Location via proxy:   [ UP ]  
[Report a bug]   [Manage cookies]                
LORENZO LIPPI Civica Scuola di Liuteria del Comune di Milano La costruzione del Liuto secondo le indicazioni di Marin Mersenne nell’ «Harmonie Universelle» (1636-37) L’autore e l’opera Proseguendo nello studio delle principali fonti storiche che d o c u m entano la c o stru z io ne 1 del liuto , p resentiamo quella che e certamente la più importante d el XVII seco lo : l’« Harmonie Universelle » pubblicata da Marin Mersenne nel 1636-37. Marin Mersenne, nato a Oize l’ 8 settembre 1588 e mo rto a 0 Parigi il 1 settembre 1648, fu uno d ei p rincip ali p ensato ri della prima metà del ‘600, quasi coetaneo ed ottimo amico di René Descartes, no nché co rrisp o nd ente d i tutti gli uo mini colti del suo tempo, contribuendo non poco allo sviluppo del pensiero filosofico e scientifico 2 dell’epoca . Il tito lo esatto d ell’ o pera d a cui sono tratte le istruzioni per la costruzione del liuto, di cui p iù so tto rip o rterem o la traduzione, è « Harmonie Universelle contenant la theorie et la p ratique d e la Musique, o ù il est traité de la Nature des Sons et des Mouvemens, des Consonances, d es D isso nanc es, d es Genres, des Modes, de la Composition, de la Voix, des Chants, e t d e to u te s s o rte s d’Instrumens Harmoniques, par F. Marin M e rse nne d e l’Ordre d e s M i n i m e s , à Pari s , chez Séba- stien Cramoisy... MDCXXXVI ». 0 ( In realtà, to m o l , 1636; to ” 3 mo 2 , 1637) . Il « Traité d es Instrumens à chordes », che è so lo l’ ultima p arte d i q uesta o p era m o numentale, è diviso come segue: - Libri I-IV sugli strumenti a corde: Il libro I tratta soprattutto di questioni generali co n un interessante cap ito lo dedicato alla costruzione delle corde; il libro II è specialmente d ed icato agli strumenti a p izzico; il III è sugli strumenti a tastiera e l’ arpa e il libro IV tratta degli strumenti ad arco. - Libro V: sugli strumenti a fiato; - Libro VI: sugli o rgani; - Libro VII: sugli strumenti a percussione; - Libro VIII: sull’ utilità dell’ armonia. La nostra traduzione si basa sul testo dell’ esemplare conservato presso la Biblioteca delle Arti e Mestieri di Parigi, ristampato in fac-simile nel 1963 dal « Centre National de la Recherche Scientifique » e contenente d iverse no te mano scritte d ello stesso Mersenne. So p rattutto p er il p rimo capitolo, ma anche per quello riguard ante la co struzio ne, abbiamo privilegiato, rispetto ad 25 una traduzione più rigorosa, la compensibilità d el testo , rendendone, per quanto possibile, p iù sc o rrev o le la lettu ra ed eliminando qualche passo troppo legato ad altre parti del libro qui no n ripo rtate, rispettando tuttavia in modo rigoroso l’ordine ed il significato originali. Il testo 1) « Mostrare la figura, le parti, il tono, l’ accordo, i temp eramenti d el liuto e d ella tiorba ». Le due figure rappresentate mostrano così chiaramente tutte le parti del liuto e della tiorba, che quasi non sarebbe necessario doverle spiegare; ciò risulterebbe però sfavorevole per coloro che non ne hanno mai visti (cfr. fig. 1). Per quanto riguarda il nome che si può dare a questi strumenti, come Testudo, Cithara, ecc. lascio la disputa ai grammatici e la consultazione di Ateneo, Polluce, Aristide ed altri Greci, poiché per noi che vogliamo parlare degli strumenti, i nomi servono a poco e risultano indifferenti. La figura di destra non è altro che un liuto a cui è stato aggiunto un nuovo manico che serve per dare una maggiore estensione agli ultimi quattro cori (80, 90, 100, 110) il cui suono risulta tanto più grave quanto più le corde sono lunghe, e tanto più forte quanto più esse sono grosse. Questo liuto a due manici chiamato tiorba (il numero dei manici potrebbe essere ancora aumentato, sebbene questi siano sufficienti) spesso non ha che una sola corda per ogni coro, malgrado nella figura abbia tutti i cori doppi, accettuato il cantino. Bisogna notare che gli italiani cominciano a contare i cori delle corde dalla più grossa, in modo tale che finiscono col cantino, dal quale invece noi partiamo, altrimenti non si po26 Fig. 1 - Illustrazione tratta dall’« Harmonie Universelle » di M. Mersenne 1636 - 37. trebbero comprendere le loro intavolature sulle quali Vincenzo Galilei ha scritto un libro e di cui parlerò più avanti. Il liuto un tempo non aveva che sei cori di corde,. ora se ne aggiungono quattro o cinque più basse, il 70, 80, 90, 100, 110 in modo da poter suonare i bassi, sebbene si raffiguri l’intavolatura con sei linee o righe parallele, come spiegherò dopo. Certuni hanno voluto mettere 15 o 20 cori di corde sul liuto, ma la tavola è così carica che tende a piegarsi e rompersi; di conseguenza non è bene metterne più di 10, 11, o 12. Il capotasto dei liuti è solitamente d’avorio, benché lo si possa fare con un altro materiale molto duro che possa sostenere la pressione e la tensione delle corde, come si può mavedere sul capotasto del 20 ma-