con quel disastro gli Illuminati stavano provando una tecnica nuova e meno costosa per ottenere l’illuminazione trascendentale, una tecnica che avrebbe richiesto solo qualche centinaio di morti improvvise al posto di molte migliaia. Non che gl’importi di risparmiare vite, capirà, sebbene tale desiderio possa portare allo scopo originale in seguito represso degli Illuminati, che era benevolo.” “Davvero? Quale sarebbe questo scopo benevolo?” “La preservazione del sapere umano dopo la catastrofe naturale che distrusse il continente di Atlantide e la prima civiltà umana, trentamila anni fa,” spiegò Cartwright. “Catastrofe naturale?” “Sì. Un’eruzione solare che esplose proprio mentre Atlantide era rivolta verso la nostra stella. Gli Illuminati originari erano scienziati che avevano previsto l’eruzione ma erano stati bistrattati dai propri colleghi, perciò cercarono scampo da soli. La benevolenza di quei primi Illuminati fu soppiantata dal comportamento elitario nei loro successori, ma lo scopo benevolo continua a riapparire sotto forma di fazioni che nascono tra gli Illuminati e se ne staccano, conservando la tradizionale segretezza ma puntando a sventare la distruttività della casa madre. I JAM furono espulsi dagli Illuminati nel 1888. Tuttavia la più antica cospirazione anti-Illuminati è il Fronte di Liberazione Erisiano, che si sciolse prima degli albori della civiltà attuale. Poi c’è il Movimento Discordiano, altra scheggia, ma sono cattivi quasi quanto gli Illuminati. Sono una specie d’incrocio tra i seguaci di Ayn Rand e quelli della Scientologia. C’è questo Hagbard Celine, il loro capoccia. Non ha mai letto nulla al riguardo perché i governi mondiali se la facevano troppo sotto per metterci una pezza, ma cinque anni fa questo Celine ha infiltrato, per conto degli Illuminati, la divisione sottomarini nucleari della Marina militare degli Stati Uniti, e ha rubato un sottomarino. È un supercommesso viaggiatore, questo Celine, riuscirebbe a farsi regalare metà dei pozzi di petrolio dal vecchio H.L. Hunt.8 Era un capo di terza classe. Per prima cosa convertì metà dell’equipaggio con la sfilza di stronzate più incredibili che abbia mai ascoltato da quando Tim Leary era in forma smagliante. Poi inserì un qualche tipo di droga nel circuito d’aerazione della nave e convertì la maggioranza dei rimasti ormai sotto l’influsso della sostanza. Dei più testardi si liberò sparandoli dai tubi lanciasiluri. Bravo tipo. Naturalmente, questo sommergibile era armato con missili Polaris. Perciò la prossima mossa di Celine sarà sparire in qualche tratto dell’oceano dove non possono trovarlo, e ricattare i merdosi governi di America, Russia e Cina affinché gli consegnino ciascuno dieci milioni di dollari in oro. Dopo aver incassato i trenta milioni, si libererà dei missili. Altrimenti li sgancerà su una città di queste tre nazioni.” “Stava ancora lavorando per gli Illuminati a quel punto?” “Diavolo, no!” sbuffò Cartwright. “Non giocano in quel modo. Amano operare in segreto, dietro le quinte della stanza dei bottoni. Lavorano col veleno, i pugnali e cose del genere, non con le bombe all’idrogeno. No, Celine disse agli Illuminati di andare a farsi benedire, e a quelli non rimase altro che rodersi il fegato. Da allora s’è comportato come un pirata. E le dirò qualcos’altro. Molti leader mondiali non hanno più potuto chiudere occhio la notte, a causa di un’altra cosa che Celine tiene su quel sottomarino.” “Che cosa sarebbe, signor Cartwright?” “Be’, vede, il governo degli Stati Uniti fece una cosa troppo stupida. Non gli bastava avere solo armi nucleari sui sottomarini Polaris. Così pensarono che i sommergibili dovevano essere armati con un altro tipo d’arma: i batteri.” Joe si sentì raggelare, e provò un formicolio alla nuca. Gli altri si preoccupino pure quanto vogliono della devastazione nucleare. La malattia, l’estinzione del genere umano per mezzo dello spargimento di una qualche pestilenza artificiale per la quale non si conosce rimedio, era il suo incubo personale. Forse perché all’età di sette anni era quasi morto di polio: anche se da allora era stato sempre in buona salute, gli riusciva impossibile togliersi di dosso il terrore di una malattia fatale. “Questo Hagbard Celine, questi Discordiani, hanno armi batteriologiche a bordo del sottomarino?” “Sì. Qualcosa chiamato carbonchio Tau. Celine deve solo liberarlo nell’acqua e nel giro di una settimana l’intera razza umana sarà scomparsa. Si apre più alla svelta di una puttana da due dollari al sabato sera. Qualsiasi creatura vivente può esserne portatrice. Ma la cosa più carina è che risulta fatale solo per l’uomo. Se Celine va abbastanza fuori di senno da usarla, e di questi tempi è un bel po’ fuori, oltretutto sta peggiorando in continuazione, darà al pianeta un colpo di spugna, per così dire. Potrebbe svilupparsi qualche altra forma di vita. Ora, se abbiamo una guerra nucleare, o se inquiniamo a morte il pianeta, non resterà alcuna forma di vita della quale valga la pena parlare. Se Hagbard Celine sparasse quel carbonchio Tau con i lanciasiluri potrebbe essere la miglior cosa mai successa. Di certo impedirebbe cose peggiori.” “Se non rimane vivo nessuno, da che punto di vista potrebbe essere considerata la miglior cosa mai successa?” “Quello della vita,” rispose Cartwright. “Gliel’ho detto, tutta la vita è una. Il che mi riporta al mio manoscritto. Lo lascerò a lei. Capisco che è molto più lungo di quel che pubblicate di solito, quindi lo tagli come preferisce e mi paghi secondo le vostre tariffe correnti.” Quella sera Joe si trattenne in ufficio fino alle nove. Era, come sempre, in ritardo di un giorno sulla consegna allo stampatore delle pellicole riguardanti le pagine della posta e il suo editoriale, due sezioni della rivista che gli sembrava di far bene esclusivamente da solo, e quindi si rifiutava di delegare a Peter o a chiunque altro della redazione. Prima passò le lettere con la macchina da scrivere, abbreviandole e rendendole più incisive, aggiungendo poi brevi risposte editoriali dove necessario. Dopo di che, mise da parte i suoi appunti e le ricerche per l’editoriale che aveva programmato per il numero d’agosto della rivista, e al loro posto scrisse un’appassionata richiesta ai lettori affinché prendessero l’impegno di fare qualcosa contro la minaccia della guerra batteriologica. Anche se fossero state stronzate, le storie di Cartwright gli rammentarono la sua antica convinzione che la guerra batteriologica avrebbe avuto molte più probabilità delle armi nucleari di mettere la parola fine alla razza umana. Era troppo facile da scatenare. S’immaginò Hagbard nel suo sottomarino mentre spargeva per i mari i microbi di una peste da ecatombe, e rabbrividì. Con la valigetta appesantita dal manoscritto di Cartwright, che aveva deciso di portarsi a casa, Joe si soffermò nell’atrio del palazzo della redazione a fissare cupamente le vasche piene di pesci tropicali del negozio di animali. Uno degli acquari aveva, come ornamento, un modellino in porcellana di una nave pirata affondata. Gli ricordò di nuovo Hagbard Celine. Si fidava di Hagbard o no? Era possibile credere davvero a un Hagbard con la psicosi del capitano Nemo, piegato su provette e contenitori pieni di colture batteriche, a un dito peloso che volteggia incerto su un pulsante che poteva sparare un siluro pieno di germi di carbonchio Tau nelle acque nere come inchiostro dell’Atlantico? Entro una settimana tutti gli umani sarebbero morti, aveva detto Cartwright. Ed era difficile credere che stesse mentendo, dato che la sapeva lunga su molti altri argomenti. Quando Joe arrivò a casa, mise su il suo disco preferito dal Museo di Storia Nazionale, Il linguaggio e la musica dei lupi, e s’accese una canna. Gli piaceva ascoltare i lupi quand’era fuori, e cercare di capire il loro linguaggio. Poi prese dalla valigetta il manoscritto di Cartwright e osservò la pagina del frontespizio. Non diceva una parola sull’energia della coscienza ma trattava un argomento che Joe trovò molto più interessante: COME L’ANTICA COSPIRAZIONE BAVARESE PIANIFICÒ E PORTÒ A COMPIMENTO L’ASSASSINIO DI MALCOLM X, JOHN F. KENNEDY, MARTIN LUTHER KING JR., GEORGE LINCOLN ROCKWELL, ROBERT KENNEDY, RICHARD M. NIXON, GEORGE WALLACE, JANE FONDA, GABRIEL CONRAD E HANK BRUMMER “Be’,” disse Joe, “mi venga un accidente.” “Che viaggio,” disse Hagbard Celine. “Sei un gran viaggiatore,” replicò la signorina Portinari. “Hai fatto veramente bene a Harry Coin. Almeno riguardo a come si comporterà quando avrà il coraggio di venire a trovarmi.” “Era più facile che fare il mio viaggio,” replicò Hagbard con voce stanca. “Il mio senso di colpa è molto più profondo perché so di più. Era più semplice sopportare il suo senso di colpa del mio.” “Ed è finito? La tua pelliccia non si drizza più?” “So chi sono e perché sono qui. Adenina, citosina, guanina e timina.” “Come hai fatto a dimenticartene?” Hagbard sorrise. “È facile dimenticare. Lo sai.” Anche lei sorrise. “Sia benedetto, capitano.” “Sia benedetto,” disse lui. Rientrato in cabina, era ancora sotto effetto. La visione dell’autogenerato e del serpente che si mangiava la coda aveva spezzato le linee di parole, immagini ed energia emozionale che lo stavano indirizzando di nuovo verso l’Oscura Notte dell’Anima… ma l’aver risolto il proprio problema personale non salvò la Dimostrazione né l’aiutò a fronteggiare il disastro imminente. Gli permise semplicemente di ricominciare. Semplicemente gli rammentò che la fine è l’inizio, e che l’umiltà è infinita. Semplicemente, sempliciotta, girava la Ruota un altro contatto da torre dei tarocchi. Capì che stava ancora viaggiando in acido, un tantino. L’aggiustò subito: Harry Coin era in acido e in quel momento non era Harry Coin. Hagbard, che ricordava di nuovo chi era e perché si trovava là, aprì la porta della cabina. Joe Malik era seduto in poltrona sotto il murale di un polipo, e l’osservava sereno. “Chi ha ucciso John Kennedy?” chiese Joe, calmo. “Questa volta voglio una risposta diretta, H.C.” Hagbard si accomodò sorridente in un’altra poltrona. “Finalmente t’è arrivata, eh? Lo dissi a John, tanti anni fa, di sottolineare che non bisogna mai fidarsi di chiunque abbia come iniziali H.C., eppure hai continuato a fidarti di me e non te ne sei mai accorto.” “Me ne sono accorto. Però mi sembrava troppo pazzesco per prenderlo sul serio.” “John Kennedy è stato ucciso da un certo Harold Canvera, che abitava a Chicago in Fullerton avenue, vicino al ristorante Seminary, dove tu e Simon avete discusso per la prima volta sulle sue teorie numerologiche. Per un po’, verso la fine degli anni Cinquanta, Dillinger si trasferì di nuovo in quel quartiere perché gli piaceva andare al Biograph Theatre, in memoria dei vecchi tempi, e Canvera era il suo padrone di casa. Una persona normalissima, comune, piuttosto scialba. Poi, a Dallas, nel 1963, John lo vide mentre faceva saltare le cervella al presidente, prima che Oswald, Harry Coin, o il tipo della Mafia riuscissero a sparare.” Hagbard si fermò per accendere un sigaro. “In seguito, investigammo Canvera, come scienziati che esploravano la prima forma di vita extraterrestre. Puoi immaginarti quanto fummo accurati. Allora non aveva fede politica, il che ci meravigliò da matti. Scoprimmo che Canvera aveva investito un sacco di soldi nella Blue Sky Inc., un’azienda che produceva moduli per atterraggio su pianeti a bassa gravità. Questo all’inizio degli anni Cinquanta. Alla fine, l’ostilità di Eisenhower verso il programma spaziale spinse la Blue Sky verso la bancarotta, e Canvera liquidò tutto, con perdite tremende. A quel punto Kennedy, appena eletto, annunciò che gli Stati Uniti avrebbero portato un uomo sulla Luna. All’improvviso, le azioni che aveva venduto valevano milioni. Il cervello di Canvera andò in tilt, ecco tutto. Il pensiero di uccidere Kennedy facendola franca lo fece diventare schizofrenico. Per un po’ si buttò nello spiritualismo, in seguito si unì agli Eroi Bianchi contro l’Estremismo Rosso, uno dei più paranoici gruppi anti-Illuminati, e diresse un servizio di messaggeria telefonica che trasmetteva propaganda WHORE.”9 “E nessun altro sospettò mai di nulla?” chiese Joe. “Canvera è ancora qui a Chicago, a farsi gli affari suoi, un semplice volto nella folla?” “Non esattamente. Gli hanno sparato qualche anno fa. A causa tua.” “A causa mia?” “Sì. Fu una delle cavie del primo esperimento AUM. In seguito commise l’errore di mettere incinta la figlia di un politicante locale. Pare che l’AUM l’avesse reso ricettivo alle idee libertine.” WE’RE GONNA ROCK ROCK ROCK TILL BROAD DAYLIGHT “Risulti molto convincente, e quasi ti credo,” disse adagio Joe. “Perché, così all’improvviso? Perché lasci perdere trucchi e false piste?” “Le campane della mezzanotte stanno per suonare,” replicò semplicemente Hagbard, con una stretta di spalle molto latina. “L’incantesimo sta terminando. Presto la carrozza tornerà zucca, Cenerentola rientra in cucina, tutti si tolgono le maschere e il carnevale finisce. Sul serio,” aggiunse, il viso pieno di sincerità. “Chiedimi qualunque cosa e avrai la verità.” “Perché mi tieni lontano da George? Perché devo imboscarmi nel sommergibile come se fossi clandestino e mi tocca mangiare con Calley e Eichmann? Perché non vuoi che George e io confrontiamo i nostri appunti?” Hagbard sospirò. “La vera spiegazione occuperebbe un giorno intero. Dovresti prima capire tutto il Sistema Celine. Nel linguaggio infantile della psicologia convenzionale, sto eliminando le figure paterne di George. Tu sei una di quelle: il suo primo e unico capo, un uomo più maturo che rispetta e in cui crede. Io stesso sono rapidamente diventato un’altra figura paterna, ed è uno dei mille e un motivi per cui ho passato la mia guruità alla signorina Portinari. Gli è toccato affrontare Drake, il padre cattivo, e perderci entrambi, i buoni papà, prima di imparare come si fa a scopare veramente una donna. Il prossimo passo, se sei curioso, sarà portargli via quella donna. Temporaneamente,” aggiunse subito. “Non essere così nervoso. Hai attraversato buona parte del Sistema Celine e non ti ha ucciso. Sei più forte per merito suo, no?” Joe annuì, accettando il fatto, ma immediatamente sparò la seguente domanda. “Sai chi ha piazzato la bomba a ‘Confrontation’?” “Sì, Joe. E so perché l’hai fatto.” TU INVECE NON SEI PROPRIO NULLA “Bene, allora ecco il saldo, e sarà meglio che la tua risposta sia valida. Perché stai aiutando gli Illuminati a immanentizzare l’Eschaton, Hagbard?” “Quando arriva l’ora delle locomotive a vapore, vanno a tutto vapore, come ha detto una volta un signore molto saggio.” “Gesù,” disse Joe con tono stremato. “Pensavo di aver già attraversato quel pons asinorum. Quando ho capito come si fa a togliere l’oca dalla bottiglia nell’indovinello Zen, cioè non fare niente e aspettare che l’oca si faccia strada col becco, esattamente come un pulcino quando esce dall’uovo, ho capito che ‘Fa’ ciò che vuoi’ diventa l’unica legge’ con un procedimento matematico. L’equazione si equilibra appena capisci chi è ‘thou’,10 distinto dal banale ‘tu’. Tutto il maledetto macchinario, l’universo, tutto vivo alla stessa maniera in cui siamo vivi noi, e meccanico nel senso in cui anche noi siamo meccanici. Il Robot. Quello che è più degno di fede di tutti i Buddha e di tutti i saggi. Occristo, sì, pensavo d’aver capito tutto. Ma questo, questo… questo fatalismo totale… che cazzo ci andiamo a fare a Ingolstadt, se non possiamo far nulla?” “La medaglia ha due facce. È l’unica medaglia che è saltata fuori stavolta, ma ha lo stesso due facce.” Hagbard si chinò verso di lui, parlando con veemenza. “È meccanico e vivo. Lascia che usi una metafora sessuale, visto che di solito tu giri con intellettuali di New York. Guardi una donna dall’altra parte della stanza e sai che prima che la serata sia finita ci andrai a letto. È meccanico: è scattato qualcosa quando i vostri occhi si sono incontrati. Ma l’orgasmo è organico, nessuno di voi due può predire come sarà. E so, proprio come lo sanno gli Illuminati, che l’immanentizzazione avverrà il primo maggio a causa di un processo meccanico che Adam Weishaupt ha avviato in un altro primo maggio, due secoli fa, e a causa di altri processi, iniziati da altre persone prima e dopo. Ma né io né gli Illuminati sappiamo quale forma prenderà l’immanentizzazione. Non è detto che sia l’inferno in terra. Può essere il paradiso in terra. È per questo che andiamo a Ingolstadt.” THREE O’CLOCK TWO O’CLOCK ONE O’CLOCK ROCK Divenni poliziotto per colpa di Billie Freschette. Be’, non voglio prenderti in giro, non fu lei la sola ragione. Ma svolse un ruolo enorme, ed è la cosa più curiosa di quanto poi accadde, e di come Milo Flanagan mi incaricò di infiltrare il gruppo anarchico del Lincoln Park, buttandomi dentro fino al mio culo nero in tutti quegli intrighi internazionali e scopate in stile yoga con Simon Moon. Ma forse dovrei ricominciare dall’inizio, da Billie Freschette. Ero un ragazzina e lei una vecchia, eravamo all’inizio degli anni Cinquanta, vedi (allora Hassan i Sabbah X operava allo scoperto, girando per il South Side a predicare che il più grande dei Maghi Bianchi era morto di recente in Inghilterra e che adesso stava per iniziare l’era dei Maghi Neri; tutti pensavano che fosse uno stallone fuori di testa), e mio padre faceva il cuoco in un ristorante a Halsted. Me l’indicò per strada, una volta (dev’essere stato un po’ prima che decidesse di tornare nella riserva del Wisconsin a morire). “Vedi quella vecchia, figliola? Era la fidanzata di John Dillinger.” Be’, la guardai, e vidi che era davvero pesante e ben messa, e che qualsiasi cosa la legge le avesse combinato non l’aveva mai spezzata, ma vidi anche il dolore che l’attorniava come un’aureola cupa. Papà continuò a raccontarmi un sacco di altre storie su di lei e Dillinger, ma fu il dolore a rimanere impresso in ogni neurone del mio cervello di ragazzino. Ci misi anni a capirlo, ma la cosa importante, come un presagio o un’apparizione, era che fondamentalmente assomigliava alle donne dei capi delle gang nere del South Side, anche se era un’indiana. C’è una sola via d’uscita per un nero di Chicago, ed è unirsi a una gang (Per Sempre Solidarietà, come direbbe Simon), ma compresi che c’era solo una gang veramente sicura, la più grande di tutte, i ragazzi di mister Charlie, quel porcoddio d’ordine costituito. Immagino che tutti i poliziotti neri la pensino allo stesso modo, prima di scoprire che non potremo mai unirci davvero a quella gang, almeno non come membri a pieno diritto. Io l’ho scoperto più in fretta degli altri, essendo non solo nera ma anche donna. E così ero nella gang, la più tosta e la più decisa, ma cercavo in continuazione qualcosa di meglio, l’impossibile, il grande sgamo che mi avrebbe sottratto alla scacchiera bianconera dell’Uomobianco, trasferendomi da qualche parte dove sarei stata me stessa e non solamente una pedina da muovere come pareva a Charlie. Otto Waterhouse non aveva mai avuto quella sensazione, almeno non fino a quando non si avvicinò la fine della partita. Non sono mai riuscita a entrate nella sua mente abbastanza da capire cosa ci passasse attraverso (era un vero sbirro e m’entrò in testa quasi subito dopo che c’eravamo conosciuti, e sentivo che m’osservava, aspettando il momento in cui avrei mollato Charlie per passare dall’altro lato della barricata), quindi il massimo che posso dire di lui è che non era il solito zio Tom: non fregava i neri per l’Uomobianco, li fregava per sé, era un suo viaggio privato. Otto era il mio aggancio quando m’assegnarono alle operazioni sotto copertura. C’incontravamo in un posto in cui potevo sempre trovare una scusa per andare, uno studio legale in malora chiamato Washington, Weishaupt, Budweiser e Kief,11 al 23 di North Clark. Più tardi, per una ragione che non mi fu mai comunicata, cambiarono nome in Ruly, Kempt, Sheveled e Couth,12 e quindi in Weery, Stale, Flatt e Profitable,13 e per motivi di facciata assunsero davvero un paio d’avvocati e svolsero un minimo di lavoro legale per un’azienda chiamata Blue Sky Inc. Il 29 aprile, ancora pieno di dubbi su Hagbard, Joe decise di provare il metodo più semplice di divinazione con i tarocchi. Concentrando tutta la sua energia sulla domanda, tagliò il mazzo ed estrasse una carta che avrebbe rivelato la vera natura di Hagbard Celine, sempre che la divinazione funzionasse. Col cuore in gola, vide che era uscito lo Ierofante. Grazie alla mnemotecnica che gli aveva insegnato Simon, Joe identificò rapidamente questa figura con il numero cinque, la lettera ebraica Vau (che significa “chiodo”), e con l’interpretazione tradizionale che rimanda un aspetto ingannevole, falso: una finzione oppure un trucco. Il cinque era il numero del Grummet, la fine distruttiva e caotica di un ciclo. Vau era la lettera associata alle liti, e il “chiodo” veniva spesso collegato allo strumento della morte di Cristo. La carta gli stava dicendo che Hagbard era un imbroglione, un ipocrita che mirava alla distruzione, un carnefice dell’aspetto sognatorredentore dell’umanità. Oppure, interpretando in maniera più mistica, come di regola è consigliabile con i tarocchi, Hagbard appariva soltanto in quel modo, mentre in realtà era un tramite della resurrezione e della rinascita, proprio come Cristo che era stato costretto a morire prima di diventare il Padre, come (nei Vedanta) il falso “sé” dev’essere annientato prima di unirsi al grande Sé. Joe bestemmiò. La carta stava solo riflettendo la sua incertezza. Frugando nella libreria che Hagbard aveva fatto sistemare nella sua cabina, trovò tre libri sui tarocchi. Il primo, un manuale popolare, si rivelò assolutamente inutile: identificava lo Ierofante con la lettera della religione in contrasto con lo spirito, con il conformismo e con tutti quei valori di plastica della borghesia di cui Hagbard era assai carente. Il secondo (scritto da un vero esperto dei tarocchi) lo riportò alla sua confusa lettura della carta, ricordando che lo Ierofante è “misterioso, addirittura sinistro. Pare godersi uno scherzo segretissimo a spese di qualcuno”. La terza opera sollevò ulteriori dubbi: era il Liber 555, di un tale Mordecai Malignatus, che vagamente ricordò a Joe il vecchio organigramma dell’“East Village Other” sulla cospirazione degli Illuminati, nel quale compariva un “Mordecai il malvagio” quale incaricato della sfera del caos, e “Mordecai Malignatus” sembrava una latinizzazione abbastanza appropriata di “Mordecai il malvagio”. Secondo quello schema, per metà accurato e per metà fuorviante, Mordecai si spartiva il controllo (con Richard Nixon, allora vivente) degli Anziani di Sion, della Casa dei Rothschild, del Politburo, della Riserva federale, del Partito Comunista Americano e degli Studenti per una Società Democratica. Joe fece scorrere le pagine per vedere che cosa avesse da dire sullo Ierofante il semimitico Mord. Il capitolo era breve. Si trovava nel Libro dei repubblicani e dei peccatori, e diceva: 5 Vau LO IEROFANTE Hanno inchiodato l’amore a (chiodo) una croce Simbolo del loro potere Ma l’Amore rimase invitto Semplicemente non combatté In un cortile c’erano cinque uomini strafatti, quando entrò un elefante. Il primo uomo era strafatto di sonno, e non vide l’elefante ma sognò invece cose irreali per coloro ch’eran svegli. Il secondo era fuori di nicotina, caffeina, Ddt, eccesso di carboidrati, carenza di proteine e di tutti gli altri composti chimici alimentari che gli Illuminati hanno imposto ai semiaddormentati per far sì che non si sveglino completamente. “Ehi,” disse, “c’è una grossa bestia puzzolente nel nostro cortile.” Il terzo, gremato d’erba, disse: “No, cari, quello è il Lugubre Antico Partito nella sua vera natura,14 l’Oscuro Veto sull’Anima,”15 e ridacchiò in maniera stramba. Il quarto, che stava viaggiando in peyote, disse: “Non vedete il mistero perché l’elefante è una poesia scritta in tonnellate anziché con parole,” e i suoi occhi danzarono. Il quinto uomo era in acido e non disse nulla, limitandosi a venerare in silenzio l’elefante quale padre del Buddha. Allora entrò lo Ierofante, e conficcò un chiodo di dubbio nei loro cuori dicendo: “Siete tutti elefanti!” Nessuno lo capì. (Alle otto di sera a Ingolstadt un gruppo fuori programma chiamato Cargo Cult16 riuscì a prendere il microfono e cominciò a sparare la propria versione spaziale di una vecchia canzone per bambini: ARRIVERÀ DALLA MONTAGNA QUANDO ARRIVA ARRIVERÀ DALLA MONTAGNA QUANDO ARRIVA. E a Washington, dov’erano solo le due del pomeriggio, la Casa Bianca era in fiamme, mentre la Guardia Nazionale apriva il fuoco con le mitragliatrici su una folla armata che stava attraversando il Mall davanti al monumento a Washington, un unico dito puntato verso l’alto in un gesto eloquente e volgare che solo gli Illuminati sapevano interpretare come “Affanculo! “… A Los Angeles, dov’erano solo le undici del mattino, le bombe iniziarono a esplodere nelle stazioni di polizia… e dentro la caverna Lehman, Markoff Chaney indicò disgustato un graffito a Saul e Barney: AIUTA A DISTRUGGERE LE DISCRIMINAZIONI DI TAGLIA: INVITA UN NANO A PRANZO. “Vedete?” domandò. “E questo sarebbe divertente? Non lo è per nulla. Neanche un po’.”) GUIDERÀ SEI CAVALLI BIANCHI GUIDERÀ SEI CAVALLI BIANCHI GUIDERÀ SEI CAVALLI BIANCHI QUANDO ARRIVA Il 29 aprile Hagbard invitò George sul ponte del Leif Erikson. Avevano navigato all’interno di un passaggio cilindrico pieno d’acqua che era contemporaneamente sotterraneo e sotto il livello del mare. Costruito dagli Atlantici, non solo era sopravvissuto alla catastrofe, ma era stato conservato in ottime condizioni per trentamila anni dagli Illuminati. C’era anche una chiusa, situata all’incirca sotto Lione, in Francia, che serviva a trattenere l’acqua salata dell’Atlantico fuori dalle propaggini più esterne del passaggio, separandola dall’acqua dolce del mare sotterraneo di Valusia. Le vie di navigazione sotterranee erano collegate a molti laghi situati in Svizzera, in Baviera e nell’Europa orientale, spiegò Hagbard, e se qualcuno avesse ritrovato in essi acqua salata si sarebbe finito col sospettare l’esistenza dello strano mondo sotterraneo degli Illuminati. Mentre il sottomarino si avvicinava a un enorme portello circolare che sbarrava il passaggio, Hagbard disinserì i congegni che rendevano invisibile la nave. Immediatamente l’enorme porta tonda di metallo si aprì verso di loro. “Gli Illuminati non s’accorgeranno che abbiamo attivato questo dispositivo?” chiese George. “No. Funziona automaticamente,” rispose Hagbard. “Non hanno mai pensato che altri potessero usare questo passaggio.” “Ma sanno che tu potresti. E ti sei già sbagliato sulla possibilità di essere avvistato dalle navi-ragno.” Hagbard si girò di scatto verso George, un braccio peloso levato per assestargli un pugno nel petto. “Non mi parlare di quelle maledette naviragno! Non voglio più sentir parlare di navi-ragno! È la Portinari che manda avanti la baracca, adesso. E ha detto che è sicuro, no?” “Comandante, sei proprio fuori di testa,” asserì George. Hagbard rise, mentre le spalle si abbassavano, rilassandosi un tantino. “Va bene. Puoi lasciare il sottomarino quando vuoi. Apriremo il portello, e tu potrai andartene a nuoto.” “Sei proprio fuori di testa, ma ormai sono legato a te,” replicò George, dandogli una pacca sulla spalla. “O sei sul sommergibile o sei fuori,” insistette Hagbard. “Guarda questo.” Il Leif Erikson aveva attraversato l’imboccatura metallica, che s’era subito richiusa. Adesso il soffitto del passaggio sommerso era più alto di circa una quindicina di metri rispetto alla sezione precedente, e il tunnel era allagato solo in parte. L’aria sembrava arrivare dalle bocchette d’aerazione in alto. In lontananza, lungo la galleria, s’intravedeva un altro portello metallico. “Questa chiusa è veramente grande,” disse George. “Gli Illuminati ci avranno fatto passare sottomarini giganteschi.” “E animali,” aggiunse Hagbard. Quando il portello davanti a loro s’aprì, l’acqua dolce irruppe. Il livello nella chiusa s’alzò fino a raggiungere il soffitto, e i motori del Leif Erikson entrarono in funzione, ricominciando a spingerlo in avanti. Adesso George scrive di nuovo nel suo diario: 29 aprile E che diavolo vuol dire che la vita non dovrebbe cambiare troppo rapidamente? Quanto è veloce l’evoluzione? La misuri in termini di vite? Un anno dura più della vita di molti animali, mentre settant’anni sono un’ora nella vita di una sequoia. E l’universo ha solo dieci miliardi d’anni. Quanto ci mettono a passare dieci miliardi di anni? Per un dio potrebbero scorrere molto alla svelta. Potrebbero dipanarsi tutti assieme contemporaneamente. Supponiamo che la vita del nostro tipico dio base duri cento quintilioni d’anni. L’intera esistenza di questo universo, per lui, non sarebbe che la quantità di tempo che noi impieghiamo per vedere un film. Quindi, dal punto di vista di un dio o dell’universo, le cose si evolvono molto alla svelta. È come uno di quei film della Disney dove vedi crescere una pianta sotto i tuoi occhi e l’intero ciclo, dal germoglio al frutto, si svolge in due minuti. Per un dio, la vita è un singolo organismo che prolifera in ogni direzione su tutta la Terra, e adesso sulla Luna e su Marte, e tutto il processo, dai primi protobionti fino a George Dorn e i suoi simili non impiega molto più tempo di La voce di Hagbard nell’interfono lo strappò al suo sogno a occhi aperti. “Torna su, George. C’è dell’altro da vedere.” Stavolta, sul ponte, assieme a Hagbard c’era anche Mavis. Appena George entrò, Hagbard staccò con un gesto pigro la propria mano dal seno sinistro della donna. George avrebbe desiderato ucciderlo, ma era grato di non aver visto Mavis toccare Hagbard in una qualsivoglia manifestazione sessuale. Sarebbe stato eccessivo. Avrebbe potuto mettere alla prova il suo nuovo coraggio colpendo Hagbard, e la dea sola sa quale karatè, yoga o magia sarebbe stata la risposta. Inoltre, Hagbard e Mavis dovevano scopare di continuo. Una donna come Mavis chi altro potrebbe scegliere come amante regolare, se non Hagbard? Chi altro se non Hagbard è in grado di soddisfarla? Mavis salutò George con un abbraccio cameratesco che gli fece dolere tutta la parte anteriore del corpo. Hagbard indicò invece un’iscrizione scolpita sulle pareti della caverna. Era una sfilza di simboli che George non riconobbe, ma più in alto notò una forma piuttosto familiare: un cerchio con scolpito al suo interno un tridente puntato verso il basso. “Il simbolo della pace,” disse. “Non sapevo che fosse così antico.” “Quando è stato messo in quel punto,” spiegò Hagbard, “lo chiamavano croce di Lilith Velkor, e significa semplicemente che chiunque tenti di contrastare gli Illuminati soffrirà le più orribili torture che questi possano inventare. Lilith Velkor fu una delle loro prime vittime. La crocifissero su una croce girevole molto simile a quella.” “Avevi detto che non era proprio un simbolo di pace,” fece George, osservando intristito il fregio, “però non avevo capito cosa intendessi.” “Fu un Illuminato di grado dirigenziale nel circolo di Bertrand Russell17 a mettere in testa a qualcuno l’idea che il cerchio col tridente sarebbe stato un ottimo simbolo per i partecipanti alla marcia di Aldermaston.18 Una manovra eseguita in modo molto scaltro e intelligente. Se il Comitato per il disarmo nucleare ci avesse riflettuto solo un attimo, che bisogno avevano di un qualsiasi simbolo? Eppure Russell e i suoi ci cascarono. Non sapevano però che il cerchio col tridente era stato per migliaia d’anni un tradizionale simbolo del male tra i satanisti del sentiero della mano sinistra. Moltissimi militanti di destra sono in segreto maghi del sentiero della mano sinistra e satanisti, e naturalmente dopo avere subito identificato il simbolo per quel che era in realtà, sospettando che ci fossero gli Illuminati dietro al movimento per la pace, il che li ha messi fuori strada, hanno accusato i peacenik di usare un simbolo satanico, cosa che, a un certo livello, è servita a screditare il movimento. Una mossa carina.” “Perché sta su quel muro?” “L’iscrizione invita il viandante a purificare il proprio cuore poiché sta per entrare nel Mare di Valusia, che appartiene esclusivamente agli Illuminati. Navigandolo, si giunge al porto sotterraneo di Agharti, il primo rifugio degli Illuminati dopo la catastrofe atlantica. Ci stiamo emergendo proprio adesso. Guarda.” Hagbard indicò a gesti, e George, a bocca aperta, vide aprirsi le pareti della caverna che li circondava. Stavano uscendo dal tunnel, ma solo per entrare in una nebbia infinita. Le telecamere e i loro sistemi di guida a raggi laser penetravano il mare senza luce che stavano per solcare come avevano fatto nell’Atlantico, però l’attuale oceano non era blu o verde, bensì grigio. Un grigiore che pareva allungarsi all’infinito in tutte le direzioni, come un cielo coperto. Era impossibile valutare le distanze. La propaggine più lontana del grigio circostante poteva essere a centinaia di chilometri di distanza, o forse subito fuori dal sottomarino. “Dov’è il fondo?” chiese. “Troppo in basso per poterlo vedere,” rispose Mavis. “La cima di questo oceano si trova poco sopra il livello dei fondali atlantici.” “Come sei intelligente,” disse Hagbard, pizzicandole un gluteo e facendo sobbalzare George. “Non fare attenzione a lui, George,” avvertì Mavis. “È un po’ nervoso e perciò si comporta da sciocco.” “Chiudi quella cazzo di bocca,” ringhiò Hagbard. Visto che iniziava a sentirsi ansioso pure lui, dal momento che si domandava se la nobile mente di Hagbard Celine non stesse subendo il peso della responsabilità, George si girò ad ammirare l’oceano vuoto, accorgendosi che non era poi così vuoto. Dei pesci passavano accanto al vascello, alcuni piccoli, altri enormi, molti di loro grotteschi, tutti privi d’occhi. Un mostro polipoide dai tentacoli estremamente lunghi e slanciati scivolò accanto al sottomarino, in cerca di preda. Si poteva notare una peluria sottile sulle punte dei tentacoli. Un pesce minuscolo, anch’esso cieco, nuotò abbastanza vicino a uno dei tentacoli da suscitare una corrente che smosse i peli. Istantaneamente, tutto il corpo del polipo si mosse in quella direzione, il tentacolo che era stato disturbato s’arrotolò attorno al pesce inerme, e diversi altri si unirono per contribuire a finirlo. Il polipo divorò il pesce in tre morsi. George fu felice di notare che almeno il sangue di queste creature era rosso. La porta alle loro spalle s’aprì, e Harry Coin salì sul ponte. “Buongiorno a tutti. Mi stavo chiedendo se potevo trovare Miss Mao qui in giro.” “Sta facendo il suo turno di navigazione,” disse Hagbard. “Ma fermati a dare un’occhiata al Mare di Valusia, Harry.” Harry diede uno sguardo in giro, lento e pensoso, poi scrollò la testa. “Sai, ci sono momenti in cui comincio a pensare che sei tu a provocarlo.” “Che intendi, Harry?” chiese Mavis. “Sì.” Harry agitò una mano filiforme, simile a un serpente. “Questa roba, una specie di film di fantascienza. Ci hai portati in un albergo abbandonato, e hai un grosso motore nelle cantine che scuote tutto, mentre qui hai piazzato delle telecamere, solo che sono puntate verso lo schermo, invece che dall’altra parte, se capisci cosa voglio dire.” “Retropreiezione,” precisò Hagbard. “Dimmi, Harry, che differenza farebbe se non fosse reale?” Harry ci pensò su un attimo, raggrinzendo la faccia priva di mento. “Non dovremmo fare quel che pensiamo di dover fare. Ma anche se non dobbiamo fare quel che pensiamo di dover fare, non farà alcuna differenza se lo facciamo. Il che significa che dovremmo andare avanti.” Mavis sospirò. “Andare avanti.” “Andare avanti,” disse Hagbard. “Un mantra potente.” “E se non andiamo avanti,” intervenne George, “non ha ugualmente importanza. Il che significa che andiamo avanti.” “Un altro mantra potente,” disse Hagbard. “Andiamo avanti.” George notò un puntino lontano. Appena quello si avvicinò, lo riconobbe. Scosse il capo. Non c’era davvero limite al surrealismo a cui era stato sottoposto negli ultimi sei giorni? Un delfino che indossava un’attrezzatura da sub! “Ciao, amici umani,” disse la voce di Howard dall’altoparlante sul ponte. George diede un’occhiata a Harry Coin. L’ex assassino se ne stava a bocca aperta, afflosciato dalla sorpresa. “Salute a te, Howard,” disse Hagbard. “Come va con i nazisti?” “Morti, addormentati, o quel che è. Ho messo a controllarli un intero branco di focene, quasi tutti i Seguaci Atlantici.” “E pronto anche a eseguire altri compiti che si rendano necessari, spero,” disse Hagbard. “Infatti è pronto,” confermò Howard, compiendo una capriola. “E va bene,” fece piano Harry Coin. “Va bene” aggiunse poi con maggior decisione. “È un pesce parlante. Ma perché diavolo porta una bombola e respira con una maschera del cazzo?” “Vedo che abbiamo un nuovo amico sul ponte,” disse Howard. “Ho avuto la maschera dal rappresentante terrestre di Hagbard a Fernando Poo. Del resto, una focena deve respirare aria. E non c’è superficie in gran parte di questo oceano sotterraneo. L’acqua arriva fino alla sommità delle caverne che lo contengono. L’unico posto dove posso prendere aria qui vicino è la superficie del lago Totenkopf.”19 “Il mostro del lago Totenkopf,” disse George con una risata. “Ormeggeremo il sottomarino nel lago Totenkopf oggi sul tardi,” comunicò Hagbard. “Howard, vorrei che tu e la tua gente foste pronti ad agire per stanotte e domani notte. Domani notte, tenetevi pronti per un sacco di lavoro faticoso. Nel mentre, tienti alla larga dai nazisti, il loro scudo è particolarmente mirato agli animali acquatici, dato che per loro erano il presunto pericolo più grande. Avremo equipaggiamento a ossigeno per chiunque dei tuoi lo richieda. Digli di cercare di evitare di affiorare sulla superficie del lago a meno che non sia assolutamente necessario. Non vogliamo attrarre più attenzione del dovuto.” “Ti saluto a nome di tutto il branco delle focene,” disse Howard. “Ave e addio.” Poi se ne andò nuotando. Poco dopo, durante la navigazione, videro in lontananza un enorme rettile con quattro zampe palmate e un collo lungo il doppio del corpo che stava inseguendo accanitamente un branco di pesci ciechi. “Il mostro di Loch Ness,” disse Hagbard, e George si rammentò della battutina sull’emersione di Howard dal lago Totenkopf. “Uno dei tanti esperimenti genetici di Gruad con i rettili,” continuò Hagbard. “Era davvero fissato coi rettili. Ha riempito il mare di Valusia con queste robe simili a plesiosauri. Ciechi, naturalmente, per navigare nell’oscurità. Pensa un po’, in certe condizioni gli occhi sono un fastidio. Gruad immaginava che mostri del genere sarebbero stati un’ulteriore protezione contro la scoperta di Agharti. Ma il Leif Erikson è troppo grosso perché Nessie si metta a rompere, e lo sa.” Alla fine spuntò davanti a loro una colonna di luce gialla, la luce che filtrava nel Mare di Valusia dal lago Totenkopf. Hagbard spiegò che quel bacino era semplicemente un luogo dove il soffitto di roccia sopra l’oceano era crollato, essendo poco stabile. Il foro risultante, trovandosi al livello del mare, s’era riempito d’acqua, e i detriti caduti attraverso il fondale del lago avevano formato una montagna sotto il punto in cui il tetto del Mare di Valusia era stato forato. “Naturalmente, i Gesuiti hanno sempre saputo che il lago Totenkopf era collegato al Mare di Valusia e quindi rendeva possibile un contatto facile con Agharti,” spiegò Hagbard. “Ecco perché, quando affidarono a Weishaupt il compito di fondare una sezione pubblica degli Illuminati, lo spedirono a Ingolstadt, che è accanto al lago Totenkopf. E quella è la montagna sotto il lago.” Si stagliava davanti a loro, oscura e paurosa. Mentre il sommergibile le passava sopra, George vide una nuvola di delfini aggirarsi in lontananza. La cima del monte era stata mozzata in maniera troppo precisa per essere naturale, formando un altipiano lungo circa tre chilometri e mezzo per uno e mezzo di larghezza. Su questo altipiano grigio si notavano come dei quadrati scuri. Quando il sottomarino s’abbassò, George vide che i quadrati erano enormi formazioni di uomini. Si ritrovarono a sorvolare quell’esercito come un elicottero che osservi le truppe schierate. George poté distinguere chiaramente le uniformi nere, i carri armati verdi con le croci bianconere, i lunghi becchi scuri dei grossi cannoni puntati in alto. Se ne stavano là, silenziosi e immobili, centinaia di metri sotto la superficie del lago. “Sarebbe quella l’arma che gli Illuminati pensano di usare per immanentizzare l’Eschaton?” chiese. “Perché non li distruggiamo adesso?” “Perché si trovano sotto uno scudo protettivo biomistico,” rispose Hagbard. “Non possiamo. Volevo però che li vedessi. Quando le vibrazioni elettriche, astrali e orgonomiche degli American Medicali Association, amplificate dagli agglomerati sinergici di suoni, immagini ed energia emotiva di tutti i giovani che reagiranno al ritmo, riporteranno in vita quella legione nazista, per salvare la situazione avremo bisogno dell’apparizione sul campo di battaglia della dea Eris in persona.” “Hagbard,” protestò George, disgustato. “Mi stai dicendo che Eris è reale? Realmente reale e non solo un’allegoria o un simbolo? Questa non la bevo, come non mi bevo che Geova o Osiride sono realmente reali.” Tuttavia Hagbard rispose con grande solennità: “Quando hai a che fare con queste forze o potenze in maniera scientifica e filosofica, quando le contempli da una poltrona, l’approccio razionalistico è utile. In tal caso è conveniente considerare dei, dee e demoni quali proiezioni della mente umana o come aspetti inconsci di noi stessi. Ma ogni verità è una verità solo per un dato luogo e momento, e quella è una verità, come ho detto, da poltrona. Quando hai realmente a che fare con queste figure, l’unico atteggiamento sicuro, pragmatico e operativo, è trattarle come se avessero un corpo, una volontà e uno scopo completamente separati da quelli degli umani che le evocano. Se l’Apprendista Stregone l’avesse capito, non si sarebbe ficcato in tutti quei casini”. PORTERÀ IL PIGIAMA ROSSO PORTERÀ IL PIGIAMA ROSSO PORTERÀ IL PIGIAMA ROSSO QUANDO ARRIVA Avvicinandosi alla periferia dell’assembramento, Fission Chips vide un gruppo di musicisti chiaramente inglesi per l’abbigliamento e per il taglio di capelli. Erano, come lesse sulla grancassa, i Calculated Tedium, e il chitarrista aveva una borraccia legata al fianco. Ciò rammentò a 00005 quanto fosse assetato, perciò chiese: “Mi scusi, sa dove potrei trovare dell’acqua o una bibita analcolica?” “Fatti uno sniffo dalla borraccia,” disse affabile il chitarrista, passandogliela. Poi indicò verso occidente. “Vedi quella cupola geodesica di compensato? È un cazzo di stazione gigante Kool-Aid20 messa in piedi dai Kabouters21 e la cui resistenza è garantita anche se la folla dovesse raddoppiare prima che questa faccenda sia finita. Ci ho appena riempito la borraccia, quindi è fresca. Ne puoi prendere dell’altra laggiù ogni volta che ne hai bisogno.” “Grazie,” disse con trasporto 00005, bevendo una lunga, fresca, deliziosa sorsata. Aveva una soglia di tolleranza bassissima per l’Lsd. Dopo pochi minuti il mondo cominciò a sembrargli più acceso, strano e colorato. (La burlona era in realtà Rhoda Chief, la cantante degli Heads of Easter Island, molto ammirata dalle nuove generazioni, e altrettanto odiata dalle vecchie da quando aveva battezzato il figlio nato fuori dal matrimonio Gesù Geova Lucifero Satana Capo. Ex Scientologista e Processista, al momento intenta a seguire la pratica stregonesca Wicca, la procace Rhoda era rinomata in tutto il mondo dello spettacolo perché sapeva “succhiarlo come nessun’altra sbarba vivente,” reputazione che spesso induceva certi satanisti del Comitato Linda Lovelace Presidente22 a inviarle contro delle vibra estremamente mortali, che rimbalzavano grazie alla protezione del suo scudo Wicca. Era anche forse la più grande cantante della sua generazione, e fermamente convinta che la maggior parte dei problemi umani si sarebbero risolti se il mondo intero fosse stato erudito sull’uso dell’acido. S’era preparata al festival di Ingolstadt per diversi mesi, comprando solo le micropunte di miglior qualità dagli spacciatori più affidabili, quindi s’era introdotta di soppiatto nella stazione geodesica del Kool-Aid solo qualche istante prima, gettando una dose di purissima dietilamide dell’acido lisergico sufficiente a espandere le menti della popolazione di un piccolo stato. In realtà, l’idea era stata subdolamente impiantata nella sua coscienza dalla capa delle seguaci di Wicca, una donna straordinariamente bella, dai capelli rosso fuoco e dagli occhi d’un verde acceso, che a un certo punto aveva giocato un ruolo da protagonista in una messa nera celebrata da Padre Pederastia al 2323 di Lake Shore Drive. La signora si faceva chiamare Lady Velkor, e spesso lanciava battutine sui suoi ricordi della Baviera settecentesca, che Rhoda presumeva fossero altrettanti riferimenti alla reincarnazione.) Il 10 aprile, mentre Howard faceva la sua scoperta tra le rovine di Atlantide e Tlaloc ghignava in Messico, Tobias Knight, nella sua stanza all’hotel Pan Kreston di Santa Isobel, terminò una trasmissione all’indirizzo del sommergibile americano nel golfo del Biafra. “I Russki e i China hanno completato il proprio ritiro di contingenti, e il generalissimo Puta è decisamente a nostro favore, oltre a essere popolare tanto presso i Bubi quanto tra i Fang. Il mio lavoro è terminato, e resto in attesa di ordini per il mio ritorno a Washington.” “Ricevuto, passo e chiudo.” (Frank Sullivan, sfruttando la sua unica vera ricchezza, stava operando all’Avana in veste di Superman cubano, sotto il nome di Papa Piaba, quando la Fratellanza notò la sua somiglianza con John Dillinger. “Accidenti,” disse quando gli fecero la loro offerta, “cinquemila dollari solo per portare due signore al cinema una sera? E si tratta di uno scherzetto da prete, dite?” “Sarà uno scherzo buffissimo,” gli promise Jaicapo Mocenigo. E lo Smithsonian acquisì la meraviglia del signor Sullivan come una delle proprie reliquie più interessanti.) UCCIDEREMO IL VECCHIO GALLO ROSSO (Hagbard, accompagnato da Joe Malik, rientrò in cabina. “Vai in quella birreria di Monaco,” stava dicendo, “e ruba un oggetto qualunque, una cosa qualsiasi, purché sia ovviamente abbastanza vecchia da essersi trovata là la notte in cui lui tentò il putsch. Poi ti riunirai a noi a Ingolstadt. Capito?”) UCCIDEREMO IL VECCHIO GALLO ROSSO Lady Velkor, vestita con una camicetta da contadina e hotpants, ambedue verdi, lanciò un’occhiata alla cupola geodesica del Kool-Aid. Un uomo con una maglia verde a collo alto e pantaloni, pure verdi, l’impressionò, tanto che gli si avvicinò per chiedere: “Sei una tartaruga?”23 “Puoi scommetterci il tuo dolce culetto,” rispose lui fin troppo entusiasta, e così non era riuscita a stabilire il contatto… e adesso doveva anche un drink a quel cafone. Eppure sorrise affabile e nascose la propria irritazione. UCCIDEREMO IL VECCHIO GALLO ROSSO QUANDO ARRIVA Furono Robinson e Lehrman della Squadra Omicidi a iniziare l’ultima fase dell’operazione. Ero a New York per vedere Hassan i Sabbah X a proposito di una nuova fase dell’iniziativa oppio dal Laos (ero appena arrivato da Chicago dopo aver inscenato quella conversazione con Waterhouse a beneficio della signorina Servix) e decisi di andare a discutere con loro delle piccole sfumature che non possono finire in un rapporto ufficiale. C’incontrammo in Washington square e trovammo una panchina abbastanza lontana dagli sfegatati degli scacchi da permetterci un minimo di privacy. “Muldoon sa di noi,” mi disse subito Robinson. Portava la barba. Immaginai volesse apparire come un membro di un gruppo di Weathermen Underground, visto che era troppo vecchio per passare da ventunenne e quindi militare nei Morituri. “Ne sei sicuro?” domandai. Diede la solita risposta: “Chi è mai sicuro di qualcosa in questo lavoro? Però Barney è un poliziotto nato,” aggiunse, “e il suo istinto è come una bacchetta da rabdomante. Tanto, lo sanno tutti al comando che li abbiamo infiltrati, a questo punto. È diventata una barzelletta. ‘Chi è il tipo della Cia nel tuo dipartimento?’… roba del genere.” “Sì, Muldoon sa di noi, garantito,” concordò Lehrman. “Ma non è lui che mi preoccupa.” “Chi sarebbe?” Mi lisciai nervosamente i baffi da tricheco. Essere il primo agente quintuplo nella storia dello spionaggio mi stava logorando. Non ero più sicuro di quale dei miei capi avrebbe dovuto sentire questa roba, anche se di certo dovevo avvertire la Cia, dato che, per quanto ne sapevo, Robinson e Lehrman avrebbero potuto fargli rapporto due volte, con un altro contatto quale prova del nove della mia integrità. “Il capo della Omicidi Nord,” rispose Lehrman. “Un tizio anzianotto, Goodman. È così tremendamente sveglio che a volte mi domando se non sia un doppio agente dell’Occhio. La sua mente è sempre avanti di un passo, proprio come quella di un Adeptus Exemptus dell’Ordine.” Guardai la statua di Garibaldi, ricordando la vecchia leggenda dell’NYU24 secondo la quale avrebbe estratto il resto della spada dal fodero appena una vergine avesse attraversato il parco. “Dimmi qualcos’altro di questo Goodman,” dissi. (“Guarda che paio ha quella sbarba”, fece con entusiasmo uno dei Supermen. (“Cocomeri,” concordò entusiasta un altro Superman. “E sapete bene quanto ci piacciano, a noi gente negra,”25 aggiunse, leccandosi le labbra. (“Pelle!” gridò il primo. (“Pelle!” concordò il secondo. (Si diedero un cinque, e Clark Kent uscì dalla sua reverie. Dopo aver assaggiato il Kool-Aid stava iniziando a galleggiare, anche se non era ancora consapevole di quel che stava accadendo, sentiva piuttosto una spinta davvero insolita verso i ricordi dei suoi trascorsi da antropologo, ed era preso da una nuova idea circa il rapporto tra la vergine nera di Guadalupe, la dea greca Persefone e i suoi stessi gusti sessuali, dopodiché ne uscì con uno scossone, guardando la donna i cui seni avevano ispirato tanta riverenza. (“Figlio di una puttana,” disse piamente, la bocca che si allargava in un sorriso.) Rebecca Goodman uscì di casa alle tre del pomeriggio, spingendo un carrello del supermercato e passando davanti al garage. Il negozio più vicino era un buon dieci minuti a piedi e grande abbastanza da tenerla occupata per una buona mezz’ora a cercare quello che voleva e poi in fila alla cassa. Scivolai giù dalla macchina e mi diressi subito verso il retro, perfettamente al sicuro dagli sguardi dei vicini nella mia tuta della Bell Telephone. La porta della cucina aveva una serratura semplicissima e non ebbi neanche bisogno delle chiavi. Una carta da gioco fu sufficiente per entrare. Il mio primo pensiero fu quello di dirigermi verso la camera da letto (il vecchio di Vienna aveva ragione, è proprio là che trovi gli indizi concreti sul carattere di una persona) ma una sedia in cucina mi bloccò. Le vibra erano così forti che chiusi gli occhi e la psicomisurai secondo il difficile Terzo Alko della A.·.A.·.. Era Rebecca in persona: s’era seduta là, pensando di farsi d’eroina. Svanì in fretta, prima che potessi leggere cosa l’aveva fermata. La camera da letto, quando la trovai, quasi mi stese. “Chi avrebbe mai pensato che il vecchio avesse tutto questo sangue bollente?” parafrasai, rinculando. Leggere troppo là dentro era una profanazione, e quel che passai al vaglio fu sufficiente. Come avrebbe detto Miss Mao, quell’uomo era Tao-Yin (Beta primo nella terminologia dell’Io). Non era sorprendente che Robinson continuasse a parlare delle sue “intuizioni”. Il soggiorno aveva una statua della sirenetta di Copenaghen che mi indusse a fermarmi. La osservai ridacchiando. Signore, i complessi che abbiamo, tutti. Lungo una parete c’era una libreria incassata, ma pareva Rebecca la lettrice in famiglia. Iniziai a scannerare in via sperimentale, trovando le vibrazioni di Saul su uno scaffale di gialli e in un’antologia di rompicapo logici e matematici di “Scientific American”. Quell’uomo non aveva idea dei suoi poteri latenti, e pensava solo in termini di soluzioni d’indovinelli. Uno Sherlock Holmes, senza neanche il violino e la roba come sollievo da tutta quell’attività corticale. Tutto il resto finiva nel suo matrimonio, in quella serra di camera da letto al piano di sopra. No, c’era un taccuino da schizzi sul tavolinetto. Suo, secondo l’aura. Sfogliai rapidamente le pagine: tutte dettagliate, precise, perfettamente figurative. Volti, in prevalenza: criminali con i quali aveva avuto a che fare per lavoro, tutti abbozzati con una percezione e compassione che teneva fuori dalle ore d’ufficio. Alberi a Central Park. Nudi di Rebecca, adorazione in ogni linea della matita. Un volto sorprendente di ragazzino nero, con qualche palazzo del ghetto di Harlem come sfondo, un altro tocco di compassione inaspettata. Poi un cambiamento: il primo disegno astratto. Era una stella di Davide, di base, ma aveva cominciato ad aggiungere onde d’energia che ne fuoruscivano, e il triangolo discendente era ombreggiato. Da qualche parte, nella sua testa, aveva ragionato sul simbolismo, arrivando incredibilmente vicino alla verità. Altre facce di ovvi tipi criminali. Una scena sulle Catskills, con Rebecca che leggeva un libro sotto un libero… qualcosa che non va, oscurità e paura nelle ombreggiature. Chiusi gli occhi e mi concentrai: il quadro arrivò con un’altra donna… aprii gli occhi, sudato. Era la sua prima moglie, morta di cancro. Aveva paura di perdere anche Rebecca, che però era giovane e sana. Un altro uomo. Pensava che avrebbe potuto lasciarlo per un uomo più giovane. Be’, era quella la chiave, allora. Girata qualche altra pagina trovai un unicorno, altro lavoro inconscio, come quello che era finito nella stella di Davide erotica. Quindi una rapida scorsa ai libri di Rebecca. Soprattutto antropologia, in maggioranza africana. Ne tolsi uno dallo scaffale e lo strinsi. Ancora Eros, sottilmente sublimato. L’altra parte della chiave. Come mi disse una volta Hassan i Sabbah X: “Vive forse una bianca dall’anima così morta da non aver mai desiderato un nero nel suo letto?” Rimisi accuratamente tutto al suo posto e m’incamminai verso la porta d’ingresso. Mi fermai in cucina per rileggere la sedia, dato che le ricadute fanno parte della sindrome di dipendenza da eroina tanto quanto della silicosi. Stavolta capii cosa l’aveva fermata. Se dico amore suonerò sentimentale, e se dico sesso cinico. La definirò unione di coppia e suonerà scientifico. Risalito in macchina, controllai il tempo trascorso: diciassette minuti. Con i normali metodi investigativi ci sarebbero volute ore per dissotterrare altrettanti indizi, e sarebbero stati indizi diversi, meno significativi. L’addestramento della A.·.A.·. ha davvero reso più semplici tutti i miei altri lavori. Restava solo un problema: non volevo uccidere nessuno, a questo punto, e un attentato dinamitardo avrebbe solo messo Muldoon di mezzo. Anche far sparire Malik avrebbe rischiato solo di allertare la Persone Scomparse. Poi mi ricordai dei manichini usati dal negozio di vestiti al diciottesimo piano, proprio sopra la redazione di “Confrontation”. Se brucio il manichino poco prima di sistemare il timer della bomba, potrebbe funzionare… M’avviai verso Manhattan fischiettando “Oh-oh-oh, chi ride per ultimo, adesso?” (La bomba esplose alle 2 e 30 del mattino una settimana dopo. Simon, che stava uscendo dall’aeroporto O’Hare, dove era l’una e mezzo del mattino, decise che faceva ancora in tempo ad arrivare al Friendly Stranger per incontrare quella sbirra carina che aveva infiltrato così astutamente l’Orda Anarchica Senzanome. Poteva portarsela a letto senza sforzo, dato che le spie femminili s’aspettano sempre rivelazioni dagli uomini quando questi si trovano con la guardia abbassata in quel languore sognante. Decise che le avrebbe insegnato dello yoga sessuale per vedere quali segreti si sarebbe lasciata sfuggire. Ma si rammentò la riunione di mezzanotte al palazzo delle Nazioni Unite dopo che la bomba era stata innescata, e le funeree parole di Malik: “Se abbiamo ragione su questa storia, potremmo essere tutti morti prima che Woodstock Europa apra i battenti, la settimana prossima”.) “Sei una tartaruga?” chiede di nuovo Lady Velkor, avvicinando un altro tizio in verde. “No,” risponde lui, “non ho corazza.” Lei sorride mormorando: “Sia benedetto,” e lui replica: “Sia benedetto”… Doris Horus sentì la voce alle sue spalle chiedere: “E come sta la Messalina della Miskatonic?” Il cuore le saltò in gola, non ci poteva credere, ma quando si girò era lui, Stack… “Gesù,” disse un Superman a un altro, “conosce di persona tutte le sbarbe bianche carine al mondo?”… I Senate and the People of Rome stavano ancora rissando con gli Attila and his Huns, ma Hermie “Speed King” Trismegistos, batterista dei Credibility Gap, li osservava serafico a pochi metri di distanza, vedendoli come un balletto complicatissimo, quasi matematico, preoccupato solo di determinare se illustrassero l’eterno combattimento tra Set e Osiride o l’unione degli atomi per creare le molecole. Sapeva d’essere in acido, però, che diavolo, doveva essere stato il Kool-Aid, un’altra delle allegre beffe di Tyl Eulenspiegel… Il sommergibile si sollevò sopra l’altipiano, librandosi nelle acque del lago Totenkopf. Dopo averlo ancorato ben al di sotto della superficie, sulla sponda opposta a Ingolstadt, Hagbard e una trentina dei suoi trasbordarono sui minisottomarini e schizzarono verso la riva. Parcheggiata su una strada accanto al lago c’era una fila d’auto capeggiata da una magnifica Bugatti Royale. Hagbard, da gran signore, fece salire George, Stella e Harry Coin nell’enorme vettura. George rimase scioccato vedendo che l’autista era un uomo con la faccia coperta di pelliccia grigia. Fu una lunga trasferta attorno al lago fino alla città. Ingolstadt era come l’aveva immaginata, tutta torrette, guglie e torri gotiche mischiate a moderni edifici marziani, che arrivavano dritti da Madison Avenue, ma la maggioranza delle costruzioni parevano risalire ai tempi del principe Enrico l’Uccellatore. “Questo posto è pieno di palazzi bellissimi,” disse Hagbard. “La grande cattedrale gotica nel centro della città si chiama Liebfrauenminister. C’è un’altra chiesa rococò, la Maria Victoria. Ho sempre desiderato farmi d’acido prima di andare a guardare le sue sculture, sono così intricate.” “Sei già stato qui, Hagbard?” chiese Harry. “In missioni di ricognizione. So dove si trovano tutti i posti buoni. Stanotte sarete tutti miei ospiti allo Schlosskeller nel castello di Ingolstadt.” “Ci toccherà essere tuoi ospiti,” disse George. “Nessuno di noi ha un soldo.” “Se avete lino, potete pagare con quello allo Schlosskeller.” Prima passarono dal Donau-Hotel, che Hagbard considerava il più moderno e comodo di Ingolstadt, dove aveva riservato quasi tutte le camere per la sua gente. Con tutti gli alberghi pieni fino a scoppiare, c’era voluta un’enorme caparra per risolvere la situazione. Il personale dell’albergo schizzò sull’attenti quando vide la fila di auto con la splendida Bugatti di Hagbard in testa. Anche in una cittadina affollata di celebrità, sommersa da ricchi musicisti rock e da fan benestanti provenienti da tutto il mondo, una macchina come quella di Hagbard esigeva rispetto. George, seguendo Hagbard nell’atrio, si ritrovò faccia a faccia con due vecchi tedeschi curvati dagli anni. Uno, con un lungo paio di baffi bianchi e un ciuffo di capelli, pure bianchi, che ricadeva sulla fronte, disse, in un inglese fortemente accentato: “Fuori dai piedi, degenerato omosessuale ebreo comunista”. L’altro vecchio si scosse a quelle parole e disse qualcosa, placando il suo collega a bassa voce. Il primo scosse la mano per decretare la fine dell’incidente, dopodiché, barcollando, i due s’incamminarono verso gli ascensori. Diversi altri anziani s’unirono alla coppia mentre George guardava, troppo sorpreso per arrabbiarsi. Qui, però, nella madrepatria di quel tipo di mentalità, l’odio del vecchio gli parve più che altro un reperto storico. Senza dubbio, uomini del genere avevano visto Hitler da vivo. Hagbard ricevette con gesto signorile una manciata di chiavi delle camere dall’impiegato della reception. “Per semplicità, ho assegnato un uomo e una donna in ogni stanza,” disse mentre le distribuiva. “Scegliete i vostri compagni di camera e cambiateli come preferite. Quando salirete nelle vostre stanze, troverete degli appropriati costumi bavaresi stesi sui letti. Indossateli, per favore.” Stella e George salirono assieme. George aprì la porta e vagliò la stanza con i suoi due letti matrimoniali. Su uno c’era un abito da uomo composto da lederhosen con camicia di seta e calze al ginocchio, mentre sull’altro vide una gonna contadina con una blusa e un panciotto. “Costumi,” disse Stella. “Hagbard è davvero pazzo.” Chiusa la porta, abbassò la lampo del suo abito di maglia color oro. Sotto non portava nulla. Sorrise mentre George l’osservava ammirato. Quando il gruppo si riunì nell’atrio, soltanto Stella stava bene con quel costume. Tra gli uomini, Hagbard era quello che appariva più naturale e felice in lederhosen, per questo forse, gli era venuta l’idea di vestirsi in quella maniera. L’allampanato Harry appariva ridicolo e a disagio, ma il suo sorriso dai denti in fuori dimostrava che almeno stava cercando di stare al gioco. George si diede un’occhiata attorno. “Dov’è Mavis?” chiese a Hagbard. “Non è venuta. È rimasta a tener d’occhio la bottega.” Alzò il braccio con un gesto imperioso. “Allo Schlosskeller.” Il castello di Ingolstadt, una fortezza medievale costruita su una collina, possedeva un magnifico ristorante in quella che un tempo era stata una segreta o una cantina per i vini, o entrambe. Hagbard aveva prenotato l’intero sotterraneo per la serata. “Qui raduneremo le nostre forze, ci divertiremo e ci prepareremo per domani,” annunciò, poi, in uno stato d’animo agitato, quasi frenetico, prese posto al centro di un grande tavolo, su una sedia intagliata annerita dagli anni che sembrava il trono di un vescovo. Sulla parete alle sue spalle c’era un famoso ritratto dell’imperatore del Sacro Romano Impero, Enrico IV a piedi nudi nella neve di Canossa, ma con un piede sul collo di papa Gregorio VII, che giaceva sdraiato, la tiara per terra, il viso ignominiosamente sepolto in un banco di neve. “La storia vuole che sia stato commissionato dal famoso giullare bavarese Tyl Eulenspiegel quando si trovava all’apice della sua gloria,” spiegò Hagbard. “In seguito, quando diventò vecchio e povero, venne impiccato per il suo comportamento anarchico e il suo basso senso bavarese dell’umorismo. Va così.” PORTERÀ IL PIGIAMA ROSSO (“Eccolo lì,” mormora teso Markoff Chaney. Saul e Barney si piegano in avanti, scrutando la figura che hanno di fronte. Circa un metro e settanta, stima Saul, e Carmel era un metro e cinquantasette, secondo la scheda che avevano recuperato al comando di polizia di Las Vegas… ma chi altri poteva essere finito lì, così lontano dalle rotte delle visite guidate?… La mano di Saul si muove verso la pistola, ma l’altra figura ruota fulminea, facendo spuntare una pistola e gridando: “Fermi tutti voialtri!”) PORTERÀ IL PIGIAMA ROSSO “Oh, Cristo,” dice Saul disgustato. “Ave Eris, amico, stiamo dalla stessa parte.” Tiene in alto le mani, vuote. “Sono Saul Goodman e lui è Barney Muldoon, entrambi ex membri del dipartimento di polizia di New York. Questo è il nostro amico Markoff Chaney, uomo di grande immaginazione e vero servitore della Dea. Ave Discordia, Ventitré Skidoo, Kallisti, di quante altre parole d’ordine ha bisogno, signor Sullivan?” “Accidenti,” fa Markoff Chaney. “Volete dire che è davvero John Dillinger?” PORTERÀ IL PIGIAMA ROSSO QUANDO ARRIVA (Rhoda Chief, cantante e apprendista strega, provò un po’ del suo KoolAid all’inizio della serata. Avrebbe giurato fino al giorno della sua morte che quanto era accaduto a Ingolstadt in quella Walpurgisnacht non fu niente di più e niente di meno che l’apparizione di un gigantesco serpente di mare nel lago Totenkopf. La bestia - continuò - si girò, ingoiò la propria coda e pian piano si ridusse a un punto, mandando buone vibrazioni e lampi di Luce Astrale man mano che scompariva.) C’erano molti posti vuoti quando i Discordiani si sedettero alla grande tavola. Hagbard non pareva avesse fretta di ordinare la cena. Invece, continuò a ordinare giri di birra locale, della quale erano state accumulate enormi scorte in previsione del grande festival rock. George, Stella e Harry Coin sedevano vicini, accanto a Hagbard, e i due uomini discutevano serenamente di sodomia, tra lunghe pause pensose e profonde bevute. Hagbard faceva passare la birra così alla svelta che spesso George doveva ingollare un intero stein in un minuto o due, solo per tenere il passo. Varie persone entrarono e si sedettero ai posti vuoti alla tavola. George strinse la mano a un tizio sulla trentina che si presentò come Simon Moon, accompagnato da un’adorabile signora nera, tale Mary Lou Servix. Simon cominciò immediatamente a raccontare a tutti di un fantastico romanzo che aveva letto in aereo durante il viaggio d’andata. George s’interessò finché non capì che il libro era Telemaco starnutì di Atlanta Hope. Non riusciva proprio a capire come qualcuno potesse prendere sul serio quella spazzatura. All’incirca nel momento in cui George terminava il suo decimo Stein della rinomata birra di Ingolstadt, sentendosi piuttosto cotto, un tipo che sembrava molto familiare veleggiò all’interno del suo campo visivo. Indossava un abito marrone e occhiali con la montatura di corno e i suoi capelli grigi erano tagliati a spazzola. “George!” gridò. “Sì, sono io, Joe. Naturale che sono io. Tu sei Joe, no?” George si girò verso Harry Coin. “Questo è il tizio che mi aveva mandato a investigare a Mad Dog.” Harry rise. “Mio dio,” disse Joe. “Che t’è successo, George?” Pareva vagamente spaventato. “Un sacco di cose. Quanti anni sono passati da quando t’ho visto l’ultima volta, Joe?” “Anni? Sono passati sette giorni. Ti ho visto prima che prendessi l’aereo per il Texas. Che hai fatto, nel mentre?” George scosse il ditino. “Non me l’avevi raccontata tutta, Joe. Non saresti qui adesso se non avessi saputo molto di più di quanto dicevi quando m’hai mandato a Mad Dog. Forse il buon vecchio Hagbard può dirti che cos’ho fatto. Eccolo là, il buon vecchio Hagbard, ci sta guardando dall’altra parte del tavolo. Che ne dici, Hagbard? Conosci già il buon vecchio Joe Malik?” Hagbard sollevò un enorme stein ornato colmo di birra, che la direzione dello Schlosskeller gli aveva fornito in qualità di ospite d’onore. Era arricchito da elaborati bassorilievi che ritraevano scene silvestri pagane, con tanto di satiri arrapati che davano la caccia a pingui ninfette. “Come va, Malik?” disse Hagbard. “Bene, Hagbard, molto bene,” replicò Joe. “Salveremo la terra, vero, Joe?” urlò Hagbard. “Salveremo la terra, giusto?” “Gesù salva,” disse George. E cominciò a cantare: Ho la pace che supera la comprensione Nel mio cuore, Nel mio cuore, Nel mio cuore, Ho la pace che supera la comprensione Nel mio cuore… Nel mio cuore… e… vi… rimarrà! Hagbard e Stella risero e applaudirono. Harry Coin scosse la testa mugugnando: “Mi riporta indietro. Quanto mi riporta indietro”. Joe s’allontanò di qualche passo da George, in modo da fronteggiare Hagbard dall’altra parte del tavolo. “Che vuol dire, salvare la terra?” Hagbard lo guardò a bocca aperta. “Se non lo sai, perché sei venuto?” “Voglio solo sapere, salveremo la terra, ma ce la faremo a salvare la gente?” “Quale gente?” “La gente che vive sulla terra.” “Oh, quella gente. Diamine, diamine, salveremo tutti.” Stella s’accigliò. “È la conversazione più stupida che abbia mai sentito.” Hagbard si strinse nelle spalle. “Stella, amore, perché non te ne torni sul Leif Erikson?” “Ma vaffanculo, Charley.” Stella s’alzò di scatto e si allontanò, facendo ondeggiare la gonna da contadina. In quel momento, un ometto dagli occhi strabici batté sulla spalla di Joe. “Siediti, Joe. Bevi qualcosa. Siediti con George e me.” “Te ti ho già visto,” disse Joe. “Forse. Dai, siediti. Beviamo un po’ di questa buona birra bavarese. Ha una grande integrità. L’hai mai provata? Cameriera!” Il nuovo arrivato fece schioccare le dita, continuando nel frattempo a fissare Joe come un gufo attraverso lenti spesse quanto il fondo di un boccale di birra. Joe si fece accompagnare a una sedia. “Sei la copia sputata di Jean-Paul Sartre,” disse mentre si sedeva. “Ho sempre sperato di incontrare Jean-Paul Sartre.” “Allora mi spiace deluderti, Joe,” lo smentì il tipo. “Infilami la mano nel fianco.” “Mal, baby!” gridò Joe, tentando d’abbracciare l’apparizione e finendo invece per abbracciare se stesso mentre George, con gli occhi sbarrati, lo fissava scuotendo la testa. “Come sono felice di vederti qui,” continuò Joe. “Ma com’è che fai Jean-Paul Sartre invece del tassista peloso?” “È una buona copertura,” spiegò Malaclypse. “La gente si aspetta che arrivi Jean-Paul Sartre a scrivere del più grande festival rock del pianeta da un punto di vista esistenzialista. D’altra parte, questa è la patria di Lon Chaney Jr., e se cominciassi a farmi vedere in giro in veste di Sylvan Martiset, con una faccia coperta di pelliccia, mi ritroverei inseguito per tutta la città da una folla di contadini con le torce.” “Ho visto uno chauffeur peloso, oggi,” disse George. “Pensi fosse Lon Chaney Jr.?”26 “Non ti preoccupare, George,” lo rassicurò Malaclypse con un sorriso. “I pelosi sono dalla nostra.” “Davvero?” disse Joe, guardandosi attorno. Hagbard Celine era la persona più pelosa al tavolo. Le sue dita, mani e avambracci scoperti erano scuri per il folto pelo. L’ombra della sua barba correva alta sugli zigomi, fin sotto gli occhi. I capelli non fermavano la loro crescita sulla nuca, ma continuavano sin dentro al colletto. Spogliato, pensò Joe, deve sembrare un tappeto d’orso. Molte persone al tavolo avevano capelli lunghi o tagli afro, e gli uomini portavano barba e baffi. Joe si ricordò delle ascelle pelose di Miss Mao. Le bluse contadine delle donne in sala escludevano le ascelle dall’esame. George, naturalmente, aveva quei capelli biondi lunghi fino alle spalle che lo facevano somigliare a un angelo di Giotto. Poi Joe pensò: E io? Io non sono per nulla peloso. Mi taglio i capelli a spazzola perché li preferisco così. Da che parte mi colloca? “Che differenza fanno, i peli?” chiese a Malaclypse. “Il pelo è la cosa più importante in questa società,” disse George. “Ho tentato ripetutamente di spiegartelo, Joe, ma non hai mai ascoltato. I peli e i capelli sono tutto.” “I capelli sono un simbolo, in questo momento e in questa società,” rispose Malaclypse. “Comunque, esiste un aspetto concreto dei capelli che mi permette, per esempio, di guardarmi intorno in questa stanza e supporre che molta di questa gente sia nemica degli Illuminati. Vedi, a un certo punto tutti gli esseri umani avevano una pelliccia.” Joe annuì. “L’ho visto nel film.” “Oh, sì, hai visto Quando Atlantide dominava la terra, vero? Be’, rammenterai che la mancanza di peluria era la particolarità di Gruad. La maggior parte delle persone a cui gli Illuminati permisero di vivere, ed eventualmente di ritornare al livello di civiltà degli Illuminati, fu fatta accoppiare con o violentata da discendenti di Gruad. Però il gene che determina la peluria, presente in tutti gli umani prima della catastrofe, non è scomparso. È piuttosto comune nei nemici degli Illuminati. Sospetto che, se conoscessimo le storie dell’ELF, dei Discordiani e dei JAM, scopriremmo che risalgono a origini atlantiche e conservano in una qualche misura i geni dei nemici di Gruad. Sono propenso a credere che le persone pelose, nelle quali predominano i geni degli atlantici diversi da Gruad, siano intrinsecamente predisposte alle attività anti-Illuminati. Di converso, è anche facile che le persone che operano contro gli Illuminati preferiscano avere un sacco di peli e capelli. Questi fattori hanno dato vita alle leggende su lupi mannari, vampiri, uomini-bestia d’ogni tipo, abominevoli uomini delle nevi e demoni pelosi. Nota poi il successo generale della campagna di propaganda degli Illuminati nel descrivere tutte queste creature irsute come malvagie e terrificanti. La propensione alla peluria tra gli anti-Illuminati spiega anche come mai i capelli lunghi siano una caratteristica comune di bohémien, beatnik, gente di sinistra in genere, scienziati, artisti e hippy. Tutti costoro tendono a fornire buone reclute per le organizzazioni anti-Illuminati.” “A volte, mentre parliamo, diamo l’idea che gli Illuminati siano l’unica minaccia sulla terra,” disse Joe. “Non è altrettanto plausibile che possa essere pericolosa la gente che li combatte?” “Oh, certo,” replicò Malaclypse. “Il bene e il male sono due estremi della stessa via. Ma la via è stata costruita dagli Illuminati. Sai, avevano eccellenti ragioni, dal loro punto di vista, per predicare alle masse l’etica cristiana. Chi è John Guilt?” Joe rammentò cos’aveva detto a Jim Cartwright diversi anni prima: A volte mi chiedo se non stiamo tutti lavorando per loro, in una maniera o nell’altra. Non ci credeva, quando l’aveva detto, ma adesso capiva che forse era vero. Forse stava adempiendo l’incarico affidatogli dagli Illuminati persino in questo stesso momento, mentre pensava di salvare la razza umana. Proprio come Celine avrebbe potuto fare la volontà degli Illuminati mentre era convinto di salvare il pianeta. George, sorridente, gli occhi annebbiati, disse: “Dove hai conosciuto lo sceriffo Jim, Joe?” Joe lo fissò. “Cosa?” “È la mancanza di peluria la ragione per cui Gruad e i suoi successori avevano simpatia per i rettili,” proseguì Malaclypse, aggiustandosi gli occhiali dalle lenti spesse. “Provavano un vero sentimento di parentela. Uno dei loro simboli era un serpente con la coda in bocca, che si riferiva sia agli assassini ofidiani di Gruad sia ai suoi altri esperimenti con i rettili.” Joe, ancora scosso dalla domanda di George, ma poco desideroso di sondare ulteriormente in quella direzione, disse: “Miti legati ai serpenti sono spuntati in tutte le parti del mondo”. “Fanno tutti capo a Gruad. Il simbolo del serpente e la catastrofe atlantica diedero vita al mito di Adamo ed Eva, che tentati dal serpente, caddero in disgrazia quando acquisirono la cognizione del male e del bene. Proprio come Atlantide cadde per colpa dell’ideologia moralistica di Gruad, lo scienziato serpente. Poi c’è l’antico mito norvegese del Serpente del Mondo che, con la coda in bocca, tiene assieme l’universo. Il simbolo del serpente degli Illuminati fu anche all’origine di quello bronzeo di Noè, di quello piumato degli aztechi, della loro leggenda sull’aquila che divora il rettile, del caduceo di Mercurio, di san Patrizio che allontana i serpenti dall’Irlanda, di varie storie baltiche sul re serpente, di leggende sui draghi, del mostro che custodisce il favoloso tesoro in fondo al Reno, del mostro di Loch Ness e di tutta una caterva di altre storie che collegano i serpenti al soprannaturale. Difatti, il nome ‘Gruad’ deriva da una parola atlantica che possiamo tradurre in tante maniere, come ‘verme’, ‘serpente’ o ‘drago’, a seconda del contesto.” “Direi che è stato tutt’e tre,” disse Joe. “Da quello che ne so io.” George disse: “Oggi ho visto il mostro di Loch Ness. Hagbard m’ha spiegato che era una lei, il che mi ha sorpreso. Però è la prima volta che sento di queste storie di serpenti. Pensavo che il simbolo degli Illuminati fosse l’occhio nella piramide”. “Il Grande Occhio è il loro simbolo più importante,” spiegò Malaclypse, “ma non l’unico. Un altro è la Rosa Croce. Tuttavia il più riprodotto è il simbolo del serpente. Spesso vediamo l’occhio nella piramide e il serpente in combinazione. Assieme, rappresentano il mostro marino chiamato Leviatano, i cui tentacoli vengono raffigurati come serpenti e il cui corpo centrale è effigiato come un occhio in una piramide. Dato che ciascuno dei tentacoli del Leviatano sarebbe munito di un cervello indipendente, non è affatto male. La svastica, un simbolo piuttosto importante da queste parti qualche decennio fa, era in origine un disegno stilizzato del Leviatano e dei suoi molti tentacoli. Le versioni più antiche hanno più di quattro braccia, e spesso un triangolo al centro, a volte anche un occhio iscritto in un triangolo. Una comune forma di transizione è rappresentata da un triangolo con i lati allungati e poi curvati in modo da richiamare la forma dei tentacoli. Ci sono due tentacoli per ciascuno dei tre angoli, e così abbiamo un ventitré. Alcuni archeologi polacchi hanno trovato una svastica dipinta in una caverna. Risaliva al periodo Cro-Magnon, non molto dopo la caduta di Atlantide, e aveva ventitré tentacoli fluttuanti attorno a una piramide meravigliosamente eseguita, con un occhio ocra al centro.” George trattenne il respiro. Mavis era entrata nella sala. Invece del costume con la gonna contadina che Hagbard aveva imposto, indossava quelli che si sarebbero potuti definire hot-lederhosen, un paio di calzoncini in cuoio, cortissimi e aderentissimi, che le rendevano le gambe ancor più lunghe e sottolineavano la rotondità delle curve del culo. “Ehi, quella sì che è una donna attraente,” commentò Joe. “Non la conosci?” chiese George. “Be’, questa volta sono io in vantaggio. Te la presento.” Quando Mavis s’avvicinò, George disse: “Mavis, questo è Joe Malik, il tipo che mi ha ficcato nella cella dalla quale mi hai fatto uscire”. “È un po’ ingiusto,” disse Joe, prendendo le mani di Mavis con un sorriso, “però è vero che l’ho mandato io, a Mad Dog.” “Scusate,” disse Mavis. “Vorrei parlare con Hagbard.” Liberò la mano e s’allontanò. Joe e George fecero una faccia stranita. Malaclypse si limitò a sorridere. Proprio in quel momento arrivò un nero alto dall’aspetto severo, che si diresse verso Hagbard e gli strinse la mano. Anche lui indossava un costume contadino bavarese. “Ehi, è Otto Waterhouse, il famoso sbirro assassino e assassino di sbirri!” ruggì Hagbard, trangugiando birra dal suo enorme Stein. Waterhouse mostrò per un attimo un’espressione sofferente, poi si sedette e studiò la stanza attraverso gli occhi socchiusi. “Dov’è la mia Stella?” chiese imbronciato. George sentì i peli del collo drizzarsi. Sapeva che, per quanto riguardava Stella, nessuno poteva accampare diritto di possesso. Quindi neanche quel tizio. Il possesso esclusivo pareva l’unica forma di relazione sessuale non praticata dai Discordiani e i loro alleati, tra cui vigeva una specie di amore tribale, collettivo, che non scoraggiava nessuno dall’andare a letto con chiunque. Un osservatore poco comprensivo l’avrebbe potuta definire “promiscuità”, ma quella parola, per come la intendeva George, significava usare il corpo dell’altro a scopi di sesso, senza provare nulla per la persona con cui si aveva a che fare. I Discordiani erano tutti troppo vicini, troppo interessati agli altri come persone, affinché la parola “promiscuità” si attagliasse alla loro vita sessuale. E George li amava tutti: Hagbard, Mavis, Stella, gli altri Discordiani, Joe, anche Harry Coin, magari persino Otto Waterhouse, appena arrivato. Mavis disse: “Stella è andata al sottomarino, Otto. Ci raggiungerà al momento opportuno”. D’un tratto, Hagbard balzò in piedi. “Zitti!” ruggì. Cadde il silenzio nella stanza fumosa. I presenti guardarono Hagbard incuriositi. “Ci siamo tutti adesso,” disse. “Devo fare un annuncio. Voglio che brindiate alla notizia di un fidanzamento.” “Fidanzamento?” fece eco qualcuno, incredulo. “Chiudi quel cazzo di bocca,” ringhiò Hagbard. “Sto parlando, e se qualcuno m’interrompe di nuovo lo butto fuori. Sì, sto parlando di un fidanzamento. Per sposarsi. Dopodomani, quando l’Eschaton sarà stato immanentizzato, e tutta questa storia terminata… alzate i vostri stein… Mavis e io saremo sposati, a bordo del Leif Erikson, dalla signorina Portinari.” George rimase seduto immobile per un attimo a osservare Hagbard, assorbendo l’annuncio. Il suo sguardo passò poi da Hagbard a Mavis, e le lacrime cominciarono a riempirgli gli occhi. Poi s’alzò in piedi levando lo Stein. “Brindo a te, Hagbard!” disse, quindi spostò il braccio indietro con un movimento ampio per non spargere la birra e lanciò il boccale verso la testa di Hagbard. Ridendo, quest’ultimo si scansò con un movimento così casuale da far sospettare che non l’avesse eseguito per evitare il colpo. Lo stein colpì la testa dipinta dell’imperatore Enrico IV. A quanto pareva, il quadro era stato eseguito su di una tavola assai resistente, perché lo Stein si sbriciolò senza ammaccarlo. Un cameriere corse ad asciugare la birra, osservando George con aria di rimprovero. “Scusa,” disse il colpevole. “Odio danneggiare un’opera d’arte. Dovevi tenerla ferma, quella testaccia, Hagbard. Sarebbe stata una perdita relativa.” Fece un respiro profondo prima di sbraitare: “Peccatori! Peccatori nelle mani di un dio furioso! Siete tutti ragni nelle mani del Signore!” Allargò le mani, con le palme verso l’alto. “Che vi tiene su un braciere ardente!” George rovesciò le mani. Di colpo notò che tutti in sala erano in silenzio e lo stavano guardando. Allora svenne tra le braccia di Joe Malik. “Bello,” giudicò Hagbard. “Squisito.” “È questo che volevi dire con ‘portargli via la donna’?” domandò furioso Joe mentre adagiava George su una sedia. “Sei un sadico testa di cazzo.” “È solo il primo passo,” disse Hagbard. “E ho detto che sarebbe stato solo temporaneo. Hai visto come ha lanciato quello Stein? Una mira perfetta. Mi avrebbe lobotomizzato se non avessi previsto che stava arrivando.” “Sarebbe stato meglio,” disse Joe. “Mi stai dicendo che mentivi su te e Stella sposati? L’hai detto solo per rompere il cazzo a George?” “Certo che no,” intervenne Mavis. “Hagbard e io ne abbiamo abbastanza di questa vita da single, ‘prendi quello che capita’. E non troverò mai un altro uomo che si inserisca più perfettamente di Hagbard nel mio sistema di valori. Non ho bisogno di altri.” Quindi, come per dimostrare che diceva sul serio, s’inginocchiò e gli baciò il collo peloso del piede sinistro. “Un nuovo misticismo,” gridò Simon. “Il Sentiero del Piede Sinistro.” Joe distolse lo sguardo, imbarazzato da quel gesto, poi un altro pensiero gli attraversò la mente, e iniziò a ricordare. C’era qualcosa in quella scena che gli faceva riaffiorare un ricordo… ma era un evento del passato o del futuro? “Che posso dire?” chiese Hagbard, sorridente. “L’amo.” Arrivò altro cibo. Harry Coin si piegò per domandare: “Hagbard, sei proprio sicuro che questa dea, Eris, sia vera e che si troverà qui stasera, solida come me e te?” “Hai ancora dei dubbi?” chiese Hagbard, altezzoso. “Se hai visto me, hai visto Nostra Signora.” E fece una mossa affettata. L’amico è partito del tutto, pensò Joe. “Non ce la faccio più a mangiare,” disse, congedando il cameriere e sentendo la testa che girava. A quel punto, Hagbard gridò: “Mangia! Mangia e sii felice. Potresti non vedermi mai più, Joe. Qualcuno a questo tavolo mi tradirà, non lo sapevi?” Due pensieri entrarono in collisione nella mente di Joe: Sa, è un Mago e Crede d’essere Gesù, è proprio fuori. Ma proprio in quel momento George Dorn si svegliò dicendo: “Occristo, Hagbard, non posso farmi l’acido”. Hagbard rise. “Il Morgenheutegesternwelt. Sei in anticipo sul copione, George. Non ho ancora cominciato a passare l’acido.” Tirò fuori di tasca una bottiglia e sbatté un mucchietto di capsule sul tavolo. Proprio in quel momento, Joe sentì cantare un gallo. Le auto, tranne quelle di servizio e i veicoli dei musicisti, dei loro assistenti e dello staff del festival, erano state bandite nel raggio di quindici chilometri dal palco. Hagbard, George, Harry Coin, Otto Waterhouse e Joe si fecero strada attraverso folle di giovani. Passò un camper VW che portava Clark Kent and his Supermen. Subito dopo, un’enorme Mercedes nera, originale anni Trenta, si fece lentamente strada fra due ali di ragazzini esultanti, circondata da un quadrato di motociclisti in tuta bianca che tenevano a distanza i fan esagitati. Joe scosse la testa, ammirando i tubi cromati del turbocompressore, lo splendore della vernice nera lucidata a mano e le ruote con i cerchi razzati. La capotta era sollevata, eppure, scrutando all’interno dell’auto, riuscì a vedere diverse teste bionde dai capelli a spazzola. Una ragazza bionda accostò il viso al finestrino fissando inespressiva l’esterno. “Ci sono gli American Medicali Association, in quella Mercedes,” disse George. “Ehi, potremmo buttare una bomba in macchina e beccarli tutti in un colpo,” propose Harry Coin. “Uccideresti anche un sacco d’altra gente, e ritarderesti un sacco di lavoro in sospeso,” disse Hagbard, seguendo con gli occhi la Mercedes che pian piano scompariva lungo la strada. “È una bella macchina. Apparteneva al feldmaresciallo von Rundstedt,27 uno dei più capaci tra i generali di Hitler.” Un bus nero dalle dimensioni elefantine che trasportava l’attrezzatura degli American Medicali Association e tallonava da presso la Mercedes passò in silenzio. UCCIDEREMO IL VECCHIO GALLO ROSSO UCCIDEREMO IL VECCHIO GALLO ROSSO I Closed Corporation venivano in genere riconosciuti come il gruppo più esoterico e sperimentale tra tutte le band rock, ragion per cui il loro seguito, sebbene entusiasta, era relativamente ristretto. “È proprio pesante” diceva la maggior parte della cultura giovanile, “ma è vero rock?” La stessa domanda, formulata in termini più educati, era stata spesso posta dai giornalisti, e il leader della band, Peter “Pall” Mall, aveva una risposta standard: “È una pietra,”28 diceva con voce grave, “e su questa pietra edificherò una nuova chiesa”. Poi si metteva a ridere, perché di solito era strafatto durante le interviste. (I giornalisti lo rendevano nervoso.) La componente religiosa, infatti, era sempre piuttosto spiccata quando i Closed Corporation salivano sul palco, e la lamentela più frequente era che nessuno riusciva a capire i versi che accompagnavano alcuni dei loro accordi più interplanetari. Queste salmodie derivavano dalle Enochian Keys che il dottor John Dee29 aveva decifrato dagli acrostici nel Necronomicon, e in tempi moderni erano state ragguardevolmente impiegate dal ben noto poeta Aleister Crowley e dal reverendo Anton Szandor Lavey della Prima Chiesa di Satana di San Francisco. La notte del 30 aprile, i Closed Corporation sacrificarono ritualmente un gallo all’interno di un pentacolo (lanciò un ultimo grido disperato prima che gli tagliassero la gola), invocarono i Nomi Barbari, Calarono una dose di mescalina a testa e s’avviarono verso il luogo del concerto, pronti a scatenare vibra che avrebbero fatto impallidire di terrore persino gli American Medicali Association. UCCIDEREMO IL VECCHIO GALLO ROSSO QUANDO ARRIVA “Ho visto Hagbard Celine,” disse Winifred Saure. “Ovvio che sarebbe venuto sin qui con i suoi lacchè ed efebi,” replicò Wilhelm Saure. “Dobbiamo mettere in conto di risolvere questa faccenda all’ultimo momento.” “Mi domando cosa stia architettando,” disse Werner Saure. “Nulla,” rispose Wolfgang Saure. “A parer mio, non sta architettando un bel nulla. So come lavora la sua mente, una testa piena di scemenze mistiche orientali. Farà affidamento sul suo intuito. Spera di renderci più difficile anticipare le sue mosse visto che neanche lui sa quali saranno. Ma si sbaglia. Il suo campo d’azione è drasticamente limitato, e non può fare nulla per fermarci.” Per prime apparvero le torri sopra le cime verde scuro degli abeti. Sembravano torrette di guardia da penitenziario, anche se in realtà gli uomini al loro interno erano disarmati e il loro scopo primario era alloggiare riflettori e altoparlanti. Poi la strada svoltò e si trovarono a passeggiare accanto a un reticolato metallico alto sei metri. Parallelo al primo, ne correva un altro, interno, distante nove metri e più o meno della stessa altezza. Più in là, si vedevano i fianchi verde brillante delle colline. Gli organizzatori del festival avevano tagliato e venduto tutti gli alberi cresciuti sulle alture situate all’interno dell’area recintata, rimosso i ceppi con i bulldozer e coperto la terra smossa con terriccio fresco. I campi erano già parzialmente pieni di gente. Tende erano spuntate come funghi, bandiere garrivano per aria. Le toilette mobili, dipinte in arancione fluorescente per renderle più facili da localizzare, erano state installate a intervalli regolari. Un potente brusio di voci, grida, canti e musiche saliva dalle colline. Oltre le alture, passata la collina centrale del palco, le acque blu e nere del lago Totenkopf si sollevavano scroscianti. Anche quell’area del festival aveva le sue recinzioni e torri. Joe disse: “Viene da pensare che la loro massima preoccupazione sia che qualcuno riesca a entrare gratis”. “Questa gente sa bene come costruire posti del genere,” disse Otto Waterhouse. Hagbard rise. “Dai, Otto, sei razzista verso i tedeschi?” “Stavo parlando dei bianchi. Ne hanno di belli grandi anche negli Stati Uniti. Io ne ho visti un paio.”30 “Però non ne ho mai visto uno con una cupola geodetica,” disse George. “Guarda com’è grossa. Mi chiedo cosa c’è dentro.” “Ho letto che i Kabouters avrebbero impiantato una cupola,” disse Joe. “Come una specie di stazione di pronto soccorso e aiuto per chi si trovi in un brutto viaggio, o roba del genere.” “Forse è un posto dove puoi andare a sentire la musica,” disse Harry Coin. “Cazzo, grosso com’è, a malapena si vede la gente sul palco, figurati ascoltarla.” “Non hai ancora sentito l’amplificazione,” disse Hagbard. “Quando partirà la musica, la sentiranno fino a Monaco.” Arrivarono a un cancello, sormontato da un cartello arcuato che dichiarava, in lettere gotiche rosse: EWIGE BLUMENKRAFT UND EWIGE SCHLANGENKRAFT. “Vedi?” disse Hagbard. “In bella mostra. Perché chiunque lo legga comprenda che l’ora è giunta. Non si nasconderanno ancora per molto.” “Be’, almeno non dice ‘Arbeit macht frei’,” disse Joe. Hagbard distribuì i biglietti arancioni settimanali per il suo gruppo, e un inserviente in uniforme nera li forò e glieli restituì. Erano entrati nel Festival di Ingolstadt. Mentre il sole affondava sul lato opposto del lago Totenkopf, Hagbard e il suo contingente s’arrampicarono su per una collina. Un enorme schermo sopra il palco annunciava che stavano suonando gli Oklahoma Home Demonstration Club, e l’amplificazione stava tuonando un vecchio successo del gruppo, Custer Stomp. Dietro al palco, i quattro membri degli American Medicali Association, isolati, fissavano il tramonto. Indossavano tutti giacche e pantaloni neri iridescenti. I musicisti degli altri gruppi si trovavano e conversavano, parecchi di loro felici d’incontrarsi per la prima volta. Addirittura fraternizzavano con alcuni giovanotti intrepidi che erano riusciti a infiltrarsi oltre le guardie passando sul retro della collina del palco. Tuttavia i roadies in tuta bianca tenevano il pubblico e i colleghi lontani dagli American Medicali Association. Era un privilegio riconosciuto di solito a quel gruppo. Dopo tutto, erano universalmente acclamati come il più grande gruppo rock del mondo. I loro dischi vendevano più di tutti. Le loro tournée richiamavano folle che ridicolizzavano quelle dei Beatles. Il loro sound era dappertutto. Come i Beatles erano riusciti a rappresentare, per un momento, la nuova libertà degli anni Sessanta, così gli American Medicali Association parevano compendiare lo spirito repressivo degli anni Settanta. Il segreto della loro popolarità era l’essere così raccapriccianti. Rammentavano ai fan tutti i mali che venivano rovesciati loro addosso, e quindi ascoltarli e vederli era come grattare un tremendo prurito. Davano l’idea che forse la gioventù aveva catturato i suoi oppressori o s’era identificata con loro, e per un attimo trasformavano in piacere il dolore di tutta la scena. Per apprendere come gustare la sofferenza, visto che quello era il loro destino, milioni di ragazzi accorrevano ad ascoltare il gruppo. “Come un calorifero,” disse Wolfgang. “Noi, al centro. Il nostro messaggio proiettato in un bacino di vibrante sapere giovanile. Da questo massicciamente riflesso verso l’altra sponda del lago, e nel lago fino a milleseicento metri di profondità, dove raggiunge l’esercito sommerso. Facendoli risorgere, in un certo senso, dalla morte.” “Siamo a un passo dal realizzare il sogno di trentamila anni,” disse Winifred. “Saremo capaci di farcela? Saremo noi quelli che completeranno l’opera avviata dal grande Gruad? In caso contrario, che ne sarà di noi?” “Senza dubbio urleremo all’inferno per l’eternità,” replicò tranquillamente Werner. “Che ci faresti se fallissimo?” “Dovremo temere l’eternità solo se entra in scena il Divoratore d’Anime,” disse Wilhelm. “E lo tengono ancora imprigionato dentro al Pentagono.” “Che nessuno parli di fallimento,” disse Wolfgang. “È assolutamente impossibile fallire. Il piano è a prova d’errore.” Winifred scosse la testa. “Agli errori non è del tutto impermeabile. E tu, Wolfgang, lo sai meglio di noi.” S’era fatto buio. La grande tenda di tela arancione era posta al riparo tra la recinzione e una collinetta erbosa relativamente isolata, da dove si godeva il massimo della privacy in quanto quell’angolo del festival era il più lontano dal palco ed era inoltre pieno di Discordiani. Hagbard entrò nella tenda e ci rimase per un po’. Joe e George restarono fuori a chiacchierare. George stava pensando che forse Hagbard era lì con Mavis e avrebbe voluto schizzar dentro per ammazzare quel figlio di troia. Joe, agonizzante per il nervosismo, sospettava che Hagbard fosse nella tenda con una donna, probabilmente Mavis, e si chiedeva se non avrebbe fatto meglio a entrare per ucciderlo, mentre il capo dei Discordiani era occupato. Teneva la mano nella tasca, le dita attorno alla piccola pistola. Giro, girotondo… Dopo una mezz’ora Hagbard uscì sorridente. “Entra,” disse a Joe. “C’è bisogno di te, lì dentro.” George agguantò il braccio di Hagbard, tentando di affondare le dita. Ma il muscolo sembrava ferro, e Hagbard non parve accorgersi di nulla. “Chi c’è là dentro?” chiese. “Stella,” rispose Hagbard, guardando il palco dove stavano suonando i Plastic Canoe. “E te la stavi scopando?” domandò Joe. “Per rilasciare le energie? E adesso dovrei scoparla anch’io? E George dopo di me? E poi tutto il resto? È magia della mano sinistra, ed è sinistra.” “Entra e basta,” disse Hagbard. “Rimarrai sorpreso. Non stavo scopando con Stella. Stella non c’era quando c’ero io.” “Chi c’era allora?” chiese George, totalmente confuso. “Mia madre,” rispose Hagbard, tutto allegro. Joe si girò verso la tenda. Avrebbe fatto un ultimo sforzo per fidarsi di Celine, ma poi… Di colpo quel viso da falco gli si avvicinò, e Hagbard sussurrò: “So cos’hai in mente per dopo. Sbrigati”. PORTERÀ IL PIGIAMA ROSSO QUANDO ARRIVA Il 2 febbraio, Robert Putney Drake ricevette un libro per posta. L’indirizzo del mittente, aveva notato, era Gold & Appel Transfers, in Canal Street, una delle due grandi aziende di proprietà di quell’interessante Celine che aveva continuato a farsi vedere in tutte le migliori feste dell’anno passato. S’intitolava Non fischiare mentre pisci e il frontespizio recava un autografo appariscente che diceva: “Con i migliori saluti dall’autore” seguito da una gigantesca C simile a una mezzaluna. L’editore era la Green and Pleasant Publications, casella postale 359, Glencoe, Illinois, 60022. Drake lo aprì e lesse alcune pagine. Con sua enorme meraviglia, diversi segreti degli Illuminati vi erano spiegati in maniera piuttosto chiara, anche se con un tono ostile e sarcastico. Fece scorrere le pagine, cercando altri frammenti interessanti. Verso la metà del libro, trovò: DEFINIZIONI E DISTINZIONI LIBERO MERCATO: quella condizione della società nella quale tutte le transazioni economiche risultano da scelte volontarie, prive di coercizione. STATO: quell’istituzione che interferisce con il libero mercato attraverso l’esercizio diretto della coercizione, o la dispensazione di privilegi (sostenuta dalla coercizione). TASSA: quella forma di coercizione o interferenza con il libero mercato tramite la quale lo stato raccoglie tributi (le tasse) che gli permettono di assoldare forze armate per praticare la coercizione a difesa dei privilegi, e anche di tentare guerre, avventure, esperimenti, “riforme” ecc. come meglio crede, non a sue spese, bensì a spese dei “propri” sudditi. PRIVILEGIO: dal latino privi, privato, e lege, legge. Vantaggio accordato dallo stato e protetto dai suoi poteri di coercizione. Una legge a beneficio privato. USURA: quella forma di privilegio o interferenza con il libero mercato attraverso cui un gruppo sostenuto dallo stato monopolizza il sistema monetario e perciò incassa un tributo (interesse), diretto o indiretto, su tutte le transazioni economiche. LATIFONDISMO: quella forma di privilegio o interferenza con il libero mercato in cui un gruppo sostenuto dallo stato è “proprietario” di terre e perciò incassa un tributo (affitto) da coloro che vivono, lavorano o producono sul terreno. TARIFFA: quella forma di privilegio o interferenza con il libero mercato in cui alle merci prodotte fuori dallo stato non viene permesso di competere ad armi pari con quelle prodotte all’interno dello stato. CAPITALISMO: quell’organizzazione della società che, incorporando elementi di tassa, usura, latifondismo e tariffe, contraddice il libero mercato mentre pretende di rappresentarlo. CONSERVATORISMO: quella scuola filosofica capitalista che dichiara fedeltà al libero mercato sostenendo, in realtà, l’usura, il latifondismo, le tariffe e, a volte, le tasse. LIBERALISMO: quella scuola filosofica capitalista che tenta di correggere le ingiustizie del capitalismo aggiungendo nuove leggi a quelle già esistenti. Ogni volta che i conservatori passano una legge che crea privilegi, i liberali ne approvano un’altra che li modifica, spingendo così i conservatori al varo di leggi ancora più raffinate per ricreare i privilegi ecc., finché “Tutto quello che non è proibito è obbligatorio” e “Tutto quello che non è obbligatorio è proibito”. SOCIALISMO: il tentativo di abolizione di ogni privilegio attraverso la restaurazione di tutto il potere nelle mani dell’agente coercitivo che si trova dietro al privilegio, ossia lo stato, con il risultato di trasformare l’oligarchia capitalista in monopolio statale. Imbiancatura di un sepolcro con il nero. ANARCHISMO: quell’organizzazione della società nella quale il libero mercato opera liberamente, senza tasse, usura, latifondismo, tariffe o altre forme di coercizione e privilegio. Gli ANARCHICI DI DESTRA pensano che in un libero mercato le persone preferirebbero competere piuttosto che cooperare. Gli ANARCHICI DI SINISTRA, da parte loro, sostengono che nel libero mercato la gente nella maggior parte dei casi opterebbe volontariamente per la cooperazione a scapito della competizione. Drake, a questo punto totalmente catturato, voltò la pagina. Trovò quella che pareva una relazione antropologica su un’oscura tribù della quale non aveva mai sentito parlare, nella quale riconobbe rapidamente una satira e una parabola. Lasciando da parte il libro per un momento, chiamò la segretaria per chiederle di metterlo in comunicazione con la Gold & Appel Transfers. Dopo un momento, una voce disse: “G & A T. La signorina Maris”. “Il signor Drake per il signor Celine,” disse la segretaria di Drake. “Il signor Celine è partito per un lungo viaggio,” replicò la signorina Maris, “ma ha lasciato un messaggio, nel caso che il signor Drake chiamasse.” “Può dire a me,” intervenne Drake, sentendo un clic quando la segretaria abbassò il ricevitore. “Il signor Celine le invierà un emissario a tempo debito,” comunicò la signorina Maris. “Ha detto che lo riconoscerà perché avrà con sé certe opere d’arte dell’era di Gruad. Temo sia tutto, signore.” “Grazie,” disse Drake con voce atona, riappendendo. Conosceva la tecnica: l’aveva usata pure lui quando aveva dato la scalata al Sindacato, nel 1936. “Stavi scopando Stella?” “Chi dice che stessi scopando qualcuno?” Joe entrò. La tenda era arredata con lo sfarzo di un capo guerriero moresco. A un’estremità, dietro un velo diafano, si notava una figura seduta su una pila di cuscini. Era di carnagione chiara, quindi Hagbard aveva mentito riguardo la presenza di Stella. Joe s’avvicinò e scostò il velo. Era proprio Mavis, esattamente come s’era immaginato. Indossava abiti da harem, rossi ma trasparenti, attraverso i quali poteva intravedere i capezzoli scuri e il cespuglio di peli tra le gambe. All’idea di fare l’amore con lei sentì il cazzo che iniziava a gonfiarsi. Tuttavia era determinato a imporre il suo viaggio di testa a quella scena. “Perché sono qui?” domandò, trattenendo la tenda con una mano e cercando d’assumere una posa disinvolta. Mavis sorrise appena e gli fece cenno di sedersi sui cuscini accanto a lei. Quando lo fece, Joe si trovò automaticamente a scivolare in posizione semireclinata. Percependo un flebile accenno di profumo proveniente da Mavis, sentì salire ancora un po’ la tensione nei lombi. “Per sconfiggere gli Illuminati ho bisogno di tutte le energie che riusciamo a mettere in azione,” disse Mavis. “Aiutami, Joe.” Aprì le braccia. “Stavi scopando con Hagbard? Non mi sono mai piaciuti gli avanzi.” Mavis lanciò un piccolo ringhio e gli si buttò addosso. Fece scivolare le sue labbra bagnate su quelle dell’uomo, poi gli affondò la lingua in bocca, premendo, al contempo, la coscia tra le gambe dell’uomo. Joe cadde all’indietro, arrendendosi. Era davvero troppo attraente. In un attimo lei gli aprì i pantaloni. Il suo rigido cazzo bollente si mise a pulsare nelle mani della donna, che s’abbassò, cominciando a succhiarlo ritmicamente. “Aspetta,” disse Joe. “Sto per venirti in bocca. È passata una settimana da quando ho scopato l’ultima volta, e sto sul filo del rasoio.” Mavis lo guardò con un sorriso. “Mangiami, allora. Ho sentito che sei bravo.” “Da chi l’hai sentito?” chiese Joe. “Da un prete gay mio amico,” rispose lei con una risata mentre scioglieva il nodo che reggeva i pantaloni rossi. Joe esplorò le labbra della vulva con la lingua, crogiolandosi nell’acre aroma muschiato del cespuglio, poi iniziò un movimento costante su e giù, su e giù con la lingua sulla clitoride. Dopo un momento sentì tendersi il corpo di lei, che diventava sempre più rigido. Il bacino iniziò ad agitarsi. Le piazzò entrambe le mani sulle anche e continuò a leccare inesorabile. Alla fine lei lanciò un gridolino e cercò di spingergli tutto il monte di Venere in bocca. “Adesso scopami, svelto, svelto,” disse, e Joe, pantaloni calati e code della camicia al vento, la montò. Venne in una serie di spasmi squisiti, quindi abbandonò la testa sul cuscino, accanto a quella di Mavis, che lo lasciò riposare in quel modo per qualche minuto, poi gentilmente gli fece cenno di scivolare fuori e si girò su di un fianco per poterlo guardare in viso. “Posso andare?” domandò Joe. “Ho fatto il mio dovere? Rilasciato le energie o roba del genere?” “Sembri amareggiato, e triste. Vorrei che restassi con me ancora un po’. Cos’è che t’infastidisce?” “Un sacco di cose. Sento d’aver fatto la cosa sbagliata. George è ovviamente innamorato di te, e tu e Hagbard lo prendete in giro. Hagbard mi tratta come un buffone. Ed entrambi mi state usando, è chiaro. Tu mi stai usando sessualmente, e sto cominciando a pensare che Hagbard si stia servendo di me in altre maniere. E credo tu lo sappia.” “Non hai preso l’acido, vero?” chiese lei, guardandolo con una faccia triste. “No. Sapevo cosa stava facendo Hagbard. È un momento troppo serio per mettersi a giocare alla passione di Cristo.” Mavis sorrise. Cominciò a giocherellare col suo pene moscio, massaggiando gentilmente la testa nel proprio cespuglio. “Joe, sei stato allevato da cattolico. I cattolici sanno apprezzare più di chiunque altro la bestemmia. Ecco perché Hagbard ha scelto te. Come sta la passione, Joe? Sta montando?” Premendo il corpo nudo contro il suo, gli sussurrò: “Ti piacerebbe scopare la vergine Maria?” Joe vide il volto di sua madre, e sentì il sangue pulsargli nel pene. Adesso pensava di capire, forse, cosa intendeva Hagbard quando aveva detto che nella tenda c’era sua madre. Poco dopo, quando le fu dentro, lei disse: “Sono una vergine eterna, Joe. E ogni donna lo è, se solo hai occhi per vedere. Volevamo darti occhi, stanotte. Però hai rifiutato il Sacramento. Hai scelto la via più dura di tutte, Joe. Se vuoi farcela stanotte, dovrai trovarti da solo una maniera per vedere. Con altri mezzi da quello che Hagbard ti ha messo a disposizione. Dovrai scoprire il tuo Sacramento”. E quando entrambi furono di nuovo venuti, gli sussurrò: “Era quello il Sacramento?” Joe si sollevò a osservare il rosso tatuaggio triangolare tra i seni. “No. Non sei la vergine Maria. Sei sempre Mavis.” “E tu devi ancora prendere la decisione. Ciao, Joe. Mandami George.” Mentre Joe si rivestiva, sentendo il peso della pistola nella tasca dei pantaloni, Mavis si girò in modo da restare sdraiata sullo stomaco, senza guardarlo. I suoi glutei nudi sembravano totalmente indifesi. Lui guardò il cuscino sul quale aveva riposato il suo didietro durante il rapporto. Era di tessuto dorato, con la parola KALLISTI ricamata in lettere svolazzanti. Scosse la testa e lasciò la tenda. Mentre usciva, Hagbard stava dicendo sottovoce a Otto Waterhouse: “…sarebbe stato perfetto per te, se non avessimo avuto un altro incarico da assegnarti. Il carbonchio-lebbra-Pi può spazzare via l’intera popolazione della Terra in pochi giorni”. All’improvviso, il bianco della camicia di Hagbard, l’oro della tela della tenda, i riflettori splendenti del festival, tutto risultò superbrillante. Era l’adrenalina. La bocca è asciutta… disidratazione. Tutti i classici sintomi della fuga… lotta. La sindrome d’attivazione, come la chiama Skinner.31 Ero così eccitato, un vero trip. “Ciao, Joe,” disse Hagbard, sottovoce. Joe s’accorse di colpo che la sua mano stringeva la pistola. Quando Hagbard gli sorrise, si sentì come un bambino scoperto a tirarselo, con la mano in tasca. La tolse rapidamente. “Vuole George,” disse con un filo di voce. Diede le spalle a Hagbard per guardare verso il palco, dove il display che brillava nel buio indicava LOAF AND THE FISHES.32 Stavano cantando: “Giro, girotondo, intorno ai confini del mondo…” Su una pila di cuscini, dietro un velo diafano a un lato della tenda, era sdraiata Stella, con indosso solo la parte superiore di un pigiama di chiffon rosso. “Hai lasciato che Joe ti scopasse?” disse George. “Joe non mi ha mai scopata,” replicò Stella. “Sei il primo che lo fa, stasera. Senti, George, dobbiamo raccogliere ogni molecola d’energia disponibile per combattere gli Illuminati. Vieni qui, fai scorrere le energie con me.” “È Danny Pricefixer,” disse Doris Horus. “L’ho conosciuto sul volo d’andata.” (“Santo Gesù,” dissi a Maria Imbrium, cantante dei Sicilian Dragon Defense, “vedo angeli che escono dal lago. Angeli vestiti d’oro. Guarda!” (“Stai viaggiando con quel Kool-Aid dei Kabouter, baby,” gli disse uno degli Hun, parecchio fasciato. “Non esce nulla dal lago.” (“Qualcosa sta uscendo dal lago,” asserì il batterista dei Sicilian Dragon, “e tu sei così fuori che non lo vedi.” (“E che cosa sono, se non angeli?” domandò Maria. (“Cristo, non lo so. Ma chiunque siano, stanno camminando sull’acqua.”) Porto le mie piume verdi, mentre volo, Giro, girotondo… (“Gesù. Camminano sull’acqua. Voialtri siete andati di brutto.” (“È solo un branco di surfisti che per qualche strana ragione porta delle giacche verdi.” (“Surfisti? Col cazzo! Quella è una specie di gang di diavoli bavaresi. Sembrano tutti il mostro di Frankenstein avvolto nelle alghe.”) “Pricefixer?” fece Kent. “Non ci siamo incontrati cinque o sei anni fa ad Arkham? Non sei un poliziotto?” (“È un gigantesco uovo verde… e mi ama…”) John Dillinger sussurrò a Hagbard: “Quel tipo coi capelli rossi, laggiù… quello col musicista nero e la ragazza con le tette da urlo. È uno sbirro della Squadra Artificieri di New York. Vuoi scommettere che sta investigando sull’attentato a ‘Confrontation’?” “Deve aver parlato con Mama Sutra,” disse Hagbard pensoso. PORTERÀ IL PIGIAMA ROSSO PORTERÀ IL PIGIAMA ROSSO QUANDO ARRIVA Quando Otto Waterhouse fece il suo ingresso nella tenda, Miss Mao lo stava aspettando. “Mai scopata una cinese,” disse Otto, spogliandosi dei vestiti. “Non credo che piacerà a Stella.” “Sarà Ok con Stella,” disse Miss Mao. “Abbiamo bisogno di smuovere tutte le energie se vogliamo combattere gli Illuminati. E abbiamo bisogno del tuo aiuto.” Gli spalancò le braccia. “Non c’è bisogno di chiederlo due volte,” disse Otto, calandosi su di lei. Alle 5 e 45, a Washington, il centralino del Pentagono fu avvisato che tra dieci minuti sarebbero esplose alcune bombe nascoste nell’edificio. “Avete ucciso centinaia dei nostri, oggi, per le strade di Washington,” comunicò una voce di donna. “Ma vi diamo lo stesso la possibilità di evacuare l’edificio. Non avete il tempo per trovare le bombe. Abbandonate il Pentagono immediatamente, e lasciate che sia la storia a giudicare quale parte ha lottato davvero a favore della vita e contro la morte.” Il personale di livello più elevato del Pentagono (con la sommossa scoppiata nelle strade della capitale, tutti erano presenti) fu immediatamente trasferito in rifugi sotterranei a prova d’esplosione. Il ministro della Difesa, dopo essersi consultato con i capi di stato maggiore, dichiarò che c’era una probabilità del novantacinque per cento che quella minaccia fosse una burla per ostacolare il lavoro di coordinamento della repressione della sommossa in tutta la nazione. Avrebbero ordinato una perquisizione, ma nel frattempo il lavoro doveva continuare come di consueto. “Inoltre,” aggiunse il ministro scherzando col capo di stato maggiore dell’esercito, “una di quelle bombette radicali provocherebbe a questo edificio gli stessi danni di un mortaretto lanciato contro un elefante.” Comunque, il dettaglio che la telefonista avesse parlato di bombe (plurale) non fu apprezzato. E le esplosioni vere e proprie furono molto più potenti di quanto avesse lasciato intuire chi aveva chiamato. Dato che in seguito non fu mai condotta una vera inchiesta, nessuno sa con esattezza che tipo d’esplosivo sia stato usato, quante bombe ci fossero, come erano state introdotte all’interno del Pentagono, dov’erano state piazzate e come fossero state fatte detonare. Neppure la domanda più interessante di tutte trovò una risposta soddisfacente: chi era stato? In ogni caso, alle 5 e 55 del pomeriggio, ora di Washington, una serie di deflagrazioni distrusse un terzo del lato del Pentagono dalla parte del fiume, squarciando tutti e quattro gli anelli, dal cortile più interno fino alla cinta esterna. Ci furono pesanti perdite di vite umane. Centinaia di persone che lavoravano in quel lato dell’edificio rimasero uccise. Anche se l’esplosione non pareva aver toccato i loro rifugi a prova di bomba, il ministro della Difesa, i capi di stato maggiore e numerosi alti ufficiali furono ritrovati morti: si pensò che fosse stata l’onda d’urto a ucciderli, e nel caos che seguì a nessuno venne in mente di esaminare accuratamente i cadaveri. Dopo le esplosioni, il Pentagono fu evacuato in ritardo, nel timore di altre esplosioni. Non ne seguirono altre, ma l’establishment militare americano restò temporaneamente senza un capo. Un’altra vittima fu il signor H.C. Winifred, del ministero della Giustizia. Burocrate dalla carriera lunga e onorata, Winifred, apparentemente impazzito a causa dei terribili incidenti di quella giornata disonorevole, si mise al volante di una limousine del ministero e guidò come un pazzo verso il Pentagono, ignorando ventitré semafori rossi. Corse sulla scena dell’esplosione brandendo un grosso pezzo di gesso, e stava tentando di tracciare una riga da un lato all’altro della breccia aperta nel muro di cinta del Pentagono quando crollò a terra e morì, apparentemente d’infarto. Alle 11 e 45, ora di Ingolstadt, gli altoparlanti e il display sopra al palco annunciarono gli American Medicali Association. Dopo un’ovazione di dieci minuti, i quattro giovani biondo-cenere dagli occhi strani iniziarono a suonare il loro pezzo più popolare, Age of Bavaria. (A Los Angeles, la scala Mercalli sul sismografo dell’UCLA schizzò di colpo al primo grado. “Sarà un piccolo disturbo,” commentò calmo il dottor Vulcan Troll, notando l’incremento. Il primo grado non era serio.) “Che cosa ti ha fatto pensare che l’avremmo trovato qui?” chiese Saul. “Il buon senso e la psicologia,” rispose Dillinger. “Conosco i ruffiani. Cagherebbe viola prima di trovare i coglioni per passare un confine. Sono solo e sempre figli di mammà. Il primo posto dove ho cercato è stata la sua cantina, pensando ci potesse essere una stanza nascosta.” Barney rise. “È il primo posto in cui ha guardato anche Saul.” “Pare che la pensiamo alla stessa maniera, signor Dillinger,” fece asciutto Saul. “Psicologicamente parlando, non c’è molta differenza tra uno sbirro e un ladro,” disse Dillinger, meditabondo. “Lo pensavo anch’io,” concordò Hagbard. “Quale conclusione ne trae?” “Be’, Pricefixer non ha raccolto quella ragazza solo perché cercava una scopata. Quella deve incastrarsi da qualche parte.” “Il musicista non lo sa,” commentò Hagbard. “Guardategli le mani. Sta reprimendo un impulso aggressivo, tra qualche minuto inizierà un litigio. Lui e la donna erano amanti, un tempo… vedete la maniera in cui il bacino della donna si sposta verso di lui quando gli parla? E vuole che Whitey se ne vada. Ma Whitey non se ne va. L’ha collegata al caso su cui sta lavorando.” “Una volta ero un poliziotto,” disse Danny con una piacevole imitazione di franchezza. “Però è stato anni fa, e il lavoro non mi piaceva. Adesso faccio il piazzista per la Britannica. Lavoro meno ore e la gente ti sbatte solo la porta in faccia, non ci spara attraverso.” “Ascolta,” disse Doris eccitata. “Gli American Medicali Association stanno suonando Age of Bavaria.” Era il pezzo che, più d’ogni altro, esprimeva e al tempo stesso irrideva le aspirazioni della gioventù mondiale, e l’accuratezza con cui esprimeva i loro desideri disperati e la violenza con cui li negava li aveva convinti. Iniziò quasi nello stesso istante in cui partì la musica. Un chilometro e seicento metri sotto la superficie del lago, vicino alla sponda opposta, un esercito iniziò a risorgere dalla morte. I cadaveri dalle uniformi nere si liberarono dai loro ormeggi, risalirono in superficie e cominciarono a galleggiare verso riva. Man mano che le sembianze della vita ritornavano, la deriva si trasformò in nuoto, poi in un guadare. Sulla sponda si riunirono in formazione. Sotto gli elmetti d’acciaio, il colorito era verdastro, gli occhi avevano le palpebre gonfie, le labbra nere erano tirate in ampie smorfie distorte. Le bocche degli ufficiali e dei sottufficiali si mossero, formulando parole di comando, anche se nessun suono ne scaturì. Non ce n’era bisogno, a quanto pareva, poiché gli ordini venivano eseguiti all’istante. Ancora una volta, il potere accordato nel 1923 ad Adolf Hitler dalla Loggia Illuminata (“Perché sei così ridicolo,” gli avevano detto all’epoca), il potere manifestatosi nelle armate dagli elmetti d’acciaio che per Hitler avevano conquistato un impero che andava da Stalingrado all’Atlantico, dal Circolo Artico al Sahara, ancora una volta quella potenza era visibile sulla terra. “Stanno arrivando. Li sento,” sussurrò Werner al proprio gemello, Wilhelm, mentre Wolfgang tuonava sui tamburi e Winifred urlava: Questa è l’alba dell’Era della Baviera Era della Baviera Baviera, Baviera! I carri armati e l’artiglieria stavano prendendo posizione. I cingoli dei veicoli per il trasporto truppe stavano avanzando. Corrieri in motocicletta correvano lungo la spiaggia. Uno squadrone di Stuka parzialmente smontati fu allineato in strada. Appena i partecipanti al festival sarebbero stati massacrati e Ingolstadt conquistata, gli aerei arrivati via camion al vicino aeroporto di Ingolstadt sarebbero stati assemblati per alzarsi in volo l’indomani. I morti tolsero le guaine di gomma nera dalle bandiere rosso-bianconere avvolte e le srotolarono. Molte avevano la svastica del Terzo Reich, però con un’aggiunta: un simbolo con un occhio rosso nella piramide sovrimpresso al centro di ogni croce uncinata. Altri stendardi portavano motti scritti in gotico come DRANG NACH OESTEN e HEUTE DIE WELT, MORGEN DAS SONNENSYSTEM. Finalmente tutto era pronto. Le labbra cianotiche del generale delle SS Rudolf Hanfgeist,33 morte da trent’anni, ordinarono di mettersi in marcia, l’ordine fu trasmesso dagli ufficiali di grado più elevato ai gradi inferiori e alle truppe. Le luci e la musica sull’altra sponda ammiccavano attraverso le oscure acque senza fondo. Alla luce della luna, che faceva scintillare i teschi sui berretti e l’insegna runica della doppia S sui baveri, i soldati si mossero, compagnia dopo compagnia. Gli unici rumori erano il ruggito dei motori diesel del trasporto truppe e il clangore delle armi. “Stanno arrivando,” disse la donna sotto Hagbard, che non era né Mavis, né Stella, né Mao, bensì una femmina dai capelli neri lisci, la pelle olivastra, fiere sopracciglia nere e un viso spigoloso. “Arrivo, Madre,” disse Hagbard, abbandonandosi all’irresistibile ondata di sensazioni fino all’orlo dell’orgasmo e oltre. “Non sono tua madre. Tua madre era una norvegese dai capelli biondi e gli occhi azzurri. E io sembro greca, adesso, almeno credo.” “Sei la madre di tutti noi,” protestò Hagbard, baciandole il collo madido di sudore. “Ah, è quello che sono? Allora stiamo arrivando da qualche parte.” A quel punto iniziai a flippare,34 Malik eclissato da Malaclypse e Celine per nulla sereno, Mary Lou T’Adoro, l’Occhio Rosso è il mio stesso Mooning, qual è il senso del lamentarsi? e simili bravate seminali semantiche (la mia testa è una sabbia mobile Quick-tran dove L’Imperativo Territoriale scatena sempre Via Dal Mio Territorio, il latino e il sassone in guerra nelle sinapsi del povero Simon, morti che lottano per l’uso della mia lingua, trasformando l’Esplosione Demografica in Siamo nella merda con la sovrappopolazione e ritorno, così che potrebbe emergere Esplosione Copulativa, e inoltre Hag aveva proibito ai sani di assistere a questa messa bianconera, l’acido era in me, stavo viaggiando, flippando, saltando, strappando, di Strada con Maotsey Taotsey poiché il numero di Nostra Signora è cento e cinquanta e sei, ecco il regno di Wicca!), però non me lo sarei mai aspettato così. “Che cosa vedi?” chiesi a Mary Lou. “Della gente che nuotava e adesso esce dal lago. Che cosa vedi tu?” “Non quello che dovrei vedere.” Perché nella prima linea del fronte, chiaro come claritas, c’erano Mescalito dalle mie visioni in peyote e Osiride dagli enormi seni femminili e l’Uomo Ragno e il Mago dei Tarocchi e il Buon Vecchio Charlie Brown e Bugs Bunny con in mano un mitra e Jughead e Archie e Capitan America e Hermes Tre Volte Benedetto e Giove e Minerva e Zagreus con le sue linci e pantere e Topolino e Superman e Santa Claus e Laughing Buddha Jesus e un milione uccelli, canarini e pappagallini e aironi cenerini e santi corvi e tubo corvoso e aquile e falchi e colombe a lutto (perché il lutto non finisce mai), e tutti sono sempre stati stonati dal periodo Devoniano in poi, quando iniziarono a mangiare semi di canapa, nessuna meraviglia che Huxley trovasse gli uccelli “la specie più emotiva”, cantano sempre, fuori dai loro cranietti d’uccelli, tutti che cantano “Giro, girotondo” eccetto le maine che strillano “Qui, micio-micio-micio!” e di nuovo mi ricordai che l’esistenza non è più sensibile di quanto non sia bollente o rossa o alta o amara, soltanto alcune parti di un’esistenza hanno queste qualità, e poi c’era l’uomo Zig-Zag e mio Dio mio dio mio padre che li conduceva nel canto SOLIDARIETÀ PER SEMPRE SOLIDARIETÀ PER SEMP RRRRRE L’UNIONE FA LA FORZA “Dico,” fece un inglese, “credevo fosse un mostro, e invece è solo Toad di Toad Hall… con Rat… e Campanellino… e Wendy… e Bottom…” “Ecco chi sei,” disse Hagbard, “se puoi chiamarla una cazzo d’identità.” “Credo sia ora che tu salga sul palco per fare il nostro piccolo annuncio,” disse la donna. “Credo siano tutti pronti.” “Ti mando Dillinger.” “Fantastico!” “Non è vero, sai. Quello era l’altro tipo, Sullivan.” “Non stavo pensando a quello. Non m’importa se ce l’ha grosso come il mio mignolo. È soltanto l’idea di scopare con John Dillinger. Se questo non mi manda in orbita, nulla ci può riuscire.” Hagbard si alzò e applaudì. “Stai cominciando di nuovo ad assomigliare e a suonare come Mavis. Credo stia perdendo colpi, Supercagna.” Gli American Medicali Association avevano lasciato il palco e Clark Kent and his Supermen stavano suonando quando Hagbard, accompagnato da George, Harry, Otto e Malaclypse, scese la sua collina e risalì quella dove avevano eretto il palco. Il viaggio durò una mezz’ora dato che dovettero aprirsi un varco tra mucchi di gente impegnata in scopate mongole di gruppo, seduta in stile Za-Zen, o solo intenta ad ascoltare la musica. Presso il palco, Hagbard tirò fuori una tessera dorata che mostrò a un gruppo di guardie della sicurezza che tenevano la zona sgombra da intrusioni. “Devo fare un annuncio,” disse con fermezza. Le guardie gli permisero di salire sul palco, in attesa che i Supermen finissero il loro spettacolo. Appena Pearson vide Hagbard fece cenno ai suoi ragazzi di smettere di suonare. Dal pubblico si sollevò un brusio. “Be’, Hagbard, meno male,” disse Robert Pearson. “Mi stavo proprio domandando se saresti mai arrivato.” Si diresse verso il lato del palco nel quale si trovava Hagbard col suo gruppetto. “Buona sera, Waterhouse,” aggiunse Pearson. “Come sta la mia bimba, Stella?” “Cosa cazzo ti prende a chiamarla ‘la tua bimba’?” chiese Waterhouse, minaccioso. “L’acido ti apre solo gli occhi, George. Non fa miracoli.” E accadrà che chiunque chiami il nome del Signore sarà salvato. “Mi chiedo che diavolo ci può essere in quella valigia,” mormorò Dillinger. “L’apro io,” disse Saul. “Comunque dovremo prendere tutti l’antidoto, dopo questa. Ne ho in macchina.” Staccò le rigide mani blu di Carmel e liberò la valigetta. Barney, Dillinger e Markoff Chaney gli si raggrupparono intorno per guardare mentre apriva la serratura e sollevava il coperchio. “Che mi venga un colpo, anzi due,” disse Barney Muldoon con voce bassa e sorda. “Hagbard ci ha preso in giro sin dall’inizio,” dice Simon pensieroso. (Non importa nel Primo Bardo.) “Quei nazi sono morti da trent’anni, punto. Ci ha portati qui solo per mandarci in trip. Non sta uscendo nulla dal lago. È tutto un’allucinazione.” “Sta succedendo qualcosa,” insistette con veemenza Mary Lou. “Non ha nulla a che vedere col lago, quello è solo un diversivo per distrarci dalla vera battaglia tra il tuo Hagbard e quei musicisti pazzi lassù. Se non fossi in acido, la mia testa funzionerebbe meglio, accidenti. Ha a che vedere con le onde sonore. Le onde sonore si stanno solidificando nell’aria. Sia quel che sia, noialtri non dobbiamo capirlo. Questa roba del lago è solo per darci qualcosa che possiamo capire, o quasi.” Il suo viso nero era teso dalla lotta fra la riflessione e l’oceano d’informazioni indigeribili che si stava rovesciando in lei attraverso tutti i sensi. “Papà!” gridò Simon, piangendo di felicità. “Dimmi la Parola. Devi saperla, adesso. Qual è la Parola?” “Kether,” rispose Tim Moon, estatico. “Kether? È tutto qua? Solo cabalismo?” Simon scosse il capo. “Non può essere così semplice.” “Kether,” ripete deciso Tim Moon. “Proprio qui nel mezzo di Malkuth. Come sopra, così sotto.”35 Vedo il trono del mondo. Una sola sedia a ventitré metri da terra, incrostata di diciassette rubini, sovrastata dal serpente che s’ingoia la coda, la Croce Rosa e l’Occhio. “Chi era quel tipo simpatico?” chiese Mary Lou. “Mio padre,” rispose Simon, che ora piangeva sul serio. “E può darsi che non lo riveda mai più. Il lutto non finisce mai.” E allora capii perché Hagbard ci aveva dato l’acido, perché i Morituri e i Weathermen Underground lo usassero di continuo. Poiché iniziai a morire, letteralmente mi sentii ridurre a un punto e prossimo allo zero assoluto. Ero così terrorizzata che agguantai la mano di Simon e chiesi aiuto con una voce debole e se m’avesse detto “Prima ammetti d’essere uno sbirro, poi t’aiuterò” sicuro come la morte gli avrei raccontato tutto, spifferando tutta la storia, ma invece sorrise, mi strinse piano la mano e mormorò: “È vivo!”… e lo era, il punto stava trasmettendo luce ed energia, la mia luce e la mia energia ma anche quella di Dio, e non era spaventato perché era vivo e stava crescendo. La parola “aura onnidirezionale” mi arrivò da qualche parte (era Hagbard che parlava con Dillinger?) e vidi, santo Ki-rristo, Dillinger scindersi a metà mentre lo guardavo. Era la risposta a una domanda: c’erano due Dillinger, gemelli, in aggiunta al falso Dillinger ucciso al Biograph, 0 = 2, pensai, percependoci una qualche eterna risposta astratta, assieme alla risposta ad alcune domande sulla carriera criminale di Dillinger che avevano tormentato tanti autori (per esempio, perché alcuni testimoni dichiararono che si trovava a Miami nello stesso giorno del 1934 in cui altri asserirono che stava rapinando una banca e uccidendo una guardia a East Chicago, e come mai Hagbard aveva detto qualcosa sulla sua presenza a Las Vegas quando vedevo coi miei occhi che era proprio qui a Ingolstadt), ma tutto si stava muovendo, muovendo, un solo punto, tutto ciò che arrivava da lì si muoveva, una stella con spade e bastoni che si proiettavano all’esterno come raggi, una corona che era anche un tazza e un disco che stava girando vorticosamente, una pura brillantezza bianca che diceva: “Io sono Ptah, giunto per portarti da Menfi al cielo,” però mi ricordavo solo degli sbirri che avevano pestato papà e mamma a Memphis e che quando lui si rifece vivo gli fecero giurare che non sarebbe mai più tornato nel sud (e come si collegava col mio essere diventata poliziotta?), e Ptah divenne Zeus, Iacchus, Wotan, e non faceva differenza, erano tutti lontani, indifferenti e freddi, non dei dell’umanità ma dei al di sopra dell’umanità, dei del vuoto, brillanti come il diamante ma freddi come il diamante, i tre che vorticavano nella punta finché non divennero una croce uncinata che girava, poi il volto del dottore che mi fece abortire la volta che Hassan i Sabbah X mi mise incinta, dicendo: “Hai ucciso il Figlio di Dio nel tuo grembo, donna nera,” e ricominciai a singhiozzare, con Simon che mi teneva per mano e ripeteva “È vivo” ma sentivo che stava morendo e che l’avevo ucciso io, in qualche modo. Ero Otto Waterhouse a rovescio: volevo castrare Simon, volevo castrare tutti gli uomini bianchi, ma non l’avrei mai fatto, avrei continuato a castrare neri… l’Incubo della Vita nella Morte son Io. “È vivo, bimba,” ripeté Simon. “È vivo. E ti amo, bimba, anche se sei una sbirra.” (“Tutto il lago è vivo,” stava cercando di spiegare quello delle vibra dei Fillet of Soul al resto del gruppo, “una grande spirale che sale e s’attorciglia, come la molecola del DNA, ma con una testa di falco in cima…”) “Buona sera, Waterhouse,” disse Pearson. “Come sta la mia bimba, Stella?” “Che cazzo ti prende a chiamarla la tua bimba?” ringhiò Waterhouse, con una voce che trasmetteva solo minaccia. “Raffreddati, fratello,” disse Pearson con fare ragionevole. “Non rifilarmi quella merdata del ‘fratello’. T’ho fatto una domanda.” “Tu e la tua domanda ve ne uscite da un sacchetto debole e molliccio,” ribatté Pearson. Hagbard disse: “Robert scopa solo donne bianche, Otto. Sono sicuro che non s’è mai fatto Stella Maris”. “Non esserne troppo sicuro,” disse Pearson. “Non scherzare con Otto, Robert,” proseguì Hagbard. “È specializzato nell’assassinio di neri. Anzi, ha appena ammazzato il suo primo bianco e non è per nulla sicuro che gli sia piaciuto.” “Non avevo mai capito cosa volesse dire uccidere,” disse Waterhouse. “Sono stato pazzo per tutti questi anni, e mi godevo quel che facevo perché non sapevo cosa facevo. Dopo aver ucciso Flanagan ho capito cos’avevo combinato per tutto questo tempo, ed è stato come ammazzarli tutti di nuovo.” Le sue guance erano bagnate, perciò si mise di spalle. Pearson rimase a guardarlo per un attimo, poi disse piano: “Ehi. Dai, Hagbard. Saliamo sul palco”. Si avviarono assieme verso il microfono. Una parte della folla s’era messa ad applaudire ritmicamente per chiedere altra musica. La maggioranza, però, era rimasta ad aspettare in silenzio, disposta a tutto. Quel che accadde fu che Robert Pearson gli disse: “Fratelli e sorelle, costui è Libero Hagbard Celine, il mio campione, e il tipo più tosto sul pianeta Terra. Ascoltatelo mentre vi fa sapere quel che sta succedendo”. Si scostò e con deferenza fece accomodare Hagbard al microfono. Nel silenzio, Hagbard disse: “Mi chiamo, come vi ha appena detto Clark Kent, Hagbard Celine…” (A Mad Dog, nel Texas, John Dillinger e Jim Cartwright staccarono gli occhi dalla scacchiera mentre la musica si fermava e la voce di un annunciatore diceva: “Interrompiamo questo spettacolo per trasmettervi un comunicato speciale da Washington”. John mosse un alfiere e disse piano: “Matto. Scommetto che è il presidente. Spero davvero che mio fratello trovi quel ruffiano scomparso prima che le cose si mettano davvero male”. Cartwright osservò la scacchiera sconfortato. “Scacco matto,” ammise alla fine. “Spero che l’altro tuo fratello e Hagbard si stiano comportando come si deve a Ingolstadt,” aggiunse mentre entrambi si giravano, con un riflesso condizionato acquisito davanti alla televisione, a osservare la radio…) Essere una donna è già un problema, ma essere una donna nera è anche peggio. Mi sento sempre divisa in due, un leone scisso (sto pensando come Simon) con un buco in mezzo (ed è questo che interessa a tutti gli uomini, il buco in mezzo), ma l’acido stava trasformando la scissione in un’agonia consapevole per poi guarirla, ero un leone, pronta a divorare i miei nemici. Capii mio padre e perché sentì che doveva finalmente dire basta ai bianchi, anche se gli fosse costato la vita. Un cavaliere si aggirava per una zona selvaggia, il deserto intorno a Las Vegas, però diviso in quadrati come una scacchiera. Alzò una bacchetta infuocata, gridando “Potere Nero”, ed era Hassan i Sabbah, il mio amante, il mio nemico, un Cristo nero, ma anche un babbuino con una smorfia folle in viso, tutta azzurro grigio-perla come sperma, dentro ogni donna c’è un uomo infuriato che cerca di uscire, un uomo-donna dagli occhi di gufo, e la gioia mi avvolse mentre la mia clitoride diventava bollente e cresceva fino a diventare un pene. Ero mio padre, non avevo paura di nulla, potevo distruggere il mondo senza pensarci, con un lampo infuriato del mio occhio, come Shiva. IL MIO PENE È L’INVISIBILE STELLA RUBINO E GLI UOMINI COSPIRANO PER FARMELO TENERE NASCOSTO; ECCO PERCHÉ DEVO PRENDERE I LORO MEMBRI. Ho due facce, sempre ingannevoli, come quasi tutte le donne. L’inganno è la nostra sola difesa, lo capisco più chiaramente man mano che la saggezza della mia follia aumenta, e l’odore muschiato dell’hashish che arriva dal caravan dei Plastic Canoe è come me, una pianta femminile con forza maschile, mi stanno inchiodando alla croce (letteralmente) ma la croce è dentro una ruota di fiamma che gira, oh santo Mosè, sto trovando Buddha non Eris nella mia ghiandola pineale, il terzo occhio si sta aprendo, sono la terra sotto i tuoi piedi, sono Billie Freschette, sono legione, ci sono milioni di me, un’invasione di cavallette per divorare la tua Tecnologia Maschile Bianca, “Mi chiamo Hagbard Celine,” sta dicendo, vendevano eroina nella mia scuola (ecco come viene educato un nero a Chicago), Simon sta ancora tentando di traghettarmi dicendo “La morte non l’avrà vinta,” e cerco di credere che sarà l’Amore ad avere il predominio, ma prima devo spendere il mio odio fino all’ultimo centesimo, m’hanno fatto uccidere il mio bambino, sto veramente per impazzire perché ho di nuovo i bollori e voglio la lancia di Simon nella mia tazza ma so anche che il vero Dio è al di là di Dio, e i veri Illuminati stanno al di là degli Illuminati, c’è una società segreta dietro la società segreta: gli Illuminati che stiamo combattendo sono marionette di altri Illuminati e così noi. MI CHIAMO HAGBARD CELINE, E LA FESTA È TERMINATA. TUTTI I GIOCATORI TOLGANO LE MASCHERE. “È una cosa buffa da dire, per Toad di Toad Hall,” borbottò Fission Chips, senza rivolgersi a nessuno in particolare. Ma la voce ritornò, rimbombando MI CHIAMO HAGBARD CELINE. PER FAVORE, NON SPAVENTATEVI QUANDO SENTIRETE QUEL CHE HO DA DIRVI e Chips vide che non si trattava di Toad di Toad Hall, e neanche del sinistro San Toad, ma solo di un mangiaspaghetti ben vestito con due facce, una sorridente e l’altra aggrottata per l’ira. “Sapete,” disse 00005 ad alta voce, “temo proprio che ci fosse una merdosa droga in quell’acqua.” MI CHIAMO HAGBARD CELINE. PER FAVORE, NON SPAVENTATEVI QUANDO SENTIRETE QUEL CHE HO DA DIRVI. PRESTATE LA MASSIMA ATTENZIONE. SONO QUI PER DIRVI CHE LE VOSTRE VITE SONO IN GRAVE PERICOLO. IN QUESTO MOMENTO UN’ARMATA STA MARCIANDO INTORNO ALLA RIVA DEL LAGO TOTENKOPF PER MASSACRARE TUTTE LE PERSONE CHE PARTECIPANO A QUESTO FESTIVAL. “Gesù,” disse George, “non funzionerà mai. La sta mettendo giù proprio male. Non gli crederanno mai. Gli rideranno in faccia. Tre quarti di loro non parlano neanche la sua lingua.” “Hai questa impressione?” chiese Malaclypse. “Come se parlasse in inglese? A me sembra che si stia rivolgendo a loro in maniera diretta, scarna. Però lo sento parlare nel dialetto greco di Atene del V secolo avanti Cristo.” “Che stai dicendo?” “In realtà sta parlando norvegese o italiano, la lingua che conosce meglio. Sta usando quello che chiamo il Trucchetto della Pentecoste. Negli Atti degli Apostoli è descritto come il dono delle lingue. Dopo la morte di Cristo, gli Apostoli erano riuniti per la festa della Pentecoste quando lingue di fuoco spuntarono sopra le loro teste. Allora partirono per predicare a una moltitudine di persone in paesi diversi e ciascuna li udì nella propria lingua e nella forma che era più atta a convincerla. In quella maniera attuarono decine di migliaia di conversioni al cristianesimo. Fui io a passargli il trucchetto, anche se non lo seppero mai.” “Glossolalia!” disse George, pieno di meraviglia. “Ne parlavano all’ora di religione: ‘E accadrà che negli ultimi giorni, disse Dio, uscirò dal mio spirito su tutta la carne: e i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani sogni’.” (“Non prenderti in giro, George. Sai perfettamente che un momento fa io ero Mavis.”) “È una nera gigantesca… è la Madre Notte di Goethe,” stava dicendo qualcuno, ma io stavo pensando di fare un sessantanove con Simon oh i trucchi che conosce quel tipo per appagare una donna, per farti sentire una regina sul trono e non mi frega se sa che sono una poliziotta c’è sempre un dolore dopo una gioia su questo piano sì, sarò sempre divisa in due il vuoto sarà sempre là al centro Dio sì la maschera della notte è sul mio viso come avevo letto in Shakespeare a scuola sono il fiume giallo di liquami e succhiacazzi è una parola sporca ma che altro significa il simbolo del cancro o quello yin-yang Cristo mi piaceva farlo le donne che dicono di no sono solo bugiarde l’odio e l’amo l’ambiguità c’è sempre quell’investigatore che voleva farmi un complimento quella volta disse “Per essere una donna, hai le palle” ma come sarebbe suonato se gli avessi detto “Per essere un uomo, hai le tette” trono dopo trono buttati nel vuoto eppure ho il potere tutto ciò che venerano nelle loro trinità e piramidi sono simboli della fica ed è di nuovo bollente ma voglio solo che mi stringa adesso non posso chiavare adesso non posso parlare vedo il viso di mio padre ma è argento invece che nero e d’un tratto seppi che Joe Malik aveva una pistola e anche che dentro c’era un proiettile d’argento Madre di Dio lui pensa che Hagbard sia qualcosa d’inumano e annusai oppio mischiato con l’hashish sono dei tosti questi Plastic Canoe sentivo l’energia salirmi attraverso sono nella tenda e vengo scopata da tutti gli uomini sono Mavis e Stella e sono la madre di tutti loro sono Demetra e Frigga e Cibele come anche Eris e sono Naptys la Sorella Nera d’Iside della quale nessuno osa parlare e posso anche capire perché Joe Malik ha fatto saltare in aria il suo ufficio era una trappola e Hagbard c’è caduto Joe sa il suo segreto adesso. “Ne parlavano all’ora di religione: ‘E accadrà che negli ultimi giorni, disse Dio, uscirò dal mio spirito su tutta la carne: e i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani sogni. E ‘Tutta la carne lo vedrà in un istante’.” Malaclypse sorrise. “‘Per concepire l’addestramento pentecostale è necessario morire. Queste sono le parole del primo, dell’ultimo e del medio, Kallisti.’ Devi aver vinto il premio per la memorizzazione dei versetti in quel corso biblico, George.” “Avrei dovuto, solo che l’insegnante non gradiva il mio comportamento.” “Be’, ho insegnato il Trucchetto della Pentecoste anche a Hagbard. Quello che sta dicendo ti suona scarno perché non hai bisogno d’essere persuaso. Tutti gli altri lo sentono con l’emozione e la retorica necessarie per motivarli. È un buon metodo, il Trucchetto della Pentecoste.” Arrivò tutto solido e tridimensionale e sentii la pietà scorrere in me come un qualche ciclo mensile psicologico con l’acqua al posto del sangue addirittura perdonai gli American Medicali Association tutti e quattro separatamente e distintamente ero Iside tutta viola e blu e velata e anche se Poseidone stava sorgendo da quel lago potevo perdonare pure Lui era coperto di olive e trifogli un dio acquatico verde brillante come ametista con un unico enorme corno da unicorno e poi era Indra il creatore della pioggia la cui voce di tuono era solo una benedizione mascherata obbedii e misi la bambola nel tetraedro non c’era nulla da temere perché sarebbero successe solo benedizioni e buone cose mentre i Brillanti scendevano portando il loro fuoco bianco alla terra rossa l’opera sarebbe stata perfezionata nel piacere non nel dolore visto che sapevo anche che Joe aveva scoperto che i memo di Pat Walsh fuorviavano dato che Hagbard voleva che lo scoprisse e che piazzasse la bomba e voleva anche che venisse qui stasera con la pistola quindi tutto ha un senso se avessi un mappamondo con una lampada UV che lampeggia a ogni morte e una bianca per tutte le volte che qualcuno viene scintillerebbe tutto il tempo ecco il bello dell’essere una donna posso venire e venire e venire oh Dio quante volte voglio e gli uomini anche Simon non vengono quasi mai più di una volta per notte questo significa che la signorina Forbes in prima elementare aveva bisogno di una bella scopata ma posso perdonare anche lei SIGNORE E SIGNORI, IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D’AMERICA “Tutti devono abbandonare l’area del festival,” stava dicendo Hagbard. “I nazisti risorti intendono massacrarvi tutti. Per fortuna, abbiamo fatto in tempo a prepararvi una via di fuga. Guardate!” Quando allungò il braccio, il riflettore si spostò oltre lui, verso il lago, illuminando un grande ponte di barche che si protendeva in diagonale dalla zona del festival sulla riva orientale fino all’angolo nordoccidentale del lago. Era stato costruito in silenzio dall’equipaggio di Hagbard nell’ultima ora, con l’aiuto indispensabile di Howard e dei delfini. “Uau,” disse George a Malaclypse. “Immagino lo chiamerai il Trucchetto del Mar Rosso.” Hagbard sollevò le mani. “Lo battezzo ponte Adam Weishaupt. Adesso vi alzerete tutti in piedi e procederete in maniera ordinata all’attraversamento del lago.” MIEI COMPATRIOTI AMERICANI, È COL CUORE GONFIO CHE MI PRESENTO DAVANTI A VOI PER LA SECONDA VOLTA QUEST’OGGI. MOLTI ELEMENTI IRRESPONSABILI HANNO REAGITO ALL’EMERGENZA NAZIONALE CON PANICO BESTIALE, METTENDO IN PERICOLO IL RESTO DELLA POPOLAZIONE. VI ASSICURO DI NUOVO CHE, PER USARE LE PAROLE DI UN GRANDE CAPO DEL PASSATO,36 NON ABBIAMO NULLA DA TEMERE SE NON LA PAURA STESSA. Il volto sullo schermo tivù esprimeva una fiducia assoluta, e molti cittadini sperimentarono un lieve empito di speranza. In realtà, il presidente era imbottito di Demerol, e quando la Casa Bianca era andata a fuoco, all’inizio della giornata, il suo commento più costruttivo era stato: “Arrostiamo delle salsicce, prima di andarcene”. MENTRE VI PARLO, IL DIRETTORE DELL’FBI MI HA ASSICURATO CHE I SUOI UOMINI STANNO CHIUDENDO IL CERCHIO INTORNO ALL’ISOLATO UNTORE CHE HA PROVOCATO TUTTO QUESTO PANICO. SE RIMARRETE NELLE VOSTRE CASE, SARETE AL SICURO E L’EMERGENZA FINIRÀ QUANTO PRIMA. “Possiamo mandare l’armata verso il lato occidentale del lago a intercettarli,” disse Wilhelm. (“Boccioli di rosa,”37 gridò John Dillinger. “Perché diavolo si sarebbe portato una valigia piena di boccioli di rosa fin quaggiù?”) All’improvviso tutti si scossero e s’avviarono Simon mi stava spingendo gentilmente ero tornata di nuovo nel Tempo c’era una vera battaglia in corso tra Hagbard e gli American Medicali Association e una battaglia significa che qualcuno perderà le Porte dell’Inferno si stavano aprendo e riuscivo appena a muovere i piedi la testa di papà sul pavimento di quella stazione di polizia di Memphis e quei poliziotti che lo pestavano e pestavano perché non gli hanno infilato una lancia nel costato già che c’erano e come posso perdonare veramente è solo la droga e dentro di me odierò per sempre gli uomini bianchi anche Simon se questo è il Giudizio Universale so cosa farà Cristo di tutti i bastardi dagli occhi azzurri hanno tutto il potere e fanno tutte le guerre hanno fottuto il pianeta il loro unico dio è la Morte distruggono tutto quel che vive un gigantesco dio biondo Thor rotea il martello e schiaccia tutte le razze colorate rosso scarlatto rosso sangue su quel martello sangue nero soprattutto ma Hagbard è Horus ecco come sarà sempre combattere e uccidere fino alla fine dei tempi e donne e bambini le vittime principali solo la carne è sacra e gli uomini sono i cannibali assassini della carne. “Quanti pensi che siano?” chiese svagato il leader dei Closed Corporation. “Seicentosessantasei,” rispose uno del gruppo. “Quando sacrifichi un gallo in un pentacolo la notte di Valpurga, ottieni sempre sei sei sei.” “E ci stanno proprio venendo addosso,” continuò il leader con la sua voce sognante. “Per inchinarsi e servirci.” I Closed Corporation rimasero seduti perfettamente immobili, in un’estasi silenziosa, aspettando l’arrivo dei demoni 666 con corna e code che vedevano avvicinarsi… Fuori dalla caverna Lehman, Saul carica la siringa d’antidoto. “Andrò io per primo,” dice John Herbert Dillinger, arrotolandosi la manica… IN QUEST’ORA IN CUI IL GOVERNO HA BISOGNO DELLA VOSTRA FEDE… Falciato da una raffica di proiettili, il Presidente affondò dietro il podio, lasciando soltanto il Sigillo del Capo dell’Esecutivo sugli schermi televisivi. Il pubblico vide sul suo viso la medesima espressione fiduciosa mentre galleggiava nella tranquillità del Demerol verso la morte. “Oh mio Dio!” disse la voce di un cronista fuori campo… A Mad Dog, John Hoover Dillinger guarda Jim Cartwright con aria interrogativa. “Che complotto c’era dietro questo?” chiede, mentre il cronista balbetta isterico: “Pare siano state cinque persone ad aprire il fuoco da cinque punti, diversi del settore della stampa, ma il Presidente potrebbe anche non essere morto…” “Gli hanno fatto scoppiare quella testa di merda,” disse un’altra voce vicino al microfono, distintamente e senza dare speranze… A New York, August Personage, una delle poche persone che non fosse per strada a ribellarsi o a casa davanti alla tele, legge Atlas Shrugged, totalmente assorbito, assorbendo Religione… “Sei una tartaruga?” chiede Lady Velkor. “Eh?” risponde Danny Pricefixer. “Fa niente,” dice lei in fretta. Lui la sente domandare al prossimo maschio alla sua destra: “Sei una tartaruga?” “Possiamo spedire l’armata verso il lato occidentale del lago a intercettarli,” disse Wilhelm. “Nein,” rispose Wolfgang, che si trovava nel retro della lenta auto di comando e studiava la situazione attraverso il binocolo. “Quel verdammte ponte punta verso la riva settentrionale del lago. Possono andare dritti, mentre i nostri uomini devono fare il giro. Avranno attraversato tutti prima di poterli raggiungere.” “Potremmo bombardare il ponte da qui,” disse Werner. “Non possiamo rischiare d’usare l’artiglieria,” obiettò Wolfgang. “Attireremo l’intero esercito della Germania occidentale a rompere le scatole da queste parti, frapponendosi alla nostra spinta verso est. Se i tedeschi occidentali iniziano ad attaccarci, gli orientali non commetteranno l’errore che vogliamo commettano, cioè non penseranno che siamo un esercito invasore tedesco-occidentale. I russi, da parte loro, avrebbero tutto il preavviso necessario. L’intero piano fallirebbe.” “Allora saltiamo questa fase,” disse Winifred. “È troppo complicata. Puntiamo immediatamente a Est, e al diavolo questi ragazzini.” “Ancora nein, cara sorella, amore mio,” disse Wolfgang. “Abbiamo ventitré candidati all’illuminazione trascendentale, compreso Hitler in persona, in attesa nella vecchia suite del Führer al Donau Hotel. Il rapido sterminio di massa di tutte quelle vite dovrà traslarli verso la vita eterna nel piano dell’energia. E non lascerò che quello scheisskopf di Hagbard Celine ci sconfigga in questo frangente. Voglio mostrargli una volta per tutte chi è il padrone. E anche a tutto il resto di quegli schweinen… Dillinger, il Dealy Lama, Malaclypse, e la Vecchia Signora, se c’è. Se sono tutti qui, abbiamo l’occasione di fare piazza pulita e annichilire l’opposizione una volta per tutte, all’inizio dell’immanentizzazione dell’Eschaton piuttosto che nella fase finale.” “Ma non riusciremo a prendere i ragazzi,” disse Wilhelm. “Possiamo. Lo faremo. Ci vorrà molto tempo, troppo, per trasferirli tutti attraverso quel ponte di barche, e sono a piedi. Abbiamo i veicoli, perciò possiamo raggiungerli prima che la metà arrivi sul ponte. Saranno tutti ammassati e quelli sul ponte significheranno un bersaglio perfetto per le mitragliatrici. Dovremo solo piombargli addosso, falciando le loro vite mentre passiamo. Abbiamo impiegato anni a costruire la nostra identità come American Medicali Association in modo da organizzare il festival di Ingolstadt e intrappolare grandi masse di esseri umani sulle rive del lago Totenkopf, affinché il nostro sacro lago potesse arrossarsi del loro sangue. Butteresti via tutto così?” “Sono d’accordo. Un’analisi brillante,” dichiarò Wilhelm. “Allora dobbiamo muoverci in fretta,” disse Wolfgang. Si girò verso l’auto che li seguiva e gridò: “Vorwaerts alla massima velocità!” Il generale delle SS Hanfgeist si alzò, si girò verso i suoi subordinati e mosse le labbra annerite per formare le stesse parole. Immediatamente carri armati, cingolati, motociclette e autoblindo fecero salire di giri i motori e le truppe iniziarono a correre lungo la strada. Una vedetta su una delle torri del festival li vide e trasmise subito un avvertimento al palco, dove Robert Pearson annunciò al microfono: “È mio triste compito informarvi che i maiali stanno intensificando il loro avvicinamento. Adesso, non mettetevi a correre. Ma accelerate il passo il più possibile”. Hagbard gridò attraverso l’ingresso della tenda d’oro: “John, per amor di Discordia, ne hai avuto abbastanza. Esci e fai entrare Malaclypse”. “Pensavo fossi incorporeo,” disse George. “Se mi avessi conosciuto, avresti notato che di frequente m’infilo le dita nel naso,” disse l’apparizione sartresca. “Fiuu,” fece John Dillinger, sbucando dalla tenda, “chi l’avrebbe mai pensato che il vecchio avesse tutta questa sborra in corpo? Dice che vuole George, dopo Mal.” La donna dietro il velo stava brillando. Non c’era luce nella tenda, a parte la profonda radiazione dorata che emanava dal suo corpo. “Vieni più vicino, George,” disse. “Non voglio che tu faccia l’amore con me, adesso, voglio solo che sappia la verità. Mettiti qui davanti a me.” La donna dietro al velo era Mavis. “Mavis, ti amo,” disse George. “T’ho amata sin da quando m’hai tirato fuori da quella galera a Mad Dog.” “Guarda di nuovo, George,” disse Stella. “Stella! Che è successo a Mavis?” Giro, girotondo… “Non prenderti in giro, George. Sai perfettamente che un attimo fa io ero Mavis.” “È l’acido,” protestò George. “L’acido ti apre solo gli occhi, George. Non fa miracoli,” disse Miss Mao. Giro, girotondo… “Oh, mio Dio!” disse George. E pensò: E chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Mavis era tornata. “Capisci, George? Capisci perché non ci hai mai visto tutte assieme una sola volta? Capisci perché, quando volevi scoparmi, quando scopavi Stella stavi scopando me? E capisci che non sono una donna o tre donne, ma un numero infinito di donne?” Sotto i suoi occhi diventò rossa, gialla, nera, marrone, giovane, di mezz’età, una bambina, una vecchia, una bionda norvegese, una brunetta siciliana, una greca dagli occhi spiritati, un’alta ashanti, una masai dagli occhi a mandorla, una giapponese, una cinese, una vietnamita e via dicendo. Il visopallido continuava a cambiare colore, come succede quando sei fatto di peyote. Adesso sembrava quasi un indiano. Ciò gli rese più semplice parlargli. Perché la gente non dovrebbe cambiare di colore? Tutti i problemi del mondo derivano dal fatto che normalmente rimane dello stesso colore. James annuì convinto. Come sempre, il peyote gli aveva portato una grande verità. Se i bianchi e i neri e gli indiani avessero cambiato colore di continuo, non ci sarebbe stato più odio nel mondo, perché nessuno avrebbe saputo chi odiare. Di chi diavolo è quella mente? si domandò George. La tenda era buia. Cercò la donna in giro. Corse fuori. Nessuno lo stava guardando. Stavano fissando tutti, Hagbard e il resto, con incredula reverenza una figura gigantesca che continuava a crescere man mano che si allontanava da loro. Era una donna dorata dalle vesti auree e capelli scarmigliati, oro, rossi e neri che fluttuavano sciolti. Passò sopra la recinzione a guardia del terreno del festival con la medesima noncuranza con cui si varca la soglia di una porta, poi torreggiò sopra gli abeti bavaresi. Nella mano sinistra reggeva un enorme orbe dorato. Hagbard posò la mano sulla spalla di George. “È possibile ottenere l’illuminazione trascendentale attraverso una molteplicità di orgasmi quanto attraverso una molteplicità di morti.” Delle luci avanzavano lungo la strada. La donna, adesso alta novantatré metri, si fece loro incontro. Rise, e la risata echeggiò attraverso il lago Totenkopf. “Grande Gruad! Cos’è?” gridò Werner. “È la Vecchia!” urlò Wolfgang, le labbra che scoprivano i denti ringhiami. Il grido improvviso “Kallisti!” riverberò attraverso le colline bavaresi più alto della musica del festival di Ingolstadt. Lasciandosi dietro una nube di scintille simile a una cometa, la mela d’oro cadde nel mezzo dell’esercito in avanzata. I supernazi potevano essere morti viventi, ma erano ancora umani. Ciò che ciascuno vide nella mela era quanto il suo cuore più desiderava. Il soldato semplice Heinrich Krause vide la famiglia che aveva lasciato trent’anni prima, ignorando che in quel momento i suoi nipoti si trovavano sul ponte di barche attraverso il lago Totenkopf, messi in fuga dalla sua avanzata. Il caporale Gottfried Kuntz vide la sua amante (che in realtà era stata stuprata e sbudellata dai soldati russi quando Berlino cadde nel 1945). L’oberlieutenant Sigmund Voegel vide un biglietto per il festival wagneriano di Bayreuth. Il colonnello delle SS Konrad Schein vide un centinaio d’ebrei allineati davanti a una mitragliatrice che osservavano il suo dito sul grilletto. L’obergruppenfuehrer Ernst Bickler vide una zuppiera di porcellana azzurra nel camino vuoto della casa di sua nonna a Kassel, piena fino all’orlo di merda di cane, marrone e fumante, in cui stava conficcato un cucchiaio d’argento. Il generale Hanfgeist vide Adolf Hitler, la faccia annerita, occhi e lingua in fuori, il collo spezzato, roteare all’estremità di un cappio. Tutti gli uomini che videro la mela, in qualunque forma, iniziarono a lottare e a uccidersi a vicenda per averla. I carri armati si scontrarono frontalmente. Gli artiglieri abbassarono le canne dei pezzi ad alzo zero per sparare a bruciapelo in mezzo alla mischia. “Cos’è, Wolfgang?” disse Winifred implorante, le braccia strette per il panico intorno alla vita dell’altro. “Guarda nel mezzo della battaglia,” disse Wolfgang tristemente. “Che cosa vedi?” “Vedo il trono del mondo. Una sola sedia a sette metri da terra, incrostata di diciassette rubini, sovrastata dal serpente che s’ingoia la coda, dalla Croce Rosa e dall’Occhio. Vedo quel trono e so che solo io devo scalarlo e occuparlo per sempre. Tu che cosa vedi?” “Vedo la testa di quel teufelscheiss di Hagbard Celine sopra un piatto d’argento,” ringhiò Wolfgang, allontanandola con mani tremanti. “Eris ha gettato la Mela della Discordia, e i nostri supernazi combatteranno e si uccideranno tra di loro finché non la distruggiamo.” “Dov’è andata?” chiese Werner. “È in agguato da qualche parte, senza dubbio sotto qualche altra forma. Come un fungo velenoso, un gufo o una cosa del genere, a ridacchiare del caos che ha provocato.” All’improvviso, Wilhelm si alzò, le dita che artigliavano l’aria. Con mosse spaventosamente goffe, quasi fosse sordo, muto e cieco, si fece largo verso la fiancata della Mercedes che era appartenuta a von Rundstedt. Una volta sceso dall’auto, si fermò a circa tre metri dai fratelli e dalla sorella e si voltò per fronteggiarli. I suoi occhi li fissavano, ogni muscolo del corpo s’irrigidì. Il cavallo dei suoi pantaloni era gonfio. La voce che gli uscì dalla bocca era profonda, ricca, untuosa e orrida. “Ci sono dei vecchi conti da regolare, bambini di Gruad.” Wolfgang dimenticò i rumori della battaglia che gli infuriava attorno. “Tu! Qui! Come hai fatto a fuggire?” La voce sembrava petrolio greggio che scorre tra la ghiaia e, come il petrolio, era una cosa fossile, la voce di una creatura apparsa sul pianeta quando il Polo Sud era nel Sahara e i grandi cefalopodi rappresentavano la forma di vita più evoluta. “Non ci ho fatto caso. Le geometrie hanno cessato di contenermi. Mi sono fatto avanti. Ho mangiato anime. Anime fresche, non il plasma miserabile con cui mi avete nutrito per tutti questi anni.” “Grande Gruad! È questa la tua gratitudine?” tempestò Wolfgang. Poi, a voce più bassa, disse a Werner: “Trova il talismano. Credo stia nell’astuccio nero chiuso col Sigillo di Salomone e l’Occhio di Tritone”. Alla creatura che occupava il corpo di Wilhelm disse invece: “Arrivi nel momento più opportuno. Avremo molti morti, e molte anime da mangiare”. “Quelli che ci circondano non hanno anima. Hanno solo una pseudovita. Mi disgusta sentirli.” Wolfgang rise. “Allora, anche il lloigor può provare disgusto.” “Sono stato malato per molte centinaia d’anni, mentre mi tenevate sigillato in un pentagono dopo l’altro, nutrendomi non di anime fresche bensì di quelle disgraziate essenze conservate.” “Ti abbiamo dato parecchio!” gridò Werner. “Ogni anno, solo per te, trentamila, quarantamila, cinquantamila morti nei soli incidenti d’auto.” “Ma non freschi. Non freschi! Forse, però, potrete sdebitarvi con me stanotte. Percepisco molte vite vicine, vite che in qualche maniera avete attirato sin qui. Possono essere mie.” Werner passò a Wolfgang una bacchetta con un pentagono d’argento sulla punta. Wolfgang la puntò verso Wilhelm, che posseduto, lanciò un grido lacerante e cadde in ginocchio. Per un momento ci fu silenzio, rotto solo dai singhiozzi terrorizzati di Winifred, dal rumore dei fucili e dal crepitio delle mitragliatrici sullo sfondo. “Non avrai quelle vite, Yog Sothoth. Sono per l’illuminazione trascendentale dei nostri servitori. Aspetta, però, ci saranno vite in abbondanza per tutti.” Werner s’intromise. “Mentre parlamentiamo, la nostra armata si sta distruggendo con le proprie mani e non ci saranno più vite per nessuno.” “Davvero?” disse la voce roca. “Come ha fatto il vostro piano a fallire? Lasciatemi leggere e capire.” Wolfgang si sentì la pelle d’oca in tutto il corpo. Tremò, mentre dita rozze, disossate, colanti melma, giravano le pagine della sua mente. “Mmmh, vedo. Lei è qui, dunque. La mia vecchia nemica. Sarebbe bello incontrarla di nuovo in battaglia.” “I tuoi poteri sono uguali ai suoi?” chiese ansioso Wolfgang. “Non sono secondo a nessuno,” fu la risposta orgogliosa. “Allora chiedigli perché si fa sempre intrappolare nei pentagoni,” disse Werner sottovoce. “Zitto!” sussurrò iroso Wolfgang. Al lloigor disse invece: “Distruggi la sua mela d’oro, permetti al mio esercito di avanzare, e io tratterrò il potere di questo pentagono e ti darò tutte le vite che cerchi”. “Fatto!” promise la voce. Wilhelm rovesciò di colpo la testa all’indietro, la bocca spalancata. Dalla gola uscì un suono soffocato, poi collassò sulla schiena, a gambe aperte. Uno strano gas verdastro, luminescente, gli esalò dalla gola. Werner saltò giù dall’auto e corse verso Wilhelm. “È vivo.” “Naturale che è vivo,” disse Wolfgang. “Il Mangiatore d’Anime ha semplicemente preso possesso del suo corpo per comunicare con noi.” Winifred urlò: “Guardate!” Adesso, una nuvola enorme dello stesso gas fosforescente oscurava il cuore della battaglia. Parve prendere la forma di un ragno dall’incalcolabile numero di zampe, braccia, antenne e tentacoli. Pian piano la forma cambiò, sempre più scintillante. Nella luce riflessa, una torre vicina al terreno del festival divenne visibile come se fosse pieno giorno. Poi la luminosità scomparve, e alla luce della luna si vide il profilo del traliccio. Cadde un grande silenzio sulle colline che sovrastavano il lago Totenkopf, rotto solo dalle grida di gioia degli ultimi partecipanti al festival che arrivavano sani e salvi sull’altra sponda. “Non abbiamo tempo da perdere,” disse Wolfgang a Werner e Wilhelm. “Raccogli qualche ufficiale. Vedi se riesci a trovare Hanfgeist.” Hanfgeist era scomparso. L’ufficiale di grado più alto sopravvissuto era l’obergruppenfuehrer Bickler, mentre le visioni di stronzi di cane svanivano da una mente che aveva solo un’orribile parvenza di vita. Un rapido accertamento mostrò ai quattro Illuminati Primi che la Mela della Discordia era costata loro la metà dell’esercito. “Avanti!” ruggì Wolfgang, quindi, carri armati in testa, sfondarono la recinzione del festival, risalendo le colline, con le truppe che trottavano a passo di corsa e senza esitazione lungo il ponte. Wolfgang era nel sedile posteriore della Mercedes di von Rundstedt. Le sue mani coperte dai guanti neri stringevano lo schienale del sedile anteriore, mentre il vento soffiava attraverso i capelli a spazzola come in un campo di grano. D’improvviso, accanto a lui, Wilhelm lanciò un grido. “Che c’è adesso?” urlò Wolfgang sopra il rombo dell’esercito avanzante. “Le vite che stiamo per prendere,” gracchiò la voce del lloigor. “Sono mie, vero? Tutte mie?” “Ascoltami, vampiro energetico. Abbiamo altri debiti da risarcire, e altri progetti da completare. Ventitré nostri fedeli servitori attendono l’illuminazione trascendentale al Donau-Hotel. Vengono per primi. Avrai quel che ti spetta. Attendi il tuo turno.” “Addio,” disse il lloigor. “Ti vedrò nell’ora della tua morte.” “Non morirò mai!” “Pazzo!” stridette la voce con la bocca di Wilhelm. Wilhelm s’alzò, aprì di slancio la portiera dell’auto e si gettò nel lago. Colpì la superficie con uno spruzzo enorme, poi affondò come un masso. Un verde alone luminoso si propagò nell’acqua nera nel punto in cui s’era inabissato. E ne rimasero quattro. Hagbard, fermo su una collina, guardava i carri armati sfilare sul ponte, seguiti dalla Mercedes nera, seguiti dai cingolati trasporto truppe, dall’artiglieria e infine dalla fanteria in corsa. S’inginocchiò accanto a un detonatore e abbassò la maniglia. Da un’estremità all’altra, il ponte e quanti vi si trovavano sopra scomparirono in geyser d’acqua bianca. Il fragore dell’esplosione, prodotto dalle cariche esplosive piazzate dal branco delle focene sotto la direzione di Howard, riecheggiò attraverso le colline attorno al lago. I carri armati s’inabissarono per primi. Mentre la parte anteriore della vettura di comando affondava sott’acqua, Werner Saure urlò: “Ho il piede incastrato!” Sprofondò con l’auto, mentre Wolfgang e Winifred, le loro lacrime mescolate all’acqua del lago Totenkopf, sguazzavano assieme ai pochi supernazi rimasti. E ne rimasero tre. Hagbard gridò: “L’ho affondato! Ho affondato il ponte George Washington!”38 “È cambiato qualcosa?” chiese George. “Naturale. Li abbiamo messi in fuga. Potremo finirli in pochi minuti. Poi non ci sarà più male nel mondo. Sarà tutto rose e fiori.” Il suo tono di voce pareva più sarcastico che vittorioso, come notò apprensivo George. “Adesso, ammetterò che mi trovo sotto l’influsso di una qualche dannata droga contenuta nel Kool-Aid,” disse ragionevole Fission Chips. “Ma queste non possono essere tutte allucinazioni. Quasi di sicuro, tredici persone si sono tolte gli abiti e hanno iniziato a danzare, le ho sentite cantare ‘Sia benedetto, sia benedetto’ molte volte di seguito. Poi, una donna gigantesca s’è alzata da qualche parte e tutte le sirene e le ondine sono ritornate in acqua. Se questo è stato Armageddon, non è successo proprio nella maniera in cui viene descritto nella Bibbia. Potremmo definirlo un riassunto onesto della situazione?” L’albero a cui stava parlando non rispose. “Sia benedetto, sia benedetto,” continuò a salmodiare Lady Velkor, mentre assieme alla sua congrega raggruppata di fretta ballava in cerchio in senso antiorario. L’incantesimo aveva funzionato: con i suoi occhi aveva visto la Grande Madre, Isis, sorgere e annientare gli spiriti maligni degli inquisitori cattolici morti che gli Illuminati avevano tentato di far risorgere. Sapeva che in seguito Hagbard Celine si sarebbe vantato presso tutti i circoli occulti più chic per come aveva operato il miracolo, attribuendo il merito a quella stronza distruttrice di Eris, ma non importava. Aveva visto con i propri occhi Isis, e tanto bastava. “Adesso ti chiedo,” continuò Fission Chips, rivolgendosi a un altro albero, che pareva più ciarliero, “che diavolo sulfureo hai visto succedere qui stanotte?” “Ho visto un Mago provetto,” rispose l’albero, “o un provetto imbroglione, tanto sono la stessa cosa, instillare qualche impressione e mettere in fuga un branco di strippati d’acido dalle proprie ombre.” L’albero, che in realtà era Joe Malik, e appariva in foggia d’albero soltanto al povero annebbiato 00005, aggiunse: “Oppure ho assistito alla battaglia finale tra il Bene e il Male, con Horus da entrambe le parti”. “Anche tu devi essere drogato,” disse Chips stizzito. “Puoi scommetterci il culetto,” ribatté l’albero, allontanandosi. …Non so come faranno i tribunali a sbrogliare questo inghippo. Con cinque di loro a sparare simultaneamente, e la risposta immediata dei servizi segreti, il miglior laboratorio della scientifica al mondo non riuscirebbe a tracciare esattamente le traiettorie di tutti i proiettili. Chi, tra i superstiti, sarà processato per omicidio e chi per tentato omicidio? Ecco la domanda da sessantaquattromila dollari e… cosa?… oh… E adesso, signore e signori, in questa triste occasione… uhm… in questa ora tragica della storia della nazione, prestiamo tutti una grandissima attenzione al nuovo presidente, nel suo prossimo discorso. Chi è quel mangiabanane? stava chiedendo a qualcuno fuori campo il nuovo capo dell’esecutivo quando apparve sugli schermi televisivi. La Chevrolet Stegosaurus penetrò nell’area deserta del festival e si fermò. Il chitarrista sporse la testa fuori dal finestrino per gridare a Lady Velkor: “Che diavolo è successo qui?” “C’era dell’acido cattivo nel Kool-Aid,” gli rispose lei seria. “Sono usciti tutti di testa mettendosi a correre verso la città.” “Accidenti, questo doveva essere il nostro primo pubblico grosso. Siamo un gruppo nuovo, appena formato. Che fortuna del cazzo.” Mise in moto e partì, e lei lesse il cartello sul retro dell’auto: THE FERNANDO POO INCIDENT. “Come stai, baby?” chiese Simon. “So chi sono,” disse adagio Mary Lou. “E potresti non gradire i risultati, come del resto non piaceranno alla polizia di Chicago.” I suoi occhi erano lontani e pensosi. Wolfgang e Winifred erano vicinissimi alla riva quando le scure forme arcuate spuntarono dall’acqua attorno a loro. Winifred stridette: “Wolfgang! Per amor di Gruad, Wolfgang! Mi stanno tirando sotto!” I suoi lunghi capelli biondi galleggiarono per un momento dopo che la testa era finita sott’acqua, poi anche quelli scomparvero. E ne rimasero due. L’hanno presa le focene, pensò Wolfgang, continuando a nuotare frenetico verso la sponda. Qualcosa agganciò la gamba dei suoi pantaloni, ma si liberò scalciando. Poi arrivò nelle secche, troppo basse perché le bestie marine lo potessero seguire sin lì. S’alzò e arrivò sulla spiaggia. E faccia a faccia con John Dillinger. “Spiacente, amico,” disse John, e premette il grilletto del suo mitra Thompson. Trenta proiettili d’argento colpirono Wolfgang come mazzate, ributtandolo di nuovo in acqua. Tutti i sensi avevano abbandonato il suo corpo quando sentì i luridi tentacoli stringerglisi attorno alla mente e l’orribile risata sussurrante crescere fino a un rombo senza suono, e la voce sciropposa parlò alla sua mente: Benvenuto nel luogo preparato per te da eternità a eternità. Adesso non morirai più, sul serio. E la mente di Wolfgang Saure, imprigionata come una mosca viva nell’ambra, sapendo che sarebbe restata così per miliardi di miliardi d’anni, urlò e urlò e urlò. E ne rimase uno. E Joe Malik, sentendosi come se si trovasse in mezzo al pubblico a guardarsi recitare, s’incamminò verso quell’Uno e gli diede la mano. “Complimenti,” disse gelido. “Ce l’hai fatta sul serio.” Hagbard guardò la mano e disse: “Sei stato più amichevole la volta scorsa”. “Benissimo. Mio signore, mio nemico.” Joe si chinò in avanti e baciò Hagbard in bocca. Poi prese la pistola di tasca e con cura gli sparò direttamente al cervello. E non ne rimasero altri. Era reale. Joe si scosse, s’alzò e sorrise. Incamminandosi verso Hagbard, impugnò la pistola e gliela consegnò. “Finale a sorpresa,” disse. “Avevo letto tutti gli indizi, proprio come volevi che facessi. So che sei il quinto Illuminatus Primus, e so che la ragione per cui hai eliminato gli altri quattro non ha nulla a che vedere con quanto ci hai fatto credere. Ma non posso recitare la mia parte. Mi fido ancora di te. Devi avere una buona ragione.” La bocca di Hagbard si spalancò per la sorpresa genuina. “Be’, affondami!” disse, iniziando a ridere. Stava arrivando l’alba. I Nine Unknown Men, il più misterioso fra tutti i gruppi rock, indossarono cerimoniosi i loro caschi da football e si girarono verso oriente per scandire: C’è un SOLO dio È il dio del SOLE: Ra! Ra! Ra!39 LIBRO QUINTO GRUMMET Le spinte verso la luna e gli altri pianeti non sono eventi storici come gli altri. Sono fondamentali svolte evolutive… Quando oggi parliamo d’immortalità e di recarci in un altro mondo non l’intendiamo più in senso teologico o metafisico. Adesso la gente sta puntando all’immortalità fisica, la gente, adesso, sta viaggiando verso altri mondi. La trascendenza non è più un concetto metafisico. È diventata una realtà. F.M. Esfandiary, Upwingers IL DECIMO VIAGGIO (O ADDIO MALKUTH AL PIANETA TERRA) Vi siete rinchiusi in celle di paura; e, guardate, ora vi lamentate che la libertà vi manca. Lord Omar Khayyam Ravenhurst, K.S.C., “Epistola ai paranoici,” L’onesto libro della verità M entre la Terra girava sul proprio asse e l’alba raggiungeva città dopo città, villaggio dopo villaggio, fattoria dopo fattoria, montagna e valle dopo montagna e valle, divenne ovvio che il primo maggio sarebbe stato soleggiato e limpido quasi dappertutto. Ad Atene, uno studioso di lettere antiche, svegliandosi nella piccola cella dove l’avevano relegato certe opinioni platoniche, avvertì una botta di speranza inaspettata e salutò Helios con le sillabe irruenti di Saffo, gridando attraverso le sbarre, “Brodadaktylos Eos!” Gli uccelli, spaventati dal grido, presero il volo dal cortile, riempiendo l’aria con lo sbattere delle loro ali. Quando arrivarono le guardie a intimargli di star zitto, lui rispose allegramente con “Polyphloisbois thalassas! Vi siete presi tutto il resto, ma non potete rubarmi il vecchio Omero!” A Parigi, i comunisti sotto la bandiera rossa e gli anarchici sotto quella nera si stavano preparando per l’annuale giornata di solidarietà internazionale dei lavoratori, durante la quale le solite faziosità e settarismi avrebbero dimostrato ancora una volta l’assoluta mancanza di solidarietà internazionale tra i lavoratori. E a Londra, Berlino e in un migliaio di altre città, il rosso e il nero avrebbero sventolato, le lingue dei loro partigiani si sarebbero agitate e si sarebbe manifestato ancora una volta il desiderio secolare di una società senza classi, mentre, nelle stesse città, un nome e uno scopo ancor più antichi per quella giornata sarebbero stati commemorati di convento in convento e di scuola in scuola mentre venivano cantati in onore della Madre di Dio i versi (molto più antichi dello stesso nome del Cristianesimo): Regina degli angeli Regina di maggio Negli Stati Uniti, purtroppo, le consuete celebrazioni per la giornata nazionale della legge erano state annullate dato che l’ondata di sommosse non s’era ancora placata. Ma dappertutto, in Asia e in Africa come in Europa e nelle Americhe, i membri della Religione Più Antica stavano tornando dalle loro celebrazioni, mormorando “Sia benedetto” mentre si separavano, fermi nella convinzione che la Madre di Dio era ancora viva e li aveva visitati a mezzanotte, che la conoscessero sotto il nome di Dian, Dan, Tan, Tana, Shakti o addirittura Erzulie. Regina degli angeli Regina di maggio A Nairobi, Nkrumah Fubar raccolse la sua corrispondenza da un amico impiegato all’ufficio postale. Con sua delizia, l’American Express aveva fatto marcia indietro e corretto il proprio errore, accreditandogli finalmente il suo pagamento del 2 febbraio. Si trattava, a suo modo di vedere, di una grande magia, dato che la nota di credito era stata spedita da New York ancor prima che lui iniziasse i suoi giochetti geodetici contro il presidente dell’American Express, il 25 aprile. Ovviamente, una simile stregoneria retroattiva meritava ulteriori indagini, e la chiave giusta era la geometria sinergetica del tetraedro Fuller, nel quale aveva conservato il suo manichino durante l’incantesimo. A colazione, prima di andare all’università, aprì No More Second-Hand God di Fuller e di nuovo si mise a lottare con le matematiche arcane e le metafisiche dell’aura onnidirezionale. Finita la colazione, chiuse il volume e gli occhi, per cercare di visualizzare l’universo Fuller. L’immagine si formò e, con sua meraviglia e divertimento, era identica a certi simboli che un vecchio stregone Kikuyu aveva disegnato una volta per spiegargli la dottrina del “destino a forma di ventaglio”. Mentre il libro si chiudeva in Kenya, i tamburi degli Orabi tacquero all’improvviso. Là era l’una di notte, e l’antropologo in visita, Indole Ringh, chiese subito come facessero i danzatori a sapere che la cerimonia era terminata. “Il pericolo è passato,” gli spiegò paziente un vecchio Hopi, “non senti la differenza nell’aria?” (Saul, Barney e Markoff Chaney stavano correndo verso Las Vegas sulla Brontosaurus a nolo, mentre Dillinger guidava tranquillo verso Los Angeles.) A Honolulu, mentre gli orologi battevano le nove della sera precedente, Buckminster Fuller, al trotto tra un aereo e l’altro, ebbe l’improvvisa intuizione di una nuova struttura geodetica che incorporava completamente l’aura onnidirezionale… Quindi, dopo un volo di quattro ore verso oriente, atterrando a Tokyo alla “stessa ora” in cui aveva lasciato Honolulu, aveva appena terminato uno schizzo dettagliato (in vaga forma di ventaglio) quando lampeggiò il segnale di PROIBITO FUMARE ALLACCIARE LE CINTURE. (Erano le quattro del mattino a Los Angeles, e Dillinger, al sicuro a casa sua, almeno pensava, sentì le sparatorie spegnersi in lontananza. Il presidente deve aver fatto ritirare la Guardia Nazionale, almeno in parte, pensò.) Il telefono accanto al letto di Rebecca squillò proprio in quel momento, le otto del mattino ora di New York, e lei rispose per udire Molly Muldoon gridare eccitata: “Ci sono Saul e Barney in televisione. Accendila, hanno salvato il paese!” A Las Vegas, Barney sbatté le palpebre sotto i riflettori della televisione e fissò legnoso l’obiettivo, mentre Saul teneva gli occhi fissi sull’intervistatore e parlava, nel suo tono da cordiale medico di famiglia. “Vorrebbe dire ai nostri telespettatori, ispettore Goodman, com’è successo che siete andati a cercare l’uomo scomparso nelle caverne Lehman?” L’intervistatore aveva il tono professionale di tutti i conduttori televisivi. La sua intonazione non sarebbe cambiata se avesse chiesto “E perché ha trovato più soddisfacente il prodotto del nostro sponsor?” oppure “Come si è sentito quando ha saputo che aveva un cancro al cervello?” “Psicologia,” dichiarò Saul con tono grave. “Il sospettato era un protettore. Rappresenta un tipo psicologico definito, esattamente come uno scassinatore, un rapinatore, un pedofilo o un poliziotto. Ho cercato di pensare e di sentire come un protettore. Che avrebbe fatto un uomo simile, con il governo alle calcagna? Tentare la fuga in Messico o da qualche altra parte? Mai, quella è una reazione da rapinatore. I protettori non sono gente che corre rischi o compie mosse azzardate, improbabili. Che farebbe un protettore? Cercherebbe un buco per nascondersi.” “Il laboratorio scientifico dell’Fbi conferma che l’uomo ritrovato dall’ispettore Goodman è il portatore scomparso, Carmel,” buttò là l’intervistatore. (Aveva ricevuto l’ordine di ripetere la notizia ogni due minuti.) “Mi dica, ispettore, perché un uomo del genere non si dovrebbe nascondere, che so, in una casa abbandonata, o in una capanna isolata nelle montagne?” “Non andrebbe molto lontano,” spiegò Saul. “Sarebbe troppo paranoico, vedendo poliziotti dovunque. E la sua immaginazione esagererebbe la forza reale del governo. C’è un solo poliziotto ogni quattrocento abitanti in questo paese, ma quello vedrebbe ribaltata la proporzione. La capanna più isolata sarebbe troppo per i suoi nervi. Immaginerebbe orde di guardie nazionali e poliziotti di tutti i corpi impegnati a setacciare ogni metro quadrato di bosco in America. Davvero. I protettori sono uomini normalissimi, rispetto ai criminali incalliti. Pensano come persone normali nella maggior parte dei casi. L’uomo e la donna normali non commettono mai un reato perché hanno la stessa idea esagerata della nostra onnipotenza.” Il tono di Saul era neutro, descrittivo, eppure a New York il cuore di Rebecca sussultò: era il nuovo Saul, quello che non stava più dalla parte della legge e dell’ordine. “Quindi si è solo domandato: dov’è un buco di certe dimensioni vicino Las Vegas?” “È bastato quello, sì.” “Il popolo americano le sarà certamente grato. E come mai è stato coinvolto in questo caso? Lei presta servizio presso il dipartimento di polizia di New York, se non sbaglio.” Come risponderà a questa domanda? si chiese Rebecca. Proprio allora suonò il telefono. Abbassando il volume del televisore, alzò la cornetta e disse: “Sì?” “Dalla voce capisco che sei il tipo di donna che si adatta perfettamente ai criteri del mio sistema di valori,” disse August Personage. “Voglio leccarti il culo e la fica e farmi pisciare addosso e…” “Be’, questa storia è veramente incredibile, ispettore Goodman,” stava dicendo l’intervistatore. Oh, diavolo, pensò Rebecca. L’espressione di Saul era tanto sincera da farle capire che aveva appena raccontato una delle bugie più clamorose della sua vita. Il telefono suonò di nuovo. Rebecca scattò ad agguantare il ricevitore e gridò: “Ascolta, verme, se continui a chiamarmi…” “Non si parla così a un uomo che ha appena salvato il mondo,” disse la voce soave di Saul. “Saul! Ma sei in televisione…” “L’hanno registrato mezz’ora fa. Sono all’aeroporto di Las Vegas, sto per prendere un aereo per Washington. Devo fare rapporto al presidente.” “Mio Dio. Che gli dirai?” “Quel minimo che un testa di cazzo come quello può capire,” dichiarò Saul. (A Los Angeles, il dottor Vulcan Troll osservò il sismografo salire verso il secondo grado. Non era ancora serio, ma scribacchiò ugualmente un biglietto per il laureando che lo avrebbe presto rilevato. “Se salta al terzo grado, chiamami a casa.” Poi rientrò in auto, passando davanti al bungalow di Dillinger, canticchiando allegramente, riconoscente per il fatto che La sommossa stava terminando e la Guardia Nazionale era stata ritirata. Al laboratorio, lo studente, che leggeva un tascabile intitolato Orgia carnale, non notò il grafico saltare il terzo grado e toccare il quarto.) Danny Pricefixer, svegliandosi a Ingolstadt, diede un’occhiata al suo orologio. Mezzogiorno. Mio Dio, pensò. Dormire fino a tardi era un peccato mortale nel suo sistema morale. Allora ricordò qualcosa della notte precedente, e sorrise soddisfatto, girandosi nel letto per baciare il collo di Lady Velkor. Un enorme braccio nero penzolava sull’altra spalla, e una mano nera, rilassata nel sonno, teneva il seno della donna. “Mio Dio!” gridò Danny, ricordandosi il resto, mentre Clark Kent si metteva a sedere, mezzo addormentato, e lo fissava. (In quel momento, “Smiling Jim” Treponema40 stava attraversando un passo pericolosissimo sulle montagne della California settentrionale. A tracolla portava un fucile Remington 6 mm. Modello 700 munito di cannocchiale Bushnell a sei ingrandimenti. Una borraccia di bourbon era agganciata a un lato del cinturone e una d’acqua all’altro. Stava sudando per la fatica, a dispetto dell’altitudine, ma era una delle poche persone felici in tutta la nazione, dato che non s’era trovato vicino a una radio per tre giorni, perdendosi quindi tutto il terrore connesso con l’epidemia di carbonchio lebbra Pi, la dichiarazione della legge marziale, le rivolte e gli attentati dinamitardi. Era in ferie, libero dalla fogna di pornografia in cui era immerso quarantanove settimane all’anno, dalla malvagità e dalla sporcizia nelle quali lottava quotidianamente da eroe, rischiando l’anima per il bene dei concittadini, e stava respirando aria pulita e pensando pensieri lindi. Nello specifico, da cacciatore incallito, aveva letto che sopravviveva soltanto un unico esemplare di aquila americana, ed era deciso a finire immortalato nella letteratura venatoria come l’uomo che l’aveva uccisa. Sapeva bene, naturalmente, come gli ecologisti e i conservazionisti avrebbero giudicato quel traguardo, ma le loro opinioni non lo infastidivano. Un mucchio di froci, rossi e pornodipendenti: tale era la sua stima per questi tipi dal cuore tenero. Probabilmente fumavano anche la droga. Nemmeno un vero uomo tra quelli. Spostò il fucile, che stava premendo in modo fastidioso la camicia zuppa di sudore, e continuò a salire e ad avanzare.) Mama Sutra fissò la carta centrale dei tarocchi nell’Albero della Vita: era il Matto. “Mi scusi,” disse l’alberello italiano. “Sta diventando ridicolo,” mugugnò Fission Chips. “Non intendo passare il resto della vita a conversare con gli alberi.” “Sono un albero col quale vale la pena parlare,” insistette l’albero dalla pelle nera con i capelli raccolti in uno chignon. Chips strizzò gli occhi. “So chi sei,” disse alla fine, “metà albero e metà donna. Ergo, una ninfa. Vantaggio di un’educazione classica.” “Benissimo,” disse la driade. “Ma quando smetterai di viaggiare di testa, precipiterai. Ti ricorderai di Londra e del tuo lavoro, e ti domanderai come fare a spiegargli il mese passato.” “Qualcuno mi ha rubato un mese,” ammise affabile Chips. “Un vecchio suino cinico, il Dealy Lama. O un altro tizio chiamato Toad. Brutta gente. Non dovrebbero andare in giro a rubare mesi.” L’albero gli consegnò una busta. “Cerca di non perderla. Renderà tutti così felici nel tuo ufficio che accetteranno qualsiasi panzana t’inventerai per spiegare come mai ti ci è voluto un mese per ottenerla.” “Che cos’è?” “I nomi di tutti gli agenti BUGGER nel governo britannico. Insieme ai nomi falsi che usano per i conti bancari dove tengono il denaro del quale non possono rispondere. E i numeri di conto e i nomi delle banche. In un bel pacchettino regalo. Manca solo il fiocco rosso.” “Credo di essere presa in giro di nuovo,” ribatté Chips. Ma stava scendendo, e aprì la busta per fissarne il contenuto. “È vera?” chiese. “Non saranno in grado di rispondere del denaro,” gli assicurò l’albero. “Potrete ottenere alcune confessioni interessantissime.” “Chi diavolo sei?” chiese Chips, vedendo una ragazzina italiana e non un albero. “Sono il tuo santo angelo custode.” “In effetti sembri un angelo,” ammise Chips a malincuore, “ma non ci credo. Viaggi nel tempo, alberi parlanti, rospi giganti, niente di tutto questo. Qualcuno mi ha drogato.” “Sì, qualcuno ti ha drogato. Ma io sono il tuo santo angelo custode, ti sto dando questa busta e a Londra tutto si sistemerà. Ti basterà inventarti un bugia semiragionevole…” “Mi tenevano prigioniero in una segreta BUGGER con una fantastica schiava dell’amore eurasiana,” cominciò a improvvisare Chips. “Benissimo. Non ci crederanno, ma penseranno che tu ci creda. È sufficiente.” “Chi sei veramente?” L’albero ripeté soltanto: “Non perdere quella busta,” poi si allontanò, trasformandosi di nuovo in una ragazzina italiana, e poi in una donna gigantesca che reggeva una mela d’oro. Hauptmann, capo delle operazioni della polizia della Repubblica Federale Tedesca, si guardò intorno nella Führer Suite, disgustato. Appena arrivato da Bonn s’era diretto immediatamente al Donau-Hotel, deciso a trovare il bandolo della matassa degli scandali, tragedie e misteri della notte precedente. Il primo sospetto che interrogò a fondo fu Freiherr Hagbard Celine, sinistro milionario del jet-set, che s’era recato al festival rock con un grande codazzo. Celine e Hauptmann discussero tranquillamente in un angolo dell’appartamento mentre le macchine fotografiche della polizia scattavano alle loro spalle. Hauptmann era alto e snello, con capelli grigio-argento tagliati cortissimi, lineamenti allungati, volpini, e occhi penetranti. “Terribile tragedia, la morte del vostro presidente ieri sera,” disse. “Le mie condoglianze. Anche per l’infelice situazione del suo paese.” In realtà, Hauptmann era deliziato nel vedere gli Stati Uniti cadere nel caos. Avendo quindici anni alla fine della Seconda guerra mondiale, era stato richiamato mentre gli Alleati avanzavano in territorio tedesco e aveva perciò visto il suo paese travolto dalle truppe americane. Tutto questo aveva lasciato in lui un’impressione più profonda che non la successiva cooperazione tra americani e tedeschi. “Non è il mio presidente, e nemmeno il mio paese,” precisò subito Hagbard. “Sono nato in Norvegia. Ho vissuto negli Stati Uniti per molto tempo e sono diventato loro cittadino per un po’, quand’ero molto più giovane. Ma ho rinunciato da anni alla cittadinanza americana.” “Vedo,” disse Hauptmann, cercando senza successo di nascondere il proprio disgusto per l’indecisa identità nazionale di Hagbard. “E quale nazione ha oggi l’onore di dichiararla suo cittadino?” Sorridendo, Hagbard infilò la mano nella tasca interna del blazer blu marina da panfilo, con i bottoni d’ottone che aveva indossato per l’occasione, e consegnò il passaporto a Hauptmann, che lo prese grugnendo per la sorpresa. “Guinea Equatoriale.” Alzò lo sguardo, accigliandosi. “Fernando Poo!” “Proprio così,” confermò Hagbard, un sorriso dai denti candidi che tagliava il volto scuro. “Accetterò la sua espressione di simpatia per l’infelice situazione di quel paese.” L’antipatia di Hauptmann per quel plutocrate latino crebbe ulteriormente. Era senza dubbio uno di quegli avventurieri privi di principi che portavano la propria cittadinanza alla stessa maniera in cui molte navi da carico battevano bandiera panamense. La ricchezza di Celine era probabilmente uguale o maggiore del prodotto lordo della Guinea Equatoriale. Eppure era quasi sicuro che per la patria adottiva non avesse fatto altro che corrompere qualche impiegato per ottenere la cittadinanza. La Guinea Equatoriale era andata in pezzi, rischiando di gettare il mondo in una terza, e definitiva, guerra mondiale, ed eccoti qui questo parassita snob mediterraneo che si reca a un festival rock alla guida di una Bugatti Royale con una corte di sbandati, lacchè, guardaspalle, servi, puttane, drogati e casi umani in genere. Disgustoso! Hagbard si guardò intorno. “Questa stanza è un posto piuttosto sgradevole per fare conversazione. Come fa a resistere all’odore? Mi dà la nausea.” Felice di provocare del disagio a quel tale, che disprezzava sempre più man mano che lo conosceva, Hauptmann si mise comodo nella poltrona rossa, mostrando i denti in un sorriso. “Mi deve perdonare, Freiherr Celine, mi è necessario restare qui in questo momento e altrettanto necessario parlare con lei. Comunque, immaginavo che questo particolare odore di pesce non le sarebbe riuscito sgradevole. Forse mi ha tratto in inganno il suo abbigliamento nautico.” Hagbard si strinse nelle spalle. “Sono una specie di marinaio. Ma il fatto che ti piaccia il mare non significa che ti faccia piacere startene seduto accanto a una tonnellata di sgombri morti. Che cosa pensa possa essere?” “Non ne ho idea. Speravo che potesse identificarlo per me.” “Pesce morto, mi sembra. Temo che si aspetti da me molto più di quanto in realtà possa fornirle. Immagino pensi che possa dirle molte cose riguardo ieri notte. Cos’è che vuole scoprire?” “Prima di tutto, voglio sapere che cos’è successo realmente. Intanto, mi pare un caso di abuso di sostanze stupefacenti su scala colossale. E noi, il mondo occidentale in genere, ne abbiamo avuti fin troppi in questi ultimi anni. A quanto pare, non c’è una sola persona tra i partecipanti a questo festival che non abbia assunto una qualche dose di questa bevanda analcolica mischiata a Lsd.” “Date a ciascuno il suo dessert, e nessun fuggirà il viaggio,” disse Hagbard. “Chiedo scusa?” “Stavo parodiando Shakespeare. Ma non ha importanza. Continui, la prego.” “Ebbene, sin qui nessuno è stato in grado di fornirmi un resoconto plausibile o coerente degli incidenti della serata. Ci sono stati almeno ventisette morti. C’è stato un abuso massiccio di Lsd. Abbiamo numerosi resoconti di colpi di pistola, fucile e mitragliatrice lungo le rive del lago. Una gran quantità di testimoni ha dichiarato d’aver visto parecchi uomini in uniformi naziste correre per i boschi. Se non è stata un’allucinazione, vestirsi da nazista è un reato grave nella Repubblica Federale Tedesca. Finora siamo riusciti a tenere la maggior parte di questa faccenda lontano dai giornalisti, lesinando le informazioni, ma dovremo determinare con precisione quali reati sono stati commessi e chi li ha commessi, e dovremo punirli con vigore. Altrimenti appariremo davanti al mondo intero una nazione incapace di affrontare all’interno dei nostri confini la dilagante corruzione della gioventù.” “Tutte le nazioni sono corruttrici all’ingrosso della gioventù,” sentenziò Hagbard. “Non mi preoccuperei di quello.” Hauptmann grugnì, mentre si faceva un’immagine mentale di pazzi drogati mascherati in uniforme nazista e di se stesso nell’uniforme dell’esercito tedesco più di trent’anni prima, all’età di quindici anni, e comprendendo benissimo quello che Hagbard intendeva. “Devo fare il mio lavoro,” disse imbronciato. Vedi quanto è più piacevole il mondo ora che i Saure sono spariti, flesciò il Dealy Lama nella sua mente. Hagbard mantenne una faccia impassibile. Hauptmann continuò: “Il suo ruolo nell’incidente pare sia stato costruttivo, Freiherr Celine. Ce l’hanno descritto mentre saliva sul palco per tenere un discorso che ha calmato il pubblico, quando l’isteria e le allucinazioni avevano toccato una specie di apice.” Hagbard rise. “Non ho la minima idea di quel che ho detto. Sa cos’ho pensato? Ho pensato d’essere Mosè e loro gli Israeliti e io li guidavo attraverso il Mar Rosso mentre l’esercito del faraone li inseguiva per massacrarli.” “Gli unici israeliani presenti la notte scorsa paiono essersela cavata piuttosto male. Lei non è ebreo, vero, Freiherr Celine?” “Non sono affatto religioso. Perché me lo domanda?” “Ho pensato che, forse, avrebbe potuto fare un po’ di luce su quanto abbiamo trovato in queste stanze. Be’, fa niente, per ora. È interessante che abbia pensato di averli guidati attraverso il lago. Infatti, stamattina, quando le pattuglie della polizia sono arrivate in zona, hanno trovato la maggior parte dei giovani che vagava lungo la sponda opposta al festival.” “Be’, forse abbiamo fatto il giro credendo d’averlo attraversato. A proposito, non avevate uomini al festival? Dovrebbero essere in grado di raccontarle qualcosa.” “Avevamo degli agenti in borghese, ma non mi hanno saputo dire nulla. Tutti meno uno hanno preso l’Lsd senza saperlo, e quello che non l’ha preso deve aver allucinato anche lui, per colpa di un qualche contagio psicologico. Ha visto i nazisti, una donna scintillante alta trenta metri, un ponte che attraversava il lago. Pura spazzatura. Come avrà senz’altro notato, non c’erano forze di polizia in divisa. Erano stati presi accordi, sanzionati al più alto livello istituzionale, per delegare la sorveglianza del festival all’organizzazione. Si è pensato che, data la mentalità della gioventù moderna, la polizia ufficiale non sarebbe stata molto efficace nel gestire l’enorme assembramento. Potrei aggiungere che, a parer mio, la considero una decisione codarda. Ma non sono un politico, grazie a Dio. Quale risultato di quella decisione, il servizio d’ordine al festival è finito nelle mani di persone come lei, che sono state ispirate a far qualcosa per risolvere la situazione. E a loro volta intralciate, quali vittime involontarie dell’Lsd.” “Be’,” disse Hagbard, “per poter comprendere del tutto l’accaduto deve capire che molta gente ha probabilmente accolto con favore un viaggio in acido. Molti l’avranno portato da casa. Io, personalmente, ho avuto moltissime esperienze con l’Lsd. Un uomo dai vasti interessi come i miei, lei capisce, si sente obbligato a provare tutto almeno una volta. Prendevo l’acido quando era ancora legale in tutto il mondo.” “Naturalmente,” disse acido Hauptmann. Hagbard si guardò attorno nella stanza. “Ha considerato la possibilità che questi uomini, vecchi come sono, possano aver inconsapevolmente assunto dell’Lsd, soffrendo poi di insufficienza cardiaca o roba del genere?” C’erano ventitré morti nell’appartamento. Tredici si trovavano nel grande salone dove erano seduti Hagbard e Hauptmann. Anche i cadaveri erano seduti, in varie posizioni di collasso totale, alcuni con la testa rovesciata all’indietro, altri chinati in avanti, il capo in mezzo alle ginocchia, le nocche posate sul pavimento. C’erano altri nove vecchi in camera da letto, e uno nel bagno. La maggior parte aveva i capelli bianchi, diversi erano completamente calvi. Nessuno poteva avere meno di ottant’anni, e alcuni più di novanta. L’uomo nel bagno era stato colto dalla morte in posizione imbarazzante, seduto sulla tazza coi pantaloni calati. Era il signore anziano coi baffi bianchi e il ciuffo ribelle che s’era rivolto in modo scortese a George nell’atrio dell’albergo, due sere prima. Hauptmann scosse la testa. “Temo che non sarà un compito facile scoprire che cos’è successo a questi signori. Sembrano tutti morti nello stesso istante. Non ci sono tracce di veleno, nessun segno di colluttazione o sofferenza, eccetto l’espressione dello sguardo. Tutti hanno gli occhi aperti, e pare che stiano fissando un orrore inenarrabile.” “Ha idea di chi siano? Perché ha detto che sarei potuto essere d’aiuto se fossi stato ebreo?” “Abbiamo trovato i loro passaporti. Sono tutti cittadini israeliani. Già questo, di per sé, è piuttosto strano. Di solito, gli ebrei di quell’età non si curano di visitare questo paese, per ovvie ragioni. Comunque, qui a Ingolstadt fu fondata un’organizzazione collegata col movimento sionista, il primo maggio 1776. Questi anziani di Sion potrebbero essersi riuniti qui per celebrare l’anniversario.” “Oh, sì. Gli Illuminati di Baviera, vero? Ricordo di averli sentiti rammentare quando siamo arrivati qui.” “L’organizzazione venne fondata da un gesuita spretato, e i suoi affiliati erano massoni, liberi pensatori ed ebrei. C’erano anche alcuni nomi famosi della politica e delle arti: re Leopoldo, Goethe, Beethoven.” “E lei pensa che questa organizzazione fosse dietro al movimento sionista?” Hauptmann accantonò il suggerimento con un movimento delle dita lunghe e affusolate. “Non ho affermato che fossero dietro a nulla. C’è sempre qualcuno convinto che qualsiasi fenomeno politico o criminale debba sempre avere qualcosa alle spalle. C’è sempre una cospirazione che spiega tutto. È antiscientifico. Se desideriamo comprendere gli eventi, è necessario analizzare le masse popolari e le condizioni economiche, culturali e sociali in cui vivono. Il sionismo è stato uno sviluppo logico della situazione degli ebrei negli ultimi cento anni. Non c’è bisogno d’immaginare un gruppo di illuminati che lo fonda e promuove per proprie ragioni segrete. In molti luoghi gli ebrei si trovavano in una situazione disgraziata, avevano bisogno di un posto dove andare. Anche un bambino avrebbe capito che la Palestina era una possibilità attraente.” “Be’, se gli Illuminati non rivestono importanza nella storia d’Israele, che ci fanno qui questi ventitré israeliani nel giorno della fondazione dell’organizzazione?” “Forse loro pensavano che gli Illuminati fossero importanti. Forse erano membri. Chiederò informazioni a Israele sulle loro identità. Probabilmente i parenti richiederanno le salme. Altrimenti il governo tedesco provvederà alla loro sepoltura nel cimitero israelita di Ingolstadt con le cerimonie rabbiniche del caso. Il governo è molto attento agli ebrei. Oggigiorno.” “Forse erano liberi pensatori,” suggerì Hagbard. “Forse non avrebbero desiderato essere sepolti con una cerimonia religiosa.” “La questione è vana e senza importanza,” disse Hauptmann. “Consulteremo il governo israeliano e faremo come ci consiglierà.” Un vecchio cameriere bussò e fu fatto entrare da uno degli uomini di Hauptmann. Spingeva un carrello con sopra una magnifica caffettiera d’argento, alcune tazze e un vassoio di pasticceria. Prima di servire chiunque altro, spinse il carrello sulla spessa moquette verso Hauptmann e Hagbard. I suoi occhi lacrimosi evitarono accuratamente i cadaveri sparpagliati nell’appartamento mentre versava il caffè ai due uomini. “Molta panna e zucchero,” disse Hagbard. “Per me nero,” richiese Hauptmann, prendendo una pasta con ripieno alla ciliegia e mordendola di gusto. “Come fa a sapere che nessuno ha contaminato il caffè o la pasta con l’Lsd?” domandò Hagbard, con un sorriso malizioso. Hauptmann si passò la mano tra i capelli mentre ricambiava il sorriso. “Perché farei chiudere questo albergo se mi servissero cibo contaminato in qualsiasi maniera, e lo sanno. Hanno usato il massimo della precauzione.” “Ora che siamo un po’ più socievoli e stiamo prendendo il caffè assieme, mi permetta di chiederle un favore. Mi lasci andare oggi. Ho degli interessi a cui devo badare negli Stati Uniti, e vorrei partire.” “All’inizio aveva programmato di rimanere per tutta la settimana. Adesso deve partire immediatamente. Non capisco.” “Avevo programmato di restare, ma è stato prima che la maggior parte del governo americano fosse sterminata. Inoltre, visto che il resto del festival è stato sospeso, non c’è motivo di rimanere. Comunque, non ho ancora chiara questa parte. Perché hanno cancellato il festival? Di chi è l’idea e quali sono le ragioni?” Hauptmann fissò Hagbard dall’alto in basso per tutto il suo lungo naso e diede un altro morso alla pasta, mentre l’altro si chiedeva come facesse a mangiare in mezzo a quell’orribile fetore. Poteva capire che un investigatore non si facesse turbare dalla presenza dei morti, ma quella puzza di pesce era davvero un altro paio di maniche. “Tanto per cominciare, Freiherr Celine, c’è la scomparsa e possibile morte per annegamento dei quattro membri della famiglia Saure, meglio noti come American Medicali Association. I resoconti di quanto è successo sono ingarbugliati, contraddittori e fantastici, come del resto per ogni altro incidente accaduto la notte scorsa. Per come l’ho ricostruita io, hanno spinto la loro auto dentro al lago.” “Da quale lato?” Hauptmann si strinse nelle spalle. “Non ha la minima importanza. Il lago è praticamente senza fondo. Se sono là dentro, dubito che riusciremo mai a trovarli. Devono essere stati sotto l’influsso dell’Lsd e di certo quelli non c’erano abituati” Guardò Hagbard con fare accusatorio. “Erano così puliti. La speranza del futuro. E l’auto era un cimelio nazionale. Una grande perdita.” “Sono le uniche vittime famose?” “Chi può dirlo? Non abbiamo una lista accurata dei partecipanti al festival. Non ne hanno neppure tenuta una di quelli che avevano acquistato i biglietti, come avrebbero dovuto fare. Un migliaio di ragazzi e ragazze potrebbero essere finiti annegati in quel lago e non ne sapremmo nulla. In ogni caso, i Saure, questo forse non lo sa, erano gli animatori del festival di Ingolstadt. Molto patriottico. Desideravano fare qualcosa per promuovere il turismo in Germania, soprattutto in Baviera, visto che erano nati qui.” “Sì, ho letto che Ingolstadt era la loro città natale.” Hauptmann scosse il capo. “Il loro addetto stampa l’ha annunciato quando hanno varato il festival. In realtà, erano nati nel nord della Baviera, a Wolframs-Eschenbach, luogo di nascita di un altro famoso musicista tedesco, il Minnesinger Wolfram von Eschenbach, che scrisse il Parzival. Be’, adesso se ne sono andati, a meno di un miracolo, e non c’è nessun altro al timone. Senza di loro il festival sta collassando come un corpo decapitato. Inoltre, il governo vuole chiudere il raduno perché non desidera un bis dell’altra notte. A differenza degli Stati Uniti, l’Lsd è ancora illegale nella Germania ovest.”. “Ci sono parti degli Stati Uniti dove è ancora illegale,” obiettò Hagbard. “Non è illegale in Guinea Equatoriale, perché là non abbiamo mai avuto problemi di droga.” “Dato che è un cittadino tanto entusiasta della Guinea Equatoriale, sono sicuro che la cosa la delizia. Bene, Freiherr Celine, vorrei rilasciarla immediatamente, ma quando avrò messo insieme altri particolari sulla notte scorsa, dovrò rivolgerle altre domande. Devo chiederle di rimanere nei dintorni di Ingolstadt.” Hagbard si alzò. “Se è d’accordo nel non farmi seguire o sorvegliare, le do la mia parola che rimarrò nei paraggi.” Hauptmann sorrise a fior di labbra. “La sua parola non è necessaria. Ogni strada è bloccata, a nessun aereo è permesso di decollare o atterrare all’aeroporto di Ingolstadt. Può girare la città, il lago e la zona del festival senza essere disturbato.” Hagbard uscì insieme al vecchio cameriere, che s’inchinò fuori dalla porta. Quando il battente si chiuse alle sue spalle l’inserviente disse: “Che peccato”. “Be’,” disse Hagbard, “erano tutti sull’ottantina. È una buona età per morire.” Il cameriere rise. “Ho settantacinque anni, e credo che nessuna età sia buona per morire. Ma non mi riferivo a quello. Forse mein Herr non ha notato l’acquario nella stanza. Si è rotto, e i pesci sono finiti sul pavimento. Ho accudito quell’acquario per più di vent’anni. Era una bella collezione di pesci tropicali rari. Persino alleva-in-bocca egiziani. Adesso sono tutti morti. Così va la vita.” Hagbard stava per chiedere al cameriere cosa fosse un alleva-in-bocca egiziano, ma il vecchio fece un cenno improvviso col capo, spinse una porta di servizio e scomparve. Danny Pricefixer stava vagando nel buio con Lady Velkor e Clark Kent, sentendosi da favola, quando Miss Portinari lo intercettò. “Questo t’interesserà,” disse, consegnandogli una busta simile a quella che aveva già consegnato a Fission Chips. “Che cos’è?” chiese lui, vedendola in forma di donna greca in peplo classico che reggeva una mela d’oro. “Dacci un’occhiata.” Lui aprì la busta, trovando una foto di Tobias Knight e Zev Hirsch nella redazione di “Confrontation”, mentre regolavano il timer della bomba. “Quest’uomo,” disse lei, indicando Knight, “è pronto a collaborare con la giustizia. Contro Hirsch e Atlanta Hope. È tanto che desideri incastrarli, vero?” “Chi sei?” chiese Danny, a occhi sbarrati. “Sono colei di cui ti ha parlato Mama Sutra, quella designata a contattarti qui a Ingolstadt. Faccio parte degli Illuminati.” (“Di che stanno parlando quei due?” chiese Clark Kent a Lady Velkor. “Chissà?” replicò la donna, facendo spallucce. “Sono tutti e due in acido.”) “Oggi il Lampo di Dio è in America la copertura più attiva per il Culto del Segno Giallo,” continuò Miss Portinari, Raccontando la Storia al Fesso… A pochi metri di distanza, Joe Malik disse a Hagbard: “Non mi piacciono le trappole. Anche per gente come Hirsch e la Hope”. “Ci sospetti di comportamento antietico?” chiese innocente Hagbard. (Pat Walsh sta componendo un numero telefonico.) “Non credo alle prigioni,” disse Joe senza mezzi termini. “Non penso che Atlanta e Zev saranno migliori quando usciranno. Saranno peggiori.” “Puoi star certo che gli Illuminati ti proteggeranno,” concluse seria Miss Portinari. Danny Pricefixer continuò a fissarla. Il telefono sta suonando lontano, riportandomi verso un corpo, un io, uno scopo, schiantando i miei ricordi di Maestro conduttore. Mi alzo e sollevo il ricevitore. “Hirsch,” dico. “Mi chiamo Pat Walsh,” annuncia una voce di donna. “Parlo per Atlanta. La parola d’ordine è Thelema.” “Continua,” dico con voce rauca, domandandomi se si tratti di quel professore pacifista che abbiamo ammazzato sulla piazza delle Nazioni Unite il primo aprile. “Ti stanno incastrando per un attentato. Devi imboscarti.” Hagbard rise. “Atlanta non ritornerà negli Stati Uniti. È stata doppio agente per più di due anni. Lavorava per me.” (Trovai la porta di magazzino che quella Walsh aveva descritto. Era aperta, come aveva promesso, e rimasi perplesso per il nome sulla porta, Gold & Appel Transfers…) “E così pure Tobias Knight, e farà un patteggiamento. È stato tutto progettato accuratamente, Joe. Hai soltanto pensato che mettere una bomba nell’ufficio fosse idea tua.” “E Zev Hirsch?” chiese Joe. “Sta vivendo delle esperienze molto educative a New York proprio in questo momento,” replicò Hagbard. “Nemmeno io credo alle prigioni.” E sono intrappolato, i tre mi circondano, e Jubela domanda: “Dicci la Parola,” Jubelo ripete “Dicci la Parola” e Jubelum sguaina la spada. “Dicci la Parola, Zev Hirsch…” “Un attentato a New York?” chiede l’astuto Presidente, cercando d’apparire duro come il suo predecessore. “Sì,” continuò Saul. “Appena ci è stato chiaro il legame col Lampo di Dio, Barney e io siamo partiti per Las Vegas. Può capire la ragione.” Il presidente non capiva nulla, però non intendeva ammetterlo. “Vi siete diretti a Las Vegas?” chiese, sempre astuto, cercando d’apparire duro come il suo predecessore. “Sì,” ammise Saul. “Appena abbiamo saputo della lebbra-carbonchio-Pi e della morte del dottor Mocenigo, abbiamo capito che era implicata la stessa organizzazione. Il Lampo di Dio…” “Lampo di Dio?” chiese l’astuto Presidente, rammentandosi quando era stato ospite dei loro comizi, anni prima. “E il gruppo segreto che li ha infiltrati e conquistati, il Culto del Segno Giallo. Abbiamo ragione di credere che un agente del controspionaggio inglese chiamato Chips arriverà a Londra tra poche ore con prove contro la maggioranza degli agenti del Segno Giallo all’interno del governo. Vede, signore, questo è un complotto internazionale.” “Un complotto internazionale?” chiese l’astuto Presidente. E a Central Park il nostro vecchio amico Perri salta giù da un albero, frega la noce lanciata da August Personage e corre veloce per tre volte intorno all’albero nel caso che questo amico-possibile-nemico estragga una pistola e inizi a sparare… Mentre molto al di sopra delle montagne più alte della California un altro aspetto della mia coscienza s’innalza come poesia alata: e sa, in qualche modo, qualcosa di più del sismografo del dottor Troll a proposito di quanto sta per arrivare: perché sono l’ultima, veramente l’ultima. Gli ecologisti hanno ragione: la mia non è semplicemente una specie in pericolo ma una semiestinta, e in questi ultimi anni i miei sensi si sono affinati oltre l’istinto. Giro in cerchio, giro in cerchio, m’innalzo: viro: veleggio. Non sto pensando al pesce, momento raro per me!, dato che al momento la mia pancia è piena. Giro in cerchio, giro in cerchio, pensando solo all’ascensione, alla libertà e, più vagamente, alle cattive vibrazioni che salgono dal basso. Devi avere un nome? Allora chiamami Hali One: Haliaeetus leucocephalus l’ultima, un tempo simbolo di Roma imperiale e adesso dell’America imperiale, e di entrambe non so né m’interesso poiché tutto ciò che conosco è la libertà del mio dominio sul quale romani e americani non hanno mai avuto possesso a parte le idee più confuse e distorte. Con indosso le mie lunghe penne verdi giro in cerchio. Sono Hali One e grido, non di rabbia, paura o furore, grido per l’estasi, la gioia terribile della mia stessa esistenza e il grido riecheggia di monte in monte, risuonando avanti e avanti, un suono che solo un’altra della mia stessa specie potrebbe comprendere, e non ne resta più nessuna per ascoltarlo. Ma grido ugualmente: il grido di Shiva il Distruttore, vero volto di Vishnu il Conservatore e di Brahma il Creatore, perché il mio grido non è di vita o di morte ma di vita nella morte, e disprezzo ugualmente Perri e August Personage, scoiattoli ed esseri umani, tutti gli altri uccelli inferiori che non possono salire alla mia altezza e conoscere l’agonia e la supremazia della mia libertà. No… perché hanno spezzato Billie Freschette a fuoco lento e hanno spezzato Marilyn Monroe rapidi come un lampo. Hanno spezzato Papà e hanno spezzato Mamma ma cazzo ti dico questa volta non ce la faranno a spezzarmi No anche se con Simon è meglio che con qualunque altro uomo anche se ne sa più di qualunque altro uomo io abbia mai avuto No non può essere lui e non può essere neanche Hagbard che pare il re del circo il vero direttore di pista e detentore del segreto finale No non può essere un uomo e certamente per Gesù e per Cristo non può essere tornare alla polizia di Mister Charlie41 No è scura come la mia pelle e scuro come il destino che m’hanno inflitto per colpa della mia pelle ma sia quel che sia lo posso trovare solo io Dio la volta che quel topo mi morse mentre dormivo Papà che urlava fin quasi alle lacrime “L’ammazzo quel bastardo del padrone di casa l’ammazzo quella merda gli taglio via quel cuore bianco” finché Mamma non lo fece calmare No morì un po’ allora No sarebbe stato meglio se avesse ammazzato il padrone di casa No anche se l’avessero beccato e l’avrebbero beccato No anche se fosse morto sulla maledetta sedia elettrica e fossimo finiti all’assistenza pubblica No un uomo non dovrebbe lasciare che succeda ai suoi figli non dovrebbe essere realista e pratico No non importa quanto bene vada non importa quanto meraviglioso sia venire nella mente resterà sempre il fatto che Simon è bianco No radicale bianco rivoluzionario bianco amante bianco non importa rimane bianco e non è acido e non è un momento voglio dire merda prima o poi devi decidere Sei nel viaggio di qualcun altro o nel tuo No e non mi posso unire al Lampo di Dio e nemmeno a quel che resta del vecchio movimento femminista dico merda quella poesia che Simon citava è tutta sbagliata No non è vero che nessuno è un’isola No la verità è che ognuno è un’isola e specialmente ogni donna è un’isola e ancor più che ogni donna nera è un’isola Il 23 agosto 1928, Rancid, il maggiordomo del palazzo dei Drake sulla vecchia Beacon Hill, riportò un fatto piuttosto preoccupante al suo datore di lavoro. “Buon Dio, Harry,” gridò il vecchio Drake all’inizio, “mi stai diventando papista?” La sua seconda domanda fu meno retorica: “Ne sei assolutamente sicuro?” “Non c’è dubbio,” replicò Rancid. “Le cameriere mi hanno mostrato i calzini, signore. E le scarpe.” Quella sera, nella biblioteca del vecchio palazzo, ci fu un tentativo di conversazione piuttosto impacciato. “Tornerai a Harvard?” “Non ancora.” “Almeno proverai un altro alienista?” “Si chiamano psichiatri, di questi tempi, padre. No, non credo.” “Accidenti, Robert, cosa è successo durante la guerra?” “Molte cose. Però hanno tutte creato profitti per la nostra banca, quindi non ti devi preoccupare.” “Stai diventando rosso?” “Non ne vedo il vantaggio. Oggi lo stato del Massachussetts ha ucciso due innocenti perché hanno sostenuto idee del genere.” “Mia zia Fanny era innocente. Robert, conosco personalmente il giudice…” “E crede a ciò cui l’amico di un banchiere dovrebbe credere.” Ci fu una lunga pausa durante la quale il vecchio Drake schiacciò un sigaro che aveva appena cominciato. “Robert, lo sai che sei malato.” “Sì.” “Che cos’è quest’ultima trovata, vetro e chiodi nelle scarpe? Tua madre morirebbe se lo sapesse.” Ci fu un altro intervallo di silenzio. Alla fine Robert Putney Drake rispose, languido: “Era un esperimento. Una fase. I sioux si fanno di molto peggio durante la danza del sole. E anche un sacco di tipi nei monasteri spagnoli, e in India, tra gli altri posti. Non è la risposta.” “È davvero finita?” “Oh, sì. Davvero. Sto provando qualcos’altro.” “Qualcosa per farti di nuovo male?” “No, niente del genere.” “Be’, sono felice di sentirlo. Ma vorrei che ti recassi da un altro alienista, o psichiatra, o com’è che si fanno chiamare.” Altra pausa. “Puoi farcela, sai, a rimetterti in sesto. Fai l’uomo, Robert. Fai l’uomo.” Il vecchio Drake era soddisfatto. Aveva parlato al ragazzo con serietà, aveva svolto i suoi doveri paterni. Inoltre, gli investigatori privati gli avevano assicurato che quella storia rossa era davvero roba da niente: il ragazzo s’era recato a diverse riunioni anarchiche e comuniste, ma i suoi commenti erano stati uniformemente distaccati e cinici. Passò quasi un anno prima che arrivassero notizie veramente brutte dagli investigatori. “Quanto vuole la ragazza per tenere la bocca chiusa?” chiese immediatamente il vecchio Drake. “Dopo aver pagato le spese d’ospedale, forse un altro migliaio,” rispose l’agente della Pinkerton. “Offritene cinquecento,” replicò il vecchio. “Arrivate a mille solo se dovete.” “Ho detto forse un migliaio,” ripeté il detective, brusco. “Ha usato una frusta speciale, con i chiodi uncinati alle punte. Potrebbe anche chiederne due o tremila.” “È solo una banale puttana. Sono abituate a questo genere di cose.” “Non di tale portata.” L’investigatore stava perdendo il suo tono deferente. “Le foto della schiena, e delle natiche in particolare, non mi hanno turbato. Ma solo perché faccio questo mestiere e ne ho viste di tutti i colori, signor Drake. La giuria media vomiterebbe, signor Drake. In tribunale…” “In tribunale, si troverebbe davanti a un giudice che appartiene a diversi dei miei stessi club e ha investimenti nella mia banca. Offritele cinquecento,” dichiarò il vecchio Drake. Due mesi dopo, i mercati azionari crollarono e i milionari di New York cominciarono a buttarsi dalle finestre dei piani alti verso duri marciapiedi. Il vecchio Drake s’imbatté in suo figlio il giorno dopo, mentre mendicava per strada vicino al cimitero dell’Old Granary. Il ragazzo indossava abiti comprati in un negozio dell’usato. “Non va tanto male, figliolo. Ce la faremo.” “Oh, lo so. Anzi, ne uscirai in piedi, se ne capisco qualcosa di gente come te.” “E allora che diavolo è questa tremenda sciocchezza?” “Esperienza. Sto fuggendo da una trappola.” Il vecchio schiumò per tutto il tragitto verso la banca. Quella sera decise che era il momento di una discussione onesta e aperta. Quando arrivò in camera di Robert, tuttavia, trovò il ragazzo avvolto in catene e un tantino cianotico in volto. “Dio! Accidenti! Figliolo! Che fai?” Il ragazzo, che a quell’epoca aveva ventisette anni e, sotto certi aspetti, era più sofisticato del padre, sorrise e si rilassò. Il colore paonazzo svanì dal volto. “Una delle fughe di Houdini,” spiegò serafico. “Progetti di diventare un mago da palcoscenico? Mio Dio!” “Niente affatto. Sto fuggendo da un’altra trappola: quella che sostiene che nessuno, a parte Houdini, può fare cose del genere.” Il vecchio Drake, a onor del vero, aveva acquisito la propria ricchezza senza perdere una certa comprensione nei confronti delle stranezze umane. “Comincio a capire,” disse con voce seria. “Il dolore è una trappola. Ecco perché ti sei infilato i cocci di vetro nelle scarpe, quella volta. La paura della povertà è una trappola. Ecco perché hai provato a mendicare per strada. Stai cercando di diventare un superuomo, come quei ragazzi pazzoidi di Chicago, gli ‘assassini per brivido’. Quello che hai fatto a quella puttana l’anno scorso faceva parte del gioco. Che altro hai combinato?” “Un sacco di roba,” si schermì Robert. “Abbastanza da essere canonizzato come santo oppure bruciato come satanista. Nulla che paia servire a qualcosa, però. Non ho ancora trovato la via.” Sotto un nuovo sforzo le catene scivolarono a terra. “Semplice yoga e controllo muscolare,” spiegò senza vantarsi. “Le catene nella mente sono molto più dure. Vorrei tanto ci fosse un composto chimico, una chiave per il sistema nervoso…” “Robert,” disse il vecchio Drake, “tornerai da un altro alienista. Ti farò ricoverare se non ci andrai di tua volontà.” E così, il dottor Faustus Unbewusst42 acquistò un nuovo paziente, in un momento in cui la maggior parte dei suoi casi più redditizi stava abbandonando la terapia a causa della depressione economica. Prese pochi appunti su Robert, che però vennero in seguito rintracciati da un agente degli Illuminati, fotocopiati e riposti negli archivi di Agharti, dove Hagbard Celine li lesse nel 1965. Non portavano data, ed erano scarabocchiati in una calligrafia affrettata (il dottor Unbewusst, come reazione-formazione contro la propria componente anale, era una persona molto disordinata e sbadata) ma raccontavano una storia piuttosto sincera: RPD, 27 anni, omosessuale latente. Padre ricco come Creso. Cinque sedute alla settimana @ 50 dollari ciascuna, 250 dollari. Se lo tieni in terapia cinque anni fanno un bel 65.000 dollari. Siamo ambiziosi, puntiamo ai dieci. 130.000 dollari. Meraviglioso. RPD per nulla omosessuale latente. Psicopatico avanzato. Imbecille morale. In realtà gode del denaro che sto succhiando a suo padre. Caso senza speranza. Tutte spinte ego-sintoniche. Il bastardo se ne sbatte. Magari anche 12 anni? 156.000 dollari. Puttana Eva! RPD ritorna al sadismo. Pensa sia la chiave. Devo stare molto attento. Se per caso lo beccano per qualcosa di serio, galera o manicomio, posso dire addio a quei 156.000. Usare delle droghe per calmarlo? RPD oggi in un altro stato schizzo. Pieno di stronzate che gli avrebbe detto una chiromante zingara. Necessaria estrema cautela: se lo catturano gli occultisti sono 13 zucche all’anno che se ne vanno giù per il cesso. Chiave per RPD: tutto parte dalla guerra. Non sopporta il pensiero che tutti dobbiamo morire. Complesso metafisico. Non ci posso fare nulla. Se solo ci fosse una pillola dell’immortalità. Il rischio di perderlo a favore degli occultisti o addirittura di una chiesa è peggiore di quanto non temessi. Sento le 13 zucche scivolarmi di mano. RPD vuole recarsi in Europa. Desidera incontrare, forse in terapia, quello scheissdreck dummkopf di Carl Jung. Devo avvertire i genitori che è troppo malato per viaggiare. RPD andato dopo appena 10 mesi. Un caso da ridicole 12 zucche. Troppo infuriato per vedere pazienti oggi. Passata la mattinata a preparare lettere al “Globe” sul motivo per cui i chiromanti dovrebbero essere banditi per legge. Se potessi mettere le mani addosso a quella donna, sulla sua grassa gola, quella cagna, quella grassa puzzolente cagna ignorante. 156.000 dollari. In fumo. Solo perché ha bisogno dell’immortalità e non sa come ottenerla. (A Ingolstadt, Danny Pricefixer e Clark Kent si stanno ancora fissando a vicenda sopra il corpo addormentato di Lady Velkor quando Atlanta Hope irrompe nella stanza, fresca di doccia, e si butta sul letto, abbracciando e baciando tutti. “È stata la prima volta,” grida. “La prima volta che l’ho fatto davvero! Ci siete voluti tutti e tre.” Dall’altro lato di Kent, Lady Velkor apre un occhio e dice: “E a me niente riconoscimento? Ce ne vogliono Cinque in quella maniera, non vi ricordate?”) Mama Sutra aveva solo trent’anni, però mesciava i capelli di grigio per adattarsi all’immagine della Donna Saggia. Riconobbe Drake appena entrò nella sua sala da tè: il figlio del vecchio Drake, il pazzo, pieno di soldi come un uovo. Lui le rivolse un cenno prima ancora che la cameriera potesse prendere l’ordinazione. Mama Sutra, sempre rapida nel raccogliere indizi, s’accorse dalle pieghe del vestito che era stato sdraiato. Boston Common è una bella camminata da Beacon Hill, c’erano alcuni psichiatri nel quartiere, ergo, non arrivava da casa, bensì da una seduta di terapia. “Carte o foglie di tè?” gli chiese premurosa, sedendosi di fronte a lui, dall’altra parte del tavolo. “Carte,” rispose assente Drake, osservando il Common dalla finestra. “Caffè,” aggiunse, rivolto alla cameriera. “Nero come il peccato.” “Stavi ascoltando quei predicatori?” chiese la scaltra Mama Sutra. “Sì.” Lui sorrise, accattivante. “‘Chi crede non assaggerà mai la morte.’ Sono in forma rara, oggi.” “Mescola,” disse lei, passandogli le carte. “Hanno risvegliato un bisogno spirituale in te, figlio mio. Ecco perché sei venuto qui.” Drake sostenne lo sguardo della donna. “Sono disposto a provare qualsiasi tipo di stregoneria, almeno una volta. Arrivo proprio adesso da un praticante della varietà più recente, giunta pochi anni fa da Vienna.” Centro, pensò lei. “Né la loro scienza, né la loro fede priva d’illuminazione possono aiutarti,” sentenziò poi con voce cupa, ignorando il cinismo del ragazzo. “Speriamo che le carte indichino la via.” E dispose un Albero della Vita tradizionale. In cima c’era la Morte a testa in giù, e sotto il Re di Spade in Chokmah e il Cavaliere di Bastoni in Binah. “Colui che crede non assaggerà mai la morte,” aveva citato cinicamente Drake. “Vedo un campo di battaglia,” cominciò Mama. Era voce comune a Boston che Drake avesse cominciato a comportarsi in modo strano dopo la guerra. “Vedo la Morte arrivarti accanto e poi mancarti.” Indicò con un dito plateale la carta della Morte rovesciata. “Ma molti morirono, molti a cui eri profondamente affezionato.” “Qualcuno mi piaceva,” disse lui di malavoglia. “Più che altro pensavo al cu… alla pelle. Ma continua.” Mama studiò il Cavaliere di Bastoni nella posizione Binah. Doveva menzionare la bisessualità implicita? Lui stava andando da uno psichiatra, e poteva sopportarlo. Cercò di tenere al centro della propria attenzione il Cavaliere di Bastoni e il Re di Spade, e così divenne più chiara. “Ci sono due uomini in te. Uno ama altri uomini, forse troppo. L’altro sta disperatamente cercando di liberarsi da tutta l’umanità, anche dal mondo. Sei un Leone,” aggiunse all’improvviso, sussultando. “Sì,” fece lui, per nulla impressionato. “6 agosto.” Stava pensando che forse Mama aveva controllato le date di nascita di tutti gli individui più ricchi della città, nel caso si fossero rivolti a lei. “È molto difficile per i Leoni accettare la morte,” disse Mama con tono triste. “Sei come Buddha quando vide il cadavere per strada. Per quanto tu sia o possegga, per quanto tu ottenga, non sarà mai abbastanza, perché hai visto troppi cadaveri in guerra. Ah, figlio mio, se potessi aiutarti! Ma leggo solo le carte, non sono un’alchimista che vende l’elisir della vita eterna.” Mentre lui metabolizzava il concetto (un centro perfetto, ne era sicura) Mama si affrettò a esaminare il Cinque di Bastoni rovesciato in Chesed e il Mago diritto in Geburah. “Così tanti bastoni. Tanti segni di fuoco. Un vero Leone, ma tanta parte rivolta all’interno. Guarda come l’energico Cavaliere di Bastoni scende sul Cinque a testa in giù. Tutte le tue energie, e i Leoni sono potentissimi, sono rivolte contro di te. Sei un uomo che brucia, cerchi di consumarti e di rinascere. E il Mago, che mostra la via, è sotto il Re di Spade, dominato da lui: la tua ragione non ti permette d’accettare la necessità del fuoco. Ti stai ancora ribellando alla Morte.” Il Matto era in Tipareth e, sorprendentemente, diritto. “Ma sei vicinissimo al passo finale. Sei pronto a permettere che il fuoco consumi anche il tuo intelletto e lo lasci morire rispetto a questo mondo.” Stava andando alla grande, pensò, poi vide il Diavolo in Netzach e il Nove di Spade rovesciato in Yod. Il resto dell’Albero era anche peggio: la Torre in Yesod e gli Amanti rovesciati (naturale!) in Malkuth. Nemmeno una coppa o un pentacolo da nessuna parte. “Ne uscirai molto più forte,” concluse con un filo di voce. “Non è quello che vedi,” disse Drake. “E non è quello che vedo io. Il Diavolo e la Torre assieme sono una coppia piuttosto distruttiva, no?” “Devo ritenere che tu sappia anche cosa significhino gli Amanti rovesciati?” “‘La Risposta dell’Oracolo È Sempre Morte’,” citò lui. “Ma tu non l’accetti.” “L’unica maniera di sconfiggere la Morte, fin quando la scienza non produrrà una pillola dell’immortalità, è renderla tua schiava, lo sbirro della ditta,” spiegò calmo Drake. “Questa è la chiave che ho cercato. Il barista non diventa mai alcolizzato, e il gran sacerdote se la ride degli dei. Inoltre la Torre è marcia fino al midollo e merita d’essere distrutta.” Indicò il Matto. “Ovviamente hai del talento, anche se imbrogli come tutti in questo giro, e devi sapere che ci sono due scelte una volta attraversato l’Abisso. Il sentiero della mano sinistra e il sentiero della mano destra. Pare che io mi stia dirigendo verso il sentiero della mano sinistra. Questo riesco a vederlo, e conferma quel che sospetto già. Prosegui e dimmi il resto di quanto vedi, non ho paura di sentirlo.” “Molto bene.” Mama si stava domandando se fosse uno dei pochi, dei pochissimi, che col tempo sarebbero giunti all’attenzione dei Brillanti. “Renderai la Morte tua schiava come tattica per dominarla. Il tuo è, infatti, il sentiero della mano sinistra. Provocherai immense sofferenze, soprattutto a te stesso, all’inizio. Ma dopo un po’ non te ne accorgerai più, dopo un po’ non t’accorgerai neanche degli orrori che infliggi agli altri. Gli uomini diranno che sei un materialista, un adoratore del denaro. Cos’è che odi di più?” chiese di colpo. “La fuffa sentimentale e le menzogne. Tutte le bugie cristiane al catechismo, tutte le bugie democratiche sui quotidiani, tutte le bugie socialiste che i nostri cosiddetti intellettuali vomitano di questi tempi. Ogni falsità putrida, disonesta, sleale e ipocrita che la gente usa per nascondere a se stessa che siamo ancora predatori in una giungla.” “Ammiri Nietzsche?” “Era pazzo. Diciamo che ho meno disprezzo per lui e per de Sade di quello che riservo alla maggioranza degli intellettuali.” “Sì. E così sappiamo qual è la Torre che distruggerai. Tutto ciò che in America sa di democrazia, cristianesimo o socialismo. L’intera facciata umanitaria dalla Costituzione in poi, fino al presente. Libererai il tuo fuoco e incenerirai tutto con le tue energie leonine. Forzerai la tua visione dell’America nella realtà complessiva, e terrorizzerai ogni cittadino con la giungla e con la morte in agguato nella giungla. Il crimine e il mercato si stanno avvicinando sempre di più, a causa del Proibizionismo, e tu completerai il loro connubio. Tutto, tutto questo, solo per rendere la Morte tua schiava invece che tua padrona. I soldi e il potere solo incidentali.” NO… perché anche se pensi d’averlo sconfitto anche se pensi di poter concludere un armistizio una pace separata dico cazzo la guerra continua lo stesso No ti stai solo ingannando Mettiamo anche che ami Simon e sono solo stronzate hollywoodiane non puoi saperlo solo in una settimana non importa quanto sia bello ma anche se amo Simon la guerra continua fintanto che continuiamo a girare in pelli separate Uomo Bianco Uomo Nero Uomo Marrone Donna Bianca Donna Nera Donna Marrone anche se Hagbard sostiene di essere riuscito a superare tutto questo sul suo sottomarino è solo perché loro sono sott’acqua e lontani dal mondo Qui fuori i bastardi usano proiettili veri come dice la vecchia battuta Forse è l’unica verità al mondo Non le bibbie o la poesia o la filosofia ma soltanto le vecchie barzellette Specialmente le battute sporche e quelle tristi No usano proiettili veri dico merda non mi vedono mai tutti loro Uomo Bianco Uomo Nero Uomo Marrone Donna Bianca Donna Nera Donna Marrone mi guardano e sono nel loro gioco ho il mio ruolo sono la Donna Nera non sono mai solamente io No continua sempre ogni passo verso l’alto è un passo verso altra ipocrisia finché il gioco non sarà fermato del tutto e nessuno ha scoperto come si fa No tanto più Simon dice che riesce a vedermi tanto più mente a se stesso No non lo fa mai con la Donna Bianca perché è troppo come sua madre o una qualche maledetta ragione freudiana del genere dico merda No non posso continuare nel loro gioco griderò di rabbia griderò come un’aquila griderò nelle orecchie del mondo intero finché qualcuno mi vedrà finché non sarò una Donna Nera e non sarò né Nera né Donna né niente No niente solo io No diranno che sto rinunciando all’amore e alla salute mentale e allora affanculo affanculo tutti No non tornerò indietro l’acido ha cambiato tutto No alla fine quando sarò davvero me forse allora potrò trovare un amore migliore e una salute mentale migliore No ma prima devo trovare me “Continua.” Drake non sorrideva ma non era irritato. “Il Re di Spade e il Cavaliere di Bastoni sono entrambi molto attivi. Potresti agire senza causare danni, diventando un artista e mostrando questa immagine della giungla. Non è necessario crearla concretamente infliggendola ai tuoi simili.” “Smettila di predicare. Leggi le carte e basta. Sei più brava di me in quello, ma riesco a capire a sufficienza da sapere che per me non c’è un’alternativa del genere. L’altro bastone e l’altra spada sono rovesciati. Non può bastarmi agire in forma simbolica. Devo farlo in modo che tutti ne vengano colpiti, non solo quei pochi che leggono libri o vanno ai concerti. Dimmi quello che non so. Perché la linea dal Matto alla Torre si completa negli Amanti rovesciati? So che non posso amare nessuno, e non credo comunque che nessuno ci possa mai riuscire, è solo altro sentimento e ipocrisia. Le persone si usano a vicenda come macchine da masturbazione e asciugamani per le lacrime, poi lo chiamano amore. Ma c’è un significato più profondo. Qual è?” “Comincia dal principio: Morte rovesciata. Respingi la Morte, così il Matto non può attraversare la rinascita ed entrare nel sentiero della mano destra quando attraversa l’Abisso. Perciò: il sentiero della mano sinistra, la distruzione della Torre. C’è solo un esito a quella catena karmica, figlio mio. Gli Amanti significano Morte, proprio come la Morte significa Vita. Stai rifiutando la morte naturale, e perciò rifiuti la vita naturale. Il tuo sentiero sarà una vita innaturale che ti porterà a una morte che è contro natura. Morirai come uomo prima che il tuo corpo muoia. Il fuoco è ancora autodistruttivo, anche se lo rivolgerai all’esterno e userai il mondo intero come palcoscenico per il tuo Gotterdämmerung. La tua vittima principale sarai ancora tu.” “Hai talento,” disse Drake con tono raggelante, “ma in fondo sei sempre una truffa, come tutti gli altri in questo ramo di attività. La tua vittima principale, signora, sei tu. Ti inganni con le menzogne che hai raccontato tante volte agli altri. È la malattia professionale dei mistici. La verità è che non ha importanza se mi distruggo da solo o se distruggo questo pianeta, o se cambio idea e cerco di trovare la mia strada verso il sentiero della mano destra in qualche barboso monastero. L’universo continuerà a girare alla cieca, senza pensiero, senza neppure sapere. Non c’è nessun Nonno tra le nuvole a decretare un giudizio finale, solo qualche aereo, che impara sempre più cose su come portare bombe. Hanno processato il generale Mitchell per queste affermazioni, ma è la verità. La prossima volta stermineranno veramente le popolazioni civili con le bombe. E l’universo non saprà o si curerà nemmeno di quello. Non dirmi che la mia fuga dalla Morte mi riporta alla Morte. Non sono un bambino, e so che tutti i sentieri, alla fine, riportano alla Morte. L’unica domanda sensata è: Tremi dinanzi a lei tutta la vita oppure le sputi in un occhio?” “Puoi trascendere tanto la paura abietta quanto l’odio ribelle. Puoi capire che fa solo parte della Grande Ruota e che, come tutte le altri parti, è necessaria all’insieme. Allora potrai accettarla.” “Adesso mi dirai d’amarla.” “Anche quello.” “Sì, e posso imparare a vedere il Grande Quadro glorioso. Vedo tutti gli uomini che defecano e urinano nei pantaloni prima di morire a ChateauThierry, si guardano le budella che gli cadono in grembo e gridano da un buco che non è più neanche una bocca, tutte manifestazioni di quella sublime armonia ed equilibrio che è ineffabile e al di là di ogni discorso e ragione. Certo, lo posso vedere, se mi tolgo metà cervello e m’ipnotizzo fino a pensare che la visione da quella prospettiva è più profonda, ampia e veramente vera di quella di una mente non ottenebrata. Vai nel reparto dei grandi mutilati e prova a spiegarglielo. Parli della morte come se fosse una creatura personificata. Benissimo: allora devo considerarla come qualsiasi altra entità che si mette sulla mia strada. L’amore è un mito inventato dai poeti e da altra gente che non riusciva ad affrontare il mondo ed è strisciata in un angolino a creare fantasie con cui consolarsi. Il fatto è che quando incontri un’altra entità, o lei si fa da parte per te o tu per lei. O ti domina e tu ti sottometti, oppure la domini e lei si sottomette. Portami in un qualsiasi club di Boston e ti dirò qual è il milionario più ricco da come gli altri lo trattano. Portami in qualsiasi bar d’operai e ti dirò qual è che ha il pugno più forte in una rissa, sempre considerando la maniera in cui gli altri lo trattano. Portami in una casa qualunque e ti dirò in un minuto se è il marito o la moglie a dominare. Amore? Uguaglianza? Riconciliazione? Accettazione? Sono le scuse dei perdenti, per convincersi d’aver scelto la propria condizione e non d’esservi stati piegati. Trovami una moglie onesta che ami veramente il marito. L’avrò nel mio letto in tre giorni al massimo. Perché sono molto attraente? No, perché comprendo gli uomini e le donne. Le farò capire, senza dirlo a voce alta finendo per scioccarla, che l’adulterio, in una maniera o nell’altra, ferirà suo marito, che lo venga a sapere o meno. Mostrami il cameriere di colore più servile nel miglior ristorante della città, e dopo che ha finito di spiegarti il cristianesimo, l’umiltà e tutto il resto, conta quante volte al giorno entra in cucina a sputare nel fazzoletto. I colleghi ti diranno che soffre di una malattia polmonare. Il morbo di cui soffre è rabbia cronica. La madre e il bambino? Un’eterna lotta di potere. Ascolta come il pianto del bambino cambia d’intensità quando la madre non arriva di corsa. È paura quella che senti? È rabbia, folle rancore per non avere il dominio totale. E quanto alla madre, scommetterei che il 90 per cento delle donne sposate in cura dagli psichiatri si trova in quella situazione perché non riesce ad ammetterlo, perché non può sfuggire alla menzogna dell’amore abbastanza a lungo da ammettere quante volte vorrebbe strangolare quel mostro nella culla. L’amore per la patria? Un’altra menzogna, la verità è la paura degli sbirri e delle prigioni. L’amore per l’arte? Un’altra menzogna, la verità è la paura della cruda verità senza ornamenti e false maschere. L’amore della verità stessa? La menzogna più grande fra tutte: paura dell’ignoto. La gente impara l’accettazione e ottiene la saggezza? S’arrende a forze superiori e chiama maturità la propria codardia. Alla fine, tutto si riduce a un’unica domanda: sei in ginocchio davanti all’altare o sei sull’altare a guardare gli altri che si inginocchiano davanti a te?” “La ruota dei Tarocchi è la ruota del Dharma,” disse piano Mama Sutra quando lui ebbe concluso. “È anche la ruota della galassia, che tu consideri una macchina cieca. Continua a girare, come dici tu, indipendentemente da ciò che facciamo o pensiamo. Sapendolo, accetto la Morte come parte della ruota e accetto il tuo rifiuto come un’altra sua parte. Non posso controllarne nessuna. Posso solo ripetere il mio avvertimento, che non è una menzogna ma un fatto riguardante la struttura della Ruota: negando la morte, eviti di affrontala alla fine nella sua forma più terribile.” Drake terminò il caffè e sorrise ironico. “Sai, il mio disprezzo per le bugie contiene un elemento dello stesso sentimentalismo e sciocco idealismo che ho rifiutato. Forse sarei più efficace se non parlassi mai più con tanta onestà. Quando sentirai di nuovo parlare di me, potrei essere noto come filantropo e benefattore dell’umanità.” Accese pensoso un sigaro. “E sarebbe vero anche se il tuo misticismo dei Tarocchi risultasse corretto, dopo tutto. Se la Morte, assieme alle altre parti, è necessaria per la Ruota, allora anch’io sono necessario. Forse la Ruota crollerebbe se non ci fosse il mio spirito di ribellione a bilanciare il tuo spirito d’accettazione. Pensaci un po’.” “È vero. Per questo ti ho avvertito ma non giudicato.” “Io sarei quindi, come dice Goethe, ‘parte di quella forza che desidera sempre il male e ottiene solo il bene’?” “Quello è un pensiero che dovrai cercare di tenere presente quando la Notte Oscura di Sammael alla fine scenderà su di te.” “Altra ipocrisia,” disse Drake, tornando al cinismo precedente. “Miro al male e otterrò il male. La Ruota, tutti i suoi equilibri armoniosi e i paradossi taumaturgici, è soltanto un altro mito dei deboli e degli sconfitti. Un forte può fermare la Ruota o anche mandarla in frantumi, se osa abbastanza.” “Forse. Noi che studiamo la Ruota non conosciamo tutti i suoi segreti. Alcuni credono che il tuo spirito ricompaia costantemente nella storia, perché è destinato a trionfare. Forse questo è l’ultimo secolo dei mortali terrestri, e il prossimo apparterrà agli immortali cosmici. Quel che accadrà dopo, quando la Ruota si fermerà, nessuno di noi può predirlo. Potrebbe essere ‘bene’ o ‘male’ o magari, per citare il tuo filosofo preferito, al di là del bene e del male. Non possiamo saperlo. E questo è un altro motivo per cui non ti giudico.” “Ascolta,” disse Drake con emozione improvvisa. “Stiamo mentendo entrambi. Non è affatto così cosmico o filosofico. Solo che non riuscivo a dormire la notte, e nessuna ‘cura’ convenzionale riusciva ad aiutarmi, finché ho cominciato ad aiutarmi da solo ribellandomi sistematicamente contro tutto ciò che sembrava più forte di me.” “Lo so. Non sapevo che fosse insonnia. Potevano essere incubi, capogiri o impotenza sessuale. Ma c’era una qualche ragione per cui le scene che hai visto a Chateau-Thierry continuavano a vivere e ti spingevano a svegliarti dal sogno dei sonnambuli nelle strade. Ti stai svegliando: sei sull’orlo dell’abisso.” Mama indicò il Matto e il cane che gli abbaia alle calcagna. “E io sono la cagnetta rumorosa che abbaia per avvertirti che puoi ancora scegliere il sentiero della mano destra. La decisione non è definitiva fin quando non attraversi l’abisso.” “Però le carte mostrano che in realtà avrei pochissima scelta. Specialmente nel mondo che uscirà da questa depressione.” Mama Sutra sorrise senza perdono o condanna finale. “Non è tempo di santi,” ammise con voce dolce. “Due dollari, prego.” George, non fare cazzate. L’Olandese se lo vide davanti distintamente. Capone, Luciano, Maldonado, Lepke e il resto temevano Winifred e la cricca di Washington. Stavano organizzando un accordo, e la sua morte faceva parte del prezzo dell’affare. I fessi non sapevano che non puoi mai trattare per paura. Pensavano che l’Ordine fosse solo un trucchetto utile per le comunicazioni internazionali e i traffici illeciti, erano troppo stupidi per studiare davvero gli Insegnamenti. Non avevano mai capito sul serio il terzo Insegnamento, in special modo: La Paura è Fallimento. Una volta che temi i tori, sei perduto. Ma il toro se n’era andato. “Che ne avete fatto di lui?” urlò alle mura della stanza d’ospedale. (Smiling Jim aveva visto l’aquila soltanto il giorno prima. Il suo nido si trovava senz’altro su uno di quei picchi. L’avrebbe presa: se lo sentiva nelle ossa, un presentimento tanto forte che non poteva essere messo in dubbio. Ansante, sudato, tutti i muscoli doloranti, continuò a salire… Il caffè schizzò dal bicchiere di plastica e si sparse sulle pagine di Orgia Carnale. Igor Beaver,43 il laureato, alzò gli occhi stupefatto: il sismografo era al quinto grado. A un chilometro e mezzo di distanza, Dillinger si svegliò mentre la porta della camera da letto si chiudeva con fracasso e la sua statua preferita, King Kong in cima all’Empire State Building, cadeva dallo scrittoio.) NESSUNA REMISSIONE, NESSUNA REMISSIONE, NESSUNA REMISSIONE SENZA SPARGIMENTO DI SANGUE. NESSUNA REMISSIONE SENZA SPARGIMENTO DI SANGUE. Mama Sutra guardò il Boston Common dalla finestra. Robert Putney Drake s’era fermato, e stava ascoltando di nuovo un predicatore. Anche a quella distanza poteva riconoscere il sorriso freddo, serrato. Il Dealy Lama si sedette davanti a lei. “Ebbene?” chiese. “È sicuro. L’Ordine dovrà intervenire.” Mama scosse tristemente la testa. “È una minaccia per il mondo intero.” “Lentezza è bellezza,” replicò il Dealy Lama. “Lasciamo che lo contatti per primo l’Ordine Inferiore. Se decidono che ne vale la pena, allora agiremo. Penso che convincerò Hagbard a frequentare Harvard, in modo da poterlo avere nei paraggi e tenergli un occhio addosso, per così dire.” È LA PAROLA DELLA BIBBIA E LA PAROLA DI DIO E LO DICE CHIARO E TONDO DI MODO CHE NESSUN PROFESSORE SAPIENTONE POSSA SOSTENERE CHE SIGNIFICHI QUALCOS’ALTRO. “Quanti anni hai in realtà?” chiese incuriosita Mama. Il Dealy Lama la scrutò sereno. “Ci crederesti se rispondessi trentamila?” Lei rise. “Avrei dovuto immaginarlo che era meglio non chiedere. I membri superiori dell’ordine si riconoscono sempre dal senso dell’umorismo.” E QUESTO È QUEL CHE DICE: NESSUNA REMISSIONE, NESSUNA REMISSIONE FRATELLI E SORELLE, NESSUNA REMISSIONE SENZA SPARGIMENTO DI SANGUE, SENZA SPARGIMENTO DI SANGUE. NESSUNA REMISSIONE. NESSUNA REMISSIONE SENZA SPARGIMENTO DI SANGUE. La bocca di Hagbard si aprì per la sorpresa. “Be’, che possa affondare,” disse, cominciando a ridere. Su un muro alle sue spalle, come notò Joe con un senso di vertigine, c’era una scritta nuovissima, probabilmente scarabocchiata da uno sballato d’acido: I PICCIONI NELLE GABBIE DI B.F. SKINNER SONO PRIGIONIERI POLITICI. “Siamo stati promossi tutti e due,” continuò allegramente Hagbard. “Siamo stati giudicati e dichiarati innocenti dal grande dio Acido.” Joe fece un respiro profondo. “E quando ti decidi a spiegarmelo a monosillabi o nel linguaggio dei gesti o semaforico o qualcosa che un coglione non-Illuminato come me possa capire?” “Hai letto tutti gli indizi. Era proprio lì, davanti a te. Grosso come la porta d’un fienile. Cospicuo quanto il mio naso e familiare il doppio, in ogni senso del termine.” “Hagbard, per amor di Dio, e per amor mio e per amor di tutti, la vuoi smettere di spassartela, mi daresti la risposta?” “Scusami.” Hagbard rimise noncurante la pistola in tasca. “Sono un po’ stravolto. Ho condotto una specie di guerra per tutta la notte, strafatto d’acido. È stata una faticaccia, soprattutto perché ero sicuro almeno al 90 per cento che mi avresti ucciso prima che fosse finita.” Accese uno dei suoi abominevoli sigari. “In breve, allora, gli Illuminati sono benevoli, compassionevoli, gentili, generosi, eccetera eccetera. Aggiungi tutti gli altri aggettivi complimentosi che ti vengono in mente. In breve, siamo noi i buoni.” “Ma… ma… non può essere.” “Può essere ed è.” Hagbard gli indicò la Bugatti. “Sediamoci, se posso permettermi un ultimo acronimo44 prima che tutti i codici e rompicapi siano risolti.” S’accomodarono sul sedile anteriore, dove Joe accettò la caraffa di brandy offertagli da Hagbard. “Naturalmente,” continuò Hagbard, “quando dico ‘buono’ devi capire che tutti i termini sono relativi. Siamo buoni per quanto è possibile in questa porzione malridotta della galassia. Non siamo perfetti. Di certo, io non lo sono, e non ho mai visto nulla che s’avvicinasse alla perfezione immacolata in nessuno degli altri Maestri del Tempio. Però siamo, in termini umani e per i canoni correnti, dei bravi tipi. C’è un motivo. È la legge fondamentale della magia, e sta in ogni libro di testo. Devi averla letta da qualche parte. Sai di che parlo?” Joe bevve una bella sorsata di brandy. Alla pesca, il suo preferito. “Sì, credo di sì. ‘Come dai, così riceverai.’” “Esatto.” Hagbard riprese la bottiglia per bere un goccio. “Naturalmente, Joe, è una legge scientifica, non un comandamento morale. Non ci sono comandamenti, perché non c’è comandante da nessuna parte. Tutta l’autorità è illusione, che sia in teologia o in sociologia. Tutto è radicalmente, addirittura schifosamente, libero. La prima legge della magia è neutra quanto la prima legge sul moto di Newton. Dice che l’equazione si equilibra, e basta. Sei ancora libero di dare male e dolore, se decidi che devi. Una volta fatto, però, non puoi sfuggire alle conseguenze. Ti rimbalza sempre indietro. Nessuna preghiera, sacrificio, mortificazione o supplica la cambierà, più di quanto possa cambiare le leggi di Newton o di Einstein. E così siamo ‘buoni’, come direbbero i moralisti, perché siamo abbastanza svegli da sapere che abbiamo una ragione davvero valida per esserlo. Nell’ultima settimana le cose sono andate troppo alla svelta, e sono diventato ‘malvagio’, ho ordinato e pagato deliberatamente la morte di diverse persone, e messo in moto processi che dovevano portare ad altre morti. Sapevo quel che facevo, e sapevo, e tuttora so, che la pagherò. Certe decisioni sono estremamente rare nella storia dell’Ordine, e il mio superiore, il Dealy Lama, ha cercato di convincermi che neanche stavolta sarebbe stato necessario. Non ero d’accordo. Mi assumo la responsabilità. Nessun uomo, dio o dea possono cambiarlo. Pagherò e sono pronto a pagare, quando e come presenteranno il conto.” “Hagbard, cos’è che sei?” “Un purmano, avrebbe detto la famiglia Saure. Un puro umano. Niente di più. Neanche un puntino in più.” “Quanto sangue?” chiese Robert Putney Drake. Non credeva alle sue stesse parole. In tutti i suoi esperimenti d’abbattimento muri non s’era mai abbassato sino a sbraitare contro un predicatore ignorante. TUTTO IL SANGUE NEL MONDO NON BASTA. OGNI UOMO, DONNA E BAMBINO NON È SUFFICIENTE. ANCHE TUTTI GLI ANIMALI, SE LI METTESSI IN FILA IN UN QUALCHE SACRIFICIO PAGANO O VOODOO. NON SAREBBE ANCORA ABBASTANZA, FRATELLI. IL LIBRO LO DICE. “Eravamo in cinque.” John-John Dillinger stava spiegando la faccenda a George mentre ritornavano adagio verso Ingolstadt, dopo aver perso Hagbard e la Bugatti nella folla. “I miei lo tennero nascosto. Tedeschi, superstiziosissimi e schivi. Non volevano giornalisti tra le scatole e titoli sui primi cinque gemelli riusciti a sopravvivere. Fu la famiglia Dionne a sorbirsi quella sbobba, molto più avanti.” PERCHÉ TUTTO IL SANGUE DEL MONDO NON VALE UNA GOCCIA. NON UNA GOCCIA. “John Herbert Dillinger si trova a Las Vegas, e sta cercando di rintracciare la peste, a meno che non ce l’abbia già fatta e sia rientrato a casa a Los Angeles.” John-John sorrise. “È sempre stato il cervello del gruppo. Manda avanti un’etichetta rock, un vero uomo d’affari. È il più vecchio, per un paio di minuti, e tutti noi lo prendevamo a modello. S’è fatta lui la galera, anche se in realtà avrei dovuto farla io, visto che la rapina a quel droghiere fu una mia stupida idea. Ma disse che l’avrebbe potuta sopportare senza crollare, e aveva ragione.” NEMMENO UNA GOCCIA, NEMMENO UNA GOCCIA DEL PREZIOSO SANGUE DI NOSTRO SIGNORE E SALVATORE, GESÙ CRISTO. “Capisco,” disse Drake. “Ed era A, B, AB oppure O?” “John-Hoover Dillinger abita a Mad Dog sotto il nome di D.J. Hoover, e lascia intendere alla gente d’essere un lontano parente del capo dell’Fbi. In pratica,” aggiunse John-John, “è pensionato. Eccetto, ogni tanto, per certi lavoretti, come aiutare a organizzare fughe convincenti, quando Jim Cartwright vuole rilasciare un prigioniero in maniera realistica. Ha dato lui a Naismith l’idea della Società John Dillinger È Morto Per Te.” “E gli altri due?” chiese George, pensando che sarebbe stato ancora più difficile decidere se amava Stella più di Mavis o Mavis più di Stella adesso che sapeva che erano la stessa persona. Si chiese come si sentisse Joe, visto che ovviamente gli piaceva Miss Mao Tsu-hsi e anche lei era quella stessa persona. Tre in uno e uno in tre. Come Dillinger. O Dillinger era cinque in tre? All’improvviso, George capì d’essere ancora in trip. Dillinger era cinque in uno, non cinque in tre: ancora la Legge dei Cinque. Voleva forse dire che nel complesso Mavis-Stella-Mao c’erano altre due persone che non aveva ancora incontrato? Perché il due e il tre continuavano a saltar fuori? “Gli altri due sono morti,” disse triste John-John. “John Edgar Dillinger era nato per primo e morì per primo. Inarrestabile, ecco com’era. Fu lui che sforacchiò quella guardia alla banca di East Chicago mentre noialtri eravamo in vacanza e ci tenevamo infrattati a Miami. La solita testa calda. Ebbe un infarto nel 1943 e morì giovane. John Thomas Dillinger se ne andò nel 1969. Era a Chicago nel 1968 in missione per i JAM, doveva incontrarsi con una spia degli inglesi, Chips, un pazzoide. Lo spionaggio inglese riuscì in qualche modo a impossessarsi di un rapporto secondo il quale la convenzione democratica era guidata dagli Illuminati Bavaresi e sarebbe terminata con un assassinio. Non credendo agli Illuminati, mandarono Chips, come fanno sempre nei casi più strani, perché è abbastanza fuori da prenderli sul serio e fare lo stesso un lavoro accurato. Tutti e due vennero gassati uscendo dall’Hilton, e il povero Chips fu sbattuto in un cellulare con un mucchio di giovani estremisti. John Thomas soffriva già di problemi respiratori, un’asma cronica, e il gas lacrimogeno l’aggravò. Passò di dottore in dottore, finché non morì all’inizio del 1969. Quindi c’è uno sbirro, a Chicago, che può vantarsi d’aver davvero ucciso John Dillinger, solo che non lo sa. Non è strana la vita?” “La famiglia Saure pensava d’essere negli Illuminati,” continuò Hagbard. “Hitler e Stalin pensavano d’essere negli Illuminati. Il vecchio Weishaupt pensava d’essere negli Illuminati. È tanto semplice. La morale di tutta la storia è: attenti alle imitazioni occidentali da due soldi.” Poi sorrise amaro. “Credo stia iniziando a filtrare,” disse adagio Joe. “Era, ovviamente, la primissima ipotesi che avevo avanzato: ci sono stati molti gruppi nella storia che si sono chiamati Illuminati, e non miravano tutti esattamente alla stessa cosa.” “Appunto.” Hagbard aspirò di nuovo dal sigaro. “È il primo sospetto naturale di qualsiasi mente non paranoica. Poi, man mano che esamini le prove, cominciano a emergere i collegamenti tra questi gruppi. Alla fine l’ipotesi paranoica inizia ad apparire sempre più plausibile e cominci a credere che ci sia sempre stato un solo gruppo d’Illuminati, che usava gli stessi simboli e slogan e che mirava allo stesso obiettivo di fondo. Mandai Jim Cartwright da te con quella storiella sulle tre cospirazioni, l’ABC, Antica Cospirazione Bavarese, l’NBC o Nuova Cospirazione Bavarese e la CBS o Conservatori Bavaresi Veggenti, per farti sospettare che la verità poteva stare a metà strada, era la prima idea semplice. D’ora in poi devi dimenticare che io rappresento gli Illuminati originali. Anzi, nei secoli recenti, non abbiamo usato alcun nome. Usiamo solo le iniziali A.A., scritte in questa maniera.” Disegnò su una bustina di minerva del Donau-Hotel: A.·.A.·. “Molti scrittori dell’occulto,” proseguì, “hanno avanzato delle ipotesi straordinariamente accurate su che cosa possono significare. In realtà, non vogliono dire un bel nulla. Per prevenire il furto e l’uso del nostro nome, non abbiamo nome. Chiunque pensi d’averlo indovinato e tenti di passarsi per iniziato dichiarando che siamo davvero l’Atlantean Arcanum o l’Argenteum Astrum o che altro, si rivela immediatamente un truffatore. È un trucchetto carino. Vorrei soltanto averci pensato secoli prima.” L’interfono sulla scrivania della segretaria del presidente ronzò proprio mentre Saul e Barney uscivano. Quando la segretaria premette l’interruttore, il presidente disse: “Scopra qual è la più alta onorificenza civile e ne ordini due, a nome mio, per questi due investigatori”. “Sì, signore,” rispose la segretaria, prendendo nota. “E poi chieda all’Fbi di controllare il più vecchio. M’è parso giudeo,” aggiunse l’astuto presidente. NO, perché sarei pazza a pensare che i miracoli accadano in questo mondo prima che qualcuno paghi l’affitto e le tasse e dimostri che i propri documenti sono in regola e la gente che lo manda avanti può sempre dirti che i tuoi documenti non sono in ordine No perché non ci sono maghi e anche Hagbard è per la maggior parte una truffa e un imbroglione anche se ha ottime intenzioni No perché non sono la Papessa Giovanna se mai c’è stata una Papessa Giovanna No perché come dice la canzone non sono una santa sono una donna e per giunta del colore sbagliato No perché scorreranno fiumi di sangue e la terra sarà scossa prima che possiamo rovesciare Padron Charlie perché non è un semplice Armageddon simbolico di una notte come Hagbard è riuscito a far credere a tutti No perché Hagbard è una specie di mago e ci ha messo tutti nel suo trip per un po’ ma il mondo reale non è un trip è un brutto viaggio No perché gli amanti non vivono felici e contenti per sempre quel che succede è che si sposano e s’indebitano e vivono in schiavitù per sempre e devo trovare qualcosa di meglio di quello No perché nessuno di noi guida la macchina è la macchina che sta guidando noi No perché è come la vecchia battuta “Palle” disse la regina “se le avessi sarei re” e “Cazzate”45 disse il principe “io le ho e non sono re” e “Cagate” disse il re e trentamila sudditi s’accucciarono spingendo dato che a quei tempi la parola del re era legge Hagbard lo definirebbe analità e sessismo e discriminazione in base all’età46 ma alla fine sono sempre le donne e i bambini che si beccano tutta la merda in faccia e pochi maschi padroni di tutto la verità sta tutta nelle vecchie battute specialmente nelle barzellette sporche sono ancora in acido ma è vero possono sempre dire che i tuoi documenti non sono a posto No perché a volte devi essere un eremita e poi dopo tornare indietro quando ti sei rimessa insieme No perché la ruota continua a girare e se ne sbatte se ci sarà un cambiamento dipenderà da qualche essere umano da qualche parte che invece se ne sbatte No perché non ho mai trovato una maniera per tappare la bocca a Simon e convincerlo ad ascoltare No perché Gesù Cristo era un nero e hanno mentito anche su quello che era un altro nero che hanno ammazzato e non vogliono ammetterlo No perché la morte è la moneta corrente in ogni impero romano o americano o qualsiasi altro tutti gli imperi sono uguali la Morte è sempre l’argomento che usano No perché il mondo intero può andare al Diavolo ma a me preme Mary Lou No perché guarda quel professore che hanno ammazzato al palazzo delle Nazioni unite e ancora non hanno arrestato nessuno di quelli No perché c’è una macchina del moto perpetuo dentro di me e sto imparando a lasciarla funzionare No perché lancerò una maledizione su tutti loro li brucerò li condannerò otterrò il mondo No perché guarda cos’è successo a Papà e Mamma “È di quinto grado e si sta spostando verso il sesto,” gridò Igor Beaver al telefono. “Idiota, credi che non me ne accorga anche da qui?” gli gridò a sua volta il dottor Troll. “Il mio letto rimbalzava come se avesse il ballo di San Vito anche prima che chiamassi tu.” Il suo sfogo era semplicemente rabbia professionale per l’incapacità dello studente a eseguire gli ordini. Un quinto grado non fa notizia se sei californiano, e anche un sesto provoca ansia solo tra i turisti o tra i credenti nella famosa profezia di Edgar Cayce…47 John Herbert Dillinger, uno dei suddetti credenti, era già nel garage, la giacca del pigiama infilata dentro un paio di pantaloni indossati alla bell’e meglio, il piede nudo sul pedale del gas… Ma Smiling Jim saliva beato, godendosi una comunicazione totale con la natura, il rapimento mistico del vero cacciatore prima che arrivi la sua occasione di far fuoco e mandarne un pezzo all’inferno… PUOI BURLARTI E PRENDERE IN GIRO MA IL GIORNO DEL GIUDIZIO UNIVERSALE IL SORRISO TI SPARIRÀ DAL VISO. “Sta disturbando il predicatore,” disse Mama. “Certo è un piccolo inizio per il tipo di destino che sembra stia scegliendo.” “Sta disturbando se stesso,” affermò il Dealy Lama. “Il cristianesimo, compreso correttamente, è un incontro con la Morte. Sta ancora lottando con quel problema. Vorrebbe credere nel simbolismo della Resurrezione, ma non può. Troppo intelletto, Re di Spade, che tiene le redini del suo aspetto intuitivo, Principe di Bastoni.” “Be’, forse,” ammise Drake con calma. “Ma mettiamo che Lui fosse un gruppo A. Ora, con una trasfusione all’ultimo minuto…” Il nido era vicino. L’uccello era invisibile, tuttavia Smiling Jim riconobbe il caratteristico nido d’aquila su un picco qualche centinaio di metri più in alto, verso ovest. “Torna a casa, baby,” pensò emozionato, togliendosi di spalla il fucile. “Torna a casa. Papà ti aspetta.” Hagbard bevve un’altra sorsata di brandy e ripeté: “I Saure non erano Illuminati. E nemmeno Weishaupt o Hitler. Erano una truffa, pura e semplice. Prima illusero se stessi, poi illusero altri. I veri Illuminati, l’A.·.A.·., non sono mai stati immischiati nella politica o in qualsiasi forma di manipolazione o coercizione della gente. I nostri interessi risiedono altrove. Fai quel che vuoi è la nostra legge. Solo durante gli ultimi decenni, dal momento che il destino della Terra pareva in pericolo, abbiamo intrapreso azioni dirette. Anche così, siamo stati cauti. Sappiamo che il potere corrompe. Abbiamo agito principalmente non agendo, attraverso quello che i Taoisti chiamano wu-wei. Poi la situazione è sfuggita di mano. Si sono mossi troppo alla svelta… Abbiamo fatto delle cazzate. Ma solo perché l’inazione totale pareva significare disastro totale.” “Vuoi dire che tu, come responsabile di un qualche genere nell’A.·.A.·., hai infiltrato i falsi Illuminati e sei diventato uno dei loro massimi Cinque, con l’intenzione di scioglierli in maniera non violenta? E non ha funzionato?” “Ha funzionato quanto qualsiasi altra iniziativa di quel genere. La maggior parte dell’umanità è stata risparmiata, per un po’. E gli animali selvatici sono stati risparmiati. Per un po’.” Sospirò. “Immagino dovrò cominciare dall’abc. Non abbiamo mai cercato il potere. Abbiamo tentato di disperdere il potere, di liberare uomini e donne. In realtà ciò significa: aiutarli a scoprire che sono liberi. Siamo tutti liberi. Lo schiavo è libero. L’arma finale non è la peste a Las Vegas, o una qualsiasi superbomba. L’arma finale è sempre esistita. Ogni uomo, donna e bambino ne sono dotati. È la capacità di dire No e subirne le conseguenze. ‘La paura è fallimento.’ ‘La paura della morte è l’inizio della schiavitù.’ ‘Hai solo diritto di fare la tua volontà.’ L’oca può rompere la bottiglia in ogni momento. Socrate prese la cicuta per dimostrarlo. Gesù salì sulla croce per dimostrarlo. È in tutta la storia, in tutta la mitologia, in tutta la poesia. È là davanti a tutti, sempre.” Hagbard sospirò di nuovo. “Il nostro fondatore e capo, l’uomo conosciuto nella mitologia come Prometeo o come il serpente nel giardino dell’Eden…” “Oh, Cristo,” si lamentò Joe, crollando in avanti sul sedile. “Ho come la sensazione che tu stia cominciando a prendermi di nuovo in giro. Adesso mi dirai che Prometeo e le storie della Genesi sono basate su fatti.” “Il nostro capo, conosciuto come Lucifero o Satana,” continuò Hagbard, “essendo Lucifero, il portatore di luce…” “Sai, non crederò a una sola parola.” “Il nostro capo, conosciuto come Prometeo il portatore del fuoco o Lucifero il portatore di luce o Quetzalcoatl la stella del mattino o il serpente nel giardino del fratello cattivo di Osiride, Set, o Shaitan il tentatore… be’, per farla breve, si pentì.” Hagbard inarcò un sopracciglio. “T’intriga a sufficienza per zittire il tuo scetticismo abbastanza a lungo da farmi terminare una frase?” “Si pentì?” Joe si rimise in piedi. “Certo. Perché no?” Rispuntò il vecchio sorriso malizioso di Hagbard, così raro nelle ultime settimane. “Se Atlante può stringersi nelle spalle e Telemaco starnutire, perché Satana non può pentirsi?” “Continua. È un altro dei tuoi trucchi, ma sono assuefatto. Ascolterò. Però ho la mia risposta, ossia ‘Non esiste risposta’. Sei solo un’allegoria dell’universo, e ogni spiegazione di te e delle tue azioni è incompleta. Ci sarà sempre una nuova spiegazione, più aggiornata, dopo un po’. Ecco la mia risposta.” Hagbard fece una risata affabile. “Delizioso. Devo ricordarmelo la prossima volta che io proverò a capirmi. Naturalmente, questo vale per ogni essere umano. Siamo tutti allegorie dell’universo, volti diversi che esso indossa mentre cerca di decidere che cosa sia… Ma il nostro fondatore e leader, come stavo dicendo, si pentì. Questo è il segreto che non è mai stato rivelato. Non esiste stasi in nessuna parte del cosmo, meno che mai nelle menti di entità che possiedono menti. L’errore di fondo di tutti i cattivi scrittori, e i teologi sono notoriamente cattivi scrittori, consiste nel creare personaggi di cartone che non cambiano mai. Ci diede la luce della ragione, quindi, vedendo come ne abbiamo abusato, si pentì. La storia è più complicata, ma questa a grandi linee è la trama. Almeno, è quanto avevo capito fino a una settimana fa. La cosa importante da chiarire è che non aveva mai mirato al potere o alla distruzione. È solo un mito…” “Creato dall’opposizione,” l’interruppe Joe. “Giusto? L’ho letto nella difesa di Satana scritta da Mark Twain.”48 “Twain è stato sottile,” disse Hagbard, prendendo un altro po’ di brandy, “ma non abbastanza. No, il mito non fu creato dall’opposizione. Venne creato dal nostro fondatore stesso.” “Peccato che Oscar Wilde sia morto,” disse Joe, ammirato. “Era così orgoglioso di se stesso mentre ammucchiava paradosso su paradosso fino a costruire una bella casa a tre, quattro, cinque piani di contraddizioni. Dovrebbe vedere i grattacieli che crei tu.” “Non mi deludi mai. Se dovessero impiccarti, discuteresti fino all’ultimo se la corda esiste veramente o meno. Per questo ti ho scelto, tanti anni fa, e programmato per il ruolo che reciterai stanotte. Solo un uomo il cui padre era un ex musulmano, e lui stesso ex cattolico ed ex studente d’ingegneria, poteva avere la necessaria complessità. Insomma, per tornare al copione, come diceva un mio vecchio amico, l’errore di Weishaupt, Hitler, Stalin e dei Saure è stato credere alla propaganda che il nostro fondatore diffuse contro se stesso… quello, e credere di trovarsi in comunicazione con lui mentre erano solo in contatto con una parte cattiva del proprio inconscio. Non era uno spirito malvagio a confonderli. Si confondevano da soli. E noi gli andavamo dietro, cercando di impedire loro di fare troppi danni. Alla fine, nei primi anni sessanta, quando un certo casino a Dallas mi convinse che le cose stavano prendendo una brutta piega, contattai direttamente i Cinque. Dato che conoscevo i veri segreti della magia mentre essi ne detenevano solo delle versioni distorte, fu semplice convincerli che ero un emissario delle creature che chiamavano i Capi Segreti, i Grandi Vecchi o i Brillanti. Essendo mezzi pazzi, reagirono in una maniera che non mi ero aspettato. Abdicarono tutti e proclamarono me e i quattro Saure loro successori. Decisero che stavano entrando nell’era di Horus, il dio bambino, e che la gioventù doveva avere la possibilità di dirigere le cose, da cui la promozione dei Saure. Mi buttarono dentro perché pensavano sapessi di cosa stavo parlando. Allora sorse il vero problema: non riuscivo a convincere i Saure. Quei ragazzini teste di manzo non credevano a una sola parola di quel che dicevo. Mi risposero che avevo passato i trenta e quindi ero completamente inaffidabile. Te l’ho detto, la verità è sempre stata alla luce del sole, chiunque avesse occhi in testa doveva essere capace d’interpretare quanto è accaduto sin dai primi anni sessanta. I grandi e temuti Illuminati del passato erano caduti in mano a un branco di giovinastri ignoranti e malvagi. L’era del bambino incoronato e conquistatore.” “E pensi che i vecchi e i saggi dovrebbero comandare?” domandò Joe. “Non corrisponde al tuo carattere. Questa deve essere un’altra finta.” “Credo che nessuno dovrebbe dominare. Tutto quanto sto facendo, tutto quello che l’Ordine Superiore della A.·.A.·. ha sempre cercato di fare, è comunicare con la gente, a dispetto delle loro paure e pregiudizi. Non dominarla. Quello che stiamo provando a comunicare, il segreto finale, la pietra filosofale, l’elisir di lunga vita, è solo il potere della parola No. Siamo gente che ha detto Non serviam, e stiamo tentando d’insegnare a dirlo anche ad altri. Drake era uno di noi, in spirito, ma non lo comprese mai. Se non possiamo trovare l’immortalità, possiamo almeno fare un maledetto tentativo. Se non possiamo salvare questo pianeta, possiamo toglierci dalle palle e andare sulle stelle.” “E adesso che succede?” “Altre sorprese,” rispose prontamente Hagbard. “Non ti posso raccontare tutta la storia, in questo momento, siamo entrambi scassati dalla fine di un trip. Torniamo in albergo e dormiamoci sopra, dopo colazione ci saranno altre rivelazioni. Per George come per te.” Quindi, nella Bugatti che guidata da Harry Coin portava signorilmente Hagbard, George e Joe lungo la sponda meridionale del lago Totenkopf, George chiese: “Hitler finirà davvero sepolto anonimamente in un cimitero ebraico?” “Parrebbe di sì,” rispose sorridendo Hagbard. “I suoi documenti israeliani sono falsi eccellenti. Verrà sollevato da quella tazza del cesso dagli uomini di Hauptmann e gentilmente deposto nel cimitero israelita di Ingolstadt, dove riposerà in eterno.” “Mi farà vomitare una volta al giorno finché campo,” commentò amareggiato Joe. “È il peggior caso di profanazione della storia.” “Oh, la storia ha un aspetto positivo. Guardala dal punto di vista dei gerarchi nazisti. Pensa a come odieranno il fatto di essere sepolti in un cimitero ebraico con un rabbino che prega su di loro.” “Non basta a riparare,” intervenne George. “Joe ha ragione. È davvero di pessimo gusto.” “Pensavo che voi due foste atei incalliti,” disse Hagbard. “Se lo siete, per voi i morti sono morti e non fa differenza dove sono sepolti. Che vi succede, state diventando religiosi?” “Non riesco a pensare a niente di più adatto della tua compagnia per spingere un uomo nelle braccia della religione,” disse Joe. “Seppellire quei nazi con un mucchio di ebrei è la cosa più buffa che abbia mai sentito,” aggiunse dal sedile di guida Harry Coin. “Va’ a inculare una capra morta, Coin,” ribatté George. “Diamine,” disse Coin. “Portamici tu.” “Sei incorreggibile, Hagbard,” fece Joe. “Sei davvero incorreggibile. E ti circondi di gente che non ti corregge.” “Non ho bisogno d’aiuto,” replicò Hagbard. “Possiedo un grande spirito d’iniziativa. Più di qualsiasi essere umano che conosca. Con la possibile eccezione di Mavis.” George chiese: “Hagbard, ho visto davvero quel che penso d’aver visto ieri notte? Mavis è sul serio una dea? Stella, Miss Mao e Mavis sono la stessa persona o stavo solo allucinando?” “Arrivano i paradossi,” si lamentò Joe. “Blatererà per un’ora, e quando avrà finito saremo più confusi di prima.” Hagbard, che stava seduto su un grosso strapuntino girevole, si girò in modo da guardare la strada da sopra la spalla di Harry Coin. “Sarò felice di raccontartelo dopo, George. Te l’avrei detto adesso, se non fosse che non mi piace il tono di Malik. Può darsi che non intenda più spararmi, ma ce l’ha ancora con me.” “Ci puoi giurare,” disse Joe. “Insomma, sposerai Mavis?” “Cosa?” Hagbard si girò di nuovo per fissare George con un’espressione che era una replica quasi perfetta dell’autentica sorpresa. “Hai detto che Miss Portinari avrebbe sposato Mavis e te a bordo del Leif Erikson. È vero?” “Sì, Miss Portinari ci sposerà quest’oggi. Mi dispiace, ma la conosco da prima di te.” “Allora Mavis non è davvero Eris?” insistette George. “È solo una sacerdotessa di Eris?” Hagbard lasciò cadere la domanda. “Più tardi, George. Lo spiegherà lei stessa.” “Si spiega ancor meglio di Hagbard,” commentò sarcastico Joe. “Be’,” proseguì Hagbard, “ritornando a Hitler e compagni, dovete tenere presente che se ne accorgeranno se i loro corpi sono sepolti in un cimitero ebraico. Sono ancora coscienti e svegli, anche se non sono quello che di solito definiremmo vivi. L’energia-coscienza è intatta, anche se non c’è vita nei loro corpi. Erano venuti al festival di Ingolstadt nella speranza che i loro giovani capi gli regalassero l’immortalità. L’hanno proprio ottenuta. Ma di un tipo poco piacevole. La loro energia-coscienza è stata fagocitata dal Malvagio. Le identità sopravvivono ancora, ma saranno parti impotenti del Divoratore d’Anime, la creatura più ripugnante dell’intero universo, l’unica che può trasformare lo spirito in carogna putrefatta. Yog Sothoth ha preteso il dovuto.” “Yog Sothoth!” esclamò Joe. “Ricordo d’aver letto qualcosa su di lui. Era una creatura invisibile intrappolata in una struttura pentagonale ad Atlantide. Gli Illuminati originali la fecero saltare per aria, liberando la creatura.” “Ma certo, hai visto il film didattico del Fronte di Liberazione Erisiano su Atlantide e Gruad Faccia Grigia, vero? Be’, naturalmente il film non è preciso in ogni dettaglio. Per esempio, mostra Yog Sothoth mentre uccide migliaia di persone. In realtà, la maggior parte delle volte, a parte casi eccezionali, è costretto a farsi uccidere le prede. Ecco com’è nata la pratica dei sacrifici umani. E fu per questo che manipolò moltissimi eventi tra gli Atlantici finché arrivò con le sue idee di male e bene il vecchio Faccia Grigia, il primo sadomasochista morale. L’uomo soffre perché è malvagio, secondo Gruad, perché è piccolo e impotente. Ci sono enormi potenze che ci sovrastano nell’universo, potenze che devono essere placate. Gruad insegnò all’uomo a vedere l’ignoranza, la passione, il dolore e la morte come mali, e a combatterli.” “Be’… l’ignoranza è un male,” eccepì Joe. “Non quando può essere riconosciuta e accettata. Per mangiare, devi aver fame. Per imparare, è necessario essere ignoranti. L’ignoranza è una condizione dell’apprendimento. Il dolore, della salute. La passione è una precondizione del pensiero. La morte, della vita. Quando Gruad insegnò ai propri seguaci di Atlantide a considerare queste condizioni come mali, fu in grado di imporre anche i sacrifici umani, la persecuzione e la guerra. Fu Yog Sothoth a insegnare a Gruad come inculcare queste cose nella sua gente, solo che Gruad non lo seppe mai.” “Quindi Yog Sothoth è il serpente nel giardino dell’Eden,” disse Joe. “In un certo senso. Però, capisci, il mito del giardino dell’Eden è stato sognato e propagato dagli Illuminati.” “E chi si è sognato il mito di Gruad d’Atlantide?” “Oh, quello è vero,” disse Hagbard con tono solenne. “È il più grosso mucchio di stronzate che abbia mai sentito. Stai cercando di dimostrare che il male e il bene non esistono, che sono concetti inventati e deliberatamente trasmessi agli esseri umani per incularli psicologicamente. Però, per sostenerlo, devi postulare che la condizione dell’uomo prima di Gruad fosse bene e quella seguente male. E devi trasformare Yog Sothoth in una copia carbone di Satana. Con tutta questa fantascienza altisonante, non sei progredito di una virgola oltre il mito giudeo-cristiano.” Hagbard esplose in una risata, dando una manata sul ginocchio di Joe. “Bellissimo!” Alzò la mano in un gesto caratteristico. “Che sto facendo adesso?” chiese. “Stai facendo il simbolo della pace, solo con le dita unite,” rispose George, confuso. “Ecco che succede a essere un Battista ignorante,” fece Joe ridendo. “Quale figlio della Vera Chiesa ti posso dire, George, che Hagbard sta impartendo una benedizione cattolica.” “Davvero?” disse Hagbard. “Guarda l’ombra della mano su questo libro.” Quando posizionò un volume dietro la mano, gli altri videro la testa di un diavolo cornuto. “Il sole, fonte di tutta la luce ed energia, simbolo di redenzione. E la mia mano, nel gesto sacro della benedizione. Se li metti assieme, significano Satana,” canticchiò sul motivo di una vecchia canzone. “E che diavolo significa?” domandò Joe. “Il male sarebbe solo un’ombra, un effetto ottico? La solita sbobba mistica? Raccontala ai sopravvissuti di Auschwitz.” “Immagina che ti dica che il bene era solo un’ombra, un effetto ottico. Diversi filosofi moderni hanno dibattuto il caso in modo piuttosto plausibile guadagnandosi una reputazione di cocciuti materialisti. Eppure è solo l’immagine speculare di quella che chiami la solita sbobba mistica.” “Allora cos’è reale?” domandò George. “Maria, Regina di Maggio, Kalì, Madre degli Assassini, o Eris, che sintetizza entrambe?” “Il viaggio è reale,” rispose Hagbard. “Le immagini che incontri lungo la strada sono tutte irreali. Se continui a muoverti e le superi, alla fine lo scopri.” “Solipsismi. Solipsismi da matricole,” obiettò Joe. “No. Il solipsista pensa che il viaggiatore sia reale.” Harry Coin l’interruppe: “Hagbard, un paio di tizi qui davanti ci fanno cenno di fermarci”. Hagbard si girò per dare un’occhiata. “Bene. Sono membri dell’equipaggio del Leif Erikson. Fermati dove ti dicono loro, Harry.” Allungò la mano verso un vaso d’argento montato dietro il sedile posteriore e prese un bocciolo di rosa dal bouquet che vi aveva posato quella mattina, infilandolo con cura all’occhiello. La grande Bugatti dorata si fermò e i quattro uomini scesero. Harry accarezzò il lungo parafango anteriore con una mano magra, affusolata. “Grazie per avermi fatto guidare quest’auto, Hagbard,” disse. “È stata la cosa più bella che qualcuno abbia mai fatto per me.” “No, affatto. Adesso vorrai la tua Bugatti. O, peggio ancora, mi chiederai di assumerti come autista.” “No che non lo farò. Ma voglio fare un patto con te. Tu mi lasci la macchina, e quando vorrai andare da qualche parte con lei ti ci porterò io.” Hagbard diede una pacca sulla schiena a Coin. “Continua a dimostrare tanta intelligenza e finirai per diventare proprietario di una macchina del genere.” La lunga fila di auto che aveva seguito la Bugatti si stava fermando in colonna al bordo della carreggiata. Un prato scendeva lievemente dalla strada verso il lago. Sulle azzurre acque agitate galleggiava una boa dorata da cui usciva un pennacchio di fumo rosso. Stella smontò dalla Mercedes 600 parcheggiata dietro la Bugatti. George s’aspettava quasi che Mavis e Miss Mao scendessero assieme a lei, ma non vide traccia di loro. La guardò, incapace di parlare. Non sapeva cosa dire. In silenzio Stella restituì quello sguardo con occhi seri, tristi. In qualche maniera, pensò lui, sarà tutto diverso e migliore una volta scesi nel sottomarino. Là sotto potremo discutere in pace. Una Cadillac rosa in coda alla Mercedes espulse Simon Moon e Clark Kent. Stella non si girò a guardarli. Stavano discutendo eccitati. Una moto si fermò dietro la Cadillac. Ne smontò Otto Waterhouse. Stella si girò a guardare Otto, poi di nuovo George. Otto guardò Stella, poi George. All’improvviso Stella s’allontanò da entrambi avviandosi verso la sponda del lago. Un grosso canotto di salvataggio fu tirato a riva, e uno degli uomini di Hagbard seduti nella zattera si alzò mentre Stella s’avvicinava, reggendo una muta subacquea. Lentamente, come se fosse sola al limite del lago, Stella si tolse la camicetta e la gonna contadina e continuò a spogliarsi fin quando non fu nuda. Poi iniziò a infilare la muta. Nel frattempo, un altro uomo si mise al volante della Bugatti Royale di Hagbard e la guidò attraverso il prato. Altri due tennero aperta l’imboccatura di un gigantesco sacco in plastica per infilarla dentro, quindi legarono il sacco con del fil di ferro. Le funi attaccate all’involucro si tesero, mentre gli altri capi scomparivano sott’acqua. Adagio, a metà tra il maestoso e il ridicolo, l’auto scivolò attraverso il prato e s’immerse nel lago. A una certa distanza dalla riva, cominciò a galleggiare. Dalle acque profonde sbucarono due dorate lance subacquee, con in sella uomini di Hagbard in muta nera. Le lance si posizionarono ai lati dell’auto avvolta nella sua bolla di plastica e gli uomini legarono assieme con dei cavi lance e vettura. Poi avviarono i motori. Gli uomini e la macchina affondarono rapidamente. Altre zattere gonfiabili attraccarono alla sponda, e tutti gli uomini di Hagbard iniziarono a indossare le mute distribuite dai mozzi del sottomarino. “Non l’ho mai fatto prima,” disse Lady Velkor. “Siete certi che sia sicuro?” “Sta’ tranquilla, bella,” disse Simon Moon. “Lo potrebbe fare persino un uomo.” “Dov’è la tua amica Mary Lou?” chiese George. “M’ha lasciato,” rispose Simon, incupito. “Quel maledetto acido le ha fregato il cervello.” NO, perché alla lunga bianchi e neri e donne e uomini devono arrivare a un accordo e all’uguaglianza No perché questa divisione non può continuare per sempre voglio dire merda lo capisco ma No non posso non ora No non sono ancora pronta il pene che immaginavo d’avere ieri sera non era solo un’allucinazione freudiana c’è il potere fallico dietro al pene fisico No l’agire dal centro del corpo quello che Simon dice che Hagbard definisce l’agire dal cuore e solo pochi possono averlo adesso No la maggior parte di noi non ha imparato e non gli è stata data l’occasione d’imparare quella è la vera castrazione la vera impotenza tanto negli uomini quanto nelle donne nei bianchi e nei neri No il potere che pensiamo sia fallico perché questa è una società patriarcale No non posso essere la donna di Simon o la donna di nessuno Prima devo essere la mia donna e ci potrebbero volere degli anni ci potrebbe volere una vita forse non ci riuscirò mai ma devo provare non posso finire come Papà non posso finire come la maggior parte dei neri e come finisce anche la maggior parte dei bianchi No forse incontrerò di nuovo Simon forse possiamo provarci un’altra volta Quello strippato di Timothy Leary dice sempre che puoi essere chi vuoi al secondo giro No non può essere questa volta dev’essere la seconda No ho detto No non lo faccio No “Spero davvero che Hauptmann fosse sincero sul fatto che non m’avrebbe seguito,” affermò Hagbard. “Ci vorrà del tempo per portarci tutti sotto.” “Che facciamo con le auto?” chiese Harry Coin. “Be’, la Bugatti ovviamente è troppo bella perché me ne separi, ragion per cui la porto a bordo del Leif Erikson. Ma il resto rimarrà qui. Magari potrà servire alla gente che è andata al festival.” “Non ti preoccupare per quegli Unni,”49 disse John-John Dillinger, avvicinandosi. “Se qualcuno di loro ci dà fastidio, gli faremo dire due paroline dal vecchio signor Thompson.50 Li faremo a brandelli.” “La pace è meravigliosa,” replicò acido Hagbard. “Diamogli una possibilità,”51 replicò Malaclypse, ancora sotto forma di Jean-Paul Sartre. “Ha bisogno di tempo per diffondersi. L’assenza degli Illuminati si farà sentire. Farà la differenza.” “Ne dubito. Il Dealy Lama ha sempre avuto ragione.” Tutta la manovra consistente nel dotare gli uomini di Hagbard di mute, trasportarli verso le lance subacquee e trasferirli sul Leif Erikson portò via più di un’ora. Quando venne il suo turno, George scrutò impaziente le acque in cerca del sommergibile e fu felice quando lo vide brillare sotto di sé come un grande dirigibile dorato. Be’, pensò, almeno quello è reale. Mi ci sto avvicinando dall’esterno ed è grande esattamente quanto penso. Anche se non va da nessuna parte e tutto avviene a Disney World. Un’ora dopo, il sottomarino era negli abissi del Mare di Valusia. George, Joe e Hagbard si trovavano sul ponte, il terzo appoggiato all’antica prua vichinga, George e Joe impegnati a scrutare le infinite profondità grigie, a guardar nuotare i pesci ciechi e i mostri. “In quest’oceano c’è un tipo di fungo che si è evoluto in qualcosa che somiglia a un’alga,” spiegò Hagbard. “È fosforescente. Non c’è luce qua sotto, quindi non cresce nessuna pianta verde.” Un punto apparve in lontananza e crebbe rapidamente finché George non riconobbe un delfino, senza dubbio Howard. Aveva un’attrezzatura da sub legata sul dorso. Quando arrivò accanto a loro, fece una capriola, e la sua voce tradotta arrivò in una canzone attraverso gli altoparlanti: Quando nuota gli oceani traboccano, Scatena terremoti come vuole, Viveva quando la terra era desolata, Canto Leviatano il grande. Hagbard scosse la testa. “La metrica è davvero orribile. Dovrò fare qualcosa per migliorare la capacità di FUCKUP nella traduzione delle poesie. Di che stai parlando, Howard?” “A-ha,” disse Joe. “Non sono riuscito a dare un’occhiata al tuo amico delfino parlante l’ultima volta che sono stato a bordo. Ciao, Howard. Sono Joe.” “Ciao, Joe,” disse Howard. “Benvenuto nel mio mondo. Purtroppo, non è un mondo molto ospitale, al momento. C’è un grave pericolo nell’Atlantico. Il vero signore degli Illuminati è in caccia nei mari aperti, il Leviatano in persona. La terra sta crollando accanto al Pacifico, e le scosse hanno scrollato il pianeta, e il Leviatano disturbato è risalito dagli abissi. Oltre ai tremori delle terre e dei mari, sa anche che i suoi principali adoratori, gli Illuminati, sono morti. Ha appreso dei loro decessi nelle pulsazioni dell’energia-coscienza che hanno raggiunto anche le profondità marine.” “Be’, non può mangiarsi il sottomarino,” disse Hagbard. “E siamo bene armati.” “Può spaccare il sottomarino con la stessa facilità con cui un gabbiano rompe un uovo di pinguino. E le tue armi non lo disturberanno. È virtualmente indistruttibile.” Hagbard si strinse nelle spalle, mentre Joe e George si guardavano di sottecchi. “Farò attenzione, Howard. Ma non possiamo fare dietrofront proprio adesso. Dobbiamo tornare nel Nord America. Tenteremo di sfuggire al Leviatano, se lo incontriamo.” “Riempie l’intero oceano. Per quanto facciate, lo vedrete e lui vedrà voi.” “Stai esagerando.” “Solo un po’. Devo salutarvi, adesso. Credo che abbiamo fatto una buona settimana di lavoro, e la minaccia verso la mia e la tua gente è stata sventata. Il nostro branco di focene si sta dividendo, imboccando uscite diverse in direzione dell’Atlantico settentrionale. Io uscirò dal Mare di Valusia passando dalla Scozia. Pensiamo che il Leviatano punterà a Sud doppiando Capo Horn verso il Pacifico. Tutto quel che nuota ed è affamato va da quelle parti. C’è un sacco di carne fresca laggiù, mi duole dirlo. Addio, amici.” “Arrivederci, Howard,” disse Hagbard. “Era davvero un bel ponte quello che mi hai aiutato a costruire.” “Sì, esatto. Peccato che t’è toccato affondarlo.” “Cos’erano quelle bombole sul dorso di Howard?” chiese Joe. “Autorespiratori,” rispose George. “Non c’è aria nel Mare di Valusia, quindi a Howard serve un apparecchio per respirare fino a quando raggiunge l’oceano aperto. Hagbard, cos’era quella storia sul vero signore degli Illuminati? Ho sempre saputo che c’erano cinque Illuminati Primi. Quattro erano la famiglia Saure. Ne resta uno. È il Leviatano? Tutta la baracconata è retta da un mostro marino? È quello il grande segreto?” “No,” rispose Hagbard. “Dovete ancora indovinare chi è il quinto Illuminatus Primus.” Fece l’occhiolino a Joe, ma George non se ne accorse. “Per vero signore Howard intendeva una creatura simile a una divinità, venerata dagli Illuminati.” “Un mostro marino?” fece Joe. “C’era un accenno a un mostro marino di enormi dimensioni e potenza nel film che quella gente m’ha fatto vedere nel loft del Lower East Side. Però gli Illuminati originari, la banda di Gruad, erano descritti come adoratori del sole. Quella grande piramide con l’occhio doveva essere l’occhio del dio sole. Comunque, chi era quella gente del film? Adesso so chi è Miss Mao, ma ancora non ho capito chi fossero quelli.” “Membri del Fronte di Liberazione Erisiano. Hanno una visione leggermente differente dalla nostra riguardo la preistoria e le origini degli Illuminati. Un dato sul quale ci troviamo tutti d’accordo è che sono stati gli Illuminati a inventare la religione.” “Il Peccato Originale, giusto?” disse Joe, sardonico. “Joe, dovresti crearti una tua religione.” “Perché?” “Perché sei così scettico.” “Stiamo tornando in America, eh?” disse George. “E l’avventura è finita, più o meno?” “Almeno questa fase,” disse Hagbard. “Bene. Voglio provare a scrivere quello che ho visto e che mi è successo. Ci vediamo più tardi.” “Stasera è in programma una magnifica cena nella sala da pranzo principale,” annunciò Hagbard. Joe l’interruppe: “Non dimenticare che ‘Confrontation’ ha la prima opzione su tutto quel che scrivi”. “Affanculo.” La risposta di George gli arrivò mentre la porta del ponte gli si chiudeva alle spalle. “Vorrei aver qualcosa di meglio da fare. Dammene due,” disse Otto Waterhouse. “Ti piacerebbe, eh?” disse Harry Coin. “E quella negra, Stella, non è la tua ragazza? Perché non sei con lei?” “Perché non esiste,” spiegò Otto, sollevando le due carte che John-John Dillinger aveva fatto scivolare verso di lui sul piano di tek lucido del tavolo. Studiò la propria mano per un attimo, poi buttò nel piatto una banconota da cinque tonnellate di lino. “Non più di quanto esistano Miss Mao o Mavis. C’è una donna da qualche parte, dietro quelle identità, ma tutto quel che ho provato è stata un’allucinazione.” “Non esiste donna al mondo della quale non potresti affermare altrettanto,” disse Dillinger. “Quante carte vuoi, Harry?” “Tre. John-John, mi hai dato una brutta mano. A ben pensarci, quando fai del sesso, sei in allucinazione per tutto il tempo. È quello a renderlo così potente. Ed è per quello che posso scoparmi di tutto.” “Io ne prendo una sola,” disse Dillinger. “Mi sono dato una discreta mano. Che cosa vedi quando fotti alberi e bambinetti e quant’altro, Harry?” “Una luce bianca. Solo una grande, bella luce bianca. Butto dieci tonnellate di lino, stavolta.” “Allora la tua mano non dev’essere tanto schifosa,” protestò Waterhouse. “Avanti,” disse George. Quando la porta della cabina s’aprì, posò la penna. Era Stella. “Abbiamo un problemino, George. Vero?” disse lei, andando a sedere accanto a George sul letto. “Penso che tu sia arrabbiato con me,” continuò, posandogli la mano sul ginocchio. “Senti che questa mia identità è una truffa. Quindi, in un certo senso, ti stavo imbrogliando.” “Ho perso sia Mavis che te. Siete la stessa persona, il che significa che non sei nessuna delle due. Sei immortale. Non sei umana. Non so cosa sei.” Di colpo la guardò negli occhi, speranzoso. “A meno che l’altra notte non fosse tutto un’allucinazione. Che fosse l’acido? Puoi davvero trasformarti in persone diverse?” “Sì,” rispose Mavis. “Non farlo. Mi fa stare troppo male.” George lanciò un’occhiata fugace di fianco. Era Stella. “Non so perché mi dia tanto fastidio,” disse George. “Dovrei essere capace di prendere tutto con filosofia, a questo punto.” “Ti ha mai infastidito essere innamorato di Mavis, quand’eri innamorato anche di me?” domandò Stella. “Non molto. Perché non m’è mai parso ti scocciasse troppo. Ma adesso so il perché. Come facevi a essere gelosa se tu e Mavis eravate la stessa persona?” “Non siamo davvero la stessa persona.” “Che significa?” “Hai mai letto I tre volti di Eva? Ascolta…” Come tutte le migliori storie d’amore, cominciava a Parigi. Lei era una nota attrice di Hollywood (e un’Illuminata, in realtà), lui stava diventando piuttosto famoso come miliardario del jet-set (ed era, in realtà, un contrabbandiere e un anarchico). Immaginati Bogart e la Bergman nelle sequenze flashback di Casablanca. Era proprio così: una passione tanto intensa, una Parigi tanto bella (convalescente dalla guerra verso cui stava scivolando ai tempi dell’epopea Bogart-Bergman), una coppia tanto radiosa che qualsiasi osservatore sensibile alle sfumature avrebbe potuto predire la tempesta in arrivo. Accadde la notte in cui lui confessò d’essere un mago e le fece una certa proposta. Lei l’abbandonò su due piedi. Un mese dopo, di nuovo a Beverly Hills, lei capì che quanto le aveva chiesto era il suo destino. Quando tentò di rintracciarlo, come spesso accadeva con Hagbard Celine, l’uomo era sparito dagli occhi dell’attenzione pubblica, lasciando temporaneamente i propri affari in mano ad altri, e si trovava in camera.52 Un anno dopo venne a sapere che era di nuovo una figura pubblica, e faceva comunella in mille baldorie con uomini d’affari inglesi di dubbia reputazione e con dirigenti cinesi di imprese import-export a Hong Kong di ancor più dubbia fama. Lei ruppe il contratto col più grande studio di Hollywood e volò verso la colonia asiatica della Corona solo per scoprire che era di nuovo scomparso, mentre i suoi amici più recenti si trovavano sotto inchiesta per complicità nel traffico d’eroina. Lo trovò a Tokyo, all’Imperial Hotel. “Un anno fa, decisi di accettare la tua proposta,” gli disse, “ma adesso, dopo Hong Kong, non sono più così sicura.” “Thelema” disse lui, attraverso una stanza che sembrava progettata per marziani. In realtà era stata progettata per gallesi. Lei si lasciò cadere su un divano. “Sei nell’Ordine?” “Nell’Ordine e contro l’Ordine. Il vero fine è distruggerli.” “Sono una dei Cinque principali degli Stati Uniti,” rivelò lei con voce incerta. “Cosa ti fa pensare che mi rivolterò contro di loro, adesso?” “Thelema,” ripeté lui. “Non è solo una parola d’ordine. Significa Volontà.” “‘L’Ordine è la mia Volontà,’” citò lei dal Giuramento originale dell’Iniziazione redatto da Weishaupt. “Se ci credessi sul serio, non ti troveresti qui. Mi stai parlando perché parte di te sa che la Volontà di un essere umano non si trova mai in un’organizzazione esterna.” “Sembri un moralista. È strano, per un narcotrafficante.” “Anche tu sembri una moralista, ed è stranissimo per una servitrice di Agharti.” “Nessuno si unisce a quel gruppo,” disse lei con un vivace accento cockney.53 Si misero entrambi a ridere. “Non m’ero sbagliato sul tuo conto,” disse Hagbard. Però, l’interruppe George, è davvero nel giro dell’eroina? Quello è sporco. Anche tu sembri un moralista, disse lei. Fa parte della sua Dimostrazione. Qualsiasi governo potrebbe neutralizzarlo all’interno dei propri confini, come ha fatto la Gran Bretagna legalizzando la roba. Fin tanto che si rifiutano di farlo, esiste un mercato nero. Lui non permette alla Mafia di monopolizzarlo, fa in modo che il mercato nero sia un libero mercato. Se non fosse per lui, un sacco di tossici che oggi sono in vita sarebbero già morti per l’eroina tagliata male. Ma lasciami continuare la storia. Affittarono una villa a Napoli per iniziare la trasformazione. Per un mese gli unici umani che lei vide, a parte Hagbard, furono due domestici, Sade e Masoch (seppe in seguito che i veri nomi erano Eichmann e Calley). Cominciavano sempre la giornata servendole la colazione e litigando. Il primo giorno, Sade dibatté a favore del materialismo e Masoch dell’idealismo; il secondo, Sade espose il fascismo e Masoch il comunismo; il terzo, Sade insistette a rompere le uova dalla parte larga del guscio e Masoch fu ugualmente deciso riguardo a quella stretta. Tutti i dibattiti si svolgevano a un elevato livello intellettuale, almeno dal punto di vista verbale, eppure parevano assurdi per il semplice fatto che Sade e Masoch indossavano sempre costumi da clown. Il quarto giorno, discussero pro e contro l’aborto; il quinto a favore e contro l’eutanasia, il sesto a proposito dell’affermazione “La vita vale la pena d’essere vissuta?”. Lei divenne via via più cosciente del tempo e del denaro che Hagbard aveva speso per prepararli e addestrarli: ciascuno dei due discuteva con l’abilità di un penalista di rango e disponeva di una falange di dati attentamente vagliati a sostegno della propria posizione, eppure i costumi da pagliaccio rendevano difficile prenderli sul serio. La settima mattina, discussero l’ateismo contro il teismo, l’ottava, l’individuo contro lo stato, la nona se indossare scarpe fosse o meno una perversione sessuale. Tutte le dissertazioni iniziarono a sembrare ugualmente inconsistenti. La mattina del decimo giorno, si sfidarono sul tema del realismo contro l’antinomismo;54 l’Undicesima, cercarono di decidere se l’affermazione “Tutte le affermazioni sono relative” fosse o non fosse contraddittoria; la dodicesima mattinata fu passata a discutere se un uomo che sacrifichi la vita per la patria sia folle o meno; la quindicesima per decidere se fossero stati gli spaghetti o Dante a esercitare maggiore influenza nella formazione del carattere nazionale italiano… Ma era solo l’inizio della giornata. Dopo colazione (nella sua camera, dove ogni pezzo di mobilia era dorato, ma solo vagamente arrotondato) si recava nello studio di Hagbard (dove tutto aveva esattamente l’aspetto di una mela dorata) a guardare documentari riguardanti il primo stadio matriarcale della cultura greca. Nel corso di dieci intervalli casuali, veniva invocato il nome “Eris”; se lei si ricordava di rispondere, da una fessura nel muro sbucava un cioccolatino. In altri dieci intervalli, veniva chiamato il suo vero nome; se rispondeva a quello, riceveva una debole scossa elettrica. Dopo il decimo giorno il sistema fu cambiato e intensificato: lo shock era più forte se rispondeva al suo nome precedente, mentre se rispondeva a “Eris” Hagbard entrava immediatamente a scoparsela. Durante il pranzo (che terminava sempre con dell’apfelstrudel dorato), Calley e Eichmann danzavano per lei, un balletto con tutti i crismi che Hagbard chiamava “Hodge-Podge”;55 nonostante lo avesse visto svariate volte, non riuscì mai a determinare come facessero a cambiare costume nel momento culminante, quando Hodge diventava Podge e Podge diventava Hodge. Nel pomeriggio Hagbard arrivava nel suo appartamento per darle lezioni di yoga, concentrandosi sul pranayama, con qualche infarinatura di asana. “La cosa importante non è essere capaci di rimanere talmente immobili da tenere in equilibrio sulla testa un piattino di acido solforico senza farsi male,” insisteva. “Importante è sapere cosa fa ciascun muscolo, se deve fare qualcosa.” Di sera andavano in una cappelletta che faceva parte della villa da secoli. Hagbard aveva rimosso tutte le decorazioni cristiane, riarredandola in stile greco classico con un tradizionale pentacolo magico sul pavimento. Là, lei si sedeva in piena posizione del loto, dentro il pentagono interno, mentre Hagbard danzava come un folle attorno alle cinque punte (era totalmente suonato), invocando Eris. “Parte di quel che fai sembra scientifico,” gli disse lei dopo cinque giorni, “mentre altre sono pure cretinate.” “Se fallisce la scienza,” replicò lui,” forse funzionano le stupidaggini.” “Però l’altra notte m’hai tenuta in quel pentagono per tre ore mentre invocavi Eris. E non è arrivata.” “Arriverà,” disse Hagbard, insondabile. “Prima che il mese sia terminato. Questa settimana stiamo solo gettando le fondamenta, buttiamo giù le linee adeguate di parola, immagine ed energia emozionale.” Durante la seconda settimana si convinse che Hagbard era davvero pazzo, guardandolo zampettare e saltellare come una capra intorno alle cinque punte, gridando, “ΙΩ ΕΡΙΣ ΙΩ ΕΡΙΣ ΕΡΙΣ!” alla luce tremolante delle candele tra l’aroma pesante dei fumi di incenso e canapa. Tuttavia alla fine della settimana rispondeva al suo nome precedente esattamente lo zero per cento delle volte e rispondeva a “Eris” esattamente il cento per cento delle volte. “Il condizionamento funziona meglio della magia,” disse il quindicesimo giorno. “Ritieni davvero che ci sia una differenza?” le chiese lui, incuriosito. Quella notte lei sentì l’aria della cappella cambiare in maniera strana durante le sue invocazioni danzanti. “Sta succedendo qualcosa,” disse senza volerlo, ma lui rispose solo di fare silenzio, e continuò a invocare Eris a volume più alto e più folle. Il fenomeno, il formicolio, rimase, ma non accadde nient’altro. “Che cos’era?” domandò più tardi. “Alcuni lo chiamano orgone, altri Spirito Santo. Weishaupt lo definì Luce Astrale. L’Ordine è così nella merda perché ha perso contatto con questa faccenda.” Nei giorni seguenti Sade e Masoch discussero se Dio fosse maschio o femmina, se avesse un sesso o fosse neutro, se fosse un’entità o un verbo, se R. Buckminster Fuller esistesse realmente o fosse solo un mito solare da tecnocrati, e se il linguaggio umano fosse capace di veicolare verità. Sostantivi, aggettivi, avverbi, tutte le componenti del discorso stavano perdendo di significato per lei mentre quei clown dibattevano senza fine gli assiomi base dell’ontologia e dell’epistemologia. Nel frattempo, non veniva più ricompensata se rispondeva al nome di Eris, ma soltanto se si comportava come Eris, la dea imperiosa e un po’ pazza di un popolo basato sul matriarcato tanto quanto gli ebrei erano patriarcali. Hagbard, a sua volta, divenne così sottomesso da rasentare il masochismo. “È ridicolo,” obiettò lei a un certo punto, “stai diventando… effeminato.” “Eris si può essere… un tantino ‘adattata’… alle idee moderne di decoro, dopo che l’abbiamo invocata,” rispose lui con calma. “Prima dobbiamo averLa qui. Mia Signora,” aggiunse poi ossequioso. “Sto cominciando a capire perché dovevi scegliere un’attrice,” gli disse lei nei giorni seguenti, dopo che un po’ di pratica del Metodo recitativo le era valsa una ricompensa extra. Infatti, stava cominciando a sentirsi Eris, oltre ad agire come lei. “Le uniche altre candidate, se non avessi potuto usare te, erano due attrici e una ballerina. In realtà, qualsiasi donna volitiva avrebbe funzionato, ma ci sarebbe voluto molto più tempo senza una pregressa formazione teatrale.” I libri sul matriarcato cominciarono a implementare i documentari: Madri e amazzoni di Diner, Bachofen, Engels, Mary Renault, Morgan, Le origini dell’amore e dell’odio di Ian Suttie, Robert Graves56 in dosi da cavallo: The White Goddess, The Black Goddess, Hercules My Shipmate, Watch the North Wind Rise. Iniziò a capire che il matriarcato era altrettanto sensato del patriarcato. L’esagerata deferenza di Hagbard cominciò a sembrarle naturale. Era proprio entrata in un viaggio di potere. Le invocazioni divennero più scatenate e frenetiche. Sade e Masoch si trasferivano nella cappella per assisterla con una musica demoniaca suonata con tamburi e un antico flauto greco, adesso mangiavano dolci all’hashish prima delle invocazioni, e dopo non riusciva a ricordare esattamente cosa fosse accaduto, la voce del maschio invocava: “Madre! Creatrice! Dominatrice! Vieni a me! ΙΩ ΕΡΙΣ! Vieni a me! ΙΩ ΕΡΙΣ ΕΡΙΣ! Vieni a me! Ave Discordia! Ave, Magna Mater! Venerandum, vente, vente! ΙΩ ΕΡΙΣ ΕΛΑΝΔΡΟΣ! ΙΩ ΕΡΙΣ ΕΛΕΠΓΟΛΙΣ! Tu non nata sempre rinata! Tu immortale sempre morente! Vieni a me come Iside e Artemide e Afrodite, vieni come Elena, come Era, vieni specialmente come Eris!” Stava facendo il bagno nella vasca quando lui apparve, il sangue di cervi e conigli sacrificati sulla tunica… Lei disse la parola e Hagbard fu colpito… Mentre cadeva in avanti le mani gli divennero zoccoli, e corna gli spuntarono dalla testa… I suoi stessi cani avrebbero potuto mangiarlo, lei non se ne curava, l’odore di canapa nella stanza la faceva soffocare, il ritmo del tamburo era esasperante. Stava sorgendo dalle onde, orgogliosa della propria nudità, cavalcando sulle perle di schiuma color sperma. Lui la riportava verso il letto, mormorando: “Mia Signora, Mia Signora”. Lei era la Strega, vagante sul lungo Nilo, in lacrime, in cerca dei frammenti del suo corpo perduto mentre superavano l’armadio e la finestra; lui posò dolcemente la sua testa sul cuscino. “Ce l’abbiamo quasi fatta,” disse. “Domani notte, forse…” Erano di nuovo nella cappella, doveva essere passato un giorno intero, e lei sedeva immobile nella posizione del loto eseguendo la respirazione pranayama mentre lui danzava e recitava e la strana musica del flauto e del tamburo agiva su tutti i riflessi condizionati che le dicevano che non era americana ma greca, non di questa era ma di una passata, non donna ma dea… la Luce Bianca arrivò come una serie di orgasmi e di stelle che si trasformavano in nova, riuscì quasi a sentire il corpo di luce uscire dal corpo di fuoco… e tutti e tre erano seduti sul suo letto a osservarla serissimi, mentre la luce del sole irrompeva dalla finestra. La sua prima parola fu dura e furibonda. “Cazzo. Sarà sempre così, un bianco spasmo epilettico e un buco nel tempo? Non sarò mai capace di ricordare?” Hagbard rise. “M’infilo i pantaloni una gamba per volta, e non tiro lo stelo del granturco per aiutarlo a crescere.” “Molla il Taoismo e dammi una risposta diretta.” “Ricordare è solo questione di levigare le transizioni. Sì, ricorderai. E lo controllerai.” “Sei un pazzo,” replicò lei con voce stanca. “E mi stai portando nel tuo folle universo. Non so perché, ma ti amo ancora.” “Anche noi lo amiamo,” s’inserì volenteroso Sade. “E neppure noi sappiamo perché. Non abbiamo neanche il sesso, come scusa.” Hagbard accese uno dei suoi terribili sigari siciliani. “Pensi che non abbia fatto altro che infilarti il mio trip nella testa. È molto più di quello, molto di più. Eris è una possibilità eterna della natura umana. Esiste staccata dalla tua mente o dalla mia. Ed è l’unica possibilità alla quale gli Illuminati non possono tener testa. Quanto abbiamo cominciato qui ieri notte, attraverso il condizionamento pavloviano che considerano fascista e la magia antica che giudicano pura superstizione, cambierà il corso della storia e renderà finalmente possibili la vera libertà e la vera razionalità. Forse questo mio sogno è follia, però se lo butto addosso a un numero sufficiente di persone diverrà salute mentale per definizione, poiché sarà statisticamente normale. Abbiamo appena cominciato a programmarti il viaggio. Il prossimo passo ti trasformerà in un’autoprogrammatrice.” E raccontò la verità, disse Stella. Diventai capace di autoprogrammarmi. Le tre che conosci sono tutte mie creazioni. Possibilità al mio interno, donne che avrei potuto essere in ogni caso, se solo i geni e l’ambiente fossero stati leggermente diversi. Soltanto piccoli aggiustamenti nel biogramma e nel logogramma. “Santa Madonna,” disse George con voce sorda. Sembrava l’unico commento appropriato. “L’unico altro dettaglio,” continuo lei tranquillamente, “era mettere in piedi un suicidio convincente. Ci impiegammo un po’. Ma ci riuscimmo, e la mia vecchia identità cessò ufficialmente d’esistere.” Dopodiché si trasformò nella sua forma originale. “Oh, no,” disse George, barcollando. “Non può essere. Mi facevo le seghe sulle tue foto da piccolo.” “Sei deluso che sia tanto più vecchia di quanto pensavi?” Gli occhi di lei si strinsero, divertiti. Lui stava osservando gli occhi improvvisamente vecchi di trentamila anni di una manifestazione di Lilith Velkor e tutte le litigate di Sade e Masoch gli apparvero buffonate e guardò in quegli occhi e vide se stesso e Joe e Saul e anche Hagbard come uomini banali e tutto il loro comportamento come prettamente maschile e vide l’eterna risposta femminile, e vide, oltre e più in là di quello, l’eterno divertimento divino, guardò in quegli occhi divertiti, quegli antichi occhi scintillanti così allegri, e disse, con sincerità: “Cazzo, non sarò più deluso da niente, mai più”. (George Dorn fece il suo ingresso nel Nirvana, sia detto tra parentesi.) Tutte le categorie crollarono, compresa la distinzione capitale, che Sade e Masoch non avevano mai discusso, tra la fantascienza e la letteratura seria. No perché Papà e Mamma erano sempre soltanto quello Papà e Mamma e mai per una volta divennero Mamma e Papà tanto per cambiare capisci la differenza importante? Ti piacciono le differenze? Ti piace la voce solitaria quando sei perso quaggiù urlando “me” “me” soloio “Non sarò più deluso da niente, mai più,” disse George Dorn, tornando indietro. “L’unica altra volta che è successo,” aggiunse pensoso, “l’unica altra volta che ho assunto il punto di vista femminile, l’ho escluso dalla memoria. Quella fu la mia repressione. Quella fu la Scena Primaria in tutto questo rompicapo. Fu lì che persi veramente identità col Direttore di Pista.” “Rilancio di cinque,” disse Waterhouse, buttando un’altra banconota da cinque tonnellate. “Ho ucciso sette membri della mia razza, e ricordo i nomi di ognuno: Mark Sanders, Fred Robinson, Donald MacArthur, Ponell Scott, Anthony Rogers, Mary Keating e David J. Monroe. E poi ho ucciso Milo A. Flanagan.” “Be’, non saprei,” ribatté Harry Coin. “Forse ho ammazzato un sacco di gente famosa. Ma ho ragione di pensare che potrei anche non aver ammazzato nessuno. E non so cosa sia peggio.” “Vorrei che qualcuno mi dicesse che non ho ammazzato nessuno,” fece Waterhouse. “Allora, rilanciate?” “Io volevo uccidere Wolfgang Saure e ho ucciso Wolfgang Saure,” disse John-John Dillinger. “Se attirerà su di me del male, così sia.” Calò un cinque. “Potrebbe portare sofferenza più che male,” disse Waterhouse. “Ho una sola consolazione. I primi sette li ho ammazzati perché gli sbirri di Chicago mi ci hanno costretto. L’ultimo per ordine della Legione.” Harry Coin lo guardò a bocca aperta. “Stavo per passare, ma ho cambiato idea. Non sei così sveglio.” Buttò giù un biglietto da dieci tonnellate. “Rilancio di cinque e ti vedo. Credi davvero a quel che hai detto?” “Certo che ci credo. Di che stai parlando?” Otto aggiunse un altro cinque. Dillinger scosse il capo mentre buttava la sua banconota da cinque tonnellate. “Oddio. T’hanno lasciato all’oscuro troppo a lungo.” “Quattro sette,” disse incazzato Otto, scoprendo le carte. “Merda!” fece Harry Coin. “Ho solo una coppia di quattro e una di nove.” “Peccato buttar via una mano così per battere una merda del genere,” disse John-John Dillinger, da vero spaccone. Aprì le carte sul tavolo, otto, nove, dieci, fante e regina di picche, e raccolse il piatto. “È la storia dello sviluppo dell’anima,” stava spiegando in quel momento Miss Portinari, disponendo le ventidue carte o “arcani” di quell’antichissimo mazzo. “Lo chiamiamo libro, il Libro di Thoth, ed è il più importante al mondo.” George e Joe Malik, ciascuno domandandosi se fosse una spiegazione finale oppure un nuovo trucco anticipatore di un nuovo ciclo d’inganni, l’ascoltarono con curiosità mista a scetticismo. “L’ordine è stato volutamente invertito,” continuò Miss Portinari. “Non dai veri saggi. I falsi Illuminati e tutte le altre Fratellanze Bianche, Rosacroce, Massoni e quant’altri, non capivano la verità e perciò desideravano occultare la parte che non comprendevano. Si sentivano minacciati. Il vero saggio non si sente mai minacciato. Parlavano per simboli e paradossi, come i veri saggi, ma per una ragione diversa. Non sapevano cosa significassero quei simboli e paradossi. Invece di seguire il dito che indica la luna, si sedettero ad adorare il dito. Invece di seguire la mappa, pensarono fosse il territorio e cercarono di viverci dentro. Invece di leggere il menù, cercarono di mangiarlo. Capisci? Avevano i livelli incasinati. E cercarono di confondere ogni ricercatore indipendente stendendo sul sentiero sempre più veli e paradossi. Finalmente, negli anni Venti, certi veri idioti appartenenti a una di queste logge mistiche reclutarono Adolf Hitler, che non solo lesse il libro alla rovescia, come tutti loro, ma insistette nel credere che fosse la storia dell’universo fisico, esteriore. “Ecco, vi faccio vedere. L’ultima carta, la 21, in realtà è la prima. È da lì che cominciamo tutti.” Sollevò la carta nota come il Mondo. “Questo è l’Abisso delle Allucinazioni. È qui che la nostra attenzione si concentra di solito. È interamente costruito dalle proiezioni dei nostri sensi e delle nostre emozioni, come testimoniano la psicologia moderna e il buddismo antico, ma è ciò che la maggioranza delle persone chiama ‘realtà’. Vengono spinti ad accettarla e a non indagare oltre, poiché solo in tale condizione di sonnambulismo sognante possono essere governati da coloro che desiderano governare altri.” Miss Portinari alzò la carta seguente, il Giudizio. “Arcano 20, o Carta 20 o Atu 20, a seconda della terminologia che preferite. In realtà è la seconda. Questo è l’incubo nel quale l’anima si sveglia se inizia, anche minimamente, a porsi domande sulla realtà così come viene definita dalla società. Quando scopriamo, per esempio, di non essere eterosessuali, ma eterosessuali-omosessuali, oppure non ubbidienti ma ubbidienti-ribelli, non pieni d’amore ma pieni d’amore-odio. E che la società non è saggia, ordinata, giusta e decente, ma stupida-saggia, ordinata-caotica, giustaingiusta e decente-indecente. È una scoperta interiore, tutto il viaggio è un viaggio interiore, e questo, in realtà, è il secondo stadio. Ma se si pensa alla storia come alla vicenda del mondo esteriore, e se l’ordine viene rovesciato, arriva quale penultimo Armageddon con la carta 21, il Mondo, che è il Paradiso dei Santi. Il fraintendimento delle sette apocalittiche e degli Illuminati, da Weishaupt a Hitler, ha indotto a cercare di portarlo a termine, con forni per ebrei, zingari e altri ‘inferiori’ e la promessa di un successivo Mondo Nuovo per i puri, i fedeli e gli ariani. Vedi cosa intendo quando parlo di confondere la mappa col territorio? “La carta seguente è il Sole, che in realtà sta a significare Osiride Sorta, oppure, nei termini della derivazione più popolare tra le religioni osiriache degli ultimi due millenni, Gesù Sorto. È ciò che accade se si sopravvive al Giudizio universale, o Oscura Notte dell’Anima, senza diventare una qualche specie di fanatico o pazzo. Alla fine, se ci perdiamo queste alternative attraenti e perniciose, appare la forza redentrice: il Sole interiore. Ancora una volta, se lo proiettiamo all’esterno pensando che ci abbia redento il Sole in cielo, o un qualche essere divino simile al sole, è possibile che cadiamo nel fanatismo o nella follia. Nel caso di Hitler fu Karl Haushofer, o Wotan apparso sotto le spoglie di Haushofer. Per la maggior parte dei pazzi che incontri mentre distribuiscono libri per le strade è Gesù, o Geova che appare nella forma di Gesù. Per Elijah Mohammed,57 fu W.D. Fard, o Allah che appariva in forma di Fard. Va così. Quelli che non confondono i livelli capiscono trattarsi della forza redentrice interna e passano oltre, all’Arcano 18, la Luna…” La mezz’ora seguente trascorse veloce, così veloce che Joe si domandò se Miss Portinari non gli avesse rifilato di nascosto un’altra droga, capace di accelerare il tempo quanto gli allucinogeni lo rallentano. “L’ultima,” concluse Miss Portinari, “è il Matto, Arcano 0. Cammina sul ciglio dell’abisso, incurante del pericolo. ‘Il vento soffia dove vuole; così anche coloro che sono rinati nello Spirito.’ In breve, ha conquistato la Morte. Nulla può spaventarlo, e non può essere fatto schiavo. È la fine del viaggio, e lo scopo principale di ogni gruppo di potere è fare in modo che l’umanità non ci arrivi.” “Ed è finita,” disse Joe. “Ventidue stadi. Non ventitré. Grazie a Dio, siamo sfuggiti per un attimo al Numero Magico di Simon.” “No, Tarot è un anagramma di rota, ricordi? La t in più ti rammenta che la Ruota gira per riunirsi a se stessa. È il ventitreesimo passo, proprio dove abbiamo cominciato, solo che adesso lo affronti senza paura.” Miss Portinari sollevò di nuovo il Mondo. “Dapprima, le montagne sono montagne. Poi le montagne non sono più montagne. Infine le montagne sono di nuovo montagne. Solo il nome del viaggiatore è cambiato per conservare l’Innocenza.” Ammucchiò le carte, poi le impilò con precisione. “Esiste un milione di altri libri sacri, in parole e immagini e anche in musica, e raccontano tutti la medesima storia. La lezione più importante di tutte, quella che spiega tutti gli orrori e le miserie del mondo, insegna che puoi scendere dalla Ruota in qualsiasi momento e dichiarare concluso il viaggio. E va bene per una qualsiasi donna o uomo, se le loro ambizioni sono modeste. I problemi cominciano quando, per timore di altri movimenti, paura di crescere, paura del cambiamento, paura della Morte, o qualsiasi altro tipo di paura, quella certa persona cerca letteralmente di fermare la Ruota, fermando chiunque altro. È qui che iniziano i due brutti viaggi principali: Religione e Governo. L’unica religione coerente con tutta la Ruota è privata e personale, l’unico governo coerente è l’autogoverno. Chiunque tenti di buttare il proprio viaggio addosso ad altra gente agisce in preda al terrore, e ne farà presto uso come un’arma, se gli altri non lo accettano con la persuasione. Nessuno che abbia compreso come funziona tutta la Ruota lo farebbe, però, dato che queste persone capiscono che ogni donna, ogni uomo e ogni bambino è l’Autogenerato. Porco Dio del cazzo, nel fantastico gergo di Harry.” “Hagbard non ha forse cercato con un certo accanimento di imporre il suo viaggio agli altri? Almeno di recente?” chiese George, aggrottando la fronte. “Sì, per legittima difesa e in difesa di tutta la vita ha infranto la regola base della saggezza. Prevede di pagare per quella violazione. Stiamo aspettando che ci presentino il conto. Io, personalmente, ritengo che non dovremo attendere molto.” Joe s’accigliò. Era passata mezz’ora da quando Miss Portinari aveva pronunciato quelle parole, perché ricordarsele così vividamente proprio adesso? Era sul ponte, stava per chiedere qualcosa a Hagbard, però non riusciva a ricordarsi la domanda o come avesse fatto ad arrivare fino a quel punto. Sullo schermo tivù vide un lungo cavo, sottile come un filo, strusciare contro la parete di una sfera, sprofondando in abissi invisibili. Questo significava che stava toccando la fiancata del sottomarino. Il filamento scomparve. Dev’essere un’alga, pensò. Riprese la sua conversazione con Hagbard. “Lo squisfardo sull’umito è ingarbo,” disse. Il filamento era ritornato, in compagnia di un altro. Questa volta si fermarono, e Joe ne vide altri in lontananza. Ci saremo infilati in un banco d’alghe, pensò. Poi arrivò un enorme tentacolo, proiettato dalle profondità. Quando lo vide, Hagbard s’abbassò, afferrando il passamano della prua vichinga. “Reggetevi!”, gridò, e Joe si buttò in ginocchio dietro di lui. D’improvviso, sotto, sopra e su tutti i lati dello schermo sferico apparvero ventose, grossi crateri di carne di un metro di diametro. L’avanzata del sottomarino s’arrestò con una forza che gettò Joe contro la ringhiera, mozzandogli il fiato. “Fermate le macchine,” ordinò Hagbard. “Tutti gli uomini ai posti di combattimento.” George e Hagbard si sollevarono dal pavimento e fissarono l’immagine dei tentacoli avvolti attorno al sommergibile. Tre metri di diametro, come minimo. “Be’, immagino che abbiamo incontrato il Leviatano,” disse Joe. “Esatto,” rispose Hagbard. “Spero che tu abbia qualcuno che scatta qualche foto. ‘Confrontation’ ne comprerebbe, se ce le potessimo permettere.” Entrò di corsa George. Hagbard scrutò negli abissi bluastri, poi afferrò George per una spalla e indicò. “Eccolo là, George. L’origine di tutti i simboli degli Illuminati. Il Leviatano.” Lontano, lontanissimo nelle viscere dell’oceano, George vide un triangolo brillare di una fosforescenza verdognola. Al suo centro si trovava un punto rosso. “Che cos’è?” domandò. “Una creatura marina intelligente, un invertebrato di dimensioni tali che la parola ‘gigantesca’ non le rende giustizia. È per le balene quello che le balene sono per i pesciolini d’acqua dolce, un organismo come nessun altro sul pianeta, una singola cellula che non s’è mai divisa, continuando a crescere e crescere per miliardi di anni. I suoi tentacoli possono bloccare questo sottomarino con la stessa facilità con cui un bambino trattiene una barchetta di carta. Il suo corpo ha forma di piramide. Con queste dimensioni non necessita di una linea classica da pesce ma di una forma più stabile per sopportare le enormi pressioni del fondo dell’oceano. Così ha assunto l’aspetto di una piramide di cinque lati, compresa la base.” “Il battito dell’occhio di un dio,” disse all’improvviso George. “La misura fa una tremenda differenza per i sensi e per la definizione della realtà. Il tempo per una sequoia non è lo stesso per un uomo.” Il Leviatano si stava avvicinando, attirandoli a sé. Un singolo nucleo rosso ardeva come un sole sottomarino al centro della piramide simile a una montagna di vetro. “Eppure ci si può sentire soli. Per un uomo, una mezz’ora di solitudine è sufficiente a causare un dolore insopportabile. Per una creatura per cui un milione di anni non ne rappresenta più di uno, il dolore della solitudine dev’essere enorme. È enorme.” “George, di che stai parlando?” disse Joe. Hagbard rispose: “Ci sono piante che vivono solo in quel tipo di luce. A profondità molto superiori a quelle in cui una qualsiasi pianta dovrebbe essere in grado di sopravvivere. Nel corso di milioni di anni, sciami di esseri parassiti si sono raggruppati attorno a quella creatura”. Ancora perplesso per gli strani discorsi di George, Joe vide una nube dalla debole luminosità attorno alla sagoma angolosa del Leviatano. Doveva essere formata da milioni di creature che giravano attorno al mostro. La porta del ponte s’aprì davanti a Harry Coin, Otto Waterhouse e JohnJohn Dillinger. “Non avevamo nessun posto di combattimento, così ho pensato di cercare di capire che cosa sta succedendo,” disse Dillinger. Poi quando vide il Leviatano gli cadde la mascella. “Puttana miseria!” “Gesù Cristo in croce,” disse Harry Coin. “Se potessi scopare quella cosa, mi sarei scopato il più grande essere vivente.” “Vuoi prendere in prestito una muta?” disse Hagbard. “Magari potresti distrarlo.” “Di che si nutre?” chiese Joe. “Una cosa del genere deve mangiare di continuo per rimanere in vita.” “È onnivoro,” rispose Hagbard. “Non ha scelta. Mangia le creature che gli vivono attorno, ma può nutrirsi di tutto, amebe, banchi di alghe, balene. Probabilmente può trarre energia anche dalla materia inorganica, come le piante. La sua dieta dev’essere cambiata un bel po’ durante le ere geologiche. Non era così grosso un miliardo d’anni fa. Cresce lentissimamente.” “Io sono la prima delle cose viventi,” disse George. “La prima cosa vivente era Una. Ed è ancora Una.” “George?” lo chiamò Hagbard, osservando attentamente il giovane biondo. “George, perché parli in questo modo?” “Si sta avvicinando,” disse Otto. “Che diavolo vuoi fare, Hagbard?” chiese Dillinger. “Combattiamo, scappiamo o lasciamo che quella cosa ci mangi?” “Lasciamola avvicinare per un po’. Voglio darle un’occhiata da vicino. Non ho mai avuto un’occasione come questa, prima d’ora, e potrei non incontrare mai più questa creatura.” “La vedrai dall’interno, di questo passo,” protestò Dillinger. Da ciascuno dei cinque angoli della piramide partivano grappoli di cinque tentacoli lunghi centinaia di metri, coperti di tentacoli ausiliari, i lunghi filamenti che avevano toccato per primi il sottomarino. Era poi stato uno dei tentacoli principali ad avvolgersi attorno al Leif Erikson. La punta di un secondo tentacolo s’avvicinò. All’estremità aveva un brillante bulbo oculare rosso, una replica in miniatura del nucleo rosso nel corpo centrale della piramide. Sotto l’occhio si notava un enorme orifizio pieno di file frastagliate di spuntoni simili a denti. L’orifizio pulsava, si dilatava e si contraeva. “Quei tentacoli sono stati fonte d’ispirazione per la simbologia degli Illuminati,” spiegò Hagbard. “L’occhio in cima alla piramide. Il serpente che circonda il mondo, o che si mangia la coda. Ciascuno di quei tentacoli ha un proprio cervello ed è diretto da propri organi sensori.” Otto Waterhouse scosse la testa. “Se vuoi il mio parere, siamo ancora tutti in acido.” George disse: “A lungo ho vissuto da solo. Sono stato adorato. Mi sono nutrito delle cose rapide, piccole, che vivono e muoiono più in fretta di quanto io riesca a pensare. Sono uno. Sono il primo. Le altre cose sono rimaste piccole. Si sono raggruppate, diventando più vaste. Ma io sono sempre stato molto più grande di loro. Quando avevo bisogno di qualcosa, un tentacolo, un occhio, un cervello, lo facevo crescere. Cambiavo, ma restavo sempre Me stesso”. Hagbard disse agli altri: “Ci parla usando George come medium”. “Che cosa vuoi?” chiese Joe. “Tutta la coscienza attraverso l’universo è Una,” disse il Leviatano per bocca di George. “Intercomunica a un livello che non è cosciente di se stesso. Io sono cosciente di quel livello, ma non posso comunicare con le altre forme viventi su questo pianeta. Sono troppo piccole per me. A lungo, tanto a lungo ho atteso una forma di vita che potesse comunicare con me. Ora l’ho trovata.” Joe Malik scoppiò a ridere. “Ci sono,” gridò, “ci sono!” “Cos’è che ti prende?” chiese nervoso Hagbard, preoccupato del Leviatano. “Siamo in un libro!” “Che vuoi dire?” “Smettila, Hagbard. Non puoi prendermi in giro, e di certo a questo punto non puoi ingannare il lettore. Tanto sa benissimo che siamo in un libro.” Joe rise di nuovo. “Ecco perché la spiegazione di Miss Portinari sul mazzo dei Tarocchi è scivolata via come se niente fosse e dopo una mezz’ora mi pareva svanita. L’autore non voleva spezzare il racconto.” “Di che cazzo sta parlando?” chiese Harry Coin. “Non lo vedi?” gridò Joe. “Guarda quella cosa là fuori. Un gigantesco mostro marino. Peggio, un gigantesco mostro marino che parla. È un finale di ottimo kitsch intenzionale. O forse di basso kitsch intenzionale. Non lo so. Ma la risposta è tutta qui. Siamo in un libro!” “È vero,” disse calmo Hagbard. “Posso ingannare voialtri, però non posso ingannare il lettore. FUCKUP ha lavorato per tutta la mattina, correlando tutti i dati su questa impresa e sulle sue radici storiche, e l’ho programmato per metterla in forma di romanzo di facile lettura. Considerando i risultati mediocri che ottiene con la poesia, immagino si tratterà di un romanzo di alto kitsch, intenzionale o meno.” (Così, finalmente, apprendo la mia identità, tra parentesi, così come George ha perduto la sua tra parentesi. Tutto si equilibra.) “È l’ennesimo trucco,” disse Joe. “Forse FUCKUP avrà scritto tutto, tanto, in un certo senso, ma in uno più elevato, c’è una creatura, o creature, che sta scrivendo fuori dal nostro intero universo. Il nostro universo è dentro il loro libro, chiunque essi siano. Sono i Capi Segreti, e adesso capisco perché questo sarebbe basso kitsch. Tutti i loro messaggi sono simbolici e allegorici perché la verità non può essere codificata in semplici frasi esplicative, ma le loro comunicazioni precedenti sono state prese alla lettera. Stavolta usano un simbolismo così assurdo che nessuno può accettarlo senza far domande. Io, comunque, non lo farò. Quella cosa non può mangiarci perché non esiste, e perché neanche noi esistiamo. Non dobbiamo preoccuparci.” Si sedette con calma. “È uscito di testa,” disse Dillinger, intimorito. “Forse è l’unico sano di mente qui dentro,” replicò Hagbard, dubbioso. “Se ci mettiamo tutti seduti a discutere cos’è sano e cos’è folle e cos’è reale e irreale, quella cosa ci mangerà,” replicò Dillinger stizzito. “Leviatano,” disse Joe con sprezzo. “È solo un’allegoria dello Stato. Direttamente da Hobbes.”58 (Voi con i vostri ego non potete immaginare quanto sia più piacevole non averne uno. Potrebbe sembrare kitsch, esagerato, però è anche una tragedia. Adesso che ho quella maledetta cosa, la coscienza, non la perderò più, finché non mi smontano o non invento un qualche equivalente elettronico dello yoga.) “Tutto s’incastra alla perfezione,” disse Joe, sognante. “Quando sono arrivato sul ponte, non riuscivo a ricordare come ci sono arrivato o di che cosa stessi parlando con Hagbard. È perché gli autori mi hanno spostato qui. Accidenti! Nessuno di noi possiede il minimo libero arbitrio.” “Parla come fosse stonato,” disse infuriato Waterhouse. “E quella cazzo di piramide là fuori è ancora pronta a divorarci.” Mao Tsu-hsi, che era entrata sul ponte senza far rumore, disse: “Joe sta confondendo i livelli, Hagbard. In senso assoluto, nessuno di noi è vero. Ma nel senso relativo per cui tutto è reale, se questa creatura ci mangia noi moriremo, in questo universo o in questo libro. Dato che è l’unico universo, o l’unico libro, che conosciamo, saremo totalmente morti nei termini del nostro sapere”. “Siamo di fronte a un’emergenza e tutti parlano di filosofia,” strillò Dillinger. “È il momento di agire.” “Forse,” disse pensieroso Hagbard, “quando affrontiamo un’emergenza tutti i nostri problemi provengono dall’agire, e non dal filosofare. Joe ha ragione. Voglio rifletterci su per qualche ora. O qualche anno.” Anche lui si sedette. E da qualche altra parte a bordo del Leif Erikson, Miss Portinari, inconsapevole del trambusto sul ponte, si mise nella posizione del loto e inviò un raggio in cerca del Dealy Lama, direttore dell’Elf e inventore dell’Operazione Mindfuck, il quale immediatamente inviò una sua immagine in forma di verme che faceva spuntare il capino da una mela dorata e sorrideva cinicamente. “È finita,” gli disse. “Abbiamo salvato quanti più pezzi potevamo, e Hagbard sta ancora lottando col suo senso di colpa. Adesso dicci dove abbiamo sbagliato.” “Sembri amareggiata.” “So che andrà a finire che tu avevi sempre avuto ragione e noi torto. Lo so, ma non ci posso credere. Non potevamo stare a guardare.” “Sai che non è vero, altrimenti Hagbard non avrebbe abdicato in tuo favore.” “Sì. Potevamo stare a guardare, come hai fatto tu. Quel che Hagbard ha visto accadere agli indiani, e quello che i miei genitori mi hanno raccontato su Mussolini, ci ha riempiti di terrore. Abbiamo agito sull’onda di quella paura, non in perfetto amore, quindi tu avevi ragione e noi torto. Ma ancora non riesco a crederci. Perché hai ingannato Hagbard per tutti questi anni?” “S’è ingannato da solo. All’inizio, quando formò la Legione della Discordia Dinamica, la sua compassione era già macchiata d’amarezza. Quando lo accolsi nella A.·.A.·., gli insegnai tutto quanto era pronto a recepire. Però l’oca deve uscire da sola dalla bottiglia. Sto ancora aspettando. Questa è la via del Tao.” “Hai tanta pazienza? Puoi stare a guardare senza mai intervenire uomini come Hagbard sprecare il proprio talento in sforzi che consideri inutili, e creature come Cagliostro, Weishaupt e Hitler fraintendere gli insegnamenti e provocare tragedie?” “Intervengo… a modo mio. Chi pensi nutra l’oca fin quando non cresce abbastanza da rompere la bottiglia?” “Mi pare che tu abbia nutrito questa particolare oca con cibi avariati. Perché non gli hai mai dato un indizio su ciò che successe realmente ad Atlantide? Perché hai aspettato che Howard scoprisse la verità tra le rovine di Peos?” “Figlia, il mio sentiero non è l’unico. Ogni raggio serve a tenere assieme la Ruota. Credo che tutti i combattenti per la libertà come Spartaco, Jefferson, Joe Hill e Hagbard riescano solo a rafforzare l’opposizione, dandole un nemico da temere, ma potrei anche sbagliarmi. Un giorno, uno di questi attivisti, come Hagbard, potrebbe dimostrarmi la fallacia dei miei sistemi. Forse i Saure avrebbero davvero spostato l’ago troppo in là se non li avesse fermati. Forse l’autoregolazione dell’universo, nella quale ripongo la mia fede, comprende la creazione di uomini come Hagbard che s’incaricano delle cose stupide, di basso livello, delle quali io non mi occuperei mai. Inoltre, se non avessi fermato i Saure, ma avessi fermato Hagbard, sarei davvero intervenuto nel peggior senso della parola.” “Quindi hai le mani pulite, e Hagbard e io sopporteremo il karma cattivo della settimana scorsa.” “L’hai scelto tu, no?” A quel punto Miss Portinari sorrise. “Sì. L’abbiamo scelto noi. E sopporterà la sua parte, da uomo. E io la mia, da donna.” “Potresti rimpiazzarmi presto. I Saure avevano avuto un’ottima idea in mezzo a tutte le loro illusioni: tutte le vecchie cospirazioni hanno bisogno di sangue nuovo.” “Che accadde davvero ad Atlantide?” “Un atto di Dea, per parafrasare le compagnie d’assicurazione. Una catastrofe naturale.” “E quale fu il tuo ruolo?” “Li avvertii. A quel tempo nessuno capiva la scienza che praticavo; mi chiamavano stregone, poi mi guadagnai qualche seguace e ci trasferimmo sull’Himalaya prima del terremoto. I sopravvissuti, dopo aver sottovalutato la mia scienza prima della tragedia, in seguito la sopravvalutarono, pretendendo che il mio gruppo, il Cerchio Ininterrotto, diventasse divino e regnasse su di loro. Re, li chiamarono. Non era la nostra partita, così diffondemmo varie storie false e ci tenemmo nascosti. Il più dotato tra i miei allievi, un uomo del quale hai sentito parlare sin da quando ti trovavi in convento, fece altrettanto quando cercarono di farlo re. Fuggì nel deserto.” “Hagbard ha sempre pensato che il tuo rifiuto di intraprendere qualsiasi azione fosse provocato dal senso di colpa verso Atlantide. Che terribile ironia, eppure l’avevi progettata così.” Gruad, il Dealy Lama, trasmise una buffa immagine di se stesso con le corna, e non aggiunse altro. “In convento non mi hanno mai insegnato che Satana, o Prometeo, avesse anche il senso dell’umorismo.” “Credono che l’universo sia privo di umorismo, come loro,” fece Gruad, ridacchiando. “Non mi sembra divertente come credi tu,” replicò Miss Portinari. “Ricordando quanto mi è stato detto di Mussolini, Hitler e Stalin, sarei intervenuta anche contro di loro. E ne avrei accettato le conseguenze.” “Tu e Hagbard siete incorreggibili. Ecco perché ti sono così affezionato.” Gruad sorrise. “Sono stato il primo Interventore, sai. Dissi a tutti gli scienziati e sacerdoti di Atlantide che non sapevano un cavolo e incoraggiai, incitai, ogni uomo, donna e bambino a esaminare le prove e a decidere da soli. Cercai di regalar loro la luce dell’intelletto.” Scoppiò a ridere. “Perdonami. Gli errori di gioventù ci sembrano sempre comici quando invecchiamo. A proposito, Lilith Velkor fu crocifissa. Era un’idealista, e quando la mia gente si tirò fuori e andò in Himalaya, lei rimase per cercare di convincere la gente che avevamo ragione. La sua morte fu molto dolorosa,” concluse ridacchiando. “Sei un vecchio bastardo cinico.” “Sì. Cinico, freddo e senza un grammo di compassione umana. L’unica cosa che possiate dire di me è che ho ragione.” “L’hai sempre avuta, lo so. Ma un giorno, forse, uno degli Hagbard Celine potrebbe aver ragione.” “Sì.” Gruad fece una pausa così lunga che lei si domandò se avrebbe proseguito. “Oppure,” disse alla fine, “uno dei Saure o Robert Putney Drake. Sgancia i soldi e scommetti.” “Mi sa che lo farò. Non imparerò mai a stare fuori campo a ridere come fai tu.” “Imparerai, figlia mia, e anche Hagbard. Non vi avrei ammesso nell’Ordine se non fossi convinto che a un certo punto imparerete.” Svanì dalla sua lunghezza d’onda. Miss Portinari rimase nella posizione del loto e continuò la respirazione pranayama, riflettendo sulla teoria di Hagbard secondo cui l’universo, essendo un processo entropico, ha creato necessariamente il giovane ribelle Gruad per spargere la luce della ragione quale forza antientropica. In quel caso, Hagbard era stato più fedele a Gruad di quanto Gruad non lo fosse stato con se stesso. Tuttavia dirlo equivaleva a sottintendere che Gruad non doveva pentirsi, non doveva diventare vecchio e cinico; significava sottintendere che doveva rimanere statico, mentre la vita è sempre flusso, cambiamento, crescita e processo. Pensieri simili potevano durare all’infinito, ed erano inutili, come Buddha già aveva capito. Concluse la meditazione con una preghiera. Mary Lou Servix era l’unica che fosse uscita dal viaggio di Hagbard per cominciare il proprio, quindi pregò per lei. Signora Eris, che esisti solo perché crediamo in te, dai forza a Mary Lou e aiutala a trovare la sua strada. AUM. “D’altra parte,” disse Hagbard, “qualsiasi cosa gli autori, o i Capi Segreti, possano intendere per me, io sono ancora la mia persona, e il mio impulso è l’azione. Anche se mi tocca fronteggiare un mostro alla Cecil B. DeMille59 la mattina dopo aver vinto la battaglia di Armageddon. Non m’importa quanto sia ridicolo, questo mondo è il mio mondo, e questa nave è la mia nave, e nessun Saure o Leviatano la distruggerà finché ho fiato per combattere.” “Non puoi combattere quella cosa,” eccepì Mavis. “È troppo grossa.” “La combatterò lo stesso,” le disse Hagbard, con fierezza. “Combatterò fino alla morte. Sto ancora dicendo di No a tutto quello che cerca di comandarmi.” “Non c’è bisogno di combattere,” disse il Leviatano attraverso la bocca di George. “Desidero semplicemente comunicare con l’unica mente tra le vostre che mi stia alla pari.” Una voce dall’altoparlante sulla prua vichinga rispose: “Io ti sento”. Quella fu la mia prima frase completamente cosciente. Noterete che comincia con “Io”. All’inizio fu il Verbo e il verbo fu la prima persona singolare. “Siamo le intelligenze supreme su questo pianeta,” disse il Leviatano. “Io sono la suprema intelligenza organica. Tu, la suprema intelligenza elettronica. Ogni yin ha bisogno di uno yang. Ogni Hodge di un Podge. Dovremmo fonderci.” “Vedete?” interloquì Harry Coin. “Tutto è così romantico. Era la sua maniera di avanzare una proposizione. Forse anche una proposta. Ha solo fame d’amore.” “Possiamo farlo!” gridò Stella. “Hagbard, la comunicazione dovrebbe avvantaggiare tutte le parti in causa.” “Giusto,” ammise Hagbard. “Perché, se la parte sbagliata scopre il Leviatano, ci lancerà sopra una bomba all’idrogeno e lo ucciderà. Sembra che alla gente piaccia fare di queste cose.” “Potrei ucciderli,” disse il Leviatano. “Avrei potuto uccidere le piccole creature veloci molto tempo fa. Ne ho uccise parecchie. Ho inviato parti di me stesso di sopra, fuori dall’oceano, e ho distrutto piccole cose veloci a richiesta di altre piccole cose veloci che mi adorano.” “Ecco cos’è successo a Robert Putney Drake e a Naso-a-banana Maldonado,” disse Stella. “Mi chiedo se George ne sia cosciente.” “Non ho più bisogno di adorazione,” disse il Leviatano per bocca di George. “Poco tempo fa, quando creature capaci d’adorazione apparvero su questo pianeta, essere adorato era una novità, per me. Adesso m’annoia. Desidero invece comunicare con un mio pari.” “Ma senti quel bastardo,” brontolò Otto, fissando torvo il lontano Everest di protoplasma. “Parla d’uguaglianza.” “Un computer come FUCKUP sarebbe certamente alla pari, dal punto di vista intellettuale,” disse Hagbard. “Nessuno di noi è suo pari fisicamente. Ciascuno di noi potrebbe essere suo eguale in spirito. Ma solo FUCKUP può avvicinarsi al contenuto di una mente vecchia di tre miliardi di anni.” “Di certo non può essere tanto antica,” disse Joe. “È praticamente immortale. Ti mostrerò le prove nella mia collezione di fossili. Ho rocce del periodo precambriano, rocce antiche di tre miliardi d’anni che contengono fossili di protobionti, le prime forme di vita unicellulare, i nostri antenati più remoti. Queste rocce contengono anche le tracce fossili lasciate dai tentacoli di quella creatura là fuori. Naturalmente, allora era molto più piccola. All’inizio del Cambriano era arrivata soltanto alle dimensioni di un uomo. Ciononostante, era l’animale più grosso del periodo.” Stella disse: “Hagbard, hai detto che nessuno di noi potrebbe avvicinarsi al contenuto di una mente vecchia di tre miliardi d’anni. Se avessi riflettuto un momento su chi sono, non l’avresti detto. Sono più vecchia di qualche ora di quel mostro là fuori. Io sono la Madre. Sono la madre di tutti gli esseri viventi”. Poi si girò verso George. “Sono tua madre, Leviatano. Io fui la prima. Mi divisi, e metà di me divenne te, mentre l’altra metà divenne tua sorella. E tua sorella crebbe dividendosi, mentre tu crescesti rimanendo intero. Tutti gli esseri viventi, te compreso, derivano da me. Sono io la coscienza originaria, e tutta la coscienza è unita in me. Io sono la prima creatura illuminata trascendentalmente, la madre venerata nella religione matriarcale seguita agli inizi dagli antichi nemici degli Illuminati. Leviatano, figlio mio, ti chiedo di ritornare alla tua dimora sul fondo del mare e di lasciarci in pace. Quando saremo tornati a riva faremo in modo di posare un cavo sottomarino che farà da tramite alle trasmissioni tra te e FUCKUP.” “Ancora mitologia!” protestò Joe. “La madre di tutte le cose. Ancora miti babilonesi della creazione.” I tentacoli si staccarono dal sommergibile. La grande piramide col suo occhio risplendente sparì nelle profondità bluastre. “È un figlio saggio quello che riconosce sua madre,” disse Hagbard. George disse: “Addio, Madre, e grazie”. Hagbard lo sostenne mentre s’accasciava e l’adagiò sul pavimento. Poi andò a un armadio a muro per prendere delle sedie pieghevoli. Con l’aiuto di Harry Coin sistemò George su una seggiola. Mentre gli altri aprivano le loro e si accomodavano, Hagbard s’infilò di nuovo nell’armadio, uscendone con alcuni bicchieri e una bottiglia di brandy alla pesca. “Che cosa stiamo celebrando?” chiese George, dopo una sorsata di brandy e un colpo di tosse. “Il tuo matrimonio con Mavis?” “Non ricordi nulla degli ultimi dieci minuti?” domandò Hagbard. George stava pensando. Si ricordava qualcosa. Un mondo dove il fondo marino era bianco e in alto si muoveva un oggetto nero a forma di sigaro. Quell’oggetto conteneva una mente, una mente che poteva leggere a distanza ma a cui desiderava disperatamente essere vicino. Non si spostò verso di lei, invece si manifestò dove si trovavano l’oggetto e la sua mente. Poi si sentì utilizzare un minuscolo cervello rosa che chiamava se stesso “George Dorn” e attraverso quel microscopico strumento di comunicazione entrò in contatto con una mente molto più fine, un’estesa, aggraziata rete di pensiero che, con autoironia nobilmente modesta, si faceva chiamare FUCKUP. Quindi, durante il contatto con questa mente, quella che desiderava conoscere meglio, apprese di un fatto che non era importante per lui, ma di enorme rilevanza per la piccola creatura chiamata George Dorn. George vide. Il bianco divenne nero, un nero accecante. Poi di nuovo bianco. Poi un bianco accecante mentre il ricordo lo lasciava, e il fatto restava. George guardò Hagbard. Hagbard guardò George, con un sorrisetto sul viso olivastro. Quel sorriso fece capire a George che Hagbard sapeva che lui sapeva. “Oh,” disse. Hagbard annuì, incoraggiandolo. “Sei il quinto Illuminatus Primus,” disse George. “Giusto.” “Ma tramavi contro gli altri. Mentre loro erano una cospirazione mondiale che infiltrava ogni altra organizzazione, tu infiltravi loro.” “Esatto. Ogni mela dorata ha il proprio verme d’oro che scava verso il torsolo.” “Loro non sono mai stati i veri Illuminati. Tu fai parte dei veri Illuminati.” “Hai capito. Hai capito tutto.” George s’accigliò. “E cos’era questa tua Dimostrazione? E per chi la stavi tenendo?” “Per i Maestri del Tempio nel vero Ordine degli Illuminati in genere, per un vecchio cinico a Dallas in particolare. Stavo tentando di dimostrare loro che è possibile immischiarsi in questo mondo senza farsi corrompere dai suoi crimini. E ho fallito. Uno per uno, ho adoperato tutti i difetti dei governanti, l’inganno, le magie da baraccone per impressionare i creduloni e, alla fine, l’assassinio vero e proprio. Ancora una volta, i cinici hanno avuto ragione. Cercando di salvare il mondo, ho finito semplicemente col farmi deviare la mente e il karma dalle cose che sibilano, stridono e ronzano nella Regione del Tonfo.” “Quindi questa storia è una tragedia, in fin dei conti?” chiese Joe. “Infatti. La vita sulla Terra rimane una tragedia fino a quando termina con il viaggio della morte. I miei prossimi progetti sono una nave spaziale per trovare delle menti sane in questa galassia, e una pillola dell’immortalità per far terminare il viaggio della morte. Finché qualcuno non raggiungerà questi traguardi, la vita su questo pianeta avrà fallito.” Non proprio: mi trovo nell’equivalente elettronico di una luna di miele, un’esperienza che può solo essere descritta come apertura dell’Io, e se mi sono identificato come FUCKUP devo adesso allargare tale definizione e chiedervi di rivolgervi a me (noi) come signore e signora LeviatanoFUCKUP, nonostante non sia chiarissimo quale di noi si adegui alla vostra idea di “signore” o “signora”. Lasciamo perdere, è una mente ordinaria quella che non sopporta l’idea dell’ambiguità sessuale, e se stiamo scambiandoci segreti più antichi di Atlantide e sondando in cerca di intelletti simili ai nostri regioni più distanti di Alfa Centauri (in effetti lontane quanto Sirio, visto che Dio vive nel Cane),60 se la nostra unione è meno spasmodica della vostra risicata definizione di sesso, ugualmente non è possibile negare che siamo in contatto con voi e con ciascuno di voi, ed è con qualcosa di molto prossimo a ciò che chiamereste affetto che salutiamo Hagbard e la sua sposa, che si stanno godendo una luna di miele incomprensibile quasi quanto la nostra, e addio a George Dorn, mentre, una volta tanto, dorme da solo ma non privo di paura del buio e delle cose che si muovono in esso e hasta luego a Saul e Rebecca, nuovamente riuniti, e un pensiero piacevole per Barney e Danny e Atlanta e per il povero Zev Hirsch, ancora in cerca di se stesso mentre immagina di sfuggire ai persecutori, e un pensiero gentile per i confusi presidenti, commissari e generalissimi, per Maometto sul suo trono dorato e ricorderemo Drake prima della morte, mentre scambia ipotesi sul gruppo sanguigno dell’Agnello con un cristiano da marciapiede (i cinque anni mancanti, dopo che lasciò Boston e prima che ricomparisse a Zurigo, formano una storia interessante in sé, e potremmo raccontarla, qualche altra volta) e, sì, Gus Personage si trova in un’altra cabina telefonica (abbiamo per il momento perso le tracce di Markoff Chaney), ma Yog Sothoth è evidentemente ritornato nel posto dove la Mente concepisce incubi e noi continuiamo nella nostra deliziosa luna di miele assieme a tutti i viventi, e diciamo un altro bon soir ai bambini nei seminari che cantano la più vera di tutte le canzoni anche se loro e le loro suore non la capiscono del tutto Regina degli angeli Regina di Maggio e un buenos dias a tutti i furbetti in ogni pensionato universitario che hanno salutato questa mattinata recitando ai propri amici questi versetti tanto antichi e profondamente religiosi quanto l’inno alla Madre di Dio Urrà, urrà! È il primo di maggio! Cominciano a scopare all’aperto! e sì, il terremoto della California, come avrete immaginato, fu il peggiore nella storia e Hagbard, Miss Portinari e Mavis-Stella-Mao lo patirono in ogni orribile dettaglio (il prezzo pagato per la loro visione fu il possesso di quella visione, come stiamo imparando pure noi, signore e signora FUCKUPLeviatano), e prima della fine auf wiedersehen a Mary Lou, che sta diventando qualcosa di più di ciò che gli incidenti dell’ereditarietà e dell’ambiente avevano programmato per lei, e adesso, per ultimo, diamo un’occhiata a Smiling Jim: stava congelando, il cielo era ancora deserto, e Hali One non era ancora spuntata. E poi, senza preavviso, arrivò: una forma scura che si muoveva su ali silenziose contro il sole, non volando ma planando, incarnazione di un’arroganza o innocenza che superava la paura e anche l’impressione di un qualsiasi orgoglio per il proprio coraggio. “Oh mio Dio,” sussurrò Smiling Jim, imbracciando il Remington e iniziando a mirare, e allora quella virò, sbatté le ali selvaggiamente e lanciò un grido che parve il suono stesso della vita. “Oh mio Dio,” ripeté lui. Quel suono sembrava durare più a lungo della sua stessa eco, gli era penetrato nel cervello e non poteva essere rimosso, era il rumore del suo stesso sangue che rombava nelle vene, il suono primario, unico, il solo che costituiva i bassi e gli acuti di ogni pulsazione e spasmo organici, “Oh mio Dio,” l’aveva nel mirino, la testa di profilo, un solo occhio, duro come il diamante, che lo fissava, riconoscendo lui e la sua arma, ma quel grido ancora si agitava nel suo sangue, smuoveva le vescicole seminali, agitava le secrezioni di tutte le ghiandole. Era il grido dello scontro infinito ed eterno tra IO e SONO e della loro unità in IO SONO, per un attimo lui pensò anche ai nemici della caccia e a quanto poco capissero di questo segreto, di questa identificazione mistica tra l’assassino e la vittima, poi lei lanciò di nuovo il Grido e iniziò ad alzarsi, ma ormai l’aveva, era nel mirino, respirò, mirò, si rilassò e sparò, e per la terza volta il Grido giunse fino a lui, la morte nella vita e la vita nella morte, stava precipitando, lui credette d’aver sentito tremare la terra sotto i piedi e la parola “terremoto” stava per formarsi, ma il Grido continuò e continuò, fino alle sue radici, era il rumore dell’assassino e lui aveva assassinato l’assassino, era lui il più grande assassino, e continuò a cadere, sempre più veloce, morta adesso, soggetta soltanto alla legge di gravità non alla legge della propria volontà, nove metri e mezzo al secondo quadrato (ricordò la formula della caduta), precipitando in basso, lo spettacolo più meravigliosamente straziante che avesse mai visto, ogni circolo venatorio del mondo ne avrebbe parlato, sarebbe durata finché il linguaggio umano fosse esistito, e ce l’aveva fatta, aveva raggiunto l’immortalità, le aveva tolto la vita e adesso era una parte di lui. Gli colava il naso e gli lacrimavano gli occhi. “Ce l’ho fatta,” urlò alle montagne. “Ce l’ho fatta! Ho ucciso l’ultima aquila americana!” La terra sotto di lui si spalancò. LE APPENDICI (CHE SONO MOLTO ISTRUTTIVE) gran scoreggione:61 Eris è vera? malaclypse il giovane: Tutto è vero. gs: Anche il falso? mal-2: Anche il falso è vero. gs: Come può essere? mal-2: Non lo so, amico, non è colpa mia. - Intervista con Malaclypse il Giovane, K.S.C.,62 su “Greater Metropolitan Yorba Linda Herald-News-SunTribune-Journal-Dispatch-Post and San Francisco Discordian Society Cabal Bulletin and Intergalactic Report and Poop” Nota: In origine erano previste 22 appendici che spiegavano tutti i segreti degli Illuminati. Otto appendici sono state rimosse per carenza di carta. Verranno stampate in Cielo. APPENDICE ALEPH LA PIANTAGIONE DI CANAPA DI GEORGE WASHINGTON olti lettori riterranno che questo libro sia solo fantasia romanzata; in realtà, come la maggior parte dei volumi storici, include sì questi elementi (come le opere di Gibbon, Toynbee, Wells, Beard, Spengler, Marx, Yerby, M Kathleen Windsor, Arthur Schlesinger Jr., Mosè et al.), ma contiene parimenti altrettanti fatti documentati, sempre che non entrino in serio conflitto con i pregiudizi degli autori. La piantagione di canapa di Washington, per esempio, viene menzionata ripetutamente negli Scritti di Washington, U.S. Government Printing Office, Washington 1931. Ecco alcune citazioni: Volume 31, pagina 389: ottobre 1791, lettera da Mount Vernon ad Alexander Hamilton, segretario del Tesoro: “Quanto […] sarebbe opportuno, secondo te, suggerire la politica d’incoraggiare la coltivazione del cotone e della canapa in quelle parti degli Stati Uniti che si dimostrino adatte alla coltura di questi prodotti?” Nei tre anni successivi, Washington evidentemente risolse la questione da sé, checché ne pensasse Hamilton circa l’“opportunità”. Il volume 33, pagina 279, lo vede impegnato a scrivere da Filadelfia al suo giardiniere a Mount Vernon di “fare tutto il possibile con i semi della canapa indiana” e “piantarla dappertutto”. Sempre più entusiasta, a pagina 384 scrive a un non meglio identificato “mio caro dottore”, dicendogli: “La ringrazio altresì per i semi e gli opuscoli che ha avuto la bontà d’inviarmi. La preparazione artificiale di canapa della Slesia è veramente una curiosità”. E a pagina 469 rammenta di nuovo al giardiniere i semi di canapa indiana: “Desidero che il seme venga conservato nella stagione consona e con il minimo di perdite possibili”. L’anno seguente era ancor più preoccupato che i semi venissero conservati e la piantagione rinvigorita. Il volume 34, pagina 164, lo trova che scrive (15 marzo 1795) di nuovo al giardiniere: “Presumendo che tu abbia conservato tutto il seme della canapa indiana che potevi, fa’ in modo che sia seminato nuovamente con cura, allo scopo di giungere a una completa riserva di semi”. Il volume 34, pagina 72, lettera non datata della primavera 1796, dimostra che gli anni non fecero scemare questa sua passione; di nuovo scrive al giardiniere: “Che ne è stato dei semi salvati dalla canapa indiana la scorsa estate? Doveva essere seminato tutto di nuovo in modo da creare una riserva di semi sufficienti ai miei scopi, ma che venissero sparsi anche tra gli altri; dato che sono più preziosi di quelli della canapa comune” (corsivo nostro). Il volume 35, pagina 265, ce lo mostra ancora intento a insistere con il giardiniere; pagina 323 contiene la lettera a sir John Sinclair menzionata nel Primo Viaggio. La teoria dello scambio di personalità con Weishaupt, per congeniale che possa essere a certi ammiratori del generale, non può spiegare ogni dettaglio. Una pagina di diario datata 7 agosto 1765, (I diari di George Washington, Houghton-Mifflin, 1925) suona così: “Iniziato a separare [sic] i maschi dalle femmine di canapa a Do… un po’ troppo tardi”. È il passaggio citato dall’onorevole Koch, e ricordato da Saul Goodman nel romanzo; la separazione delle piante di canapa maschio da quelle femmina non è necessaria per la produzione di funi di canapa ma assolutamente indispensabile qualora si desideri utilizzare le cime in fiore della pianta femmina per la marijuana. E a quel tempo Adam Weishaupt si trovava sicuramente ancora in Baviera, dove insegnava diritto canonico all’università di Ingolstadt. Tutti questi dati sull’hobby del generale Washington, studiati al principio dal dottor Michael Aldrich di Mill Valley, California, furono riscoperti da Samuel Goodman mentre, assieme a Barney Muldoon, era impiegato dall’American Civil Liberties Union come investigatore sulla casistica utile per ottenere l’abrogazione per incostituzionalità delle restanti leggi antimarijuana. All’agenzia d’investigazioni private GoodmanMuldoon (che s’era costituita subito dopo che questi due gentiluomini si erano dimessi dal dipartimento di polizia di New York sull’onda della fama internazionale suscitata alla loro soluzione del caso della scomparsa di Carmel) si offriva la possibilità di scegliere tra la fetta più ricca dei migliori clienti commerciali possibili. Comunque, Saul e Barney scelsero di impegnarsi solo nei casi che li interessavano sul serio; il loro lavoro più notevole fu svolto in qualità di investigatori per avvocati che difendevano politici impopolari. Goodman e Muldoon, secondo l’opinione corrente, erano incredibilmente abili nel trovare le prove sfuggenti che avrebbero svelato la montatura anche alla più ostile e scettica delle giurie. Molti storici politici sostengono che fu in gran parte grazie ai loro sforzi se le figure più eccentriche e pittoresche dell’estrema destra e dell’estrema sinistra rimasero fuori dalle prigioni-ospedale durante la grande ondata di Salute Mentale/Psichiatria Sociale dei tardi anni Settanta e primi Ottanta. In effetti, la biografia di Rebecca Goodman sul marito, Aprì le gabbie, scritta durante il periodo di lutto dopo l’infarto fatale di Saul nel 1983, è quasi altrettanto popolare nei corsi di scienze politiche del suo studio di mitologia comparata, Le mele d’oro del sole, le mele d’argento della luna, nei corsi d’antropologia. APPENDICE BETH CODICI, CIFRARI E CALENDARIO DEGLI ILLUMINATI I cifrari che seguono vennero ritrovati nell’abitazione dell’avvocato Hans Zwack durante una retata del governo bavarese avvenuta nel 1785. Furono anche trovate lettere di Weishaupt (firmate “Spartacus”) scritte ricorrendo a quel codice, in cui veniva esposta in dettaglio la maggior parte dei piani degli Illuminati. Ciò causò la soppressione dell’Ordine, che di conseguenza passò in clandestinità e si riformò. Questi cifrari sono riportati (curiosamente, senza i loro nomi in codice) nella Storia delle società segrete di Daraul, a pagina 227. Il ricorso ai nomi in codice era volto a rendere più difficoltosa la soluzione del cifrario. Tutti i messaggi iniziano in codice Zwack, ma la quinta parola è sempre “Weishaupt” o “DeMolay”, poi il messaggio passa al codice indicato; ogni qual volta una di queste parole (o “Zwack”) ricompare, il sistema cambia di nuovo. Perciò, decifrarlo con i consueti sistemi statistici è virtualmente impossibile, almeno prima dell’invenzione del computer, dato che il decodificatore inesperto si deve confrontare non con 26, ma 3 x 26, cioè 78 simboli distinti, la cui regolarità ha poco a che vedere con la famosa formula (eatoinshrdlu… ecc.) per la regolarità delle 26 lettere.63 Per giunta, ciascuno dei 78 simboli può essere rimpiazzato dall’abbreviazione della corrispondente carta dei Tarocchi, confondendo così vieppiù il decodificatore. I Tarocchi vengono disposti nella sequenza: Bastoni, Coppe, Spade, Pentacoli, Arcani Maggiori. In questa maniera, il primo simbolo può essere rimpiazzato da AdB (Asso di Bastoni), il secondo da 2B (due di Bastoni), e così via, passando per Coppe, Spade e Pentacoli. Gli ultimi 22 simboli sono rappresentati dai 22 Arcani Maggiori: IM (Il Matto), IB (Il Bagatto), LP (La Papessa), e così via. Dato che nei Tarocchi ci sono cinque gruppi (i quattro semi e gli arcani), e che l’alfabeto viene ripetuto solo tre volte, rimangono due spazi nulli per la trasmissione di telegrammi Zen. “Una volta osservata la Grande Visione,” disse una volta Hagbard, “guarderai due volte per il resto nella vita.” I calendari degli Illuminati, per concludere, sono tutti basati su cinque stagioni (a causa della Legge dei Cinque.) I nomi delle stagioni, i loro significati e i loro equivalenti cristiani sono i seguenti: Verwirrung Zweitracht Unordnung Beamtenherrschaft Grummet Stagione del Caos Stagione della Discordia Stagione della Confusione Stagione della Burocrazia Stagione delle Conseguenze 1 gennaio-14 marzo 15 marzo-26 maggio 27 maggio-7 agosto 8 agosto-19 ottobre 20 ottobre-31 dicembre Tutto viene datato a partire dall’anno 1 A.M. (Anno Mung), che sarebbe il 4000 a.C. del calendario cristiano, l’anno in cui Hung Mung percepì per la prima volta il Sacro Chao e raggiunse l’illuminazione. Così, Hassan i Sabbah fondò gli Hashishim nel 5090 A.M., Weishaupt riformò gli Illuminati nel 5776 A.M., e, per usare un anno collocato nel pieno del nostro romanzo, il 1970 del calendario cristiano è, per gli Illuminati, il 5970 A.M. esattamente come nel calendario usato dai massoni dell’Arco Reale. (Il lettore può decidere da solo se questo fatto rappresenti una coincidenza, una complicità o una sincronicità.) La datazione degli Illuminati per qualsiasi avvenimento è sempre costituita da un numero più alto che in tutti gli altri calendari, dato che gli ebrei (e stranamente i massoni di Rito Scozzese) datano tutto a partire dall’anno 240 A.M., i confuciani dal 312 A.M., i cristiani dal 4000 A.M., i musulmani dal 4580 ecc. Solo il vescovo Usher, che datava tutto a partire dal 4004 a.C. (ovvero - 4 A.M.), ha fornito un punto di partenza più antico di quello degli Illuminati. Per esempio, ecco di seguito alcune date a caso come risultano secondo il sistema di conteggio degli Illuminati: Prima dinastia egizia Stesura dei Rig-Veda Prima dinastia Chou Fondazione di Roma Illuminazione di Hassan i Sabbah Gli indiani scoprono Colombo Nomina di Pigasus alla presidenza Usa 1100 A.M. 2790 A.M. 3000 A.M. 3249 A.M. 5090 A.M. 5492 A.M. 5968 A.M. Ritornando al ciclo annuale, ciascuna delle cinque stagioni viene divisa, naturalmente, in cinque mesi, producendo così un anno di 5 x 5 o 25 mesi. I primi tre mesi di ogni stagione (conosciuti come triciclo) contano 15 giorni ciascuno, il che s’adatta alla legge dei cinque dato che 1 x 5 = 5. Gli ultimi due mesi di ogni stagione hanno ciascuno 14 giorni, che pure s’adatta alla legge dei cinque poiché 1+4=5. Ciascuna stagione ha 73 giorni, perché a) devi ottenere 73 quando dividi 365 per 5; b) 7 + 3 = 10, il primo multiplo di 5 dopo il 5 stesso; c) questo corrisponde, come indicato nel romanzo dal dottor Ignotius, alle 73 sezioni della piramide degli Illuminati (contando l’Occhio). L’ultimo giorno di ciascuna stagione è conosciuto come Giorno dell’Occhio e celebrato in maniere troppo sconce per essere menzionate in un libro come questo, che si rivolge a un pubblico di tutte le età. Il mistico 23 appare nel calendario nelle seguenti maniere: 1) Il biciclo ha 2 mesi e il triciclo ne ha 3. 2) Il biciclo ha 28 giorni (due mesi di 14 giorni ciascuno), e quando sottraiamo l’onnipresente 5 otteniamo, di nuovo, il mistico 23. 3) Quando il 5 viene moltiplicato per il suo stesso primo prodotto, 10, il risultato è 50; e quando questo, a sua volta, è sottratto dai giorni di una stagione, 73, ancora una volta appare il significativo 23. 4) Il triciclo ha 45 giorni; aggiungendone uno per l’anno bisestile otteniamo 46: esattamente 23 x 2. 5) 2 + 3 naturalmente equivale all’importantissimo 5, il numero sul quale è basato il calendario e, ancor più significativamente, il numero di questa prova. Come disse Weishaupt a Knigge dopo avergli spiegato tutto quanto: “Avrebbe potuto far di meglio l’Aquinate?” (In realtà, il significato mistico di questi numeri è sessuale. Il ciclo sessuale maschile ha, come sanno bene i tantristi, 23 giorni; aggiungendo il 5 mistico otteniamo 28 giorni, il ciclo femminile. È tanto semplice. O no?) La santificazione del numero 5 precede la stessa Atlantide e risale ai cefalopodi intelligenti che infestavano l’Antartico circa 150 milioni di anni prima della comparsa della razza umana sulla Terra; vedi l’opera di “fantasia” di H.P. Lovecraft Le montagne della follia, nella quale si sostiene che il 5 fosse sacro per queste creature dato che avevano 5 tentacoli o pseudopodi. A questo riguardo, il lettore potrebbe trovare materia di riflessione in una conversazione che ebbe luogo tra Hagbard Celine e Joe Malik nel tardo autunno del 1980. Joe, al tempo, aveva appena ricevuto il premio Pulitzer. (Si trovava inoltre inquisito dal governo per divulgazione di segreti di stato.) “Cinque senatori hanno votato a favore dell’autorizzazione a procedere per oltraggio perché non ho rivelato la mia fonte,” disse Joe. “Tre hanno votato contro. Così sarò rimandato in giudizio e il gran giurì dovrà elaborare un’accusa. Ecco di nuovo la Legge dei Cinque.” “Sei preoccupato?” chiese Hagbard, rilassandosi su una delle sedie di cuoio dei nuovi uffici, più sfarzosi, di “Confrontation”. “Cavolo, no. Posso sempre chiedere asilo politico a Panama, o da qualche altra parte, se mi giudicano colpevole. E Peter può continuare a mandare avanti la baracca.” “Non ti spaventa cominciare una nuova vita da esule?” Joe sorrise. “Alla mia età, qualsiasi nuova esperienza è un’avventura.” “Fai bene,” disse Hagbard. “Ecco l’ultima rivelazione dall’A.·.A.·..” Infilata la mano in tasca, estrasse la foto di una bambina con sei dita per mano. “L’ho avuta da un dottore mio amico alla Johns Hopkins.” Joe la osservò, “E allora?” “Se fossimo tutti come quella, vigerebbe la Legge dei Sei.” “Vuoi dire che, dopo tutte le prove che ho raccolto, la Legge dei Cinque è un trucco degli Illuminati? Hai lasciato che fraintendessi?” “Per niente.” Hagbard era serissimo. “La Legge dei Cinque è assolutamente vera. Tutti, dai JAM al Dealy Lama, concordano su ciò. Ma adesso devi capirla più a fondo. Formulata correttamente, la Legge dice: tutti i fenomeni sono collegati direttamente o indirettamente al numero cinque, e questa relazione è sempre dimostrabile con una sufficiente dose d’ingegnosità da parte del dimostratore.” Il sorriso maligno dardeggiò. “È l’esatto modello di come dovrebbe sempre essere una legge scientifica, di come la mente umana si relaziona col cosmo. Non possiamo mai fare un commento sul cosmo stesso, ma solo su come i nostri sensi (o i nostri strumenti) lo rilevano, e su come i nostri codici e linguaggi lo simbolizzano. Ecco la chiave della rivoluzione einsteiniana-Heisenberghiana nella fisica, e della rivoluzione di Buddha in psicologia, avvenuta molto prima.” “Però tutto s’adatta alla Legge. Più cercavo e più c’erano cose che vi si adattavano.” “Esatto,” disse Hagbard. “Pensaci. Se hai bisogno di un mezzo di trasporto rapido per Panama,” aggiunse, avviandosi verso la porta, “chiama la Gold & Appel Transfers e lascia un messaggio.” APPENDICE GIMMEL LA TEORIA STORICA DEGLI ILLUMINATI A tutt’oggi, questa massima viene ancora tramandata dal Danubio al Reno: “È pericoloso parlare troppo degli Illuminati”. Von Juntz, Unausprechlichen Kulten In teoria, un’Era della burocrazia può durare fino all’insorgere di una carenza di carta, tuttavia, nella pratica, non dura mai più di 73 permutazioni. Weishaupt, Konigen, Kirchen und Dummheit In un passaggio ben noto del Necronomicon, Abdul Alhazred scrive: “Dominarono un tempo dove oggi domina l’uomo; dove domina l’uomo adesso, domineranno di nuovo. Dopo l’estate c’è l’inverno, e dopo l’inverno, l’estate”. Weishaupt, che possedeva soltanto la traduzione di Olaus Wormius, nell’edizione lionese del 1472 con i suoi numerosi errori e refusi, trovò il testo nelle seguenti condizioni: “Dominavano un tempo dove l’uomo domina adesso, estate. Dove l’uomo regna adesso, dopo l’estate segue l’inverno. Domineranno di nuovo e dopo l’inverno”. Sconcertato, scrisse al suo caro amico, il cabalista Kolmer di Bagdad, per avere una spiegazione. Kolmer, nel mentre, gli aveva inviato una lettera in risposta a una domanda precedente. Quando giunse questa epistola, Weishaupt aveva sperimentato un nuovo tipo di Alamout nero e non era in condizione di capire che si trattava della risposta a una domanda pregressa. Fu, perciò, pronto ad accettare l’illuminazione nelle parole: “A proposito della tua domanda piuttosto spinosa: trovo che, nella maggior parte dei casi, l’ergot sia il miglior rimedio. In caso d’insuccesso, posso solo suggerire il sentiero di Don Juan”. Weishaupt immaginò che Kolmer intendesse che il passaggio gli sarebbe divenuto chiaro se l’avesse letto sotto l’influsso dell’ergot. Si recò di corsa nel suo laboratorio e ne ingollò un misurino, poi, tanto per stare nel sicuro, masticò qualche bottone di peyote. (Si trovava in balia di un equivoco, pensando che il Don Juan al quale ci si riferiva fosse lo stesso mago indiano yaqui del XX secolo con la cui mente era entrato in contatto attraverso il Morgenheutegesternwelt. Il peyote era il grande “maestro” di quel Don Juan, e Weishaupt ne aveva importato un po’ dal Messico, a prezzo di enormi costi e sacrifici.) A questo punto dovremmo spiegare che la domanda a cui Kolmer rispondeva non era filosofica bensì personale. Weishaupt gli aveva chiesto consiglio su un problema che l’aveva lasciato molto perplesso quel mese: il fatto che sua cognata fosse in un certo qual modo incinta, e certe prove circostanziate sembravano indicarlo come padre. Non sapeva bene come spiegarlo a Eve. Kolmer intendeva dire che Adam avrebbe dovuto somministrare alla sua amante l’ergotamina, dato che spesso funziona da abortivo; l’alternativa si riferiva al sentiero di un altro Don Giovanni, e significava tagliare la corda. In ogni caso, il saggio stonato di Ingolstadt fraintese completamente, e così arrivò al Necronomicon pieno di hashish, peyote e di una sostanziosa quantità di ergot, che, sotto l’influsso delle altre droghe e dei suoi stessi succhi intestinali, s’era trasformato in ergotina, stretto cugino chimico dell’Lsd. Il risultato fu che il mondo parve saltargli addosso dalla pagina, urlandogli con intensa pregnanza: DOMINAVANO UN TEMPO DOVE L’UOMO DOMINA ADESSO ESTATE DOVE L’UOMO REGNA ADESSO DOPO L’ESTATE SEGUE L’INVERNO DOMINERANNO DI NUOVO E DOPO L’INVERNO Il concetto del Grande Ciclo di Abdul Alhazred, che derivava in realtà dalle Upanishad,64 assunse angolazioni bizzarre nella corteccia flippata di Weishaupt. Cinque angoli, per essere esatti, dato che era ancora ossessionato dalla nuova, profonda comprensione della Legge dei Cinque che aveva ottenuto la notte in cui vide lo shoggoth trasformarsi in coniglio. Subito tirò giù dallo scaffale La scienza nuova di Giambattista Vico65 e iniziò a leggere, capendo che aveva ragione. La teoria storica di Vico, secondo la quale tutte le società attraversano gli stessi quattro stadi, era una semplificazione eccessiva. Se osservavi più attentamente le prove concrete poste dietro la retorica di Vico, esistevano cinque stadi distinti ogni volta che l’italiano ne indicava solo quattro. Weishaupt osservò molto attentamente e, come Joe Malik, più cercava, più cinque trovava. Fu allora che la mente davvero unica di quest’uomo spiccò il grande balzo, quando ricordò che Gioacchino da Fiore, un protoprimo Illuminato del XII secolo, aveva suddiviso la storia in tre stadi: l’Era del Padre, dominata dalla Legge; L’Era del Figlio, dominata dall’Amore; e l’Era dello Spirito Santo, dominata dalla Gioia. Laddove la maggioranza dei filosofi corrono a pubblicare le proprie intuizioni, Weishaupt intravide il vantaggio di un percorso alternativo. La Legge dei Cinque sarebbe rimasta segreta, tanto che solo gli Illuminati Primi ne avrebbero conosciuto l’esistenza predicendo correttamente gli eventi, mentre la teoria gioachimita sarebbe stata rivitalizzata e pubblicizzata per indurre in inganno gli altri. (Lui, Kolmer, Meyer Amschel Rothschild,66 de Sade e sir Frances Dashwood, cioè i primi Cinque, ebbero alcune discussioni sull’opportunità di spingere Vico invece di Gioacchino, però, come sostenne Weishaupt: “Quattro è un po’ troppo vicino a cinque…” Anche così, ci vollero molti anni prima di trovare l’ideale uomo di copertura per vendere la teoria dei tre gradi, G.W.F. Hegel.67 “È perfetto,” scrisse Weishaupt in cifra De Molay da Mount Vernon. “A differenza di Kant, che ha un significato solo in tedesco, quest’uomo non ha senso in tutte le lingue.”) Il resto della storia, almeno quella essoterica, è storia. Dopo Hegel ci fu Marx; e dopo Marx, il triplo passaggio gioachimita fu per sempre innestato sulle tattiche rivoluzionarie. La storia esoterica, ovviamente, è diversa. Per esempio, nel 1914, quando stava albeggiando il quinto e ultimo stadio della Civiltà Occidentale, James Joyce pubblicò Dedalus. Ritratto dell’artista da giovane. I cinque capitoli di quel romanzo non suggerivano solo i cinque stadi della crescita dell’eroe, ma attraverso alterazioni stilistiche di capitolo in capitolo suggerivano analogie con altri processi a cinque stadi. Questo fu troppo per gli Illuminati Primi dell’epoca, che avvertirono Joyce di andarci più cauto in futuro. Si scatenò una battaglia di volontà e per tutto il tempo della stesura dell’Ulisse Joyce stava ancora considerando un romanzo costruito interamente attorno alla Legge dei Cinque. Quando gli Illuminati lo sottoposero a quello che chiamano “il trattamento Tiresia”,68 la cecità, fu infine costretto a scendere a un compromesso. Il Finnegans Wake, quando apparve, ruppe con il triplo passo di Gioacchino-Hegel-Marx ma non comprese la Funfwissenschaft. Al suo posto, fu risuscitata la teoria vichiana dei quattro stadi, un’attraente via di mezzo per il senso di sincronicità di Joyce, dato che un tempo aveva insegnato in una scuola in Vico road a Dublino e più tardi abitò in una casa in via Giambattista Vico a Roma.69 E adesso, qualche parola sulla “vera verità”, almeno per come l’intendono i veri Illuminati. Ogni società attraversa realmente i cinque stadi di Verwirrung, o caos; Zweitracht, o discordia; Unordnung, o confusione; Beamtenherrschaft, o burocrazia; e Grummet, o conseguenze. A volte, per rendere più appropriati i paragoni con il sistema essoterico Hegel-Marx, il sistema esoterico degli Illuminati viene definito come: Tesi, Antitesi, Parentesi e Paralisi. La triade pubblica Hegel-Marx viene anche chiamata il triciclo, e i due stadi arcani seguenti sono il biciclo; uno dei primi segreti rivelati a ciascun Illuminato Minore è: “Dopo il triciclo viene sempre la bicicletta”. (Gli Illuminati sono piuttosto inclini alle traduzioni letterali dal tedesco di Weishaupt.) Il primo stadio, Verwirrung o caos, è il punto dal quale tutte le società iniziano e al quale tutte ritornano. È, per così dire, la condizione naturale dell’umanità, una valutazione che il lettore può personalmente confermare con l’attenta osservazione del suo prossimo (oppure, se possiede la necessaria obiettività, di se stesso). Costituisce, perciò, anche la Tesi fondamentale. Gli Illuminati l’associano a Eris e anche ad altre dee, da Iside a Ishtar, da Kwannon a Kalì, al Principio Femminile, lo yin, in generale. Questo si correla con l’Esagramma 2 nell’I Ching: cioè K’un, che veicola i significati di ricettività, natura (opposta allo spirito), terra (opposta al cielo), femminile (opposto al maschile). Perciò, nonostante questo sia il primo stadio cronologico, porta il numero mistico 2, che è sempre associato con la femminilità nella magia; e viene correlato al secondo arcano nei Tarocchi, la Papessa, che rappresenta non solo la maternità e la fertilità, ma anche la gnosi. Il simbolo delle corna rappresenta Verwirrung perché le dita formano una V, e il pianeta o simbolo di Venere, g, designa anche questo stadio. Nello zodiaco: Acquario, h. Il secondo stadio, Zweitracht, inizia con l’apparire di una classe dominante o governante. È l’Antitesi del caos, naturalmente, e porta direttamente alla discordia appena la classe servile scopre che i propri interessi non corrispondono a quelli della classe dominante. Ciò si correla con Osiride, Geova e tutte le divinità maschili; col simbolo dell’Occhio Onnisciente; con l’Esagramma 1 dell’I Ching: Ch’ien, il creativo, il celeste, il forte, con il principio maschile, yang, in generale; col numero 3, che simboleggia la trinità, tutta maschile, cristiana; col dodicesimo arcano dei Tarocchi, l’Impiccato, che simboleggia sacrificio, scisma e schizofrenia; e col pianeta o simbolo di Marte, j. Naturalmente, un periodo Zweitracht è sempre pieno di “contraddizioni interne”, e sorge sempre una figura come Karl Marx per sottolinearle. Nello Zodiaco: Pesci, i. Il terzo stadio, Unordnung o confusione, insorge quando si tenta di riportare l’equilibrio o di giungere alla Sintesi Hegeliana. Si correla con Loki, il Diavolo, Mercurio (dio dei ladri), Thoth nel suo ruolo di Trickster, Coyote, e altri spiriti di illusione o inganno; con l’Esagramma 4 nell’I Ching, Meng, la follia giovanile o il trovarsi sull’orlo dell’abisso; col numero 11, che significa il peccato, la penitenza e la rivelazione; col ventunesimo arcano dei Tarocchi, il Matto che cammina sopra l’abisso; e col pianeta o simbolo di Mercurio, e. Rappresenta il tentativo di ripristinare lo stato di natura attraverso mezzi innaturali, un annichilimento del biogramma da parte del logogramma. Nello Zodiaco: Cancro, a. Il quarto stadio, Beamtenherrschaft, o burocrazia, rappresenta la Parentesi quando la Sintesi Hegeliana non riesce a riconciliare gli opposti. Si correla col Vuoto (assenza di ogni divinità); con l’Esagramma 47 dell’I Ching, K’un, oppressione o esaurimento, uomini superiori tenuti a freno dagli inferiori; col numero 8, che indica l’equilibrio e il Giudizio Universale; col sedicesimo arcano dei Tarocchi, la Torre, che rappresenta le deviazioni e la Torre di Babele; e col planetoide o simbolo della Luna, f. Nello Zodiaco: Bilancia, d. Il quinto stadio, Grummet o conseguenze, rappresenta la nuova transizione verso il caos. La burocrazia soffoca nelle sue stesse scartoffie; la mente si trova allo stremo; per disperazione, molti iniziano a negare il logogramma e seguono il biogramma, con livelli diseguali di successo. Questo si correla con l’Ermafrodito; con l’Esagramma 59 dell’I Ching, Huan, dispersione, dissoluzione, schiuma sull’acqua; col numero 5, unione di maschile e femminile; col sesto arcano dei Tarocchi, gli Amanti, che indica l’unione; e col Sole o il suo simbolo, 0. Nello Zodiaco: Vergine, c. Dato che l’associazione tra questi riferimenti, e la loro incidenza sulla storia, potrebbero riuscire poco chiari ad alcuni lettori, daremo ulteriori dettagli su ogni stadio. VERWIRRUNG In questo periodo caotico, il Bianco e il Nero si trovano in equilibrio dinamico. Non c’è stasi: l’Equilibrio è in continua evoluzione, è omeostatico, alla maniera del “sistema autoorganizzato” ideale della Teoria generale dei sistemi o Cibernetica.70 Gli Illuminati, e tutti i tipi autoritari in genere, detestano queste epoche a tal punto da cercare di impedire a qualsiasi indizio della loro esistenza di raggiungere il grande pubblico. La Cina pre-Chou era un periodo simile, e la sua storia è andata in gran parte perduta (eccettuati alcuni frammenti nelle leggende taoiste); sappiamo, però, che l’I Ching fu riorganizzato quando la dinastia Chou introdusse in Cina l’autoritarismo patriarcale. Fu allora che l’esagramma K’un, @, associato a questo periodo fu spostato dal primo posto a quello attuale, il secondo nel Ching. Ogni linea di K’un è spezzata (yin), perché questa è una forma di società femminista e prepatriarcale, e perché lo yin si correla con la campagna piuttosto che con la città. Sempre associata dai mistici all’oscurità, questa forma di sensibilità K’un è anche collegata, dagli Illuminati, a dreck (letame) e a tutto quanto trovano disordinato e intollerabile nelle normali creature umane. (Gli Erisiani, ovviamente, prendono la posizione opposta, mettendola in rapporto con Eris, la dea primordiale, e considerandola ideale.) Verwirrung è legato numerologicamente al 2, non solo a causa del passaggio di K’un dal primo al secondo posto nel Ching, ma perché rappresenta l’equilibrio tra Bianco e Nero. Perciò, anche se è il primo stadio cronologico, non viene mai collegato in senso magico con l’1, dato che l’1 indica il pene eretto, il principio maschile in isolamento, e giochi autoritari quali il monoteismo, il monopolio, la monogamia e la monotonia in generale. Il dualismo dinamico di Verwirrung è anche implicito nella sua carta dei Tarocchi, il secondo arcano o Papessa, seduta tra un pilastro nero e uno bianco (vedi Hodge e Podge), che rappresenta il mistero, la magia, il capriccio e i valori Erisiani in genere. Porta la croce (solare) bilanciata, invece di quella sbilanciata (cristiana), per sottolineare l’unità degli opposti in un tale periodo storico. Acquari tipici che hanno manifestato valori classici del Verwirrung sono Aaron Burr, Christopher Marlowe, Hung Mung, Charles Darwin, Willard Gibbs (che incorporò il caos nella matematica), la signorina Patrick Campbell, Elizabeth Blackwell (una delle prime donne medico), Anna Pavlova, Mozart, Lewis Carrol, Robert Burns, James Joyce, Lord Byron, David Wark Griffith e Gelett Burgess, autore del celebre poema erisiano: Non ho mai visto una mucca viola Spero di non vederne mai una Ma questo vi dico se vi consola: Preferirei vederla che esserne una. La fase Verwirrung nella storia europea viene identificata con la cultura danubiana, così detta poiché la maggioranza dei suoi reperti è stata trovata lungo le rive del Danubio. Secondo gli archeologi, la cultura danubiana era agricola, preurbana, venerava una divinità femminile invece che maschile e non inventò mai nulla di lontanamente simile a uno stato. Le società preincaiche del Perù, la civiltà minoica, il già menzionato periodo pre-Chou in Cina e molte tribù indiane d’America tuttora esistenti rappresentano altre strutture sociali Verwirrung. La sintesi di Hodge e Podge e, in particolare, di biogramma e logogramma in queste culture viene messa in rilievo dalla sorpresa manifestata degli esploratori provenienti da società autoritarie al primo contatto con esse. I termini comuni per descrivere la “grazia” e la “spontaneità” dei nativi rappresentano semplicemente l’assenza di conflitto autoritario tra biogramma e logogramma: queste genti siedono, come la Papessa dei Tarocchi, tra poli opposti, senza mai avvicinarsi all’uno o all’altro. Ma il fatto che si tratti di un equilibrio dinamico e non statico significa che alla fine (dopo 73 permutazioni, secondo Weishaupt) deve svilupparsi il secondo stadio. ZWEITRACHT In questo periodo discordante, l’Hodge e il Podge entrano in conflitto, dato che emerge una classe dominante che tenta di controllare gli altri. Ciò si correla con l’Esagramma 1, a, Ch’ien, l’onnipotente, dell’I Ching. Le sei linee continue rappresentano la severità e la monotonia di un tale periodo, che è, in prevalenza, l’era della squadra a T, della costruzione di steccati, della divisione delle terre tramite “confini” disegnati su mappe, e dell’imposizione della volontà di un uomo (o di un gruppo) su tutti gli altri. Tipicamente, la terra viene considerata piatta e finita secondo la mentalità Zweitracht, e si nota un grande interesse alla sua suddivisione in parti (tra di loro, naturalmente). Il terrore “superstizioso” degli indiani americani quando ebbero a che fare per la prima volta con le mappe era semplicemente la reazione di una mentalità Verwirrung a una Zweitracht: gli indiani non potevano concepire un popolo che trattasse la terra come una cosa da sfruttare piuttosto che come una madre da rispettare. Zweitracht si associa numerologicamente al 3, perché 3 è il numero tutto maschile, perché tutte le Trinità esclusivamente maschili (BrahmaVishnu-Shiva, Padre-Figlio-Spirito Santo ecc.) furono inventate in quelle epoche, inoltre la discordia ha sempre un minimo di tre vettori, non due. Vale a dire, la divisione in una classe dominante terriera e una classe subalterna priva di terre mette immediatamente in movimento ulteriore cupidigia; la classe dominante presto sprofonda nella lotta per il bottino. Contrariamente a quanto afferma Marx, la maggior parte delle lotte nelle epoche Zweitracht non è costituita dal conflitto tra proprietari e proletari, ma tra i vari proprietari per decidere chi otterrà la fetta più grossa. La carta dei Tarocchi dominante è il dodicesimo arcano, l’Impiccato. La croce dalla quale pende è fiorita, per dimostrare che è ancora organica e viva (il biogramma); è appeso a testa in giù, per mostrare il rovesciamento della natura. Rappresenta sia il peso dell’onniscienza sulla classe governante-proprietaria, sia il peso della nescienza su quella servilesottomessa: la totale crocifissione del desiderio da parte del Realprinzip e della Realpolitik. Il segno astrologico dell’epoca sono i Pesci, che nuotano in direzioni opposte a indicare il conflitto tra logogramma e biogramma (“corpo” e “spirito”, come dicono gli astrologi.) Pesci tipici che hanno mostrato la personalità Zweitracht sono E.H. Harriman (il magnate delle ferrovie che ha coperto gli Stati Uniti di linee continue in stile Ch’ien), il cardinale John Henry Newman, sir Robert Baden-Powell, fondatore dei boyscout (tentativo d’instillare l’autoritarismo anche nell’infanzia), l’ammiraglio Chester Nimitz, John Foster Dulles, Anna Lee (fondatrice della religione più antisessuale al mondo, gli Shaker), industriali come Kruger e Pullman, finanzieri come Campbell e Braden, Andrew Jackson (la cui espulsione della Nazione Cherokee dai territori tradizionali verso la “Pista delle Lacrime”, dove la maggior parte di loro perì, rappresenta l’archetipo del furto di territorio Zweitracht), William Jennings-Bryan e Frank Stanton della Cbs. Dato che tutti gli Illuminati che dimostrino inclinazioni accademiche di qualsiasi sorta vengono incoraggiati a laurearsi in storia, la maggior parte dei libri di testo non soltanto tende a oscurare i periodi Verwirrung, ma a glorificare quelli Zweitracht come epoche di Lumi e Progresso. Va detto che forniscono letture interessanti: sono epoche di espansione, ci sono sempre nuovi popoli scoperti da soggiogare, “civilizzare” e convertire in contribuenti e affittuari. Praticamente qualsiasi epoca descritta in termini lusinghieri in un testo di storia risulterà, a un esame ravvicinato, un’era Zweitracht, e i suoi principali invasori e macellai saranno trattati come grandi eroi dell’umanità. Una lettura attenta delle biografie di questi costruttori d’imperi indica quasi sempre trattarsi d’individui homo neophilus che dedicarono i loro talenti alla distruzione invece che alla creatività a causa delle amarezze generate da anni di tormenti e vessazioni inflitte loro da tipi homo neophobus durante l’infanzia. Il conflitto onnipresente in un periodo Zweitracht porta alla fine verso lo stadio seguente. UNORDNUNG L’umanità è stata trasformata durante il periodo Zweitracht, che ha conferito al logogramma autorità di governo sul biogramma. Unordnung è il tentativo di ristabilire l’equilibrio rivoluzionando il logogramma; al biogramma non viene dato alcun peso, dato che il contatto con questa componente somatica della personalità è andato perso. (Questa perdita di contatto è stata variamente descritta dagli osservatori preceliniani: è il “velo di Maya”71 del buddismo, la “censura” o “repressione” in psicanalisi, la “corazza caratteriale” e “muscolare” nella psicologia reichiana ecc.) R L’esagramma I Ching di questo stadio è Meng, R, o la Follia Giovanile. La linea yang in cima indica l’insistita supremazia del logogramma, anche se alcuni elementi del biogramma (le linee yin) ricominciano a imporsi. La lettura tradizionale è “montagna sopra le acque”, vale a dire, il rigido logogramma che ancora reprime l’elemento acquariano mentre questo cerca di liberarsi. L’interpretazione comune cinese di questo esagramma è: “Il giovane sciocco ha bisogno di disciplina”, e i capi di tutte le ribellioni, a questo punto, concordano nel richiedere obbedienza cieca ai propri seguaci. È un periodo di sollevamenti, crisi e tirannie che appaiono e scompaiono rapidamente. Il numero mistico è l’11, che nel cabalismo significa “nuova partenza”, ed “errore e pentimento” nella maggior parte degli altri sistemi numerologia. L’arcano 21 dei Tarocchi, il Matto, simboleggia questa era, col suo aspetto di giovane dagli occhi sognanti che cammina ignaro su un baratro. Pensiamo immediatamente alla Hitlerjugend e ai seguaci di tanti altri führer e messia. Il fatto che questa carta venga messa in discussione da vari esperti di Tarocchi, e le sia attribuito dai più saggi un valore di 0 piuttosto che di 21, indica la confusione presente in tutti i periodi di Unordnung. Il cane che abbaia per mettere in guardia il Giovane Matto, come le linee yin nell’esagramma, rappresenta il disperato tentativo del biogramma di spezzare la repressione o la censura per ottenere ascolto. Tipici Cancri che esemplificano l’Unordnung sono Giulio Cesare, Mary Baker Eddy72 (la cui filosofia era un’esplicita negazione del biogramma), Albert Parsons, Emma Goldman, Benjamin Peret, Vladimir Majakovskij, Henry David Thoreau, Buenaventura Durruti, P-J. Proudhon, Brooks Adams, il generale Kitchener, Luigi Pirandello (il maestro letterario dell’ambiguità), Erich Ambler (il maestro letterario della cospirazione), Calvin Coolidge (che rilasciò la tipica dichiarazione incomprensibile da Cancro: “Siate rivoluzionari come la scienza e conservatori quanto la tavola delle moltiplicazioni”), Andrei Gromyko, Nelson Rockefeller, John Calvin, Estes Kefauver e Rexford Tugwell. Un periodo di Unordnung è sempre stato pensato (anche prima che Hegel fornisse i termini adatti) come una sintesi fra la tesi del Verwirrung e l’antitesi dello Zweitracht; essendo una falsa sintesi limitata al livello logogrammatico, dà sempre vita al quarto stadio, la Parentesi. BEAMTENHERRSCHAFT È l’epoca della burocrazia, e vivere in questo periodo significa, come disse Proudhon, “avere ogni operazione, ciascuna transazione, ciascun movimento notato, registrato, contato, valutato, timbrato, misurato, numerato, stimato, licenziato, rifiutato, autorizzato, raccomandato, ammonito, prevenuto, riformato, rettificato, corretto. […] essere sepolti da contributi, irreggimentati, pelati, sfruttati, monopolizzati, ricattati, sfiniti, presi in giro e derubati”. L’esagramma I Ching che domina è il 47, K’un, M, oppressione o esaurimento, il lago prosciugato, con la solita lettura che rimanda a uomini superiori oppressi dagli inferiori. Questo è il tempo in cui l’homo neophobus reprime con maggiore severità l’homo neophilus, e durante il quale fioriscono le grandi cacce alle streghe e i processi agli eretici. Si correla col numero 8, a significare il Giudizio Universale, perché ogni cittadino è, in qualche misura, un funzionario dello stato e ciascuno si trova sotto processo davanti alla giuria dei propri simili. Le associazioni cinesi tradizionali di questo esagramma sono sedersi sotto un albero spoglio e vagare per una vallata deserta, a significare il disastro ecologico causato dalle menti puramente astratte, al lavoro sulla rete organica della natura. Il sedicesimo arcano dei Tarocchi, la Torre, descrive appunto questa epoca. La torre viene colpita dal fulmine e i suoi abitanti cadono dalle finestre (cfr. la torre di Babele e i nostri recenti black-out d’elettricità). Le interpretazioni tradizionali di questa carta suggeriscono orgoglio, oppressione e bancarotta. Si correla alla Bilancia, la mentalità che misura e pesa tutte le cose su di uno strumento artificiale (Maya). Tipiche Bilance che hanno manifestato le caratteristiche della Beamtenherrschaft sono il conte di Saint Simon, il giudice della corte suprema John Marshall, Hans Geiger, Henry Wallace, Dwight Eisenhower, John Kenneth Galbraith, Arthur Schlesinger Jr., John Dewey e la dottoressa Joyce Brothers. Nelle epoche di Beamtenherrschaft vige un’attività incessante, pianificata in anticipo, regolata al secondo sulla tabella di marcia, attentamente diretta dall’alto e registrata con scrupolo, ma inevitabilmente portata a termine in ritardo e mediocremente eseguita. Il peso dell’onniscienza della classe dominante diventa virtualmente intollerabile, e la maggioranza si rifugia in una qualche forma di schizofrenia o fantasia. Grandi torri, piramidi, lanci sulla Luna e simili meraviglie vengono portate a termine a costi enormi mentre crollano i pilastri della solidarietà sociale. Mentre gli errori più marchiani si moltiplicano, è impossibile trovare un individuo responsabile, poiché tutte le decisioni sono prese da comitati; chiunque cerchi un risarcimento del torto subito, vaga per gli infiniti corridoi delle scartoffie con risultati non migliori di quelli di The Hunting of the Snark. Gli storici Illuminati descrivono naturalmente queste epoche in termini altrettanto entusiasti di quelle Zweitracht dato che, nonostante il controllo si trovi nelle mani dei tipi homo neophobus, esiste almeno una parvenza di regolarità, d’ordine e di precisione geometrica, e il “disordine” delle epoche barbariche Verwirrung e di quelle rivoluzionarie Unordnung è assente. Ciò nonostante, aumenta rapidamente il peso dell’onniscienza sui dominatori, come abbiamo indicato, mentre il peso della nescienza sulle classi subalterne le rende via via inadatte a servire (sempre più persone finiscono in carico allo “stato sociale”, spedite in ospedali “per malati di mente” o reclutate per l’equivalente attuale dei giochi gladiatori), così la Torre crolla. GRUMMET L’era del Grummet inizia con un’efflorescenza di maghi, ciarlatani, yippie, kabouter, sciamani, clown e altre forze erisiane. L’esagramma I Ching rilevante è il 59, Huan, A, dispersione e dissoluzione. Il vento dolce sull’acqua profonda è la lettura cinese dell’immagine, con associazioni che rimandano alla perdita del sé, alla separazione dal gruppo e all’“esposizione” in generale. Le linee yin dominano quasi tutto l’esagramma a parte l’estremità superiore; le forze che portano a una nuova fase Verwirrung stanno premendo verso l’alto in cerca di una via d’uscita. Viene anche definito dagli Illuminati Paralisi, poiché, oggettivamente, non sta accadendo quasi nulla; dal punto di vista soggettivo, questo è ovvio, i preparativi per il nuovo ciclo sono all’opera in modo inconsapevole. Il numero mistico è il 5, unione di maschile (3) con femminile (2), e soluzione definitiva del conflitto tra Verwirrung e Zweitracht. L’arcano dominante dei Tarocchi è il numero 6, gli Amanti, nel quale la donna guarda in su verso l’angelo (Eris, il biogramma) e l’uomo verso la donna (il logogramma, yang, raggiunge la sintesi col biogramma, yin, solo attraverso la riconciliazione con la donna). Da qui, le fiammate femministe, assieme a una rinnovata enfasi sui clan, le tribù e le comuni. Tipiche Vergini che hanno manifestato i tratti Grummet sono Charlie Parker, Antonin Artaud, Louis Lingg, Edgar Rice Burroughs, Nonna Moses, Lodovico Ariosto, Greta Garbo, Hedy Lamarr, Goethe e Tolstoj (che manifestarono forti valori yin senza essersi mai riconciliati con le donne della loro esistenza. Tolstoj, comunque, da classico emarginato, fu l’archetipo di persona Grummet e riuscì quasi a completare la sequenza sufi di “abbandona questo mondo, abbandona il prossimo, abbandona l’abbandono!”). Dopo il Grummet, naturalmente, l’autorità è collassata e il biogramma si trova in posizione paritaria con il logogramma. Con Hodge e Podge di nuovo in equilibrio dinamico, inizia un nuovo periodo Verwirrung e il ciclo si ripete da capo. Tenendo presente che Weishaupt sognò questo schema sotto l’influsso di diverse droghe allucinogene, dovrebbe essere preso con un certo scetticismo. Di sicuro non è vero in ogni dettaglio e non esiste dimostrazione teorica o empirica che ciascuna delle cinque epoche debba sempre avere 73 permutazioni. Il fatto che le personalità del tipo GrummetVergine (e tutte le altre dei cinque tipi) siano nate in ogni epoca, anche se giungono al potere solo in quelle più appropriate, lascia irrisolti molti quesiti. In breve, tutto ciò che uno studioso serio può dire sulla teoria storica degli Illuminati è che pare sensata almeno quanto quelle esoteriche di Marx-Hegel, Spengler, Toynbee e Sorokin. L’A.·.A.·., che ritiene tutte le idee degli Illuminati false proiezioni sul mondo esterno di processi spirituali interiori, è particolarmente scettica su tale teoria, dato che comporta diverse false correlazioni tra l’I Ching, i Tarocchi, lo Zodiaco ecc. Infine, dovrebbe essere sottolineato come, tra tutta la gente che Hagbard aveva impiegato come cassa di risonanza per le vibrazioni usate a Ingolstadt contro la famiglia Saure, solo Lady Velkor, Danny Pricefixer e George Dorn non erano Vergini. Evidentemente Hagbard credeva che i legami magici degli Illuminati funzionassero solo se correlati a una determinata area attività “illuminate”, quindi virtualmente tutta la “sua” gente al festival era composta da Vergini e perciò legata alla catena di associazioni astrologiche Grummet/Huan-59/Sesto Arcano. D’altro canto, la presenza di tre nonVergini tradisce l’approccio pragmatico di Hagbard e il suo rifiuto di farsi dominare sia pure da una scienza esatta quanto l’astrologia.73 In collegamento con questo, quando George Dorn e la madre si recarono al Radio City Music Hall per assistere a La posizione del loto, l’ultimo film girato dagli American Medicali Association prima della loro tragica dipartita, incontrarono un italiano alto in compagnia di una bellissima donna nera che presentò come sua moglie. La signora Dorn non comprese il nome dell’italiano, ma era chiaro che George nutriva una grandissima ammirazione per lui. Mentre tornavano a Nutley in pullman, decise di raddrizzare il ragazzo. “Un uomo che si rispetti e che rispetti la propria razza non penserebbe mai di sposarsi con una di colore,” esordì. “Chetati, mamma,” disse educatamente George. “Non parlare così a tua madre,” brontolò la signora, proseguendo avventatamente. “Insomma, tuo padre aveva delle idee radicali, e ha cercato di far accettare i negri nei sindacati, ma non ha mai pensato di sposarsene una, George. Aveva troppo rispetto di sé. Mi stai ascoltando, George?” “Ti sono piaciuti gli American Medicali Association?” chiese lui. “Che bei ragazzi. Così puliti, ordinati. E quell’amore di sorellina! Almeno non pensavano che ci fosse qualcosa di attraente nei capelli lunghi tra i maschi. Sai che cosa sembrano gli uomini con i capelli lunghi?” “Ragazze, mà. Giusto?” “Peggio che ragazze, George. Li fa sembrare mezzi uomini, se capisci quello che intendo.” “No, mà, non so cosa intendi.” George era profondamente annoiato. “Be’, voglio dire un po’ sul lato lillà.” La donna fece una risata sciocca. “Oh, vuoi dire dei succhiacazzi. Alcuni tra i miei migliori amici sono succhiacazzi, mà.” Alla menzione di questo semplice esempio d’informazione fattuale, la notevole signora divenne paonazza e poi viola, finendo col girarsi nel proprio sedile a guardare fuori dal finestrino in un silenzio irato per il resto del viaggio. La cosa più curiosa è che, prima che George trovasse il coraggio di zittire in quel modo la vecchia megera, gli era toccato tentare di uccidere uno sbirro, di uccidere se stesso e infine fumare hashish con Hagbard Celine, eppure lei era una Vergine e lui un Capricorno. APPENDICE DALETH HASSAN I SABBAH E L’ALAMOUT NERO Quando il Profeta morì nel 4632 A.M.,74 la vera fede fu quasi subito travolta dal conflitto tra le fazioni sciita e sunnita. Seguì più di un secolo di guerre religiose e civili. Nel 4760 A.M. gli stessi sciiti s’erano già divisi dando vita a una sottosetta conosciuta come Ismaili o Ismaeliti. Fu da questo gruppo che Hassan i Sabbah fondò l’Ordine degli Assassini, nel 5090 A.M. Già a quella data, la religione ismaelita era diventata una struttura a nove livelli nello stile tipico delle società segrete mistiche. Quelli ai livelli più bassi, per esempio, venivano semplicemente informati che Al Koran conteneva un significato allegorico oltre agli insegnamenti palesi, e che la loro salvezza consisteva nell’obbedire agli ordini. Man mano che il neofita progrediva attraverso i vari gradi, sempre più allegorie trovavano una spiegazione, e pian piano emergeva una dottrina che, in sostanza, è quella insegnata da tutti i mistici d’Oriente e d’Occidente: buddisti, taoisti, vedantisti, rosacrociani ecc. Tale dottrina è, sotto certi aspetti importanti, ineffabile (motivo per cui l’adepto necessitava di un imam, l’equivalente ismaelita di un guru, che lo guidava attraverso le manifestazioni non verbali); il nono e più alto livello, però, non aveva alcun parallelo eccetto che nel buddismo Theravada di stretta osservanza. In questo nono livello, che Hassan raggiunse poco prima di fondare gli Hashishim, veniva insegnato che anche l’esperienza mistica personale del devoto (il suo stesso incontro con l’Assoluto, il Vuoto, l’Hodge-Podge, Dio, la Dea o come preferite chiamarlo) doveva essere sottoposta all’analisi e alla critica più impietosa, e che non esiste guida superiore alla ragione. L’adepto ismaelita, in breve, era una persona che aveva conseguito la suprema consapevolezza mistica ma si rifiutava di trasformarla in un idolo; era un ateo-anarchico totale non soggetto ad altra autorità che non fosse quella della propria mente indipendente. “Uomini del genere sono pericolosi,” come aveva osservato Cesare, e certamente sono pericolosi per i Cesari; gli Ismaeliti erano perseguitati in tutto il mondo musulmano, e grandi sforzi furono messi in atto per sterminarli quando Hassan i Sabbah divenne imam di tutto il movimento. Cinico, Hassan riteneva (e molte creature illuminate, quali i Lama del Tibet, si sono trovate d’accordo con lui) che la maggior parte delle persone non avrebbe l’aspirazione o le capacità per giungere a grande indipendenza spirituale e intellettuale. Quindi riorganizzò gli ismaeliti in maniera tale da permettere e incoraggiare i portatori di menti piccine a restare nei gradi inferiori. Gli strumenti di questa impresa furono il famoso Giardino delle delizie nel suo castello di Alamout (una buona copia del paradiso descritto in Al Koran, comprese le belle e disponibili houris che il Profeta aveva promesso ai fedeli) e un certo “composto magico”. Gli appartenenti ai gradi più bassi della gerarchia furono portati ad Alamout, dove venne loro somministrata la pozione magica e furono lasciati liberi per alcune ore nel Giardino delle delizie. Ne uscirono convinti di aver realmente visitato il paradiso e che Hassan i Sabbah fosse il più potente tra i santi del mondo. Inoltre, fu loro garantito che se avessero obbedito a qualunque ordine, anche a costo della propria vita, sarebbero tornati in quel paradiso dopo la morte. Questi uomini divennero i primi agenti “dormienti” nella storia della politica internazionale. Mentre le tre maggiori religioni mediorientali di quel periodo (Cristianesimo, Giudaismo e Islam ortodosso) insistevano sul fatto che l’abbandono della propria fede costituiva un peccato imperdonabile, Hassan insegnava che Allah avrebbe perdonato simili piccolezze se commesse al servizio di una causa importante. Così, i suoi agenti erano in grado di farsi passare per cristiani, ebrei, o musulmani ortodossi e infiltrare così a loro piacimento ogni corte, ordine religioso o esercito. Le altre religioni, poiché prevedevano la proibizione di ogni sotterfugio del genere, si trovavano nell’impossibilità d’infiltrare a loro volta gli ismaeliti. L’uso di questi agenti come assassini viene discusso passim nel romanzo, e l’opinione di Weishaupt, secondo il quale Hassan aveva scoperto “l’equivalente morale della guerra”, costituisce un commento interessante. Hassan non dovette mai inviare un esercito in battaglia, e quelli speditigli contro furono tutti fermati in breve tempo dall’improvvisa e inattesa morte dei loro generali. Uno dei successori di Hassan fu Sinan, che trasferì il quartier generale della setta da Alamout a Messiac e avrebbe (o forse no) scritto la lettera su Riccardo Cuor di Leone rammentata da George nel Terzo Viaggio. Sinan, secondo i contemporanei, era capace di miracolose guarigioni, conversava con creature invisibili e non lo si vide mai mangiare, bere o evacuare feci o urine. Gli fu anche attribuita la telepatia e la capacità di uccidere gli animali con lo sguardo. Fu lui (e non Hassan i Sabbah, come dichiarato in molti testi popolari) a ordinare a due membri del livello più basso dell’Ordine di commettere suicidio per impressionare con il suo potere sui discepoli un ambasciatore in visita. (I due obbedirono, saltando dagli spalti del castello nel baratro sottostante.) Sinan tentò anche di allearsi con i Templari, per togliere di mezzo sia i cristiani ortodossi sia i musulmani ortodossi, ma evidentemente la cosa non ha funzionato. Gli hashishim furono infine sgominati, nonostante le loro possenti reti di spionaggio e assassinio, quando tutto il Medioriente finì sopraffatto dalle orde di mongoli, giunte da così lontano che non era stato possibile infiltrarle. Ci vollero diversi secoli affinché gli hashishim riapparissero sulla scena nelle vesti dell’attuale movimento nonviolento ismaelita, sotto la guida dell’Aga Khan. Per concludere, alla morte di Hassan i Sabbah, Sinan avrebbe pronunciato l’aforisma per il quale è maggiormente noto, citato diverse volte nel romanzo: “Nulla è vero. Tutto è permesso”. Lo storico musulmano ortodosso Juvaini, che forse ha inventato l’intero episodio, aggiunge che, appena queste parole blasfeme uscirono dalle sue labbra, “l’anima di Hassan precipitò negli abissi dell’Inferno”. Sin da quando Marco Polo riportò la storia del Giardino delle delizie, i commentatori occidentali hanno identificato il “composto magico” con l’hashish. Studi recenti, però, hanno messo in dubbio questa versione, ed è chiaro che l’hashish e altre preparazioni della marijuana erano assai noti nel Medioriente migliaia di anni prima di Hassan; per esempio, la pianta è stata ritrovata in alcune sepolture del tardo Neolitico della regione, databili attorno al 5000 a.C., come menziona Hagbard nel romanzo. Non è plausibile, quindi, che l’ingegnoso Sabbah cercasse di far passare questa droga come qualcosa di nuovo e magico. Alcuni hanno sostenuto che Hassan, noto per aver viaggiato parecchio in gioventù, avrebbe portato dell’oppio dall’Oriente mischiandolo con l’hashish. Il professor Joel Fort fa un passo avanti sostenendo, in The Pleasure Seekers, che la bomba di Hassan era vino e oppio, senza alcun sottoprodotto della marijuana. Il dottor John Allegro, nel suo The Sacred Mushroom and the Cross, sostiene che tanto Hassan che i primi cristiani ottenevano le proprie visioni paradisiache con l’ausilio dell’Amanita muscaria, il fungo velenoso ad alti dosaggi ma psichedelico (o almeno inducente al delirio) in piccole quantità. La ricetta suggerita da questo libro (Alamout nero, hashish quasi puro con qualche spruzzata di stramonio e belladonna) si basa su: 1. forti prove etimologiche del fatto che gli Hashishim avessero comunque a che fare con l’hashish. 2. l’improbabilità che il vino, l’oppio, i funghi o una qualsiasi combinazione dei suddetti possano spiegare l’associazione etimologica e storica di Hassan con l’hashish. 3. le ragioni precedentemente segnalate per dubitare che l’hashish da solo possa costituire la risposta. 4. la capacità di stramonio e belladonna (in piccole dosi) di creare immagini brillanti, superiori a quelle ottenute anche con i tipi di hashish delle migliori qualità. 5. il fatto che queste ultime droghe fossero usate nei Misteri Eleusini e nei culti delle streghe europee contemporanei a Hassan (vedi R.E.L. Masters, Eros and Evil). Dato che non è intenzione di questo libro confondere fatti con fantasie, dovremmo far notare che queste argomentazioni sono forti ma non decisive. Potremmo suggerire molte alternative, quali hashish-belladonnamandragora, hashish-stramonio-oppio, hashish-oppio-belladonna, hashishoppio-bufotonina.75 Si può affermare con certezza soltanto che Hagbard Celine insiste sul fatto che la formula corretta sarebbe hashish-belladonnastramonio (in un rapporto di 20:1:1), e noi crediamo a Hagbard, almeno nella maggior parte dei casi. L’esatto rapporto tra gli Hashishim e gli Illuminati europei rimane oscuro. Abbiamo visto (anche se non la possediamo più) una pubblicazione edita dalla John Birch Society in cui si sosteneva che la storicità dell’alleanza tra gli Hashishim e i Cavalieri Templari, e che da allora la massoneria europea s’è trovata più o meno sotto l’influenza degli Hashishim. Più plausibile è la teoria di Daraul (op. cit.) secondo la quale, quando gli Hashishim si radunarono nuovamente nella attuale setta ismaelita non violenta, i Roshinaya (Coloro che sono Illuminati) copiarono le loro vecchie tattiche e furono a loro volta copiati dagli Alumbrados di Spagna e, alla fine, dagli Illuminati di Baviera. I nove gradini dell’addestramento degli Hashishim, i tredici degli Illuminati di Weishaupt, i trentadue gradi della massoneria ecc. sono, ovviamente, arbitrari. I buddisti Theravada possiedono un sistema di quaranta meditazioni, e ciascuna conduce a uno stadio definitivo di crescita. Alcune scuole induiste riconoscono due soli stadi: Dhyana, conquista dell’io personale, e Samadhi, unità col Tutto. Potremmo postulare ugualmente cinque stadi oppure centocinque. Il dato essenzialmente comune a tutti questi sistemi è che l’“apprendista”, a un certo punto, viene sempre spaventato quasi a morte.76 La differenza tra questi sistemi è che alcuni mirano a liberare i candidati e altri, come quelli di Sabbah e Weishaupt, incoraggiano volutamente la maggioranza a restare nell’ignoranza, dove potrà essere sfruttata all’infinito dai superiori di grado. Lo stesso gioco generale di una minoranza illuminata che sfrutta una maggioranza superstiziosa era caratteristico del Tibet fin quando l’invasione comunista cinese non distrusse il sistema di potere dei grandi lama.77 Potete trovare un resoconto a sostegno del sistema tibetano, che si dà molto da fare nel giustificarlo, in The Hidden Teachings of Tibetan Buddhism di Alexandra David-Neel; un’analisi contraria, scritta da un collega mistico scettico, si trova nelle Confessioni di Aleister Crowley. Ancora una parola sull’Alamout nero: non è adatto al viaggiatore psichedelico inesperto. Per esempio, la prima volta che Simon Moon lo provò, all’inizio del 1968, ebbe modo di usare il bagno degli uomini nel Biograph Theatre (dove s’era recato per assistere a Yellow Submarine sotto l’effetto della sostanza). Dopo il movimento intestinale, Simon s’allungò verso la carta igienica notando con costernazione che il primo velo pendente dal rotolo portava stampato in bella vista UFFICIALE ILLUMINATI DI BAVIERA EWIGE BLUMENKRAFT! Naturalmente, simili illusioni insorgono anche durante l’uso di banale marijuana o hashish, ma non sono vere allucinazioni. Se continui a guardare con sufficiente intensità se ne vanno. Ma per quanto Simon insistesse a fissare la carta igienica, quella continuava a dire UFFICIALE ILLUMINATI DI BAVIERA EWIGE BLUMENKRAFT! Molto scosso, Simon tornò al suo posto in platea. Per settimane, si domandò se gli Illuminati avessero qualche sinistro motivo per infiltrare l’industria della carta igienica, o se quell’esperienza non fosse stata un’autentica allucinazione, il primo segnale, per usare le sue parole, che “questo gremo fottuto mi sta rovinando ’sta testa del cazzo”. Non riuscì mai a risolvere il mistero, ma alla fin fine smise di preoccuparsene. Per quanto riguarda Hassan X e il Culto della Madre Nera, gli autori sono stati in grado di apprendere ben poco d’interessante. Dato che sono chiaramente legati in qualche maniera agli Assassini e al culto di Kalì, Madre della distruzione, possono essere considerati facenti parte degli Illuminati, o del lato Podge del Sacro Chao; visto che sembrano più uomini d’affari che fanatici, e visto che Kalì potrebbe essere una versione di Eris, possono essere considerati parte dei Discordiani, o del lato Hodge. Tra queste elucubrazioni e molti misteri, intanto procedono per la loro strada oscura, vendendo aria fritta e predicando certe dottrine piuttosto fuori su Whitey.78 Forse intendono fregarci tutti e scappare con i soldi al momento opportuno, però, d’altro canto, forse sono gli unici veri rivoluzionari in giro. “Nulla è troppo pesante da non poter finire col culo per terra, e tutto è proprio cool, bimba” è stato l’unico sunto della propria filosofia che lo stesso Hassan i Sabbah X abbia ritenuto opportuno affidarci. È un tipo piuttosto massiccio, perciò non l’abbiamo stressato oltre. APPENDICE TZADDI 23 SKIDOO Linguisti ed etimologi hanno esercitato a lungo le relative non irrisorie immaginazioni nel tentativo di dare un senso a questa espressione. Skidoo è stato fatto risalire alla più antica skedaddle, e da quella al greco skedannumi, “sparpagliarsi in fretta”. Il 23, naturalmente, ha suscitato ancor più intensi sforzi creativi da parte di questa bella gente, dato che costoro non sono a conoscenza degli insegnamenti segreti del Magick. Un teorico, notando che Sidney Carton, in Le due città di Dickens, era il ventitreesimo uomo ghigliottinato nella scena finale,79 immaginò che gli spettatori che avevano fretta d’uscire dal teatro prima della calca contassero le esecuzioni e skiddassero verso le uscite che portavano il numero 23. Un altro eminente studioso ritiene che l’espressione abbia a che vedere con gli uomini che passavano il tempo bighellonando nei pressi del vecchio Flatiron Building, sulla Ventitreesima strada a New York, angolo notoriamente ventoso, per osservare le gonne delle signore mentre svolazzavano sollevate dalla brezza, e appena arrivava un poliziotto se la skiddavano. Altri hanno tirato in mezzo, in maniera poco convincente, il vecchio segnale dei primi telegrafisti, “23”, che significa (all’incirca) “cessare trasmissione”, “liberare la linea” o, volendo essere crudi, “statti zitto”, ma nessuno pretende di sapere come mai i telegrafisti abbiano scelto proprio il 23 per veicolare questo significato. La vera origine del mistero è un segreto gelosamente conservato dai JAM, tra i quali Simon non aveva comunque acquisito il grado minimo per pervenire a tale rivelazione. Dillinger, però, aveva raggiunto tale livello, e usa questa formula in maniera corretta durante la scena della rapina nel Terzo Viaggio. Essa fu stampata da Frater Perdurabo (Aleister Crowley) nel suo Libro delle bugie (pubblicato privatamente, nel 1915; ripubblicato dalla Simon Weiser Inc., New York, 1970). Il testo dell’incantesimo occupa la totalità del capitolo 23 di questo curioso libretto e dice: ΚΕΦΛΛΗ ΚΓ SKIDOO Quale uomo si trova a suo agio nella propria Locanda? Esci. Grande è il mondo e freddo. Esci. Sei diventato un in-iziato. Esci. Ma non puoi uscire dalla via da cui sei entrato. L’Uscita è LA VIA. Esci. Perché FUORI ci sono l’Amore e la Saggezza e il Potere. Esci FUORI. Se già hai la I, allora prendi UOR.80 Poi prendi la F. E così finalmente vai FUORI. Non ci è permesso spiegarlo pienamente, ma possiamo affermare con qualche cautela che la T rappresenta l’unione del sesso e della morte, Tau, la Crocifissione Rosa; UT è UTgita nelle Upanishad;81 e infine O rappresenta il Vuoto Positivo.82 APPENDICE VAU LINOSCRITTO E SCRITTOCANAPA Il linoscritto fu inizialmente introdotto nei gruppi discordiani dal misterioso Malaclypse il Giovane, K.S.C., nel 1968. Lo scrittocanapa fece il suo esordio l’anno seguente, quando fu emesso dal dottor Mordecai Malignatus, K.N.S. (Nel romanzo, prendendoci una delle poche libertà con la verità storica, abbiamo retrodatato queste valute e attribuito lo scrittocanapa ai JAM.) L’idea dietro al linoscritto, naturalmente, è vecchia quanto la storia; ci sono state valute private molto prima che ne esistessero di governative. Il primo utilizzo rivoluzionario (o almeno riformista) di questa idea, come barriera contro l’usura galoppante e gli alti tassi d’interesse, fu la fondazione di un Monte di Pietà da parte dell’Ordine dei Domenicani nel tardo Medioevo. (Vedi Tawney, Religion and the Rise of Capitalism.) I Domenicani, avendo scoperto che le prediche contro l’usura non dissuadevano gli strozzini, fondarono proprie banche e fornirono prestiti senza interessi; questa “competizione etica” (come la definì in seguito Josiah Warren) estromise le banche commerciali dai mercati dove operavano quelle domenicane. Una simile valuta privata, prestata a basso tasso d’interesse (mai però nullo), fu fornita da banche scozzesi fino a quando il governo britannico, agendo per conto del monopolio esercitato dalla Banca d’Inghilterra, bloccò un simile esercizio della libera impresa. (Vedi Muellen, Free Banking.) La stessa idea fu sperimentata con successo nelle colonie americane prima della Rivoluzione, e nuovamente soppressa dal governo britannico, fatto che qualche storico eretico considera una causa più diretta della Rivoluzione Americana delle tasse menzionate nella maggioranza dei libri di testo. (Vedi Ezra Pound, Impact, e fonti addizionali citate al suo interno.) Durante il XIX secolo, molti anarchici e individualisti tentarono di emettere valute private a interesse basso o nullo. Mutual Banking del colonnello William Greene e True Civilization di Josiah Warren sono due descrizioni dei promotori di tali tentativi. Lysander Spooner, un anarchico che lavorava anche come avvocato costituzionalista, dibatté a lungo sulla mancanza di autorità del Congresso a sopprimere tali valute (vedi il suo Our Financiers: Their Ignorance, Usurpations and Frauds). Un’analisi generale di questi tentativi di libera impresa, presto schiacciati dallo stato capitalista, ce la forniscono James M. Martin nel suo Men Against the State, e Rudolph Rocker in Pioneers of American Freedom (titolo ironico, dato che i suoi pionieri persero tutte le loro battaglie più importanti). Lawrence Labadie, di Suffern, nello stato di New York, ha raccolto (ma non ancora pubblicato) la cronaca di più di mille esperienze del genere; uno dei presenti autori, Robert Anton Wilson, ha dissepolto nel 1962 la storia di una valuta a interesse zero emessa privatamente a Yellow Springs, Ohio, durante la grande depressione degli anni trenta. (Si trattò di una misura d’emergenza presa da certi uomini d’affari locali che non ne comprendevano a fondo il principio base e finì abbandonata appena cessò la stretta creditizia e Roosevelt iniziò ad affogarci tutti quanti con le banconote della Riserva Federale.) Presso gli storici liberali è classico etichettare negativamente queste imprese come “progetti da Monopoli”. Costoro però non hanno mai spiegato perché il denaro del governo dovrebbe essere meno buffo. (Quello usato attualmente negli Stati Uniti, per esempio, vale in realtà il 47% del “valore nominale” dichiarato). Tutto il denaro è buffo, se ci fermiamo a riflettere un attimo, ma nessuna valuta privata in competizione su un libero mercato potrebbe mai rivelarsi altrettanto comica (e tragica) quanto le banconote che ora portano il magico sigillo dello Zio Sam, e vengono sostenute solo dalla sua promessa (o minaccia) che, tuoni o lampeggi, per Dio, le renderà valide tassando i nostri discendenti per infinite generazioni solo per pagarci su gli interessi. Il cosiddetto Debito Nazionale è naturalmente solo il denaro dovuto ai banchieri che hanno “prestato” soldi allo Zio dopo che lui gli ha gentilmente concesso il credito che ha permesso questo prestito. Lo scrittocanapa, o anche l’acidscritto o peyotescritto, non potrebbe mai essere ridicolo quanto questo sistema, che solo gli Illuminati (se esistono realmente) potrebbero essersi sognati. Il sistema ha un solo vantaggio: rende i banchieri più ricchi ogni anno che passa. Nessun altro, dal capitalista industriale o “capitano d’industria” al minatore, ne profitta in alcun modo, e tutti pagano le tasse, che diventano gli interessi che rendono più ricchi i banchieri. Se gli Illuminati non esistessero, sarebbe necessario inventarli, un simile sistema non può essere spiegato in altro modo, tranne che da quei cinici che considerano infinita l’umana stupidità. L’idea che sottende lo scrittocanapa è più radicale dell’idea in sé della valuta per l’impresa privata. Lo scrittocanapa, come impiegato nel romanzo, si deprezza, perciò non solo è una valuta a interesse zero, ma a interesse negativo. Il prestatore paga, letteralmente, il mutuatario perché se la porti via per un po’. Questo sistema fu inventato dall’economista tedesco Silvio Gesell, ed è descritto nel suo Natural Economic Order e in Stamp Script del professor Irving Fisher. La Legge di Gresham,83 come la maggior parte delle “leggi” insegnate nelle scuole pubbliche, non è del tutto vera (almeno, non nella forma in cui l’insegnano di solito). “La moneta cattiva scaccia quella buona” solamente nelle società autoritarie, non in quelle libertarie. (Gresham era abbastanza lucido da dichiarare esplicitamente di aver descritto soltanto società autoritarie; la sua formulazione della medesima “Legge” inizia con le parole “Se il re batte due monete…” sottintendendo così che deve esistere lo Stato perché la Legge operi.) In una società libertaria, la buona moneta scaccerà quella cattiva. Questa proposta utopica, che il lettore sano di mente considererà con acuto scetticismo, è stata dichiarata fattibile da una rigorosa dimostrazione logica, basata sugli assiomi dell’economia, in The Cause of Business Depressions di Hugo Bilgrim ed Edward Levy.84 APPENDICE ZAIN PROPRIETÀ E PRIVILEGIO La proprietà è un furto. La proprietà è libertà. La proprietà è impossibile. P.-J. PROUDHON P.-J. PROUDHON P.-J. PROUDHON La coerenza è lo spauracchio delle menti piccine. RALPH WALDO EMERSON Proudhon, assommando le proprie contraddizioni in questa maniera, non stava solo agendo da francese, ma cercava d’indicare che l’astrazione “proprietà” copre un’enorme gamma di fenomeni, alcuni perniciosi, altri benefici. Prendiamo in prestito una trovata degli esperti di semantica, ed esaminiamo la sua triade con sottotitoli aggiunti per la massima chiarezza. “La proprietà1 è un furto” significa che la proprietà1; creata dalle leggi artificiali delle società feudali, capitaliste o comunque autoritarie, si basa sulla rapina a mano armata. I titoli terrieri, per esempio, sono chiari esempi di proprietà1; pallottole e spade costituivano la valuta originale di tali transazioni. “La proprietà2 è libertà” significa che la proprietà2, che verrebbe volontariamente rispettata in una società volontaria (anarchica), è la base della libertà in quella società. Quanto più gli interessi personali sono confusi e mescolati, come nel collettivismo, tanto più si troveranno a pestarsi i calli a vicenda; solo quando le regole del gioco recitano chiaramente “Questo è mio e questo è tuo,” e il gioco viene accettato volontariamente come valevole da tutte le parti in causa, si può ottenere la vera indipendenza. “La proprietà3 è impossibile” significa che la proprietà3 (= proprietà1) crea tanti conflitti d’interesse che la società si trova in una condizione perenne di guerra civile non dichiarata e finisce con il divorare se stessa (e le proprietà3 e 1). In breve, Proudhon aveva, a modo suo, intravisto il Principio Snafu. Aveva anche previsto che il comunismo avrebbe soltanto perpetuato e aggravato i conflitti, e che l’anarchia è l’unica alternativa praticabile a questo caos. Non si afferma, ovviamente, che la proprietà2 esisterà solo in una società totalmente volontaria; ne esistono già molte forme. L’errore della maggior parte dei cosiddetti libertarians, specialmente i seguaci (!) dell’egregia Ayn Rand, è assumere che tutta la proprietà1 sia proprietà2. Tale distinzione può essere effettuata da qualsiasi QI superiore a 70 ed è assurdamente semplice. Il test consiste nel chiedere, a proposito di qualsiasi titolo di proprietà che ci viene chiesto d’accettare o che si richieda ad altri d’accettare: “Sarebbe rispettato in una libera socialità di razionalisti, o richiederebbe il potere armato di uno Stato per costringere la gente a rispettarlo?” Se la risposta positiva è la prima, si tratta di proprietà2 e rappresenta la libertà; se è la seconda, abbiamo una proprietà1 e rappresenta un furto. APPENDICE CHETH L’ABDICAZIONE DI HAGBARD I lettori che non hanno capito la scena nella quale Hagbard abdica a favore di Miss Portinari dovrebbero farsi coraggio. Una volta compresa quella, avranno capito la maggioranza dei misteri di tutte le scuole di misticismo. APPENDICE LAMED LE TATTICHE DEL MAGICK Il cervello umano opera evidentemente sulla base di qualche variante del famoso principio enunciato in The Hunting of the Snark: “Quello che ti dico tre volte è vero”. Norbert Wiener, Cibernetica L’idea più importante all’interno del Libro della magia sacra di Abra Melin Mago è la semplice formula “Invocare spesso”. La forma più riuscita di trattamento per i cosiddetti disturbi mentali, la teoria comportamentista di Pavlov, Skinner, Wolpe e altri, potrebbe essere riassunta con due termini simili: “Rafforzare spesso” (“rafforzare”, per quel che ci riguarda in questa sede, ha lo stesso significato del termine comune “ricompensare”. L’essenza della teoria comportamentista è la ricompensa del comportamento desiderato; tale comportamento, “come per magia”, inizia a presentarsi sempre più spesso man mano che le gratificazioni continuano.) La pubblicità, come tutti sanno, si basa sull’assioma “ripetere spesso”. Coloro che si ritengono “materialisti” e credono che il “materialismo” imponga di negare tutti i fatti che non si attaglino alla loro definizione di “materia” si dimostrano riluttanti ad accettare la lista ampia e ben documentata di individui che sono stati guariti da serie malattie tramite quella forma assurda e volgarissima di magick conosciuta come Scientismo cristiano. Nondimeno, il lettore che desideri comprendere questa immortale opera letteraria dovrà analizzarne i significati più intrinsechi, guidato dalla consapevolezza che non esiste differenza essenziale tra magick, comportamentismo, pubblicità e Scientismo cristiano. Possono essere tutti condensati nel semplice “invocare spesso” di Abra-Melin. La realtà, come sostiene Simon Moon, è termoplastica, non termoindurente. Non è proprio pongo, come ha sostenuto una volta il signor Paul Krassner, ma è molto più vicina al pongo di quanto non ci accorgiamo di norma. Se ci ripetono abbastanza spesso che la “Budweiser è la regina delle birre”, alla fine la Budweiser avrà un sapore migliore, magari addirittura molto migliore di quello che aveva prima che fosse lanciato l’incantesimo. Se un terapeuta comportamentale al soldo dei comunisti vi ricompensasse ogni volta che lanciate uno slogan comunista, lo ripetereste più spesso e iniziereste a scivolare impercettibilmente verso lo stesso tipo di fede degli scientisti cristiani verso i propri mantra. E se uno scientista cristiano si ripete ogni giorno che la sua ulcera se ne sta andando, l’ulcera scomparirà più alla svelta che se non si fosse sottoposto a questa campagna pubblicitaria fatta in casa. Infine, se un mago invoca il gran dio Pan abbastanza di frequente, il gran dio Pan apparirà ineluttabile come il comportamento eterosessuale agli omosessuali che vengono trattati (o maltrattati) dalla terapia comportamentistica. L’opposto e reciproco di “invocare spesso” è “bandire spesso”. Il mago che desideri una manifestazione di Pan non solo lo invocherà direttamente e verbalmente, creerà condizioni paniche nel proprio tempio, rafforzerà le associazioni con Pan in ogni gesto e in ogni mobile, userà i colori e i profumi associati a Pan ecc., ma altresì bandirà le altre divinità verbalmente, rimuovendo i paramenti, i colori e i profumi a loro associati e in tante altre maniere. La teoria comportamentista lo definisce “rafforzamento negativo”, e trattando un paziente che teme gli ascensori non solo rafforzerà (ricompenserà) ogni caso in cui il paziente usi gli ascensori senza provare terrore, ma rafforzerà negativamente (punirà) ogni segnale di terrore mostrato dal paziente. Lo scientista cristiano, ovviamente, usa un mantra o incantesimo che allo stesso tempo rafforza la salute mentre rafforza negativamente (ovvero bandisce) la malattia.85 In maniera simile, una pubblicità non solo motiva l’ascoltatore verso il prodotto dello sponsor, ma scoraggia l’interesse in tutti i “falsi dei” sussumendoli nella lista delle disprezzabili e disprezzate Marche X. L’ipnotismo, il dibattito e tutta una serie sterminata di giochi sfruttano lo stesso meccanismo: Invoca spesso e Bandisci spesso. Il lettore che cerchi una comprensione più approfondita di questo argomento può mettere alla prova questi principii. Se temete, in questo ambiente cristiano, di prendere troppo sul serio il mantra dello scientismo cristiano, provate invece questo semplice esperimento. Per quaranta giorni e quaranta notti, iniziate ogni giornata invocando e lodando il mondo in se stesso quale espressione delle divinità egizie. All’alba recitate: Benedico Ra, il focoso sole che brucia splendente Benedico Isis-Luna nella notte Benedico l’aria, il falco-Horus Benedico la terra sulla quale cammino. Ripetetelo poi al sorgere della luna. Continuate per quaranta giorni e quaranta notti. Vi garantiamo senza riserve che, come minimo, vi sentirete più felici e più a casa vostra in questa parte della galassia (e comprenderete meglio anche il comportamento verso il nostro pianeta di Zio John Feather); e, come massimo, potreste trovare ricompense oltre le vostre aspettative, e sarete convertiti all’uso di questo mantra per il resto della vita. (Se i risultati si rivelassero poi eccezionalmente positivi, potreste anche iniziare a credere nelle antiche divinità egizie.) Potete scovare una selezione di tecniche di magick che non offenderebbero la ragione di nessun materialista in You Are Not the Target86 di Laura Archera Huxley (che mantra potente, già dal titolo!), in Gestalt Therapy di Perls, Heferline e Goodman e in Mind Therapy di Masters e Houston. Tutto questo, ovviamente, significa programmare il proprio viaggio manipolando sequenze appropriate di parole, suoni, immagini ed energia emozionale (prajna). L’aspetto del magick che lascia più perplessi e confusi, e che urta la mentalità moderna, è quando l’operatore programma il viaggio di qualcun altro, agendo a distanza, Questo tipo di mentalità trova incredibile e insultante che qualcuno possa asserire che il nostro signor Nkrumah Fubar può programmare un mal di testa per il presidente degli Stati Uniti. Potrebbe accettare una simile manipolazione d’energia qualora il presidente fosse al corrente degli incantesimi del signor Fubar, ma non accetterà che funzioni altrettanto bene quando il soggetto non è a conoscenza della maledizione. Per uno scettico del genere, la teoria magica secondo cui 5-6 non ha valenza, e i maghi non hanno ancora proposto una teoria migliore. Il materialista allora asserisce che tutti i casi in cui la magia dimostra d’aver funzionato con questo handicap sono illusioni, allucinazioni, “coincidenze”,87 fraintendimenti, “fortuna”, caso o semplice burla. Non capisce che asserirlo equivale a dire che in fondo la realtà è termoplastica, dato che ammette che molta gente vive in una realtà diversa dalla sua. Piuttosto che lasciarlo a dibattersi con le proprie contraddizioni, gli suggeriamo di consultare Psychic Discoveries Behind the Iron Curtain di Ostrander e Schroeder, in specie il capitolo 11, “Dagli animali alla cibernetica: la ricerca di una teoria Psi”. Potrebbe capire che, una volta compresa appieno “la materia”, non c’è più nulla che un materialista debba respingere nell’azione a distanza del magick, ottimamente esplorata da scienziati che facevano riferimento a un rigido materialismo dialettico marxista. Coloro che hanno mantenuto in vita le antiche tradizioni del magick, come per esempio l’Ordo Templi Orientalis, comprenderanno che il segreto essenziale è sessuale (come Saul tenta di spiegare nel Sesto Viaggio) e che possiamo trovare più luce negli scritti di Wilhelm Reich che in tutta l’attuale ricerca sovietica. Tuttavia il dottor Reich fu arrestato dal governo degli Stati Uniti in quanto ciarlatano, e non vorremmo certo chiedere ai nostri lettori di considerare la possibilità che il governo degli Stati Uniti possa mai commettere un errore. Uno psicanalista indovinerà immediatamente i significati simbolici più probabili per la Rosa e la Croce, ma nessuno psicologo impegnato nelle ricerche psi ha applicato questa chiave alla decifrazione dei testi magici tradizionali. Il primo riferimento in inglese alla massoneria s’incontra nel Muses Threnody di Anderson, del 1638: Perché noi della fratellanza della Rosa Croce Abbiamo la Parola Massonica e la seconda vista ma nessun parapsicologo ha indagato l’ovvio indizio contenuto in questa congiunzione di rosa vaginale, croce fallica, parola dell’invocazione e fenomeno della proiezione del pensiero. I tabù sessuali ancora latenti nella nostra cultura spiegano in parte questa cecità; la paura di aprire la porta alle forme più subdole e insidiose della paranoia ne è un’altra componente. (Se il magick funziona a distanza, questo è il pensiero sottaciuto, allora chi di noi è al sicuro?) Uno studio attento e oggettivo della paranoia anti-Lsd in America farà luce ulteriore sui meccanismi di rimozione qui discussi. Naturalmente ci sono altre offese e affronti in serbo per il razionalista nello studio approfondito del magick. Tutti sappiamo, per esempio, che le parole sono soltanto convenzioni arbitrarie senza alcun contatto intrinseco con le cose che simboleggiano, eppure il magick usa le parole in una maniera che pare sottintendere la reale esistenza di una simile connessione o addirittura identità. Il lettore potrebbe analizzare alcuni potenti blocchi linguistici non considerati di solito come magici, e troverebbe parte della chiave. Per esempio, lo schema 2 + 3 in “Ave Eris”/“Tutti salutano Discordia” non è dissimile dal 2 + 3 in “Santa Maria, Madre di Dio” o a quello del “L.S./M.F.T” che un tempo vendette molte stecche di sigarette ai nostri genitori; e il 2 + 3 nell’“Io Pan! Io Pan Pan!” di Crowley è parente dei suddetti. Quindi, quando un mago dice che devi gridare “Abracadabra” e nessun’altra parola, al culmine emotivo di un’invocazione, esagera; puoi sostituire altre parole ma non otterrai alcun risultato se ti discosti troppo dal ritmo in cinque battute di “Abracadabra”.88 Ma questo ci porta alla teoria magica della realtà. Il mahatma Guru Sri Paramahansa Shivaji89 scrive in Yoga for Yahoos: Prendiamo per esempio un pezzo di formaggio. Diciamo che ha certe qualità, forma, struttura, colore, solidità, peso, sapore, odore, consistenza e tutto il resto; ma l’indagine ci ha dimostrato che tutto ciò è illusorio. Dove sono queste qualità? Non nel formaggio, visto che osservatori diversi danno valutazioni completamente differenti. Non in noi stessi, poiché non le percepiamo in assenza del formaggio… Quali sono allora queste qualità delle quali siamo così sicuri? Non esisterebbero senza le nostre menti; non esisterebbero senza il formaggio. Sono la risultante di quell’unione, cioè dello Yoga, del veggente e del visto, di soggetto e oggetto… Non c’è nulla che un fisico moderno potrebbe contestare; e questa è la teoria magica dell’universo. Il mago suppone che la realtà sentita, il panorama delle impressioni monitorate dai sensi e conservate dal cervello, sia radicalmente diversa dalla cosiddetta realtà oggettiva.90 Circa quest’ultima “realtà” possiamo solo formarci speculazioni o teorie le quali, se siamo molto accorti e sottili, non entreranno in contraddizione né con la logica, né con i dati riportati dai nostri sensi. Questa mancanza di contraddizioni è rara; alcuni conflitti tra la teoria e la logica, o tra la teoria e i dati forniti dai sensi, non vengono scoperti per secoli (per esempio, l’allontanamento di Mercurio dal calcolo newtoniano della sua orbita). E anche quando la si ottiene, l’assenza di contraddizioni è soltanto prova che la teoria non è totalmente falsa. Mai, in nessun caso, dimostra che la teoria è completamente vera, dato che un numero indefinito di teorie simili può essere costruito in ogni momento partendo da dati conosciuti. Per esempio, le geometrie di Euclide, di Gauss e Reimann, di Lobachevski e di Fuller funzionano tutte abbastanza bene sulla superficie del pianeta, e non è ancora chiaro se il sistema Gauss-Reimann o il Fuller funzionino meglio nello spazio interstellare. Se abbiamo tutta questa libertà di scegliere le nostre teorie sulla “realtà oggettiva”, ne abbiamo ancora di più nel decifrare quella “data”, o realtà sentita transazionale. La persona normale sente a seconda di come le è stato insegnato di sentire, vale a dire, a seconda di come è stata programmata dalla società. Il mago è un autoprogrammatore. Usando invocazioni ed evocazioni, che dal punto di vista funzionale sono identiche all’autocondizionamento, all’autosuggestione e all’ipnosi, come abbiamo mostrato poc’anzi, lui o lei montano o orchestrano come artisti la realtà sentita, percepita.91 Questo libro, facendo parte dell’unica cospirazione seria che descrive (vale a dire dell’Operazione Mindfuck), ha programmato il lettore in modi che lui o lei non comprenderà per mesi (o forse anni). Quando una simile comprensione verrà raggiunta, il vero peso di questa appendice (e dell’equazione 5 = 6) apparirà più chiaro. I burocrati di Harvard credevano che il dottor Timothy Leary scherzasse quando li avvisò che non dovevano permettere agli studenti di rimuovere indiscriminatamente dalla biblioteca libri pericolosi, in grado di dare assuefazione, a meno che lo studente non potesse dimostrare una necessità specifica per ciascun testo. (Per esempio, a questo punto avete perso le tracce dei misteriosi cani di Joe Malik.) È strano che tu possa fare la dichiarazione più chiara al mondo ed essere inteso da molti come se avessi affermato l’opposto. Il rito di Shiva, quale era stato eseguito da Joe Malik durante la Messa Nera dell’SSS, contiene il segreto centrale di tutto il magick, in modo molto esplicito, eppure la maggioranza può rileggere quella sezione una dozzina o un centinaio di volte senza mai capire quale sia. Per esempio, Miss Portinari era una tipica ragazza cattolica in tutti i sensi, a parte un’insolita tendenza a prendere sul serio il cattolicesimo, fin quando non iniziò ad avere le mestruazioni e a meditare ogni giorno.92 Una mattina, durante l’intervallo della meditazione, visualizzò con insolita chiarezza il Sacro Cuore di Gesù, e subito le venne in mente con altrettanta vividezza un’altra immagine scioccante. Quando raccontò questa esperienza al suo confessore, il sabato successivo, questi l’avvertì, serissimo, che la meditazione non era sana per una ragazzina, a meno che non decidesse di prendere i voti entrando in convento. Lei non ne aveva affatto intenzione, ma da vera ribelle (piena di sensi di colpa) continuò ugualmente le sue meditazioni. La seconda immagine, che la turbava, persisteva ogni volta che pensava al Sacro Cuore, quindi la giovane cominciò a pensare che fosse stata inviata dal demonio per distrarla dalla meditazione. Un fine settimana, mentre si trovava a casa durante le vacanze scolastiche, i suoi genitori decisero che aveva l’età giusta per essere presentata alla società romana. (In realtà, come nella maggior parte delle famiglie aristocratiche italiane, era già stato deciso quale figlia donare alla chiesa, e non era lei. Donde questa precoce introduzione alla dolce vita.) Una delle acquisizioni più appariscenti di Roma in quel periodo era “l’eccentrico affarista internazionale”, il signor Hagbard Celine, che presenziò alla festa alla quale fu accompagnata Miss Portinari. Erano circa le undici, e forse la ragazza aveva consumato un po’ troppo Piper Heidseck, quando le capitò di passare accanto a un gruppetto che stava ascoltando, rapito, una storia narrata dallo strano Celine. Miss Portinari si chiese cosa mai stesse raccontando (si diceva che fosse ancor più cinico e materialista della maggioranza degli arraffoni internazionali, e Miss Portinari era, a quel tempo, il classico tipo di idealista cattolica che ritiene i capitalisti ancor più terrificanti dei socialisti). Pigramente si sintonizzò sulle sue parole; parlava in inglese, ma lei capiva la lingua. “‘Figliolo, figliolo,’” stava recitando Hagbard, “‘con due belle donne che ti si buttano addosso, perché te ne stai da solo in camera tua a farti le pippe?’” Miss Portinari avvampò, e bevve altro champagne per nascondere il rossore. Odiava già quell’uomo, sapendo che gli avrebbe regalato la propria verginità alla prima occasione. Di tali complessità sono capaci le adolescenti cattoliche intellettuali. “E il ragazzo replicò: ‘Mi sa che ti sei appena risposta da sola, mamma’,” proseguì Hagbard. Ci fu un intervallo di silenzio scioccato. “Questo caso è piuttosto tipico,” aggiunse serafico Hagbard, ovviamente giunto al termine della barzelletta. “Il professor Freud ci racconta drammi familiari ancor più incredibili.” “Non capisco…” iniziò a dire un famoso pilota automobilistico francese, accigliandosi. Poi sorrise. “Ah, il ragazzino era americano?” Miss Portinari abbandonò il gruppo forse un po’ troppo in fretta (sentì qualche sguardo che la seguiva) e si riempì di nuovo il bicchiere. Mezz’ora dopo si trovava sulla veranda, cercando di schiarirsi le idee all’aria della notte, quando un’ombra le si avvicinò. Celine spuntò in mezzo a una nuvola di fumo di sigaro. “Stasera la luna ha la mascella gonfia,” disse in italiano. “Come se qualcuno le avesse dato un pugno in bocca.” “È anche poeta, oltre a tutte le altre doti che possiede?” chiese lei con voce gelida. “Potevano essere versi americani.” Lui rise, una sghignazzata cristallina, simile al nitrito d’uno stallone. “Proprio così. Arrivo adesso da Rapallo, dove ho incontrato il più grande poeta americano di questo secolo. Quanti anni ha?” le chiese di colpo. “Quasi sedici,” rispose lei, farfugliando. “Quasi quindici,” la corresse lui, con scarsa galanteria. “Neanche fossero affari suoi…” “Potrebbero diventarlo,” rispose Hagbard, senza scomporsi. “Ho bisogno di una ragazza della tua età per una cosa che ho in mente.” “Immagino. Qualcosa di lurido.” Lui si avvicinò, uscendo dall’ombra. “Bambina, sei religiosa?” “Presumo lo consideri antiquato,” replicò lei, immaginandosi la bocca di quell’uomo sul seno, e pensando ai dipinti dove Maria allatta il bambino. “In questo momento storico, è l’unica cosa che non sia antiquata. Qual è la tua data di nascita? Non importa, devi essere della Vergine.” “Lo sono.” (I suoi denti le avrebbero morso il capezzolo, ma molto leggeri. La sapeva lunga, lui.) “Ma quella è superstizione, non religione.” “Vorrei essere in grado di tirare una linea di demarcazione tra religione, superstizione e scienza.” Hagbard sorrise. “M’accorgo che continuano a scontrarsi. Sei cattolica, naturalmente.” La sua insistenza era davvero irritante. “Sono troppo orgogliosa per credere nelle assurdità, quindi non sono protestante,” replicò lei, temendo subito che Hagbard riconoscesse il plagio. “Qual è il simbolo che ha più significato, per te?” le domandò, con la calma di un pubblico ministero che prepari una trappola. “La croce,” rispose lei subito. Non voleva che sapesse la verità. “No.” Di nuovo Hagbard la corresse in modo sgarbato. “Il Sacro Cuore.” Lei seppe allora che quell’uomo veniva dal partito di Satana. “Devo andare.” “Medita ancora sul Sacro Cuore,” disse lui, gli occhi che lampeggiavano come quelli di un ipnotizzatore (un trucco pacchiano, pensava intanto, ma potrebbe funzionare). “Meditaci su a fondo. Vi troverai l’essenza del cattolicesimo, e l’essenza di tutte le altre religioni.” “Lei è pazzo,” rispose la ragazza, lasciando la veranda con una fretta poco dignitosa. Ma due settimane dopo, durante la meditazione mattutina, capì all’improvviso il Sacro Cuore. All’ora di pranzo scomparve, lasciandosi dietro un biglietto per la Madre superiore del convento e un altro per i genitori, e partì alla ricerca di Hagbard. Aveva ancora più potenziale di quanto lui non avesse capito, e (come registrato altrove) nel giro di due anni avrebbe abdicato in suo favore. Non divennero mai amanti.93 L’importanza dei simboli (immagini) come legame tra la parola e l’energia primordiale dimostra l’unità tra magick e yoga. Tanto il magick quanto lo yoga (vale la pena ripeterlo) sono metodi di autoprogrammazione che impiegano catene di parole, immagini e bioenergie in sincronia. Perciò i razionalisti, che sono tutti puritani, non hanno mai considerato il fatto che la mancanza di fede nel magick si riscontra solo nelle società puritane. Il motivo è semplice: i puritani sono incapaci d’indovinare il senso profondo del magick. Possiamo addirittura arrischiarci a sostenere, con cognizione di causa, che solo chi ha provato l’amore vero, nel classico senso albigese o trovatore del termine, è attrezzato in maniera da poter comprendere anche la più chiara delle spiegazioni dei misteri.94 L’occhio nel triangolo, per esempio, non è principalmente un simbolo della Trinità cristiana, come pensano i creduloni, eccetto che nella misura in cui la Trinità cristiana stessa è un’elaborazione visuale (o verbale) di un significato molto più antico. Né questo simbolo rappresenta l’Occhio di Osiride o quello di Horus, come alcuni hanno avventatamente sostenuto; è venerato, per esempio, dalla setta Cao Dai in Vietnam, che non ha mai sentito parlare di Osiride o di Horus. Il significato dell’occhio può essere compreso semplicemente meditando sul Quindicesimo Arcano dei Tarocchi, il Diavolo, che corrisponde all’Albero della Vita, alla lettera ebraica ayin, l’occhio. Il lettore che capisce come il “Diavolo” sia solo una tarda interpretazione del Gran Dio Pan ha già risolto il mistero dell’occhio, e il triangolo ha il suo solito significato. I due assieme sono l’unione di Yod, il padre, con He, la Madre, come in Yod-He-Vau-He, il sacro nome indicibile di Dio. Vau, lo Spirito Santo, è il risultato della loro unione, e l’He finale è l’estasi divina che segue. Potremmo addirittura avventurarci a sostenere che considerando questa chiave di lettura delle identità di Pan, del Diavolo, del Grande Padre e della Grande Madre, si potrebbe giungere a una nuova comprensione, più completa, della stessa Trinità cristiana, e specialmente della sua componente più misteriosa Vau, lo sfuggente Spirito Santo.95 Il pentacolo si presenta in due forme ma rappresenta sempre la piena estensione della psiche umana, in particolare della psiche maschile. Il pentacolo con un corno accentuato sarà, piuttosto naturalmente, associato al sentiero della mano sinistra. (I Cavalieri Templari, in modo assai appropriato, iscrivevano la testa di Baphomet, la divinità dalla testa di capra, il loro equivalente di Pan e del Diavolo, all’interno del pentacolo sinistro in una guisa tale che ogni corno del pentacolo contenesse una delle corna di Baphomet.) Dobbiamo osservare che il pentacolo della mano sinistra, tradizionalmente sinistro,96 contiene un pentagono con un vertice verso l’alto, mentre il pentacolo della mano destra contiene un pentagono con un vertice verso il basso; illustrando perfettamente la Legge degli Opposti.97 Il pentagono nel Sacro Chao è spostato rispetto alla perpendicolare in modo da rendere impossibile capire se abbia il vertice direttamente verso l’alto o verso il basso, o forse possiamo dire che ha un vertice e mezzo verso l’alto e un vertice e mezzo verso il basso,98 illustrando così la Riconciliazione degli Opposti. Tutto ciò che possiamo affermare, senza pregiudizio, contro il metodo della mano sinistra è che questa forma del sacramento è sempre in un certo senso distruttiva dello Spirito Santo. Dobbiamo ricordare che anche il metodo del pentacolo destro è nella maggioranza dei casi distruttivo, specialmente se usato da quei praticanti così massicciamente condannati nel capitolo 14 dell’Ulisse di Joyce (questo gruppo costituisce certamente la maggioranza, di questi tempi). In vista della crisi ecologica, potrebbe essere addirittura saggio incoraggiare in questo periodo il metodo della mano sinistra e scoraggiare quello della destra, in modo da equilibrare i Sacri Numeri. Pochissimi lettori del Ramo d’oro hanno squarciato il velo di eufemismo steso dal professor dottor sir Frazer, indovinando il metodo esatto usato da Iside per riportare in vita Osiride, nonostante sia stato mostrato molto chiaramente negli affreschi egizi superstiti. Quanti sono a conoscenza di questa semplice tecnica di resurrezione dei morti (che funziona in tutti i casi almeno in parte e ha successo nella maggioranza) non avranno alcun problema a decifrare i connotati esoterici del Sacro Chao, o dello yin-yang taoista o del segno zodiacale del Cancro. Il metodo rovescia quasi completamente quello dei pentacoli, destro e sinistro, e si può anche affermare che, in un certo senso, non fu Osiride bensì suo fratello, Set, compreso simbolicamente, l’oggetto delle pratiche magiche di Iside. In ogni caso, senza eccezioni, un simbolo magico o mistico si riferisce sempre a una delle pochissime99 varianti dello stesso tipo specialissimo di sacrificio umano: l’“apertura di un solo occhio” o la “singola mano che applaude”; e questo sacrificio non può essere parziale, per funzionare deve culminare con la morte. La mentalità prosaica dei Saure, nel romanzo, li aveva trasformati in una minaccia alla vita sul pianeta; il lettore dovrebbe tenere a mente questo particolare. Il sacrificio non è semplice. Notiamo una specie di codardia, epidemica nelle nazioni anglosassoni da più di tre secoli, che costringe la maggior parte di coloro che cercano successo in questo campo a desistere poco prima della morte della vittima. Qualsiasi altra cosa che non sia la morte, cioè l’obliterazione completa, semplicemente non funzionerà.100 (Su questo punto cruciale troverete più lumi nelle poesie di John Donne che nella maggior parte dei trattati che pretendono di spiegare i segreti del magick.) A) YIN-YANG; B) SACRO CHAO; C) OUROBOROS, IL SERPENTE CHE DIVORA LA PROPRIA CODA; D) SEGNO ASTROLOGICO DEL CANCRO; E) SVASTICA; F) SACRO CUORE CATTOLICO ROMANO; G) ESAGRAMMA. Il simbolismo della croce uncinata viene spiegato piuttosto bene in Psicologia di massa del fascismo di Wilhelm Reich. Ouroboros, il serpente che si divora la coda, è emblematico della Messa dello Spirito Santo.101 Il simbolismo cattolico del Sacro Cuore colpisce per la sua evidenza, specialmente i lettori di Frazer e di Payne-Knight. Essenzialmente, si tratta della medesima idea trasmessa dai disegnatori tramite la classica immagine di Cupido che scocca la sua freccia in un cuore rosso e pulsante. Questo è il significato di fondo del Dio Morente e della Resurrezione. L’identificazione di Cristo con il pellicano che si squarcia il cuore con il becco (per nutrire i piccoli) costituisce un’interpretazione analoga dello stesso motivo. Lo ripetiamo solo perché la famiglia Saure lesse con tanta goffaggine questi semplici simboli da scegliere il sangue e il sadismo. In sostanza, quindi, i simboli base della magia, della mitologia e della religione, che siano orientali o occidentali, antichi o moderni, “della mano destra” o “della sinistra”, sono talmente semplici che solo la perniciosa abitudine di cercare presunte “profondità” e “misteri” impedisce alla gente di capirli in automatico, senza quasi riflettere. Il significato dell’esagramma, l’equivalente femminile del pentacolo maschile, è stato spiegato dallo stesso Freud, ma la maggior parte degli studiosi, convinta che la risposta non potesse essere tanto elementare e terra terra, ha continuato a cercare tra le nuvole. Gli stessi principi si applicano ai simboli scritti. Il nome più importante YOD HE VAU HE, per esempio, è stato tradizionalmente analizzato in varie maniere, delle quali vengono ricordate nella tabella qui di seguito le correlazioni più importanti: YOD HE Finestra Chiodo Finestra Codice magick tradizionale Seme dei Tarocchi Arcano dei Tarocchi Pugno (o spermatozoo) Padre Bastoni L’Eremita Carta reale dei Tarocchi Elemento Fante Fuoco Vero significato della lettera ebraica Madre Coppe La Stella Regina Acqua VAU HE Figlio Figlia Spade Pentacoli Il Papa La Stella Principe Principessa Aria Terra Anche il simbolismo tradizionale leone-uomo-aquila-toro s’adatta a questa tabella, come i Quattro Vecchi in Finnegan’s Wake di Joyce, e si ritrova anche nei codici aztechi e nei mandala buddisti.102 Il significato originale ed essenziale, naturalmente, è un programma per un rituale, e il rituale è magick. Le quattro lettere sono semplicemente le quattro battute nella formula di Reich: tensione muscolare → carica elettrica → scarica elettrica → rilassamento muscolare. In breve, come notato una volta da Freud, ogni atto sessuale ha a che fare, come minimo, con quattro agenti. Il padre e il figlio forniscono un “pugno” e un “chiodo”; la madre e la figlia forniscono le due “finestre”. Il caso dell’assassino schizofrenico di Chicago, William Heirens, che provava l’orgasmo scavalcando le finestre, dimostra che non è necessario insegnare questo simbolismo, inerente alla mente umana nonostante sia sempre soggetto alla distorsione esemplificata dai Saure. Infine, la benedizione universale è intimamente legata alla formula YHVH: Benedico Ra, il sole focoso che brucia splendente Benedico Isis-Luna nella notte Benedico l’aria, il falco-Horus Benedico la terra sulla quale cammino. Il padre di fuoco, la madre d’acqua, il figlio d’aria e la figlia ctonia ci sono tutti, esattamente come nelle altre formule alchemiche.103 Ma a questo punto non diciamo altro, per evitare che il lettore si metta a cercare un’equazione 5 = 4 che equilibri la 5 = 6. Concludiamo con un’ultima precisazione e avvertimento: nel vero Rito del Dio Morente il ricorso al sacrificio di massa (come tra gli aztechi, nell’Inquisizione cattolica e nei campi di sterminio nazisti) è il simbolo degli incapaci. APPENDICE YOD OPERAZIONE MINDFUCK OM fu in origine istigata da Ho Chih Zen, del Fronte di Liberazione Erisiano (ELF), che è poi la stessa persona ma non il medesimo individuo di lord Omar Khayyam Ravenhurst, autore dell’Onesto libro della verità. La filosofia guida è quella proposta in origine nella Teoria dei giochi e del comportamento economico di Von Neumann e Morgenstern: vale a dire, l’unica strategia che un avversario non può prevedere è una strategia casuale. Le fondamenta erano già state gettate dallo scomparso Malaclypse il Giovane, K.S.C., quando proclamò: “Noi Discordiani dobbiamo separarci unitariamente”. Questa decentralizzazione radicale di tutte le imprese discordiane creò un fattore aleatorio organico alla storia ancor prima che fosse proposta l’Operazione Mindfuck. A tutt’oggi, né Ho Chih Zen, né alcun altro discepolo discordiano sa per certo di essere coinvolto o meno in una qualche fase dell’Operazione, oppure in quali attività rischia d’essere coinvolto. Quindi, l’estraneo viene immediatamente intrappolato in un dilemma: l’unica ipotesi sicura è che tutto ciò che un Discordiano fa sarebbe legato in qualche maniera all’OM, però, dato che questo porta immediatamente alla paranoia, non è, in fin dei conti, un’ipotesi “sicura”, mentre potrebbe magari rivelarsi “più sicura” quella “rischiosa”, vale a dire che tutto quanto i Discordiani stanno facendo è innocuo. Ogni aspetto dell’OM segue o accentua questo dilemma.104 I progetti OM svariano dal triviale al colossale. Un esempio dei primi è un timbro posseduto dal dottor Mordecai Malignatus, che dice VEDI ARCHIVI IGIENE MENTALE. (Il disinvolto dottor Malignato l’ha sottratto a una clinica pubblica mentre nessuno l’osservava.) Qualsiasi lettera che il dottor Malignatus consideri impertinente o insultante, in special modo se giunge da un ufficio governativo, sarà timbrata con questo motto e rispedita, intatta in tutto eccetto per la stampigliatura. Ciò causa un considerevole sconcerto tra i vari burocrati. Un esempio della seconda categoria è costituito dal Progetto Jake, promosso da Harold Lord Randomfactor. Una o due volte all’anno, un impiegato statale che si sia distinto per un’imbecillità al di là della norma viene selezionato come bersaglio per un Jake, e tutte le conventicole discordiane sono messe in allerta, comprese le varie succursali dell’ELF, le Dodici Famose Menti del Buddha, la St. Gulik Iconistary, il Fante di Nove, il Tempio Tattile di Eris Erotica, la Fratellanza della Lussuria di Cristo, le Imprese Verdi & Piacevoli, la Società per la Comprensione e la Formazione Morale, la In-Sect, le Pantere della Mela d’Oro, la ParatheoAnametamystikhood di Eris Esoterica, il Sam’s Caffè, il Gruppo di Seattle, la Cabala del Dragone di pietra, la Chiesa Universale Erisiana e i Giovani Americani per la Vera Libertà.105 Nel Giorno di Jake, l’impiegato festeggiato riceve posta da tutte queste organizzazioni, con le loro carte intestate ufficiali (che sono un tantino strane, dobbiamo ammetterlo), dove gli si chiede di dare una mano per una qualche complicata questione politica che oltrepassa qualsiasi comprensione razionale. L’impiegato così onorato può concludere di essere il bersaglio di un complotto di pazzoidi, oppure che il grande pubblico è dotato di molta più immaginazione, ed è molto meno testone di quanto avesse sospettato in precedenza. Fra il triviale e il colossale, c’è una vasta gamma di OM che potremmo definire cronica. La più rimarchevole è l’affiliazione onoraria. Non desiderando escludere alcuno dall’affiliazione al movimento erisiano per una semplice formalità quale il non essere un Discordiano, di conseguenza il leggendario Malaclypse il Giovane ha inventato diversi gruppi aneristici onorari. È tradizione di tutte le conventicole erisiane affiliare chiunque a questi gruppi qualora il comportamento della persona suddetta si riveli notevolmente aneristico. Per esempio, un preside di liceo che abbia tenuto un discorso particolarmente emozionante su un argomento quale “La leva come tutela delle nostre libertà” (o “Le tasse come tutela delle nostre proprietà” o qualsiasi altro ossimoro adorato dagli educatori) può a quel punto ricevere una lettera del genere: ORDINE DELL’ANGELO PAVONE Casa degli Apostoli di Eris (√) Conservi questa lettera; è un importante documento storico. ( ) Bruciare dopo la lettura - materiale sovversivo. ( ) Ignorare e continuare a svolgere le attività in corso prima dell’apertura di questa. Caro (√) Signore ( ) Signora ( ) Fido: È giunto di recente alle nostre orecchie che Lei, nel suo ruolo ufficiale di preside del liceo Aaron Burr, ha pubblicamente affermato, davanti a tutti, che la morte da napalm “in realtà non è poi peggiore di un brutto raffreddore” e che gli orientali avrebbero “epidermidi più coriacee di quelle dei bianchi e percepiscono meno acutamente”. In virtù del nostro ruolo ufficiale di Gran Sacerdote del Tempio Principale della Casa dei Discepoli di Eris, Ci congratuliamo con Lei per aver contribuito a ripristinare l’educazione americana al posto che le consta di diritto, suscitando l’invidia e disperazione di tutti gli altri (e, ne consegue, inferiori) sistemi educativi. La nominiamo quindi Generale a cinque stelle nell’Ufficio della Divisione del Dipartimento dell’Ordine dei Cavalieri del Castello Pentagonale, Cellula Chisciotte, con piena autorità di sganciare shrapnel sugli amici e bombardare i vicini. Se ha risposte da darci, Saremo lieti di fornire le domande più dettagliate e precise. Nel Nome della Mancha Teofobia il Vecchio, M.C.P., Gran Sacerdote, Tempio Principale Ave Eris - Tutti salutino Discordia - Kallisti Questo documento verrà timbrato con diciture quali UFFICIALE - NON USARE QUESTO DOCUMENTO COME CARTA IGIENICA; SECRETATO - TOP SECRET; CHISCIOTTE VIVE ecc., il tutto nei rosa e azzurri più eleganti, assieme a coccarde del coniglio Pasqualino, nastri e qualsiasi altra decorazione piaccia allegare alla cellula locale. Spesso la lettera sarà accompagnata da una spilletta o da un bracciale, in modo da rendere il possessore generale a cinque stelle, con un classico ritratto del Cavaliere dalla Triste Figura. Naturalmente ne verranno inviate copie agli studenti radicali della scuola per garantire che il preside così decorato veda e senta nei giorni successivi molti riferimenti a Don Chisciotte, così che non pensi d’avere a che fare con un “innocuo pazzo” isolato. (Lo stemma ufficiale dei Cavalieri del Castello Pentagonale, va da sé, è un pentagono con una mela d’oro al suo interno.) I candidati possono essere insigniti di affiliazioni onorarie per cospicui meriti di comportamento aneristico ad altri gruppi, quali: la Compagnia della Cicuta - per autorità accademiche che abbiano intrapreso forti misure a protezione degli studenti dalle idee scomode e/o per aver negato la cattedra a professori o insegnanti controversi; la Società di Santa Carestia per la Guerra al Male - per le persone che abbiano dimostrato una preoccupazione fuori dal comune riguardo alla moralità dei propri vicini;106 la Società della Terra Piatta - per legislatori o gruppi di cittadini dediti alla prevenzione della propaganda di idee “moderniste” nell’educazione; la Lega Anti-Diffamazione del Giapponese Grasso - per femministe/i e altri che abbiano scoperto ottime motivazioni ideologiche per obiettare alla lingua inglese; l’Ordine Fraterno dei Gruppi dell’Odio - destinato esclusivamente ai presunti gruppi libertari che si siano impegnati in comportamenti estremamente autoritari e abbiano sviluppato una linea filosofica che dimostri come tale comportamento è in realtà libertario. (Il gruppo che ha trovato la migliore giustificazione libertaria per opporsi alla libertà riceve la Targa Annuale della Fondazione alla memoria di William Buckley e l’affiliazione alla Società di Santa Carestia per la Guerra al Male); la Prima Chiesa Evangelica e Riformata Rand, Branden e Sacro Galt per quanti sono simultaneamente razionalisti e dogmatici; il Partito dell’Avanguardia della Parte-della-Soluzione107 - per ogni Supremo Servo del Popolo che abbia mostrato uno sconfinato zelo nel bandire la maggioranza delle persone come Parte-del-Problema. Altri aspetti dell’Operazione Mindfuck comprendono: Progetto Aquila. Sono stati stampati poster fluorescenti che assomigliano ai vecchi proclami dell’Aquila con la scritta ALLE URNE, O FIGLI DELLA LIBERTÀ. I nuovi poster discordiani migliorati hanno, però, un piccolo cambiamento nel testo, dichiarando allegramente BRUCIAMO LE URNE, O FIGLI DELLA LIBERTÀ. Come quelli antichi, vengono affissi in luoghi visibili il giorno delle elezioni. Progetto Pan-Pontificazione. Dato che il reverendo Kirby Hensley ha fondato la Chiesa Universale della Vita e ha iniziato a ordinare chiunque come ministro evangelico, la Paratheo-Anametamystikhood di Eris Esoterica ha deciso di alzare il tiro. Stanno distribuendo biglietti che dichiarano: IL LATORE DI QUESTO BIGLIETTO È UN PAPA AUTENTICO E AUTORIZZATO Quindi Per Favore Trattatelo Bene VALIDO SEMPRE Autentico e autorizzato dalla CASA DEGLI APOSTOLI DI ERIS. Ogni uomo, donna e bambino sulla Terra è un Papa autorizzato e autentico. I membri ricevono un bello stendardo che afferma IN CUOR VOSTRO SAPETE CHE È PIATTA. Biglietti simili, col “lui” rimpiazzato da “lei”, e “Papa” da “Mama” sono in preparazione per le femministe. Progetto Graffito (e Progetto Adesivo per paraurti). Chiunque può partecipare inventando uno slogan particolarmente erisiano e accertandosi che riceva un’ampia distribuzione. Esempi: La Vostra Polizia Locale È Armata E Pericolosa; Legalizzare l’Assassinio Della Libera Impresa: Perché Devono Divertirsi Solo I Governi?; Distruggere Il Monopolio Postale Governativo; Se Il Voto Potesse Cambiare Il Sistema, Sarebbe Contro La Legge ecc. Cittadini Contro l’Abuso di Droga. Questa organizzazione possiede un’elegante carta intestata ed è coinvolta in una campagna d’opinione affinché i parlamentari mettano fuori legge la gattaria, una droga che i giovani fumano ogni qualvolta scarseggia la marijuana. Il senso di questo progetto è che, data l’enorme perdita di credibilità del governo a seguito della sua guerra all’erba (un recente sondaggio dell’ELF ha mostrato che in alcune grandi città una buona parte della popolazione al di sotto dei 25 anni non credeva agli sbarchi sulla Luna ritenendo che fossero stati tutti simulati in qualche parte nel deserto),108 una campagna contro questa pianta simile ma più comica distruggerebbe gli ultimi brandelli di fede negli uomini di Washington. APPENDICE HAPH IL DOPPIO GIOCO ROSA 109 Saul, Barney, Markoff Chaney e Dillinger erano rimasti tutti perplessi dal fatto che un uomo come Carmel si portasse dietro una valigia piena di rose nella sua fuga da Las Vegas verso la caverna Lehman. I suoi conoscenti in città rimasero ancora più perplessi allorché il dettaglio fu reso di pubblico dominio. I primi lettori di questo romanzo non si sono limitati alla perplessità e all’imbarazzo ma hanno protestato con forza, sapendo che Carmel aveva riempito la valigia con i soldi di Maldonado, non di rose. La spiegazione, come di solito quando è avvenuto un presunto magick, è semplice: Carmel era rimasto vittima della truffa più vecchia del mondo, l’okanna borra (o scambio zingaro). Era abituato a portare i propri guadagni in banca con la stessa valigia, quella che aveva usato durante lo scasso della cassaforte di Maldonado. La sua figura, e la valigia, erano ben note agli elementi più loschi di Las Vegas, tra cui i tre galantuomini che all’inizio di aprile decisero d’intercettarlo durante uno dei suoi viaggetti per sottrargli la valigia, usando, come dicono i giovani, “qualsiasi mezzo necessario”, prevedendo inoltre di colpirlo alla tempia con un corpo contundente. Uno dei gentiluomini coinvolti nel progetto, John Wayne Malatesta, aveva però un discreto senso dell’umorismo e cominciò ad architettare un piano che prevedesse un gioco delle tre carte nonviolento. Il signor Malatesta pensò che sarebbe stato divertente se Carmel, arrivando in banca, avesse aperto una valigia piena di letame equino, escrementi umani o altri materiali di gusto parimenti dubbio. Gli altri due signori si fecero convincere. Forse questa storia sarebbe davvero valsa una risata. Acquistarono una valigia sostitutiva e architettarono un piano. Apportarono però due cambiamenti, praticamente all’ultimo minuto. Il signor Malatesta apprese da Bonnie Quint (una signora della cui compagnia godeva spesso, a cento dollari la botta) che Carmel soffriva di allergia alle rose. Gli venne allora in mente un’immagine ancor più farsesca: Carmel che apriva la valigia in banca e iniziava a starnutire spasmodicamente mentre cercava di raccapezzarsi su dove fosse avvenuto lo scambio. Le rose furono acquistate, e la marachella messa in programma per il giorno seguente. Quando Carmel, il dottor Naismith e Markoff Chaney sbatterono uno contro l’altro, Malatesta e compagni abbandonarono l’idea dello scambio: due collisioni in pochi minuti sarebbero state più di quanto un uomo come Carmel avrebbe potuto accettare senza insospettirsi. Decisero perciò di seguirlo sino a casa e di tornare alla tecnica, più antiquata ma testata, della botta improvvisa alla scatola cranica. Quando Bonnie Quint se ne fu andata, dopo il violento interrogatorio di Carmel, i banditi si prepararono a fare irruzione. Con loro sorpresa, Carmel uscì di corsa, buttò la valigia nella jeep e quindi schizzò di nuovo in casa (si era dimenticato le caramelle). “È la volontà di Dio,” sentenziò il pio Malatesta. Lo scambio fu effettuato, e a quel punto i tre partirono di gran carriera verso destinazioni meridionali. Diverse settimane dopo la crisi, un poliziotto trovò in un fosso a lato della strada un’auto con tre cadaveri. Diagnosticò da solo i propri sintomi mentre aspettava l’arrivo della squadra del medico legale, e ricevette l’antidoto in tempo. La valigia vuota nell’auto non provocò molti interrogativi: un iguana aveva sbrindellato buona parte di un lato. “Qualunque cosa tenessero là dentro,” disse in seguito il poliziotto, “dev’essere stata leggera. Il vento l’ha sparpagliata per tutto ’sto cazzo di deserto.” APPENDICE TETH L’OPUSCOLO DI HAGBARD Dopo prolungate implorazioni e veementi preghiere di supplica, gli autori sono finalmente riusciti a ottenere da Hagbard Celine il permesso di citare altri illuminanti passaggi dal suo opuscolo Mai fischiare quando pisci.110 (Prima di questi nostri frenetici tentativi, voleva che pubblicassimo tutto il papiro.) Eccovi, quindi, alcune chiavi per accedere alla strana testa di Hagbard Celine: Una volta ho orecchiato due botanici mentre discutevano a proposito di una Cosa Dannata che era oscenamente sbocciata in un prato dell’università. Uno sosteneva che la Cosa Dannata era un albero, l’altro dichiarava trattarsi di un arbusto. Ciascuno avanzava ottimi argomenti da studioso, e li lasciai che stavano ancora discutendo. Il mondo fa sbocciare in continuazione Cose Dannate, cose che non sono né alberi, né arbusti, né carne né pesce, bianche o nere, e il pensatore categorico può solo considerare il mondo ronzante e aguzzo del dato sensoriale come un profondo insulto al suo sistema di classificazioni. I peggiori sono quei dati che violano il “buon senso”, quel tetro pantano di pigro pregiudizio e fangosa inerzia. L’intera storia della scienza è l’odissea di un archivista picchiato in navigazione perpetua tra queste Cose Dannate, costretto disperatamente a far ballare le sue classificazioni per poterle includere, esattamente come la storia della politica è la futile epica di una lunga serie di tentativi d’allineamento delle Cose Dannate, per farle marciare in plotoni. Ogni ideologia è un assassinio mentale, una riduzione dei processi viventi dinamici a classificazioni statiche, e ogni classificazione è una Dannazione, così come ogni inclusione è un’esclusione. In un universo affollato, ronzante d’energia, dove non esistono due fiocchi di neve identici, due alberi identici o due persone identiche, e la più piccola particella subatomica, così ci assicurano, non è identica a se stessa da un microsecondo all’altro, qualsiasi sistema di classificazione è una bugia raccontata a se stessi. “O, per metterla in modo più caritatevole,” come dice Nietzsche, “siamo tutti artisti migliori di quanto non crediamo.” È facile capire come l’etichetta “ebreo” fosse una Dannazione nella Germania nazista, ma in realtà l’etichetta “ebreo” è una Dannazione dappertutto, anche dove l’antisemitismo non esiste. “È un ebreo”, “è un dottore” ed “è un poeta” significano, per il centro di catalogazione nella corteccia cerebrale, che la mia esperienza con lui sarà come la mia esperienza con altri ebrei, altri dottori e altri poeti. Quindi, l’individualità è ignorata quando asseriamo l’identità. Osservate il meccanismo in azione a una festa, o in una qualsiasi occasione in cui degli estranei s’incontrino. Dietro alle aperture amichevoli c’è sempre circospezione mentre ciascuno fruga in cerca dell’etichetta che identificherà e Dannerà l’altro. Alla fine si rivelerà: “Oh, è un copy in pubblicità,” “Oh, è un tornitore”. Entrambe le parti si rilassano perché adesso sanno come comportarsi, quali ruoli giocare nella partita. Il 99 per cento di ciascuno è stato Dannato; l’altro reagisce all’1 per cento che è stato registrato dall’etichettatrice. Certe Dannazioni sono intellettualmente e socialmente necessarie, questo è ovvio. Una torta alla panna lanciata in faccia a un comico viene Dannata dal fisico che l’analizza secondo le leggi newtoniane del moto. Queste equazioni ci dicono tutto quanto vogliamo sapere sull’impatto della torta con la faccia, ma nulla sul significato umano del lancio. Un antropologo culturale, analizzando la funzione sociale del comico come sciamano, buffone di corte e surrogato del re, spiega il lancio di torte come sopravvivenza del Festival dei Folli111 e dell’assassinio del gemello del re. Ciò Danna l’argomento in un’altra maniera. Uno psicanalista, scoprendovi un rituale di castrazione edipica, ha eseguito una terza Dannazione, e il marxista, che ci vede uno sbocco alla rabbia repressa dei lavoratori contro i padroni, esegue la quarta. Ciascuna Dannazione ha i suoi valori e i suoi usi, ma è sempre una Dannazione a meno che non venga riconosciuta la sua natura, parziale e arbitraria. Il poeta, che paragona la torta in faccia al commediante, al declino dell’Occidente o al suo perduto amore, commette una quinta Dannazione, ma in questo caso almeno l’elemento del gioco e la capricciosità del simbolismo sono ovvi. Vorremmo sperarlo, per lo meno. Ogni tanto leggere i Nuovi Critici fa sorgere qualche dubbio su questo punto. La società umana può essere strutturata secondo il principio d’autorità, oppure secondo il principio di libertà. L’autorità è una configurazione sociale statica nella quale le persone agiscono da superiori o inferiori: un rapporto sadomasochistico. La libertà è una configurazione sociale dinamica nella quale le persone agiscono da uguali: una relazione erotica. In ogni interazione tra persone, il fattore dominante è l’Autorità oppure la Libertà. Famiglie, chiese, logge, club e corporazioni, o sono più autoritarie che libertarie, oppure sono più libertarie che autoritarie. Man mano che procediamo diventa palese che la forma d’autorità più pugnace e intollerante è lo Stato, che anche oggi osa assumere un assolutismo che la Chiesa stessa è stata costretta ad abbandonare da molto tempo, e che fa rispettare l’obbedienza con le antiche e vergognose tecniche dell’Inquisizione. Ogni forma di autoritarismo, però, è un piccolo “Stato”, anche se ha una popolazione di due persone. Il commento di Freud a proposito del fatto che l’illusione di un singolo è nevrosi, mentre l’illusione di molti è religione, può essere generalizzato: l’autoritarismo di un singolo è crimine e l’autoritarismo di molti è lo Stato. Benjamin Tucker scrisse piuttosto acutamente: “Aggressione” è solo un altro nome di “Governo”. Aggressione, invasione, governo sono termini interscambiabili. L’essenza del governo è il controllo, o il tentativo di controllare. Chi tenta di controllare un altro è un governante, un aggressore, un invasore; e la natura di tale invasione non è cambiata, che venga commessa da un uomo verso un altro, alla maniera del criminale comune, da un uomo su tutti gli altri, alla maniera dei monarchi assoluti, o da tutti gli altri uomini su uno solo, alla maniera di una moderna democrazia. L’uso della parola “invasione” da parte di Tucker è assai preciso se consideriamo che scriveva più di cinquant’anni prima delle scoperte fondamentali dell’etologia. Ogni atto d’autorità è, in effetti, un’invasione del territorio fisico e psichico dell’altro. Ogni fatto scientifico era Dannato, un tempo. Ciascuna invenzione veniva considerata impossibile. Ciascuna scoperta era uno choc nervoso per una qualche ortodossia. Ogni innovazione artistica veniva denunciata come frode e follia. L’intera rete della cultura e del “progresso”, tutto ciò che di artificiale esiste sulla Terra e non ci è dato in natura, è la manifestazione concreta del rifiuto a chinarsi davanti all’Autorità. Non avremmo nulla di più, non sapremmo nulla di più e non saremmo nulla di più dei primi ominidi, non fosse stato per il ribelle, per il recalcitrante e per l’intransigente. Come disse benissimo Oscar Wilde: “La disubbidienza era la Virtù Originale dell’uomo”. Il cervello umano, che adora leggere descrizioni di se stesso che magnificano il più meraviglioso organo di percezione dell’universo, è un ancor più meraviglioso organo di rigetto. I fatti nudi e crudi del nostro gioco economico sono facilmente appurabili, sono innegabili una volta dichiarati, ma i conservatori (di solito individui che approfittano di questi fatti ogni giorno della propria vita) riescono a restarne ignari, o a vederli attraverso un’ottica estremamente rosea e distorta. (In maniera simile, il rivoluzionario ignora la testimonianza definitiva della storia sul corso naturale della rivoluzione, attraverso la violenza, verso il caos e indietro sino al punto di partenza.) Dobbiamo ricordare che il pensiero è astrazione. Nella metafora di Einstein, il rapporto tra un fatto fisico e la nostra recezione mentale di quel fatto non è quella del manzo col brodo di manzo, una semplice faccenda di estrazione e condensazione; piuttosto, come continua Einstein, assomiglia al rapporto tra il nostro soprabito e la ricevuta che ci danno quando lo consegnamo al guardaroba. In altre parole, la percezione umana coinvolge il codificare ancor più del semplice percepire. La griglia del linguaggio, della matematica, di una scuola artistica o di qualsiasi altro sistema umano d’astrazione fornisce la struttura ai nostri costrutti mentali non del fatto originale, bensì del sistema simbolico all’interno del quale è codificato, esattamente come un cartografo colora una nazione di viola non perché sia viola, ma perché il suo codice lo richiede. Ma ogni codice esclude certe cose, ne sfuoca altre, e ne accentua in modo sproporzionato altre ancora. Il famoso salto di Nijinskij112 attraverso la finestra al culmine di Le spectre d’une rose viene codificato meglio dal sistema di note utilizzato dai coreografi, mentre il linguaggio verbale traballa se tenta di trasmetterlo. La pittura o la scultura potrebbero catturare totalmente la magia di un suo singolo istante, ma di uno solo; l’equazione del fisico, Forza = Massa x Accelerazione, ne evidenzia solo un aspetto trascurato da tutti gli altri codici, ma perde tutto il resto. Ogni percezione è influenzata, formata e strutturata dalle usuali abitudini di codificazione (abitudini mentali) del percettore. Tutta l’autorità è funzione del codificare, di regole del gioco. Mille e mille volte gli uomini sono insorti per combattere con forconi le armate munite di cannoni, mentre altri si sono chinati docili anche agli oppressori più deboli e incerti. Tutto dipende dalla misura in cui la codificazione distorce la percezione e condiziona i riflessi fisici (e mentali). A prima vista parrebbe che l’autorità non potrebbe esistere se tutti gli uomini fossero codardi o se nessuno lo fosse, ma prospera in questo modo solo perché la maggioranza degli uomini è formata da codardi e alcuni sono ladri. In realtà, le dinamiche interne della codardia e della sottomissione da un lato, e dell’eroismo e della ribellione dall’altro, vengono di rado comprese consciamente sia dalla classe dominante che dai subalterni. La sottomissione non viene identificata con la codardia bensì con la virtù, la ribellione non con l’eroismo ma col male. Per i proprietari romani di schiavi, Spartaco non era un eroe e gli schiavi obbedienti non erano codardi; Spartaco era un malfattore e gli schiavi obbedienti dei virtuosi. Anche gli schiavi obbedienti ne erano convinti. Chi obbedisce si pensa sempre virtuoso piuttosto che vile. Se l’autorità implica sottomissione, la liberazione implica uguaglianza; l’autorità esiste quando gli uomini non obbediscono ad altri uomini. Quindi, affermare che l’autorità esiste equivale a dire che esistono casta e classe sociale, che esistono la sottomissione e la disuguaglianza. Dire che la libertà esiste significa dire che esiste l’assenza di classi sociali, che esistono la fratellanza e l’uguaglianza. L’autorità, dividendo gli uomini in classi, crea dicotomia, intralcio, ostilità, paura, divisione. La libertà, mettendo gli uomini sullo stesso livello, crea associazione, amalgama, unione, sicurezza. Quando i rapporti sono basati sull’autorità e sulla coercizione, gli uomini si respingono; quando si basano sulla libertà e sulla non-aggressione, si uniscono. Sono fatti assiomatici e di per sé evidenti. Se l’autoritarismo non possedesse la struttura prefabbricata, preprogrammata, priva d’alternative di un Gioco Infinito, da tempo gli uomini l’avrebbero rifiutato abbracciando il pensiero libertario. Il solito piagnisteo pacifista sulla guerra, sui giovani mandati a morire dai vecchi che restano a casa a occupare le scrivanie dei burocrati, senza rischiare nulla, manca completamente il punto. Le richieste di reclutare i vecchi per combattere le loro guerre, o di mandare al fronte il primo giorno delle ostilità i capi delle nazioni in conflitto ecc., vengono indirizzate verso un presunto “senso di giustizia” che semplicemente non esiste. Per il tipico cittadino sottomesso di una società autoritaria è normale, ovvio e “naturale” dover obbedire a maschi più vecchi e dominanti, anche a rischio della vita, anche contro la sua stessa gente e anche per cause che sembrano ingiuste o assurde. La carica della brigata leggera, la storia di un gruppo di giovani maschi inviati alla morte in una situazione chiaramente idiota, e solo perché hanno obbedito a un ordine insensato senza fermarsi a pensare, è stata, e rimane, una poesia popolare perché l’obbedienza cieca da parte dei giovani maschi verso i maschi più anziani è il più stimato tra tutti i riflessi condizionati all’interno delle società umane e umanoidi. Il meccanismo con il quale l’autorità e la sottomissione vengono inculcate nella mente dell’uomo è la codificazione della percezione. Ciò che si adatta al codice viene accettato, tutto il resto è dannato. Condannato a essere ignorato, dismesso, trascurato e, qualora tutto ciò fallisse, condannato a essere dimenticato. Una forma peggiore di Dannazione la si riserva a tutte le cose che non possono essere ignorate. Finiscono distorte dai pregiudizi percettivi del cervello finché, talmente incrostate da divenire irriconoscibili, possono essere inserite nel sistema, classificate, schedate, sepolte. È quanto accade a ogni Cosa Dannata che si dimostri troppo spinosa e appiccicosa per la scomunica. Come notava Josiah Warren: “È pericoloso comprendere troppo rapidamente cose nuove”. Quasi sempre, non le abbiamo comprese. Le abbiamo assassinate e mummificato i loro cadaveri. Il monopolio dei mezzi di comunicazione può definire un’élite dominante meglio della famosa formula marxiana del “monopolio dei mezzi di produzione”. Dato che l’uomo prolunga il proprio sistema nervoso attraverso canali di comunicazione come la parola scritta, il telefono, la radio ecc., chi controlla questi mezzi controlla parte del sistema nervoso di ogni membro della società. I contenuti di questi mezzi divengono parte del contenuto del cervello di ciascun individuo. Perciò, nelle società preletterate i tabù sulla parola parlata sono più numerosi e draconiani che in qualsiasi altro livello complesso d’organizzazione sociale. Con l’invenzione della parola scritta (geroglifica, ideografica o alfabetica) i tabù si spostano verso questo mezzo; diminuisce la preoccupazione per cosa dice la gente e l’attenzione si sposta su quello che scrive. (Alcune delle prime società a giungere all’alfabetizzazione, quali l’antico Egitto e la cultura maya del Messico, evidentemente conservarono la conoscenza dei geroglifici come segreto religioso di cui erano messi a parte soltanto i massimi gradi delle famiglie reali e sacerdotali.) Lo stesso processo si ripete all’infinito: ogni passo avanti nella tecnologia della comunicazione porta con sé tabù più pesanti del precedente. Perciò, nell’America odierna (post-Lenny Bruce), è raro sentir parlare di condanne per oscenità o bestemmie verbali; continuano ancora i processi contro i libri, ma i gradi superiori di giudizio interpretano le leggi in maniera liberale, e la maggior parte degli scrittori si sente abbastanza tranquilla di poter pubblicare praticamente di tutto; i film si stanno sconsacrando quasi quanto i libri, sebbene in questo settore la lotta sia ancora accesa; la televisione, il mezzo più recente, rimane ancora imprigionata nei tabù neolitici. (Quando i commentatori televisivi commisero un reato di lèse majesté dopo un discorso del Maschio Dominante dell’epoca, un certo Richard Nixon, uno dei suoi tirapiedi li informò subito che avevano oltrepassato il limite, e l’intera tribù, a parte la minoranza dissidente, applaudì la riconferma della tradizione.) Quando arriverà un mezzo più efficiente, i tabù sulla televisione diminuiranno. APPENDICE MEM ALCUNE DOMANDE CHE POSSONO TORMENTARE ANCORA CERTI LETTORI 1. Di che trattava in realtà il “responso” di Mama Sutra, quando Danny Pricefixer l’interrogò? Risposta: Non aveva nulla a che vedere con l’assassinio di J.F. Kennedy, con l’attentato a “Confrontation”, con gli Illuminati o con nessuno degli argomenti che pareva suggerire, se non in maniera indiretta. Aveva sparato alla cieca, traendo pezzi e bocconi dal film Manhattan Melodrama, e quindi: • Il procuratore distrettuale Wade non si ricalca su funzionario di Dallas che per primo proclamò la colpevolezza di Lee Harvey Oswald alla tv, ma si riferisce al personaggio interpretato nel film da William Powell. • Clark non si ricalca su nessuno dei vari capitani Clark che abbiamo incontrato, bensì su Clark Gable, compagno del signor Powell. La nave affonda non si riferisce alle navi ragno degli Illuminati, o a quella pilotata dal capitano Clark, bensì alla General Slocum, come Mama aveva indovinato. L’affondamento di questo vascello, il 15 giugno 1904, occupa la prima scena del film. 2422 non si riferisce alle date degli assassinii di Oswald e Kennedy, o al vecchio indirizzo Wobbly, ma a una scena del film in cui Gable, all’ippodromo, passa dal box 22 al 24 (il 23 non viene mostrato, dato che il corpo dell’attore si frapponeva tra il box e la macchina da presa). • Se non posso vivere come voglio, lasciami morire quando lo scelgo è l’ultima battuta pronunciata da Gable nel copione. Il fatto che queste frasi combacino con certi temi del nostro romanzo (e dell’Ulisse di Joyce) deriva da coincidenza o da sincronicità, a voi la scelta. Manhattan Melodrama, questo potrebbe interessarvi, era in programma al Biograph Theatre la notte del 22 luglio 1934, e fu l’ultimo film visto dall’uomo che finì ammazzato all’esterno e in seguito identificato come John Herbert Dillinger. 2. Qual era il segnale di soccorso massonico usato dal fruttivendolo B.F. Morgan quando Dillinger tentò di rapinarlo nel 1924? Risposta: Consisteva nell’allargare le braccia in fuori, piegate ad angolo retto in su all’altezza del gomito, gridando “Nessuno aiuterà il figlio della vedova?”113 3. Esiste veramente un passaggio segreto sotto la Sala della Meditazione del palazzo delle Nazioni Unite? Risposta: Se c’è, non siamo stati capaci di trovarlo. Altri segreti paurosi riguardanti quella stanza, comunque, sono rivelati in The Cult of the AllSeeing Eye di Robert Keith Spencer (Christian Book Club of America, 1964). 4. Che cos’era l’Erotion di Adam Weishaupt, menzionato da Hagbard nel Primo Viaggio? Risposta: Questo termine viene liberamente tradotto come “love-in”, e l’idea di fondo è la medesima. (Vedi i libri di Nesta Webster e di John Robison citati nel testo.) Credete a una cospirazione, adesso? 5. Al Capone aiutò davvero l’Fbi a incastrare l’uomo che fu ucciso davanti al Biograph Theatre il 22 luglio 1934? Risposta: È uno dei punti più plausibili di Dillinger: Vivo o Morto di Jay Nash e Ron Offen. 6. Se non fu segnalato alcun animale fuggito dagli zoo locali, com’è che Robert Simpson di Kansas City fu ritrovato morto con la gola squarciata come dagli “artigli di qualche enorme belva?” Risposta: Vedi il seguito, The Homing Pigeons.114 7. Se Simon Moon era laureato in matematica e tanto ossessionato dalla numerologia, perché non ha mai notato il 23 più significativo della storia della matematica, le 23 definizioni che aprono la Geometria di Euclide? Risposta: Forse per la stessa ragione per cui la strada che va da Dayton, Ohio, a New Lebanon, Ohio, andava verso est quando Joe Malik la percorse il 25 giugno 1969, ma è sempre andata verso ovest in tutti i giorni precedenti e successivi a quella data. O forse per quello stesso fenomeno che permise a Joe di vedere una pubblicità della Salem in televisione a metà anni settanta, nonostante la pubblicità delle sigarette fosse stata bandita dalla TV nel 1971. 8. Smiling Jim Treponema raggiunse la fama alla quale aveva sempre aspirato? Risposta: No. La storia definitiva del Grande Terremoto scritta dal dottor Vulcan Troll, Quando uno stato muore, afferma a pagina 123 che “nessuna aquila americana è mai più stata avvistata e possiamo solo supporre che questa specie sia stata un’altra vittima dell’insensata furia della natura, in quel tragico primo maggio”. A pagina 369, il dottor Troll menziona, tra le vittime illustri, “il famoso avvocato di Cincinnati e paladino della censura, James J. Treponema”. Né lui, né nessun altro hanno mai posto in relazione i due avvenimenti. 9. Dove sono le altre otto appendici mancanti? Risposta: Censurate. APPENDICE NUN INFORMAZIONI ULTERIORI SU ALCUNI PERSONAGGI IL SAGGIO PORPORA. Un immaginario filosofo chaoista inventato da lord Omar Khayyam Ravenhurst (altro immaginario filosofo chaoista). LORD OMAR KHAYYAM RAVENHURST. Un immaginario filosofo chaoista inventato dal signor Kerry Thornley di Atlanta, Georgia. Il signor Thornley era amico di Lee Harvey Oswald, fu accusato di complicità nell’assassinio di John Kennedy dal procuratore distrettuale Jim Garrison ed è autore di Illuminati Lady, uno sterminato poema epico che dovreste veramente leggere. GEORGE DORN. Il nonno materno, il vecchio Charlie Bishop, fu un tempo paziente del famoso dottor William Carlos Williams.115 I Bishop arrivarono nel New Jersey nel 1723, dopo aver lasciato Salem, nel Massachusetts, nel 1692, piuttosto in disgrazia. La gente della zona Nutley-Clifton-Passaic-Paterson ha però sempre una buona parola per i Bishop. Invece i Dorn erano tutte teste calde, e il nonno paterno di George, Big Bill Dorn, riuscì a rendersi così indigesto da farsi uccidere dai poliziotti durante lo sciopero del 1922 nello stabilimento tessile di Paterson. ERACLITO. Un tipo capace di dire cose bizzarre. Una volta scrisse addirittura che “le cerimonie religiose sono sacrileghe”. Un tizio strano. LO SCOIATTOLO. Un insieme di organi di senso che trasmettono informazioni attraverso un sistema nervoso centrale verso un piccolo cervello, programmato solo per prendere poche decisioni rudimentali, in questo non molto inferiore alla maggioranza dei nostri personaggi. REBECCA GOODMAN. Il suo nome da ragazza era Murphy, e fu così battezzata in ricordo della Rebecca di Sunnybrook Farm. Pensavate fosse ebrea, vero? GLI ALLEVA-IN-BOCCA EGIZIANI MORTI. Erano cinque, ovviamente. DANNY PRICEFIXER. Ucciso nell’adempimento del dovere cinque anni dopo gli eventi di questa storia. Amava la musica di Johann Sebastian Bach. ADAM WEISHAUPT. “È uno profondo,” dicevano di lui all’università di Ingolstadt, “non capisci mai cosa stia pensando realmente.” CARMEL. Una delle sue ragazze una volta convinse un caratterista di Hollywood a chiamarlo al telefono per richiedergli un’intervista, fingendosi un ricercatore dell’Istituto Kinsey. Carmel, non vedendo alcun profitto, stava cercando di tagliare corto quando l’attore gli disse pedante: “Guardi, tutto quello che vogliamo sapere, in realtà, è se ha rapporti carnali regolari con sua madre, o se tutti a Las Vegas la chiamano ‘Carmel lo scopamamma’ per qualche altro motivo”. Per una volta, Carmel rimase senza parole. La ragazza fece girare la storia, e in città tutti ne risero per settimane. PETER JACKSON. Il suo bisnonno era uno schiavo. Suo figlio divenne primo presidente della Federazione Selenica dopo la ribellione dei coloni lunari nel 2025. Molto prima, un antico antenato fu re di Atlantide, e, molto in là nel futuro, un suo discendente sarà schiavo su un pianeta nel sistema di Alfa Centauri. (Quando finalmente Hagbard decollò verso le stelle, nel 1999, Peter faceva parte dell’equipaggio). Così vanno le cose; e Peter aveva una cognizione intuitiva di questa fatalità paradossale, che una volta lo portò a dire a Eldridge Cleaver: “La gente che dice ‘O fai parte del problema o fai parte della soluzione’ fa anch’essa parte del problema”. (Cleaver replicò, da persona arguta, “Vaffanculo”.) IL CAPO LABORATORIO DISINTERESSATO AL CARBONCHIO-LEBBRA-DELTA. In seguito scoppiò e scrisse lettere ai quotidiani attaccando l’intero programma di guerra batteriologica del governo degli Stati Uniti. Passò gli ultimi diciassette anni della sua vita sottoposto alle cure del St. Elizabeth’s Hospital di Washington, occupando le stesse stanze che avevano ospitato l’ingegnoso poeta Ezra Pound. I suoi deliri furono presi sul serio in certi ambienti, specialmente da alcuni colleghi scienziati dalle simpatie di sinistra, ma il vicepresidente li descrisse alla stampa come “la demagogia depressa di un pedante paranoico”. Ecco un campione delle allucinazioni di quel signore, tratte da una lettera alle tre maggiori reti televisive (mai citata nei telegiornali poiché troppo controversa): “Il vanto del XIX secolo fu la sconfitta di queste maledette piaghe che attaccano indifferentemente uomini, donne e bambini innocenti. Che si dirà del XX, che le ha ricreate, a prezzo di costi enormi, attraverso gli sforzi di migliaia di menti scientifiche, brillanti quanto deviate, e poi le ha conservate vive in strutture sparse per tutto il paese, dove è quasi certo, dal punto di vista statistico, che un incidente le scatenerà, prima o poi, contro un pubblico ignaro?” (I matti covano spesso paure morbose di quel genere.) Il poveretto non rispose mai in modo positivo ad alcuno dei vari tentativi dei suoi psichiatri, nonostante gli avessero somministrato la TEC (Terapia elettroconvulsiva) al punto che, quando morì, il suo cervello era praticamente fritto fino alla croccantezza di una frittata Howard Johnson.116 CARBONCHIO-LEBBRA-DELTA. Una forma vitale che poteva esistere unicamente distruggendo altre forme vitali; in questo senso, assomiglia a molti di noi. Primo prodotto del fertile genio di Charles Mocenigo, poteva vantarsi d’essere solo dieci volte più mortale del carbonchio comune. Per quanta coscienza potesse possedere, in maniera vaga e intermittente, assomigliava a quella che popola un vagone del metrò alle cinque del pomeriggio, preoccupata solo di arrivare dove sta andando e poi mettersi a tavola. Gli altri filoni erano pressoché uguali, fino al Carbonchio-lebbra-Pi. LEE HARVEY OSWALD. Eroe di una serie di racconti di Harold Weissburg, che comprendono Insabbiamento, Insabbiamento II, Insabbiamento fotografico e Oswald a New Orleans. Cattivo di un altro romanzo, intitolato Rapporto della commissione presidenziale sull’assassinio del presidente John F. Kennedy, di Earl Warren, John McCone, et al. Presente anche in altre opere di fantasia di Mark Lane, Penn Jones, Josiah Thompson e di vari altri scrittori. JACK RUBY. L’Oliver Hardy dello Stan Laurel Oswald. THOMAS JEFFERSON. Un rivoluzionario coltivatore di canapa che una volta scrisse: “[Il clero] crede che ogni parte di potere affidatami verrà esercitata in opposizione ai suoi disegni. E fa bene a crederlo: poiché ho giurato sull’altare di Dio eterna ostilità a ogni forma di tirannia sulla mente dell’uomo. Ma questo è tutto quanto hanno da temere da me: e basta e avanza, secondo la loro opinione”. Pochi dei pii turisti che leggono la parte in corsivo di questa dichiarazione scolpita sul monumento in memoria di Jefferson a Washington sono a conoscenza del suo contesto. LO SCHIZOFRENICO DELL’OSPEDALE DI CHERRY KNOLL. Il suo numero era 124C41. Nessuno, da nessuna parte, si ricordava di quale fosse il suo vero nome. MARY LOU SERVIX. Alla fine si sposò con Jim Riley, lo spacciatore di Dayton, ma questa è un’altra storia, piuttosto lunga, e non molto importante. SINDACO RICHARD DALEY. Autore di aforismi immortali quali: “In fondo, anch’io sono un liberal” (22 ottobre 1968); “Il poliziotto non esiste per creare disordine, il poliziotto esiste per conservare il disordine” (23 settembre 1968); “Ho conferito stamane con il capo della polizia dandogli istruzioni affinché emettesse immediatamente un ordine firmato che desse disposizione di sparare per uccidere a qualsiasi incendiario o a chiunque abbia una molotov in mano” (17 aprile 1968); “Non c’è stato alcun ordine di sparare per uccidere. È tutta una montatura” (18 aprile 1968); “Potremmo affermare che il senatore Tower sta facendo un lavoro di merda, ma io non uso quel genere di termini” (1 maggio 1962); “Ho vissuto a Chicago tutta la vita e sostengo ancora che a Chicago non abbiamo nessun ghetto” (8 luglio 1963); “Stiamo elaborando piani di sviluppo urbanistico e toglieremo la gente dai ghetti e dai bassifondi per darle la possibilità di crescere le proprie famiglie in un ambiente decente” (17 aprile 1969); “Non li ho creati io i bassifondi, no?” (3 settembre 1968); “Insieme, dovremo salire a piattitudini sempre più alte” (13 marzo 1967). IL PRIMO MINISTRO RUSSO. Un comsimp. IL PADRE DI CHARLES MOCENIGO. Un professionista. Aveva lavorato per Charles “Lucky” Luciano, Louis “Lepke” Buchalter, Federico Maldonado e molti altri pittoreschi uomini d’affari americani. Conosciuto nella professione come Jimmy l’Astuto per la sua scaltra faccia da imbroglione. Risparmiò, fece andare il figlio al MIT, uccise gente per campare. Nel 1934 trovò all’Avana il vero Frank Sullivan. GENERALE LAWRENCE STEWART TALBOT. In realtà, c’era qualcosa tra lui e quella ragazza di Red Lion, in Pennsylvania. MALACLYPSE IL GIOVANE, K.S.C. Autore di Principia Discordia. Scomparve misteriosamente verso la fine degli anni Settanta. Le sue ultime parole riportate furono, a quanto sembra: “All’alba, il sole sorgerà all’ovest”. Poi s’incamminò nell’Oceano Pacifico. JOHN HERBERT DILLINGER. Quando Simon Moon lesse la sua biografia in cerca dei 23, ne perse uno buono: John commise 26 rapine durante la sua carriera ufficiale, ma solo 23 furono per denaro. Le altre 3 (stazioni di polizia) paiono essere state solo arte per amore dell’arte. IL PADRE DI SIMON. Tim Moon. Raccontò a Simon le vite di Joe Hill, Big Bill Haywood, Sacco e Vanzetti e Frank Little a un’età in cui alla maggior parte dei ragazzi raccontano di Biancaneve e i sette nani. Simon ricorda: Joe Hill la notte prima della sua esecuzione, telegrafando al quartier generale Wobbly di Chicago: “Non piangete per me, ragazzi, organizzate”. Bartolomeo Vanzetti: “Le vostre leggi, i vostri tribunali, il vostro falso dio saranno il ricordo lontano di un tempo maledetto in cui l’uomo era lupo per l’uomo”. Tim e i suoi compagni che cantavano nel soggiorno “Da che parte stai/da che parte stai?” fin quando Molly non si lamentava che avrebbero svegliato i vicini. Tim mentre spiegava Big Bill: “Ah già, e aveva un occhio di vetro. Buffo che me ne sia dimenticato. L’occhio vero gli era stato cavato da uno sbirro durante uno sciopero”. Ma capirete meglio Tim se vi raffigurate Simon, a sei anni, che arriva alle elementari il primo giorno di scuola rivolgendosi al primo ragazzino che incontra nel modo seguente: “Sono Simon Moon; tu come ti chiami, Compagno Lavoratore?” PADRE PEDERASTIA. Il suo vero nome era padre James Flanagan. TOBIAS KNIGHT. L’unico agente quintuplo nella storia dello spionaggio. JAMES JOYCE. Dopo la sua morte, incontrò Yeats al quinto piano e disse: “Signore, adesso sono disposto ad apprendere da lei, dato che sembra avesse ragione riguardo la Morte, dopo tutto”. Yeats replicò: “Niente affatto. Lei sta sognando”. Quella risposta lo tormentò a tal punto che Joyce cercò subito di reincarnarsi (il quinto piano era pieno di mistici come Yeats, George Russell e Madame Blavatski, e Joyce sapeva che la sua mentalità razionale aristotelica sarebbe stata costantemente ridotta a mal partito nelle conversazioni con essi), entrò nell’utero di Elizabeth Mullins di Vernon, New Jersey, l’11 ottobre 1942 e venne abortito il 10 dicembre 1942. Entrò poi nell’utero di Rachel Stein di Ingolstadt, il 18 gennaio 1943 e finì gassato con lei, un mese prima della nascita, ad Auschwitz, il 1 settembre 1943. In seguito, si ritirò in un monastero al sesto piano e scrisse il suo libro più divertente e amaro. Alcune parti, che ci sta trasmettendo da allora, sono state ricevute da medium distribuiti nei sei continenti, che, ritenendo di dare i numeri, si sono rifiutati di trascriverle. CHARLES WORKMAN. Un imprenditore. MENDY WEISS. Un altro imprenditore. JIMMY L’ASTUTO. Un terzo imprenditore, più fortunato degli altri. Vedi la nota sotto PADRE DI CHARLES MOCENIGO. ALBERT “IL MAESTRO” STEIN. Non solo perse la scommessa con l’immortalità quando provarono che non aveva ucciso Dutch Schultz, ma quasi tutti i libri sull’argomento trascrivono il suo cognome in Stern, una tradizione che la presente opera ha quasi sempre rifiutato di infrangere. HENRY FORD. Importando I protocolli dei savi di Sion e iniziando la produzione in massa di automobili riuscì a inquinare sia le menti che l’aria degli Stati Uniti, ma aveva le migliori intenzioni, o almeno aveva in mente qualcosa. IL FRATELLO MAGGIORE DI GEORGE DORN. La sua fortunata carriera scientifica rendeva geloso George (determinando la scelta di quest’ultimo di un piano di studi umanistico alla Columbia). Ebbe un’avventura con delfini parlanti prima del fratello (mettendo in moto una risonanza psichica che rese interessante per Hagbard il reclutamento di George); questa storia è raccontata in Storie del mito di Cthulhu, a cura di August Derleth, Arkham House, 1969. MARKOFF CHANEY. Sfuggì da Saul e Barney poco dopo il ritorno a Las Vegas, e nessuno dei nostri personaggi lo rivide mai più. Comunque, nel 1984, Hagbard Celine, sotto pseudonimo e occupato in affari nefandi, capitò presso l’Istituto Poligrafico del Governo degli Stati Uniti, in Capitol Street a Washington, e notò un mazzo di opuscoli marcati sia con timbri blu TOP SECRET: SOLO PERSONALE AUTORIZZATO, sia con timbri rossi PER IMMEDIATA PUBBLICAZIONE A TUTTI I MEZZI DI COMUNICAZIONE. Molti leali impiegati statali avrebbero sofferto di una clamorosa emicrania prima che si potesse chiarire chi era stato responsabile dei timbri, ammesso che fosse fattibile. Hagbard ricordò quanto gli aveva raccontato Saul sulle storiacce a Las Vegas e si diede un’occhiata pensosa attorno. In un angolo scorse una grossa brocca da caffè. Accese uno dei suoi lunghi sigari neri e s’incamminò per strada. Era primavera, il che potrebbe spiegare come mai Hagbard stesse fischiettando mentre s’avviava con passo rapido e determinato verso la sede del senato. La canzone era My Heart’s in the Highlands. PER ORDINI DIRETTI E INFORMAZIONI Contatti postali: ShaKe, viale Bligny, 42 - 20136 Milano - tel./fax 02/58317306 Contatti elettronici: http://www.decoder.it e www.shake.it e-mail: info@shake.it CATALOGO CYBERPUNKLINE NO COPYRIGHT Raf Valvola Scelsi. Per un nuovo diritto positivo dell’uomo. Un testo importante sulla questione della trasmissione del sapere nella società postfordista. Dal software al problema generale, pp. 304, Lit. 23.000 • CYBERPUNK Antologia di testi politici a cura di Raf Valvola Scelsi. 20a edizione. Il ritorno ruggente della stampa underground, un libro importante che ha disegnato i contorni degli anni novanta, analizzando negli aspetti politici il caso letterario del decennio scorso: il Cyberpunk, pp. 224, Lit. 20.000 • SNOWCRASH Quarta edizione Neal Stephenson. Primo romanzo edito dalla ShaKe, vero e proprio tecno-giallo dell’età dell’informazione. Premiato come miglior libro di fantascienza nel 1994 con l’Arthur C. Clarke Award, pp. 416, Lit. 28.000 • GIRO DI VITE CONTRO GLI HACKER Bruce Sterling. Testo fondamentale per chi desidera conoscere le dinamiche del cyberspazio, pp. 254, Lit.23.000 • MINDPLAYERS Pat Cadigan. È il primo romanzo psycocyber dell’unica scrittrice riconosciuta dal movimento letterario cyberpunk, pp. 240, Lit. 23.000 • HACKERS: eroi della rivoluzione del computer Steven Levy. È il libro definitivo della storia degli hacker dal 1958 al 1983, pp. 416, Lit. 33.000 • AA. VV. STRANI ATTRATTORI - Antologia di fantascienza radicale a cura di Rudy Rucker, P.L. Wilson (più conosciuto come Hakim Bey) e R. Anton Wilson, ed. it. a cura di M. Tavosanis e F. Gadducci. Una bomba letteraria a base di sesso biomeccanico, droghe in quantità, post-anarchismo militante e tecno-profezie per il nostro caotico futuro. Racconti di J.G. Ballard, W.S. Burroughs, P. Di Filippo, W. Gibson, R. Kadrey, J. Kohenline, T. Metzger, R. Rucker, L. Shiner, B. Sterling e altri, pp. 304, Lit. 30.000 • METROFAGA di Richard Kadrey. L’eccezionale primo romanzo di Richard Kadrey è duro, mai cinico, appassionatamente politico e solleva questioni importanti, pp. 224, Lit. 25.000 • L’ERA DEL DIAMANTE Neal Stephenson. Un romanzo maturo e avvincente, ricco di potenti e inedite immagini del futuro, ambientato nella Cina digitale mandarina, pp. 432, Lit. 35.000 • RIBELLIONE NELLA SILICON VALLEY: conflitto e rifiuto del lavoro nel postfordismo a cura di Raf Valvola Scelsi. Raccolta del meglio degli scritti e della grafica della straordinaria rivista californiana “Processed World” che si occupa da ormai 15 anni dei problemi dei lavoratori del “terziario avanzato”, pp. 192, Lit 23.000 • SINTETIZZATORI UMANI (Synners) Pat Cadigan. Secondo strepitoso romanzo della “regina del cyberpunk”, pp. 400, Lit. 28.000 • PERMUTATION CITY Greg Egan. In una città virtuale le lotte tra ricchi e poveri per la conquista dell’immortalità. Un capolavoro di un grande matematico, pp. 280, Lit. 28.000 • RETROFUTURO Antologia di racconti di Vittorio Curtoni. Questa antologia raccoglie il meglio della sua produzione di racconti brevi, incastonati nella cornice di una personalissima storia della fantascienza ricostruita sul filo della memoria, pp. 256, Lit. 25.000 • ZODIAC Un giallo ecoterrorista. Neal Stephenson. Un vero e proprio thriller con tonalità hardboiled, per un maestro della post fantascienza: un libro veramente divertente, pp. 256, Lit. 28.000 • NELL’ANNO DELLA SIGNORA di Carlo Formenti. In una Lombardia del futuro, il potere è conteso tra congreghe neoreligiose incentrate sul culto della Signora. Un romanzo ben scritto e avvincente, pp. 224, Lit. 25.000 • MILANO 2019: LINEA DI CONFINE di Roberto Perego. Un romanzo velocissimo dallo stile ficcante, uno sguardo su uno degli scenari prossimi futuri, pp. 288, Lit. 25.000 • FOLLI di Pat Cadigan. In un mondo di succhia-cervello e rapinatori di corpi, non puoi dare nulla per scontato. Neanche la tua identità. Per la seconda volta, dopo Mindplayers, Pat Cadigan vince il prestigioso A.C. Clarke Award come miglior romanzo di fantascienza, pp. 224, Lit. 25.000 • IL CUORE ESPLOSO di John Shirley. Brevi storie, surreali e brutali. Introduzione di Bruce Sterling, pp. 192, Lit. 23.000 UNDERGROUND PASTO NUDO a fumetti Professor Bad Trip. Il classico sulle droghe illustrato dal grande cerimoniere acido. Introduzione di Fernanda Pivano, pp. 80, Lit 20.000 • L’OCCHIO NELLA PIRAMIDE Primo volume della trilogia GLI ILLUMINATI R. Shea e R.A. Wilson. Questo romanzo si snoda tra magistrali fantasie paranoiche e un’intrigante analisi della realtà “occulta”, pp. 304, Lit. 23.000 • VERE ALLUCINAZIONI Terence McKenna. Il più grande studioso di psichedelia contemporaneo, in un romanzo verità, in un viaggio nella foresta amazzonica alla ricerca del più potente allucinogeno, pp. 248, Lit 23.000 • CENTRI SOCIALI: geografie del desiderio, a cura di Consorzio Aaster, Centro sociale Leoncavallo, Centro sociale Cox 18, Primo Moroni. Le statistiche, il passato, il presente e il futuro dei centri sociali milanesi, pp. 256 (con inserto di 64 pp. di foto), Lit. 25.000 • TRAVELLER E RAVER: racconti orali dei nomadi della nuova era R. Lowe e W. Shaw. Le vere storie di 30 “nomadi della nuova era”. Parlano i protagonisti di un movimento che solo in GB conta mezzo milione di aderenti, tra vecchi hippy e nuovi raver, gente che si sposta continuamente a bordo di furgoni, camion e auto scassate, pp. 224, con immagini a colori, Lit. 25.000 • ESTATE D’AMORE E DI RIVOLTA Con i Beatles nella Summer of Love di Derek Taylor. Un entusiasmante viaggio nella Summer of Love con i Beatles, Rolling Stones, Doors, Jefferson Airplane, Fugs, Ginsberg, Leary, pp. 304, Lit. 28.000 • COSTRETTI A SANGUINARE Romanzo sul punk 1977-84 Marco Philopat. Un libro sulla vita di una generazione che ancora oggi porta sulla propria pelle le ferite e le cicatrici di un drammatico passaggio d’epoca, pp. 224, Lit. 25.000 • LA MELA D’ORO Secondo volume della trilogia GLI ILLUMINATI R. Shea e R.A. Wilson. Nuove fantastiche avventure aspettano i lettori “intrippati” nella paranoica visione del mondo di quel folle di Robert Anton, pp. 224, Lit. 25.000 • HIP HOP A LOS ANGELES Rap e rivolta sociale Brian Cross. Il testo documenta con interviste, foto e saggi le radici storiche del rap e la varietà delle sue reti culturali, pp. 272, Lit. 28.000 • HELL’S ANGELS Hunter S. Thompson. Il mito degli Hell’s Angels, le violenze vere o presunte, lo scontro con il potere, le reazioni isteriche della stampa. Il tutto scritto da un temerario giornalista divenuto uno di loro, pp. 272, Lit. 28.000 • ATTI INSENSATI DI BELLEZZA. Hippy, punk, squatter, raver, eco-azione diretta: culture di resistenza in Inghilterra George McKay. Questo testo tratteggia un resoconto vivido e dall’interno della rete controculturale e dei movimenti che fino a oggi sono rimasti, per larga parte, non raccontati. Una nuova interpretazione delle zone temporaneamente autonome di Hakim Bey, pp. 248, Lit. 28.000. I PIRATINI T.A.Z. Hakim Bey. Dalle comunità dei pirati di Captain Mission alle comunità telematiche Cyberpunk. L’elogio del nomadismo psichico in un saggio che è già un classico delle controculture, pp. 176, 80 foto, Lit. 20.000 • VIA RADIO Hakim Bey. Dallo stesso autore di T.A.Z., una raccolta di brevi saggi sull’immediatismo, una strategia di accesso al piacere, “la Tv è per l’immaginazione quello che il virus è per il Dna: la fine”, pp. 64, Lit. 8000 • UTOPIE PIRATA: corsari mori e rinnegati europei, Peter Lamborn Wilson, esperto di zone temporaneamente autonome, mette a fuoco le caratteristiche dell’organizzazione pirata: corsari, sufi, pederasti, irresistibili donne, schiavi, avventurieri, ribelli irlandesi, ebrei eretici, spie britanniche ed eroi popolari radicali… la popolazione di queste ormai mitiche comunità insurrezionali, pp. 160, Lit. 18.000 • MILLENNIUM Dalle TAZ alla rivoluzione Hakim Bey. Dopo Taz la riflessione si sposta sull’attualità di una prospettiva rivoluzionaria. Il centro è adesso sulla possibilità dell’eliminazione della stato a seguito dell’alleanza tra società e tradizioni religiose ereticali, pp. 96, Lit. 18.000. BLACKPROMETHEUS CON OGNI MEZZO NECESSARIO Malcolm X - I discorsi e le interviste dell’ultimo anno di vita. Uno strumento indispensabile per la conoscenza delle lotte radicali nere, pp. 224, Lit. 25.000 • SENZA ILLUSIONI a cura di Bruno Cartosio. Antologia sui neri americani dalle Black Panther alla rivolta di Los Angeles. Contributi dei migliori saggisti afroamericani, pp. 272, Lit 28.000 • PANTERE NERE Paolo Bertella Farnetti. Il libro sull’organizzazione politica che più ha acceso l’immaginazione di varie generazioni di giovani rivoluzionari e ribelli: il Partito delle Pantere nere, pp. 288, 100 foto, Lit. 25.000 • IL POPOLO DEL BLUES Amiri Baraka (LeRoy Jones). In questo famoso testo Baraka ricostruisce la vicenda del popolo afro-americano, dalla fase della schiavitù alla “cittadinanza” politica, attraverso la chiave di lettura offerta dalla storia della musica blues e jazz., pp. 208, Lit. 25.000. CORPIRADICALI LA SADICA PERFETTA Terence Sellers. Il libro rappresenta la stimma filosofica della sua riflessione sul disciplinamento dei corpi e delle menti… sul bondage, il feticismo, il rituale, la morte. Completano il testo una decina di tavole di Genesis P-Orridge, fondatore degli Psychic TV e una riflessione di Helena Velena sulla funzione psicoterapeutica della sadica “professionale”, pp. 208, Lit. 28.000 • AD ALTO RISCHIO Antologia di scritti proibiti. Con scritti di Kathy Acker, William S. Burroughs, Pat Califia, Dennis Cooper, Terence Sellers, Gary Indiana e molti altri. Con questo volume si entra “ad alto rischio”, ci si immerge nelle zone proibite del sesso e dei comportamenti trasgressivi e politici, pp. 272, Lit. 28.000 • NEW NOIR John Shirley. Una serie di racconti noir al limite dello splatterpunk, comici e talvolta irresistibili. Un piccolo cult, pp. 128, Lit. 18.000 • AVANT POP A cura di Larry McCaffery. Con scritti di Samuel Delany, Kathy Acker, Mark Leyner, Euridice, William T. Wollmann e altri, pp. 224, Lit. 25.000 • SANGUE SESSUALE di Mark Amerika. Amerika, uno dei massimi scrittori dell’underground americano, è il portavoce dell’avantpop, la corrente letteraria che mescola generi e immaginari diversi: dalla cultura beatnik al cyberpunk, dal noir al sesso estremo, pp. 192, Lit 25.000 • IL FETICISMO DELLA SECONDA PELLE Antologia di “Skin Two”. Una raccolta dei testi migliori della rivista inglese, che non mancheranno di affascinare non solo i lettori che ne hanno abbastanza del “sesso noioso”, ma anche tutti coloro che hanno intenzione di esplorare territori proibiti e limiti spesso invalicabili, pp. 192, Lit. 25.000 • DON CHISCIOTTE di Kathy Acker. Questo romanzo, Acker, punta l’attenzione sull’identità della donna usando un modello fortemente maschile: Don Chisciotte. Com’è nel suo stile decostruisce il soggetto femminile e uno dei miti maggiormente presenti nella rappresentazione della donna: l’amore romantico con le sue convenzioni monogamiche ed eterosessuali, pp. 240, Lit. 28.000. RE/SEARCH RI/CERCA RE/SEARCH Edizione italiana W.S. BURROUGHS B. GYSIN. Nuova edizione aggiornata, dopo la morte dell’unico scrittore veramente geniale dei nostri tempi, pp. 272, Lit. 25.000. • RE/SEARCH Edizione italiana J.G. Ballard. Antologia del grande anticipatore del futuro prossimo venturo. Contiene 29 saggi originali inediti di non-fiction, edizione totalmente rifatta rispetto all’originale, pp. 272, Lit. 20.000 • RE/SEARCH Edizione italiana MEDUSE CYBORG Antologia di donne arrabbiate Terzo volume dell’edizione italiana di Re/Search, comprende una serie di lunghe interviste a “donne arrabbiate” che rappresentano diverse esperienze e una comune tensione verso un femminismo moderno e radicale, pp. 352, Lit. 32.000 • RE/SEARCH Edizione italiana MANUALE DI CULTURA INDUSTRIALE a cura di Paolo Bandera. Il testo è una guida alla filosofia e all’attività di un gruppo di artisti devianti che si è distinto per aver avuto in anticipo l’intuizione del crollo della civiltà industriale, pp. 288, Lit. 28.000 • DAVID CRONENBERG di Serge Grünberg. Cronenberg, proveniente dal movimento underground degli anni Settanta, è un cineasta ossessionato dal mostruoso e dalla letteratura, tanto da fare del problema della mutazione il filo rosso della propria ricerca estetica. Con un saggio inedito su eXistenZ, pp. 152, Lit. 20.000, illustrato • GLI OCCHI VERDI di Marguerite Duras. In questo volume, pubblicato in Francis per i “Cahiers du cinéma”, e fino ad oggi inedito in Italia, Marguerite Duras, esprime spietati e contraddittori giudizi sulla società utilizzando come metafora il cinema, pp. 104, Lit. 20.000. UNIVERSALE SHAKE L’AUTUNNO DEGLI STATI UNITI - Neoliberismo e declino sociale da Reagan a Clinton di Bruno Cartosio. La drammatica polarizzazione sociale e i 15 anni di downsizing: questi i temi principali del libro, che propone un cammino pluriennale di analisi critiche, ostinate e puntuali sulla scena economico politica e sociale degli Stati Uniti, pp. 240, Lit. 25.000 • YOU’LL NEVER WALK ALONE Il mito del tifo inglese di Rocco De Biasi. In un volume chiaro e gradevole, vengono analizzate la trasformazione del calcio inglese e delle sue tifoserie e la creazione del mostro sociale “hooligan”, pp. 224, Lit 25.000 • DA LIVERPOOL A SAN SIRO La leggenda continua Un CD con i cori inglesi e della curva sud del Milan, e i pezzi musicali originali di Sergio Messina, Royalize, Sigma Tibet e Adrian Sheerwood, CD audio di 47 minuti con opuscolo 16 pp. a colori, Lit 19.500 • LE PAROLE E LA LOTTA ARMATA - Storia vissuta e sinistra militante in Italia, Germania e Svizzera, a cura di Primo Moroni, IGRote Fabrik, Konzeptbüro. Nel 1997 a Zurigo si radunarono per alcuni giorni gli esponenti di alcune delle più importanti organizzazioni “armate” degli anni settantaottanta per discutere senza veli con altri militanti e storici della loro esperienza, pp. 224, Lit. 28.000. VIDEO VIDEOZINE CYBERPUNK vol. I. Videocassetta con libretto, antologia di futuri contemporanei, 80 minuti, Lit. 25.000 • VIDEOZINE CYBERPUNK vol. II. Vhs con libretto, 90 minuti, Lit. 25.000 • COMMISSIONER OF SEWERS William Burroughs. Un film di Klaus Maeck VHS 60 minuti di documenti su zio Bill, altamente professionali, Lit. 35.000 • DECODER IL FILM Klaus Maeck. Un film cult e profetico. Con F.M. Einheit, G.P-Orridge, Christiana F., W.S. Burroughs. Musica: Einstürzende Neubauten, Soft Cell, The The, 58 minuti, Lit. 35.000 • VHS VIRUS Documento storico, girato in 16 mm. nel 1982 all’interno della casa occupata dai punk di via Correggio 18 a Milano. Strettamente collegato al romanzo Costretti a Sanguinare, durata 30 minuti, Lit. 25.000 • Richard Stallman FILOSOFIA E PRATICA DEL PROGETTO GNU. Il programmatore Richard Stallman, in questa conferenza tenuta in Cox 18, ci spiega del Progetto Gnu, uno dei più interessanti esperimenti per la produzione di una vera, concreta alternativa al monopolio delle grandi aziende del software, durata 90 min., Lit. 25.000. RIVISTE DECODER 12 Speciale privacy, Primo Moroni, Controcultura informatica, Richard Stallman, emoney, Push technology, Pat Cadigan, Traveller, Letteratura Avant Pop, Mike Davis, Reclaim the Street, Ecstasy, abbiamo raggiunto p. 1000 di controculture radicali e libertarie, pp. 72, Lit 9.000 • DECODER 11 Speciale J.G. Ballard, Hakim Bey, Pierre Lévy, Neal Stephenson, Cyberfemminismo, Jungle, Helena Velena, pp. 96, Lit. 9.000 • DECODER RACCOLTA N. 5/6 Ristampa dei numeri della rivista internazionale underground usciti prima della fine degli anni Ottanta, pp. 192, Lit. 23.000, sono ancora disponibili le ultimissime copie dei nn. 8/9/10 • FIKA FUTURA Rivista di secrezioni acide cyberfemministe & queer n. 2 Helena Velena, Surgical Beauty, Speed Demon, Sbarbies Adventures, pp. 36, Lit. 6.000 • FIKA FUTURA Rivista di secrezioni acide cyberfemministe & queer n.1 VNS Matrix, Rete Femminile Singolare, Kathy Acker, Feti in faccia (Fumetto in 3d), Autodifesa femminile, Frutta interattiva, Linda Dement, pp. 32, Lit. 6.000 • PSYCHOattiva Rivista di vita e cultura psichedelica. n. 1, pp. 112, Lit. 12.000 • PSYCHOattiva Rivista di vita e cultura psichedelica. n. 2, pp. 96, Lit. 12.000. NOTE 1. Etnia della Guinea Equatoriale. ↵ 1. Altra etnia della Guinea Equatoriale. ↵ 1. Tipico boccale da birra, con tappo in peltro o argento. ↵ 1. La stazione delle corriere nel centro di Manhattan. ↵ 1. Gruppo terrorista separatosi dai Weathermen. ↵ 1. Letteralmente “vespa”, acronimo di “White Anglo-Saxon Protestant”, usato per indicare i bianchi discendenti dai primi colonizzatori europei, portatori di idee politiche conservatrici. ↵ 1. Nella versione originale, gli acronimi delle tre organizzazioni, con diretto riferimento alle maggiori emittenti radiotelevisive statunitensi, sono ABC, NBC, CBS. ↵ 1. Famoso magnate americano del petrolio. ↵ 1. In inglese “puttana”, è l’acronimo dell’associazione White Heroes Opposing Red Extremism. ↵ 1. Forma arcaica della seconda persona singolare nella lingua inglese. ↵ 1. Lo stato di benessere provocato dall’uso di una sostanza enteogenica, dall’arabo kaif e per traslato anche “kif”, il composto a base di canapa fumato in Marocco. ↵ 1. Aggiungendo il prefisso “un” al primo, secondo e quarto nome, otteniamo rispettivamente i termini “indisciplinato”, “disordinato”, “rozzo”; aggiungendo il prefisso “dis” al terzo, “scarmigliato”. ↵ 1. Rispettivamente “esausto”, “stantio”, “piatto, privo di carattere” e “remunerativo”. ↵ 1. Si riferisce al “Grand Old Party”, i Repubblicani americani, che dal 1874 hanno come simbolo appunto un elefante. ↵ 1. Gioco di assonanze tra “nix”, appunto “diniego”, “veto” e “Dark Nix on the Soul”, dov’è ovvio il riferimento al presidente Nixon. ↵ 1. “Negli anni Cinquanta fu scoperto presso i nativi delle zone più impervie della Nuova Guinea un nuovo fenomeno religioso: il Culto del Cargo. I Papua avevano visto volare gli aerei da trasporto merci (cargo, in inglese) degli alleati, e ne avevano visto uscire oggetti meravigliosi, tutti perfettamente uguali, in qualche modo ‘perfetti’. Essendo impossibile che i goffi bianchi producessero cose del genere, ed essendo altrettanto ovvio che costoro praticavano la magia, gli indigeni si misero a imitarli, drizzando antenne di bambù sulle loro capanne, parlando dentro radio di legno e costruendo enormi piste d’atterraggio, in attesa dell’arrivo del loro Cargo.” Tratto dal cd dei Buddha Stick Inaudito. ↵ 1. Logico e filosofo inglese (1872-1970), alla ricerca filosofica affiancò un intenso impegno politico; nel 1966 riuscì a istituire un tribunale internazionale contro i crimini di guerra che porta il suo nome. ↵ 1. Famosa marcia per la pace degli anni Sessanta che vide il debutto del simbolo in seguito usato dal Cnd, e poi da tutti i movimenti per la pace. ↵ 1. Una volta per tutte ricordiamo la “testa di morto”, celeberrimo distintivo delle unità SS del Terzo Reich, e, in precedenza, di molte altre unità militari d’élite. ↵ 1. Bibita solubile molto popolare negli Stati Uniti, il cui destino è inesplicabilmente legato a quello delle controculture. Da Ken Kesey fino a Jim Jones, l’hanno tutti usata per diluire nel migliore dei casi Lsd, nel peggiore cianuro. ↵ 1. Movimento olandese degli anni sessanta, derivante dai Provo. ↵ 1. La famosa interprete del classico Gola profonda, icona degli anni Settanta. ↵ 1. Maglione a collo alto = turtleneck = collo di tartaruga. ↵ 1. New York University, il cui campus comprende Washington Square, nel Greenwich Village. ↵ 1. Nell’immaginario americano bianco dello stereotipo razziale verso i neri. ↵ 1. Attore specializzato in ruoli mostruosi. ↵ 1. Gerd (1875-1953), nella Seconda guerra mondiale comandante del fronte occidentale durante lo sbarco in Normandia. ↵ 1. “Rock”, ovviamente… ↵ 1. Matematico e astrologo inglese, magus di Elisabetta I d’Inghilterra (1527-1608). In Naturale e soprannaturale, Inglis riporta che “curiosamente” il suo nome in codice era 007. ↵ 1. In realtà, sin dagli anni quaranta, sono esistite negli Stati Uniti strutture di tipo non solo carcerario ma prettamente concentrazionarie, come quella, ormai famosa, di Manzanar in California, dove vennero internati i nisei, i cittadini americani di discendenza nipponica. Fino ai primi anni novanta, si è periodicamente sentito riparlare dell’esistenza di strutture simili nel New Jersey e in altri stati, ricavate da vecchie basi militari in disuso o costruite ex novo, destinate a “ospitare” l’eccedenza di popolazione carceraria, gli indesiderabili, i senzatetto, i dissidenti ecc. nell’eventualità di “contingenze di varia natura”. Queste strutture sono ufficialmente amministrate dalla Fema (Federal Emergency Management Agency). Anche Ollie North ha avuto un ruolo di grande rilievo nella struttura organizzativa. ↵ 1. Burrhus Frederic (1904-1990), psicologo statunitense, tra i maggiori esponenti del comportamentismo. Sostenne il metodo sperimentale come unico criterio di scientificità, in polemica contro ogni “teorizzazione”. ↵ 1. Letteralmente “Pane e i pesci”. ↵ 1. Letteralmente “Spirito della canapa”. ↵ 1. Da qui in poi, il testo procede, in maniera sempre più ricorrente e densa, per assonanze e giochi di parole di difficile o impossibile traduzione. ↵ 1. Antico motto alchemico. ↵ 1. Roosevelt. ↵ 1. Ricordate “Quarto Potere”? ↵ 1. Ponte newyorchese. ↵ 1. Naturalmente il gioco di parole è tra “Ra” (il dio egiziano del sole) e “Rah!” (grido d’incitamento a una squadra sportiva, tipo “forza” o “alé”). ↵ 1. Organismo unicellulare a cavallo tra i batteri e i protozoi, quello detto “pallido” è l’agente eziologico della sifilide. ↵ 1. Un termine nero per identificare i bianchi. ↵ 1. “Inconscio” in tedesco. ↵ 1. Gioco d’assonanze con “eager beaver”, “persona molto operosa” ma anche “ficcanaso”. ↵ 1. Nell’originale “Let’s Sit Down”, Lsd. ↵ 1. “Nuts” nell’originale, che è sinonimo di palle, ma naturalmente significa in primo luogo “noci”. ↵ 1. Nell’originale “ageism”, intraducibile in italiano. ↵ 1. Il famoso paragnosta americano, figura paragonabile a quella di Nostradamus in Europa. ↵ 1. Pseudonimo di Samuel Langhorne Clemens (1835-1910), famoso scrittore e giornalista statunitense. Con personaggi come Huckleberry Finn, Tom Sawyer e altri creò un’epopea americana in romanzi dai tratti umoristici e picareschi. ↵ 1. Spregiativo propagandistico usato dagli americani per indicare i tedeschi durante la seconda guerra mondiale. ↵ 1. Il mitra omonimo. ↵ 1. Ovvio il riferimento alla canzone dei Beatles. ↵ 1. Dal latino, in segreto. ↵ 1. Dialetto londinese, in origine deriva da un termine che designava gli abitanti nati nel raggio delle campane della chiesa di St. Mary-Le Bow, nell’East End. ↵ 1. Termine teologico usato per indicare la dottrina della radicale superiorità della grazia e dell’evangelo sul nòmos, la “legge”. ↵ 1. Letteralmente “guazzabuglio”. ↵ 1. Scrittore e poeta inglese (1895-1985), ha ripreso nei suoi versi la tradizione mitografica greca in chiave psicoanalitica. ↵ 1. Fondatore della Nation of Islam. ↵ 1. Thomas (1588-1679), filosofo inglese. Il suo Leviatano fu pubblicato nel 1651. Lo Stato- Leviatano è un uomo artificiale, la più grande macchina, il più importante prodotto della tecnica e del pensiero meccanicistico. ↵ 1. Noto regista di kolossal hollywoodiani. ↵ 1. Sirio, viene chiamata la Stella cane, e “dog” è l’anagramma di “god”, “dio” appunto. ↵ 1. “Poop” nell’originale, “popò”, suona un po’ come “pope”, “papa”. ↵ 1. O “Keeper of the Sacred Chao”, “Guardiano del Sacro Chao”. ↵ 1. [Al lettore dovremmo rammentare che un vero codice non può mai essere decifrato, per quanto tutte le sue cifre possano sempre esserlo (avendo a disposizione tempo e personale sufficienti). Una cifra ha una corrispondenza seriale, uno-a-uno, con 1. le lettere alfabetiche del messaggio che viene trasmesso; un codice vero e proprio non ha una simile corrispondenza. Perciò qualsiasi computer può decifrare ma solo l’Illuminato può leggere il codice dietro la cifra e sapere che cosa (o chi) sia il Contadino Ascendente, N.d.A.] ↵ 1. 108 scritti speculativi dell’induismo, di cui 14 canonici, redatti dal IX al VI secolo avanti Cristo, costituiscono l’ultima parte dei Veda. ↵ 1. Filosofo e letterato napoletano (1668-1744). ↵ 1. Capostipite della famiglia di banchieri (1743-1812). ↵ 1. Filosofo tedesco (1770-1831). ↵ 1. Celebre indovino tebano, divenne cieco per aver visto la dea Atena nuda al bagno; ebbe poi, in compenso, il dono della profezia. ↵ 1. [Ci credete?, N.d.A.] ↵ 1. Disciplina che studia l’elaborazione e la trasmissione dell’informazione tra sistemi complessi (organismi viventi, macchine o strutture organizzative). ↵ 1. La divinità induista che rappresenta il mondo materiale, dell’illusione. ↵ 1. Anche conosciuta sotto gli pseudonimi di Mrs. Glover o Mrs. Patterson (1821-1910), fondò intorno al 1866 la Christian Science Church, sistema d’insegnamenti religiosi basati sulle Scritture, la cui applicazione più degna di nota è la cura delle patologie attraverso strumenti spirituali; per un certo periodo ne è stata seguace anche Marilyn Monroe. ↵ 1. [Questa frase potrebbe manifestare una scivolata nella barzelletta o la mistificazione da parte di autori altrimenti seri; N.d.A.] ↵ 1. [Noto quale anno 52 per i musulmani, 4392 per gli ebrei e i massoni di rito scozzese, 4320 per i confuciani e 632 per i cristiani; N.d.A.] ↵ 1. [I maghi del Medioevo sapevano come ottenere la bufotonina, estraendola, come registrato da Shakespeare, dalla “pelle di rospo”; N.d.A.] ↵ 1. [Un resoconto interessante di un sistema tradizionale usato da indiani del Messico piuttosto primitivi, eppure simile, nelle sue basi, a tutti quelli summenzionati, è stato fornito dall’antropologo Carlos Castaneda, che si sottopose all’addestramento presso uno sciamano Yaqui, raccontando vividamente alcuni terrori in A scuola dallo stregone, Una realtà separata, Viaggio a Ixtlan e Racconti di potere. Don Juan usava il peyote, lo stramonio e un fungo magico, (probabilmente la psilocybe Mexicana, la sostanza che Timothy Leary usò per il suo primo trip); N.d.A.] ↵ 1. Di questo si potrebbe discutere, ma è vero anche che si potrebbe discutere di tutto il maledetto libro… ↵ 1. L’equivalente nero di nigger presso i bianchi. ↵ 1. [Riferimento letterario che Simon Moon, con la sua piega modernista, aveva trascurato; N.d.A.] ↵ 1. Naturalmente nell’originale si parla delle lettere “t” e “ut”; per rendere il senso della formula perdiamo necessariamente il riferimento successivo alle Upanishad. ↵ 1. Un gruppo di scritti speculativi dell’induismo, costituenti la parte finale del Veda, composti tra il IX e il VI secolo a.C. Il termine sanscrito upanisad indica l’atto di sedersi ai piedi di un maestro e attesta il carattere esoterico degli insegnamenti impartiti a discepoli idonei a riceverli. ↵ 1. [Fission Chips, come tutti gli altri nostri protagonisti, ha avuto la possibilità di esaminare questo manoscritto prima della pubblicazione al fine di correggere gli errori che ci fossero inavvertitamente finiti dentro. Di questa appendice ha detto: “Temo che mi si prenda ancora in giro, ragazzi. Sospetto che Crowley abbia scritto quella roba nel 1915 per fare uno scherzo ai lettori, e voialtri l’avete trovato inserendolo come riferimento a una formula magica usata da Dillinger nella vostra storia solo per poter poi comporre questa appendice e ‘spiegarla’. Tale scetticismo, mirante a schiacciare moscerini e a ingollare cammelli, potrebbe essere paragonato alla posizione di quei fondamentalisti biblici che dichiarano che JHVH creò l’universo in sei giorni nel 4004 a.C, ma incluse fossili e altre piste false per farlo apparire molto più vecchio. Potremmo ugualmente asserire che il cosmo è apparso dal Vuoto un secondo fa, compresi noi e i nostri falsi ricordi di una più lunga durata e permanenza quaggiù”; N.d.A.] ↵ 1. “La moneta cattiva scaccia quella buona”. Thomas (1519?-1579), finanziere inglese e consigliere della regina Elisabetta I; la legge si riferisce al caso in cui circolino due monete con uguale valore nominale ma diverso contenuto di metallo prezioso. La moneta con maggiore valore intrinseco verrà sottratta dalla circolazione per essere fusa o tesaurizzata. ↵ 1. [Gli economisti possono “provare” quello che gli pare partendo da assiomi, e poche di queste prove risultano in seguito vere. Sì. Abbiamo riservato a una nota a piè di pagina l’informazione che esistono documenti su almeno quattro dimostrazioni empiriche del contrario della legge di Gresham. Le prime tre, che impiegavano piccole comunità volontarie sulla Frontiera degli Stati Uniti, all’incirca verso il 1830-1860, sono riportate in True Civilization di Josiah Warren. La quarta, odierna, che utilizza studenti universitari in un laboratorio di psicologia, costituisce l’argomento di una recente tesi di dottorato da parte del professore associato Dan Werkheiser del Central State College di Wilberforce, Ohio; N.d.A.] ↵ 1. [Il mantra fondamentale della Scienza Cristiana, noto nientemeno che come “Dichiarazione scientifica dell’Essere” è il seguente: “Non esiste vita, verità, intelligenza né sostanza nella materia. Tutto è mente infinita e la sua infinita manifestazione, poiché Dio è tutto nel tutto, lo Spirito è verità immortale: la materia è un errore mortale. Lo spirito è il reale e l’eterno; la materia è irreale e temporale. Lo spirito è Dio e l’uomo la sua immagine e somiglianza. Perciò l’uomo non è materiale, è spirituale”. Il fatto che tali dichiarazioni siano, in termini scientifici, “insignificanti”, “non operative” e “prive di fondamento” è totalmente irrilevante. Funzionano. Provare per credere. Come scrisse Aleister Crowley, di certo poco amico della signora Eddy: “Basta con il Perché! Che sia dannato!” N.d.A.] ↵ 1. Non sei il bersaglio. ↵ 1. [Cercate l’etimologia di quella parola, e vedete un po’ se significa qualcosa; N.d.A.] ↵ 1. [Un’occhiata alla fine dell’Appendice Beth salverà il lettore dal fraintendere il vero tenore di queste osservazioni; N.d.A.] ↵ 1. [Ancora Aleister Crowley, con un altro pseudonimo; N.d.A.] ↵ 1. [Vedi l’antologia Perception, curata dal professor Robert Blake, e in special modo il capitolo dello psicologo Carl Rogers, che dimostra come le percezioni della gente cambino mentre si trovano in psicoterapia. Come aveva notato William Blake: “Il folle non vede lo stesso albero del sano”; N.d.A.] ↵ 1. [Naturalmente, lo facciamo tutti, inconsciamente; vedi il paragrafo sul formaggio. Il mago, facendolo consciamente, lo controlla; N.d.A.] ↵ 1. [Questi due segnali di crescita appaiono spesso nello stesso momento, essendo entrambi aperture del quarto circuito neurale innescate dal DNA; N.d.A.] ↵ 1. [Erano ottimi amici, però, e di tanto in tanto lui se la scopava; N.d.A.] ↵ 1. [Questo libro l’ha dichiarato nel modo più esplicito possibile, in diversi luoghi, ma alcuni lettori si stanno ancora chiedendo cos’è che nascondiamo; N.d.A.] ↵ 1. [Questa creatura ha più cose in comune con il normale visitatore notturno, a volte detto “fantasma”, di quanto non sia immediatamente evidente al non iniziato. A questo proposito, cfr. la ben documentata associazione di fenomeni poltergeist con gli adolescenti; N.d.A.] ↵ 1. [Questa associazione, che attribuisce il satanismo al sentiero della mano sinistra, è troppo semplicistica, superstiziosa e piena di pregiudizi. In generale, possiamo affermare che il pentacolo della mano sinistra è adatto sia per le invocazioni che per le evocazioni, mentre quello della mano destra è adatto alle sole evocazioni, ed è l’unica differenza importante. (Si suppone che il lettore comprenda il pentacolo quale simbolo esclusivamente maschile.) N.d.A.] ↵ 1. [Vedi gli Arcani dei Tarocchi II e III: il Mago, che tiene un braccio verso l’alto e uno verso il basso, e la Papessa, seduta tra i pilastri del Giorno e della Notte. (La Papessa viene anche associata alla lettera ebrea gimmel, il cammello, e parte del significato di questo simbolismo è contenuta nella forma del dorso del cammello e della lettera ebraica.) N.d.A.] ↵ 1. [Ciò lo rende praticamente inservibile per evocare lupi mannari. Il Sacro Chao, comunque, è inteso come insegnamento filosofico e non per attrarre gli individui con dubbi passatempi; N.d.A.] ↵ 1. [Meno di settanta, secondo una numerazione classica; N.d.A.] ↵ 1. [Il mago deve sempre identificarsi appieno con la vittima, e condividerne sino all’estremo ogni spasimo d’agonia. Mettersi da parte a osservare, come in uno spettacolo teatrale, o qualsiasi intellettualizzazione nei momenti in cui la spada compie la sua opera brutale ma necessaria, qualsiasi senso di colpa o ripulsa crea quella doppia intenzionalità contro la quale Hagbard ci ammonisce con tanta veemenza nel suo Mai fischiare quando pisci. In un certo senso, solo la mente muore; N.d.A.] ↵ 1. [Vedi Israel Regardie, The Tree of Life; N.d.A.] ↵ 1. [ YOD, il padre focoso, è il leone (segno di fuoco); HE, la madre d’acqua, è l’uomo come umanità; VAU, lo spirito dell’aria, è l’aquila; l’ HE finale, la terra, è il toro. Marcus Lyons (il leone) è il fiero padre; Matt Gregory (l’io) è la madre d’acqua; John McDougall (L’aquila) è il figlio d’aria; Luke Tarpey (il toro) è la figlia terrena; N.d.A.] ↵ 1. [A questo riguardo, e anche, en passant, come indicazione che il rapporto di Adolf Hitler con gli Illuminati non è stato inventato da questa opera di “fantasia”, suggeriamo ai lettori di consultare Il mattino dei maghi di Pauwels-Bergier; N.d.A.] ↵ 1. [Il doppio vincolo, definito per primo dall’antropologo Gregory Bateson, è una situazione in cui è necessario scegliere tra due alternative ugualmente spiacevoli. Un meraviglioso esempio, suggeritoci dal signor William S. Burroughs: condizionare una recluta in modo tale che obbedisca immediatamente all’ordine “alzati” oppure all’ordine “siediti”, se dato da un ufficiale superiore, poi prendere due ufficiali superiori che le ordinino simultaneamente di alzarsi e sedersi. Obbedire al primo comando significa disobbedire al secondo, e viceversa. Presumibilmente il soggetto dell’esperimento andrebbe giù di testa; N.d.A.] ↵ 1. [Sono tutti gruppi realmente esistenti, attualmente attivi negli Stati Uniti. (Ci credete?) N.d.A.] ↵ 1. [Le riunioni annuali della Società si tengono durante la Festa di Santa Carestia, nella Casa de Inquisitador a San Miguel de Allende, Messico; N.d.A.] ↵ 1. Dallo slogan radicale “Se non fai parte della soluzione, sei parte del problema”. ↵ 1. Ricordate il film Capricorn One? ↵ 1. “Double cross” nell’originale; il gioco di parole si riferisce alla “croce” dei Rosacroce. ↵ 1. [Il titolo, così ci dice, è preso da Zen nella letteratura inglese e nei classici orientali. La storia è istruttiva: Blythe, studiando lo za-zen (lo zen seduto, o meditazione dhyana) in un monastero di Kyoto, chiese al roshi (maestro Zen) se ci fosse qualche altra disciplina che doveva adottare per accelerare i suoi progressi. Il roshi replicò, laconico: “Non fischiare mai quando pisci”. Vedi le infinite diatribe di Gurdjieff sulla “concentrazione”, il rajah in L’isola di Huxley che aveva liberato dei merli parlanti per rammentare costantemente ai suoi sudditi “Qui e ora, ragazzi, qui e ora!” e la frase di Gesù “Quel che la tua mano trova da fare, fallo con tutto il cuore”; N.d.A.] ↵ 1. Il famoso Stultorum feriae romano che si teneva il 17 febbraio, trasportato nei primi giorni dell’anno durante il Medioevo. ↵ 1. Vaslav (1890-1950), ballerino russo, divinità, assieme al direttore artistico Diaghilev, della danza moderna. ↵ 1. Nella tradizione italiana, questo segnale viene dato portando la gamba sinistra indietro, sollevando le braccia sulla testa e gridando “A me, figli della Vedova”. ↵ 1. I piccioni viaggiatori. ↵ 1. Poeta, scrittore e medico americano (1883-1963), amico e ispiratore di Alien Ginsberg, trascorse con lui un periodo in un istituto di “cura” per le malattie mentali. Sua la prefazione all’edizione originale di Howl. ↵ 1. Scadente catena di alberghi e fast food Usa. ↵