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Antichi pugliesi a Torre Guaceto

2010, Archeologia Viva

Anno XXX - N. 145 nuova serie - Gennaio/Febbraio 2010 www.archeo/ogiaviva.it www.archeologiaviva.tv trent' anni di AV SPAZIO APERTO NOTIZIE DALLE RIVISTE FIRENZE EL'ANTICO di Fabrizio Paolucci CAPOLAVORI IN TOSCANA 2 BAIA SOMMERSA di Nicolai Lombardo MONDO ROMANO VINUM NOSTRUM a cura di Guido Baligioni MOSTRA A FIRENZE PHARAONS RALLY di Sabina Malgora e Imerio Palumbo L'EGIDO DEI DESERTI ANTICHI SARDI PURIFICATI di Maria Ausilia Fadda DENTRO LO SCAVO PUGLIESI ANTICHI A TORRE GUACETO di Teodoro Scarano OBIETIIVO SU ... 7 7 INCONTRO CON FRANCESCO D'ANDRIA intervista di Giulia e Piero Pruneti LA VOCE DELLA STORIA IN LIBRERIA l COmitlHO scientifico: Emmanuel Anali Celltro Cmmmo fluii Preistorici, Giuseppe Andreassi SoprilJtellt/ellZil Archeologica delle PugHe, Alessandra Aspes Museo c. al. di Verona, Enrico AlZeni Unil1ersità di Cagliari, Piero Banoloni UllillersiltÌ di Smsari, Stefano Benini Corle di Cl/ssl/zione, I\laurizio Biordi Museo degli gl/I/rdi· Rimini, Ilugo Blake Unil'ersilLÌ di Londra, Anthony Bonanno UnillersirÌl di Ma/W, E. Borzatti v. L6wenstern UlIil'ers;tti di Firen:e, Edda Bresciani Ullil'ersilir di Pisil, Gian Pietro Brogiolo Unil'ersirLÌ d. Pl/do"I/, Franco Cardini Unil'<'rsilti di Firenze, Baldassarre Conticello Minisrero Beni Cl/l/lIrtlli, Alessandro de Maigret 151. Unii'. Oriellwle di "poli, Raffaele de Marinis Unillersiuì di Milano. Guido Devoto Unil/ersilà di Romll, Marco Dezzi Bardeschi Poll/ecnico di "li/llno, Carmela A. Di Stefano opr. BB.CC. di PII/ermo, Maria Ausilia Fadda Sopr. Are/l. di Sa5sari e uoro, Gino Fornaciari UtliI'ersilà di PiSll, Luigi Fozzati Sopr. Arell. de/ Veneto, Louis Godart Ullil,'ersilà di llpoli, Giovanni Gorini lIni"ersire; di Padol/II, Antonio Guerreschi Unil/ersilà di Ferrara, hristian Leblanc C. .R.S.· Parigi, Lech Leciejewicz fSl. SI. CIIII. MI//. di V'lrSl/I';lI, Valerio Massimo Manfredi IIrcheologo e scril/ore, Claudio Mocchegiani Carpano SiriS' Millistero Beni 1I/llImli, iuseppe Orefici Celllro Ric. Precolombil/I/e, Umbeno Pappalardo llnil'ersilti di I/poli, Carlo Peretto lInillersillì di Ferram, Gianfranco Purpura U"il'ersitlì di Plllerl1lo, Lorenzo Quilici 1Il1il'ersile; di BO/OS"lI, Giuliano Romano Unil'ersitlì di Plldol'lI, Ma Shichang Unil/ersile; di Pechino. Edoardo Tortorici Unil'ersileì di Cllwuill, Guido Vannini l/nil'ersitlì di FirenU', Ciuliano Volpe Ullil'ersit,; di Foggill, Roger Wilson Brilish Colllmbill Unil'ersil)'. vセori A ono passati trent'anni! Me ne ac- S corgo dal fatto che tanti giovani lettori di allora sono oggi archeologi anche loro ormai attempati. Chi l'avrebbe mai detto nel 1982, quando Archeologia Viva, da sola, aprì la strada della divulgazione archeologica ... La rivista è "figlia" dei Bronzi di Riace. Furono quelle file sterminate di visitatori che, prima a Firenze e poi a Roma, aspettavano per ammirare da vicino due capolavori di arte classica. Quando mai era successo? Esisteva dunque in Italia un "popolo dell'al'cheologia", per il quale Archeologia Viva poco dopo nacque e tuttora vive. È stato un percorso entusiasmante, durante il quale abbiamo visto il mondo della ricerca archeologica conveltirsi alle necessità della comunicazione, ovvero al riconoscimento di uno stretto legame simbiotico fra l'archeologo ela società per cui quello lavora, fino ad arrivare al concetto di una disciplina in prima linea, oltre che nella ricostruzione storica com'è ovvio, nella difesa ambientale e paesaggistica di un territorio come quello italiano sempre più stretto nella morsa della speculazione. Comunicare l'archeologia - come noi sempre abbiamo fatto - risponde quindi non più solo all'esigenza di un arricchimento culturale dei singoli, ma soprattutto alla formazione della coscienza civile, nutrita ora da una solida informazione. Per questi motivi non siamo mai stati attratti dalla sirena delle mille contttrbanti ipotesi con cui le fantasie degli uomini affrontano spesso i buchi neri della Storia, insofferenti alla fatica della ricerca scientifica. In libreria ein tv non mancano esempi di devastante sensazionalismo. Storie assurde vendute al condizionale per la nebbia delle menti. Siamo fieri di aVei' sempre combattttto questa marea di sciocchezze. Sono stati trent'anni di cui tutti - noi e voi, fedeli lettori - possiamo andare a testa alta. Piero Pruneti 3 Ricostruzione paleogeografica del tratto di costa tra il promontorio di Torre Guaceto e gli Scogli di Apani nel Il mmennio a.C. con la localizzazione dei due insediamenti protostorid fortificati. セ MR N。 Zセ ra gli ulivi secolari arrampicati sulle prime balze delle Murge brindisine e i fitti cespugli della macchia mediterranea adagiati ai piedi dei grandi lecci dietro imponenti dune costiere, tra verdeggianti distese palustri alimentate da risorgive carsiche, a ridosso delle lunghe spiagge, e praterie di posidonia nel mare color turchese, si sviluppa oggi il territorio della bellissima Riserva naturale del- ......... lo Stato e Area marina protetta di Torre Guaceto, nel comune di Carovigno (Br). Un progetto interdisciplinare diretto dal prof. Riccardo Guglielmino del Dipartimento di Beni culturali dell'Università del Salento (in collaborazione con il Dipartimento di Geologia ・Nーセ[ZML⦅BGᆳ Geofisica dell'Università di Bari e il Consorzio di Gestione di Torre Guaceto, e su concessione del Ministero per i Beni e le Attività culturali) vede un'équipe di archeologi "terrestri" e "subacquei", di bioarcheologi e geomorfologi impegnata nella mappatura dei markers· di variazione della geografia e del paesaggio costiero e nella lettura delle testimonian, ze archeologiche di età protostorica, messapi.ca·, romana, tardoantica e medievale. Testi di Teodoro Scarano Disegni ricostruttivi: Dario De Giosa Giuseppe Mastronuzzi Giovanni Nicoli Foto: Cristiano Alfonso Corrado Pino Luigi Santoro Teodoro Scarano p. afronce CO l'LI li LSI Veduta aerea del promontorio di Torre Guaceto con i tre isolotti antistanti. L'insenatura ha offerto un valido riparo naturale e un punto di approdo per la navigazione costiera fino aIl'età medievale. Gli Scogli di Apani, distanti quasi due chilometri, non si vedono. (,lpJnn ,lhh, ndon h: pu lUI Jl1 nd li Le due campagne di scavo condotte finora si sono svolte sugli Scogli di Apani: due piccole isole poste a cinquecento metri dalla riva, due chilometri e mezzo a sud del promontorio di Torre Guaceto in una delle aree a protezione integrale· della riserva. Le indagini hanno permesso di accertare la presenza di strutture e materiali riferibili ai resti di un villaggio fortificato databile alla media età del Bronzo (XVIXV sec. a.c.), di cui sono state parzialmente indagate due capanne. Queste erano co tituite da una struttura portante in legno (pali verticali infissi nel terreno e travi orizzontali), e da elementi vegetali intrecciati e tenuti da cordami che delimitavano lo spazio interno e sorreggevano la copertura di materiale stramineo·. Entrambe le abitazioni furono distrutte da un violento incendio i cui effetti sono evidenziati dalla cottura dell'intonaco di argilla che copriva le pareti, da resti vegetali carbonizzati e dalla ricottura e deformazione del vasellame. Sui livelli pavimentali in terra battuta erano numerosi conte- nitori ceramici a impasto· utilizzati, a seconda delle forme e delle dimensioni, per versare, bere e mangiare o per preparare e conservare cibi e bevande. Tra gli altri manufatti rinvenuti c'erano spatole, punteruoli, aghi e rondelle in materia dura animale (osso, corno... ) e ornamenti in conchiglie; raschiatoi, lame, accetti ne, percussori, macine e brunitoi in selce o pietre dure; piccoli ornamenti in corniola e pietre verdi. All'interno delle capanne sono stati inoltre riconosciuti specifici contesti funzionali connessi a "piastre da focolare"· in argilla, attorno alle quali erano resti di pasto (per lo più fauna selvatica e molluschi marini) o spazi destinati alla preparazione di alimenti quali i legumi (fave) e, soprattutto, ghiande di quercia per la produzione di focacce e farinacei. a p. 72 a lato e SOLCO セHIPXQ 009 Sugli Scogli di Apani i resti deIla capanna 1 (a destra neIla trincea) confinano con uno spazio aperto acàottolato, oltre il quale si ergeva il muraglione di difesa del viIlaggio (a sinistra). Sempre sugli Scogli di Apani una panoramica (qui solto) deIle ricerche neIl'area deIla capanna 2. se VI 69 VER o BRINDISI Prospezioni subacquee nella rada di Torre Guaceto nell'area del carico di zavorra di un relitto tardoantico. Questo tratto di costa fu interessata dai commerà via mare legati alla ricca colonia romana di Brindisi. RILlFVO DIGITALE Sul promontorio di Torre Guaceto operazioni di rilevo speditivo con DGPS' degli allineamenti di buche di palo visibili sul banco di rocàa calcarea denudato dall'azione del mare e riferibili al villaggio protostorico. nei due disegni VII QUOTlDl A Attività di sussistenza degli abitanti protostorià del territorio di Torre Guaceto esemplificate in due scene ricostruttive: raccolta di canne e giunchi nell'antico ambiente palustre e raccolta di ghiande di quercia e legname. 70 TREMILA ANNI A TORRE GUACETO Età del Bronzo in Puglia. Le prime testimonianze di una presenza stabile dell'uomo nel tratto di costa interessato dalla Riserva naturale di Torre Guaceto sono riferibili all'inizio del Il millennio a.c., con i più antichi materiali ceramici rinvenuti sugli Scogli di Apani che s'inquadrano all'inizio della media età del Bronzo, nella focies* cosiddetta Protoappenninica. Due villaggi protostorici fortificati. L'insediamento sugli Scogli di Ap.ani sarebbe poi stato abbandonato a seguito di un incendio, forse causato da un evento bellico, nel corso del XV sec. a.c.; allo stesso periodo si daterebbero i più antichi livelli archeologici dell'altro villaggio fortificato, quello sul promontorio di Torre Guaceto, lo cui occupazione continuerà per tutta l'età del Bronzo sino alla prima età del Ferro (X-IX sec. a.c.). Il rinvenimento di alcuni frammenti di ceramica di tipologia egea, riferibili alla media e alla tarda età del Bronzo, conferiscono all'insediamento di Torre Guaceto un ruolo di primo piano nel quadro dei traffici commerciali con i navigatori micenei *. Rinascita in età romana. In seguito il territorio sembra essere rimasto abbandonato sino almeno 01111-11 sec. a.c., periodo al quale sono riferibili le fornaci per lo produzione di anfore vinarie e olearie alla foce del canale Apani e alcuni insediamenti rustici dell'immedia· to entroterra. Dalla tarda età romana repubblicana in poi, e sino almeno al V-VI sec. d.C., lo rada di Torre Guaceto tornerà a essere un approdo fiorente nel quadro degli itinerari commerciali connessi con lo colonia romana di Brundisium (Brindisi, circa quindici chilometri più a nord): testimonianza eloquente sono i rinvenimenti sugli isolotti di Torre Guaceto di abbondanti materiali ceramici e di una possibile torre·faro in grandi blocchi squadrati, cui si aggiungono, nei fondali antistanti, i resti del carico di relitti del· lo stessa epoca. Scalo frequentato per secoli. L'importanza della rada di Guaceto per le rotte di piccolo cabotaggio lungo questo versante del basso Adriatico è testimoniata più tardi dal geografo arabo Edrisi che nel XII secolo indica il luogo con il toponimo Gow sii, cioè il 'luogo dell'acqua dolce' (per le numerose risorgive carsiche), defi· nendolo un approdo sicuro per piccole imbarcazioni; numerosi saranno i documenti che da questo momento in poi, soprattutto in epoca angioina e aragonese e sino al tardo Settecento, faranno riferimento a questo scalo per ragioni commerciali e militari. VISTA DAGU SCOGLI Promontorio e rada di Torre Guaceto visti dagli Scogli di Apani. Nell'età del Bronzo questo braccio di mare era in realtà una pianura costiera con acque palustri. DAGLI SCAVI Materiali provenienti dai livelli delle capanne 1 e 2 del villaggio della media età del Bronzo degli Scogli di Apani (metà Il millennio a.C.): vasellame ceramico a impasto di produzione indigena, fuseruole, manufatti e nucleo in seIce; manufatti in osso e corno di cervo (spatole, punteruoli, aghi, immanicature e rondellejfuseruole). 71 lnfo: teodoro.scarano@lIl1i salento. it opernsociewcooperaliva@ yahoo.it TERRITORIO PROTETTO Aironi in volo sugli stagni e i canneti della Riserva naturale di Torre Guaceto. Un fertile ambient costtero I dati relativi all'insediamento protostorico degli cogli di Apani e quelli del già noto abitato del promontorio di Torre Guaceto consentono una preliminare ricostruzione paleogeografica di questo tratto di costa nel Il millennio a.c. L'analisi dei marhers geo-archeologici in- dica per questo periodo un livello del mare di tre o quattro metri inferiore all'attuale e, quindi, una costa avanzata anche di qualche centinaio di metri con una maggiore disponibilità di terra emersa. Tali condizioni suggeriscono che l'odierna ampia rada di Torre Guaceto si sarebbe presentata, proba- Mセ bilmente, come un'estesa e florida pianura costiera, ricca di acquitrini e piccoli bacini paralitorali alimentati dai canali RealeeApani econ gli isolotti (i tre di Torre Guaceto e i due Scogli di Apani) uniti alla terraferma. Una profonda lama' (oggi sommersa) fungeva forse da portocanale fornendo alle imbarcazioni un sicuro riparo dai venti settentrionali (tramontana e grecale) dominanti nell'area. Le ampie zone palustri costiere erano caratterizzate dalla flora tipica di questo habitat (canne, giunchi, cannucce e cariceti) ed erano popolate da mammiferi di piccola taglia, uccelli, rettili, anfibi, pesci e molluschi. ell'immediato entroterra, le radure e poi i primi rilievi erano coperti dagli arbusti della macchia mediterranea e da fitti boschi di olivi selvatici e querce che ospitavano specie quali cervi, cinghiali e caprioli oltre a lupi, gatti selvatici e lepri. Teodoro Scarano coardinamento e direzione lemicoscientifica del progetto di ricerca -NON TUTTI SANNO CHE ••• Areo a protezione integrale. Vi è vietata qualsiasi attività umana a eccezione della ricerca scientifica e della fruizione controllata. le grotte, le stesse pareti di queste incisioni fossero scelti come luoghi ideali per abitare, cacciare o seppellire i defunti. Ceramica "a impasto". È lo produzione ceramica più comune nell'età del Bronzo, così definita perché l'argilla destinata alla realizzazione del vasellame veniva addizionata artificialmente con altri materiali (definiti correttivi o degrassanti) sia di natura vegetale (paglia, foglie, semi) che minerale (sabbia, tritume di conchiglie o di rocce o di frammenti ceramici). Marker(s). Elemento del paesaggio fisico modellato in ambiente costiero dall'uomo o dalIa dinamica costiera che per il suo permanere nel tempo indica una posizione seppur approssimata del livello del mare antico. Facies (archeologica). Nel ricerca preistorica e protostorica (paletnologia) l'individuazione in uno specifico territorio e in un periodo determinato di un insieme omogeneo di dati archeologici, socio-economici e ideologici, lo cui associazione è costante, consente di definire le cosiddette "culture archeologiche" (facies). Lama. Termine locale pugliese per indicare una incisione, anche approfondita, nella roccia, dovuta allo scorrimento delle acque; lo disponibilità d'acqua dolce e spesso anche di un florido habitat ha fatto sì che i terrazzi posti sulle sponde delle lame e, nel caso del- 72 Materiale stramineo. Materiale di natura vegetale (paglia, fieno, erbe secche ... ), utilizzato nella costruzione di strutture per lo più a carattere abitativo e convenzionalmente definite capanne. Messapi. Popolazione che occupava il territorio coincidente grossomodo con le attuali province di Lecce, Brindisi e, in parte, Taranto; lo denominazione originaria di questo territorio e della sua popolazione è incerta, in quanto si incontra solo in autori greci. Le prime attestazioni della civiltà messapica risalgono all'VIII sec. a.c. e lo lingua, testimoniata da iscrizioni scritte in alfabeto greco, è ancora ignota. Micenei. A seguito della scoperta nel 1877 a opera di Heinrich Schliemann della cittadella di Micene e dei celebri circoli delle tom- be a fossa, si indicano convenzionalmente con l'appellativo di Micenei tutti quei popoli che abitarono lo Grecia nel corso della tarda età del Bronzo (XVII-XI sec. a.c.). Piastre da focolare. Nei contesti protostorici a carattere abitativo (ma non solo) indicano una postazione funzionale allo svolgimento di attività connesse con l'utilizzo del fuoco (es. 'cottura di cibi). Tali strutture costituivano dei veri e propri focolari a terra provvisti di un "piano di cottura" e spesso anche di una fossa di scarico adiacente per lo raccolta di braci, ceneri e resti combusti. Rilevo speditivo con DGPS. Rilievo preliminare della topografia di un sito d'interesse scientifico con strumentazione che si avvale dell'uso di satelliti. Torre Guaceto. Monumento simbolo della Riserva. Le prime notizie risalgono al 1531, quando gli Aragonesi lo pongono a difesa del piccolo approdo di Guaceto già utilizzato dai veneziani nel 1484 e nel 1528 per sbarcare e attaccare da terra lo città di Brindisi evitando le possenti difese del suo porto. Nel 1569 viene dotata di due pezzi d'artiglieria (due falconetti di bronzo) inviati via mare da Napoli.