Architetture vegetali.
Le strade alberate
di Cagliari
Vegetational architectures.
The tree-lined streets
of Cagliari
Catalogo della Mostra
Exhibit catalog
Collana LapisLocus // LapisLocus Series
LapisLocus Series
Directed by Marco Cadinu
Scientific Committee
Andrés Martínez Medina
Amadeo Serra Desfilis
Joan Domenge Mesquida
Francisco Herrera García
Davide Deriu
Gabriel Guarino
Rafał Eysymontt
Adam Nadolny
Walter Rossa
Luisa Trinidade
Jean Cancellieri
Carmel Cassar
Myron Kapral
Alessandro Camiz
Antonello Alici
Marco Cadinu
Elisabetta De Minicis
Adriano Ghisetti Giavarina
Antonella Greco
Fabio Mangone
Francesca Martorano
Paolo Micalizzi
Marco Rosario Nobile
Pasquale Rossi
Carlo Tosco
Mauro Volpiano
Universidad de Alicante
Universitat de Valencia
Universitat de Barcelona
Universidad de Sevilla
University of Westminster
Ulster University
Instytut Historii Sztuki Uniwersytetu Wrocławskiego
Wydziału Architektury Politechniki Poznańskiej
Departamento de Arquitetura da Universidade de Coimbra
Faculdade de Letras da Universidade de Coimbra
Université de Corte
University of Malta
National Academy of Sciences, Ukraine, Lviv
Özyeğin University, Istanbul, Turkey
Università Politecnica delle Marche
Università degli Studi di Cagliari
Università degli Studi della Tuscia
Università degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti - Pescara
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Università Mediterranea di Reggio Calabria
Università degli Studi Roma Tre
Università degli Studi di Palermo
Università Suor Orsola Benincasa, Napoli
Politecnico di Torino
Politecnico di Torino
The series LapisLocus considers the edition of
scientific monographs on topics of architectural
history, history of the city and the landscape:
• Critical analysis of historical periods and
cultural phases.
• Studies of architects and architecture
theories.
• Methods and design techniques in history.
• Unpublished sources and archives.
• Conference proceedings.
This series will also welcome work dedicated to
the heritage of regions and nations, with the goal
of faciliating the dialogue between international
scholars.
Scientific Committee
The Scientific Committee is primarily composed
of academic members coming from different
countries and different disciplines of the history
of architecture as well as urban and landscape
history. Some members come from the areas
of art, history and archaeology, in line with the
current interdisciplinary tendency towards the
integration of the different sciences that study
the history of the cultural heritage.
Steinhäuser Verlag & Kamps
http://lapislocus.com
ISBN 978-3-942687-52-2
© 2021 Steinhäuser Verlag, Wuppertal
All rights reserved
Graphic Design
Attilio Baghino
Layout
Stefano Mais
Typesetting
Fira Sans
by Erik Spiekermann, 2013
SIL Open Font License Version 1.1
Cover image
Rendition of a drawing about road sections
(J. Stübben, Der Städtebau, J.M. Gebhardt,
Leipzig 1924).
Pubblicazione edita e finanziata
dall’Associazione Storia della Città.
www.storiadellacitta.it
facebook @storiadellacitta
Architetture vegetali
Le strade alberate di Cagliari
Catalogo della mostra
Vegetational architectures
The tree-lined streets of Cagliari
Exhibit catalog
a cura di Marco Cadinu
steinhauser
verlag
LapisLocus
Architetture Vegetali.
Le strade alberate di Cagliari
Cagliari, Centro Culturale Il Ghetto
23 luglio 2021 - 14 novembre 2021
Comune di Cagliari
Progetto e cura allestimento
Sindaco
Salvatore Campus
Paolo Truzzu
Progetto grafico
Assessora alla Cultura
Daniele Pani
Maria Dolores Picciau
Collaborazioni
Assessore alla Pianificazione Strategica, Sviluppo
Urbanistico e Verde Pubblico
DICAAR – Dipartimento di Ingegneria
Giorgio Angius
dell’Università degli Studi di Cagliari
Dirigente Servizio Cultura e Spettacolo
Antonella Delle Donne
Direzione Musei Civici di Cagliari
Antonella Delle Donne
Mariano Pitzalis
Efisio Carbone
Civile Ambientale e Architettura
Associazione Storia della Città
Imago Mundi Odv
Fotografi
Noemi Didu
Francesca Mu
Roberto Murgia
Gabriele Muscas
Ideazione e coordinamento scientifico
Dietrich Steinmetz
Marco Cadinu
Mostra a cura di
Marco Cadinu e Tiziana Sassu
Fonti documentarie e iconografiche
Consiglio Regionale della Sardegna
Città Metropolitana di Cagliari
Ricerche e testi di
Ministero della Cultura - Biblioteca Universitaria
di Cagliari
Tiziana Sassu
Archivio di Stato di Cagliari
Marco Cadinu
Archivio di Stato di Torino
Stefano Mais
Istituto Geografico Militare
Marcello Schirru
Sardegna Digital Library - Regione Autonoma
Sardegna
Elisa Cadinu
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 6
Biblioteca Regionale - Regione Autonoma
Sardegna
Benedetta Bianchi
Istituto Superiore Regionale Etnografico della
Sardegna
Laura Lanzi
Archivio Storico Comunale di Cagliari
Archivio Ilisso Edizioni
Bibliothèque Nationale de France
Studio PCA-STREAM - Philippe Chiambaretta
Architecte, Paris
Claudia Cao
Allestimento
Matteo Corbatto
Roberto Gaviano
Paolo Melis
Harvard University Botany Libraries, Cambridge,
U.S.A. (Biodiversity Heritage Library)
Alessio Putzolu
Missouri Botanical Garden
Orientare Srl
New York Public Library
Presidente
Alessandro Pistis
Gestione bookshop
Consorzio Camù Centri d’Arte e Musei
Alberto Schirru
Presidente
Francesca Spissu
Segreteria organizzativa
Alessandra Spissu
Alessandra Corona
Nicoletta Manai
Un ringraziamento a Bruno Puggioni per le numerose foto d’epoca e cartoline concesse per la
mostra; a Sergio Palmas, Gianni Palmas, Carlo
Boi, Antonio Bazzu, Marco Serra Landis per le
segnalazioni di immagini d’epoca; a Laura Zanini,
Stefano Mais e Sergio Mocci per il supporto grafico, tecnico e cartografico; a Gianluigi Bacchetta e
Luca Iiriti per la consulenza botanica.
Coordinamento servizi museali Il Ghetto
Pierpaolo Muscas
Ufficio stampa
Giuseppe Murru
Stefania Cotza
Social Media
Eliana Murgia
Emanuela Manca
Francesco Pruneddu
Servizi didattici
Marco Cabitza
Alessandra Spissu
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 7
Questa pregevole iniziativa all’insegna della progettualità eco-sostenibile
offre l’opportunità di proporre una lettura più ampia che implica l’esigenza
di riprogettare la struttura urbanistica di Cagliari e di coniugare armonicamente le ragioni storiche con la dimensione del progetto.
Intendo dire che la riqualificazione del capoluogo ha molto da conservare
della vecchia esigenza della nascente borghesia cittadina: anzitutto, l’idea
che una moderna città al centro del Mediterraneo deve proporsi come uno
spazio dove è curata la salute pubblica; in secondo luogo, l’idea che una
cittadina in espansione non deve cadere nell’errore di edificare periferie
scollegate rispetto al centro storico, e perciò deve realizzare opere che
aumentino il decoro urbano, intimamente legato alla qualità della vita e
all’attrattività economica; infine, l’idea della vivibilità, intesa come opportunità di riqualificare gli spazi in funzione della socializzazione.
La grande attualità dell’apertura dei nuovi viali che caratterizzeranno lo
sviluppo di Cagliari sta nel fatto che era chiara allora, ed è chiarissimo oggi,
come il nuovo volto della nostra città deve trovare connessioni con il progetto della Modernità.
Non è più pensabile che nel terzo millennio il capoluogo soffra ancora dei
residui di idee e realizzazioni dello spazio assai disfunzionali.
Cagliari alberata non è soltanto un progetto di piantumazione, comunque
importante, ma deve ripensare alla radice proprio l’idea nuova di città che
vogliamo.
Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, così come documentato,
a suo modo, da Lawrence, Cagliari tenta con successo di ispirarsi ai grandi
progetti di sviluppo urbanistico che fiorivano nei grandi centri europei.
Allo stesso modo, oggi disponiamo non solo di modelli esemplari, ma anche
delle tecniche progettuali per riqualificare, assieme al verde, la stessa
destinazione dei luoghi, la loro funzione in chiave di benessere e di opportunità per creare spazi pubblici di aggregazione.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 9
Ritengo che oggi sia giunto il tempo di ispirarci ai Modelli Eco-sostenibili
Identitari. In particolare, è essenziale realizzare un progetto integrato che
non ceda alle lusinghe del decostruzionismo, ma si impegni a riqualificare il
genius loci cagliaritano, che ha una fisionomia talmente strutturata da porsi
ancora oggi come modello direttivo per il progetto eco-sostenibile.
Inoltre, memore della inascoltata lezione del prof. Giovanni Lilliu, Cagliari
Alberata si presenta come una valida opportunità per superare la scissione
tra quartieri storici e periferie degradate. Se tutto è centro storico, allora la
nuova progettualità che passa dal “verde” deve riconnettere i fili spezzati
dello sviluppo disarmonico cagliaritano tramite un codice di riqualificazione
identitario, integrato, sostenibile.
Tutta la città deve respirare la stessa armonia progettuale, e il verde deve
porsi come il filo che riannoda il tessuto connettivo del capoluogo, perché
la qualità etica del progetto presuppone uno spazio reso unitario che contiene il tempo. E Cagliari, pur con tutte le storiche contraddizioni della sua
espansione, ha tutte le carte in regola per modernizzarsi senza rinunciare
alle storiche fisionomie del genius loci che rappresenta il lascito più impegnativo della tradizione primo-novecentesca.
Maria Dolores Picciau
Assessora alla Cultura del
Comune di Cagliari
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 10
Se dovessimo cercare un aggettivo che possa accompagnare la città di Cagliari, policroma sarebbe quello più calzante.
Una città contornata dal blu del Golfo degli Angeli, prospicente alle acque
del Poetto, di Calamosca e dei suoi porti, sino ad arrivare a Giorgino.
Una città riconoscibile dal bianco delle rocce arenarie stratificate sotto i
suoi sette colli e abbelliti dai calcari che rivestono gli edifici che ne coronano le sommità; un bianco che si manifesta in tutta la sua abbacinante
magnificenza orizzontale, quando si arriva in città da ovest e da est.
Una città che vive tra le sfumature di rosso: dai cangianti specchi d’acqua
di Molentargius e Santa Gilla, sino al piumaggio rosa dei fenicotteri, animali
simbolo dei nostri cieli e delle nostre zone umide, per arrivare ai cromatismi mozzafiato delle aurore, che nascono sulle acque e sui monti di Villasimius e che possiamo ammirare seduti sulla riva della spiaggia del Poetto
o in cima al belvedere di Monte Urpinu, e dei tramonti che muoiono dietro
i rilievi di Capoterra mentre passeggiamo sulla terrazza del Bastione di
Saint-Remy o sorseggiamo un aperitivo in compagnia sul Bastione di Santa
Croce.
Ma, soprattutto, è il verde il colore che caratterizza la nostra città, per
oltre due milioni di metri quadrati a disposizione dei cittadini: un verde che
cinge, attraversa, orna tutta Cagliari; un verde naturale che si arrampica sui
pendii dei sette colli, testimone vivente delle vicende umane che si susseguono nella nostra città da quasi tremila anni; un verde pensato, creato,
curato dalla mano dell’uomo, che racconta lo sviluppo, la decadenza e la
rinascita del centro urbano e della città nuova attraverso i secoli.
La mostra “Architetture Vegetali, le strade alberate”, ospitata per quattro
mesi del 2021 presso il centro culturale del Ghetto degli Ebrei nel quartiere
Castello, documenta un importante lavoro di ricerca storica sull’urbanistica
(verde e non solo) della nostra città, che ripercorre gli interventi umani di
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 11
creazione e abbellimento dei principali assi viari di collegamento, a partire
dal Settecento per arrivare ai giorni nostri.
Tre secoli nei quali la società cagliaritana ha visto cambiare il volto verde
delle strade della propria città, assecondando le coeve correnti filosofiche
e i relativi influssi culturali riverberatisi sui canoni estetici, sino a modellare
l’urbanistica cittadina: dal romanticismo imperante nel XIX secolo, passando per l’azione urbanistica del Cima e arrivando al razionalismo di inizio
XX secolo, il disegno dei viali di Cagliari si è adeguato alla ricerca del bello,
senza tralasciare le nuove esigenze di tutela della salute pubblica, grazie a
luoghi in cui trascorrere il proprio tempo all’aria aperta.
L’esposizione ideata dall’architetto Marco Cadinu racconta quando e come
sono nate le principali alberature cagliaritane, alcune tuttora presenti con
poche modifiche rispetto all’impianto originale, altre presenti ancora oggi
ma con modifiche nelle specie arboree e altre, purtroppo, del tutto assenti
a causa di eventi tragici come la Seconda Guerra Mondiale o a causa della
scarsa attenzione delle amministrazioni che si sono succedute nella seconda metà del XX secolo alla guida della città sino a inizio anni novanta.
Nella seconda metà del Novecento, con lo stravolgimento causato dalla
diffusione dei mezzi di locomozione privata, dalla necessità di creare una
nuova viabilità asfaltata che ospitasse il transito e la sosta delle autovetture, sono iniziati i primi problemi di coabitazione tra i cagliaritani e il verde
verticale, risoltisi, nella maggioranza dei casi a favore dell’uomo: sono così
scomparse numerose alberature, di cui molti di noi non hanno mai potuto
godere, mentre altre sono andate in sofferenza e hanno subito numerosi
danneggiamenti e rimaneggiamenti anche gravi e sovente ingiustificati.
Sul finire del Novecento e ad inizio anni Duemila, l’attenzione cittadina, sostenuta anche dai finanziamenti nazionali e comunitari, con riguardo al verde, è stata maggiormente mirata alla riqualificazione di spazi abbandonati
o degradati, indirizzando le azioni di intervento verso l’apertura di nuovi
spazi verdi per la fruizione collettiva, come parchi e giardini, impreziositi da
aree giochi per bambini e aree per lo sgambamento dei cani: spazi pensati a
vantaggio di chi vive in realtà abitative di piccole e medie dimensioni, prive
di giardino privato o condominiale.
In questi ultimi anni, si è passati dalla tutela del paesaggio a quella
dell’ambiente, grazie ad una maggiore sensibilità verso i temi “verdi” (e
quindi non solo “del verde”), improntati ad approcci di eco-sostenibilità, assorbimento dell’anidride carbonica e produzione di ossigeno, riduzione dei
consumi energetici, implementazione dell’energia “verde”, adattamento e
prevenzione dei cambiamenti climatici. L’attenzione oggi sta gradualmente
tornando verso le alberature, secondo un paradigma di ciclicità della Storia
e nella speranza che venga disattesa la massima gramsciana secondo la
quale «la Storia insegna ma non ha scolari».
La ritrovata attenzione verso le alberature è infatti giustificata quale centro
nodale di numerosi e complementari obiettivi, segni del nuovo urbanesimo:
attenuazione della temperatura urbana nelle pubbliche vie limitrofe e, di riflesso, negli edifici in adiacenza e in prossimità (corridoi ecologici); riduzione delle superfici impermeabilizzate e “sigillate”, a favore di corsie riservate
alla mobilità pedonale e sostenibile, pubblica/condivisa/privata, realizzate
con pavimentazione drenante e permeabile; eliminazione delle cesure
urbane (se non, addirittura, vere e proprie ghettizzazioni) tra i quartieri del
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 12
centro e le zone della periferia; abbellimento estetico di assi viari in ingresso e uscita dalla città e dei viali del centro città.
Proprio in tal senso questa Amministrazione si pone il compito di disegnare
il nuovo volto della città di Cagliari: verde, sostenibile, a misura di cittadino
e “resiliente”.
Si tratta di una sfida per il futuro di Cagliari, che la nostra città dovrà vincere lavorando duramente nel presente e ricordando, anche grazie a iniziative
di memoria storica come la mostra “Architetture Vegetali, le strade alberate”, il nostro passato, sia nelle brillanti intuizioni e innovazioni, sia negli
errori da non commettere di nuovo, come raccontati dall’ideatore della
mostra.
Giorgio Angius
Assessore alla Pianificazione
Strategica, Sviluppo
Urbanistico e Verde Pubblico
del Comune di Cagliari
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 13
La mostra Architetture Vegetali, le strade alberate di Cagliari, realizzata dal
Consorzio Camù gestore dei servizi del Centro Comunale d’Arte e Cultura Il
Ghetto di Cagliari in A.T.I. con Orientare S.r.l., rientra nell’ambito della programmazione curata per l’Assessorato alla Cultura del Comune di Cagliari
con la direzione scientifica di Marco Cadinu, docente di Storia dell’Architettura dell’Università di Cagliari e presidente dell’Associazione Storia della
Città, e alla co-curatela dell’agronoma Tiziana Sassu, vice presidente di
Imago Mundi OdV, anche grazie all’ispirazione data dalla ricorrenza del 25°
anniversario della manifestazione Monumenti Aperti.
Un progetto dedicato alla promozione della storia di Cagliari e delle sue
evoluzioni, con particolare attenzione agli aspetti urbani e a quelli culturali
- materiali e immateriali - simbolo dell’identità cittadina ma anche artistico
grazie allo sguardo attento di cinque fotografi contemporanei. Nel corso
della sua durata, la mostra è stata accompagnata da una serie di iniziative,
conferenze passeggiate patrimoniali sui luoghi e i temi presenti nei differenti nuclei espositivi permettendone una fruizione diretta e partecipata
del pubblico. Abbiamo intravisto in questo percorso una grande possibilità
di unione tra valorizzazione e consapevolezza del patrimonio ambientale oltre che tra sensibilizzazione e riscoperta del valore civico che esso
rappresenta.
A tutti gli effetti “archivio storico” a cielo aperto, gli alberi raccontati sono
un patrimonio inedito da riscoprire, per conoscere la nostra città attraverso una visione che guarda ad un futuro di necessario binomio tra cultura e
sostenibilità: rinnovare un’attenzione verso la loro storia e bellezza diventa
una chiamata collettiva al rispetto e tutela delle risorse naturali come patrimonio culturale. Con l’auspicio che sia il primo tassello per comporre un
mosaico di narrazioni sulla nostra città.
Francesca Spissu
Presidente Consorzio CAMÙ
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 14
INDICE
Una mostra sulle “strade alberate” (Marco Cadinu, Tiziana Sassu) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
Introduzione. I viali alberati di Cagliari (Marco Cadinu) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
La città e le sue strade alberate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
Le strade alberate come patrimonio storico e identitario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
1.
Le strade alberate: benessere ambientale,
patrimonio della città, bene culturale (Tiziana Sassu) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
1.1. I servizi ecosistemici degli alberi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37
1.2. Silvoterapia, forest bathing, shinrin-yoku, bagni di foresta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37
1.3. Buone pratiche a Cagliari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
1.4. Le principali specie arboree dei viali di Cagliari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40
2.
La vita e la morfologia di un albero (Tiziana Sassu) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45
2.1. Le parti dell’albero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46
2.2. Tipi di foglie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
2.3. Dimensione delle radici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
2.4. Funzioni dell’apparato radicale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48
2.5. Morfologia dell’apparato radicale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48
2.6. Intelligenza delle radici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49
2.7. Plasticità delle radici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49
2.8. Il ruolo delle radici nella stabilità degli alberi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49
3.
Vivaisti, agronomi e progettisti. La tecnica dei viali alberati (Tiziana Sassu) . . . . . . . 53
3.1. Agronomi e giardinieri civici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54
Giuseppe Piccaluga
Carlo Visca
3.2. Aristocratici green . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58
Stefano Manca Marchese Di Villahermosa
Gennaro Roero Conte di Monticello
3.3. La geometria dei viali alberati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60
3.4. La tecnica delle strade alberate: sezioni stradali e rondò . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61
4. I primi viali alberati della città (Marco Cadinu) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65
4.1. Gli alberi presso le mura e sui bastioni, davanti ai conventi e verso gli orti . . . . . 67
4.2. Le passeggiate alberate sui bastioni di San Remy,
di Santa Croce e lungo le mura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69
4.3. Viale della Polveriera (Giardino Pubblico) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72
4.4. Viale Bonaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74
4.5. Viale Cimitero. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 76
5.
Il diritto al “pubblico passeggio” e i viali alberati nell’Ottocento (Marco Cadinu) . . . . 79
5.1. Cagliari e le strade alberate ottocentesche: le pubbliche passeggiate . . . . . . . . . . 80
5.2. A est della città: Viale Regina Margherita, Viale Regina Elena (Terrapieno) . . . . . . 82
5.3. Il crinale di Buoncammino e il primo Viale Merello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90
Buoncammino
Viale Merello
6. I nuovi viali al posto delle antiche mura:
Via Roma e Largo Carlo Felice (Marco Cadinu) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99
6.1. La demolizione delle mura occidentali di marina e la progettazione
del Largo Carlo Felice, al tempo “Piazza del Mercato” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 100
6.2. Via Roma. Il viale sul porto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 107
7.
I viali “fuori porta” (Marco Cadinu) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 115
7.1. Le nuove arterie viarie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 116
7.2 Viale Trieste (Viale San Pietro) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 117
7.3. Viale Diaz / Viale San Bartolomeo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 121
7.4. Il lungomare Poetto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 126
8. La città moderna e i suoi alberi (Marco Cadinu) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 131
8.1. Via Dante, “Nuova Strada di Circonvallazione” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 133
8.2. Via San Benedetto e Via Paoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 135
8.3. Via Milano, Via Firenze, Via Pessina, Via Scano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .137
8.4. Da Viale Colombo verso Calamosca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 140
9.
I viali alberati scomparsi (Marco Cadinu) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 145
9.1. Perché scompare un viale alberato? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 146
9.2. Via Giovanni Porcell dall’Ospedale Civile in su . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .147
9.3. La salita verso la Torre dell’Elefante. Cammino Nuovo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 150
9.4. La salita verso il Piazzale della Basilica di Bonaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 154
9.5. Un viale scomparso tra San Bartolomeo e Marina Piccola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 160
10. Vivere con gli alberi (Marco Cadinu) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 163
10.1. Pensare al futuro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 165
10.2. Un esempio dall’avanguardia internazionale: gli Champs Élysées di Parigi . . . . 167
11. L’occhio dei fotografi sulle strade alberate della città . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 171
11.1. Gli alberi di Roberto Murgia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 172
11.2. Gli alberi di Gabriele Muscas . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .174
11.3. Gli alberi di Noemi Didu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 176
11.4. Gli alberi di Dietrich Steinmetz . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 178
11.5. Gli alberi di Francesca Mu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 180
12. Contributi di ricerca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 183
I cataloghi del 1859 e del 1879 di piante in vendita del Vivaio capitolino:
alberi, arbusti e fiori per strade, giardini, frutteti,
orti e aiuole di Roma (di Carla Benocci) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 184
Le strade alberate nei centri urbani della Sardegna.
Una rassegna preliminare (di Stefano Mais) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 188
Le alberate di Torino dal disegno urbano alle prime tutele (di Mauro Volpiano) . . . . 198
ALLEGATI
I pannelli espositivi della mostra (grafica di Daniele Pani). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 208
Galleria fotografica della mostra (di Gabriele Muscas) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 220
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 225
Una mostra sulle strade alberate
Dal 23 luglio al 14 novembre 2021 a Cagliari, nell’area espositiva del Centro
culturale Il Ghetto, ospitata negli spazi interni e nelle cannoniere del Bastione di Santa Croce, è allestita la mostra Architetture vegetali. Le strade
alberate di Cagliari, col proposito di portare all’attenzione dei cittadini il
passato, il presente e il futuro delle strade alberate.
Le strade alberate, patrimonio culturale costituito dai lunghi e unitari
corredi di arredo verde dei principali viali delle città e in passato di molti itinerari territoriali, meritano di essere studiate, conservate nella loro
forma migliore, quindi tramandate alle generazioni future. Si tratta di segni
importanti, vere e proprie opere artistiche esito di un processo progettuale
e compositivo, in genere ispirato ai modelli che da secoli si tramandano e
si scambiano tra le città europee con il fine di conferire bellezza e portare
benessere nei luoghi più frequentati e rappresentativi.
Sebbene sensibili alla tradizione internazionale i viali di Cagliari, impiantati
da abili agronomi in accordo con le linee di programmazione urbanistica e
architettonica della città, si configurano come architetture vegetali, segni
lineari impressi sul territorio e nei luoghi urbani con precise intenzioni
geometriche e prospettiche, con uno stile locale riconoscibile, secondo
esigenze funzionali e con una decisa tensione verso il perseguimento del
bello. Architetture quindi fatte con il verde, coordinate con l’edificato e con
gli spazi pedonali e pubblici.
Alla bellezza che ne deriva, spesso riconosciuta direttamente solo sul
luogo per via dell’ombra, dei profumi, del segno della natura, si associano
le emozioni di carattere percettivo date dai grandi spazi, dove i lunghi filari
rettilinei o adattati alle forme collinari disegnano i percorsi e i paesaggi.
Le prospettive tracciate tramite le alberate portano a moltiplicare l’effetto
delle architetture urbane con esse coordinate, formate da piazze, rondò
alberati o importanti monumenti in posizione di fondale. Qui, nelle visuali
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 21
panoramiche, la città si presenta nella sua migliore forma tramite significati
scenografici e urbani in cui i cittadini si riconoscono. Ne sono esempio la
quantità di cartoline spedite da Cagliari tra fine Ottocento e primo Novecento con soggetto i nuovi Viali Alberati della città.
Sono questi i motivi che ci spingono a considerare le alberature stradali
quale vero patrimonio culturale della comunità.
La mostra, ispirata dalla ricerca del 1992-96 culminata in un convegno e
pubblicata nella rivista «Storia dell’Urbanistica» diretta da Enrico Guidoni,
racconta attraverso la storia dei viali alberati cittadini la storia urbanistica
di Cagliari, dalle prime alberature presso i conventi e i bastioni a quelle
impiantate in seguito all’abbattimento delle mura che cingevano i quartieri
storici. Dopo aver avviato alla fine del Settecento le prime importanti alberature urbane, durante il XIX secolo la giunta comunale profonde generosamente risorse e professionalità per vestire di verde la città con lunghi
viali alberati riservati al “pubblico passeggio”, ai trottoir dove galoppare in
compagnia, a ricchi spazi alberati e fioriti dove poter ritemprare il corpo e
lo spirito.
Una fase di radicale rinnovamento, esito della trasformazione della società
e dell’avanzare della borghesia, ricca e imprenditrice, che vuole investire
in opere adeguate allo status di avanzamento sociale conseguito con il
successo imprenditoriale. Tali fasi culturali, oggi da riconsiderare e attualizzare, sono la base dei percorsi di analisi, conoscenza e censimento, quindi
di recupero progettuale del patrimonio.
Nell’archivio storico del Comune di Cagliari, nell’Archivio di Stato di Cagliari
numerosi documenti raccontano la storia dei viali, su cui insieme ai giardini
e ai parterres come il Giardino Pubblico, del 1812, ai giardini delle Ferrovie
Reali, allo square di Piazza San Domenico, al parterre della Darsena o alla
piazza del Carmine, si è imperniato tutto il sistema del verde urbano della
città.
La mostra permette una serie di approfondimenti di natura scientifica ed
estetico-contemplativa, con tre sale allestite per offrire strumenti per la
comprensione scientifica delle esigenze di vita degli alberi, spesso sottovalutate e causa di gravi danni. Oltre alla sostituzione di alberi con altri non
conformi alla formazione estetica del viale ricorrono la stesura di strati di
asfalto sulle radici, i tagli di trincee impiantistiche per tubi e linee elettriche aperte presso i fusti così, le costruzione di aiuole troppo ridotte o
inesistenti, causa di sofferenza e di una naturale reazione dell’apparato radicale che trova modo negli anni per demolire le superfici che lo soffocano.
Al contrario i marciapiedi e le pavimentazioni drenanti, già sperimentate in
città (ad esempio in parti del Viale Merello) permettono all’acqua e all’aria
di confortare le radici e permettere la loro naturale vita sotterranea.
Gli alberi, nostri ospiti in città e notoriamente indispensabili mitigatori di
calore, polveri, CO2, devono essere trattati con tutte le attenzioni che si
riservano a esseri viventi la cui lunga vita si articola al pari delle nostre;
devono avere il diritto di crescere, invecchiare, ammalarsi, essere sostituiti
per tempo secondo precisi piani che inseriscano i giovani esemplari dove
necessario.
Nella città del futuro (l’esempio dei progetti per l’Avenue des ChampsÉlysées di Parigi presentato di recente dallo studio di architettura
PCA-Stream lo dimostra), l’anacronistica dimensione degli spazi per le
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 22
automobili deve essere rimodulata e adeguata alle esigenze della natura in
città secondo ordini e programmi progettuali di qualità.
La percezione di tali modifiche, affidata al concorso tra amministratori,
agronomi e botanici, architetti e paesaggisti, si definisce secondo vere e
proprie strategie e piani di investimento che mirano alla costruzione di
architetture vegetali dal cuore della città fino alle sue periferie, e da lì verso
il territorio agricolo e gli ecosistemi periferici circostanti. Al di là delle pur
utili programmazioni di forestazione urbana sorge l’importante ruolo delle
strade alberate che, quali sistemi lineari, costituiscano la nervatura verde
e ecosistemica capace di attraversare la complessità dei nostri territori. Si
tratta di un motore concettuale che comporta la riconsiderazione delle relazioni cittadini-spazio pubblico, quindi della mobilità alternativa, pedonale
o ciclabile, finalmente a favore della componente umana.
Attraverso foto d’epoca, cartografie storiche, disegni, antiche cartoline,
documenti e descrizioni la mostra Architetture vegetali. Le strade alberate
di Cagliari propone un percorso innanzitutto utile a diffondere un nuovo
punto di vista, posto dalla parte dei valori ecosistemici e dell’investimento
in opere utili a migliorare le condizioni d’uso dello spazio pubblico.
Lungo tutto il percorso espositivo si possono ammirare le immagini scattate da cinque fotografi (Noemi Didu, Gabriele Muscas, Francesca Mu, Roberto
Murgia, Dietrich Steinmetz) professionisti che ci regalano il loro sguardo
sul tema, artistico e vero. Le loro immagini accompagnano gli apparati più
teorici così come la descrizione delle tante “storie” di strade e parti di città
che grazie ai viali alberati sono nate e si tramandano, grazie all’opera di
progettisti, agronomi e vivaisti che hanno curato i primi impianti del verde
urbano a Cagliari.
Il presente catalogo include tre saggi di ricerca presentati durante le azioni
seminariali coordinate con la mostra e scritti da Mauro Volpiano, Carla Benocci, Stefano Mais, sulle culture alberate di Torino, di Roma, della Sardegna, in un quadro di collaborazioni sul tema da tempo coordinato da Marco
Cadinu dell’Università degli Studi di Cagliari. Oltre a ringraziare l’avveduta
programmazione del Consorzio Camù di Cagliari, in cui è rientrata la presente mostra, è doveroso essere grati alla casa editrice Steinhäuser Verlag
di Wuppertal che, secondo la ormai pluriennale scelta di diffusione pubblica ad accesso aperto dei suoi volumi, ha edito il presente catalogo con il
sostegno dell’Associazione Storia della Città.
Offriamo la mostra al ricordo di Siro Vannelli, padre della moderna botanica cagliaritana, e al ricordo di Enrico Guidoni, lungimirante studioso della
storia delle città europee e delle vie per la loro attuale interpretazione, e
soprattutto offriamo la mostra alle generazioni future. Sono loro che beneficeranno dei progetti di salvaguardia dei viali storici, della loro integrazione nelle parti mancanti, del loro reimpianto nei casi in cui sono scomparsi,
dei nuovi viali che pianteremo oggi.
Oggi e non domani, confidando nel grande sforzo finanziario e civico che
con questa mostra si richiede agli amministratori delle nostre città e dei
centri dell’area metropolitana.
Marco Cadinu e Tiziana Sassu
Curatori della mostra
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 23
Introduzione. I viali alberati di Cagliari
Introduction. The tree-lined streets of Cagliari
This exhibition illustrates a period in the history of Cagliari characterised by
substantial urban transformations: the city loses its military importance and
abandons the fortifications that had marked the boundaries of its historical
districts up to the mid-19th century: Castello, Stampace, Marina and Villanova.
Spaces now free from walls are rethought and planned as public promenades,
following the example of important European cities such as London, Paris, Vienna.
The city takes on building and architectural features that meet the needs of
the emerging bourgeoisie and is equipped with infrastructures that favour the
improvement of its citizens’ health.
Broad tree-lined avenues are designed to mark the routes of the new urban
expansion.
Architetture Vegetali
le strade alberate di Cagliari
Locandina della mostra “Architetture Vegetali. Le strade alberate di Cagliari” allestita presso il Centro Comunale
d’Arte “Il Ghetto” di Cagliari da luglio a novembre 2021. L’elaborazione grafica della locandina e dei materiali della
mostra è stata curata da Daniele Pani. La foto della locandina, che ritrae Via Dante con le suggestive jacarande in
fiore, è di Dietrich Steinmetz.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 26
Cartolina a colori del
Largo Carlo Felice visto
dal Bastione di Santa
Croce.
La città e le sue strade alberate
Dalla fine del Settecento in poi a Cagliari come in tantissime città europee
l’immagine dello spazio urbano viene trasformata da nuovi viali alberati. Le
antiche piazzeforti, solo in alcuni casi dotate di spazi verdi al loro interno,
sono interessate da una rilevante crescita demografica cui corrisponde la
pianificazione di importanti funzioni urbane oltre le mura e di nuove direttrici di espansione.
È in questa fase che la ricerca di luoghi dove contemplare la natura e i
panorami sul mare, passeggiare lungo i fiumi e i canali, spinge le amministrazioni a estendere le dimensioni dello spazio pubblico e arredarlo tramite architetture vegetali, fatte di parchi lineari, di viali alberati, di piazze
alberate, di orti botanici.
Ogni città programma grandi investimenti motivati sia dalla cultura romantica del tempo sia dalla necessità di migliorare la salute dei cittadini e
contrastare epidemie e malattie, offrendo finalmente a tutti - secondo le
indicazioni dei medici - luce, aria e un nuovo contatto con la natura.
Le nuove vesti verdi delle città diventano presto motivo di vanto e di celebrazione della bellezza dei luoghi, sono immortalate in vedute e cartoline,
nelle prime foto d’epoca, nelle mappe.
D’altro canto risulta presto evidente, in particolare di fronte alle grandi
espansioni urbanistiche in atto nelle città ottocentesche e del Novecento,
quanto i grandi viali alberati possano essere alla base dei nuovi investimenti immobiliari. Le aree periferiche vengono prima rinnovate tramite il
verde pubblico, bonificate e controllate, quindi frequentate e coinvolte nella
crescita della città.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 27
Cagliari, Largo Carlo Felice, un viale “parigino” alberato impiantato alla fine
dell’Ottocento. Sulla sinistra il Mercato civico di Cagliari, costruito nel 1886 (foto
d’epoca, cartolina viaggiata nel 1891, collezione Bruno Puggioni).
Parigi, Boulevard des Italiens, Camille Pissarro, 1897 (Courtesy of National Gallery of
Art, Washington).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 28
Il Largo Carlo Felice visto
dal Bastione di Santa
Croce con le jacarande in
fioritura (foto di Marco
Cadinu).
Le strade alberate come patrimonio storico e
identitario, fonte di benessere e di bellezza
Le “strade alberate”, quelle distinte da filari piantati secondo un preciso
piano, costituiscono veri e propri pilastri della struttura identitaria delle
più belle città: sono il frutto – quindi l’eredità che riceviamo – di periodi
felici in cui strade e alberi si progettavano insieme, con una precisa visione
culturale dell’urbanistica che ancora si riconosce nelle più belle città del
mondo.
La storia ricorda le strade alberate medievali, impiantate con grande spesa
e tutelate dagli Statuti; altrove si ricordano i viali alberati rinascimentali
oppure settecenteschi, come quelli che a Cagliari, perseguendo il successo
delle nuove alberature torinesi, venivano piantati lungo le strade nuove rettilinee tra Cagliari, Bonaria, San Saturnino, con olmi trasportati dai monti
attorno alla città negli anni ’60 e ’70 del Settecento.
Ci sono poi le strade alberate ottocentesche, segno di una stagione in
cui Cagliari rinnovò il suo volto, disegnando oltre le mura la sua struttura
urbanistica moderna. Ai giardini sotto le mura ad oriente, luogo dei primi
“passeggi pubblici”, si univano dense alberature sui bastioni più panoramici. Nuove alberature su lunghi viali portavano verso uno dei centri satellite
della città, attorno alla chiesa medievale di San Bartolomeo, presso la
direzione delle saline e il Bagno Penale, il carcere del 1842. Qui i condannati
ai lavori forzati erano impiegati nel piantumare e innaffiare gli alberi della
città, trasportando con carri a buoi l’acqua della fontana di San Bartolomeo
ancora prima della costruzione dell’acquedotto della città. Tramite il loro
lavoro l’odierno Viale Diaz e le campagne intorno erano state trasformate in
luoghi amabili e frequentati, con aziende e altre funzioni.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 29
Torino, Antoine Cloquart,
1700, dettaglio dei viali
di accesso alla città
(Bibliotheque Nationale de
France).
Lungo la seconda metà dell’Ottocento Cagliari delibera di demolire buona
parte delle sue mura. I progetti di Via Roma e del Largo Carlo Felice nascono sul terreno demaniale ormai libero e perseguono un nuovo ideale di bellezza, quello delle città – come Vienna o Parigi – per prime aperte oltre le
mura e con viali alberati animati da passeggi, luoghi di svago e di commercio. Il carattere straordinariamente nuovo di queste opere derivava da una
concezione unitaria tra la forma delle strade (larghissime in una società
ancora priva di auto) e delle architetture private prospettanti, regolate per
altezza e tipo dei prospetti: in questo scenario gli alberi erano veri protagonisti, piantati secondo un rigoroso ordine geometrico, parte integrante del
progetto e responsabili della sua bellezza. Nel caso degli Champs Élisées di
Parigi e del Largo Carlo Felice di Cagliari, ad esempio, le alberature erano
ordinatamente disposte seguendo il medesimo schema in quadruplice fila
per individuare, ai lati, le passeggiate alberate. Un modello destinato ad
avere tanta fortuna in tutta Europa, poi nel mondo.
Questi viali, frutto di un progetto unitario e riconoscibile, sono espressione di un momento storico e dell’arte del progettare la “strada alberata”, espressione della grande attenzione della municipalità verso la cosa
pubblica.
Non si può quindi non preservare simili eredità, mantenendone le forme e
l’esatta geometria, elemento chiave della loro bellezza.
La formula della loro bellezza risiede nella regolarità e nella continuità
dell’impianto: alberi mancanti devono essere sostituiti con nuovi piantati
esattamente sul luogo del precedente esemplare. Non risarcire le posizioni
mancanti, ormai tantissime, porta alla dispersione dell’effetto prospettico e
della continuità dell’ombra, fattore di determinante importanza nel donare
benessere ai cittadini e bellezza alla città.
I grandi viali ottocenteschi di Cagliari, come ad esempio Viale Diaz o il Largo
Carlo Felice, hanno perso parte della loro immagine unitaria col progressivo
scadimento o perdita di molti loro tratti.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 30
I viali alberati al contorno
di Parigi, Plan Turgot, 1739
(Bibliotheque Nationale de
France).
Parigi Boulevard de la
Porte FT. Antoine
(Bibliotheque Nationale de
France).
Nel tempo piantare palme invece di pini, ad esempio lungo Viale Diaz – l’antico Viale San Bartolomeo – ha sfavorito la percezione unitaria della bellezza del viale.
Piantare nel Largo Carlo Felice un nuovo albero ogni due mancanti, messo
nel mezzo, fuori allineamento, o sostituito con un cartello o un tombino, ha
diminuito il valore dell’immagine storica del viale, vero e proprio patrimonio
culturale della città, monumento vegetale tra i monumenti di architettura.
Il risultato di simili interventi sono viali disordinati nel loro impianto e diretti verso un’immagine progressivamente triste, con alberi malati o anziani
in attesa di un piano di sostituzioni di respiro pluriennale.
Come se fosse un bel sorriso, al quale nessuno pensa di non curare o al limite impiantare un dente mancante, una società civile deve farsi carico del
restauro delle sue strade alberate, con architetti storici e paesaggisti che
indichino le linee a esperti agronomi che scelgano i modi e le piante migliori, pena perdere un vero patrimonio.
Il vero fine è rinnovare l’immagine storica della città, preservare l’armonia
e la bellezza delle “architetture vegetali” a vantaggio delle generazioni che
verranno e vivranno nella città futura.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 31
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 32
I principali viali alberati della città di Cagliari divisi per
epoca con indicazione delle specie arboree prevalenti
(elaborazione grafica di Stefano Mais su immagine aerea
tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 2013,
dati cartografici © AGEA. Nella pagina precedente il
centro storico, sopra la città a oriente).
I primi viali alberati della città
1. Bastione Santa Croce - Attualmente sono presenti alberi d’ulivo,
palme nane e piante succulente
2. Via Cammino Nuovo - Ailanti e Robinie
3. Corso Vittorio Emanuele - Nuovo impianto di varie entità vegetali
4. Viale Polveriera - oggi Giardino Pubblico con entità vegetali miste
5. Bastione Saint Remy - Attualmente sono presenti palme
6. Viale Bonaria dalla Darsena a San Bardilio - Pini domestici e Pini
d’Aleppo
Le passeggiate e i viali alberati ottocenteschi
7. Viale Buoncammino - Pini d’Aleppo
8. Viale Merello - Ficus microcarpa
9. Viale Trento - Originariamente Pini, attualmente Gingko biloba
10. S’Avanzada di San Pancrazio - Attualmente privo di alberature
11. Viale Regina Elena - Ficus in filare (parte bassa) e boschetti di Pino
(parte alta)
12. Viale Regina Margherita - Bagolari
13. Viale Colombo-Darsena - Ficus microcarpa e Pini
14. Viale Diaz (zona Bonaria) - Pini domestici e Pini d’Aleppo
15. Viale Cimitero - Pini domestici
16. Salita Viale Bonaria (da San Bardilio alla Basilica) - Pini domestici
17. Via Porcell - Attualmente un solo Pino d’Aleppo
I viali oltre le mura della seconda metà dell’Ottocento
18. Via Roma - Primo impianto: Tigli, sostituiti da Ficus microcarpa
(distrutti da bombardamento 1943) / Reimpianto: Palme, Alberi di
Giuda, 1 Ficus magnolioides
19. Largo Carlo Felice - Jacaranda mimosifolia
20. Viale Trieste - Ficus microcarpa
21. Viale Diaz (zona Fiera) - Pini domestici e d’Aleppo
22. Viale San Bartolomeo - Pini d’Aleppo
I viali della città moderna
23. Viale Fra Ignazio - Pini d’Aleppo e qualche Pino domestico
24. Viale Colombo - Pini d’Aleppo
25. Via Dante - Jacaranda mimosifolia e Lecci
26. Via Paoli - Ficus microcarpa
27. Via Pergolesi - Aranci amari
28. Via San Benedetto - Attualmente assenti, è presente solo
qualche arancio amaro
29. Via Scano - Lecci
30. Via Pessina - Jacaranda mimosifolia
31. Via Milano - Jacaranda mimosifolia
32. Via Firenze - Jacaranda mimosifolia
33. Viale Poetto - Lecci
34. Via Lungomare Poetto - Palmizi
35. Viale Cala Mosca - Pini domestici e d’Aleppo
36. Viale Sant’Elia - Pini domestici
37. Viale scomparso San Bartolomeo-Poetto - Alberature
attualmente assenti
38. Via Santa Gilla - Lecci e Ficus microcarpa
39. Via Liguria - Jacaranda mimosifolia
40. Via Cugia - Styphnolobium japonicum
41. Via Carboni Boi - Styphnolobium japonicum
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 33
1. Le strade alberate: benessere ambientale,
patrimonio della città, bene culturale
1. Tree-lined streets: environmental well-being, heritage of the city, cultural asset
Trees perform the following ecosystem services:
They mitigate the impact of climate-altering emissions,
They serve as filters,
They manage runoff,
They regulate our climate and offer wind protection,
They increase the value of real estate,
They help restore altered psychophysical balance.
Manifesto della FAO - I
benefici degli alberi
urbani.
Gli alberi urbani di grandi
dimensioni fungono
da eccellente filtro per
gli inquinanti urbani
e il particolato fine.
Un singolo albero può
assorbire fino a 150 kg di
CO2 all’anno e sequestrare
carbonio dall’atmosfera,
contribuendo così a
mitigare il cambiamento
climatico. Gli alberi
forniscono habitat, cibo
e protezione per piante
ed animali, aumentando
così la biodiversità
urbana. Piantare alberi
oggi è indispensabile
per il benessere delle
generazioni future!
I BENEFICI DEGLI ALBERI URBANI
PM
SO X
CO
NO X
Nelle aree urbane il posizionamento
strategico degli alberi può ridurre la
temperatura dell’aria di 2-8 ºC
O3
Gli alberi urbani di grandi dimensioni
filtrano gli inquinanti urbani
e il particolato fine.
Gli alberi maturi regolano il flusso
dell’acqua e ne migliorano la qualità.
CO2
Un singolo albero può assorbire fino a 150 kg di CO2 all’anno
e sequestrare carbonio dall’atmosfera, contribuendo così
a mitigare il cambiamento climatico.
Il legno può essere usato come
combustibile per cucinare e riscaldarsi.
Gli alberi possono fornire cibo
sotto forma di frutta, noci e foglie.
Gli alberi opportunamente posizionati intorno
agli edifici possono ridurre del 30%
il consumo di aria condizionata e far
risparmiare il 20-50% dell’energia
necessaria per il riscaldamento.
Trascorrere del tempo tra gli alberi
migliora la salute fisica e mentale
aumentando i livelli di energia,
accelerando i tempi di recupero,
e diminuendo la pressione
sanguigna e lo stress.
Gli alberi forniscono habitat,
cibo e protezione a piante
ed animali, arricchendo così
la biodiversità urbana.
La presenza di alberi ed aree
verdi nel paesaggio può
far aumentare il valore
delle proprietà immobiliari del 20%.
La popolazione mondiale urbana sta crescendo rapidamente…
Urbana
Rurale
Oggi
Entro il
2050
…piantare alberi oggi
è indispensabile
per il benessere
delle generazioni future!
©FAO, 2016
fao.org/forestry/urbanforestry
C0024o/1/03.16
Le città occupano l’1,7% delle terre emerse, in questa porzione ridottissima
vive il 70% della popolazione del pianeta. Questo 70% di umani produce
circa l’80% dell’inquinamento planetario, soprattutto atmosferico e idrico
mettendo a rischio la sopravvivenza delle specie.
La presenza di piante in una città, soprattutto alberi che mostrano maggiore efficacia, migliora la possibilità di vita e di benessere delle comunità
urbane, infatti gli alberi, le piante in generale, grazie alle loro caratteristiche morfologiche e fisiologiche, svolgono una serie di “servizi ecosistemici”
fondamentali per migliorare le condizioni psico-fisiche degli esseri umani:
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 36
1.1. I servizi ecosistemici degli alberi
Sono chiamati servizi ecosistemici i benefici per le persone che si ottengono da una gestione mirata delle risorse naturali e delle piantagioni arboree
ed arbustive di origine antropica (parchi, viali, giardini…); il loro valore è
quantificabile e misurabile.
Gli alberi svolgono i seguenti servizi ecosistemici:
- mitigano l’impatto delle emissioni clima-alteranti: ad esempio sequestrando dall’atmosfera sostanze inquinanti o comunque tossiche per la vita
umana, a cominciare dalla CO2 che viene convertita in zuccheri e ossigeno;
- funzionano da filtro: il fogliame è in grado di abbattere le polveri sottili
presenti in atmosfera e attutisce i rumori funzionando da barriera naturale;
- garantiscono un corretto deflusso delle acque piovane: attraverso il percorso suolo-radici-chioma-atmosfera si compie il ciclo dell’acqua e il suolo
è protetto dai fenomeni erosivi;
- regolano il clima e difendono dal vento: il “respiro” degli alberi” immette
in atmosfera grandi quantità di vapore acqueo che rallenta sia il riscaldamento che il raffreddamento dovuto a variazioni della temperatura; le barriere frangivento permettono di diminuire la velocità del vento anche del
- aumentano il valore degli immobili: la presenza di spazi verdi sia pubblici
che privati migliora la qualità della vita e di conseguenza aumenta il valore
degli immobili attraverso benefici diretti (risparmio energetico) che indiretti
(la presenza di valori paesaggistici naturalistici);
- favoriscono il recupero di equilibri psico-fisici alterati: il potere benefico
e terapeutico degli alberi è noto dall’antichità quando il contatto con la
natura rappresentava una fonte di energia vitale e spirituale indiscutibile.
Questo potere terapeutico ed equilibratore delgli alberi e delle foreste è
stato di recente riconosciuto e inserito in una pratica scientifica denominata di recente che la SILVOTERAPIA come metodo scientifico e in alcuni Paesi
prescritta dal medico di base.
1.2. Silvoterapia, forest bathing, shinrin-yoku, bagni di
foresta
È una pratica salutogenica, che stimola una profonda connessione con gli
elementi naturali, attraverso passeggiate; messa a punto in Giappone per
recuperare il benessere emotivo e la forma fisica si sta diffondendo rapidamente anche nel mondo occidentale.
Riconosciuta come metodo scientifico la Silvoterapia viene praticata
per stimolare l’attenzione, il rilassamento, la tonicità muscolare e la respirazione corretta e per favorire un buon funzionamento dell’apparato
cardio-circolatorio.
Si stanno ormai sperimentando protocolli terapeutici che prevedono attività con alberi, immersi nel verde come prescrizioni terapeutiche effettive.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 37
1.3. Buone pratiche a Cagliari
Viale Merello (foto di Dietrich Steinmetz).
Viale Regina Margherita, esempio di aiuole correttamente impostate (foto Tiziana
Sassu).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 38
Viale Trento, esempio
di alberi formanti una
barriera contro le polveri
sottili e il rumore (foto
Tiziana Sassu).
Viale Merello, esempio di alberi che formano una
grande ombra ristoratrice (foto Tiziana Sassu).
Viale Merello, marciapiede con pavimentazione
drenante (foto di Dietrich Steinmetz).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 39
1.4. Le principali specie arboree dei viali di Cagliari
Jacaranda mimosifolia D. Don (1822), Jacaranda blu
Jacaranda mimosifolia D. Don (1822), Jacaranda blu (Largo Carlo Felice, Via Dante, Via
Milano, Via Firenze, Via Pessina). Illustrazione tratta da Curtis’s Botanical Magazine,
1822, Missouri Botanical Garden.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 40
Pinus halepensis Mill. (1768), Pino d’Aleppo
Pinus pinea L. (1753), Pino domestico
Pinus halepensis Mill. (1768), Pino d’Aleppo (Viale
Bonaria, Viale Buoncammino, Viale Diaz, Viale Colombo,
Viale San Bartolomeo, Via Porcell, Viale Fra Ignazio).
Illustrazione tratta da Rare Book Division, The New York
Public Library. Pinus halepensis. [Aleppo Pine], The New
York Public Library Digital Collections, 1801-1819.
Pinus pinea L. (1753), Pino domestico (Viale Bonaria,
Viale Diaz, Viale Cimitero, Viale Cala Mosca, Viale
Sant’Elia). Illustrazione di William Henry James Boo,
Cassel & C, 1890 circa.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 41
Ficus microcarpa L. (1767), Fico di Taiwan
Ficus microcarpa L. (1767), Fico di Taiwan (Viale Merello, primo Viale di Via Roma,
Viale Trieste). Illustrazione tratta da S.H. Koorders, T. Valeton, Atlas der Baumarten
von Java (1913-1918), vol. 4, fig. 731, Harvard University Botany Libraries, Cambridge,
U.S.A.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 42
Quercus ilex L. (1753), Leccio
Quercus ilex L. (1753), Leccio (Via Dante, via Scano, Viale Poetto). Illustrazione tratta
da Rare Book Division, The New York Public Library, Fig. 1. Quercus prasina, Chéne
prase. fig. 2. Quercus ilex [Holly oak], The New York Public Library Digital Collections,
1801-1819.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 43
2. La vita e la morfologia di un albero
2. The life and morphology of trees
Knowing the life cycle of trees and the shape they develop over time is important for
a good management of urban trees.
In view of the extreme life conditions of street trees, their root system should also
be taken into great consideration.
The vitality, stability and efficiency of a tree-lined avenue are a direct function of
the vitality, stability and efficiency of its roots.
Tree roots can spread up to four times the radius of the canopy.
They grow radially from the trunk, down to 60-80 cm below the soil surface: it is thus
better to have wide and elongated flowerbeds.
2.1. Le parti dell’albero
La vitalità, la stabilità, l’efficienza di un viale alberato in ambito urbano è
funzione diretta della vitalità, stabilità ed efficienza del corrispondente
apparato radicale.
L’alberata sarà quindi tanto più facile da gestire quanto più verranno rispettati i parametri ottimali suolo-pianta la cura dello spazio vitale esplorabile
dalle radici garantisce agli alberi la possibilità di intercettare l’acqua con i
nutritivi e di respirare.
Schematizzazione delle principali parti di che compongono un albero: chioma, fusto
e radici, ciascuno dotato di una funzione specifica e di particolari esigenze.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 46
2.2. Tipi di foglie
Morfologia delle foglie.
Shape e arrangement:
Forma
Margin: Bordi
Venation: Venature
(grafico tratto da:
Glossary of leaf
morphology / Wikipedia.
en, autore: McSush).
2.3. Dimensione delle radici
Le radici sono da una volta e mezzo, fino a quattro volte più ampie della
proiezione della chioma e si trovano, generalmente, nei primi 60-80 cm di
terreno. Con l’aumentare della profondità del suolo, diminuisce la densità
delle radici, principalmente a causa della diminuzione dei livelli di ossigeno
e di umidità.
Tenendo conto dei fattori in grado di incidere sullo sviluppo dell’apparato radicale (genetici, pedologici, colturali) in generale l’apparato radicale
delle piante arboree si presenta molto espanso in senso radiale (la maggior
parte delle radici assorbenti è distribuita oltre la proiezione della chioma),
con profondità non elevata (20-150 cm con maggior frequenza tra 20 e 70) e
difficilmente ha radici fittonanti che vanno solo in profondità. Questo anche
perché la maggior parte dei nutrienti si trova nei primi 50 cm.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 47
Apparato radicale di
Ficus microcarpa (foto di
Dietrich Steinmetz).
2.4. Funzioni dell’apparato radicale
La radice ha molte funzioni, è soprattutto un organo per l’assorbimento di
acqua e nutritivi dal terreno, ma anche di conduzione, di riserva e di ancoraggio, interviene nella sintesi di ormoni vegetali ed è coinvolta in vari
processi simbiotici.
2.5. Morfologia dell’apparato radicale
La forma dell’apparato radicale dipende dalla tipologia di sviluppo radicale,
nelle piante arboree gli apparati radicali possono seguire le seguenti tipologie di sviluppo delle radici:
- FITTONANTE (a): caratterizzata da una radice principale (il Fittone) che si
sviluppa in profondità e che domina sulle radici secondarie che si dipartono
da questa.
- FASCICOLATA (b): composta da un insieme di radici ad uguale dominanza.
- A CANDELABRO (c): con numerose radici che penetrano il terreno
verticalmente.
- ORIZZONTALE (d): con numerose radici a sviluppo superficiale.
Schema delle tipologie di
sviluppo delle radici.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 48
2.6. Intelligenza delle radici
Gli apici radicali hanno la capacità di percepire, monitorare ed elaborare
contemporaneamente e in modo continuativo ben 15 parametri corrispondenti ad altrettanti stimoli ambientali vitali per la pianta e poi DECIDONO di
seguire una strada mettendo in atto comportamenti “motori”.
L’abilità di valutare e poi decidere ci pone davanti una tipologia di intelligenza diversa da quella animale, una intelligenza diffusa, collaborativa, di
rete.
2.7. Plasticità delle radici
La geometria e la disposizione degli apparati radicali dipende fortemente
dal sito in cui si trovano.
Le piante adattano la propria struttura alle condizioni della stazione: in ambienti caratterizzati da siccità estiva la profondità delle radici può raggiungere anche i 20 metri; in suoli con falda superficiale le radici sono per lo più
superficiali.
Pertanto la disposizione delle radici non è quasi mai un parametro fisso ma
variabile e dipendente da:
- caratteristiche pedologiche della stazione;
- disponibilità di nutrienti;
- disponibilità di umidità;
- associazione con altri vegetali;
- metodo di propagazione della pianta;
- presenza di ostacoli meccanici;
- gestione antropica dell’area.
2.8. Il ruolo delle radici nella stabilità degli alberi
La sicurezza statica degli alberi è garantita dall’apparato radicale, la forza
con cui le radici rimangono aggrappate al terreno è massima vicino al tronco e diminuisce man mano che ci si allontana da esso.
Esiste una stretta correlazione tra integrità delle radici e stabilità dell’albero: piante le cui radici siano state interessate da interventi di cesura dovuti
alla posa in opera di condutture di gas, luce, telefoni, etc., mostrano una
maggiore propensione alla caduta.
La lunghezza totale delle radici che garantiscono un valido apporto di
sostanze nutritive e dunque l’efficienza della pianta è risultata in alcuni
casi superiore al diametro del tronco di 5 volte: da ciò consegue la raccomandazione prudenziale di rispettare, in caso di scavi, una distanza pari ad
almeno 6 volte il diametro del tronco della pianta in questione.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 49
Radici di un albero di un
viale cagliaritano (foto di
Dietrich Steinmetz).
Radici dei viali cagliaritani
(foto di Noemi Didu).
Radici dei viali cagliaritani
(foto di Noemi Didu).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 50
Radici dei viali cagliaritani (foto di Noemi Didu).
Radici del grande albero in Piazza Darsena nei pressi
dell’edicola (foto Roberto Murgia).
Radici del grande albero in Piazza Darsena nei pressi
dell’edicola (foto Roberto Murgia).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 51
3. Vivaisti, agronomi e progettisti. La tecnica
dei viali alberati
3. Nurserymen, agronomists and designers
This chapter mention some of the most important figures in the field of landscaping
in Cagliari throughout the 19th century, ending with some brief technical
information on the geometry of the avenues and road sections.
In particular, two technicians, Giuseppe Piccaluga and Carlo Visca, and two
aristocrats/agricultural entrepreneurs, Marquis Stefano Manca di Villahermosa and
Count Gennaro Roero di Monticello are mentioned.
The 19th-century cultural atmosphere surrounding the topic of gardens and
cultivation was so lively that actual technical manuals were frequently published,
often both in Italian and Sardinian, with the purpose of improving production yields
also through the acquisition of an agricultural education.
3.1. Agronomi e giardinieri civici
Dalla seconda metà del Settecento fino agli inizi del Novecento, la Sardegna è interessata da una corrente di riformismo agrario che nel giro di un
secolo le permette di modernizzare un’agricoltura arretrata e di introdurre
concetti innovativi di gusto europeo in tema di parchi, passeggiate pubbliche e verde urbano.
La città di Cagliari inizia a rivestire i propri viali con alberature che vengono
regolarmente innaffiate e ripiantumate, dapprima incaricando sporadicamente maestri giardinieri per poi successivamente definire ed istituzionalizzare un tecnico municipale, che si prendesse cura del verde pubblico
della città, è così che nasce la figura dell’Agronomo Municipale.
Tra i diversi agronomi che si sono succeduti alla cura del verde di Cagliari è
in particolare a due di loro che dobbiamo la organizzazione della struttura arborea dei viali storici e la loro varietà botanica: Giuseppe Piccaluga e
Carlo Visca.
Giuseppe Piccaluga
Agronomo e vivaista ligure, attivo a Cagliari fra gli anni Trenta e Sessanta
dell’Ottocento.
Dapprima giardiniere del Marchese di San Tommaso di Cagliari, negli anni
Trenta lo troviamo membro della Reale Società Agraria ed Economica di
Cagliari e dopo poco viene incaricato delle piantumazioni e manutenzione
del Giardino Pubblico.
Piccaluga vive un tempo in cui il processo di modernizzazione in agricoltura e giardinaggio infuocava gli spiriti e poneva sfide di progresso che non
potevano rimanere inaccettate dagli uomini che ritenevano di avere un
pensiero moderno.
Nel 1856 gestisce un vivaio vendendo specie da fiore che non sono presenti
nel catalogo della tenuta d’Orri quindi probabilmente introdotte successivamente alla metà dell’Ottocento. Le specie sono essenzialmente bulbose:
Tulipani doppi, Ranuncoli doppi in miscuglio, Tuberose doppie, Anemoni
doppi.
Nel 1856 è Direttore Giardiniere civico e in quanto tale richiede maggiore
autonomia d’azione rispetto al Capo Architetto dell’Ufficio dell’Arte, nella
progettazione del verde e la piantumazione di alberi e cespugli.
Nel 1862 viene nominato agronomo civico e diventa l’autore principale delle
diverse piantagioni di alberi effettuate a Cagliari come ad esempio Viale
Buoncammino e il Terrapieno; nello stesso anno pubblica un manuale per
istruire i “sardi coltivatori” sulle tecniche di coltivazione e propagazione
degli alberi. Nel manuale consigli pratici sulla scelta delle specie e gli stili
di abbinamento.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 54
Giuseppe Piccaluga, Arboricoltura, ossia propagazione, educazione e coltivazione
degli alberi più utili alla sarda agricoltura, A. Timon, Cagliari 1862, frontespizio.
Giuseppe Piccaluga, Arboricoltura, ossia propagazione, educazione e coltivazione
degli alberi più utili alla sarda agricoltura, A. Timon, Cagliari 1862, tav. 6.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 55
Giuseppe Piccaluga, Arboricoltura, ossia propagazione, educazione e coltivazione
degli alberi più utili alla sarda agricoltura, A. Timon, Cagliari 1862, tav. 7.
Giuseppe Piccaluga, Arboricoltura, ossia propagazione, educazione e coltivazione
degli alberi più utili alla sarda agricoltura, A. Timon, Cagliari 1862, tav. 8.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 56
Giuseppe Piccaluga, Arboricoltura, ossia propagazione, educazione e coltivazione
degli alberi più utili alla sarda agricoltura, A. Timon, Cagliari 1862, tav. 9.
Giuseppe Piccaluga, Arboricoltura, ossia propagazione, educazione e coltivazione
degli alberi più utili alla sarda agricoltura, A. Timon, Cagliari 1862, pp. 98-99.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 57
Carlo Visca, soluzione
progettuale definitiva per
l’alberata di Via Roma del
1891 composta da quattro
filari di cui i centrali
alternati (Archivio Storico
Comunale di Cagliari,
Contratti, 1891).
Carlo Visca
Giardiniere, agronomo e vivaista siciliano, attivo a Cagliari nella seconda
metà dell’Ottocento. A partire dal 1876 collabora saltuariamente con il Comune di Cagliari: nel 1884 realizza il parterre di Piazza Matteotti impostato
da Felice Galbiati (suo predecessore), nel 1885 inizia la produzione commerciale di piante floreali; fu il primo floricoltore e vivaista che ebbe l’isola secondo i moderni concetti. Il giardino Visca era impiantato nell’appezzamento che fronteggia l’attuale ingresso dell’orto botanico, in Via Fra’ Ignazio da
Laconi. Nel 1890 viene incaricato di sistemare l’alberata di Via Roma e contemporaneamente si occupa dell’impianto del giardino della Piazza Darsena
e del parterre di Piazza Costituzione. Nel 1892 viene nominato Agronomo
municipale e nel 1896 Direttore delle piantagioni del Comune di Cagliari. Nel
1897 progetta e realizza la riduzione a square di Piazza San Domenico con
numerose aiuole artisticamente disposte e con alberi d’alto fusto, cespugli
e una pavimentazione in ghiaia.
3.2. Aristocratici green
Stefano Manca Marchese Di Villahermosa
Nel 1804 fu tra i soci più dinamici della Reale Società Agraria ed Economica
di Cagliari. Attivissimo promotore dei moderni metodi di agricoltura in Sardegna, diede personalmente impulso alle sperimentazioni agrarie mettendole in pratica nella sua azienda modello in località Orri, presso Sarroch.
Sede del primo vivaio moderno dell’isola che fornisce semi e piante esotiche anche all’Orto botanico di Cagliari e pubblica annualmente il catalogo
delle specie e varietà commerciate (Catalogo generale dei vegetali coltivati
nello stabilimento d’Orri 1842-1843).
Gennaro Roero Conte di Monticello
Dopo la partenza della corte sabauda (1814) per primo ordinò che fossero
piantati alberi e realizzate passeggiate pubbliche nella città di Cagliari. Fu
governatore dell’isola dal 1823 al 1825, impegnato in vari progetti di bonifica
dalle paludi e di riorganizzazione fondiaria.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 58
Ritratto di Stefano Manca
Marchese Di Villahermosa.
Dal Dizionario biografico
degli uomini illustri di
Sardegna di Pasquale
Tola, 1837.
Ritratto di Gennaro Roero
Conte di Monticello.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 59
Profilo delle principali
strade alberate eseguite
in Francia nel primo
Ottocento (Pierre-Charles
Lesage, Recueil de divers
mémoires extraits de la
bibliothèque impériale des
Ponts et Chaussées, 1810,
plache 10, plache 4).
3.3. La geometria dei viali alberati
I modelli dei viali alberati:
• filari semplici;
• filari doppi (Viale Trieste, Viale Merello);
• filari quadrupli (Largo Carlo Felice);
• filari quadrupli alternati (Via Roma tra il 1891 e la fine della seconda guerra
mondiale);
• promenade / filare doppio chiuso superiormente con passeggiata interna
(Viale Cimitero);
• filari prospettici (Via Cammino Nuovo verso la Torre dell’Elefante; bidente tra
Viale Bonaria e Viale Diaz).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 60
Progetto di sezioni
stradali alberate della
Strada Reale Carlo Felice,
Giovanni Antonio
Carbonazzi, 1822 (Archivio
di Stato di Cagliari, TP11501).
Modelli di tracciamento
di grandi rotonde di
distribuzione viaria
secondo forme radiali
“etoile” eseguite in
Francia nel primo
Ottocento (Pierre-Charles
Lesage, Recueil de divers
mémoires extraits de [...],
1810, plache 11).
3.4. La tecnica delle strade alberate
Le sezioni stradali
La costruzione di strade alberate è consolidata da pratiche progettuali che,
ripetute e implementate nel tempo, trovano una codifica nella trattatistica
e nella manualistica sette e ottocentesca. Veicolate da scuole e accademie
d’architettura e ingegneria, le modalità di costruzione di viali alberati in
città e nel territorio si diffondono in larga parte d’Europa.
I rondò
Rotonde di alberi vengono disegnate quali terminali di viali alberati, come
a Buon Cammino, per esaltare punti di particolare bellezza panoramica;
altrove compaiono lungo i viali alberati in specifici nodi viari sia per dare
importanza agli incroci sia per agevolare l’inversione di marcia delle carrozze a cavalli. Vengono previsti alberi su circonferenze semplici, doppie o in
semicerchi lungo un solo lato del viale.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 61
Rondò all’arrivo della Strada Reale Carlo Felice
all’Annunziata (Cagliari) dalla Pianta della Città di
Cagliari, Giuseppe Cominotti, Enrico Marchesi, 1832
(Archivio del Comune di Cagliari 1.A.22).
Rondò lungo viale Trento dalla carta di Cagliari e suoi
dintorni, post 1851 (Istituto Geografico Militare, n. 8673).
Terminale del viale Buoncammino con rondò dalla
carta di Cagliari, post 1851 (Istituto Geografico Militare,
n. 8676).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 62
Via Dante, veduta
prospettica (foto di
Dietrich Steinmetz).
Via Dante, rondò
alberato (foto di Dietrich
Steinmetz).
Terminale del Viale
Buoncammino con il
rudere del rondò e Viale
Merello (immagine aerea
tratta da Sardegna Foto
Aeree, Regione Sardegna,
2013, dati cartografici ©
AGEA).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 63
4. I primi viali alberati della città
4. The first tree-lined avenues in the city
The history of tree-lined avenues in Cagliari starts from the Public Gardens, whose
main axis is Viale della Polveriera.
Created between 1816 and 1818, its holm-oaks were later enriched with a large
number of tree and herb species and incorporated into the park.
The Public Gardens represent a green junction between the line of trees descending
towards the Darsena [Dock] and the path on the ridge of the Buoncammino hill.
In 1836 a short canyon was cut in the rock, connecting the Gardens with what would
soon become a tree-lined public walkway: the public walkway of Buoncammino.
By the first half of the 19th century, two important avenues exiting the city were
planted with trees: Viale di Bonaria and Viale Cimitero, which served the new
cemetery, relegated to the outskirts of Cagliari by the Napoleonic edict.
Calaris Sardiniae Caput,
Cosmographia Universalis,
Basilea, Sebastian
Münster, 1550. Vista
generale e dettaglio della
parte orientale della
città oltre le mura, tra il
convento del Jesus, oggi
Manifattura Tabacchi, San
Bardilio e Bonaria
(da: The Hebrew University
of Jerusalem & The Jewish
National & University
Library).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 66
Le alberature lungo
il Terrapieno e sul
Bastione di Saint Remy
sono testimoniate nella
«Veduta della Città di
Cagliari Capitale del
Regno di Sardegna, dalla
parte di Villa nuova, ossia
di Levante, 1825»
(Su concessione del
Ministero della Cultura Biblioteca Universitaria
di Cagliari - Collezione De
Magistris. Foto archivio
Ilisso editore, Nuoro).
4.1. Gli alberi presso le mura e sui bastioni, davanti ai
conventi e verso gli orti
La veduta di Cagliari del 1550 pubblicata da Sebastian Münster mostra
attorno alla città campi governati e recintati, orti verso La Vega, alberature tra Villanova e Bonaria. In questi luoghi nel tempo successivo iniziano
consapevoli azioni di trasformazione dei dintorni della città mirate a rinnovarne l’immagine grazie a lunghe file di alberi lungo le strade. Nel 1763 a Cagliari si programmano viali alberati con olmi dall’Orto Botanico (la Botanica,
tra Viale Regina Margherita e Via XX Settembre) alla Darsena, a seguire nella
piana verso Bonaria.
Lungo le mura della città alcuni ambiti vengono dotati di alberature ancor
prima di diventare – dopo l’abbattimento delle fortificazioni concepito nel
1867 - luoghi di incontro, di mercato e di passeggio. Davanti ai conventi di
San Francesco di Stampace e di Sant’Agostino, lungo i bastioni orientali e
nel Terrapieno, quindi intorno al Convento di Jesus (oggi ex Manifattura dei
Tabacchi), le prime cartografie e le vedute ottocentesche testimoniano la
presenza di serie di alberature già consolidate.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 67
Nel 1822 un progetto di sistemazione degli spazi attorno alla Porta di Villanova (oggi
Piazza Costituzione) dimostra l’esistenza dei primi viali alberati lungo le mura.
(Archivio di Stato di Cagliari, Concessioni Enfiteutiche, n. 210).
Piano della passeggiata di Santa Caterina coll’indicazione delle opere per
sistemare la cisterna a vantaggio delle alberature esistenti sul bastione, parte alta
dell’odierno Bastione di San Remy. Progetto dell’Ing. Dogliotti, 1833, respinto nel
1834 (Archivio di Stato di Cagliari, TP13).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 68
Fotografia d’epoca del
Bastione di San Remy
prima della ricostruzione
del primo Novecento. Si
notano gli alberi sulla
parte alta.
Fotografia d’epoca del
Bastione di Santa Croce,
precedente il 1906, con le
alberature su due filari.
4.2. Le passeggiate alberate sui bastioni di San Remy, di
Santa Croce e lungo le mura
Il benessere derivante dal passeggiare all’ombra di viali alberati, tra i profumi dei fiori e dei frutti, lungo le recinzioni degli orti, i canali e le fontane
è ricordato nel medioevo e nel rinascimento nelle principali città europee e
mediterranee. Poesie, stampe e dipinti testimoniano con quale cura vicino
alle mura delle città si riservassero ai cittadini luoghi destinati al passeggio
e alla contemplazione della bellezza degli ambienti circostanti.
Le mura e in particolare i bastioni, in tempo di pace, ospitavano alberature;
a Cagliari quelli di Santa Croce e di Santa Caterina (oggi San Remy, poi del
Balice), di cui si ha testimonianza fin dai primissimi anni dell’Ottocento: nel
1813 «La città è autorizzata a dare le disposizioni per la somministrazione
dell’acqua necessaria per innaffiare gli alberi del Bastione di Santa Caterina
prelevandola dalla fontana di San Pancrazio» (Castello 1985), bastione alberato nel 1829 con l’opera dei condannati ai lavori forzati.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 69
Particolare del Bastione di San Remy dal «Piano Topografico
della città di Cagliari e dei suoi dintorni», disegnato da G.B.
Gallarati nel 1858 (Istituto Geografico Militare, cart. 5, n. 22).
Particolare del Bastione di Santa Croce dalla carta di
Cagliari e suoi dintorni, post 1851 (Istituto Geografico
Militare, 8673)
Particolare del Bastione di San Remy dalla carta di Cagliari e
suoi dintorni, post 1851 (Istituto Geografico Militare, 8673).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 70
Corso Vittorio Emanuele davanti al convento di San Francesco di Stampace, inizio Ottocento
(Biblioteca Comunale di Cagliari, Fondo stampe 1.A.58). La vista è mutuata da quella in bianco e nero realizzata
da Cominotti e Marchesi e stampata a Parigi nel 1827.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 71
Progetto del Viale della
polveriera, 1834 (Archivio
di Stato di Cagliari,
Segreteria di Stato s. II, n.
1080).
4.3. Viale della Polveriera (Giardino Pubblico)
Tra il 1816 e il 1818 Giacomo Francesco Pes di Villamarina, Viceré, fonda il
primo parco pubblico della città sul sito dell’attuale Giardino Pubblico, nel
tratto di collegamento tra l’edificio militare della “Polveriera” e l’attuale
Terrapieno.
Il parco era ricco di piante esotiche e si offriva quale spazio pubblico nella
tradizione degli orti botanici. Fu in seguito riorganizzato in più occasioni
e nel 1839 e 1840 il Municipio ristrutturò l’area e spianò il terreno della
passeggiata:
Il Canonico Spano nella sua Guida della città di Cagliari scrive nel 1861 che il
luogo è:
«...piantato d’alberi in bell’ordine disposti. Attesa l’aridità del suolo
poco adatto alla vegetazione, bisogna confessare che l’arte ha procurato di supplire ai difetti della natura. Sia lode al Municipio, ed al
nominato valente agronomo che lo governa!»
E ancora:
«Questa pubblica passeggiata è la più amena di Cagliari, e tanto è l’ordine con cui sono disposti i viali, e la quantità delle piante indigene ed
esotiche che può dirsi una villa. È molto ben tenuto, e pulito, perché il
Municipio stipendia un pubblico giardiniere molto intelligente» (Spano,
p. 360).
La passeggiata del Parco Pubblico era in collegamento con la spianata di
Buon Cammino tramite le “strada tagliata nella roccia” nel 1836, il piccolo
canyon ricavato sul crinale presso la chiesa di San Lorenzo o di Buoncammino. Sul crinale si progettava negli stessi anni un’importante alberatura di
fronte alle caserme.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 72
Particolare del Giardino Pubblico in luogo del Viale della Polveriera dalla carta di
Cagliari e suoi dintorni, post 1851 (Istituto Geografico Militare, 8673).
Giardino pubblico (immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione
Sardegna, 2013, dati cartografici © AGEA).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 73
Prospettiva del “Viale
di Bonaria” ripresa nel
primo Novecento (Regione
Sardegna, Sardegna
Digital Library, Collezione
Colombini, ISRE Nuoro, post
1905).
Foto d’epoca del primo
Novecento con la ripresa
del bidente prospettico
verso Bonaria e verso San
Bartolomeo.
4.4. Viale Bonaria
A oriente della città la messa a dimora di olmi nella strada tra l’Orto
Botanico e la Darsena (quindi nell’attuale via XX Settembre) prelude alla
sistemazione della piana verso la chiesa di N.S. di Bonaria. La sistemazione come viale rettilineo corrisponde a nuove attenzioni verso l’area testimoniate dalle prime alberature e bonifiche, cui corrisponde il rilancio dei
progetti di riedificazione della chiesa.
La strada che dalla Darsena e l’area del “Campo di Marte” si dirigeva al
Convento di Bonaria è di certo esistente nel tempo medievale quando è
ricordata nella sua direzione verso la base del colle e San Bardilio (Santa
Maria del Porto), chiesa allora sulla riva del mare. Il segno urbanistico più
importante, costituito dal bidente stradale rettilineo che si diparte verso
oriente dal nodo alla base del bastione del Convento del Jesus (oggi Piazza Deffenu) risulta compiuto come viale prospettico nei primissimi anni
dell’Ottocento: al Viale di Bonaria viene associato un secondo verso San
Bartolomeo, disposto al tempo lungo la nuova linea costiera e anch’esso
alberato entro il 1858.
Le sistemazioni dell’area proseguono con l’alberatura verso il “nuovo” cimitero (impiantato dal 1828) e - alla fine del secolo - della salita alla Basilica
dalla chiesa di San Bardilio.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 74
1858. I Viali Bonaria e
San Bartolomeo (qui oggi
Viale Diaz), con l’adiacente
rettilineo del nuovo
cimitero, risultano alberati
nel preciso disegno del
Gallarati (Particolare
del Viale Bonaria dal
«Piano Topografico della
città di Cagliari e dei
suoi dintorni», Istituto
Geografico Militare, cart.
5, n. 22).
Viale Bonaria (immagine
aerea tratta da Sardegna
Foto Aeree, Regione
Sardegna, 2013, dati
cartografici © AGEA).
1813. Nel “Piano militare
della fortificazione di
Cagliari…”, di Giuseppe
Verani (Archivio di Stato
di Torino, CTS, C.1 nero)
compare la sistemazione
della piana di Bonaria,
forse in corso di
realizzazione.
Nella “Carta dimostrativa
de’ contorni di Cagliari…”
databile agli ultimi anni
del Settecento il disegno
della piana di Bonaria
appare determinato
e con l’alberatura del
viale (Archivio di Stato di
Torino. Carte Top. Segrete,
Oristano, 9. C. I. rosso).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 75
4.5. Viale Cimitero
Nella veduta di Cagliari di fine Ottocento, ripresa dalle falde del colle di
Bonaria prima ancora della costruzione della stazione ferroviaria (inaugurata nel 1888) si vedono con chiarezza le doppie alberature del Viale San
Bartolomeo (oggi Viale Diaz) a sinistra, quelle doppie sul proseguimento del
Viale Cimitero (di fronte) e parte di quelle su Viale Bonaria. Al limite destro
il viale alberato della salita dal piazzale del cimitero al piano del sagrato
della Basilica di Bonaria.
Viale Cimitero (foto di Dietrich Steinmetz).
Viale Cimitero, promenade (foto di Marco Cadinu).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 76
Viale Cimitero verso San Saturnino (sulla destra) dal Piano Topografico della città di Cagliari e dei suoi dintorni,
1858 (Istituto Geografico Militare, cart. 5, n. 22).
Viale Cimitero (immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 2013, dati cartografici © AGEA).
(Archivio Storico del Comune di Cagliari. Fondo fotografico. serie IX, Collezioni e Album).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 77
5. Il diritto al “pubblico passeggio” e i viali
alberati nell’Ottocento
5. The right to “public walks” and tree-lined avenues in the 19th century
Viale Buoncammino - The city’s historical public promenade, a long straight road
about 800 meters long, was started in 1833; thousands of trees were planted and it
was immediately loved by the inhabitants of Cagliari and its visitors for its wideranging view across the Santa Gilla Lagoon.
Viale Merello – It was conceived and designed as a tree-lined avenue as early as
1858, as shown by Gallarati’s drawing. However, it took its final form only in the early
1920s.
Immagine d’epoca delle
alberate del Terrapieno
verso Saint Remy
(Archivio Storico del
Comune di Cagliari.
Fondo fotografico, serie I
Topografia).
5.1. Cagliari e le strade alberate ottocentesche: le
pubbliche passeggiate
Le nuove mode europee permettono a tutti i cittadini di esercitare il loro
diritto al “pubblico passeggio” da cui trarre serenità e salute. Un diritto
espresso nel 1833 nel Commettee on Public Walks, il programma di promozione di nuovi percorsi pedonali e panoramici attorno alla città di Londra,
seguito da molte città europee. Vienna e in particolare modo Parigi – con il
piano Haussmann dal 1852 – pianificano la loro nuova immagine urbanistica
adoperando i viali alberati quale primario segno progettuale.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 80
Parigi, Boulevard Haussmann (Charles Marville 1853-70).
Immagine d’epoca delle alberate del Terrapieno sotto la Cattedrale (Regione
Sardegna, Sardegna Digital Library, Collezione Colombini, ISRE Nuoro, post 1905).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 81
“Pubblico passeggio” con
ritratti signori e signore
eleganti nel viale sotto
il Palazzo Viceregio,
dalla Pianta della Città
di Cagliari, Giuseppe
Cominotti, Enrico
Marchesi, 1832 (Archivio
del Comune di Cagliari
1.A.22).
5.2. A est della città: Viale Regina Margherita, Viale
Regina Elena (Terrapieno)
La prima immagine che attesta le funzioni di “pubblico passeggio” lungo il
tratto delle mura dell’attuale Viale Regina Elena risale al 1832. Il “pubblico
passeggio” sul Terrapieno, sul viale alberato arredato proprio al di sotto
delle finestre del Palazzo Regio, è destinato all’incontro serale della borghesia cittadina.
Nel 1837 «La R. Segreteria di Stato e di Guerra comunica dettagliatamente ai sindaci della città le decisioni del sovrano sul progetto del Capitano
Cappai relativo allo spianamento del Cammino coperto detto Terrapieno, al
fine di destinare a pubblico passeggio» (Villanova 1991) e nel 1840 il giardiniere Piccaluga conclude il lavoro di nuove messe a dimora di piante sul
Terrapieno.
In continuità con la linea del Terrapieno vengono alberate le aree a ridosso
delle mura orientali del quartiere Marina: nel 1843 abbiamo testimonianza
del fatto che «Il Consiglio Generale determina di bilanciare tra le altre spese
quella occorrente per le piantagioni dell’odierna Viale Regina Margherita»
(Villanova 1991) che evidentemente è iniziata in precedenza, almeno nel
1822, come testimoniato dalla planimetria dell’Archivio di Stato di Cagliari
del 1822 vista sopra in 4.1. e da altre cartografie della città.
Nel 1929 l’Ufficio Tecnico del Comune di Cagliari, su progetto architettonico
di Ubaldo Badas, delibera l’approvazione della risistemazione del Terrapieno con la previsione, sul sedime precedente, di nuovi arredi urbani e
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 82
Cartolina del primo Novecento con il Viale Regina Margherita e il teatro Politeama
subito a valle del Bastione di Monserrato con l’albergo Scala di Ferro.
Alberi mancanti nel Viale Regina Margherita (foto di Roberto Murgia).
pavimentazioni, recinzioni e sedute, secondo una visione moderna e funzionale che rispetta il senso planimetrico del precedente parco lineare destinato al “pubblico passeggio”.
La lunga linea verde destinata al “pubblico passeggio” si collega quindi con
quella che dalla Darsena saliva lungo le mura verso “la Botanica” (l’antico
orto botanico oggi la Manifattura dei Tabacchi, presso la Darsena) e procedeva lungo il Terrapieno.
La cura del verde di questa parte della città, all’esterno delle mura orientali, può essere ricondotta all’opera dei frati del Monastero del Jesus, responsabili del primo Orto Botanico da cui traevano le piante medicinali poi
trasformate nei laboratori della loro farmacia.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 83
Viale Regina Margherita dalla Pianta della Città di
Cagliari, Giuseppe Cominotti, Enrico Marchesi, 1832
(Archivio Storico del Comune di Cagliari, Fondo stampe
1.A.22).
Viale Regina Margherita (immagine aerea tratta da
Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 2013, dati
cartografici © AGEA).
I viali alberati lungo le mura orientali della città dalla Darsena allla “Polveriera”, oggi Giardini Pubblici (Piano
Topografico della città di Cagliari e dei suoi dintorni, 1858 (Istituto Geografico Militare, cart. 5, n. 22).
Viale Regina Elena (immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 2013, dati cartografici ©
AGEA).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 84
Piano topografico per lo
studio di due soluzioni di
tracciamento di impianti
di sottoservizi lungo il
Viale Regina Margherita
(Archivio Storico del
Comune di Cagliari, Fondo
cartografico, seria A, A 24).
La galleria verde all’inizio
del Viale Regina Elena, tra
il Bastione di San Remy e
il Palazzo Valdes (foto di
Roberto Murgia).
Viale Regina Margherita
(foto di Roberto Murgia).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 85
Viale Regina Margherita verso il porto e, sulla destra, il giardino della Darsena (foto
di Dietrich Steinmetz).
Il giardino della Darsena e, sulla destra, la partenza del Viale Regina Margherita
(foto di Roberto Murgia).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 86
Panorama del Terrapieno dal Bastione di San Remy (foto di Dietrich Steinmetz).
Viale Regina Margherita,
tratto adiacente ai
giardini della Darsena
(foto di Dietrich
Steinmetz).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 87
La galleria verde all’inizio del Viale Regina Elena, tra il Bastione di San Remy e il
Palazzo Valdes (foto di Roberto Murgia).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 88
Viale Regina Elena e la Cattedrale (foto di Francesca Mu).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 89
Primo impianto alberato
di fronte alla caserma e
nuovi filari in una foto
d'epoca.
5.3. Il crinale di Buoncammino e il primo Viale Merello
Buoncammino
Giunti nel luogo dove oggi sorge la Galleria Comunale d’Arte si decise di
sfruttare la “strada tagliata nella roccia”, ricavata per agevolare il trasporti
di materiali bellico oltre il crinale, per connettere la passeggiata orientale
(il Parco Pubblico e il Pubblico Passeggio sul Terrapieno) con il primo impianto del viale alberato lungo il crinale della chiesa di “Buon Cammino”.
Il lungo rettilineo, avviato nel 1833, è distinto in due tratti: uno tra “Porta
Cristina” e la chiesa di Buon Cammino, dove una parte risulta alberata ancora all’interno delle mura tra la Porta Reale e i bastioni dell’Opera e Corno,
poi demoliti nel 1846; un secondo davanti alla chiesa di Buon Cammino e ai
locali di caserme esistenti prima della costruzione del carcere.
Il luogo diventa sede di una piacevole e spettacolare passeggiata, frequentata e sicura. Scrive Vittorio Angius alla metà dell’Ottocento:
«La particolarità delle passeggiate del Castello gli è il larghissimo prospetto d’un pittoresco orizzonte, il cui simile non pare sia goduto da altro punto abitato del bel-paese, né odesi rammentato e lodato da quei
pure che abbian visitate le più belle regioni della rimanente Europa».
La contemplazione dall’alto crinale permette la visione sia verso oriente
sia verso occidente, testimoniata con parole romantiche dai testimoni del
tempo tra cui il Canonico Spano:
« “Passeggiata di Buon Cammino”.
Salendo indi alla pubblica passeggiata detta anche di S. Lorenzo, si
gode una bella veduta. È fiancheggiata da pini marittimi in linea diritta. Fu principiata nel 1833, e nel 1835 questo piano servì di base al Della
Marmora, ed al De Candia, per l’esercizio dei lavori trigonometrici.»
(Canonico Spano, Guida…, 1861, p. 355).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 90
Immagine della fine
dell’Ottocento del primo
impianto alberato di
fronte alla caserma (foto
Collezione Colombini,
ISRE Nuoro, da Sardegna
Digital Library, Cortesia
Istituto Superiore
Regionale Etnografico
della Sardegna).
Viale Buon Cammino nei
pressi della Caserma Carlo
Alberto visto dal dirigibile,
1921 (Archivio Storico
del Comune di Cagliari,
fondo fotografico serie I,
Topografia).
«[…] Percorrendo indi la stessa passeggiata che nella state è la più
frequentata, e da cui si gode una bella vista del golfo, dello stagno, e
delle montagne di ponente, si arriva alla Chiesa di Buon Cammino»
(Ivi, p. 356).
Sappiamo da un documento dell’Archivio Storico Comunale di Cagliari che
nel 1843 viene approvato un progetto per l’ampliamento dello stradone di
Buon Cammino.
Lungo il Viale Buoncammino, a seguito della Prima Guerra Mondiale, il
Comune impianta un “Parco delle Rimembranze” in onore ai caduti che
nel 1925 si decide di spostare presso San Lucifero motivando la scelta
con le difficoltà di crescita delle piante di quel luogo. Il nuovo progetto
viene quindi redatto da Ubaldo Badas e realizzato presso la chiesa di San
Lucifero.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 91
Lo stesso ambito nel rilievo Istituto Geografico Militare, post 1851 (n. 8676).
Viale Buoncammino e viale Merello dal Piano Topografico della città di Cagliari e dei suoi dintorni, 1858 (Istituto
Geografico Militare, cart. 5, n. 22).
Viale Buoncammino e Viale Merello (da Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 2013, dati cartografici © AGEA).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 92
Istituto dei Ciechi (post 1904) e il primo impianto del Viale Merello, parte alta verso la “Passeggiata di Buon
Cammino” (Archivio Storico del Comune di Cagliari, fondo Cartografico, serie A, Piante della città, n. A 28).
Planimetria di progetto per la Concessione dei terreni all’Istituto Ciechi presso il Viale Buoncammino, 1902
(Archivio Storico del Comune di Cagliari, sez. III, n. 85).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 93
Il viale alberato davanti al vecchio carcere di Buoncammino (foto di Dietrich
Steinmetz).
Nuove pavimentazioni e ampie aiuole, ottimale sede delle alberature del Viale
Buoncammino di fronte alle caserme (foto di Gabriele Muscas).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 94
Il Viale Buoncammino di fronte al vecchio carcere (foto di Francesca Mu).
Il Viale Buoncammino di fronte alla caserma (foto di Francesca Mu).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 95
Immagine di fine Ottocento o primo Novecento con i primi impianti alberati sulla nuova carreggiata di viale
Merello. Sul crinale il Viale Buoncammino.
Viale Merello (immagine
aerea tratta da Sardegna
Foto Aeree, Regione
Sardegna, 2013, dati
cartografici © AGEA).
Viale Merello
Nell’immagine cartografica del 1858, disegnata dal Gallarati, Viale Merelloappare già impostato sulla parte alta come viale alberato.
Con l’approvazione del Piano Costa del 1890 la parte più a valle, quella
che si chiamava la “discesa dell’Annunziata”, viene trasformata in un viale
urbano e indicata poi, nei nuovi piani alla fine degli anni Venti, quale zona
di sviluppo residenziale intitolata a Luigi Merello. Vi sorsero alcuni dei villini
più alla moda della città.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 96
Le chiome degli alberi di Viale Merello a raffronto con
il denso tessuto edilizio residenziale (foto Gabriele
Muscas).
Viale Merello, sperimentazione di nuove pavimentazioni
porose che permettono all’apparato radicale un
contatto naturale col suolo e evitano il loro emergere
in superficie (foto di Gabriele Muscas).
Viale Merello, tratto verso l’Annunziata (foto di Gabriele
Muscas).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 97
6. I nuovi viali al posto delle antiche mura: Via
Roma e Largo Carlo Felice
6. New avenues in place of the ancient walls: Via Roma and Largo Carlo Felice
It is in Largo Carlo Felice and in Via Roma that the signs of Cagliari’s urban
transformation are clearly visible. By demolishing its walls and thus gaining new
urban spaces, Cagliari changed its appearance; once a military stronghold, it turned
into a modern bourgeois city.
Numerous projects and old images illustrate this change: the city opened up
towards the sea, freeing itself from the bastions of Sant’Agostino and the walls that
closed off the Marina district towards the port.
The new spaces were designed as shady promenades following the Parisian example.
Foto d’epoca con in
evidenza lo schema
dell’alberata del Largo
con le corsie di controviale
destinate ad uso pedonale
come a Parigi o a Torino,
poi destinate al traffico
carrabile (foto Collezione
Colombini, ISRE Nuoro, da
Sardegna Digital Library,
Cortesia Istituto Superiore
Regionale Etnografico
della Sardegna).
6.1. La demolizione delle mura occidentali di Marina e la
progettazione del Largo Carlo Felice, al tempo “Piazza
del Mercato”
Il nuovo ampio spazio reso disponibile a seguito della demolizione del
fronte fortificato occidentale del quartiere Marina, da tempo adoperato
come sede di un mercato popolato da alcune lunghe file di casotti, diviene
l’oggetto di un nuovo elegante progetto di viale alberato.
I due estremi erano rappresentati verso il mare dalla grande mole del Bastione di Sant’Agostino e sulla sommità dal Bastione di San Francesco: qui
nel 1822, nel punto di arrivo della Strada Reale da Porto Torres, era stata
formata nel 1822 la Piazza San Carlo (Piazza Yenne), secondo il modello
inglese del “parterre” rettangolare.
Dalla piazza, oggi Piazza Yenne, il contatto visivo tra il porto e la città senza
i bastioni di Sant’Agostino e di San Francesco si sarebbe offerto per un
grande e unitario nuovo progetto urbanistico.
Vari progetti avevano esplorato le possibili soluzioni ancor prima delle
grandi demolizioni; tra questi quello del D’Alberti e Crespo del 1835, con la
previsione di una monumentale esedra di ingresso alla Marina in corrispondenza della Via Manno (al tempo Sa Costa) e di un doppio filare di alberi
verso il mare.
L’architetto Gaetano Cima nel 1849 propone un progetto nuovo che prevede
il riordino dei fronti edificati e un grande viale terminante davanti all’obelisco della Piazza Yenne, il miglio zero della Strada Reale, in un nodo rappresentato dalla convergenza tra gli assi stradali del Corso Vittorio (al tempo
Piazza San Francesco), di Via Manno (al tempo Sa Costa) e del nuovo viale.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 100
Il Largo e la sua relazione
visiva con il golfo (foto di
Roberto Murgia).
Il Largo e la sua relazione
visiva con il Castello (foto
di Roberto Murgia).
L’allineamento divergente dell’edificato sui due lati del “Largo” secondo
linee rettilinee, se pur non perfette, genera un effetto prospettico che dal
mare tende ad avvicinare la percezione della sommità. In questo punto
l’architetto propose inizialmente la costruzione di una fontana pubblica,
adoperando lungo la discesa due file di alberi allineati con il fine di regolarizzare le diverse forme dell’edificato al tempo prospettante.
Al centro del grande spazio, oggi il “Largo”, Gaetano Cima propone in un
primo tempo la costruzione di un grande edificio con funzioni di mercato,
con il fine di ospitare i banchi e casotti di vendita.
Nel tempo necessario alle demolizioni dei bastioni i programmi cambiarono; il mercato fu costruito più a valle, alle spalle della chiesa di Sant’Agostino Nuovo, e allineato con le case del nuovo viale. Al posto della fontana,
a pochi metri, fu innalzato il monumento a Carlo Felice nel 1860, su un
basamento progettato sempre da Gaetano Cima che aveva previsto che il
volume del basamento in granito fosse cavo per ospitare il serbatoio di una
fontana accessibile sui quattro lati, mai realizzata.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 101
Lo spazio fuori mura,
successivamente luogo del
Largo Carlo Felice, prima
della demolizione dei
bastioni di San Francesco
e di Sant’Agostino
disponeva di alcuni piccoli
filari di alberi (dalla
carta di Cagliari, post
1851 (Istituto Geografico
Militare, n. 8676).
Progetto di grande
esedra di fronte a Piazza
Yenne e sistemazione
della Piazza del mercato
con due filari di alberi
(1835. Archivio Storico del
Comune di Cagliari, serie
F, strutture monumentali e
fortificazioni, F07, firmato
dal capitano D’Alberti,
disegnato da Efisio
Crespo).
Gaetano Cima,
predispone un piano di
regolarizzazione della
“piazza del mercato”
mediante alberature
semplici e rettilineamenti
dei fronti edificati. Il piano
precede la demolizione
dei bastioni (Piano
dei dintorni di Porta
Stampace, 1849, Archivio
Storico del Comune di
Cagliari, serie F, F08).
Largo Carlo Felice
(immagine aerea tratta
da Sardegna Foto Aeree,
Regione Sardegna, 2013,
dati cartografici © AGEA).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 102
Il Largo visto in
prospettiva dal lato del
porto, presumibilmente
negli anni Trenta del
Novecento. Si notano gli
alberi del Largo giungere
in duplice filare fino alla
linea dell’attraversamento
pedonale di fronte ai
portici (collezione Bruno
Puggioni).
Sezione schematica
del Largo Carlo Felice
(illustrazione di Laura
Zanini).
Il Largo visto dal lato
porto verso Piazza
Yenne (foto di Dietrich
Steinmetz).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 103
La porzione terminale del Largo vista da un drone con in evidenza il tratto in cui
nel dopoguerra sono stati eliminati i quattro filari per lasciare spazio a funzioni
ormai non centrali. Si propone la ricostruzione dei filari fino alla linea dei portici in
armonia con il progetto originario dell’alberata (foto di Dietrich Steinmetz).
Fioriture di Jacarande sui prospetti classicheggianti del Largo Carlo Felice (foto di
Dietrich Steinmetz).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 104
La parte residua dell’ingresso del Mercato Vecchio in relazione con le architetture vegetali del Largo Carlo Felice
(foto di Gabriele Muscas).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 105
Nella foto degli ultimi anni dell’Ottocento i quadruplici filari alberati di Via Roma e del Largo Carlo Felice si
incontrano sulla linea degli isolati urbani, oggi la linea dei portici, nell’angolo dove ancora non sono stati
edificati né il palazzo “Rinascente” né il Palazzo del Comune di fronte.
Nella carta del centro di
Cagliari elaborata nel 1869
in previsione del nuovo
acquedotto si delinea il
nuovo fronte urbano sul
porto, con l’avanzamento
della linea delle banchine
e il nuovo Molo Sanità.
Spiccano le alberate per
la via Roma e il Largo
Carlo Felice, ancora in
forma semplice, in luogo
dei bastioni recentemente
demoliti (Archivio Storico
del Comune di Cagliari,
serie E, sistemazioni
urbane, E 17).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 106
Cagliari, Via Roma e porto
con la grande alberata in
quadruplice filare sfalsati
progettata nel 1891.
6.2. Via Roma. Il viale sul porto
Il fronte della città sul porto, in origine separato dal mare da alte mura e
bastioni, è oggetto di molteplici progetti tra la metà dell’Ottocento e i primi
decenni del Novecento: al centro della discussione ci sono la dimensione e
forma delle costruzioni prospettanti il mare e il tipo di portici da costruire
al di sotto, alle spalle o di fronte a esse. Un dibattito avviato dalla proposta
del console inglese Craig intorno al 1854 e quindi oggetto di molte varianti.
Dopo la delibera che approva nel 1880 il nuovo allineamento degli edifici
sul mare si assiste a una sostanziale trasformazione della relazione tra la
città e il suo porto.
Nel 1891 viene redatto un progetto di fondamentale importanza per il futuro dell’area che prevede l’impianto di una quadruplice fila di alberi. La loro
disposizione, con i due filari interni sfalsati, è accuratamente disegnata in
armonia con il previsto portico e con la posizione delle vie di ingresso al
quartiere della Marina. L’alberata, segno distintivo della città da allora fino
alla Seconda Guerra Mondiale, è in progetto lunga 427 metri.
Ancora oggi la densa alberata ottocentesca sembra essere la più interessante delle soluzioni proposte, capace di portare di fronte al mare la
passeggiata dei cittadini. La serie di palme e altre alberature alternate
riproposte nel dopoguerra non interpretano che in minima parte i valori di
ombreggiatura e bellezza scenografica della passeggiata alberata originale.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 107
Vita quotidiana sotto gli alberi di via Roma in due immagini del primo Novecento (collezione Bruno Puggioni).
Immagine di fine Ottocento con le mura sul mare (a destra) e le case ad esse addossate, con la strada nel mezzo
che sarebbe diventata il fronte sul mare.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 108
Vita quotidiana sotto gli alberi di via Roma in due immagini del primo Novecento (collezione Bruno Puggioni).
L’effetto risultante dall’impianto della grande alberata è di grande bellezza, viene immortalato in numerose
cartoline d’epoca: l’armonia tra le architetture della nuova palazzata porticata e la densa fascia verde diventa
una delle immagini-icona della città (collezione Bruno Puggioni).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 109
Carlo Visca, soluzione progettuale definitiva per l’alberata Via Roma del 1891, composta da quattro filari di cui i
centrali sfalsati (Archivio Storico del Comune di Cagliari, Appalto relativo alla sistemazione di viali in Via Roma,
21-4-1891, Registro n. 327).
1891 Via Roma, pianta e sezione del doppio filare alternato, distrutto dai bombardamenti e dopo la II guerra,
(Archivio Storico del Comune di Cagliari, Appalto relativo alla sistemazione di viali in Via Roma, 21- 4-1891,
Registro n. 327).
Via Roma (immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 2013, dati cartografici © AGEA).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 110
Attuale alberatura di Via Roma, molto ridotta rispetto alla sistemazione ottocentesca (foto di Dietrich Steinmetz).
Cagliari, Via Roma. Alberata e panorama del porto.
Cagliari, Palazzo della Rinascente. A destra l’alberata
davanti al porto.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 111
Cagliari, Via Roma, primi anni ‘60.
Cagliari, l’alberata di Via Roma prima della seconda guerra mondiale nella sua piena formazione.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 112
Cagliari, Via Roma, 1905 ca.
Cagliari, Via Roma, cartolina viaggiata nel 1913 (Collezione Bruno Pugioni).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 113
7. I viali “fuori porta”
7. The avenues outside the city
After 1866, the walls of the fortified city were demolished and new avenues were
opened in their place, indicating the expansion of the “modern” city and the link with
its new infrastructures (the railway, the cemetery, the hospital).
The railway was consistently served by a square, Piazza del Carmine, and a long
tree-lined avenue, the ancient Strada San Pietro, today Viale Trieste, thus directly
connected to where the Strada Reale [Royal Road] from Porto Torres entered the city
(Milliary Cross of Viale Sant’Avendrace).
Towards the east, the most obvious sign was the tree-lined Viale Diaz, with its shady
pines, pointing directly towards San Bartolomeo, in the area once occupied by a penal
colony, whose inmates were involved in gardening and cultivating the city’s green
spaces.
In 1857 Piazza del Carcere became the starting point of other new avenues, towards
the Poetto Beach, towards the Lighthouse, towards the Lazzaretto.
“Piano di ampliamento
della città di Cagliari”
con il Viale San Pietro
(oggi Viale Trieste) e
Viale Trento alberati,
1906 (Archivio Storico del
Comune di Cagliari, fondo
Cartografico, serie D Piani
urbanistici, n. D 09).
7.1. Le nuove arterie viarie
La demolizione delle mura, avviata dopo il 1866 se pure in maniera non radicale, apre la città verso le nuove prospettive territoriali intuite nei decenni precedenti e oggetto di piani e progetti.
Nuovi nodi urbani suggeriscono il disegno di piazze e lunghi viali su cui
impostare la crescita della città sia a occidente sia a oriente.
A occidente la sistemazione della Piazza del Carmine e i progetti per la
nuova stazione ferroviaria preludono alla definizione geometrica dell’antica
Strada di San Pietro, verso la chiesa medievale al tempo ancora presso la
sponda dello stagno e dell’omonima salina. Viene disegnato un grande nuovo viale alberato – oggi Viale Trieste – che con origine davanti alla chiesa
del Carmine taglia in rettilineo i campi e i percorsi medievali per raccordarsi, dopo un’ampia curva davanti a San Pietro, con la croce di Sant’Avendrace, luogo di ingresso in città della Strada Reale da Porto Torres.
A oriente della città, dalla Darsena e dal Viale Regina Margherita, luogo delle prime passeggiate verso la chiesa di San Bardilio alla base del colle della
Basilica di Bonaria, si ridisegna il “fronte mare” al tempo assai arretrato
rispetto a oggi. La linea sul mare era definita da quello che oggi chiamiamo
Viale Diaz, il lungo viale diretto verso San Bartolomeo, la Sella del Diavolo e
il Poetto.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 116
Immagine del Viale San
Pietro probabilmente
precedente il 1912,
data del taglio dei 400
alberi piantati nel 18767. Si vede sulla destra
l’originaria facciata della
chiesa del Carmine e la
distanza notevole tra gli
alberi e le case, a spese
della carreggiata (foto
Collezione Colombini,
ISRE Nuoro, da Sardegna
Digital Library, Cortesia
Istituto Superiore
Regionale Etnografico
della Sardegna).
7.2. Viale Trieste (Viale San Pietro)
La costruzione di un nuovo viale oltre la Piazza del Carmine, strada di comunicazione tra il centro e il borgo di Sant’Avendrace già adoperato come
passeggiata, si medita fin dal 1855:
«L'Intendente generale, in seguito ai molti reclami per le cattive condizioni in cui si trova la strada che dal Carmine porta alla Chiesa di San
Pietro, strada molto frequentata dagli abitanti di Sant’Avendrace e che
"serve di passeggiata a molti di quelli di Cagliari", invita il Sindaco a
provvedervi» (Stampace 1985).
Nel 1873 vengono formalizzati gli atti di esproprio di immobili e terreni
per il tracciamento del nuovo Viale e nel 1876-7 Felice Galbiati, giardiniere
civico, piantuma con ben 400 alberi lo “Stradale di San Pietro”, atto di cui
rimane traccia nei documenti dell’Archivio di Stato di Cagliari e dell’Archivio
Storico Comunale di Cagliari.
Lo splendido documento cartografico che illustra il “Piano di ampliamento
della città di Cagliari” rivela la lungimiranza dei progettisti e dell’Amministrazione nell’aprire il nuovo Viale alberato di San Pietro. Dal Carmine
a Sant’Avendrace sono rappresentate le alberature che rientrano verso il
centro nel tratto dell’odierno Viale Trento, fino al rondò in parte ancora oggi
leggibile in corrispondenza di Villa Satta e Via Nazaro Sauro.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 117
Viale San Pietro e il
quartiere di Stampace
visto dal dirigibile nel
1921 ancora privo delle
alberature, espiantate
nel 1909 per la posa
del condotto fognario
(Archivio Storico del
Comune di Cagliari,
fondo Fotografico, serie
I Topografia, n. 30 6-13
“Veduta del porto di
Cagliari dal dirigibile”).
Il senso di questi progetti era legare la città con le lunghe alberate che disegnavano le strade in partenza da Cagliari verso Decimo e verso Oristano,
tracciate e arredate secondo la tecnica del primo Ottocento.
Ancora nel 1909, il 14 luglio, sono redatte le «Raccomandazioni circa la sistemazione del Viale San Pietro e per una maggior vigilanza / Circa la sistemazione ed allargamento del Viale San Pietro».
Il viale dei 400 alberi dura solo fino al 1912 quando tutte le piante vengono abbattute per la posa del nuovo collettore fognario (Stampace, 1991). Il
viale, forse in conseguenza dell’avvio della Prima Guerra Mondiale, rimane
spoglio a lungo e ancora nel 1921 l’immagine ripresa dirigibile lo mostra
privo di alberi.
Con la costruzione dei nuovi palazzi residenziali negli anni Venti e Trenta,
cui si affiancano nuove sedi di attività commerciali, il Viale di San Pietro
viene infine rinnovato nelle sue alberature verso l’assetto ancora oggi
presente.
Insieme alla Piazza del Carmine, ideale avvio del viale, il sistema si offre
oggi quale importante arteria verde della città, facilmente reintegrabile nei
suoi tratti mancanti e nelle lacune.
Le radici dei ficus, ormai in superficie, attendono un intervento di liberazione dal cemento e dall’asfalto e la riorganizzazione delle superfici al loro
intorno con pavimentazioni traspiranti e ampie aiuole.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 118
L’immagine degli anni
Venti -Tenta del Novecento
inquadra il Palazzo
Balletto, costruito tra il
1918-21 sul viale dove due
nuovi filari di alberi e nuovi
marciapiedi rinnovano
l’immagine alberata
progettata nel 1876.
Sezione schematica di
Viale Trieste (illustrazione
di Laura Zanini).
L’alberata, quasi una
galleria, al principio di
Viale Trieste (foto di
Dietrich Steinmetz).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 119
Viale Trieste (immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 2013, dati cartografici © AGEA).
Veduta d’insieme di Viale Trieste nella sua parte
orientale (foto di Dietrich Steinmetz).
Piazza del Carmine e il Viale San Pietro, oggi Viale
Trieste, (foto di Dietrich Steinmetz).
Il Viale Trieste al suo
arrivo alla “croce” di
Sant’Avendrace e alla
confluenza con Viale
Trento. Sullo sfondo il
colle e la necropoli di
Tuvixeddu e, in alto al
centro, il castello di San
Michele (foto di Dietrich
Steinmetz).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 120
Viale Diaz con i binari e
i segni di una accurata
ripiantumazione del
filare originale, con
nuovi pini protetti da
una griglia-tutore (Foto
dalla collezione di Bruno
Puggioni).
7.3. Viale Diaz / Viale San Bartolomeo
A oriente della città, dalla Darsena del porto e dal nodo verde al termine di
Via Roma, risolto con un curato giardino triangolare, si diparte, divergendo con lunga prospettiva, il nuovo viale verso San Bartolomeo, nel tratto
urbano dedicato a Armando Diaz. Lungo questa direttrice sorgono oggi i
quartieri residenziali costruiti durante il Novecento, la Fiera Campionaria
della Sardegna e lo stadio Amsicora. Tramite questo viale si raccordano i
complessi saliniferi di Molentargius e, nel secondo Novecento, i quartieri di
La Palma e Del Sole, quindi la spiaggia del Poetto.
«...Ora tutto il campo è solcato da stradoni ben larghi e ben tenuti,
opera dei servi di pena … Tutto questo tratto di terra prima era il più
squallido, ed il meno frequentato: oggi poi, dacchè vi furono fabbricati i Bagni [il Bagno penale, nel 1842] e trasportativi i servi di pena, è
diventato un sito delizioso e piacevole. Vi si trovano tutte le comodità,
locande ben servite, case pulite, viali artefatti, stradoni, passeggiate
con alberatura, … questo luogo … ha un aspetto romantico, ed ha migliorato di molto anche nel clima» (Spano 1861, p. 373).
Sempre ai condannati ai lavori forzati si deve l’opera di innaffiamento continuo delle piante dei nuovi viali della città in tempi, è bene ricordarlo, in cui
ancora non esisteva l’acquedotto.
L’acqua veniva trasportata con botti su carri, in questo caso dalla fontana
di San Bartolomeo.
In un altro documento del 1829, ben prima quindi della costruzione del
carcere di San Bartolomeo, si testimonia un compenso ai forzati che svolgono questo lavoro: «La Regia Segreteria di Stato e di Guerra approva il
pagamento ai forzati che hanno lavorato per la sistemazione degli alberi nel
bastione di Santa Caterina» (Villanova 1991).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 121
La Piazza di San
Bartolomeo con i
caseggiati del Bagno
Penale all’inizio del
Novecento (Cartolina
Camillo Brundo, Cagliari
dalla collezione di Bruno
Puggioni).
Il lungo viale alberato
di San Bartolomeo in
un’immagine ripresa entro
il primo Novecento.
In primo piano il filare di
alberi un tempo sul viale
di collegamento tra la
Piazza San Bartolomeo e
la spiaggia del Poetto.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 122
«Fiera Campionaria della Sardegna Ottava edizione 1956», particolare, immagine di
viale Diaz con carreggiata originale affiancata da due filari di pini e dai binari del
tram per il Poetto. Sullo sfondo alcuni viali alberati verso Sant’Elia.
Viale Diaz e le sue continue interruzioni dell’alberata storica di pini (foto di
Francesca Mu).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 123
Viale San Bartolomeo in costruzione verso il carcere,
qui segnato come Ergastolo. Risultano alberati il
Viale di San Bartolomeo, la Via Vergine di Lluc e il
primo tratto del viale verso il Lazzaretto, dal Piano
Topografico della città di Cagliari e dei suoi dintorni,
1858 (Istituto Geografico Militare, cart. 5, n. 22).
«Spiaggia di Bonaria. Delimitazione della proprietà demaniale», carta redatta prima delle bonifiche mirate
all’avanzamento della linea di costa e alla creazione della fascia di terra dove oggi sorgono il Viale Colombo,
l’Hotel Mediterraneo, la Fiera Campionaria. Il documento, del primo Novecento, indica con precisione i filari dei
viali alberati: Strada per San Bartolomeo (viale Diaz), il prolungamento del viale Cimitero, la salita per Bonaria
(Archivio Storico del Comune di Cagliari, fondo Cartografico, serie A Piante della città, n. A 03).
Viale Diaz (immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 2013, dati cartografici © AGEA).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 124
Sezioni schematiche di Viale Diaz e Viale Diaz - Fiera Campionaria (illustrazione di Laura Zanini).
Due immagini di
Viale Diaz e della sua
imponente pineta lineare
ottocentesca, ridotta in
molti punti per via delle
lacune non integrate o
delle sostituzioni con dei
pini con altri alberi, con
cespugli o con semplici
pavimentazioni (foto di
Dietrich Steinmetz).
Viale Diaz (foto di Dietrich
Steinmetz).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 125
Alberature di viale Poetto
negli anni Venti del
Novecento con il tram
dai vagoni bianchi che
corre tra la strada e la
spiaggia. Alla base del
colle retrostante si vede
il Viale alberato un tempo
collegamento tra la Piazza
di San Bartolomeo e il
mare (foto d’epoca).
Uso pedonale della linea
del litorale negli anni
Trenta del Novecento.
7.4. Il lungomare Poetto
Il lungimirante progetto di Dionigi Scano, redatto negli ultimi anni ’20 del
Novecento, propone una moderna sezione stradale per il lungomare Poetto,
in parte realizzata. Ad iniziare dal lato mare, con sedi ben separate, sono
indicate le corsie per: PEDONI, CICLISTI, TRAM, VEICOLI, GALOPPATOIO, CICLISTI, PEDONI.
Il più moderno progetto realizzato pochi anni fa, che sfrutta una importante azione di alberatura lineare con palme realizzata alla fine degli anni ’80,
ha riproposto la prevalenza pedonale delle funzioni e ottenuto un altissimo gradimento da parte dei cittadini che hanno ricominciato a vivere il
lungomare.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 126
Sezione originale di Viale
Poetto secondo il progetto
di Dionigi Scano, edito
in Dionigi Scano, Forma
Karalis, 1934.
Ridisegno dalla sezione
originale di Viale Poetto
secondo il progetto
di Dionigi Scano
(illustrazione di Stefano
Mais).
Uso pedonale della linea
del litorale oggi (foto di
Marco Cadinu).
Uso pedonale della linea
del litorale oggi (foto di
Marco Cadinu).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 127
Viale di palme, Washingtonia robusta, nella Via Ausonia, nel retrospiaggia (foto di
Gabriele Muscas).
Il Viale Poetto ritracciato a seguito della costruzione delle caserme Villasanta e
Monfenera durante la Seconda Guerra Mondiale. I lecci piantati negli anni Settanta
costituiscono oggi un rilevante fronte alberato (foto di Gabriele Muscas).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 128
La prima parte del litorale Poetto, raccordo tra le
vie della spiaggia e il paesaggio agrario in passato
appartenuto al "Bagno Penale", con il porto di Marina
Piccola (foto di Dietrich Steinmetz).
Ordinata sezione ciclopedonale e carrabile della via
lungo la spiaggia del Poetto, secondo la moderna
sistemazione (foto di Dietrich Steinmetz).
La serie di vie sul litorale e sul retrospiaggia, solo in
parte interessate da alberate continue (foto di Dietrich
Steinmetz).
Viale Poetto verso la città con, sulla destra, le vasche
della salina detta di Fra' Eliseo (foto di Dietrich
Steinmetz).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 129
8. La città moderna e i suoi alberi
8. The modern city and its trees
In the 20th century, the city stretched towards the San Benedetto gardens, rapidly
incorporating with its urbanization vast expanses of orchards and vineyards and
identifying in Via Dante the main axis of the new district.
Via Dante is the longest Italian avenue lined with Jacaranda trees.
The expansion towards the sea began in the ‘60s and has continued until today with
the recent new layout of Viale Poetto.
Via San Benedetto,
tratto verso Quartu, con
le alberature di nuovo
impianto.
Il tratto di via Dante
parallelo alla linea delle
ferrovie complementari.
La pianificazione della città durante il primo Novecento comporta nuove
visioni urbane e la costruzione di estese espansioni sulla piana a nord di
Bonaria, urbanizzata con la progressiva costruzione della lunga Via Dante.
Gli orti di San Saturnino e di San Benedetto, La Vega, vengono trasformate
in città.
I due estremi del rettifilo alberato sono l’area di San Saturnino e la Piazza Giovanni XXIII. Al centro la rotonda-rondò di San Benedetto, anch’essa
alberata.
L’asse viario, concepito negli anni Venti del Novecento, veniva tracciato in
aperta campagna e chiamato nei documenti progettuali “Nuova Strada di
Circonvallazione”.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 132
8.1. Via Dante, “Nuova Strada di Circonvallazione”
Via Dante negli anni ’60 del Novecento con la linea ferroviaria affiancata alla strada,
poi abbandonata ma di prossima ricostituzione quale sede di treno metropolitano di
superficie.
Rondò in Via San Benedetto (foto di Dietrich Steinmetz).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 133
Via Dante (immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 2013, dati cartografici © AGEA).
Via Dante, fioritura delle jacarande del giugno 2021 (foto di Dietrich Steinmetz)
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 134
8.2. Via San Benedetto e Via Paoli
Alcuni documenti d’archivio testimoniano il progetto della piazza rotonda di San
Benedetto durante il 1922-23, incentrata sull’antico Casello del Dazio in entrata in
città. La strada per Quartu veniva chiamate “Nuova Strada di Circonvallazione”
(Archivio Storico del Comune di Cagliari, sez. III, Finanze, vol. 262).
L’alberatura originaria di Via San Benedetto in una cartolina d’epoca.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 135
Via Paoli, alberi e architetture (foto di Gabriele Muscas).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 136
8.3. Via Milano, Via Firenze, Via Pessina, Via Scano
Le nuove strade di Cagliari realizzate tra le due guerre e nel secondo dopoguerra sono ancora i luoghi del verde in cui la pur intensa attività edilizia
si accompagna a sistematiche alberature che conferiscono valore e qualità
ambientale alle nuove espansioni.
Via Pessina, la “Città Giardino” degli anni Cinquanta con le palazzine di Adalberto
Libera (foto di Dietrich Steinmetz).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 137
Via Pessina, la “Città Giardino” degli anni Cinquanta con le palazzine di Adalberto Libera (foto di Dietrich Steinmetz).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 138
Via Milano, da Bonaria (a sinistra) a Via della Pineta (immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione
Sardegna, 2013, dati cartografici © AGEA).
Via Firenze, tra Via Milano e Viale Diaz (foto di Dietrich
Steinmetz).
Via Milano, 2021 (foto di Dietrich Steinmetz).
Via Milano verso Bonaria
e la fioritura di jacarande
(foto di Marco Cadinu).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 139
8.4. Da Viale Colombo verso Calamosca
Viale Colombo, tra Viale Diaz e il mare, sorge per effetto del piano regolatore Mandolesi del 1962 e della progettazione del nuovo Asse Mediano di
Scorrimento sui terreni conquistati con l’avanzamento della linea di costa e
la bonifica progressivamente completata durante la prima parte del Novecento. Lo sviluppo del Viale, lento e frammentario, si consolida nei primi
anni Settanta del Novecento con le alberature del tratto tra la Darsena e la
Fiera Campionaria.
La nuova direttrice si ricollega ai Viali di Calamosca e di Sant’Elia, un tempo
alberati con doppio filare di pini che necessitano oggi della reintegrazione
di molti esemplari.
Viale di Calamosca, verso il Faro (foto di Francesca Mu).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 140
Viale Colombo e l’alberatura centrale nel tratto adiacente la Darsena (foto di
Francesca Mu)
Viale Calamosca, esemplari superstiti del lungo viale alberato (foto di Francesca Mu).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 141
Il viale di palme lungo la nuova linea pedonale tra la Darsena e Su Siccu, realizzata di recente quale linea
ciclopedonale sul mare (foto di Francesca Mu).
Viale Colombo (immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 2013, dati cartografici © AGEA).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 142
Nell’immagine i pini sul viale e la pineta presso le scuole Nautico, in primo piano, e Alberti, sul mare alla fine
della pineta (foto di Dietrich Steinmetz).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 143
9. I viali alberati scomparsi
9. The lost avenues
Street trees tend to disappear if they are not maintained and adequately replaced
over time.
Cagliari preserves the memory of at least four lines of street trees that disappeared
over time, leaving only a faint trace: two tree-lined avenues “outside the city”, one
leading to the Basilica of Bonaria and the other one to the penal colony of San
Bartolomeo; two avenues in the historical center, the result of the 19th century urban
reorganization: Via Porcell and Via Cammino Nuovo.
Via Porcell negli anni
Cinquanta del Novecento,
al tempo della sua
alberatura completa nel
tratto adiacente alla
clinica pediatrica (da
Stampace 1985).
9.1. Perché scompare un viale alberato?
Alcuni viali, ben riconosciuti come importanti e identitari segni della geografia della città, sono quasi scomparsi, lentamente nei decenni, senza
essere granché notati dai più.
La mancata sostituzione delle piante più vecchie o malate, l’accettazione o
addirittura la facilitazione di azioni tecniche contrarie alla loro continuità di
vita hanno portato in pochi decenni alla demolizione quasi integrale delle
loro linee di impianto.
La lenta scomparsa è di per sé una causa di scomparsa: l’uscire progressivamente dall’immaginario collettivo dei cittadini, che pure ne hanno conosciuto la bellezza, favorisce ancor più la perdita della memoria dei filari
di alberi, da lunghe file a elementi singoli sempre più esposti alle azioni
contrarie alla loro salute.
A Cagliari risaltano tre viali alberati scomparsi. Si tratta di tre salite, strade
lungo cui sarebbe bello camminare all’ombra, facilmente reintegrabili nel
panorama verde della città:
1 - Via Porcell (dall’Ospedale Civile a via dei Genovesi), alberata sulla nuova
via di collegamento tra Stampace e Castello. Oggi è ridotta a due soli pini.
2 - Il Cammino Nuovo, la salita da Santa Chiara alla Torre dell’Elefante, un
tempo con 24 robinie su due filari, è ridotta a 2 robinie e 3 ailanti.
3 - La salita di Viale Bonaria, ancora ben viva nei ricordi dei cittadini tanto
che molti pensano che sia ancora sana e in piena forma, è ridotta a soli due
pini più uno di lato.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 146
Il sito dell’odierna Via
Porcell in un’immagine
(1880 c.) ben precedente
la costruzione degli edifici
dedicati agli Istituti
Universitari.
9.2. Via Giovanni Porcell dall’Ospedale Civile in su
La conclusione dell’ala settentrionale dell’Ospedale Civile progettato
dall’architetto Gaetano Cima nel 1842 pone i presupposti per la trasformazione dell’area a monte secondo le forme che oggi conosciamo. Il prolungamento della via su cui prospetta il nuovo ospedale, al tempo solo un
sentiero diretto verso Via dei Genovesi del Castello, viene materialmente
inciso sulle rocce sul profilo superiore della rupe di San Guglielmo tra il
1869 e il 1885. Ne deriva una importante direttrice carrabile tra il quartiere
Stampace, l’Ospedale e il Castello, tesa a riqualificare la via dei Genovesi,
già oggetto di uno specifico piano di rilancio urbanistico proposto pochi
anni prima dall’architetto di città Gaetano Cima. La nuova via, sistemata a
seguito di una delibera del 1906 (F. Masala, in Stampace 1995) è ornata da
un filare di alberi sul lato meridionale con funzioni di ombreggiatura e di
consolidamento del rinfianco verso valle.
L’alberata, ben testimoniata lungo il Novecento, giunge ad oggi ridotta
a soli due pini, cui se ne aggiunge un terzo esterno al filare, nello slargo
all’ingresso del Castello.
La ripiantumazione del viale, viste le condizioni di complessa stabilità del
versante, necessiteranno di un apposito progetto di riqualificazione e ricostruzione di parte dei parapetti e dei marciapiedi.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 147
Via Porcell fine anni Trenta del XX secolo.
Immagine cartografica che registra la fase precedente l’apertura della Via Porcell a
settentrione del nuovo Ospedale Civile, nel 1858. La nuova strada gira intorno alla
Fossa di San Guglielmo (Istituto Geografico Militare, Militare, cart. 5, n. 22).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 148
L’ultimo pino superstite
sulla parte alta di Via
Porcell (foto di Gabriele
Muscas).
L’ultimo pino superstite
sulla parte alta di Via
Porcell (foto di Gabriele
Muscas).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 149
Il Viale Cammino Nuovo
negli anni ’70, detta
S'Arziara de Stampaxi
(foto di Anto Bazzu
Marceddu)
9.3. La salita verso la Torre dell’Elefante. Cammino
Nuovo
La conclusione dell’ala settentrionale dell’Ospedale Civile progettato
dall’architetto Gaetano Cima nel 1842 pone i presupposti per la trasformazione dell’area a monte secondo le forme che oggi conosciamo. Il prolungamento della via su cui prospetta il nuovo ospedale, al tempo solo un
sentiero diretto verso Via dei Genovesi del Castello, viene materialmente
inciso sulle rocce sul profilo superiore della rupe di San Guglielmo tra il
1869 e il 1885. Ne deriva una importante direttrice carrabile tra il quartiere
Stampace, l’Ospedale e il Castello, tesa a riqualificare la via dei Genovesi,
già oggetto di uno specifico piano di rilancio urbanistico proposto pochi
anni prima dall’architetto di città Gaetano Cima. La nuova via, sistemata a
seguito di una delibera del 1906 (F. Masala, in Stampace 1995) è ornata da
un filare di alberi sul lato meridionale con funzioni di ombreggiatura e di
consolidamento del rinfianco verso valle.
L’alberata, ben testimoniata lungo il Novecento, giunge ad oggi ridotta
a soli due pini, cui se ne aggiunge un terzo esterno al filare, nello slargo
all’ingresso del Castello.
La ripiantumazione del viale, viste le condizioni di complessa stabilità del
versante, necessiteranno di un apposito progetto di riqualificazione e ricostruzione di parte dei parapetti e dei marciapiedi.
Numerose cartografie storiche testimoniano il doppio filare di 22 alberi che
ombreggiava la salita verso la torre dell’Elefante da Via del Cammino Nuovo
nella seconda metà dell’Ottocento.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 150
Il viale alberato prima
della realizzazione del
circolo bocciofilo.
Robinie, ailanti, arredavano un viale prospettico di raffinata concezione:
alla salita si univa il lieve restringimento verso il focus finale, costituito
dalla porta al tempo esistente a protezione dell’avancorpo della porta-torre medievale.
Nella memoria collettiva il viale, che appare ancora discretamente integro
nell’aereofoto del 2008, rappresentava uno dei segni di accesso alla città,
così solido quale valore identitario da essere rappresentato in più di una
delle celebri vedute della città di Cosimo Canelles.
Dei 22 alberi oggi ne restano 5. Alcune delle originali aiuole sono ancora
presenti con il segno del taglio del proprio albero, altre sono state tappate
con asfalto, ma la maggiore parte – e questo dimostra la distrazione verso
il patrimonio dei viali alberati della città – sono state inghiottite dalla nuovissima pavimentazione in lastroni di granito posata dal Comune di Cagliari
alcuni decenni fa.
La posa di tubi e impianti, evidentemente il primo pensiero tecnico del
tempo, portò al taglio di molte radici e alla sostituzione di altri alberi con
pozzetti e tombini.
È oggi necessario il ridisegno del piccolo viale e – con lo spostamento di
tutti gli impianti al centro della via, la ricostruzione del viale alberato con
un grande aiuola lineare e adeguati arredi urbani. I parcheggi, naturalmente, saranno spostati nel vasto piazzale adiacente.
Il luogo, porta di accesso pedonale dal porto e da piazza Yenne verso il Castello, si apre sul Bastione del Balice, la Torre medievale e la Via Università:
quale accesso privilegiato al Castello deve riacquistare la propria centralità
paesaggistica e il decoro previsto ormai quasi duecento anni or sono.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 151
Cartolina della Cartoleria Pietro Valdes di Cagliari
con il Cammino Nuovo alberato (foto Collezione
Colombini, ISRE Nuoro, da Sardegna Digital Library,
Cortesia Istituto Superiore Regionale Etnografico della
Sardegna).
Il Viale Cammino Nuovo nel 2021, malridotto biglietto
da visita all’ingresso del Castello da chi proviene dal
porto e dal Largo Carlo Felice. Il viale era un tempo
definito da un duplice filare di robinie (foto di Marco
Cadinu).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 152
Via Cammino Nuovo dalla carta di Cagliari, post 1851
(Istituto Geografico Militare, n. 8676).
Viale Cammino Nuovo dal Piano Topografico della città
di Cagliari e dei suoi dintorni, 1858 (Istituto Geografico
Militare, cart. 5, n. 22).
Tre alberi rimasti sulla salita del Cammino Nuovo (foto
di Roberto Murgia).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 153
Il Viale Bonaria negli anni
‘30 con i segni di una
virtuosa azione di nuova
piantumazione degli
esemplari mancanti
(collezione Bruno
Puggioni).
Il Viale Bonaria in una
foto forse degli ultimi
anni dell’Ottocento con
nessun edificio attorno e
prima del raddoppio della
carreggiata sul lato monte
(collezione Carlo Boi).
9.4. La salita verso il Piazzale della Basilica di Bonaria
Nella memoria di tutti i cagliaritani è ben vivo il ricordo del bel viale alberato che dal piazzale basso (confluenza tra via Bottego e Viale Cimitero)
conduceva alla quota del sagrato della Basilica di Bonaria. Pini marittimi o
Pini d’Aleppo di importante dimensione ombreggiavano la salita in adiacenza con i giardini a lato monte, verso il parco, sede delle famose Grotte
decorate e con vestigia antiche, paleocristiane e tardomedievali.
Dalle immagini d’epoca si stimano in circa trenta gli alberi disposti su due
file, impiantati tra il 1858 e il 1880 c.
Il decadimento del viale nel secondo dopoguerra, con la perdita di diversi
esemplari, è proseguito nei decenni successivi tanto che ormai residuano
solo due alberi della fila centrale e uno sul lato mare.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 154
Particolare della veduta di Cagliari (ante 1888) con in evidenza sulla destra il
duplice filare di alberi tra l’area di San Bardilio e il piazzale della Basilica di Bonaria
(Archivio Storico del Comune di Cagliari, Fondo fotografico, serie IX, Collezioni e
album, n. 493 “Cagliari dalla spiaggia”).
Il Viale Bonaria e il piccolo viale che inquadrava il Castello erano giudicato “da
cartolina”.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 155
Cartolina con il viale della salita di Bonaria che inquadra il panorama di Castello e
la stazione ferroviaria complementare
Salita di Viale Bonaria (immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione
Sardegna, 2013, dati cartografici © AGEA).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 156
Immagine cartografica degli spazi demaniali con il disegno dei filari alberati della salita di Bonaria (Archivio
Storico Comunale di Cagliari, fondo Cartografico, serie A Piante della città, n. A 03 “Spiaggia di Bonaria.
Delimitazione della proprietà demaniale”, metà XIX secolo).
Particolare dell’immagine cartografica degli spazi demaniali con il disegno dei filari alberati della salita di
Bonaria (Archivio Storico Comunale di Cagliari, fondo Cartografico, serie A Piante della città, n. A 03 “Spiaggia di
Bonaria. Delimitazione della proprietà demaniale”, metà XIX secolo).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 157
Il Viale Bonaria, giugno 2021 (foto di Dietrich Steinmetz).
Il Viale Bonaria, 2021 (foto di Marco Cadinu).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 158
Gli ultimi due alberi della parte alta, il terzo è nella parte bassa del viale (foto di
Gabriele Muscas).
L’ultimo pino (foto di Gabriele Muscas).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 159
L’area di San Bartolomeo
in uno stralcio della Carta
d’Italia di fine Ottocento.
In rosso è evidenziato
il viale scomparso
tra San Bartolomeo e
Marina Piccola (Istituto
Geografico Militare,
1:25.000, Foglio n° 234
della Carta d’Italia Cagliari - IV SE 1885).
9.5. Un viale scomparso tra San Bartolomeo e Marina
Piccola
Un viale rettilineo diretto dall’angolo della piazza di San Bartolomeo verso il punto di inizio della Spiaggia del Poetto, viene impiantato alla fine
dell’Ottocento nel piano di miglioria dell’intera area agricola di pertinenza
del Bagno Penale. La fondazione delle caserme “Villasanta” e “Monfenera” però, nei primi anni Quaranta, divide il collegamento tra la piazza e la
spiaggia e il viale viene incluso per oltre la metà della sua lunghezza nel
loro perimetro murato.
Ne rimane una porzione oggi sulle falde della Sella del Diavolo. In una foto
aerea del 1945 (dal sito della Regione Sardegna, Sardegna Foto Aeree) se ne
può ammirare lo sviluppo, ancora evidente tra i “nuovi” padiglioni militari. Il
suo parziale recupero è possibile all’interno di nuove percorribilità civili tra
le aree del Viale di Calamosca e di Marina Piccola.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 160
Ortofoto delle Caserme lungo Viale Poetto nei pressi di San Bartolomeo, 1940-45. Con la linea puntinata il
tracciato del viale scomparso (immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 1940-45, dati
cartografici © Regione Autonoma Sardegna).
Foto del Poetto. In secondo piano il filare di alberi un tempo sul viale di collegamento tra la Piazza San
Bartolomeo e la spiaggia del Poetto.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 161
10. Vivere con gli alberi
10. Living with trees
Thinking about a future aimed at life and not pure survival by putting plants and
green areas at the center of the new urban design: this is one of the suggestions we
can take from this exhibition.
Following the EU strategies on Urban Forestry (European Directive 2008/50/EC), being
inspired by sustainable models of tree planting such as the one proposed for the
Champs-Élysées, recognizing the cultural value of historical tree-lined avenues and
therefore protecting and preserving them as if they were a painting, a statue, a work
of art.
Piazza Garibaldi e la recente sistemazione di alberi, radici e arredi urbani (foto di
Gabriele Muscas).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 164
10.1. Pensare al futuro
Alla conclusione di questo piccolo viaggio tra i viali alberati della città di
Cagliari riceviamo un importante messaggio proveniente dal tempo passato
e ancora utilissimo oggi.La cura del verde urbano e in particolare l’impianto
di Strade Alberate, antica tradizione nella città di Cagliari e delle amministrazioni comunali che si sono succedute nell’Ottocento e nel primo Novecento, ha avuto un ruolo decisivo nel delineare la bellezza della città, nel
costruire la trama del suo sviluppo e nell’offrire benessere ai residenti.
Dal secondo dopoguerra in poi nuove fasi storiche hanno comunque permesso una parziale armonia tra i nuovi quartieri e gli impianti alberati, fino
alla crescita – negli ultimi decenni – di un notevole apparato di parchi urbani ricavati nei grandi colli della città, ormai patrimonio verde dei cittadini.
In questa fase moderna, particolarmente negli ultimi quarant’anni, le grandi Strade Alberate, ossia i Viali storici della città otto-novecentesca, stanno
vivendo la loro fase più critica, dovuta in parte all’età dei singoli esemplari,
in parte alla trasformazione del traffico veicolare, in parte ad una disattenzione che porta a considerarli più “arredi urbani” che organismi viventi.
Oggi è il tempo di riconsiderare i viali alberati più rappresentativi della
città, composti da veri patriarchi verdi, il riconoscimento del loro valore di
patrimonio monumentale e identitario della collettività, è il primo passo
per prendersi cura di questo bene comune che abbiamo ereditato al pari di
altre opere dell’arte e dell’ingegno.
Il recupero delle strade alberate, in questo momento storico di cambiamenti climatici e di riconsiderazione delle effettive risorse finanziarie da dedicare al verde urbano, è una priorità che interessa i diversi ambiti sociali
legati al benessere dei cittadini. Le strade alberate, quelle che donano
ombra, ossigeno e “servizi ecosistemici” ai quartieri, possono diventare la
trama portante delle strategie comunitarie di Forestazione urbana fortemente consigliate dalla Comunità Europea (Direttiva Europea 2008/50/CE).
La rinascita delle grandi arterie verdi della città, secondo le più aggiornate
tendenze europee, è oggi perseguibile attraverso specifiche attenzioni politiche e un Piano di sostituzione e manutenzione che, in maniera sistematica e programmata, governi le alberate come coltivazioni urbane, tenendo
conto delle età delle piante e quindi della loro durata.
Il riconoscimento ai Viali alberati del valore culturale e monumentale porta
alla ricostruzione della loro immagine originaria, fatta di misure e forme, in
un quadro di rinnovate attenzioni. Al fianco dei “Grandi Viali Alberati” storici, quali viale Diaz, il Largo Carlo Felice, Viale Trieste o Viale Buoncammino,
possono rinascere quei viali che, ormai ridotti all’estremo, attendono il
pieno recupero della loro forma e geometria originaria: la salita di Bonaria,
Via Porcell o Via Cammino Nuovo, esempi di viali quasi scomparsi dai nostri
panorami ma facilmente ancora oggi recuperabili.
Nuove strategie urbanistiche potrebbero prevedere inoltre importanti nuovi impianti di Strade Alberate nella città moderna e nelle periferie, luoghi
dove ancor più è utile rigenerare benessere e qualità della vita, favorire la
presenza di verde, ombra e ossigeno per accogliere pedoni, biciclette in un
ambiente con meno calore urbano, meno rumore, meno automobili, CO2
e polveri sottili. Verso il comune obiettivo di una città sempre più verde e
vicina al suo straordinario ambiente naturale.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 165
Il Viale Regina Margherita, Piazza Ingrao, ossia il Giardino della Darsena, 2021 (foto di Roberto Murgia).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 166
Previsione di
trasformazione verde con
prevalenza pedonale degli
Champs Élysées di Parigi,
grande viale ottocentesco
ispiratore di centinaia di
viali europei, compreso
il Largo Carlo Felice di
Cagliari che ne riproduce
in scala minore i tratti
essenziali
(Rendering di progetto,
per gentile concessione
dello studio di architettura
di Parigi ©PCA-STREAM et
©Salem Mostefaoui pour
PCA-STREAM).
Uso alternativo degli spazi
oggi di parcheggio tra gli
alberi delle corsie laterali
degli Champs Élysées di
Parigi
(Rendering di progetto,
per gentile concessione
dello studio di architettura
di Parigi ©PCA-STREAM et
©Salem Mostefaoui pour
PCA-STREAM).
10.2. Un esempio dall’avanguardia internazionale: gli
Champs Élysées di Parigi
I nuovi scenari d’uso degli spazi urbani centrali delle città europee permettono oggi di riprogrammare la loro organizzazione. I progetti di avanguardia
considerano un minore numero di automobili, ormai meno utilizzate per
l’ingresso nel cuore delle città, e un maggiore spazio per gli usi pedonali in
relazione con le alberature lineari.
Lo studio parigino PCA-STREAM ha elaborato un progetto innovativo per
uno dei più trafficati viali della città, gli Champs Élysées, riducendone fortemente la sezione carrabile a favore di nuovi usi sociali e commerciali.
Gli Champs Élysées potrebbero diventare un domani un parco lineare nel
cuore della città di Parigi.
Il Largo Carlo Felice di Cagliari, figlio della medesima stagione ottocentesca, potrebbe ospitare nuove funzioni e moltiplicare il suo valore di spazio
pubblico rappresentativo della città.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 167
A Parigi le polveri sottili (immagine a sinistra) e rumori da traffico (immagine a destra) lungo gli Champs Élysées
sono oggi oltre ogni limite di legge. Un progetto ne propone la conversione in senso verde e pedonale insieme
ad alcuni altri viali del centro (tavola di analisi dello stato attuale, per gentile concessione dello studio di
architettura di Parigi ©PCA-STREAM et ©Salem Mostefaoui pour PCA-STREAM).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 168
VISION 2030
NATURE
ÉTAT 2020
PERMÉABILITÉ
Sol perméable
800 m²
Strate végétale Coef. biotope
5%
0 m²
Sol perméable
37 %
VÉGÉTATION
Pleine terre
Strate végétale
6 300 m²
7 100 m²
(x8)
(+7 100m²)
Coef. biotope
13 %
(x2,5)
USAGE
7%
PERMÉABILITÉ
VÉGÉTATION
Pleine terre
PROMENADE
AMÉNITÉS
PROMENADE
AMÉNITÉS
Piétonne
Ombragée
Assises
Salons urbains
Piétonne
Ombragée
Assises
Salons urbains
50 200 m²
12 800 m²
55
880m²
58 700 m²
30 800 m²
540
9 300m²
(+140 %)
(x10)
(x11)
MOBILITÉ
(+17 %)
TRAFIC ROUTIER
VOIRIE DÉDIÉE
Véhicules
39 %
Piétons
56 %
Véhicules/heure
Bruit (dB)
1 790 v/h
74 dB
TRAFIC ROUTIER
VOIRIE DÉDIÉE
Véhicules
29 %
(-37 %)
Piétons
65 %
(+17 %)
Véhicules/heure
1 180 v/h
(-610v/h)
Bruit (dB)
68 dB
(-6 dB)
Champs Élysées di Parigi. Confronto tra la situazione del 2020 e la proiezione
di trasformazione al 2030: le aree laterali – libere dalle auto – sono destinate a
giardino e funzioni pubbliche (tavola di confronto 2020-2030, in pianta e sezione:
assetto naturale, uso delle superfici e mobilità, per gentile concessione dello studio
di architettura di Parigi ©PCA-STREAM et ©Salem Mostefaoui pour PCA-STREAM).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 169
11. L’occhio dei fotografi sulle strade alberate
della città
11.3. Gli alberi di Roberto Murgia
La città di mia madre.
Cagliari è la citta di mia Madre.
E’ lei che mi ci ha deposto, che me l’ha svelata e che poi me l’ha affidata.
Più che come una preziosa eredità, come un delicato valore affettivo.
È una città plurale, multiforme e ho dovuto darmi tempo per capire se fidarmi della tranquillità di superficie degli stagni, farmi incantare dai tramonti
o stringere i denti e percorrere ogni salita dei colli.
Ho voluto abbandonare presto l’età dell’innocenza e scalfirne la patina. Perché se è vero che un uomo può essere l’immagine di una città, è ancor più
vero che le città sono le viscere esposte al rovescio di un uomo.
Come spesso accade, pensare a tutto questo mi fa lo stesso effetto di
quando penso all’infinito o alle cose perdute.
Precipito in un vortice, una vertigine che mi rende l’abitante di sempre, di
tutti i tempi che sono passati per queste strade.
Osservare per una volta con occhio critico l’apparente linearità dei viali
alberati, vederli trascurati, è stato come notare all’improvviso una persona
cara sciatta e sbrindellata, senza il suo solito intimo pudore.
Diceva Izzo, per Marsiglia, che di fronte al mare la felicità e la bellezza sono
un’idea semplice.
Cagliari per me è luce, acqua, silenzi.
Può essere anche migliore ridando linfa al suo verde, affiancandolo al blu.
Non è mai stata una città per turisti, sembra non volersi mostrare e la sua
bellezza più che da fotografare è da condividere.
Ma una volta che ci si è appassionati e si “diventa” la città, solo allora, ciò
che c’è da vedere si lascia vedere.
E fotografare.
Per tutto questo, amo condividere la mia GrandeCittàMadre.
Profilo biografico
Roberto Murgia (Cagliari, 1964), reumatologo, fra le principali passioni ha
viaggiare, leggere, scrivere. Da dieci anni è un cultore della tecnica iPhoneografica Hipstamatic. Nel 2011 ha realizzato la prima mostra di mobile
photography allestita in un centro culturale pubblico in Italia, “ToyCamera”
a Cagliari. Autore nel 2015 del fotolibro “Malattie senza dignità”, dedicato
alle malattie e ai pazienti reumatici, patrocinato dal Collegio dei Reumatologi Italiani. Nel 2018 (Mosca) e nel 2019 (Madrid) ha curato le rassegne
fotografiche per eventi istituzionali di promozione turistica della Sardegna.
Nel 2021 ha realizzato la sezione fotografica del libro “Ntonobe, musica
liturgica fra i Fang della Guinea Equatoriale”, curato da Marco Lutzu. Da anni
si dedica alla documentazione dei vari aspetti della tradizione culturale
sarda e nell’ottobre 2021 ha curato la mostra “Maistus, artigiani del suono”,
dedicata ai costruttori degli strumenti tradizionali.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 172
Architetture Vegetali
le strade alberate di Cagliari
Gli alberi di
Roberto Murgia
Pannello espositivo della mostra dedicato a “Gli alberi di Roberto Murgia”.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 173
11.1. Gli alberi di Gabriele Muscas
Ho aderito a questo progetto per abbracciare il messaggio di vicinanza e
simbiosi tra noi e gli alberi, portatori di piacevoli sensazioni indispensabili
per mitigare l’aridità dello spazio urbano. I valori contenuti nella relazione
con l’ambiente incontaminato, l’apprezzamento del contatto con i
boschi e la montagna, a lungo sperimentate nelle relazioni con il mondo
dell’educazione ambientale, mi spingono a ricercare nelle città gli elementi
che possano ricreare atmosfere di armonia tra elementi naturali, come gli
alberi, e lo spazio artificiale. Ascoltare le testimonianze dei più giovani,
dei miei coetanei, di amici che dopo questa mostra hanno percepito il
significato alto racchiuso nel patrimonio artistico e vegetale delle strade
alberate è stata la migliore conferma dell’utilità nel cercare i frammenti
che ancora possono essere visti e fotografati e su cui si devono costruire
prospettive di futuro migliore.
Profilo biografico
Gabriele Muscas (Cagliari, 1998), è un fotografo dagli interessi particolarmente variegati. Ha iniziato la sua ricerca fotografica con il paesaggio tra
il 2014 e il 2017, dedicandosi a cieli stellati, fulmini cittadini, mari e boschi,
per poi traslare la sua attenzione sui due temi: i luoghi urbani e gli ambienti
trasformati e abitati dall’uomo, quindi le loro forme molteplici e la relazione che si crea tra umano e costruito. Ulteriori interessi sono rivolti alla
ripresa di ambienti notturni, sociali, alla ritrattistica. Nonostante questo
spostamento di attenzione sia in concomitanza con un approccio molto
più riflessivo sulla scelta di scattare o meno un immagine, anche data dal
cambiamento di medium, da fotografia digitale ad analogica, questa non
si traduce con una costruzione delle immagini, che rivelano naturalezza e
spontaneità, caratterizzate da composizione centrale e colori caldi.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 174
Architetture Vegetali
le strade alberate di Cagliari
Gli alberi di
Gabriele Muscas
Pannello espositivo della mostra dedicato a “Gli alberi di Gabriele Muscas”.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 175
11.2. Gli alberi di Noemi Didu
La natura mi ha sempre trasmesso un senso di pace e gratitudine. Considero gli alberi un po’ come dei saggi, anziani da accudire e a cui portare
rispetto, antenati da ascoltare e a cui richiedere protezione. Per Architetture vegetali, mi sono interessata all’adattamento della natura alla città,
all’invenzione della natura come fatto culturale all’interno di un processo
di urbanizzazione, alle interazioni spesso conflittuali tra uomo e natura : la
forza sovraumana delle radici che smantellano la pavimentazione stradale,
le scritte e scarificazioni sulle cortecce o ancora le tracce di alberi sradicati
e mai sostituiti.
Profilo biografico
Noemi Didu, nata a Cagliari. Dopo la laurea in Beni culturali, nel 2006 si trasferisce in Francia, prima a Parigi dove prosegue gli studi in Archeologia e
Storia dell’arte e in seguito a Marsiglia dove si laurea in Antropologia visuale. Dopo essersi occupata di progetti educativi e socioculturali in diverse
periferie parigine per conto di un’associazione, inizia a lavorare nell’ambito
della produzione teatrale. Attualmente sta preparando un dottorato di
ricerca in Antropologia sociale e visuale all’Università di Aix-en-Provence/
Marsiglia. Le sue ricerche sono centrate sull’antropologia della memoria.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 176
Gli alberi di
Architetture Vegetali
Noemi Didu
le strade alberate di Cagliari
Pannello espositivo della mostra dedicato a “Gli alberi di Noemi Didu”.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 177
11.4. Gli alberi di Dietrich Steinmetz
Mi piace guardare gli alberi dall’alto, mi piace sapere che essi sono punti di
riferimento per gli uccelli, che ogni primavera tornano e ritrovano alloggio
e protezione. Gli alberi sono protagonisti della vita e della storia urbana,
indicatori delle stagioni e dispensatori d’ombra e frescura nelle assolate
estati cagliaritane, sono spesso segnati nelle chiome da discutibili potature
e nelle radici dall’asfalto che le soffoca, ciò nonostante continuano a svolgere una funzione fondamentale nel migliorare la qualità dell’aria, sempre
più minacciata dall’inquinamento. Camminando per i viali della nostra città,
non sempre ci accorgiamo di quanti di loro siano stati sacrificati rispetto
all’impianto originario, ma da una visione aerea, l’assenza si nota, come
non sfugge allo sguardo un dente mancante in un sorriso.
Profilo biografico
Dietric Steinmetz (Neuss, Dusseldorf, 1960?), specialista in tecnologie informatiche, coltiva da molti anni uno specifico interesse per la fotografia
naturalistica e il reportage. Quale fotografo indipendente documenta eventi
e situazioni della cultura cagliaritana, della sua politica e dell’immenso
patrimonio ambientale, riscuotendo un amplissimo consenso nella società
civile e sui social.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 178
Architetture Vegetali
le strade alberate di Cagliari
Gli alberi di
Dietrich Steinmetz
Pannello espositivo della mostra dedicato a “Gli alberi di Dietrich Steinmetz.”
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 179
11.5. Gli alberi di Francesca Mu
Tutti riconosciamo l’importanza degli alberi per la nostra sopravvivenza,
ma, per chi, come me, è cresciuto con i libri Vacanze all’Isola dei gabbiani, le
avventure di Pippi Calzelunghe e Robinson Crusoe, le domeniche in campagna, le estati ad Alà dei Sardi, il mio amore sconfinato per loro va oltre
le impagabili utilità che pure ci assicurano. Se da un lato sono presenza
rassicurante, senso di libertà, profumi, colori, dall’altro incarnano la nostra
vita, testimoniando a volte pezzi di storia dell’umanità, o, avendoci visto
soffrire, sorridere e gioire, conservando i nostri segreti più profondi, pronti
ad accoglierci con le braccia sempre aperte. Così come avrei fotografato un
amico, ho scelto di rappresentarne i lati più nascosti, escludendo le distrazioni del colore, ricercandone invece la poesia, la luce che filtra, la carezza
della loro ombra e soprattutto la loro presenza costante: è così in fondo
che desideriamo i veri amici.
Profilo biografico e professionale
Francesca Mu, nata a Cagliari nel 1964, Logopedista e Pedagogista. Nel
2015/2016 frequenta il corso annuale di fotografia presso L’Accademia di
fotografia Fine Art di Michelangelo Sardo che esita nella Collettiva “Anime
diverse” presso il Castello di San Michele; partecipa ai workshop con Chris
Lawrence e con con Alain Laboile. Nel 2017 espone nella collettiva “Visioni
di donna” presso Casa Melis a Capoterra; partecipa ai workshop con Fabrizio Varioli e con Luigi Corda. Nel 2018 espone nella collettiva Women in Art |
Essenza di Donna alla Cittadella dei Musei. Nel 2019 espone nella collettiva
degli ex allievi al Fine Art Gallery Cagliari. Si dedica alle fotografie di scena
con le Lucide di Lucidosottile, Theo Piu, il Teatro dall’Armadio e l’Akròama.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 180
Architetture Vegetali
le strade alberate di Cagliari
Gli alberi di
Francesca Mu
Pannello espositivo della mostra dedicato a “Gli alberi di Francesca Mu”.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 181
12. Contributi di ricerca
Carla Benocci
I cataloghi del 1859 e del 1879 di piante in vendita del
Vivaio capitolino: alberi, arbusti e fiori per strade,
giardini, frutteti, orti e aiuole di Roma
Il rinnovamento del Comune di Roma stabilito dal papa Pio IX con motu
proprio del 1° ottobre 1847, rendendolo indipendente dall’autorità pontificia, è stato giustamente interpretato come un segno di progresso molto
significativo, legato al primo periodo del pontificato Mastai Ferretti; questa
indipendenza, però, si avvia a divenire foriera di non poche difficoltà con la
cessione nel 1851 al Comune della gestione del verde pubblico (le due passeggiate del Pincio e del Celio, il vivaio, i luoghi di sperimentazione per gli
alberi da frutto), anche a seguito delle ben note vicende della Repubblica
del 1849. Fino a quel momento gli organismi ecclesiastici hanno valorizzato con modalità e cultura d’eccellenza gli spazi verdi cittadini, soprattutto
quelli strettamente pertinenti al Vaticano, e nella città operano con competenza giardinieri, ortolani, “frattaroli” (esperti nella messa a coltura di
“fratte”, vale a dire siepi spinose in grado di delimitare i confini di vigne e
di altri spazi verdi e di proteggerli da intromissioni di animali e di estranei),
“vignaroli”, esperti di oliveti, agrimensori e così via, esperti nominati come
periti nelle frequenti cause tra vicini e tra la Reverenda Camera Apostolica,
proprietaria di ampi spazi cittadini, e i privati confinanti. Il Comune, invece,
dispone dei Maestri delle Strade, coadiuvati per i rioni e per le aree esterne
alle Mura Aureliane da sottomaestri, in genere architetti o geometri, per il
controllo e per le autorizzazioni pertinenti all’occupazione e alla gestione
di strade, piazze e spazi pubblici in generale. Questo personale capitolino
fino al 1847 è diretto da un Presidente ecclesiastico o comunque di fiducia
della R. Camera Apostolica. Non sono previsti giardinieri o professionisti
del verde nei ruoli capitolini e in effetti l’esperienza in materia è condotta soprattutto sui pochi e raffinati viali alberati, la cui manutenzione è
garantita da esperti incaricati a seguito di appalti, così come in caso di
contenziosi pertinenti a spazi verdi sono chiamati i periti già citati1. Nell’età
napoleonica la città si dota o si progetta di dotare di passeggiate pubbliche, già anticipate in alcuni progetti della fine del Settecento: ben poche di
queste passeggiate sono però condotte a termine ma avviano una moda,
che gli stessi pontefici sviluppano, portando a conclusione alcuni progetti
già avviati prima della Restaurazione.
Gestire queste passeggiate, non completate e bisognose di una costante,
costosa e raffinata manutenzione e implementazione, non si presenta quindi semplice, soprattutto se per effettuare i lavori è necessario ricorrere ad
appalti, che richiedono competenza e particolare attenzione. Si affianca per
il Pincio al primo direttore di questo settore, Luigi Vescovali, il giardiniere
francese Augusto Houssaille, ma ben presto si comprende che è necessario
affidare tali compiti a soggetti interni all’amministrazione, assumendo personale e bandendo concorsi. I personaggi che si susseguono al vertice del
settore non sempre risultano adeguati, essendo soprattutto amministratori
1. Su questo tema cfr. C. Benocci, Roma verde: la professione del “giardiniere” nello stato
pontificio e nella nuova capitale del Regno, in Dalla Roma pontificia alla Roma italiana. Le istituzioni culturali e la città, atti del convegno (Roma, 20-21 maggio 2021), a cura di E. Capuzzo, in
corso di stampa, con fonti e bibliografia precedente.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 184
piuttosto che esperti nell’arte dei giardini, ma si va avanti2. La cronica
scarsità capitolina di risorse economiche, tanto più di quelle assegnate
ai nuovi spazi verdi pubblici, rende indispensabile individuare altri tipi di
finanziamento, necessario al buon governo del verde. Il vivaio avviato in
età napoleonica, spostato in varie sedi e definitivamente a S. Sisto Vecchio,
denominato “Piantinaio Comunale Romano”, si rivela utile allo scopo e la
crescente professionalità degli addetti al settore del verde ha come esito
la produzione di piante di varie specie, da mettere in vendita, oltre che utili
per garantire una buona manutenzione e sviluppo del verde pubblico cittadino. La città pontificia si va ampliando, sia con opere pubbliche di rilievo
promosse dal pontefice sia con programmi espansivi in aree fino ad allora
non troppo edificate, provviste in questi anni di nuovi importanti collegamenti, soprattutto ferroviari, come l’area circostante la Stazione Termini
o quella di Trastevere, oltre che il settore dei Prati di Castello, insieme ad
altri quartieri urbani. Il verde, quindi, ha un nuovo mercato di espansione,
necessario per adeguate forniture a ville, villini e case di civile abitazione,
oltre che a dimore collettive, laiche e religiose (alberghi, collegi, scuole
ecc.). I funzionari capitolini promuovono quindi la vendita di piante, pubblicandone un catalogo con i costi e le caratteristiche di ciascuna specie: si
illustra tra gli altri il Catalogo delle piante alberi ed alberi fruttiferi forestali
ed ornamentali coltivati nel Piantinaio Comunqle Romano presso S. Sisto
Vecchio, Via di Porta S. Sebastiano 4, colla indicazione dei prezzi per le specie e varietà poste in vendita3 (fig. 1), pubblicato a Roma nel 1859 presso la
Tipografia Menicanti. Nel volume le piante sono suddivise in quattro divisioni; nella prima sono elencati “Alberi e arbusti fruttiferi”: Albicocchi, Ciliegi,
Meli, Peri, Peschi, Pruni, Viti, Viti americane, “frutta diverse”, quali Azeruoli,
Castagni, Cotogni, Crespigni, Fichi, Gelsi, Giuggioli, Lamponi, Loti, Mandorli,
Melagrani, Nespoli, Noccioli, Noci, Olivi, “Pero d’India”, Pistacchi, Ribes e
“Gelsi per bachi da seta”; nella seconda si susseguono “Alberi ed arbusti
forestali e ornamentali spogliantisi”; nella terza sono elencati “Coniferi e
resinosi”, tra cui “Resinosi a foglia caduca”, e nella quarta sono le “Piante
ed arbusti ornamentali a foglie persistenti”, concludendo con le camelie. Le
specie, soprattutto mediterranee ma anche più rare, sono elencate alfabeticamente e si indicano le modalità di innesto e la compatibilità con il clima
e i terreni romani. I prezzi sono contenuti.
La proclamazione di Roma capitale apre dopo il 1870 questa strada di
conoscenza, diffusione e reddito in modo esponenziale. Interessante è il
confronto con N. 9 1879 S.P.Q.R. Catalogo e prezzo corrente delle piante da
pien’aria coltivate nel Vivaio comunqle Via di Porta S. Sebastiano n° 4. Roma
Tipografia Fratelli Pallotta n. 85 1879 (fig. 2): si tratta di un volume assai più
cospicuo (100 pagine anziché le 24 del precedente catalogo) e soprattutto
in grado di offrire esemplari di ogni parte del mondo, suggerendo le specie
migliori o più adatte a singole condizioni, precisando gli oneri connessi con
una buona messa a coltura e soprattutto con un’adeguata manutenzione. La
struttura editoriale prevede sempre quattro divisioni ma di ciascuna specie
si precisano caratteristiche dimensionali e di adattamento ai luoghi, avvertendo sull’uso ottimale di ciascuna specie. Nel rinviare allo studio complessivo in corso la trattazione più puntuale di questo importante documento,
2.
M. De Vico Fallani, Storia dei giardini pubblici di Roma nell’Ottocento, Roma 1992.
3. Si rinvia all’ampio studio in corso la trattazione puntuale di questo tema, con riferimenti
alle piante messe in vendita.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 185
si sottolinea la presenza di tre importanti settori: la “Tavola speciale delle
qualità più adatte alla piantagione dei viali e passeggiate”, che prevede per
“Terreni secchi e calcarei” la messa a coltura di Acacia (“commune, piramidale, ombrellifera”), Acero pantano, Acero campestre, Negundo, Ailanto,
Olmo; nei “Terreni Leggeri e profondi” di “Castagni d’India, Melia, Mimosa
Julibrissin, Pioppo bianco, Sofora del Giappone, Tiglio Europeo, Tulipano di
Virginia”; per i “Terreni argillosi” si propongono il Plantano e la Quercia. Non
si citano i pini, pure presenti nell’elenco ma destinati ad altri settori, come
“piantinai”, parchi o simili; non se ne prevede, quindi, l’utilizzazione per
fiancheggiare importanti strade romane, come comunemente si afferma. La
messa in opera dei pini ai lati delle strade consolari e di vie romane di rappresentanza risponde a una scelta politica del periodo fascista. Di un certo
interesse è anche la Sezione 8ª della divisione “Piante forestali ornamentali”, dedicata alle “Piante per bordure delle aiuole”, comprendenti piante
verdi e da fiore sia tradizionali che innovative4.
Il volume si conclude con un ambizioso programma: “in questo Vivaio
trovansi vendibili bellissimi Cigni a L. 150 la coppia. Il presente Catalogo si
spedisce gratis a chiunque ne faccia richiesta. Quanto prima sarà pubblicato il Catalogo delle Piante da Stufa ed Aranciera”. I criteri adottati sono la
ricchezza dell’offerta e la chiarezza per un buon esito dell’acquisto, individuando piante adatte ad ogni sito e di cui si descrivono puntualmente
le caratteristiche: indubbiamente si vuole evitare che si producano vivaci
proteste ed esiti giudiziari per vendite incaute e in effetti non si registrano
significativi contenziosi ma anzi un pieno sviluppo del Vivaio, che diverrà un
celebre e apprezzato “Semenzaio”, e delle conseguenti cospicue vendite.
4. Alyssum saxatile, Bellis perennis flo. ple., Buxus semprevirens, Convalleria japonica,
Evonymus Japonica buxifolia e radicans fol. var., Gorteria rigens, Iris pumila, Pennisetum
longistilum, Phalaris arundinacea fol. var. Plumbago larpente, Primula veris, Stachys lanata,
Statice latifolia. Tradescantia japonica, Vinca herbacea e minor fol. var., Viola odorata e alba,
coerulea, parmensis.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 186
Catalogo delle piante alberi ed alberi fruttiferi forestali
ed ornamentali coltivati nel Piantinaio Comunqle
Romano presso S. Sisto Vecchio, Via di Porta S.
Sebastiano 4, colla indicazione dei prezzi per le specie
e varietà poste in vendita, Roma 1859, Roma, Archivio
Storico Capitolino.
S.P.Q.R. Catalogo e prezzo corrente delle piante da
pien’aria coltivate nel Vivaio comunqle Via di Porta S.
Sebastiano n° 4. Roma Tipografia Fratelli Pallotta n. 85
1879, Roma, Archivio Storico Capitolino.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 187
Stefano Mais
Le strade alberate nei centri urbani della Sardegna. Una
rassegna preliminare
In Sardegna il tenore qualitativo conferito allo spazio pubblico dalla presenza di strade alberate risalta in modo evidente nel capoluogo, dove azioni di progetto che includono viali alberati interessano la città già da Settecento1. Un progressivo incremento lungo l’Ottocento, e poi nel Novecento,
sostanzia questo tipo di azione nel segno di uno spazio urbano di qualità e
bellezza che garantisce al contempo benessere, “passeggi pubblici” e luoghi di godimento paesaggistico in contatto con la natura.
Nei centri urbani dell’isola tale carattere ha un impatto meno pregnante
rispetto a Cagliari, ma non per questo assente. Uno sguardo accurato agli
episodi di trasformazione di piccoli e grandi centri della Sardegna tra Ottocento e Novecento permette infatti di evidenziare una notevole quantità di
progetti che, singolarmente o dentro più ampi piani di ridisegno dello spazio pubblico, hanno previsto la realizzazione di strade alberate. Un patrimonio verde urbano diffuso che si inquadra nel colto scenario progettuale
delle strade alberate ottocentesche e novecentesche europee e che giunge
alla nostra epoca, meritevole della giusta cura e attenzione. I viali alberati
dei centri urbani della Sardegna, spesso rilevabili in poche unità soprattutto nei centri urbani minori, acquistano infatti la giusta collocazione valoriale se inseriti in un sistematico quadro di lettura capace di suggerire alle
comunità il patrimonio di cui dispongono.
Un incentivo al mutamento dello spazio urbano dei centri dell’isola tramite
nuovi viali alberati si registra già dal principio dell’Ottocento, quando alcuni
paesi sardi sono interessati dall’attraversamento della Strada Reale Carlo
Felice, progettata e realizzata dall’Ing. Giovanni Antonio Carbonazzi tra il
1821 e il 1829 e provvista di alberature lungo tutto il suo sviluppo2. La nuova
infrastruttura viaria, utile per collegare Cagliari con Porto Torres, impone
spesso sventramenti urbanistici che hanno come conseguenza una radicale
alterazione degli equilibri urbani e architettonici locali. Lungo la Strada Reale che valica lo spazio urbano la piccola borghesia costruisce o trasforma
i propri palazzi secondo disegni coordinati e un gusto estetico conforme ai
tempi, che vede nell’inclusione di alberature ai lati della strada l’occasione
per definire spazi belli e salubri, quindi per accrescere i valori immobiliari
delle proprietà. Tra i centri interessati da questo tipo di processo si annoverano Monastir (parte sud di via Nazione), Nuraminis (ingresso nord e
sud lungo via Nazionale), Serrenti (via Nazionale), Sanluri (via Carlo Felice),
1. Sul tema rimando al cap. 4 del presente lavoro e, più in generale, alle notizie archivistiche presenti nella sezione Le fonti archivistiche a cura di Ester Gessa e Marina Vincis nei
volumi Castello, Stampace e Villanova di Cagliari Quartieri Storici editi da Silvana Editore tra il
1991 e il 1995.
2. Il progetto di Carbonazzi prevedeva che alberi lungo la Strada Reale Carlo Felice, estesa
per 235 Km, fossero piantati ad una distanza di 5 metri l’uno dall’altro lungo l’intero percorso
stradale secondo le scelte tipologiche indicate dalla Reale Società Agraria Sarda. Gli alberi
garantivano protezione ai viaggiatori, costituivano un elemento distintivo della pubblica proprietà stradale e avevano un fine economico: Carbonazzi ipotizzava infatti che dopo 25 anni
dalla messa a dimora avrebbero prodotto il legname con cui indennizzare parte della spesa
per l’istituzione del servizio dei cantonieri. Cfr. Stefano Mais, Ponti, strade e opere pubbliche.
Giovanni Antonio Carbonazzi (1792-1873) ingegnere nel Regno di Sardegna, Collana LapisLocus, Steinhäuser Verlag, Wuppertal 2020, p. 230.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 188
Sardara (via Cagliari, quindi via Oristano), Uras (ingresso sud lungo via Eleonora d’Arborea), Oristano (via Cagliari), Paulilatino (via Nazionale), Macomer
(via Umberto I), Torralba (Via Carlo Felice), Sassari (via Roma), Porto Torres
(via Sassari e Corso Vittorio Emanuele II)3.
L’impulso al progetto di viali alberati che si verifica nell’Ottocento in concomitanza con la rivisitazione delle arterie viarie territoriali passanti contesti
urbani consolidati si regista anche in altri centri come, ad esempio, Iglesias.
Nell’Ottocento la città è interessata dalla risistemazione della strada verso
Cagliari a cui si collegano le strade alberate di via dei Cappuccini, (quindi
via Valverde) e via San Salvatore (quindi via Garibaldi), procedenti dalla
piazza – anch’essa alberata – dedicata a Quintino Sella, progettata nell’Ottocento e poi rivisitata a inizio Novecento. Sempre all’inizio del Novecento
risalgono i pini del lungo rettifilo di via Villa di Chiesa che congiunge i citati
viali all’infrastruttura viaria verso Cagliari. Notevole interesse riveste inoltre il Viale delle Rimembranze, costruito per commemorare i defunti della
prima guerra mondiale a cui è dedicato, per ciascuno, un albero del viale.
Nelle città maggiori l’introduzione di nuovi viali alberati avviene in concomitanza con le proposte di espansione e di nuovi ampliamenti oltre le mura
storiche. Significativo, oltre al caso cagliaritano, quello di Sassari, ricco di
viali alberati e spazi per il passeggio borghese. Già nel progetto della Strada Reale Carlo Felice del 1822, quindi in quello di ampliamento della città
del 1829 firmato da Giuseppe Cominotti, emerge la cintura di viali alberati
attorno alle mura e le alberature dei principali viali verso il contado e le
emergenze architettoniche extraurbane4. Al primo sviluppo oltre le mura si
riferiscono le alberate di Viale Umberto I, Corso Regina Margherita, Corso
Francesco Vico e l’innesto della Strada Reale Carlo Felice a sud, su cui si
imposta l’alberata di Via Roma, quindi Piazza e ltalia e gli isolati limitrofi.
Moderne parti di città sono pianificate con maggiore vigore entro gli anni
’30 del secolo scorso, impostate proprio attorno ad ampi viali alberati: il
quartiere Cappuccini sulla strada alberata di viale Caprera e la perpendicolare Viale Trieste; il quartiere Porcellana, sull’alberata di via Giovanni
Amendola, quindi via Napoli, viale Italia e il limite alberato di Corso Giovanni Maria Angioy; e l’espansione a sud-ovest lungo il rettifilo con la tripla
alberata di Viale Dante e le perpendicolari strade alberate di via Asproni e
Deffenu. Ancora l’alberata di Viale Adua, asse di collegamento allo Stadio
Torres (oggi Vanni Sanna) costruito nel 1922. Aldilà delle tensioni speculative e le resistenze particolari a Sassari si registra un generale atteggiamento di accoglienza dei dettami igienisti che vedono nella bassa densità e
nella costruzione di viali alberati, la soluzione per il miglior ottenimento di
sole, aria e luce. L’espansione del dopoguerra, guidata dal piano dell’architetto Clemente del 1959, promuove ancora un’impostazione di ampio respiro
con viali alberati che si propongono come prosecuzione di quelli esistenti:
3. Per un generale resoconto delle vicende urbane tra Ottocento e Novecento dei principali
centri urbani citati rimando a Gianni Mura, Antonello Sanna (a cura di), I Paesi, «Paesi e città
della Sardegna», CUEC, Cagliari, 1998.
4. Relativamente alla cartografia indicata: Piano e profilo della strada centrale nel distretto
di Cagliari, progetto di Giovanni Antonio Carbonazzi, 1822, disegno acquerellato di Giuseppe
Cominotti, 1825-26 (Archivio Privato della Famiglia Grillo Pasquarelli); Pianta della Città di
Sassari col disegno de suoi principali edifizi, Giuseppe Cominotti, 1829 (Biblioteca di Studi
Sardi, Cagliari).
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 189
Via Turati, Via Rockfeller, Via Budapest ne sono chiaro esempio fino ai giorni
nostri5.
In modo similare a Sassari, anche Alghero imposta le sue strade alberate
fuori dal nucleo urbano, all’interno delle scacchiere impostate nell’Ottocento. Il piano di Musso del 1873 contempla già il lungo rettifilo alberato dell’attuale Via Vittorio Emanuele II, su cui si incardina tutta l’espansione urbana
della città ottocentesca6. Sebbene l’ipotesi non venga realizzata nella sua
interezza, il progetto trova attuazione almeno nel suo nucleo principale con
una moderna maglia di strade alberate ortogonali che gestisce l’espansione della città verso nord-est fino al secondo conflitto mondiale; tra queste
il largo viale alberato dell’attuale Via XX Settembre e Via Catalogna. Altre
strade alberate vengono impostate solo nel secondo Novecento, lungo le
direttrici di nuova pianificazione che ricalcano spesso gli itinerari di antiche
strade verso l’agro come Via Sant’Agostino e via Giovanni XXIII7.
Anche a Nuoro, pur nel suo difficile tentativo di allineamento alle riforme di pianificazione ottocentesche, si registrano riflessi dell’urbanistica
impostata sulle ragioni dei viali alberati. Tra le prime interessanti iniziative,
quella del Professor Marinucci, direttore della Scuola Normale di Nuoro,
che progetta alla fine dell’Ottocento la risistemazione della Piazza d’Armi,
oggi Piazza Vittorio Emanuele. Lo stesso direttore si occupa di far arrivare appositamente da Milano piante di vario genere per la piazza e i viali
circostanti8. Bisogna però attendere il secondo decennio del Novecento
per scorgere piani che considerino in modo strutturale la presenza di viali
alberati. Quello del 1923 è significativo in tal senso: un nuovo quartiere, che
ipotizzava la ridefinizione dell’area tra la cattedrale e l’attuale tribunale, è
definito da viali curvilinei dai nomi esotici (mammole, acacie, eucalipti, gigli)9. Ipotesi mai realizzate, che lasciano spazio ai ridisegni urbani di Cesare
Valle, Carlo Rocatelli, Angelo Vicario e Ignazio Guidi sensibili, seppur timidamente, all’introduzione di nuovi viali alberati secondo la moda contemporanea10. È in questo clima di aggiornati propositi che compaiono moderne
strade verdi, come quelle previste nel Piano Regolatore di Nuoro del 1941,
redatto da Cesare Valle e Ignazio Guidi. Sarà tale strumento urbanistico che,
sebbene non ultimato per via della guerra, detterà le linee guida dello sviluppo urbano successivo e con esso le nuove alberature. Le attuali strade
alberate di Via Deffenu, Via La Marmora, Via Manzoni e Via Giovanni XXIII,
sono impostate infatti sulle previsioni dei piani degli anni ’40. Un nuovo
impulso alla costruzione di strade alberate nel capoluogo nuorese si rileva
5. Su una rassegna sintetica dei piani d’espansione della città nel Novecento v. Elena Cenami, Sassari, in Gianni Mura, Antonello Sanna (a cura di), Le Città, «Paesi e città della Sardegna», CUEC, Cagliari 1999, pp. 153-176.
6. Piano di ingrandimento della città di Alghero, A. Musso, 20 ottobre 1873 (Archivio di Stato
di Cagliari).
7. Giorgio Peghin, Emilio Zoagli, Alghero, in Gianni Mura, Antonello Sanna (a cura di), Le
Città, «Paesi e città della Sardegna», CUEC, Cagliari 1999, pp. 177-188.
8.
Cfr. La Nuova Sardegna, 23 dicembre 1897.
9. Marco Cadinu, Architettura e urbanistica nella Nuoro, in Antonella Falzetti (a cura di),
Riscoprire la città. Nuovi paesaggi per lo spazio urbano, Argos, Roma 2004, pp. 58-69, in particolare p. 63.
10. Marco Cadinu, Due piani di Cesare Valle per Nuoro (1933 e 1941), in «Il Tesoro delle Città»,
III, Kappa, Roma 2005, pp. 118-128, tavv. VII-VIII.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 190
nei processi di inurbamento tra gli anni ’50 e ’7011: risalgono a quegli anni le
alberate – ancora presenti – delle vie Gramsci, del Lavoro, Santa Barbara,
Campania, Liguria, Piemonte, Veneto, e di altre vie dei quartieri periferici.
Anche a Oristano, all’esterno della città storica, si impostano nuovi viali.
Spiccano dall’Ottocento l’alberata della Via Cagliari, quindi le sistemazioni
delle larghe vie Aristana e Arborea. Rilevante, seppure non molto estesa,
l’alberata davanti alla Torre di Mariano II, oggi molto sacrificata rispetto
all’impostazione originaria.
Nei centri di dimensioni più contenute, i viali alberati vengono costruiti
a seguito del sorgere di nuove sensibilità, spesso in concomitanza con la
rivisitazione di spazi urbani per la costruzione di nuove infrastrutture e
delle loro dotazioni. È il caso, ad esempio, delle vie di accesso alle stazioni
ferroviarie nobilitate con maggiore decoro proprio da alberature e spazi per
il passeggio. Rientrano in questo caso i viali alberati che conducono alle
stazioni ferroviarie di Macomer e Sanluri. Quest’ultimo caso impostato su
un pregevole progetto urbano di Dionigi Scano del 191412. Il viale, teso tra
la piazza Porta Nuova e la stazione, è stato oggetto di recente ristrutturazione e vede la sua naturale prosecuzione nella perpendicolare via Sassari,
anch’essa alberata.
La ristrutturazione degli affacci a mare e ai porti delle città sostiene spesso
la costruzione di viali alberati. Il caso più emblematico è quello del capoluogo, con la sistemazione della via Roma a partire dall’Ottocento, quindi la
linea del Poetto nel Novecento13. Anche altre città, in particolare nel dopoguerra, come Carloforte (dagli anni ’50) Bosa (dagli anni ’60), Olbia (dagli
anni ’60), Palau (dagli anni ’80), Sant’Antioco (dagli anni ’80) e Alghero (dagli
anni ’90) sono interessate da simili azioni, più o meno basate su programmi
urbani di ampio respiro.
Anche nelle frenetiche espansioni urbane che si registrano negli ultimi decenni del Novecento in altri centri dell’isola il viale alberato costituisce un
elemento rilevante, talvolta utilizzato per rimarcare la maggiore importanza
nella gerarchia stradale di nuovi ambiti urbani. Felici congiunture sociali
e culturali, spesso alimentate da maggiori livelli di benessere economico,
sostengono la volontà delle comunità di costruire spazi urbani decorosi e
dall’alto tenore qualitativo, in connessione con elementi naturali e vegetali. A Porto Torres la lottizzazione della parte orientale della città, negli
anni ’70, è costruita su un ampio viale centrale alberato, attuale Viale delle
Vigne, ancora oggi infrastruttura verde della cittadina. A Macomer le strade
alberate di via Toscana e via Sant’Antonio cingono il primo dinamico ampliamento nel dopoguerra, a cui fanno seguito altri tentativi, come quello
dell’alberata di Via Pietro Nenni, quindi di Viale Gramsci, ormai negli anni
‘7014. Rilevante, sia per estensione sia per toponimo, anche il viale alberato
11. Serafino Luigi Arru, Ninni Pigozzi, Nuoro, in Gianni Mura, Antonello Sanna (a cura di), Le
Città, «Paesi e città della Sardegna», CUEC, Cagliari 1999, pp. 235-246.
12. Archivio Storico del Comune di Sanluri, Lettera di trasmissione del progetto del Viale
della Stazione di Sanluri, Cat. X, Classe IV, anno 1914. Sul tema rimando al contributo dell’autore sulla monografia di prossima pubblicazione dedicata a Dionigi Scano, esito del Convegno
“Dionigi Scano 1867-1949. Un intellettuale nella Sardegna dell’Otto e Novecento” (Cagliari, 30
maggio 2019).
13. Sui progetti per la via Roma rimando alla relativa sezione del presente catalogo.
14. Gianni Mura, Macomer, in Gianni Mura, Antonello Sanna (a cura di), Le Città, «Paesi e città
della Sardegna», CUEC, Cagliari, 1999, pp. 247-256.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 191
di via dei Platani a Sardara, così come la lunga alberata di Via Repubblica
a Villacidro, progettata insieme alla nuova strada cittadina negli anni ’70.
Significative anche le monumentali alberate di Corso Vittorio Emanuele a
Sant’Antioco e di via del Redentore a Monserrato, costruita sull’alveo abbandonato del Riu Saliu. E ancora le strade alberate di Viale Cimitero e Viale
Roma a Calangianus, il Viale Fonte Nuova a Tempio, le strade verdi nelle
città di fondazione fascista Fertilia, Arborea, Carbonia e Cortoghiana.
La selezione di casi qui proposta tratteggia solo una preliminare rassegna
di studio, con esempi emblematici che trovano riscontro i molti altri paesi
dell’isola, oggetto di futuri approfondimenti in un quadro di studi più organico. Molti degli esempi qui presentati hanno mantenuto fino a oggi l’impostazione iniziale con alterne vicende che hanno visto spesso la scomparsa
di alcuni alberi o porzioni di viali, nonché la più frequente sostituzione delle
originarie specie arboree. Progetti, testimonianze archivistiche, foto aeree
storiche e foto d’epoca permettono di ricostruire gli impianti originari, quali
fonti indispensabili per reinterpretare oggi gli spazi pubblici in un’ottica di
preservazione dei caratteri urbani storici. La permanenza dei viali alberati,
quali segno qualificante lo spazio urbano, è da intendersi – a prescindere dalle alterazioni intercorse – quale bene culturale e identitario, quindi
risorsa su cui impostare le prerogative urbane attuali. Azioni da valutare
coerentemente con le preminenti attenzioni per le questioni ambientali e
di transizione ecologica che devono impegnare necessariamente anche le
scelte urbane e architettoniche.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 192
Paulilatino, la folta
alberata di via Nazionale
nei pressi della fontana su
Cantaru.
Porto Torres, Corso
Vittorio Emanuele II e
piazza (foto tratta dal
progetto Porto Torres
Sparita).
Iglesias, Viale delle
Rimembranze, costruito
in epoca fascista per
commemorare i caduti
nella prima guerra
mondiale.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 193
Sassari, alberata di Via
Roma.
Sassari, alberata di Viale
Trieste.
Alghero, i Giardini Pubblici
e l’alberata di Via Vittorio
Emanuele II.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 194
Nuoro, attuale Via
Giovanni XXIII e Piazza
d’armi (odierna Piazza
Vittorio Emanuele II).
Oristano, alberata di Via
Roma.
Sant’Antioco, l’alberata di
Corso Vittorio Emanuele
vista da Piazza Umberto.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 195
Mauro Vopliano
Le alberate di Torino dal disegno urbano alle prime
tutele
Le mie sono brevi note che circoscrivono succintamente alcuni nodi di un
tema complesso che ha avuto pochi contributi specifici, ma che si riconnette alla più ampia storiografia relativa allo sviluppo del verde urbano della
città capitale1. D’altra parte, occuparsi dei viali alberati di Torino è quasi un
altro modo di ripercorrere la storia della città: il processo di realizzazione
di nuovi assi viari con alberature piantate en ligne droite nella prima età
contemporanea è così pervasivo che costituisce un filtro di grande interesse per interpretare i fenomeni urbani e il profilo della città che cresce e
si modifica nel trapasso dalla capitale dell’assolutismo alla dinamica città
otto e novecentesca.
Se guardiamo alle fonti di antico regime, è facile comprendere come la
dimensione del viale alberato nel corso del Sei e del Settecento sia fondamentalmente extraurbana: ad essere evidenti sono soprattutto le connessioni bipolari che caratterizzano il rapporto tra le residenze esterne e gli
attestamenti sulle porte; è il caso, noto, del Castello del Valentino con le
tre via alberate convergenti sull’emiciclo di accesso (non più esistente) della residenza secondo uno schema à patte d’oie, definito soprattutto da due
dei tre attestamenti bidirezionali, l’uno verso la seicentesca Porta Nuova e
l’altro diretto al convento di San Salvario, ancora da iscriversi nell’ambito
della progettazione castellamontiana. Si tratta di allee a doppio filare che
enfatizzano la relazione tra le residenze di corte e luoghi simbolici e funzionali della città, secondo quella logica che possiamo apprezzare anche nel
caso della vigna collinare del Cardinal Maurizio in connessione con la Porta
di Po o in quelli successivi del Castello di Rivoli (1711, su disegno di Michelangelo Garove) e della palazzina di Stupinigi, con la configurazione che
Ludovico Bo, soprastante collaboratore di Benedetto Alfieri, dà a metà XVIII
secolo all’idea juvarriana.
Per Rivoli in particolare, l’ampio asse viario carrabile, ben spianato e ombreggiato, che collega la porta Susina con l’antico castello dinastico sabaudo, è anche emblematico dell’importanza del progetto in fieri per una vera
e propria reggia extraurbana, che Vittorio Amedeo II sta concertando con i
suoi architetti nei primi decenni del Settecento. Si tratta di opere fortemente riconoscibili, anche nella grande cartografia di riferimento come la Carta
della Caccia dei primi anni Sessanta del Settecento, che mostrano le nuove
infrastrutture viarie attraversare una campagna ben governata, un paesaggio ubertoso punteggiato di cascine produttive e scandito dalla presenza
di una maglia poderale ben strutturata che dà il senso e la misura della
qualità del governo del territorio intorno alla città capitale.
1. Sul tema specifico dei viali alberati un primo importante assestamento bibliografico è in
Vera Comoli Mandracci, Rosanna Roccia (a cura di), Torino città di loisir. Viali, parchi e giardini tra Otto e Novecento, Città di Torino, Torino 1996, in particolare v. i saggi di Vilma Fasoli,
Paolo Odone, Costanza Roggero Bardelli, Rosanna Roccia, Maria Carla Visconti. Negli anni
successivi, la bibliografia si è ulteriormente ampliata: nella brevità di questa comunicazione,
si rimanda alla letteratura disciplinare di riferimento e agli studi che hanno approfondito il
tema dei parchi urbani – in primis quello del Valentino – e dei giardini, segnalando esemplificativamente le pubblicazioni della Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del
Paesaggio del Politecnico di Torino.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 196
Questi stessi assi stradali, che costituivano originariamente il caposaldo di
un forte disegno territoriale, sono oggi invece parte di un continuum urbano che ha saldato diversi sistemi insediativi della città metropolitana; dunque essi hanno perso molto della loro identità e della loro riconoscibilità e
vale qui la pena di fare un primo riferimento ad una questione aperta, che
attiene non solo alla conoscenza, ma anche alla conservazione e alla tutela
di questi impianti viari all’interno della città contemporanea e dell’area metropolitana. Nel caso dei viali verso Rivoli e Stupinigi, oggi corso Francia e
corso Unione Sovietica, si tratta infatti di preesistenze che, evidentemente,
non hanno più la consistenza originaria in termini di esemplari arborei: è il
caso dei filari di olmi campestri un tempo esistenti (aggrediti dalla grafiosi)
che caratterizzavano lunghi tratti dell’antico stradale di Stupinigi, o di quelli
che impreziosivano la strada di Francia dall’attuale piazza Bernini a Rivoli
lungo un tratto di oltre dieci chilometri, già piantati dalla città nel 1712, fatti
oggetto di manutenzione e rinnovamento per tutto il Settecento, e i cui
ultimi esemplari vennero abbattuti nel 1944-452.
Rimane tuttavia l’impianto funzionale, simbolico e prospettico di questi
percorsi che oggi anche il recente Piano Paesaggistico Regionale riconosce
e può contribuire a tutelare. Chi scrive ha partecipato al gruppo di progetto
della prima stesura del Piano e mi fa piacere segnalare l’attuale articolo 22
delle norme di attuazione, indirizzato alla viabilità storica, che disciplina gli
interventi “in modo da assicurare l’integrità e la fruibilità d’insieme, il mantenimento e il ripristino, ove possibile, dei caratteri costruttivi, morfologici
e vegetazionali, con particolare riferimento alle eventuali alberate, caratterizzanti la viabilità”. La norma sottopone inoltre “i manufatti edilizi o di
arredo interessati a una normativa specifica che garantisca la leggibilità dei
residui segni del loro rapporto coni percorsi storici, anche con riferimento
alla valorizzazione di alberature, sistemi di siepi, recinzioni, cippi, rogge,
canali significativi, oppure alla riduzione di impatti negativi di pali e corpi
illuminanti, pavimentazioni, insegne, elementi di arredo urbano e di colore”.
Più a ridosso delle mura urbane, passeggiate alberate in fregio ai bastioni
caratterizzavano soprattutto l’area dei Giardini Reali, integrandosi con il
verde curatissimo a complemento del Palazzo. Questa situazione è destinata a mutare in epoca francese, allorché, nell’ambito dei piani napoleonici che vedono la luce a partire dal concorso di idee del 1802, emerge un
nuovo impulso alla realizzazione di infrastrutture viarie, intese anche come
strumento di stimolo economico, in anni di crisi demografica e produttiva.
Prende dunque corpo un inedito progetto di circonvallazione complessiva
della città costituito da promenades publiques intorno ai bastioni ancora
esistenti, in un processo speculare a quello della progressiva dismissione
delle fortificazioni della città3. Si tratta infatti di ridefinire i margini e i limiti
dei tessuti edificati, a maggior ragione allorché il governo francese si determina alla demolizione delle porte, aprendo un tema progettuale inedito.
La circonvallazione ne è la soluzione; lungo di essa si attestano quelle che
i documenti francesi chiamano grandes places, ovvero grandi spazi pubblici non costruiti, ma definiti completamente da doppie quinte alberate
continue. Queste scelte, sebbene non determinino immediatamente nuove
soluzioni edificatorie, tuttavia lasciano un segno indelebile: il loro tracciato
infatti verrà ripreso nei decenni successivi nel quadro della realizzazione
2.
Paolo Odone, Ambiente e gestione del verde, in Città di Loisir, cit., pp. 323-350.
3.
Il tema è già ben chiarito in Vera Comoli, Torino, Laterza Roma-Bari 1984.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 197
dei viali che tuttora caratterizzano la città e segnano il perimetro di quello
che viene considerato, anche dall’attuale piano regolatore, il centro storico
della città o meglio la zona urbana centrale storica (ZUCS). Come è noto, in
corrispondenza delle grandes places sorgeranno poi le piazze della prima
Restaurazione: piazza Carlo Felice, piazza Vittorio Emanuele (poi Vittorio
Veneto), piazza della Repubblica e, alcuni decenni più tardi, piazza dello
Statuto. Un caso emblematico di come questi spazi alberati d’epoca francese influenzino le scelte edificatorie successive, è quello dell’esedra alberata
che caratterizza l’area della futura piazza Vittorio Emanuele. La consistenza di quest’area è ben rappresentata dal Bagetti nel 1814 in occasione
del ritorno del re e della corte al termine del periodo napoleonico. Qui, il
progetto di Gaetano Lombardi del 1817 chiarisce bene come le alberate del
periodo francese costituiscano una sorta di premessa per la morfogenesi
delle piazze di Restaurazione che andranno a porsi a cerniera tra l’interno
e l’esterno della città, nei luoghi dove precedentemente sorgevano le porte
urbane e gli accessi alla capitale. Si tratta infatti di un progetto che ancora
riprende il persuasivo disegno ad esedra, poi successivamente abbandonato nei disegni successivi4.
In epoca francese, piazze definite da alberate a cerniera tra la città esistente e i tessuti in potenziale espansione non sono soltanto una soluzione per
Torino, ma anche per altri centri: è il caso, per portare un solo esempio, di
Cuneo.
Nel secondo quarto del XIX secolo, la funzione di passeggio e, insieme, di
asse rettore della nuova urbanizzazione è evidente nella realizzazione progressiva del nuovo viale del Re (oggi Corso Vittorio Emanuele II), che tange
a sud la città di antico regime, uno dei primi casi dove palazzine aristocratiche di alto livello qualitativo, con ampie corti e giardini, affacciano su uno
spazio pubblico alberato che assume il carattere tipico di una metropoli del
diciannovesimo secolo. Decoro urbano, passeggio e il nuovo dibattito intorno ai temi dell’ingegneria sanitaria contribuiscono alla fortuna di questi
modelli. I progetti della prima metà del diciannovesimo secolo disegnano
dunque una città in progredente espansione e introducono finalmente a
pieno titolo i viali alberati come parte integrante di un aggiornato disegno
urbano. Si affacciano anche nuovi modelli internazionali nell’organizzazione
delle aree verdi: inglesi (gli squares, come quello che sorge in piazza Carlo
Felice, di fronte alla stazione di Porta Nuova), e, ovviamente, di derivazione francese. Sono infatti i manuali d’oltralpe che chiariscono sempre
meglio anche gli aspetti tecnici delle plantations d’alignement, da Alphand
a De Breuil, a Charguereaud, e veicolano le competenze e la conoscenza
ravvicinata di esperienze internazionali5. Un rapporto, quello con la Francia, che si consolida anche con le consulenze e i contatti con i protagonisti delle trasformazioni haussmanniane della Parigi del Secondo Impero,
4. Mauro Volpiano, Una immensa piazza per “la Venuta del Re”, in Progettare la città. L’urbanistica di Torino tra storia e scelte alternative, a cura di Vera Comoli e Rosanna Roccia, Città
di Torino, Torino 2001, Vol. 1, pp. 217-222.
5. Su questo aspetto rimando al volume di Francesca Bagliani, Passeggi pubblici e verde
urbano nel XIX secolo. Trattati di arte dei giardini e teorie urbanistiche, in «Storia dell’Urbanistica», Piemonte V, Editore Kappa, Roma 2004. Sempre della medesima autrice, v. anche
Eadem, Parchi e alberate nelle politiche municipali in Paolo Cornaglia, Giovanni Maria Lupo,
Sandra Poletto (a cura di), Paesaggi fluviali e verde urbano. Torino e l’Europa tra Ottocento e
Novecento, Celid, Torino 2008, pp. 67-78.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 198
in particolare, come è già stato segnalato, con il giardiniere Jean-Pierre
Barillet-Deschamps.
Il carattere tradizionale del viale alberato torinese, con ampie sezioni caratterizzate dalla presenza di fossi ai lati dei filari, utili allo scolo delle acque e
all’irrigazione, e sedimi stradali in lieve pendenza, si conferma con il piano
di ingrandimento della capitale di Carlo Promis del 1851 per modificarsi
progressivamente nei decenni successivi con i piani postunitari. Tra i due
secoli si adattano e si assestano, ancora, le morfologie del verde urbano.
Un cambiamento che Augusto Monti, intellettuale torinese a cavallo dei due
secoli, tratteggia bene rievocando il progressivo modificarsi dell’area della
cittadella filibertiana in corso di demolizione, dove ancora permanevano lacerti degli antichi passeggi a lato delle mura: “Le alberate dell’antica cinta
scomparse quasi tutte e trasformate in viali di ippocastani nuovi, senza più
fossi allato, con banchine rilevate, inghiaiate e tenute per bene, muniti di
nomi, nuovi anch’essi, nomi di luoghi che per i piemontesi a quei tempi non
esistevano ancora, nome di battaglie che allora non si erano peranco combattute, nomi di gente che allora erano ancora persone vive. Qualcuno si di
quei platani era sopravanzato e faceva tuttavia bella mostra di sé, vetusto
e gigantesco, in mezzo alle aiuole riavviate e infiorate di certi bei giardini,
già compresi, oramai, nel cuore della nuova Torino. La cittadella era ridotta
pressoché al mastio, che se ne stava la, con l’ala di quel tetto tirato su gli
occhi, sempre più solo e deserto, mentre i muraglioni residui del famoso
Pentagono lì presso, anno per anno diminuivano sparivano, rosicchiati sgretolati da formicai d’uomini, che vi si accanivano intorno con picconi e leve e
badili e carriole”6.
La città cambia e, pur con qualche doverosa cautela sulla loro attendibilità,
i bollettini statistici tardo-ottocenteschi ci forniscono dati interessanti per
valutare il rilievo che, nel capoluogo subalpino, il sistema lineare del verde
urbano ha ulteriormente acquisito, anche se confrontato con i principali
centri italiani: nel 1891 Torino primeggi per estensione delle sue strade
alberate urbane (oltre 31 km), seconda soltanto a Firenze (che dichiara nel
1887 oltre 48 km di alberate). A confronto Milano, dato del 1890, pare averne
meno della metà (13 km). I numeri restano comunque ampiamente inferiori
a quelli forniti da Parigi (oltre 250 km). Un altro interessante dato riguarda
la spesa per la manutenzione, la pulizia e l’innaffiamento della sede stradale: nel caso di Torino, il costo esposto di 363 lire per 1000 mq è tra i più
bassi d’Italia. In confronto quello di Genova è quasi il doppio e quello di
Parigi di oltre 1200 lire.
Il verde in città continua a crescere nei primi decenni del Novecento e i dati
raccolti dalla municipalità lo dimostrano: nel 1932 su 8.500.000 di mq di
suolo pubblico le banchine alberate occupano ben 1.110.000 mq7. La seconda guerra mondiale costituirà tuttavia un momento di particolare crisi: la
necessità di scaldarsi e le esigenze belliche porteranno a un decremento
degli esemplari in alberata dai 21.000 nel 1940 a poco più di 7000 nel 1945.
Questo numero però ricomincerà a crescere velocemente e di nuovo le
statistiche comunali ci confermano questa crescita con 36.000 piante nel
1962 che diventeranno addirittura 65.000 nel 20068. I decenni dell’ascesa
6. Augusto Monti, Torino falsa magra e altre pagine torinesi, a cura di Giovanni Tesio, L’Ambaradan Torino 2006.
7.
«Torino. Rassegna mensile della città», luglio 1933 (XIII), n. 7, p. 23.
8.
Dati dell’Ufficio verde pubblico del Comune di Torino, 2008.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 199
di Torino città industriale vedono infatti ancora un ulteriore sviluppo dei
progetti di verde urbano che riguardano, ancora una volta, la città in espansione e coinvolgono i luoghi rappresentativi delle nuove dinamiche economiche, come gli stabilimenti della Fiat Mirafiori. Piantumazioni certo più recenti, ma avviate già tra le due guerre e oggi, per molti aspetti, storicizzate.
Voglio terminare ancora con qualche sintetico accenno ai prodromi della
salvaguardia di questo ricco patrimonio vegetale, perché da questo punto
di vista Torino è stato un notevole laboratorio, non soltanto legato al verde,
ma più in generale a considerazioni riferite alla qualità architettonica e
dello spazio urbano. Possiamo prendere spunto dalle norme che vengono
profilate dal piano regolatore del 1956-59, le quali trattano in modo specifico della protezione “ambientale” della città. Un primo aspetto interessante
è dato dalla volontà di tutelare le vedute prospettiche di alcuni assi sia di
età moderna sia di prima età contemporanea: E’ una precoce dimostrazione
della sensibilità per la questione del paesaggio urbano dimostrata dal padre del piano, Giorgio Rigotti, che, per esempio, prevede per alcune piazze
storiche il vincolo delle visuali, come nel caso di piazza Carlo Felice, piazza
San Carlo, piazza Castello, piazza Vittorio Veneto, piazza Statuto e piazza
Palazzo di Città: in questi casi da qualsiasi punto di vista ad altezza 1,60 m,
così dicono le norme, «dal marciapiede del perimetro di dette piazze non
dovrà scorgersi alcuna nuova costruzione oltre l’attuale profilo delle cornici
e coperture degli edifici che limitano le piazze». Quest’attenzione, dedicata alla qualità degli spazi urbani anche laddove non preesistano vincoli
monumentali, porta anche alla dichiarazione di notevole interesse pubblico che salvaguarda alcuni dei viali alberati della città ai sensi della legge
1497/39. Cito dal decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del marzo del
1964: «Questi grandi viali della folta e imponente alberatura rappresentano
elemento tipico e insostituibile nella definizione dei caratteri ambientali
della città e, insieme, possiedono nella intrinseca bellezza verde e negli effetti di prospettica lontananza spesso inquadrante lontani paesaggi alpini,
un così alto valore di elemento di paesaggio urbanistico da richiedere una
degna tutela per la salvezza della loro integrità: a ciò si aggiungono anche
le considerazioni sull’importanza di questi elementi nella più ampia storia
del paesaggio urbano italiano». Dunque deve essere «riconosciuto che i
viali predetti hanno notevole interesse pubblico perché, per l’architettonica
disposizione degli alberi, la ricchezza del verde che li definisce, l’unitaria
composizione urbanistica che fa di essi oltretutto tipici esempi di un’ampia
e respirata costruzione di paesaggio urbano in senso storico e tradizionale, costituiscono singolarmente e nel loro coordinato insieme complessi
di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore
estetico tradizionale»9.
Si tratta dunque di un’espressione di quel clima intorno al tema dei beni
culturali che in quello stesso momento si sta delineando con l’istituzione
della commissione Franceschini in Parlamento e che troverà di lì a poco,
nelle pagine di Giovanni Astengo dedicate proprio alla questione di beni
culturali ambientali10, un importante riferimento poi successivamente
9. Gazzetta Ufficiale n° 80 del 31 marzo 1964. Decreto in data 22 febbraio dello stesso anno.
Ringrazio Claudia Cassatella per il confronto su questi temi.
10. Giovanni Astengo, Tutela e valorizzazione dei beni culturali ambientali, in Per la salvezza
dei beni culturali in Italia. Atti e documenti della Commissione d’indagine per la tutela e la
valorizzazione del patrimonio storico, archeologico, artistico e del paesaggio, Colombo, Roma
1967, pp. 437-504.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 200
acquisito dal quadro normativo nazionale. È interessante notare come i viali
che vengono tutelati con il decreto del 1964 siano tratti di quel disegno
della circonvallazione di epoca francese di cui si è parlato (corso Vittorio
Emanuele dal ponte del Po a corso Bolzano, corso Regina Margherita dal
ponte del Po fino al Martinetto), ma anche sedi stradali che erano venute
definendosi più recentemente come ad esempio il corso Massimo D’Azeglio
che prende forma come limite del parco del Valentino negli ultimi decenni
dell’Ottocento e soprattutto come elemento portante del sistema delle
esposizioni tardo ottocentesche su aree in via di urbanizzazione. E, ancora,
altri viali della città di secondo Ottocento e primo Novecento quali il corso
Re Umberto, corso Galileo Ferraris, corso Rosselli. Nel caso dell’antico Viale
del Re, di cui si è già accennato (oggi corso Vittorio Emanuele II), si aggiunge
una disposizione particolare che prevede anche l’estensione del vincolo ad
un isolato a destra e a sinistra del viale stesso, integrando così la tutela del
verde con quella del costruito.
Oggi le alberate della città, costituite da olmi (siberiani e non più campestri), ippocastani, platani, aceri, tigli e numerose altre tipologie arboree,
affrontano le sfide del progressivo cambiamento climatico, dell’introduzione di nuovi patogeni, dell’impermeabilizzazione del suolo, dell’interferenza
delle infrastrutture a rete nel sottosuolo, oltre al naturale invecchiamento
degli esemplari giunti alla fine del proprio ciclo di vita. Si tratta di un patrimonio prezioso di cui monitorare attentamente la resilienza: continuare ad
approfondirne la conoscenza resta un’azione fondamentale propedeutica
alla conservazione.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 201
La veduta di Giuseppe Pietro Bagetti commemora il ritorno del re e della corte al termine dell’occupazione
francese, delineando suggestivamente l’esedra alberata prospiciente il ponte napoleonico sul Po.
Lo stralcio cartografico chiarisce la morfologia delle alberate sui bastioni e della circonvallazione alberata
realizzata nel periodo napoleonico.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 202
Gaetano Lombardi, Piano regolare della Città di Torino e Sobborghi […], 1817. Torino, Archivio Storico della Città di
Torino.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 203
Il Viale del Re in un’immagine di inizio XX secolo.
Corso Siccardi, uno dei viali di nuova realizzazione nell’area della demolita
Cittadella, assiato sul monumento postunitario a Vittorio Emanuele II e
caratterizzato dal doppio filare alberato.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 204
Alberate della città industriale: l’area degli stabilimenti Fiat a Mirafiori.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 205
Allegati
Architetture Vegetali
le strade alberate di Cagliari
grafica: Daniele Pani foto: Dietrich Steinmetz
I pannelli espositivi della mostra
(grafica di Daniele Pani)
Architetture Vegetali
le strade alberate di Cagliari
Comune di Cagliari
Sindaco
Paolo Truzzu
Assessora alla Cultura, Spettacolo e Verde Pubblico
Maria Dolores Picciau
Dirigente Servizio Cultura e Spettacolo
Antonella Delle Donne
Direzione Musei Civici di Cagliari
Antonella Delle Donne
Mariano Pitzalis
Efisio Carbone
Ideazione e coordinamento scientifico
Marco Cadinu
Mostra a cura di
Marco Cadinu e Tiziana Sassu
Ricerche e testi di
Tiziana Sassu
Marco Cadinu
Stefano Mais
Marcello Schirru
Elisa Cadinu
Progetto e cura allestimento
Salvatore Campus
Progetto grafico
Daniele Pani
Collaborazioni
DICAAR – Dipartimento di Ingegneria
Civile Ambientale e Architettura
dell’Università degli Studi di Cagliari
Associazione Storia della Città
Imago Mundi Odv
Fotografi
Noemi Didu
Francesca Mu
Roberto Murgia
Gabriele Muscas
Dietrich Steinmetz
Fonti documentarie e iconografiche
Consiglio Regionale della Sardegna
Città Metropolitana di Cagliari
Ministero della Cultura - Biblioteca Universitaria di Cagliari
Archivio di Stato di Cagliari
Archivio di Stato di Torino
Istituto Geografico Militare
Sardegna Digital Library - Regione Autonoma Sardegna
Biblioteca Regionale - Regione Autonoma Sardegna
Istituto Superiore Regionale Etnografico della Sardegna
Archivio Storico Comunale di Cagliari
Archivio Ilisso Edizioni
Un ringraziamento a Bruno Puggioni per le numerose foto d’epoca
e cartoline concesse per la mostra; a Sergio Palmas, Gianni Palmas,
Carlo Boi, Antonio Bazzu per le segnalazioni di immagini d’epoca; a
Laura Zanini, Stefano Mais e Sergio Mocci per il supporto grafico,
tecnico e cartografico.
Bibliothèque Nationale de France
Studio PCA-STREAM - Philippe Chiambaretta Architecte, Paris
Harvard University Botany Libraries, Cambridge, U.S.A.
(Biodiversity Heritage Library)
Missouri Botanical Garden
New York Public Library
Consorzio Camù Centri d’Arte e Musei
Con il patrocinio di
Presidente
Francesca Spissu
CITTÀ METROPOLITANA DI CAGLIARI
Segreteria organizzativa
Alessandra Spissu
Alessandra Corona
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Coordinamento servizi museali Il Ghetto
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CENTRI D’ARTE E MUSEI
Ufficio stampa
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Stefania Cotza
Social Media
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Emanuela Manca
Francesco Pruneddu
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UNIVERSITÀ
DEGLI STUDI
DI CAGLIARI
DICAAR DIPARTIMENTO
DI INGEGNERIA CIVILE,
AMBIENTALE E ARCHITETTURA
www.ilghettocagliari.it
BIBLIOGRAFIA
• Dionigi Scano, Forma Karalis. Stradario storico della città e dei sobborghi di Cagliari dal XIII al XIX secolo, 1934, riedizione Gianni Trois Editore, Cagliari 1989
• Vittorio Angius, voce Cagliari, in Goffredo Casalis, Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, Torino, G. Maspero
e G. Marzorati, 1833-56, voll. 1-28, edizione Ilisso, 2006
• Giovanni Spano, Guida della città di Cagliari, Timon, Cagliari 1861, rist. anastatica GIA, Cagliari 1991
• Giuseppe Piccaluga, Arboricoltura, ossia propagazione, educazione e coltivazione degli alberi utili alla sarda agricoltura, Cagliari 1862
• Ilario Principe, Le città nella storia d'Italia. Cagliari, Roma-Bari 1981
• Castello 1985: Ester Gessa, Marina Vincis, Le fonti archivistiche, in Cagliari Quartieri Storici. Castello, Silvana, Cinisello Balsamo 1991
• Siro Vannelli, Il verde di Cagliari, Cagliari Assessorato Comunale al verde pubblico, Janus, Cagliari 1986.
• Villanova 1991: Ester Gessa, Marina Vincis, Le fonti archivistiche, in Cagliari Quartieri Storici. Villanova, Silvana, Cinisello Balsamo 1991
• Stampace 1995: Ester Gessa, Marina Vincis, Le fonti archivistiche, in Cagliari Quartieri Storici. Stampace, Silvana, Cinisello Balsamo 1995
• Enrico Guidoni, Sofia Varoli Piazza, a cura di, Le strade alberate, numero monografico, «Storia dell’Urbanistica», N.S., 2, 1996 (1997)
• Franco Masala, Architetture di Carta, Progetti per Cagliari (1800-1945), AM&D, Cagliari 2002
• Marco Cadinu, Cagliari. Forma e progetto della città storica, edizioni Cuec, Cagliari 2009
• Alessandra Pasolini, schede Sardegna, in Vincenzo Cazzato, a cura di, Atlante del giardino italiano, 1750-1940, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2009
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 208
grafica: Daniele Pani foto: Dietrich Steinmetz
Cagliari, Il Ghetto
23 Luglio 24 Ottobre 2021
Architetture Vegetali
le strade alberate di Cagliari
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Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 209
Cartolina a colori del Largo Carlo Felice visto
dal Bastione di Santa Croce
Parigi, Boulevard des Italiens, Camille Pissarro, 1897
(Courtesy of National Gallery of Art, Washington)
Cagliari, Largo Carlo Felice, un viale “parigino” alberato impiantato alla fine
dell’Ottocento. Sulla sinistra il Mercato civico di Cagliari, costruito nel 1886
(foto d’epoca, cartolina viaggiata nel 1891, collezione Bruno Puggioni)
Torino, Antoine Cloquart, 1700, dettaglio dei viali di
accesso alla città (Bibliotheque Nationale de France)
Il Largo Carlo Felice visto dal Bastione di
Santa Croce con le jacarande in fioritura
(foto di Marco Cadinu)
La città e le sue strade
alberate
Dalla fine del Settecento in poi a Cagliari come in tantissime
città europee l’immagine dello spazio urbano viene trasformata
da nuovi viali alberati. Le antiche piazzeforti, solo in alcuni casi
dotate di spazi verdi al loro interno, sono interessate da una
rilevante crescita demografica cui corrisponde la pianificazione
di importanti funzioni urbane oltre le mura e di nuove direttrici di
espansione.
È in questa fase che la ricerca di luoghi dove contemplare la
natura e i panorami sul mare, passeggiare lungo i fiumi e i canali,
spinge le amministrazioni a estendere le dimensioni dello spazio
pubblico e arredarlo tramite architetture vegetali, fatte di parchi
lineari, di viali alberati, di piazze alberate, di orti botanici.
Architetture Vegetali
le strade alberate di Cagliari
Ogni città programma grandi investimenti motivati sia dalla
cultura romantica del tempo sia dalla necessità di migliorare la
salute dei cittadini e contrastare epidemie e malattie, offrendo
finalmente a tutti - secondo le indicazioni dei medici - luce, aria
e un nuovo contatto con la natura.
Le nuove vesti verdi delle città diventano presto motivo di vanto
e di celebrazione della bellezza dei luoghi, sono immortalate in
vedute e cartoline, nelle prime foto d’epoca, nelle mappe.
D’altro canto risulta presto evidente, in particolare di fronte alle
grandi espansioni urbanistiche in atto nelle città ottocentesche
e del Novecento, quanto i grandi viali alberati possano essere
alla base dei nuovi investimenti immobiliari. Le aree periferiche
vengono prima rinnovate tramite il verde pubblico, bonificate e
controllate, quindi frequentate e coinvolte nella crescita della città.
Le strade alberate come
patrimonio storico e
identitario, fonte di
benessere e di bellezza
Le “strade alberate”, quelle distinte da filari piantati secondo un
preciso piano, costituiscono veri e propri pilastri della struttura
identitaria delle più belle città: sono il frutto – quindi l’eredità che
riceviamo – di periodi felici in cui strade e alberi si progettavano
insieme, con una precisa visione culturale dell’urbanistica che
ancora si riconosce nelle più belle città del mondo.
La storia ricorda le strade alberate medievali, impiantate con
grande spesa e tutelate dagli Statuti; altrove si ricordano i viali
alberati rinascimentali oppure settecenteschi, come quelli che a
Cagliari, perseguendo il successo delle nuove alberature torinesi,
venivano piantati lungo le strade nuove rettilinee tra Cagliari,
Bonaria, San Saturnino, con olmi trasportati dai monti attorno
alla città negli anni ’60 e ’70 del Settecento.
Ci sono poi le strade alberate ottocentesche, segno di una
stagione in cui Cagliari rinnovò il suo volto, disegnando oltre le
mura la sua struttura urbanistica moderna. Ai giardini sotto le
mura ad oriente, luogo dei primi “passeggi pubblici”, si univano
dense alberature sui bastioni più panoramici. Nuove alberature
su lunghi viali portavano verso uno dei centri satellite della città,
attorno alla chiesa medievale di San Bartolomeo, presso la
direzione delle saline e il Bagno Penale, il carcere del 1842. Qui
i condannati ai lavori forzati erano impiegati nel piantumare e
innaffiare gli alberi della città, trasportando con carri a buoi l’acqua
della fontana di San Bartolomeo ancora prima della costruzione
dell’acquedotto della città. Tramite il loro lavoro l’odierno Viale
Diaz e le campagne intorno erano state trasformate in luoghi
amabili e frequentati, con aziende e altre funzioni.
I grandi viali ottocenteschi di Cagliari, come ad esempio Viale Diaz
o il Largo Carlo Felice, hanno perso parte della loro immagine
unitaria col progressivo scadimento o perdita di molti loro tratti.
Lungo la seconda metà dell’Ottocento Cagliari delibera di demolire buona parte delle sue mura. I progetti di Via Roma e del Largo
Carlo Felice nascono sul terreno demaniale ormai libero e perseguono un nuovo ideale di bellezza, quello delle città – come Vienna
o Parigi – per prime aperte oltre le mura e con viali alberati animati
da passeggi, luoghi di svago e di commercio. Il carattere straordinariamente nuovo di queste opere derivava da una concezione
unitaria tra la forma delle strade (larghissime in una società ancora priva di auto) e delle architetture private prospettanti, regolate
per altezza e tipo dei prospetti: in questo scenario gli alberi erano
veri protagonisti, piantati secondo un rigoroso ordine geometrico,
parte integrante del progetto e responsabili della sua bellezza. Nel
caso degli Champs Élisées di Parigi e del Largo Carlo Felice di
Cagliari, ad esempio, le alberature erano ordinatamente disposte
seguendo il medesimo schema in quadruplice fila per individuare, ai lati, le passeggiate alberate. Un modello destinato ad avere
tanta fortuna in tutta Europa, poi nel mondo.
Nel tempo piantare palme invece di pini, ad esempio lungo Viale
Diaz – l’antico Viale San Bartolomeo – ha sfavorito la percezione
unitaria della bellezza del viale; nel Largo Carlo Felice un nuovo
albero ogni due mancanti, messo nel mezzo, fuori allineamento,
o sostituito con un cartello o un tombino, ha diminuito il valore
dell’immagine storica del viale, vero e proprio patrimonio culturale
della città, monumento vegetale tra i monumenti di architettura.
Questi viali, frutto di un progetto unitario e riconoscibile, sono
espressione di un momento storico e dell’arte del progettare
la “strada alberata”, espressione della grande attenzione della
municipalità verso la cosa pubblica.
Il risultato di simili interventi sono viali disordinati nel loro impianto
e diretti verso un’immagine progressivamente triste, con alberi
malati o anziani in attesa di un piano di sostituzioni di respiro
pluriennale.
La società civile dovrebbe sempre farsi carico del restauro delle
proprie strade alberate con piani del verde e programmi di tutela
del paesaggio alberato urbano, per scegliere i modi e le piante
migliori, con il fine di rinnovare l’immagine storica, preservare
l’armonia e la bellezza delle “architetture vegetali” a vantaggio
delle generazioni che verranno.
Non si può quindi non preservare simili eredità, mantenendone le
forme e l’esatta geometria, elemento chiave della loro bellezza.
La formula della loro bellezza risiede nella regolarità e nella continuità dell’impianto: alberi mancanti devono essere sostituiti con
nuovi piantati esattamente sul luogo del precedente esemplare.
Non risarcire le posizioni mancanti, ormai tantissime, porta alla
dispersione dell’effetto prospettico e della continuità dell’ombra,
fattore di determinante importanza nel donare benessere ai cittadini e bellezza alla città.
I viali alberati al contorno di Parigi, Plan Turgot, 1739
(Bibliotheque Nationale de France)
I principali viali alberati divisi per epoche
con indicazione delle specie arboree prevalenti
I primi viali alberati della città
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Bastione Santa Croce - Attualmente sono presenti alberi d’ulivo, palme nane e piante grasse
Via Cammino Nuovo - Ailanti e Robinie
Corso Vittorio Emanuele - Vegetazione mista di nuovo impianto
Viale Polveriera - oggi Giardino Pubblico con vegetazione mista
Bastione Saint Remy - Attualmente sono presenti palme
Viale Bonaria dalla Darsena a San Bardilio - Pini domestici e d’Aleppo
Le passeggiate e i viali alberati ottocenteschi
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
15.
16.
17.
Viale Buoncammino - Pini d’Aleppo
Viale Merello - Ficus retusa
Viale Trento - Originariamente Pini, attualmente Gingko biloba
S’Avanzada di San Pancrazio - Attualmente privo di alberature
Viale Regina Elena - Ficus in filare (parte bassa) e boschetti di Pino (parte alta)
Viale Regina Margherita - Bagolari
Viale Colombo-Darsena - Ficus retusa e Pini
Viale Diaz (zona Bonaria) - Pini domestici e d’Aleppo
Viale Cimitero - Pini domestici
Salita Viale Bonaria (da San Bardilio alla Basilica) - Pini domestici
Via Porcell - Attualmente un solo Pino d’Aleppo
I viali oltre le mura della seconda metà dell’Ottocento
18. Via Roma - Primo impianto: Tigli, sostituiti da Ficus retusa (distrutti da bombardamento
1943) / Reimpianto: Palme, Alberi di Giuda, 1 Ficus magnolioides
19. Largo Carlo Felice - Jacaranda mimosifolia
20. Viale Trieste - Ficus retusa
21. Viale Diaz (zona Fiera) - Pini domestici e d’Aleppo
22. Viale San Bartolomeo - Pini d’Aleppo
I viali della città moderna
23.
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26.
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37.
38.
39.
40.
41.
Viale Fra Ignazio - Pini d’Aleppo e qualche Pino domestico
Viale Colombo - Pini d’Aleppo
Via Dante - Jacaranda mimosifolia e Lecci
Via Paoli - Ficus retusa
Via Pergolesi - Aranci amari
Via San Benedetto - Attualmente assenti, è presente solo qualche arancio amaro
Via Scano - Lecci
Via Pessina - Jacaranda mimosifolia
Via Milano - Jacaranda mimosifolia
Via Firenze - Jacaranda mimosifolia
Viale Poetto - Lecci
Via Lungomare Poetto - Palmizi
Viale Cala Mosca - Pini domestici e d’Aleppo
Viale Sant’Elia - Pini domestici
Viale scomparso San Bartolomeo-Poetto - Alberature attualmente assenti
Via Santa Gilla - Lecci e Ficus retusa
Via Liguria - Jacaranda mimosifolia
Via Cugia - Sophora japonica
Via Carboni Boi - Sophora japonica
Immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 2013, dati cartografici © AGEA
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 210
1
Le strade alberate: benessere ambientale,
patrimonio della città, bene culturale
Le città occupano l’1,7% delle terre emerse, in questa porzione ridottissima vive il 70% della popolazione del pianeta.
Questo 70% di umani produce circa l’80% dell’inquinamento planetario, soprattutto atmosferico e idrico mettendo a rischio la sopravvivenza delle specie.
La presenza di piante in una città, soprattutto alberi che mostrano maggiore efficacia, migliora la possibilità di vita e di benessere delle comunità urbane, infatti gli alberi, le piante in generale, grazie alle loro caratteristiche morfologiche e fisiologiche, svolgono una serie di “servizi
ecosistemici” fondamentali per migliorare le condizioni psico-fisiche
degli esseri umani:
1.1. I servizi ecosistemici degli alberi
Sono chiamati servizi ecosistemici i benefici per le persone che si ottengono da una gestione mirata delle risorse naturali e delle piantagioni
arboree ed arbustive di origine antropica (parchi, viali, giardini…); il loro
valore è quantificabile e misurabile.
Gli alberi svolgono i seguenti servizi ecosistemici:
- mitigano l’impatto delle emissioni clima-alteranti: ad esempio sequestrando dall’atmosfera sostanze inquinanti o comunque tossiche
per la vita umana, a cominciare dalla CO2 che viene convertita in zuccheri e ossigeno;
- favoriscono il recupero di equilibri psico-fisici alterati: il potere
benefico e terapeutico degli alberi è noto dall’antichità quando il contatto con la natura rappresentava una fonte di energia vitale e spirituale indiscutibile. Questo potere terapeutico ed equilibratore delgli alberi
e delle foreste è stato di recente riconosciuto e inserito in una pratica
scientifica denominata di recente che la SILVOTERAPIA come metodo
scientifico e in alcuni Paesi prescritta dal medico di base.
I BENEFICI DEGLI ALBERI URBANI
SO X
PM
1.2. Silvoterapia, forest bathing, shinrin-yoku, bagni
di foresta
È una pratica salutogenica, che stimola una profonda connessione con
gli elementi naturali, attraverso passeggiate; messa a punto in Giappone per recuperare il benessere emotivo e la forma fisica si sta diffondendo rapidamente anche nel mondo occidentale.
Riconosciuta come metodo scientifico la Silvoterapia viene praticata
per stimolare l’attenzione, il rilassamento, la tonicità muscolare e la respirazione corretta e per favorire un buon funzionamento dell’apparato
cardio-circolatorio.
CO
Il legno può essere usato come
combustibile per cucinare e riscaldarsi.
- regolano il clima e difendono dal vento: il “respiro” degli alberi” immette in atmosfera grandi quantità di vapore acqueo che rallenta sia il
riscaldamento che il raffreddamento dovuto a variazioni della temperatura; le barriere frangivento permettono di diminuire la velocità del vento anche del
- aumentano il valore degli immobili: la presenza di spazi verdi sia
pubblici che privati migliora la qualità della vita e di conseguenza aumenta il valore degli immobili attraverso benefici diretti (risparmio energetico) che indiretti (la presenza di valori paesaggistici naturalistici);
Gli alberi possono fornire cibo
sotto forma di frutta, noci e foglie.
Gli alberi opportunamente posizionati intorno
agli edifici possono ridurre del 30%
il consumo di aria condizionata e far
risparmiare il 20-50% dell’energia
necessaria per il riscaldamento.
- garantiscono un corretto deflusso delle acque piovane: attraverso il percorso suolo-radici-chioma-atmosfera si compie il ciclo dell’acqua e il suolo è protetto dai fenomeni erosivi;
Gli alberi urbani di grandi dimensioni
filtrano gli inquinanti urbani
e il particolato fine.
Gli alberi maturi regolano il flusso
dell’acqua e ne migliorano la qualità.
CO2
Un singolo albero può assorbire fino a 150 kg di CO2 all’anno
e sequestrare carbonio dall’atmosfera, contribuendo così
a mitigare il cambiamento climatico.
Si stanno ormai sperimentando protocolli terapeutici che prevedono
attività con alberi, immersi nel verde come prescrizioni terapeutiche effettive.
- funzionano da filtro: il fogliame è in grado di abbattere le polveri
sottili presenti in atmosfera e attutisce i rumori funzionando da barriera
naturale;
O3
NO X
Nelle aree urbane il posizionamento
strategico degli alberi può ridurre la
temperatura dell’aria di 2-8 ºC
Trascorrere del tempo tra gli alberi
migliora la salute fisica e mentale
aumentando i livelli di energia,
accelerando i tempi di recupero,
e diminuendo la pressione
sanguigna e lo stress.
Gli alberi forniscono habitat,
cibo e protezione a piante
ed animali, arricchendo così
la biodiversità urbana.
La presenza di alberi ed aree
verdi nel paesaggio può
far aumentare il valore
delle proprietà immobiliari del 20%.
La popolazione mondiale urbana sta crescendo rapidamente…
FAO - I benefici degli alberi urbani
Gli alberi urbani di grandi dimensioni fungono da eccellente
filtro per gli inquinanti urbani e il particolato fine. Un singolo
albero può assorbire fino a 150 kg di CO2 all’anno e sequestrare carbonio dall’atmosfera, contribuendo così a mitigare
il cambiamento climatico. Gli alberi forniscono habitat, cibo
e protezione per piante ed animali, aumentando così la biodiversità urbana. Piantare alberi oggi è indispensabile per il
benessere delle generazioni future!
Urbana
Rurale
Oggi
Entro il
2050
…piantare alberi oggi
è indispensabile
per il benessere
delle generazioni future!
Pannello tratto da:
FAO, Forest Assessment,
Management and
Conservation Division
©FAO, 2016
fao.org/forestry/urbanforestry
C0024o/1/03.16
1
Le strade alberate: benessere ambientale,
patrimonio della città, bene culturale
Le principali
specie arboree
dei viali di Cagliari
Buone pratiche a Cagliari
Jacaranda mimosifolia (D. Don 1822)
Jacaranda blu
(Largo Carlo Felice, Via Dante, Via Milano, Via
Firenze, Via Pessina)
Illustrazione tratta da Curtis’s Botanical Magazine, 1822, Missouri
Botanical Garden
Pinus halepensis (Mill. 1768)
Pino d’Aleppo
(Viale Bonaria, Viale Buoncammino, Viale Diaz,
Viale Colombo, Viale San Bartolomeo, Via
Porcell, Viale Fra Ignazio)
Rare Book Division, The New York Public Library. Pinus halepensis.
[Aleppo Pine], The New York Public Library Digital Collections, 1801-1819
Viale Regina Margherita, esempio di aiuole
correttamente impostate (foto Tiziana Sassu)
Pinus pinea (L., 1753)
Pino domestico
(Viale Bonaria, Viale Diaz, Viale Cimitero, Viale
Cala Mosca, Viale Sant’Elia)
Illustrazione di William Henry James Boo, Cassel & C, 1890 circa
Viale Merello, esempio di alberi che
formano una grande ombra ristoratrice
(foto Tiziana Sassu)
Ficus retusa (L., 1767)
Fico di Taiwan
(Viale Merello, primo Viale di Via Roma,
Viale Trieste)
Illustrazione tratta da S.H. Koorders, T. Valeton, Atlas der Baumarten von
Java (1913-1918), vol. 4, fig. 731, Harvard University Botany Libraries,
Cambridge, U.S.A
Quercus ilex (L., 1753)
Viale Trento, esempio di alberi formanti una barriera
contro le polveri sottili e il rumore (foto Tiziana Sassu)
Leccio
Viale Merello, marciapiede con pavimentazione drenante
(foto di Dietrich Steinmetz)
(Via Dante, via Scano, Viale Poetto)
Rare Book Division, The New York Public Library, Fig. 1. Quercus prasina,
Chéne prase. fig. 2. Quercus ilex [Holly oak], The New York Public Library
Digital Collections, 1801-1819
Viale Merello (foto di Dietrich Steinmetz)
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 211
2
La vita e la morfologia di un albero
La vitalità, la stabilità, l’efficienza di un viale alberato in ambito urbano
è funzione diretta della vitalità, stabilità ed efficienza del corrispondente apparato radicale.
L’alberata sarà quindi tanto più facile da gestire quanto più verranno
rispettati i parametri ottimali suolo-pianta la cura dello spazio vitale
esplorabile dalle radici garantisce agli alberi la possibilità di intercettare
l’acqua con i nutritivi e di respirare.
2.1. Le parti dell’albero
2
La vita e la morfologia di un albero
2.6. Intelligenza delle radici
2.3. Dimensione delle radici
2.4. Funzioni dell’apparato radicale
Le radici sono da una volta e mezzo, fino a quattro volte più ampie della proiezione della chioma e si trovano, generalmente, nei primi 60-80
cm di terreno. Con l’aumentare della profondità del suolo, diminuisce
la densità delle radici, principalmente a causa della diminuzione dei livelli di ossigeno e di umidità.
La radice ha molte funzioni, è soprattutto un organo per l’assorbimento
di acqua e nutritivi dal terreno, ma anche di conduzione, di riserva e di
ancoraggio, interviene nella sintesi di ormoni vegetali ed è coinvolta in
vari processi simbiotici.
Tenendo conto dei fattori in grado di incidere sullo sviluppo dell’apparato radicale (genetici, pedologici, colturali) in generale l’apparato radicale delle piante arboree si presenta molto espanso in senso radiale
(la maggior parte delle radici assorbenti è distribuita oltre la proiezione
della chioma), con profondità non elevata (20-150 cm con maggior frequenza tra 20 e 70) e difficilmente ha radici fittonanti che vanno solo in
profondità. Questo anche perché la maggior parte dei nutrienti si trova
nei primi 50 cm.
2.5. Morfologia dell’apparato radicale
La forma dell’apparato radicale dipende dalla tipologia di sviluppo radicale, nelle piante arboree gli apparati radicali possono seguire le seguenti tipologie di sviluppo delle radici:
FITTONANTE,
caratterizzata da una radice principale (il Fittone) che si sviluppa in
profondità e che domina sulle radici secondarie che si dipartono da
questa.
L’abilità di valutare e poi decidere ci pone davanti una tipologia di intelligenza diversa da quella animale, una intelligenza diffusa, collaborativa, di rete.
2.7. Plasticità delle radici
La geometria e la disposizione degli apparati radicali dipende fortemente dal sito in cui si trovano.
Le piante adattano la propria struttura alle condizioni della stazione: in
ambienti caratterizzati da siccità estiva la profondità delle radici può
raggiungere anche i 20 metri; in suoli con falda superficiale le radici
sono per lo più superficiali.
Pertanto la disposizione delle radici non è quasi mai un parametro fisso
ma variabile e dipendente da:
• caratteristiche pedologiche della stazione;
FASCICOLATA,
composta da un insieme di radici ad uguale dominanza.
2.2. Tipi di foglie
Gli apici radicali hanno la capacità di percepire, monitorare ed elaborare
contemporaneamente e in modo continuativo ben 15 parametri corrispondenti ad altrettanti stimoli ambientali vitali per la pianta e poi DECIDONO
di seguire una strada mettendo in atto comportamenti “motori”.
• disponibilità di nutrienti;
• disponibilità di umidità;
A CANDELABRO,
con numerose radici che penetrano il terreno verticalmente.
• associazione con altri vegetali;
• metodo di propagazione della pianta;
ORIZZONTALE,
con numerose radici a sviluppo superficiale.
• presenza di ostacoli meccanici;
• gestione antropica dell’area.
2.8. Il ruolo delle radici nella stabilità degli alberi
La sicurezza statica degli alberi è garantita dall’apparato radicale, la
forza con cui le radici rimangono aggrappate al terreno è massima vicino al tronco e diminuisce man mano che ci si allontana da esso.
a) Fittonante b) Fascicolato c) a candelabro d) Orizzontale
Morfologia delle foglie
Shape e arrangement: Forma
Margin: Bordi
Venation: Venature
Esiste una stretta correlazione tra integrità delle radici e stabilità dell’albero: piante le cui radici siano state interessate da interventi di cesura
dovuti alla posa in opera di condutture di gas, luce, telefoni, etc., mostrano una maggiore propensione alla caduta.
La lunghezza totale delle radici che garantiscono un valido apporto di
sostanze nutritive e dunque l’efficienza della pianta è risultata in alcuni
casi superiore al diametro del tronco di 5 volte: da ciò consegue la raccomandazione prudenziale di rispettare, in caso di scavi, una distanza
pari ad almeno 6 volte il diametro del tronco della pianta in questione.
Apparato radicale di Ficus retusa
(foto di Dietrich Steinmetz)
(grafico tratto da: Glossary of leaf morphology /
Wikipedia.en, autore: McSush)
2
La vita e la morfologia di un albero
Radici di un albero di un viale cagliaritano (foto di Dietrich Steinmetz)
Radici dei viali cagliaritani (foto di Noemi Didu)
Radici dei viali cagliaritani (foto di Noemi Didu)
Radici dei viali cagliaritani (foto di Noemi Didu)
Radici del grande albero in Piazza Darsena
nei pressi dell’edicola (foto Roberto Murgia)
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 212
3
Vivaisti, agronomi e progettisti.
La tecnica dei viali alberati
Vivaisti, agronomi e progettisti.
La tecnica dei viali alberati
3.1. Agronomi e giardinieri civici
3.1.1. Giuseppe Piccaluga
Dalla seconda metà del Settecento fino agli inizi del Novecento,
la Sardegna è interessata da una corrente di riformismo
agrario che nel giro di un secolo le permette di modernizzare
un’agricoltura arretrata e di introdurre concetti innovativi di
gusto europeo in tema di parchi, passeggiate pubbliche e verde
urbano.
Agronomo e vivaista ligure, attivo a Cagliari fra gli anni Trenta
e Sessanta dell’Ottocento.
La città di Cagliari inizia a rivestire i propri viali con alberature
che vengono regolarmente innaffiate e ripiantumate, dapprima
incaricando sporadicamente maestri giardinieri per poi successivamente definire ed istituzionalizzare un tecnico municipale,
che si prendesse cura del verde pubblico della città, è così che
nasce la figura dell’Agronomo Municipale.
Tra i diversi agronomi che si sono succeduti alla cura del
verde di Cagliari è in particolare a due di loro che dobbiamo la
organizzazione della struttura arborea dei viali storici e la loro
varietà botanica: Giuseppe Piccaluga e Carlo Visca.
3
Arboricoltura, ossia propagazione, educazione e coltivazione degli alberi più utili alla sarda agricoltura
Dapprima giardiniere del Marchese di San Tommaso di Cagliari,
negli anni Trenta lo troviamo membro della Reale Società Agraria
ed Economica di Cagliari e dopo poco viene incaricato delle
piantumazioni e manutenzione del Giardino Pubblico.
Piccaluga vive un tempo in cui il processo di modernizzazione
in agricoltura e giardinaggio infuocava gli spiriti e poneva sfide
di progresso che non potevano rimanere inaccettate dagli uomini che ritenevano di avere un pensiero moderno.
Nel 1856 gestisce un vivaio vendendo specie da fiore che non
sono presenti nel catalogo della tenuta d’Orri quindi probabilmente introdotte successivamente alla metà dell’Ottocento. Le
specie sono essenzialmente bulbose: Tulipani doppi, Ranuncoli doppi in miscuglio, Tuberose doppie, Anemoni doppi.
Nel 1856 è Direttore Giardiniere civico e in quanto tale richiede maggiore autonomia d’azione rispetto al Capo Architetto
dell’Ufficio dell’Arte, nella progettazione del verde e la piantumazione di alberi e cespugli.
Nel 1862 viene nominato agronomo civico e diventa l’autore
principale delle diverse piantagioni di alberi effettuate a Cagliari
come ad esempio Viale Buoncammino e il Terrapieno; nello
stesso anno pubblica un manuale per istruire i “sardi coltivatori”
sulle tecniche di coltivazione e propagazione degli alberi. Nel
manuale consigli pratici sulla scelta delle specie e gli stili di
abbinamento.
Immagini tratte da Giuseppe Piccaluga,
Arboricoltura, ossia propagazione, educazione
e coltivazione degli alberi più utili alla sarda
agricoltura, A. Timon, Cagliari 1862
Vivaisti, agronomi e progettisti. La tecnica dei viali alberati
Carlo Visca
I CONSIGLI DELL’AGRONOMO PICCALUGA
ARTICOLO QUINTO
Piantagioni di alberi in pubblici passeggi o stradoni
(…) La città di Cagliari fu la prima, fra quelle di quest’isola,
che seppe formarsi un giardino pubblico, e varie passeggiate con annessi boschetti, decorando in pari tempo di alberi i
suoi diversi stradoni, piazze, bastioni e vari altri suoi stabilimenti (…)
(…) le piantagioni in pubblici passeggi possono essere di
due sorta, cioè di alberi tirati in linea lungo i lati dei viali od
altri cammini vicini alla città, oppure in quadri regolari o irregolari (…).
Nei primi si mettono gli alberi a linea retta e a convenienti distanze tra loro; nei secondi vi sono distribuiti, giusta la
Giardiniere, agronomo e vivaista siciliano, attivo a Cagliari
nella seconda metà dell’Ottocento. A partire dal 1876
collabora saltuariamente con il Comune di Cagliari: nel 1884
realizza il parterre di Piazza Matteotti impostato da Felice
Galbiati (suo predecessore), nel 1885 inizia la produzione
commerciale di piante floreali; fu il primo floricoltore e vivaista
che ebbe l’isola secondo i moderni concetti. Il giardino Visca
era impiantato nell’appezzamento che fronteggia l’attuale
ingresso dell’orto botanico, in Via Fra’ Ignazio da Laconi.
Nel 1890 viene incaricato di sistemare l’alberata di Via Roma
e contemporaneamente si occupa dell’impianto del giardino
della Piazza Darsena e del parterre di Piazza Costituzione.
3.2. Aristocratici green
3.4.2. I rondò
3.3. La geometria dei viali alberati
Stefano Manca Marchese Di Villahermosa
Rotonde di alberi vengono disegnate quali terminali di viali alberati, come a Buon Cammino, per esaltare punti di particolare
bellezza panoramica; altrove compaiono lungo i viali alberati
in specifici nodi viari sia per dare importanza agli incroci sia
per agevolare l’inversione di marcia delle carrozze a cavalli.
Vengono previsti alberi su circonferenze semplici, doppie o in
semicerchi lungo un solo lato del viale.
I modelli dei viali alberati:
Nel 1804 fu tra i soci più dinamici della Reale Società Agraria
ed Economica di Cagliari. Attivissimo promotore dei moderni
metodi di agricoltura in Sardegna, diede personalmente impulso
alle sperimentazioni agrarie mettendole in pratica nella sua
azienda modello in località Orri, presso Sarroch. Sede del primo
vivaio moderno dell’isola che fornisce semi e piante esotiche
anche all’Orto botanico di Cagliari e pubblica annualmente il
catalogo delle specie e varietà commerciate (Catalogo generale
dei vegetali coltivati nello stabilimento d’Orri 1842-1843).
• filari semplici
• filari doppi
(Viale Trieste, Viale Merello)
• filari quadrupli
(Largo Carlo Felice)
• filari quadrupli alternati
(Via Roma tra il 1891 e la fine della seconda guerra mondiale)
• promenade / filare doppio chiuso superiormente
Nel 1892 viene nominato Agronomo municipale e nel 1896
Direttore delle piantagioni del Comune di Cagliari. Nel 1897
progetta e realizza la riduzione a square di Piazza San Domenico con numerose aiuole artisticamente disposte e con
alberi d’alto fusto, cespugli e una pavimentazione in ghiaia.
con passeggiata interna
Ritratto di Stefano Manca Marchese Di Villahermosa.
Dal Dizionario biografico degli uomini illustri di
Sardegna di Pasquale Tola, 1837
(Viale Cimitero)
• filari prospettici
(Via Cammino Nuovo verso la Torre dell’Elefante; bidente tra Viale
Bonaria e Viale Diaz)
moda d’oggigiorno a imitazione della campestre natura (…).
Profilo delle principali strade alberate eseguite in Francia nel primo Ottocento
(Pierre-Charles Lesage, Recueil de divers mémoires extraits de la bibliothèque
impériale des Ponts et Chaussées, 1810, plache 10)
Gli alberi che principalmente vengono impiegati nei pubblici
passeggi e ordinati a linea, sono: olmo, platano, tiglio, castagno d’India, frassino, pioppo, sicomoro, liriodendron, faggio,
acacia, ailanto, gleditsia. Per questo clima e segnatamente
per la parte di Cagliari i più adatti convenienti sono: l’olmo,
Gennaro Roero Conte di Monticello
3.4. La tecnica delle strade alberate
Dopo la partenza della corte sabauda (1814)
per primo ordinò che fossero piantati alberi
e realizzate passeggiate pubbliche nella
città di Cagliari.
Le sezioni stradali
l’ailanto, l’acacia, il bagolaro, il frassino, il sapindo pannocchiuto, il moro papirifero, il siliquastro e la gleditsia.
ARTICOLO SESTO
Piantagione a boschetto dilettevole
Ritratto di Gennaro Roero
Conte di Monticello
Il boschetto maestoso, si compone di begli alberi di alto fu-
Fu governatore dell’isola dal 1823 al 1825,
impegnato in vari progetti di bonifica dalle
paludi e di riorganizzazione fondiaria.
Modelli di tracciamento di grandi rotonde di distribuzione viaria secondo forme radiali
“etoile” eseguite in Francia nel primo Ottocento (Pierre-Charles Lesage, Recueil de divers
mémoires extraits de la bibliothèque impériale des Ponts et Chaussées, 1810, plache 11)
La costruzione di strade alberate è consolidata da pratiche progettuali che, ripetute e implementate nel tempo, trovano una codifica nella trattatistica e nella manualistica sette e ottocentesca.
Veicolate da scuole e accademie d’architettura e ingegneria, le
modalità di costruzione di viali alberati in città e nel territorio si
diffondono in larga parte d’Europa.
Rondò all’arrivo della Strada Reale Carlo Felice
all’Annunziata (Cagliari) dalla Pianta della Città di Cagliari,
Giuseppe Cominotti, Enrico Marchesi, 1832 (Archivio del
Comune di Cagliari 1.A.22)
sto e carichi di fogliame.
Il boschetto piacevole, di alberi rari che s’innalzino arditamente con foglie leggere e lucide e piantati sopra un terreno
sgombro e liscio.
Il boschetto patetico, di alberi a ramoscelli pendenti con fogliame oscuro e folto.
Il boschetto ridente, vuole i fiori, le belle piante rare e delica-
Rondò lungo viale Trento dalla carta di Cagliari e suoi
dintorni, post 1851 (Istituto Geografico Militare, n. 8673)
te, gli spazi erbosi ed altri di terreno liscio con alberi isolati.
Il boschetto romanzesco, esige una mescolanza di differenti
specie di alberi piantati parimenti su un terreno parimenti di
strana configurazione.
Il boschetto malinconico vuole i cipressi, i tassi, i fiori ranci,
piantati tra gli eremi, le tombe, le urne.
tratto da: Giuseppe Piccaluga, Arboricoltura, ossia
propagazione, educazione e coltivazione degli alberi più utili
alla sarda agricoltura, A. Timon, Cagliari 1862
Terminale del viale Buoncammino con
rondò dalla carta di Cagliari, post 1851
(Istituto Geografico Militare, n. 8676)
Carlo Visca, soluzione progettuale definitiva per l’alberata di Via Roma del 1891 composta da
quattro filari di cui i centrali alternati (Archivio Storico Comunale di Cagliari, Contratti, 1891)
Profilo delle principali strade eseguite in Francia nel primo Ottocento (Pierre-Charles Lesage, Recueil de divers
mémoires extraits de la bibliothèque impériale des Ponts et Chaussées, 1810, plache 4)
Progetto di sezioni stradali alberate della Strada Reale Carlo Felice,
Giovanni Antonio Carbonazzi, 1822 (Archivio di Stato di Cagliari, TP115-01)
Immagine tratta da
Giuseppe Piccaluga,
Arboricoltura, ossia
propagazione, educazione
e coltivazione degli
alberi più utili alla sarda
agricoltura, A. Timon,
Cagliari 1862
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 213
4
I primi viali alberati della città
4.1. Gli alberi presso le mura e sui bastioni, davanti ai
conventi e verso gli orti.
La veduta di Cagliari del 1550 pubblicata da Sebastian Münster
mostra attorno alla città campi governati e recintati, orti verso La
Vega, alberature tra Villanova e Bonaria. In questi luoghi nel tempo
successivo iniziano consapevoli azioni di trasformazione dei
dintorni della città mirate a rinnovarne l’immagine grazie a lunghe
file di alberi lungo le strade. Nel 1763 a Cagliari si programmano
viali alberati con olmi dall’Orto Botanico (la Botanica, tra Viale
Regina Margherita e Via XX Settembre) alla Darsena, a seguire
nella piana verso Bonaria.
4.3. Viale della Polveriera (Giardino Pubblico)
4.2. Le passeggiate alberate sui bastioni di San Remy,
di Santa Croce e lungo le mura
Lungo le mura della città alcuni ambiti vengono dotati di alberature ancor prima di diventare – dopo l’abbattimento delle
fortificazioni concepito nel 1867 - luoghi di incontro, di mercato e
di passeggio. Davanti ai conventi di San Francesco di Stampace e
di Sant’Agostino, lungo i bastioni orientali e nel Terrapieno, quindi
intorno al Convento di Jesus (oggi ex Manifattura dei Tabacchi),
le prime cartografie e le vedute ottocentesche testimoniano la
presenza di serie di alberature già consolidate.
4.5. Viale Cimitero
Immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 2013, dati cartografici © AGEA
Viale Cimitero verso San Saturnino (sulla destra) dal Piano Topografico della città di
Cagliari e dei suoi dintorni, 1858 (Istituto Geografico Militare, cart. 5, n. 22)
Il parco era ricco di piante esotiche e si offriva quale spazio
pubblico nella tradizione degli orti botanici. Fu in seguito
riorganizzato in più occasioni e nel 1839 e 1840 il Municipio
ristrutturò l’area e spianò il terreno della passeggiata:
Le mura e in particolare i bastioni, in tempo di pace, ospitavano alberature; a Cagliari quelli di Santa Croce e di Santa Caterina (oggi
San Remy, poi del Balice), di cui si ha testimonianza fin dai primissimi anni dell’Ottocento: nel 1813 «La città è autorizzata a dare le
disposizioni per la somministrazione dell’acqua necessaria per innaffiare gli alberi del Bastione di Santa Caterina prelevandola dalla
fontana di San Pancrazio» (Castello 1985), bastione alberato nel
1829 con l’opera dei condannati ai lavori forzati.
Il Canonico Spano nella sua Guida della città di Cagliari scrive
nel 1861 che il luogo è: «...piantato d’alberi in bell’ordine disposti.
Attesa l’aridità del suolo poco adatto alla vegetazione, bisogna
confessare che l’arte ha procurato di supplire ai difetti della natura.
Sia lode al Municipio, ed al nominato valente agronomo che lo
governa!»
E ancora:
Piano della passeggiata di Santa Caterina coll’indicazione delle opere per sistemare la cisterna
a vantaggio delle alberature esistenti sul bastione, parte alta dell’odierno Bastione di San Remy.
Progetto dell’Ing. Dogliotti, 1833, respinto nel 1834 (Archivio di Stato di Cagliari, TP13)
Calaris Sardiniae Caput, Cosmographia Universalis, Basilea, Sebastian Münster,
1550. Vista generale e dettaglio della parte orientale della città oltre le mura,
tra il convento del Jesus, oggi Manifattura Tabacchi, San Bardilio e Bonaria.
(Sebastian Münster, Cosmographia Universalis, pagina 621, Sardegna Digital
Library, Collezione Cartografica della Biblioteca del Consiglio Regionale)
Il filare di alberi lungo il Terrapieno è testimoniato nella «Veduta della Città di Cagliari Capitale del Regno di Sardegna, dalla parte di Villa nuova, ossia di Levante, 1825»
(Su concessione del Ministero della Cultura - Biblioteca Universitaria di Cagliari - Collezione De Magistris. Foto archivio Ilisso editore, Nuoro)
4.4. Viale Bonaria
Tra il 1816 e il 1818 Giacomo Francesco Pes di Villamarina,
Viceré, fonda il primo parco pubblico della città sul sito dell’attuale
Giardino Pubblico, nel tratto di collegamento tra l’edificio militare
della “Polveriera” e l’attuale Terrapieno.
Il benessere derivante dal passeggiare all’ombra di viali alberati,
tra i profumi dei fiori e dei frutti, lungo le recinzioni degli orti, i canali e le fontane è ricordato nel medioevo e nel rinascimento nelle
principali città europee e mediterranee. Poesie, stampe e dipinti
testimoniano con quale cura vicino alle mura delle città si riservassero ai cittadini luoghi destinati al passeggio e alla contemplazione
della bellezza degli ambienti circostanti.
Particolare del Bastione di San Remy dal «Piano
Topografico della città di Cagliari e dei suoi dintorni»,
disegnato da G.B. Gallarati nel 1858
(Istituto Geografico Militare, cart. 5, n. 22)
(Archivio Storico del Comune di Cagliari. Fondo fotografico. serie IX, Collezioni e Album)
«Questa pubblica passeggiata è la più amena di Cagliari, e tanto
è l’ordine con cui sono disposti i viali, e la quantità delle piante
indigene ed esotiche che può dirsi una villa. È molto ben tenuto,
e pulito, perché il Municipio stipendia un pubblico giardiniere
molto intelligente» (Spano, p. 360)
Particolare del Giardino Pubblico in luogo del Viale
della Polveriera dalla carta di Cagliari e suoi dintorni,
post 1851 (Istituto Geografico Militare, 8673)
La passeggiata del Parco Pubblico era in collegamento con la
spianata di Buon Cammino tramite le “strada tagliata nella roccia”
nel 1836, il piccolo canyon ricavato sul crinale presso la chiesa di
San Lorenzo o di Buoncammino. Sul crinale si progettava negli
stessi anni un’importante alberatura di fronte alle caserme.
Viale della Polveriera dalla Pianta della
Città di Cagliari, Giuseppe Cominotti,
Enrico Marchesi, 1832 (Archivio del
Comune di Cagliari 1.A.22)
1858. I Viali Bonaria e San Bartolomeo (qui oggi Viale Diaz), con l’adiacente rettilineo del nuovo
cimitero, risultano alberati nel preciso disegno del Gallarati (Particolare del Viale Bonaria dal «Piano
Topografico della città di Cagliari e dei suoi dintorni», Istituto Geografico Militare, cart. 5, n. 22)
Nella veduta di Cagliari di fine Ottocento, ripresa dalle falde del
colle di Bonaria prima ancora della costruzione della stazione
ferroviaria (inaugurata nel 1888) si vedono con chiarezza le doppie
alberature del Viale San Bartolomeo (oggi Viale Diaz) a sinistra,
quelle doppie sul proseguimento del Viale Cimitero (di fronte) e
parte di quelle su Viale Bonaria. Al limite destro il viale alberato
della salita dal piazzale del cimitero al piano del sagrato della
Basilica di Bonaria.
Particolare del Bastione di San Remy
dalla carta di Cagliari e suoi dintorni,
post 1851
(Istituto Geografico Militare, 8673)
Nella “Carta dimostrativa de’ contorni di Cagliari…” 1813. Nel “Piano militare della fortificazione di
databile agli ultimi anni del Settecento il disegno
Cagliari…”, di Giuseppe Verani,
della piana di Bonaria appare determinato e con
(Archivio di Stato di Torino, CTS, C.1 nero) compare la sistemazione della piana di Bonaria, forl’alberatura del viale (Archivio di Stato di Torino.
se in corso di realizzazione
Carte Top. Segrete, Oristano, 9. C. I. rosso)
Nel 1822 un progetto di sistemazione degli spazi attorno alla Porta di Villanova (oggi Piazza Costituzione) dimostra
l’esistenza dei primi viali alberati lungo le mura.
(Archivio di Stato di Cagliari, Concessioni Enfiteutiche, n. 210)
Fotografia d’epoca del Bastione
di San Remy prima della ricostruzione
del primo Novecento.
Si notano gli alberi sulla parte alta
Corso Vittorio Emanuele davanti al convento di San Francesco di Stampace, inizio Ottocento
(Biblioteca Comunale di Cagliari, Fondo stampe 1.A.58). La vista è mutuata da quella in bianco e nero realizzata
da Cominotti e Marchesi e stampata a Parigi nel 1827
Progetto del Viale della polveriera, 1834
(Archivio di Stato di Cagliari, Segreteria di Stato s. II, n. 1080)
Immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 2013, dati cartografici © AGEA
Fotografia d’epoca del Bastione di Santa
Croce, precedente il 1906, con le alberature
su due filari
Particolare del Bastione di Santa
Croce dalla carta di Cagliari e suoi
dintorni, post 1851
(Istituto Geografico Militare, 8673)
Prospettiva del “Viale di Bonnaria” ripresa nel primo
Novecento.
(Regione Sardegna, Sardegna Digital Library,
Collezione Colombini, ISRE Nuoro, post 1905)
Foto d’epoca del primo Novecento con
la ripresa del bidente prospettico verso
Bonaria e verso San Bartolomeo.
In primo piano il Giardino della Darsena
A oriente la piana verso chiesa di N.S. di Bonaria è oggetto di cure
avviate almeno dal 1767. La sistemazione come viale rettilineo corrisponde a nuove attenzioni verso l’area testimoniate dalle prime
alberature e bonifiche, cui corrisponde il rilancio dei progetti di riedificazione della chiesa.
La strada che dalla Darsena e l’area del “Campo di Marte” si dirigeva al Convento di Bonaria è di certo esistente nel tempo medievale
quando è ricordata nella sua direzione verso la base del colle e San
Bardilio (Santa Maria del Porto), chiesa allora sulla riva del mare.
Il segno urbanistico più importante, costituito dal bidente stradale
rettilineo che si diparte verso oriente dal nodo alla base del bastione del Convento del Jesus (oggi Piazza Deffenu) risulta compiuto
come viale prospettico nei primissimi anni dell’Ottocento: al Viale
di Bonaria viene associato un secondo verso San Bartolomeo, disposto al tempo lungo la nuova linea costiera e anch’esso alberato
entro il 1858.
Le sistemazioni dell’area proseguono con l’alberatura verso il
“nuovo” cimitero (impiantato dal 1828) e - alla fine del secolo della salita alla Basilica dalla chiesa di San Bardilio.
Viale Cimitero, promenade (foto di Marco Cadinu)
Viale Cimitero (foto di Dietrich Steinmetz)
Immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 2013, dati cartografici © AGEA
5
Il diritto al “pubblico passeggio” e viali alberati nell’Ottocento
5.1. Cagliari e le strade alberate ottocentesche: le
pubbliche passeggiate
5.2. A est della città: Viale Regina Margherita, Viale
Regina Elena (Terrapieno)
Le nuove mode europee permettono a tutti i cittadini di esercitare il loro diritto al “pubblico passeggio” da cui trarre serenità
e salute. Un diritto espresso nel 1833 nel Commettee on Public
Walks, il programma di promozione di nuovi percorsi pedonali
e panoramici attorno alla città di Londra, seguito da molte città
europee. Viena e in particolare modo Parigi – con il piano Haussmann dal 1952 – pianificano la loro nuova immagine urbanistica adoperando i viali alberati quale primario segno progettuale.
La prima immagine che attesta le funzioni di “pubblico passeggio” lungo il tratto delle mura dell’attuale Viale Regina Elena risale al 1832. Il “pubblico passeggio” sul Terrapieno, sul
viale alberato arredato proprio al di sotto delle finestre del
Palazzo Regio, è destinato all’incontro serale della borghesia
cittadina.
Nel 1837 «La R. Segreteria di Stato e di Guerra comunica
dettagliatamente ai sindaci della città le decisioni del sovrano
sul progetto del Capitano Cappai relativo allo spianamento
del Cammino coperto detto Terrapieno, al fine di destinare a
pubblico passeggio» (Villanova 1991) e nel 1840 il giardiniere Piccaluga conclude il lavoro di nuove messe a dimora di
piante sul Terrapieno.
Nel 1929 l’Ufficio Tecnico del Comune di Cagliari, su progetto
architettonico di Ubaldo Badas, delibera l’approvazione della
risistemazione del Terrapieno con la previsione, sul sedime
precedente, di nuovi arredi urbani e pavimentazioni, recinzioni e sedute, secondo una visione moderna e funzionale che
rispetta il senso planimetrico del precedente parco lineare
destinato al “pubblico passeggio”.
In continuità con la linea del Terrapieno vengono alberate le aree
a ridosso delle mura orientali del quartiere Marina: nel 1843 abbiamo testimonianza del fatto che «Il Consiglio Generale determina di bilanciare tra le altre spese quella occorrente per le piantagioni dell’odierna Viale Regina Margherita» (Villanova 1991) che
evidentemente è iniziata in precedenza, almeno nel 1822, come
testimoniato da questa planimetria dell’Archivio di Stato di Cagliari e altre cartografie della città.
La lunga linea verde destinata al “pubblico passeggio” si collega
quindi con quella che dalla Darsena saliva lungo le mura verso
“la Botanica” (l’antico orto botanico oggi la Manifattura dei Tabacchi, presso la Darsena) e procedeva lungo il Terrapieno.
La cura del verde di questa parte della città, all’esterno delle
mura orientali, può essere ricondotta all’opera dei frati del Monastero del Jesus, responsabili del primo Orto Botanico da cui
traevano le piante medicinali poi trasformate nei laboratori della
loro farmacia.
Il giardino della Darsena e, sulla destra, la partenza del Viale Regina Margherita
(foto di Roberto Murgia)
Viale Regina Margherita dalla Pianta della Città di Cagliari, Giuseppe Cominotti,
Enrico Marchesi, 1832
(Archivio Storico del Comune di Cagliari, Fondo stampe 1.A.22)
Parigi, Boulevard Haussmann (Charles Marville 1853-70)
Piano topografico per lo studio di due soluzioni di tracciamento di impianti
di sottoservizi lungo il Viale Regina Margherita.
(Archivio Storico del Comune di Cagliari, Fondo cartografico, seria A, A 24)
Immagine d’epoca delle alberate del
Terrapieno sotto la Cattedrale
(Regione Sardegna, Sardegna Digital Library,
Collezione Colombini, ISRE Nuoro, post 1905)
Immagine d’epoca delle alberate del
Terrapieno verso Saint Remy
(Archivio Storico del Comune di Cagliari.
Fondo fotografico, serie I Topografia)
La prima immagine dell’uso a Cagliari dei “Pubblici passeggi”, sotto le finestre del Palazzo
Regio. «Veduta del Palazzo Regio verso i pubblici passeggi» dalla Pianta della Città di Cagliari,
Giuseppe Cominotti, Enrico Marchesi, 1832
(Archivio Storico del Comune di Cagliari, Fondo stampe 1.A.22)
Cartolina del primo Novecento con il Viale Regina Margherita
e il teatro Politeama subito a valle del Bastione di Monserrato
con l’albergo Scala di Ferro
Alberi mancanti nel Viale Regina Margherita
(foto di Roberto Murgia)
Viale Regina Margherita (foto di Roberto Murgia)
Viale Regina Margherita (foto di Dietrich Steinmetz)
I viali alberati lungo le mura orientali della città dalla Darsena allla “Polveriera”, oggi Giardini Pubblici (Piano Topografico della città di Cagliari e dei suoi dintorni, 1858 (Istituto Geografico Militare, cart. 5, n. 22)
Viale Regina Margherita, tratto adiacente ai giardini
della Darsena
(foto di Dietrich Steinmetz)
Immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 2013, dati cartografici © AGEA
La galleria verde all’inizio del Viale Regina Elena, tra il Bastione
di San Remy e il Palazzo Valdes (foto di Roberto Murgia)
Viale Regina Elena e la Cattedrale (foto di Francesca Mu)
Panorama del Terrapieno dal Bastione di San Remy (foto di Dietrich Steinmetz)
Immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 2013, dati cartografici © AGEA
La galleria verde all’inizio del Viale Regina Elena, tra il Bastione di San Remy e il Palazzo Valdes
(foto di Roberto Murgia)
Un tratto del Terrapieno oggi (foto di Dietrich Steinmetz)
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 214
5
Il diritto al “pubblico passeggio” e viali alberati nell’Ottocento
Viale Buon Cammino nei pressi della Caserma Carlo Alberto
visto dal dirigibile, 1921
(Archivio Storico del Comune di Cagliari, fondo fotografico
serie I, Topografia)
5.4. Il crinale di Buoncammino e il primo Viale Merello
Immagine della fine dell’Ottocento del primo impianto
alberato di fronte alla caserma (foto Collezione Colombini,
ISRE Nuoro, da Sardegna Digital Library, Cortesia Istituto
Superiore Regionale Etnografico della Sardegna)
Primo impianto alberato di fronte alla caserma e nuovi filari in una foto
d'epoca
5.6. Viale Merello
Nell’immagine cartografica del 1858, disegnata dal Gallarati,
Viale Merello appare già impostato sulla parte alta come viale
alberato.
Con l’approvazione del Piano Costa del 1890 la parte più a
valle, quella che si chiamava la “discesa dell’Annunziata”,
viene trasformata in un viale urbano e indicata poi, nei nuovi
piani alla fine degli anni Venti, quale zona di sviluppo residenziale intitolata a Luigi Merello. Vi sorsero alcuni dei villini più
alla moda della città.
Viale Buon Cammino e a sinistra Viale Merello - Immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 2013, dati cartografici © AGEA
Nuove pavimentazioni e ampie aiuole, ottimale sede delle alberature del Viale Buoncammino di
fronte alle caserme (foto di Gabriele Muscas)
Planimetria di progetto per la Concessione dei terreni all’Istituto Ciechi presso il Viale Buoncammino, 1902 (Archivio Storico del Comune di Cagliari, sez. III, n. 85)
Immagine di fine Ottocento o primo Novecento con i primi impianti alberati sulla
nuova carreggiata di viale Merello. Sul crinale il Viale Buoncammino
Il Viale Buoncammino di fronte al vecchio carcere (foto di Francesca Mu)
Viale Buoncammino e viale Merello dal Piano Topografico della città di Cagliari e dei suoi dintorni, 1858 (Istituto Geografico Militare, cart. 5, n. 22)
5.5. Buoncammino
Giunti nel luogo dove oggi sorge la Galleria Comunale d’Arte
si decise di sfruttare la “strada tagliata nella roccia”, ricavata
per agevolare il trasporti di materiali bellico oltre il crinale, per
connettere la passeggiata orientale (il Parco Pubblico e il Pubblico Passeggio sul Terrapieno) con il primo impianto del viale
alberato lungo il crinale della chiesa di “Buon Cammino”.
Il lungo rettilineo, avviato nel 1833, è distinto in due tratti: uno
tra “Porta Cristina” e la chiesa di Buon Cammino, dove una
parte risulta alberata ancora all’interno delle mura tra la Porta
Reale e i bastioni dell’Opera e Corno, poi demoliti nel 1846; un
secondo davanti alla chiesa di Buon Cammino e ai locali di caserme esistenti prima della costruzione del carcere.
Il luogo diventa sede di una piacevole e spettacolare passeggiata, frequentata e sicura. Scrive Vittorio Angius alla metà
dell’Ottocento:
«La particolarità delle passeggiate del Castello gli è il larghissimo prospetto d’un pittoresco orizzonte, il cui simile non pare
sia goduto da altro punto abitato del bel-paese, né odesi rammentato e lodato da quei pure che abbian visitate le più belle
regioni della rimanente Europa».
La contemplazione dall’alto crinale permette la visione sia verso oriente sia verso occidente, testimoniata con parole romantiche dai testimoni del tempo tra cui il Canonico Spano:
« “Passeggiata di Buon Cammino”.
Salendo indi alla pubblica passeggiata detta anche di S. Lorenzo, si gode una bella veduta. È fiancheggiata da pini marittimi
in linea diritta. Fu principiata nel 1833, e nel 1835 questo piano
servì di base al Della Marmora, ed al De Candia, per l’esercizio
dei lavori trigonometrici.»
(Canonico Spano, Guida…, 1861, p. 355)
Istituto dei Ciechi (post 1904) e il primo impianto del Viale Merello, parte alta verso la “Passeggiata di Buon Cammino”
(Archivio Storico del Comune di Cagliari, fondo Cartografico, serie A, Piante della città, n. A 28)
Le chiome degli alberi di Viale Merello a raffronto con il denso tessuto edilizio residenziale (foto Gabriele Muscas)
Il Viale Buoncammino di fronte alla caserma (foto di Francesca Mu)
Viale Merello, sperimentazione di nuove pavimentazioni porose che permettono all’apparato radicale un contatto naturale col suolo e evitano il loro emergere in superficie
(foto di Gabriele Muscas)
«[…] Percorrendo indi la stessa passeggiata che nella state è la
più frequentata, e da cui si gode una bella vista del golfo, dello stagno, e delle montagne di ponente, si arriva alla Chiesa di
Buon Cammino.»
(Ivi, p. 356)
Sappiamo da un documento dell’Archivio Storico Comunale
di Cagliari che nel 1843 viene approvato un progetto per l’ampliamento dello stradone di Buon Cammino.
Lungo il Viale Buoncammino, a seguito della Prima Guerra Mondiale, il Comune impianta un “Parco delle Rimembranze” in
onore ai caduti che nel 1925 si decide di spostare presso San
Lucifero motivando la scelta con le difficoltà di crescita delle
piante di quel luogo. Il nuovo progetto viene quindi redatto da
Ubaldo Badas e realizzato presso la chiesa di San Lucifero.
Lo stesso ambito nel rilievo
Istituto Geografico Militare,
post 1851 (n. 8676)
Viale Merello - Immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 2013, dati cartografici © AGEA
Il viale alberato davanti al vecchio carcere di Buoncammino (foto di Dietrich Steinmetz)
Viale Merello, tratto verso l’Annunziata (foto di Gabriele Muscas)
6
I nuovi viali al posto delle antiche mura: Via Roma e Largo Carlo Felice
6.1. Largo Carlo Felice
6.2. La demolizione delle mura occidentali di Marina
e la progettazione del Largo Carlo Felice, al tempo
“Piazza del Mercato”
6.3. Via Roma
Il fronte della città sul porto, in origine separato dal mare da alte mura e bastioni, è oggetto di molteplici progetti tra la metà dell’Ottocento e i primi
decenni del Novecento: al centro della discussione ci sono la dimensione
e forma delle costruzioni prospettanti il mare e il tipo di portici da costruire
al di sotto, alle spalle o di fronte a esse. Un dibattito avviato dalla proposta
del console inglese Craig intorno al 1854 e quindi oggetto di molte varianti.
Dopo la delibera che approva nel 1880 il nuovo allineamento degli edifici sul
mare si assiste a una sostanziale trasformazione della relazione tra la città e
il suo porto.
Il nuovo ampio spazio reso disponibile a seguito della demolizione del
fronte fortificato occidentale del quartiere Marina, da tempo adoperato
come sede di un mercato popolato da alcune lunghe file di casotti, diviene l’oggetto di un nuovo elegante progetto di viale alberato.
I due estremi erano rappresentati verso il mare dalla grande mole del
Bastione di Sant’Agostino e sulla sommità dal Bastione di San Francesco: qui nel 1822, nel punto di arrivo della Strada Reale da Porto Torres,
era stata formata nel 1822 la Piazza San Carlo (Piazza Yenne), secondo
il modello inglese del “parterre” rettangolare.
Nella foto degli ultimi anni dell’Ottocento i quadruplici filari alberati di
Via Roma e del Largo Carlo Felice si incontrano sulla linea degli isolati
urbani, oggi la linea dei portici, nell’angolo dove ancora non sono stati
edificati né il palazzo “Rinascente” né il Palazzo del Comune di fronte.
Dalla piazza, oggi Piazza Yenne, il contatto visivo tra il porto e la città
senza i bastioni di Sant’Agostino e di San Francesco si sarebbe offerto
per un grande e unitario nuovo progetto urbanistico.
Vari progetti avevano esplorato le possibili soluzioni ancor prima delle
grandi demolizioni; tra questi quello del D’Alberti e Crespo del 1835,
con la previsione di una monumentale esedra di ingresso alla Marina
in corrispondenza della Via Manno (al tempo Sa Costa) e di un doppio
filare di alberi verso il mare.
L’architetto Gaetano Cima nel 1849 propone un progetto nuovo che
prevede il riordino dei fronti edificati e un grande viale terminante davanti all’obelisco della Piazza Yenne, il miglio zero della Strada Reale, in
un nodo rappresentato dalla convergenza tra gli assi stradali del Corso
Vittorio (al tempo Piazza San Francesco), di Via Manno (al tempo Sa
Costa) e del nuovo viale.
Lo spazio fuori mura, successivamente luogo del Largo Carlo Felice, prima della demolizione
dei bastioni di San Francesco e di Sant’Agostino disponeva di alcuni piccoli filari di alberi
(dalla carta di Cagliari, post 1851 (Istituto Geografico Militare, n. 8676)
L’allineamento divergente dell’edificato sui due lati del “Largo” secondo
linee rettilinee, se pur non perfette, genera un effetto prospettico che dal
mare tende ad avvicinare la percezione della sommità. In questo punto
l’architetto propose inizialmente la costruzione di una fontana pubblica, adoperando lungo la discesa due file di alberi allineati con il fine di
regolarizzare le diverse forme dell’edificato al tempo prospettante.
Al centro del grande spazio, oggi il “Largo”, Gaetano Cima propone
in un primo tempo la costruzione di un grande edificio con funzioni di
mercato, con il fine di ospitare i banchi e casotti di vendita.
Immagine di fine Ottocento con le mura
sul mare (a destra) e le case ad esse
addossate, con la strada nel mezzo che
sarebbe diventata il fronte sul mare
Ancora oggi la densa alberata ottocentesca sembra essere la più interessante delle soluzioni proposte, capace di portare di fronte al mare la passeggiata dei cittadini. La serie di palme e altre alberature alternate riproposte nel
dopoguerra non interpretano che in minima parte i valori di ombreggiatura e
bellezza scenografica della passeggiata alberata originale.
Largo Carlo Felice
Largo Carlo Felice
Largo Carlo Felice - Immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 2013,
dati cartografici © AGEA
5,50 mt
3,50 mt
20,18 mt
Tot 36,49mt
3,25 mt
4,06 mt
Attuale alberatura di Via Roma, molto ridotta rispetto alla sistemazione ottocentesca
(foto di Dietrich Steinmetz)
Il Largo visto in prospettiva dal lato del porto,
presumibilmente negli anni Trenta del Novecento.
Si notano gli alberi del Largo giungere in duplice
filare fino alla linea dell’attraversamento pedonale
di fronte ai portici (collezione Bruno Puggioni)
Nel tempo necessario alle demolizioni dei bastioni i programmi cambiarono; il mercato fu costruito più a valle, alle spalle della chiesa di
Sant’Agostino Nuovo, e allineato con le case del nuovo viale. Al posto
della fontana, a pochi metri, fu innalzato il monumento a Carlo Felice
nel 1860, su un basamento progettato sempre da Gaetano Cima che
aveva previsto che il volume del basamento in granito fosse cavo per
ospitare il serbatoio di una fontana accessibile sui quattro lati, mai realizzata.
Progetto di grande esedra di fronte a Piazza Yenne e sistemazione della Piazza del mercato con
due filari di alberi (1835. Archivio Storico del Comune di Cagliari, serie F, strutture monumentali e
fortificazioni, F07, firmato dal capitano D’Alberti, disegnato da Efisio Crespo)
Cagliari, Via Roma e porto
con la grande alberata poco
nel primo Novecento
Nel 1891 viene redatto un progetto di fondamentale importanza per il futuro dell’area che prevede l’impianto di una quadruplice fila di alberi. La loro
disposizione, con i due filari interni sfalsati, è accuratamente disegnata in
armonia con il previsto portico e con la posizione delle vie di ingresso al
quartiere della Marina. L’alberata, segno distintivo della città da allora fino
alla Seconda Guerra Mondiale, è in progetto lunga 427 metri.
Gaetano Cima, architetto primo di Città, predispone un piano di regolarizzazione della “piazza del mercato”
mediante alberature semplici e rettilineamenti dei fronti edificati. Il piano precede la demolizione dei bastioni.
(Piano dei dintorni di Porta Stampace, 1849, Archivio Storico del Comune di Cagliari, serie F, strutture
monumentali e fortificazioni, F08)
Foto d’epoca con in evidenza lo schema dell’alberata del Largo con le corsie di controviale destinate ad
uso pedonale come a Parigi o a Torino, poi destinate
al traffico carrabile (foto Collezione Colombini, ISRE
Nuoro, da Sardegna Digital Library, Cortesia Istituto
Superiore Regionale Etnografico della Sardegna)
Via Roma - Immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 2013, dati cartografici © AGEA
Vita quotidiana sotto gli alberi
di via Roma in due immagini del
primo Novecento.
(collezione Bruno Puggioni)
Nella carta del centro di Cagliari elaborata nel 1869 in previsione del nuovo acquedotto si delinea il
nuovo fronte urbano sul porto, con l’avanzamento della linea delle banchine e il nuovo Molo Sanità. Spiccano le alberate per la via Roma e il Largo Carlo Felice, ancora in forma semplice, in luogo
dei bastioni recentemente demoliti (Archivio Storico del Comune di Cagliari, serie E, sistemazioni
urbane, E 17)
La parte residua dell’ingresso del Mercato Vecchio
in relazione con le architetture vegetali del Largo
Carlo Felice (foto di Gabriele Muscas)
Il Largo visto dal lato porto verso Piazza Yenne
(foto di Dietrich Steinmetz)
Il Largo e la sua relazione visiva con il Castello
(foto di Roberto Murgia)
Il Largo e la sua relazione visiva con il
golfo (foto di Roberto Murgia)
La porzione terminale del Largo vista da un drone
con in evidenza il tratto in cui nel dopoguerra sono
stati eliminati i quattro filari per lasciare spazio a
funzioni ormai non centrali. Si propone la ricostruzione dei filari fino alla linea dei portici in armonia
con il progetto originario dell’alberata
(foto di Dietrich Steinmetz)
Carlo Visca, soluzione progettuale definitiva per l’alberata Via Roma del 1891, composta da quattro filari di cui i centrali sfalsati (Archivio Storico del Comune di Cagliari, Appalto relativo alla sistemazione di viali
in Via Roma, 21-4-1891, Registro n. 327)
Fioriture di Jacarande sui prospetti
classicheggianti del Largo Carlo Felice
(foto di Dietrich Steinmetz)
L’effetto risultante dall’impianto
della grande alberata è di grande
bellezza, viene immortalato in
numerose cartoline d’epoca:
l’armonia tra le architetture della
nuova palazzata porticata e la
densa fascia verde diventa una
delle immagini-icona della città. Il
tram correva ai bordi dell’alberata,
diventata un luogo frequentatissimo
e di passeggio
(collezione Bruno Puggioni)
1891 Via Roma, pianta e sezione del doppio filare alternato, distrutto dai bombardamenti e dopo la II guerra, (Archivio Storico del Comune di Cagliari, Appalto relativo alla sistemazione di viali in Via Roma, 214-1891, Registro n. 327)
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 215
I viali “fuori porta”
La demolizione delle mura, avviata dopo il 1866 se pure in maniera
non radicale, apre la città verso le nuove prospettive territoriali
intuite nei decenni precedenti e oggetto di piani e progetti.
Nuovi nodi urbani suggeriscono il disegno di piazze e lunghi
viali su cui impostare la crescita della città sia a occidente sia a
oriente.
A occidente la sistemazione della Piazza del Carmine e i progetti
per la nuova stazione ferroviaria preludono alla definizione
geometrica dell’antica Strada di San Pietro, verso la chiesa
medievale al tempo ancora presso la sponda dello stagno e
dell’omonima salina. Viene disegnato un grande nuovo viale
alberato – oggi Viale Trieste – che con origine davanti alla chiesa
del Carmine taglia in rettilineo i campi e i percorsi medievali per
raccordarsi, dopo un’ampia curva davanti a San Pietro, con la
croce di Sant’Avendrace, luogo di ingresso in città della Strada
Reale da Porto Torres.
A oriente della città, dalla Darsena e dal Viale Regina Margherita,
luogo delle prime passeggiate verso la chiesa di San Bardilio
alla base del colle della Basilica di Bonaria, si ridisegna il “fronte
mare” al tempo assai arretrato rispetto a oggi. La linea sul mare
era definita da quello che oggi chiamiamo Viale Diaz, il lungo viale
diretto verso San Bartolomeo, la Sella del Diavolo e il Poetto.
7.1. Viale Trieste (Viale San Pietro)
«L'Intendente generale, in seguito ai molti reclami per le cattive condizioni in cui si trova la strada che dal Carmine porta alla
Chiesa di San Pietro, strada molto frequentata dagli abitanti di
Sant’Avendrace e che "serve di passeggiata a molti di quelli di
Cagliari", invita il Sindaco a provvedervi» (Stampace 1985)
A oriente della città, dalla Darsena del porto e dal nodo verde al
termine di Via Roma, risolto con un curato giardino triangolare,
si diparte, divergendo con lunga prospettiva, il nuovo viale verso
San Bartolomeo, nel tratto urbano dedicato a Armando Diaz. Lungo questa direttrice sorgono oggi i quartieri residenziali costruiti
durante il Novecento, la Fiera Campionaria della Sardegna e lo
stadio Amsicora. Tramite questo viale si raccordano i complessi
saliniferi di Molentargius e, nel secondo Novecento, i quartieri di
La Palma e Del Sole, quindi la spiaggia del Poetto.
Nel 1873 vengono formalizzati gli atti di esproprio di immobili
e terreni per il tracciamento del nuovo Viale e nel 1876-7 Felice Galbiati, giardiniere civico, piantuma con ben 400 alberi lo
“Stradale di San Pietro”, atto di cui rimane traccia nei documenti dell’Archivio di Stato di Cagliari e dell’Archivio Storico
Comunale di Cagliari.
L’acqua veniva trasportata con botti su carri, in questo caso dalla fontana di San Bartolomeo.
–
Viale Diaz - Fiera Campionaria
«Spiaggia di Bonaria. Delimitazione della proprietà demaniale», carta redatta prima delle bonifiche mirate all’avanzamento della linea di costa e alla creazione della fascia di terra dove oggi sorgono il
Viale Colombo, l’Hotel Mediterraneo, la Fiera Campionaria. Il documento, del primo Novecento, indica con precisione i filari dei viali alberati: Strada per San Bartolomeo (viale Diaz), il prolungamento del
viale Cimitero, la salita per Bonaria (Archivio Storico del Comune di Cagliari, fondo Cartografico, serie A Piante della città, n. A 03).
Viale Diaz
Il Viale Trieste al suo arrivo alla “croce” di Sant’Avendrace e alla confluenza con Viale Trento.
Sullo sfondo il colle e la necropoli di Tuvixeddu e, in alto al centro, il castello di San Michele
(foto di Dietrich Steinmetz)
In un altro documento del 1829, ben prima quindi della costruzione del carcere di San Bartolomeo, si testimonia un compenso ai forzati che svolgono questo lavoro: «La Regia Segreteria di
Stato e di Guerra approva il pagamento ai forzati che hanno lavorato per la sistemazione degli alberi nel bastione di Santa Caterina» (Villanova 1991).
Viale San Bartolomeo in costruzione verso il carcere, qui segnato come Ergastolo. Risultano
alberati il Viale di San Bartolomeo, la Via Vergine di Lluc e il primo tratto del viale verso il Lazzaretto,
dal Piano Topografico della città di Cagliari e dei suoi dintorni, 1858 (Istituto Geografico Militare,
cart. 5, n. 22)
“Piano di ampliamento della città di Cagliari” con il Viale San Pietro (oggi Viale Trieste) e Viale Trento alberati, 1906 (Archivio Storico del Comune di Cagliari, fondo Cartografico, serie D Piani urbanistici, n. D 09)
Ancora nel 1909, il 14 luglio, sono redatte le «Raccomandazioni circa la sistemazione del Viale San Pietro e per una maggior
vigilanza / Circa la sistemazione ed allargamento del Viale San
Pietro».
Con la costruzione dei nuovi palazzi residenziali negli anni Venti e
Trenta, cui si affiancano nuove sedi di attività commerciali, il Viale di San Pietro viene infine rinnovato nelle sue alberature verso
l’assetto ancora oggi presente.
Il viale dei 400 alberi dura solo fino al 1912 quando tutte le piante vengono abbattute per la posa del nuovo collettore fognario
(Stampace, 1991). Il viale, forse in conseguenza dell’avvio della Prima Guerra Mondiale, rimane spoglio a lungo e ancora nel
1921 l’immagine ripresa dirigibile lo mostra privo di alberi.
Insieme alla Piazza del Carmine, ideale avvio del viale, il sistema
si offre oggi quale importante arteria verde della città, facilmente
reintegrabile nei suoi tratti mancanti e nelle lacune.
Le radici dei ficus, ormai in superficie, attendono un intervento di
liberazione dal cemento e dall’asfalto e la riorganizzazione delle
superfici al loro intorno con pavimentazioni traspiranti e ampie
aiuole.
Viale Diaz - Immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 2013, dati cartografici © AGEA
Piazza del Carmine e il suo disegno simmetrico, asse del Viale San Pietro, oggi Viale Trieste,
(foto di Dietrich Steinmetz)
Due immagini di Viale Diaz e della sua imponente pineta lineare ottocentesca, ridotta in molti punti
per via delle lacune non integrate o delle sostituzioni con dei pini con altri alberi, con cespugli o
con semplici pavimentazioni (foto di Dietrich Steinmetz)
Viale San Pietro e il quartiere di Stampace visto dal dirigibile nel 1921 ancora privo delle alberature,
espiantate nel 1909 per la posa del condotto fognario (Archivio Storico del Comune di Cagliari,
fondo Fotografico, serie I Topografia, n. 30 6-13 “Veduta del porto di Cagliari dal dirigibile”)
Viale Diaz (foto di Dietrich Steinmetz)
L’alberata, quasi una galleria, al principio di Viale Trieste (foto di Dietrich Steinmetz)
Viale Trieste. Immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 2013, dati cartografici © AGEA
Sempre ai condannati ai lavori forzati si deve l’opera di innaffiamento continuo delle piante dei nuovi viali della città in tempi, è
bene ricordarlo, in cui ancora non esisteva l’acquedotto.
Lo splendido documento cartografico che illustra il “Piano di
ampliamento della città di Cagliari” rivela la lungimiranza dei
progettisti e dell’Amministrazione nell’aprire il nuovo Viale alberato di San Pietro. Dal Carmine a Sant’Avendrace sono rappresentate le alberature che rientrano verso il centro nel tratto
dell’odierno Viale Trento, fino al rondò in parte ancora oggi leggibile in corrispondenza di Villa Satta e Via Nazaro Sauro.
Il senso di questi progetti era legare la città con le lunghe alberate
che disegnavano le strade in partenza da Cagliari verso Decimo
e verso Oristano, tracciate e arredate secondo la tecnica del
primo Ottocento.
Veduta d’insieme di Viale Trieste nella sua parte orientale (foto di Dietrich Steinmetz)
«...Ora tutto il campo è solcato da stradoni ben larghi e ben tenuti, opera dei servi di pena … Tutto questo tratto di terra prima
era il più squallido, ed il meno frequentato: oggi poi, dacchè vi
furono fabbricati i Bagni [il Bagno penale, nel 1842] e trasportativi i servi di pena, è diventato un sito delizioso e piacevole. Vi si
trovano tutte le comodità, locande ben servite, case pulite, viali
artefatti, stradoni, passeggiate con alberatura, … questo luogo
… ha un aspetto romantico, ed ha migliorato di molto anche nel
clima» (Spano 1861, p. 373).
7.2. Viale Diaz / Viale San Bartolomeo
Viale Trieste
La costruzione di un nuovo viale oltre la Piazza del Carmine,
strada di comunicazione tra il centro e il borgo di Sant’Avendrace
già adoperato come passeggiata, si medita fin dal 1855:
Immagine del Viale San Pietro probabilmente precedente il 1912, data del taglio dei 400 alberi
piantati nel 1876-7. Si vede sulla destra l’originaria facciata della chiesa del Carmine e la
distanza notevole tra gli alberi e le case, a spese della carreggiata
(foto Collezione Colombini, ISRE Nuoro, da Sardegna Digital Library, Cortesia Istituto
Superiore Regionale Etnografico della Sardegna)
L’immagine degli anni Venti -Tenta del Novecento inquadra il Palazzo Balletto, costruito tra il 1918-21 sul
viale dove due nuovi filari di alberi e nuovi marciapiedi rinnovano l’immagine alberata progettata nel 1876
Il nuovo viale alberato, lunghissimo e decisivo per lo sviluppo
orientale della città, superava il canale delle saline con il “Ponte
Vittorio” ed era diretto verso la chiesa di origine medievale di San
Bartolomeo affiancata da quella dedicata alla Vergine di Lluc e soprattutto verso l’adiacente nuovo “modernissimo” Bagno Penale,
progettato nel 1842.
Qui i condannati ai lavori forzati, oltre che salinieri, diventarono
costruttori di strade e giardini e cambiarono il volto dell’intero
comparto territoriale su cui sorgevano estese proprietà agricole
loro affidate. Grazie alla Fontana di San Bartolomeo (del 1857)
la Piazza del Carcere diventò il nodo da cui si dipartivano altri
nuovi viali, verso la Spiaggia del Poetto, verso il Faro, verso il
Lazzaretto.
Viale Diaz e le sue continue interruzioni dell’alberata storica di pini (foto di Francesca Mu)
La Piazza di San Bartolomeo con i caseggiati del Bagno Penale all’inizio del Novecento
(Cartolina Camillo Brundo, Cagliari dalla collezione di Bruno Puggioni)
«Fiera Campionaria della Sardegna Ottava edizione 1956», particolare, immagine di viale Diaz
con carreggiata originale affiancata da due filari di pini e dai binari del tram per il Poetto. Sullo
sfondo alcuni viali alberati verso Sant’Elia
Il lungo viale alberato di San Bartolomeo in un’immagine ripresa entro il primo Novecento
Viale Diaz con i binari e i segni di una accurata ripiantumazione del filare originale, con nuovi
pini protetti da una griglia-tutore (Foto dalla collezione di Bruno Puggioni)
In primo piano il filare di alberi un tempo sul viale di collegamento tra la Piazza San Bartolomeo
e la spiaggia del Poetto
7
7.3. Il lungomare Poetto
Uso pedonale della linea del litorale negli anni Trenta del Novecento
Alberature di viale Poetto negli anni Venti del Novecento con il tram dai vagoni bianchi che
corre tra la strada e la spiaggia. Alla base del colle retrostante si vede il Viale alberato un tempo
collegamento tra la Piazza di San Bartolomeo e il mare (foto d’epoca)
Il lungimirante progetto di Dionigi Scano, redatto negli ultimi anni
’20 del Novecento, propone una moderna sezione stradale per il
lungomare Poetto, in parte realizzata. Ad iniziare dal lato mare,
con sedi ben separate, sono indicate le corsie per: PEDONI,
CICLISTI, TRAM, VEICOLI, GALOPPATOIO, CICLISTI, PEDONI.
Viale Poetto verso la città con, sulla destra, le vasche della salina detta di Fra' Eliseo (foto di Dietrich Steinmetz)
Viale di palme, Washingtonia robusta, nella Via Ausonia, nel retrospiaggia (foto di Gabriele Muscas)
La prima parte del litorale Poetto, raccordo tra le vie della spiaggia e il paesaggio agrario in passato appartenuto al "Bagno Penale", con il porto di
Marina Piccola (foto di Dietrich Steinmetz)
Il più moderno progetto realizzato pochi anni fa, che sfrutta una
importante azione di alberatura lineare con palme realizzata alla
fine degli anni ’80, ha riproposto la prevalenza pedonale delle
funzioni e ottenuto un altissimo gradimento da parte dei cittadini
che hanno ricominciato a vivere il lungomare.
Lungomare Poetto
sezione stradale
(ridisegno dalla sezione originale edita in Dionigi Scano, Forma Karali, 1934)
Il Viale Poetto ritracciato a seguito della costruzione delle caserme Villasanta e Monfenera
durante la Seconda Guerra Mondiale. I lecci piantati negli anni Settanta costituiscono oggi un
rilevante fronte alberato (foto di Gabriele Muscas)
Uso pedonale della linea del litorale oggi (foto di Marco Cadinu)
Uso pedonale della linea del litorale oggi (foto di Marco Cadinu)
Ordinata sezione ciclopedonale e carrabile della via lungo la spiaggia del Poetto, secondo la moderna sistemazione (foto di Dietrich Steinmetz)
La serie di vie sul litorale e sul retrospiaggia, solo in parte interessate da alberate continue (foto di Dietrich Steinmetz)
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 216
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8
La città moderna e i suoi alberi
8.3. Via Milano, Via Firenze, Via Pessina, Via Scano
La pianificazione della città durante il primo Novecento comporta nuove visioni urbane e la costruzione di estese espansioni sulla piana a nord di Bonaria, urbanizzata con la progressiva
costruzione della lunga Via Dante. Gli orti di San Saturnino e di
San Benedetto, La Vega, vengono trasformate in città.
I due estremi del rettifilo alberato sono l’area di San Saturnino e
la Piazza Giovanni XXIII. Al centro la rotonda-rondò di San Benedetto, anch’essa alberata.
L’asse viario, concepito negli anni Venti del Novecento, veniva
tracciato in aperta campagna e chiamato nei documenti progettuali “Nuova Strada di Circonvallazione”.
8.2. Via San Benedetto e Via Paoli
Le nuove strade di Cagliari realizzate tra le due guerre e nel
secondo dopoguerra sono ancora i luoghi del verde in cui la
pur intensa attività edilizia si accompagna a sistematiche
alberature che conferiscono valore e qualità ambientale alle
nuove espansioni.
8.1. Via Dante
Via Paoli, alberi e architetture (foto di Gabriele Muscas)
Alcuni documenti d’archivio testimoniano il progetto della piazza rotonda di San Benedetto
durante il 1922-23, incentrata sull’antico Casello del Dazio in entrata in città. La strada per
Quartu veniva chiamate “Nuova Strada di Circonvallazione” (Archivio Storico del Comune di
Cagliari, sez. III, Finanze, vol. 262)
Via Milano, 2021 (foto di Dietrich Steinmetz)
Via Dante, fioritura delle jacarande del giugno 2021 (foto di Dietrich Steinmetz)
L’alberatura originaria di Via San Benedetto
Rondò in Via San Benedetto (foto di Dietrich Steinmetz)
Il tratto di via Dante parallelo alla linea delle ferrovie complementari
Via Dante negli anni ’60 del Novecento con la linea ferroviaria affiancata alla strada, poi
abbandonata ma di prossima ricostituzione quale sede di treno metropolitano di superficie
Via San Benedetto, tratto verso Quartu, con le
alberature di nuovo impianto
Via Firenze, tra Via Milano e Viale Diaz
(foto di Dietrich Steinmetz)
Via Pessina, la “Città Giardino” degli anni Cinquanta con le palazzine di Adalberto Libera
(foto di Dietrich Steinmetz)
Via Milano, da Bonaria (a sinistra) a Via della Pineta. Immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 2013, dati cartografici © AGEA
Via Scano, 2021 (foto di Dietrich Steinmetz)
Via Milano verso Bonaria e la fioritura di jacarande (foto di Marco Cadinu)
Via Dante. Immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 2013, dati cartografici © AGEA
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 217
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8.4. Da Viale Colombo verso Calamosca
Viale Colombo, tra Viale Diaz e il mare, sorge per effetto del
piano regolatore Mandolesi del 1962 e della progettazione del
nuovo Asse Mediano di Scorrimento sui terreni conquistati con
l’avanzamento della linea di costa e la bonifica progressivamente
completata durante la prima parte del Novecento. Lo sviluppo del
Viale, lento e frammentario, si consolida nei primi anni Settanta
del Novecento con le alberature del tratto tra la Darsena e la
Fiera Campionaria.
La nuova direttrice si ricollega ai Viali di Calamosca e di Sant’Elia,
un tempo alberati con doppio filare di pini che necessitano oggi
della reintegrazione di molti esemplari.
Viale di Calamosca, esemplari superstiti del lungo viale alberato (foto di Francesca Mu)
Viale Colombo e l’alberatura centrale nel tratto adiacente la Darsena (foto di Francesca Mu)
Nell’immagine i pini sul viale e la pineta presso le scuole Nautico e Alberti (foto di Dietrich Steinmetz)
Viale Colombo. Immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree, Regione Sardegna, 2013, dati cartografici © AGEA
Il viale di palme lungo la nuova linea pedonale tra la Darsena e Su Siccu, realizzata di recente quale linea ciclopedonale sul mare (foto di Francesca Mu)
Viale di Calamosca, verso il Faro (foto di Francesca Mu)
8
8
I viali alberati scomparsi
Perché scompare un viale alberato?
La salita verso la Torre dell’Elefante. Cammino Nuovo
Alcuni viali, ben riconosciuti come importanti e identitari segni della geografia della città, sono quasi scomparsi, lentamente nei
decenni, senza essere granché notati dai più.
La conclusione dell’ala settentrionale dell’Ospedale Civile
progettato dall’architetto Gaetano Cima nel 1842 pone i
presupposti per la trasformazione dell’area a monte secondo le
forme che oggi conosciamo. Il prolungamento della via su cui
prospetta il nuovo ospedale, al tempo solo un sentiero diretto
verso Via dei Genovesi del Castello, viene materialmente inciso
sulle rocce sul profilo superiore della rupe di San Guglielmo tra il
1869 e il 1885. Ne deriva una importante direttrice carrabile tra il
quartiere Stampace, l’Ospedale e il Castello, tesa a riqualificare
la via dei Genovesi, già oggetto di uno specifico piano di rilancio
urbanistico proposto pochi anni prima dall’architetto di città
Gaetano Cima. La nuova via, sistemata a seguito di una delibera
del 1906 (F. Masala, in Stampace 1995) è ornata da un filare di
alberi sul lato meridionale con funzioni di ombreggiatura e di
consolidamento del rinfianco verso valle.
La mancata sostituzione delle piante più vecchie o malate, l’accettazione o addirittura la facilitazione di azioni tecniche contrarie
alla loro continuità di vita hanno portato in pochi decenni alla demolizione quasi integrale delle loro linee di impianto.
La lenta scomparsa è di per sé una causa di scomparsa: l’uscire progressivamente dall’immaginario collettivo dei cittadini, che
pure ne hanno conosciuto la bellezza, favorisce ancor più la perdita della memoria dei filari di alberi, da lunghe file a elementi singoli
sempre più esposti alle azioni contrarie alla loro salute.
1 - Via Porcell (dall’Ospedale Civile a via dei Genovesi), alberata sulla nuova via di collegamento tra Stampace e Castello. Oggi
è ridotta a due soli pini.
2 - Il Cammino Nuovo, la salita da Santa Chiara alla Torre dell’Elefante, un tempo con 24 robinie su due filari, è ridotta a 2
robinie e 3 Elianti.
3 - La salita di Viale Bonaria, ancora ben viva nei ricordi dei cittadini tanto che molti pensano che sia ancora sana e in piena
forma, è ridotta a soli due pini più uno di lato.
Si tratta di tre salite, strade lungo cui sarebbe bello camminare all’ombra, facilmente reintegrabili nel panorama verde della città.
L’alberata, ben testimoniata lungo il Novecento, giunge ad oggi
ridotta a soli due pini, cui se ne aggiunge un terzo esterno al
filare, nello slargo all’ingresso del Castello.
Via Giovanni Porcell dall’Ospedale Civile in su
La ripiantumazione del viale, viste le condizioni di complessa
stabilità del versante, necessiteranno di un apposito progetto
di riqualificazione e ricostruzione di parte dei parapetti e dei
marciapiedi.
La conclusione dell’ala settentrionale dell’Ospedale Civile
progettato dall’architetto Gaetano Cima nel 1842 pone i
presupposti per la trasformazione dell’area a monte secondo le
forme che oggi conosciamo. Il prolungamento della via su cui
prospetta il nuovo ospedale, al tempo solo un sentiero diretto
verso Via dei Genovesi del Castello, viene materialmente inciso
sulle rocce sul profilo superiore della rupe di San Guglielmo tra il
1869 e il 1885. Ne deriva una importante direttrice carrabile tra il
quartiere Stampace, l’Ospedale e il Castello, tesa a riqualificare
la via dei Genovesi, già oggetto di uno specifico piano di rilancio
urbanistico proposto pochi anni prima dall’architetto di città
Gaetano Cima. La nuova via, sistemata a seguito di una delibera
del 1906 (F. Masala, in Stampace 1995) è ornata da un filare di
alberi sul lato meridionale con funzioni di ombreggiatura e di
consolidamento del rinfianco verso valle.
L’alberata, ben testimoniata lungo il Novecento, giunge ad oggi
ridotta a soli due pini, cui se ne aggiunge un terzo esterno al
filare, nello slargo all’ingresso del Castello.
Tre alberi rimasti sulla salita del Cammino Nuovo (foto di Roberto Murgia)
Numerose cartografie storiche testimoniano il doppio
filare di 22 alberi che ombreggiava la salita verso la
torre dell’Elefante da Via del Cammino Nuovo nella
seconda metà dell’Ottocento.
Robinie, heliantus, arredavano un viale prospettico
di raffinata concezione: alla salita si univa il lieve
restringimento verso il focus finale, costituito dalla
porta al tempo esistente a protezione dell’avancorpo
della porta-torre medievale.
Nella memoria collettiva il viale, che appare ancora
discretamente integro nell’aereofoto del 2008,
rappresentava uno dei segni di accesso alla città, così
solido quale valore identitario da essere rappresentato
in più di una delle celebri vedute della città di Cosimo
Canelles.
La salita verso il Piazzale della Basilica di Bonaria
Un viale scomparso tra San Bartolomeo e Marina Piccola
Nella memoria di tutti i cagliaritani è ben vivo il ricordo del bel
viale alberato che dal piazzale basso (confluenza tra via Bottego e
Viale Cimitero) conduceva alla quota del sagrato della Basilica di
Bonaria. Pini marittimi di importante dimensione ombreggiavano
la salita in adiacenza con i giardini a lato monte, verso il parco,
sede delle famose Grotte decorate e con vestigia antiche,
paleocristiane e tardomedievali.
Un viale rettilineo diretto dall’angolo della piazza di San
Bartolomeo verso il punto di inizio della Spiaggia del Poetto,
viene impiantato alla fine dell’Ottocento nel piano di miglioria
dell’intera area agricola di pertinenza del Bagno Penale. La
fondazione delle caserme “Villasanta” e “Monfenera” però,
nei primi anni Quaranta, divide il collegamento tra la piazza e
la spiaggia e il viale viene incluso per oltre la metà della sua
lunghezza nel loro perimetro murato. Ne rimane una porzione
oggi sulle falde della Sella del Diavolo. In una foto aerea del
1945 (dal sito della Regione Sardegna, Sardegna Foto Aeree)
se ne può ammirare lo sviluppo, ancora evidente tra i “nuovi”
padiglioni militari. Il suo parziale recupero è possibile all’interno
di nuove percorribilità civili tra le aree del Viale di Calamosca e
di Marina Piccola.
Dalle immagini d’epoca si stimano in circa trenta gli alberi disposti
su due file, impiantati tra il 1858 e il 1880 c.
Il decadimento del viale nel secondo dopoguerra, con la perdita
di diversi esemplari, è proseguito nei decenni successivi tanto
che ormai residuano solo due alberi della fila centrale e uno sul
lato mare.
Dei 22 alberi oggi ne restano 5. Alcune delle originali
aiuole sono ancora presenti con il segno del taglio del
proprio albero, altre sono state tappate con asfalto, ma
la maggiore parte – e questo dimostra la distrazione
verso il patrimonio dei viali alberati della città – sono
state inghiottite dalla nuovissima pavimentazione in
lastroni di granito posata dal Comune di Cagliari alcuni
decenni fa.
L’area di San Bartolomeo in uno stralcio della Carta d’Italia di fine Ottocento
(Istituto Geografico Militare, 1:25.000, Foglio n° 234 della Carta d’Italia Cagliari - IV SE 1885)
Salita di Viale Bonaria. Immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree,
Regione Sardegna, 2013, dati cartografici © AGEA
La posa di tubi e impianti, evidentemente il primo
pensiero tecnico del tempo, portò al taglio di molte
radici e alla sostituzione di altri alberi con pozzetti e
tombini.
È oggi necessario il ridisegno del piccolo viale e –
con lo spostamento di tutti gli impianti al centro della
via, la ricostruzione del viale alberato con un grande
aiuola lineare e adeguati arredi urbani. I parcheggi,
naturalmente, saranno spostati nel vasto piazzale
adiacente.
Via Porcell negli anni Cinquanta del Novecento, al tempo della sua alberatura completa nel
tratto adiacente alla clinica pediatrica (da Stampace 1985)
La ripiantumazione del viale, viste le condizioni di complessa
stabilità del versante, necessiteranno di un apposito progetto
di riqualificazione e ricostruzione di parte dei parapetti e dei
marciapiedi.
Cartolina della Cartoleria Pietro Valdes di
Cagliari con il Cammino Nuovo alberato
(foto Collezione Colombini, ISRE Nuoro, da
Sardegna Digital Library, Cortesia Istituto
Superiore Regionale Etnografico della
Sardegna)
Il Viale Cammino Nuovo, 2021
(foto di Marco Cadinu)
Ortofoto delle Caserme lungo Viale Poetto nei pressi di San Bartolomeo,
1940-45. Con la linea puntinata il tracciato del viale scomparso.
(Immagine aerea tratta da Sardegna Foto Aeree,
Regione Sardegna, 1940-45, dati cartografici © Regione Autonoma Sardegna)
Particolare dell’immagine cartografica degli spazi demaniali con il disegno dei filari alberati
della salita di Bonaria (Archivio Storico Comunale di Cagliari, fondo Cartografico, serie A Piante
della città, n. A 03 “Spiaggia di Bonaria. Delimitazione della proprietà demaniale”)
Cartolina con il viale della salita di Bonaria che inquadra il panorama di Castello e
la stazione ferroviaria complementare
Il luogo, porta di accesso pedonale dal porto e da
piazza Yenne verso il Castello, si apre sul Bastione
del Balice, la Torre medievale e la Via Università: quale
accesso privilegiato al Castello deve riacquistare la
propria centralità paesaggistica e il decoro previsto
ormai quasi duecento anni or sono.
Gli ultimi due alberi
della parte alta, il
terzo è nella parte
bassa del viale
(foto di Gabriele
Muscas)
Il Viale Bonaria in una foto forse degli
ultimi anni dell’Ottocento con nessun
edificio attorno e prima del raddoppio della
carreggiata sul lato monte
(collezione Carlo Boi)
Viale Cammino Nuovo dal Piano Topografico della città di Cagliari e dei suoi dintorni, 1858
(Istituto Geografico Militare, cart. 5, n. 22)
Il Viale Bonaria, giugno 2021 (foto di Dietrich Steinmetz)
Il Viale Bonaria e il piccolo viale che inquadrava il
Castello erano giudicato “da cartolina”
In primo piano il filare di alberi un tempo sul viale di collegamento tra la Piazza
San Bartolomeo e la spiaggia del Poetto
Il viale alberato prima della realizzazione del
circolo bocciofilo
Il sito dell’odierna Via Porcell in
un’immagine (1880 c.) ben precedente la
costruzione degli edifici dedicati agli Istituti
Universitari
Via Porcell fine anni Trenta del XX secolo
L’ultimo pino superstite sulla parte alta di Via Porcell (foto di Gabriele Muscas)
Il Viale Cammino Nuovo negli anni ’70, detta S'Arziara de Stampaxi
(foto di Anto Bazzu Marceddu)
Il Viale Bonaria negli anni ‘30 con i segni di
una virtuosa azione di nuova piantumazione
degli esemplari mancanti
(collezione Bruno Puggioni)
Particolare della veduta di Cagliari (ante 1888) con
in evidenza sulla destra il duplice filare di alberi tra
l’area di San Bardilio e il piazzale della Basilica di
Bonaria (Archivio Storico del Comune di Cagliari,
Fondo fotografico, serie IX, Collezioni e album, n.
493 “Cagliari dalla spiaggia”)
L’ultimo pino (foto di Gabriele Muscas)
Il Viale Bonaria, 2021 (foto di Marco Cadinu)
Via Cammino Nuovo dalla carta di Cagliari, post 1851 (Istituto Geografico Militare, n. 8676)
Immagine cartografica che registra la fase precedente l’apertura della Via Porcell a settentrione
del nuovo Ospedale Civile, nel 1858. La nuova strada gira intorno alla Fossa di San Guglielmo
(Istituto Geografico Militare, Militare, cart. 5, n. 22)
L’ultimo pino superstite sulla parte alta di Via Porcell
(foto di Gabriele Muscas)
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 218
9
Vivere con gli alberi
9.2. Un esempio dall’avanguardia internazionale:
gli Champs Élysées di Parigi
9.1. Pensare al futuro
Piazza Garibaldi e la recente sistemazione di alberi, radici e arredi (foto di Gabriele Muscas)
Il recupero delle strade alberate, in questo momento storico di
cambiamenti climatici e di riconsiderazione delle effettive risorse
finanziarie da dedicare al verde urbano, è una priorità che interessa i diversi ambiti sociali legati al benessere dei cittadini. Le strade
alberate, quelle che donano ombra, ossigeno e “servizi ecosistemici” ai quartieri, possono diventare la trama portante delle strategie comunitarie di Forestazione urbana fortemente consigliate
dalla Comunità Europea (Direttiva Europea 2008/50/CE).
La rinascita delle grandi arterie verdi della città, secondo le più aggiornate tendenze europee, è oggi perseguibile attraverso specifiche attenzioni politiche e un Piano di sostituzione e manutenzione
che, in maniera sistematica e programmata, governi le alberate
come coltivazioni urbane, tenendo conto delle età delle piante e
quindi della loro durata.
In questa fase moderna, particolarmente negli ultimi quarant’anni, le grandi Strade Alberate, ossia i Viali storici della città otto-novecentesca, stanno vivendo la loro fase più critica, dovuta
in parte all’età dei singoli esemplari, in parte alla trasformazione
del traffico veicolare, in parte ad una disattenzione che porta a
considerarli più “arredi urbani” che organismi viventi.
Oggi è il tempo di riconsiderare i viali alberati più rappresentativi della città, composti da veri patriarchi verdi, il riconoscimento del loro valore di patrimonio monumentale e identitario della
collettività, è il primo passo per prendersi cura di questo bene
comune che abbiamo ereditato al pari di altre opere dell’arte e
dell’ingegno.
Il riconoscimento ai Viali alberati del valore culturale e monumentale porta alla ricostruzione della loro immagine originaria,
fatta di misure e forme, in un quadro di rinnovate attenzioni.
Al fianco dei “Grandi Viali Alberati” storici, quali viale Diaz, il
Largo Carlo Felice, Viale Trieste o Viale Buoncammino, possono rinascere quei viali che, ormai ridotti all’estremo, attendono
il pieno recupero della loro forma e geometria originaria: la salita di Bonaria, Via Porcell o Via Cammino Nuovo, esempi di viali
quasi scomparsi dai nostri panorami ma facilmente ancora oggi
recuperabili.
Lo studio parigino PCA-STREAM ha elaborato un progetto
innovativo per uno dei più trafficati viali della città, gli Champs
Élysées, riducendone fortemente la sezione carrabile a favore
di nuovi usi sociali e commerciali.
Gli Champs Élysées potrebbero diventare un domani un parco
lineare nel cuore della città di Parigi.
Il Largo Carlo Felice di Cagliari, figlio della medesima stagione
ottocentesca, potrebbe ospitare nuove funzioni e moltiplicare il
suo valore di spazio pubblico rappresentativo della città.
VISION 2030
ÉTAT 2020
I nuovi scenari d’uso degli spazi urbani centrali delle città europee
permettono oggi di riprogrammare la loro organizzazione. I
progetti di avanguardia considerano un minore numero di
automobili, ormai meno utilizzate per l’ingresso nel cuore delle
città, e un maggiore spazio per gli usi pedonali in relazione con
le alberature lineari.
NATURE
Alla conclusione di questo piccolo viaggio tra i viali alberati della
città di Cagliari riceviamo un importante messaggio proveniente
dal tempo passato e ancora utilissimo oggi.
La cura del verde urbano e in particolare l’impianto di Strade Alberate, antica tradizione nella città di Cagliari e delle amministrazioni comunali che si sono succedute nell’Ottocento e nel primo
Novecento, ha avuto un ruolo decisivo nel delineare la bellezza
della città, nel costruire la trama del suo sviluppo e nell’offrire
benessere ai residenti.
Dal secondo dopoguerra in poi nuove fasi storiche hanno comunque permesso una parziale armonia tra i nuovi quartieri e gli
impianti alberati, fino alla crescita – negli ultimi decenni – di un
notevole apparato di parchi urbani ricavati nei grandi colli della
città, ormai patrimonio verde dei cittadini.
PERMÉABILITÉ
Sol perméable
7%
Uso alternativo degli spazi di parcheggio tra gli alberi (tavola di simulazione progettuale, per
gentile concessione di ©PCA-STREAM et ©Salem Mostefaoui pour PCA-STREAM)
Pleine terre
800 m²
VÉGÉTATION
Strate végétale Coef. biotope
0 m²
5%
PERMÉABILITÉ
Sol perméable
37 %
Pleine terre
6 300 m²
(x8)
VÉGÉTATION
Strate végétale
7 100 m²
(+7 100m²)
Coef. biotope
13 %
(x2,5)
Champs Élysées di Parigi. Confronto tra la situazione del 2020 e la proiezione di trasformazione al 2030: le aree laterali – libere dalle auto – sono destinate a giardino e funzioni
pubbliche (tavola di confronto 2020-2030, in pianta e sezione, per gentile concessione di
©PCA-STREAM et ©Salem Mostefaoui pour PCA-STREAM)
Il Viale Regina Margherita, Piazza Ingrao, ossia il Giardino della Darsena, 2021
(foto di Roberto Murgia)
Nuove strategie urbanistiche potrebbero prevedere inoltre importanti nuovi impianti di Strade Alberate nella città moderna e
nelle periferie, luoghi dove ancor più è utile rigenerare benessere e qualità della vita, favorire la presenza di verde, ombra e
ossigeno per accogliere pedoni, biciclette in un ambiente con
meno calore urbano, meno rumore, meno automobili, CO2 e
polveri sottili.
Verso il comune obiettivo di una città sempre più verde e vicina
al suo straordinario ambiente naturale.
A Parigi le polveri sottili (immagine sopra) e rumori da traffico (immagine sotto) lungo gli
Champs Élysées sono oggi oltre ogni limite di legge. Un progetto ne propone la conversione
in senso verde e pedonale insieme ad alcuni altri viali del centro (tavola di analisi dello
stato attuale, per gentile concessione di ©PCA-STREAM et ©Salem Mostefaoui pour
PCA-STREAM)
Previsione di trasformazione verde e quasi pedonale degli Champs Élysées di Parigi, grande viale
ottocentesco ispiratore di centinaia di viali europei, compreso il Largo Carlo Felice di Cagliari
che ne riproduce in scala minore i tratti essenziali (tavola di simulazione progettuale, per gentile
concessione di ©PCA-STREAM et ©Salem Mostefaoui pour PCA-STREAM)
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 219
Galleria fotografica della mostra
(di Gabriele Muscas)
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 220
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 221
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 222
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 223
Bibliografia essenziale
Sul piano metodologico si segnala prioritariamente:
Enrico Guidoni, Sofia Varoli Piazza (a cura di), Le strade alberate, numero monografico, «Storia dell’Urbanistica», N.S., 2, 1996 (1997).
Ulteriori testi sull’area in esame:
Dionigi Scano, Forma Karalis. Stradario storico della città e dei sobborghi di Cagliari dal XIII al XIX secolo, 1934, riedizione Gianni Trois
Editore, Cagliari 1989.
Vittorio Angius, voce “Cagliari”, in Goffredo Casalis, Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, Torino, G. Maspero e G. Marzorati, 1833-56, voll. 1-28, edizione
Ilisso, 2006.
Giovanni Spano, Guida della città di Cagliari, Timon, Cagliari 1861, rist.
anastatica GIA, Cagliari 1991.
Giuseppe Piccaluga, Arboricoltura, ossia propagazione, educazione e
coltivazione degli alberi utili alla sarda agricoltura, Cagliari 1862.
Ilario Principe, Le città nella storia d’Italia. Cagliari, Roma-Bari 1981.
Castello 1985: Ester Gessa, Marina Vincis, Le fonti archivistiche, in Cagliari Quartieri Storici. Castello, Silvana, Cinisello Balsamo 1991.
Siro Vannelli, Il verde di Cagliari, Cagliari Assessorato Comunale al
verde pubblico, Janus, Cagliari 1986.
Villanova 1991: Ester Gessa, Marina Vincis, Le fonti archivistiche, in Cagliari Quartieri Storici. Villanova, Silvana, Cinisello Balsamo 1991.
Stampace 1995: Ester Gessa, Marina Vincis, Le fonti archivistiche, in
Cagliari Quartieri Storici. Stampace, Silvana, Cinisello Balsamo 1995.
Franco Masala, Architetture di Carta, Progetti per Cagliari (1800-1945),
AM&D, Cagliari 2002.
Francesca Bagliani, Passeggi pubblici e verde urbano nel XIX secolo.
Trattati di arte dei giardini e teorie urbanistiche, in «Storia dell’Urbanistica», Piemonte V, Editore Kappa, Roma 2004.
Marco Cadinu, Cagliari. Forma e progetto della città storica, edizioni
Cuec, Cagliari 2009.
Alessandra Pasolini, schede Sardegna, in Vincenzo Cazzato (a cura
di) Atlante del giardino italiano, 1750-1940, Istituto Poligrafico e Zecca
dello Stato, Roma 2009.
Architetture vegetali. Le strade alberate di Cagliari // 226
Steinhäuser Verlag & Kamps
Am Kriegermal 34 D – 42399
Wuppertal
Vegetational architectures.
The tree-lined streets
of Cagliari
Exhibit catalog
Cagliari, July 22nd - November 14th, 2021
This exhibition illustrates a period in
the history of Cagliari characterised by
substantial urban transformations: the city
loses its military importance and abandons
the fortifications that had marked the
boundaries of its historical districts up to the
mid-19th century: Castello, Stampace, Marina
and Villanova.
Spaces now free from walls are rethought and
planned as public promenades, following the
example of important European cities such as
London, Paris, Vienna.
The city takes on building and architectural
features that meet the needs of the
emerging bourgeoisie and is equipped with
infrastructures that favour the improvement
of its citizens’ health. Broad tree-lined
avenues are designed to mark the routes of
the new urban expansion.
These tree-lined city streets, the result of
a design concept that transformed the face
of the city, are a legacy we are invited to
recognize as cultural heritage, acknowledging
it in its design geometry and unity and taking
care of it through targeted and ameliorative
restoration processes.