Liuteria

Informazioni sulla bottega Embergher a Roma tra il 1893 e il 1937 dagli annuari dell’epoca.
Il primo periodo di attività di Luigi Embergher a Roma, dopo il suo trasferimento da Arpino, come pure l’anno in cui questa attività ebbe inizio e il susseguirsi dei diversi indirizzi via via avuti, sono esposti in modo spesso contraddittorio dalle fonti anche più recenti e manca ad oggi un serio e documentato lavoro di archivio che supporti una ricostruzione attendibile.

Se si esclude il violino e congeneri, le cui misure in formato ridotto sono ormai conosciute o facilmente accessibili, la determinazione di quelle di uno strumento generico (per esempio antico, come può essere una viella) sono da stabilire secondo un preciso criterio metodologico, spesso ignorato.

(Con una breve storia del mandolino romano da Maldura-De Santis a Embergher)
Un elenco completo dei brevetti di mandolino depositati in Italia fino al 1930, tratto dai documenti ufficiali e originali.
Il primo e più importante, quello di Maldura, racconta anche dell'”invenzione” del mandolino romano moderno.

The house of Mario Maggi, violin teacher at the School of Violin Making in Cremona, welcomes an important correspondence and an extraordinary collection of musical instruments. The teacher collaborated, since the years of the war for the entire second half of the '900, to the collection of ancient documents and reproductions, reconstructions of musical instruments of Baroque and Renaissance. His is the discovery of the fundamental similarities between the paintings of the early '500 (period of the birth of Andrea Amati) attributed to Campi or Altobello Melone in San'Abbondio and St. Maria Maddalena. 4-string instruments with peaks can be related to the "violets Lanfranco" or with  geigen of Virdung and Agricola and appear as violins archaic precursors of the Renaissance violin.

(With a brief history of the Roman Mandolin from Maldura-De Santis to Embergher)
A complete list of mandolin patents filed in Italy up to 1930, taken from official and original documents.
The first and most important patent is the one of Maldura, which is also about the “invention” of the modern Roman Mandolin.

Cremona Italy is the birthplace of violin.  The text simply offers to the curious visitor to Cremona a different, unusual route. Sign element of the story is the violin that takes the reader on a journey in which the harmony of the instrument is a means to tell. Family stories, stories of people of plains who loves music, good foot, tradition ...

Traduzione in italiano dell'articolo di Stewart Pollens "Some Misconceptions about the Baroque Violin" scritto per Performance Practice Review e consultabile su http://scholarship.claremont.edu/ppr/vol14/iss1/6/

Molto è stato scritto riguardo al violino barocco, eppure restano molte le convinzioni errate – in particolare che fino al 1750 i manici fossero sempre più corti e non inclinati indietro come lo sono oggi, che l’angolo delle corde al ponticello fosse notevolmente più piatto, e che le corde fossero di calibri inferiori e sottoposte a minor tensione.

Eccoci ancora qui, dunque. Stavolta cominciamo con una lunga descrizione di prati-che, testi, oggetti, comportamenti, storie personali e sociali che, pur essendo rilevati e osservati nel presente, ci portano indietro assai lontano, fino alle remote radici del violino, anzi all'incubazione della liuteria violinistica e delle pratiche strumentali nell'I-talia rinascimentale, tra la Lombardia e Venezia, con esiti sorprendenti. Non tutti i violinisti attivi oggi sono pienamente consapevoli che il violino emerge nella storia culturale europea come un "arnese" utilizzato soprattutto per il ballo, assai favorito negli ambienti aperti ed esterni della strada e della piazza, uno strumento che si sente anche a relativa distanza-con un suono "crudo", marcato e "rustico"-e ben si associa ad altri strumenti di forte e penetrante intensità: è tutto l'opposto del suono e degli ambienti ascrivibili alle coeve "viole"-assai più "nobili" e interne ai palazzi e alle sale aristocratiche-che avevano il manico tastato, una voce assai più flebile e un timbro velato, ma erano ancora gli strumenti ad arco propri della sociabilità espressa dalle élite. È agevole osservare questa situazione anche ad altezze elevate, all'inizio dell'età barocca: l'orchestra dell'Orfeo (Mantova, 1607) di Monteverdi è ancora armata con un ripieno di viole, e presenta due "violini piccoli alla francese" che emergono in brevi epi-sodi assai caratterizzati. Ebbene, queste pratiche ed emozioni apparentemente remote-l'entusiasmo coreutico, la ritualità stagionale e l'euforia della festa-sono rimaste tenacemente attaccate ai repertori violinistici dei balli in numerose tradizioni locali, in Italia e in Europa, a testimonianza non solo della tenacia di alcuni usi cerimoniali, ma anche, in fondo, della estrema versatilità del violino e delle risorse oggi insospetta-te, o poco frequentate, che ancora può esplicare. Perciò, Placida "Dina" Staro-che è esperta "violinista dei balli" e insegnante in scuole e numerosi corsi di musica e danza tradizionale-ci racconta in un lungo saggio il "fare" dei violinisti attivi nella Valle del Savena, un territorio che ha conosciuto i fasti vivacissimi di musiche per il ballo, nelle circostanze più diverse della festa; all'interno delle stesso contesto narrativo Dina Staro inserisce una meditata e affettuosa riflessione sulla sua lunga esperienza di insegnante di violino nelle scuole di musica e danza tradizionale, evidenziando alcuni processi che sono rilevanti in qualsiasi azione musicale: la sensibilità per le attese dei destinatari (la musica è intesa come un servizio ad altri, e ad altre necessità), la reattività e l'in-terazione dinamica tra gli strumentisti (non si suona da soli, ma sempre con altri)...

Notes for an organological (and musical) identification.

The Cremonese or Bresciano mandolin and the Tuscan mandolin are often confused with each other, although they are actually quite distinct from the organological and therefore also from the musical point of view…

Note per una identificazione organologica (e musicale).

Il mandolino cremonese o bresciano e il mandolino toscano sono strumenti spesso confusi, ma in realtà sono ben distinti dal punto di vista organologico e dunque anche da quello musicale…

After a short introduction, which outlines some of the reasons for the delay in the study of the minor arts in southern Italy, the article proceeds to present some important documentary evidence. The various materials, drawn from a period ranging from the end of the fifteenth to the second half of seventeenth century, reveal the presence in Naples not only of various instrument makers of German origin (Kaiser, Reilich, Stadler), but also of some hitherto unknown local figures such as Cuomo, Camardella, Mautone and Mancino, precursors of the Neapolitan schools of instrument making founded in the following centuries by the Gagliano, Calace, Filano Fabbricatore and Vinaccia families.

News about Embergher’s workshop in Rome between 1893 and 1937 from the time’s yearbooks.
The first period of Luigi Embergher’s activity in Rome, after coming from Arpino, as well as the year this activity began and the list of addresses he changed, are often treated in a contradictory way by different sources, even recently, and until today there is no serious and documented filing work to support a reliable reconstruction.