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Es tto tra re to Au Es tto tra Rivista pluridisciplinare di studi su Roma antica e le sue interpretazioni VII – 2020 Edizioni Quasar re to Au CIVILTÀ ROMANA Es tto tra Comitato scientifico internazionale Joshua Arthurs • West Virginia University, Morgantown Lorena Atzeri • Università degli Studi di Milano Silvana Balbi de Caro • Bollettino di Numismatica, MiBACT, Roma – Museo della Zecca di Roma, IPZS Gino Bandelli • Università degli Studi di Trieste Marcello Barbanera • “Sapienza” Università di Roma Mihai Bărbulescu • Universitatea Babeş-Bolyai, Cluj-Napoca Giovanni Brizzi • “Alma Mater Studiorum” Università di Bologna Franco Cardini • Istituto di Scienze Umane e Sociali, Scuola Normale Superiore, Pisa Maddalena Carli • Università degli Studi di Teramo Juan Carlos D’Amico • Université de Caen Normandie Letizia Ermini Pani (†) • Istituto Nazionale di Studi Romani, Roma Fondazione Centro italiano di studi sull’alto medioevo, Spoleto Lucietta Di Paola Lo Castro • Università degli Studi di Messina Antonio Duplá Ansuátegui • Universidad del País Vasco/Euskal Herriko Unibertsitatea, Vitoria/Gasteiz Maurilio Felici • LUMSA, Palermo Philippe Fleury • Université de Caen Normandie Oliver Gilkes • University of East Anglia, Norwich Virgilio Ilari • Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano – Società Italiana di Storia Militare, Roma Flavia Marcello • Swinburne University of Technology, Melbourne Anna Pasqualini • Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Giuseppina Pisani Sartorio • Pontificia Accademia Romana di Archeologia, Roma Gaetano Platania • Istituto Nazionale di Studi Romani, Roma – Università degli Studi della Tuscia Isabel Rodà de Llanza • Universitat Autònoma de Barcelona – Institut Català d’Arqueologia Clàssica, Tarragona Friedemann Scriba • Humboldt-Universität zu Berlin Paolo Sommella • “Sapienza” Università di Roma Heinz Sproll • Universität Augsburg Coordinamento editoriale: Teresa Silverio Editing: CIVILTÀ ROMANA. Rivista pluridisciplinare di studi su Roma antica e le sue interpretazioni Via Salaria 1495/U, B6, 00138 Roma – tel./fax 068887304 – email: rivistaciviltaromana@gmail.com This is a peer-reviewed Journal CIVILTÀ ROMANA Rivista pluridisciplinare di studi su Roma antica e le sue interpretazioni Direttore responsabile: Enrico Silverio Proprietario: Anna Maria Liberati Registrazione Tribunale Ordinario di Roma n. 265 del 27 novembre 2014 ISSN 2421-342X L’abbreviazione internazionale della rivista è «CivRom» © Roma 2021 Anna Maria Liberati Edizioni Quasar di Severino Tognon s.r.l. via Ajaccio 41-43, 00198 Roma tel. 0685358444, fax 0685833591 email: info@edizioniquasar.it Finito di stampare nel mese di aprile 2021 Nessuna parte del presente volume può essere riprodotta senza preventivo permesso scritto degli aventi diritto re to Au Direttore scientifico Anna Maria Liberati Es tto tra re to Au Sommario Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . V Editoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . VII Anna Pasqualini, Mens sana in corpore sano: aspetti del corpo in età romana. . . . . . . . . . . . . . . 1 Heinz Sproll, Die Theophanie in der Kreuzesvision Constantin des Großen in geschichtsontologischer Deutung. Vom Realsymbol des Kreuzes in der Memoration der ars bis zum Theologumenon der sozialen Königsherrschaft Jesu Christi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33 Paolo Garofalo, Giuseppe Lugli e la villa di S. Cesareo a Velletri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59 Giuseppina Pisani Sartorio, La partecipazione di Antonio Maria Colini e Italo Gismondi all’organizzazione del Bimillenario Augusteo (1932-1938) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71 Enrico Silverio, L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera . . . 107 Fonti Anna Maria Liberati - Enrico Silverio, Le fonti sulla Mostra Augustea della Romanità nelle carte dell’Archivio Centrale dello Stato, II: «Permanente / M» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 177 Abstracts . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 285 Recensioni Giuseppina Alessandra Cellini, I Marmi Torlonia. Collezionare Capolavori, a cura di Salvatore Settis e Carlo Gasparri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 291 Notiziario Pubblicazioni ricevute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 299 Es tto tra Introduzione: un Bimillenario Augusteo degno dell’«Italia nuova» L’Archivio storico dell’odierno Istituto Nazionale di Studi Romani non contiene soltanto una copiosa e minuziosa documentazione delle attività intraprese dall’Istituto1, anche in concorso con l’allora Museo dell’Impero Romano2, in occasione della celebrazione del * Pubblico in questa sede – inalterato, con le integrazioni bibliografiche strettamente indispensabili per il passare del tempo e con una separazione in paragrafi per comodità di consultazione – il testo basato su documenti inediti e destinato agli Atti del Convegno internazionale 2014. Bimillenario della morte di Augusto. L’Istituto Nazionale di Studi Romani e le fonti d’archivio del primo bimillenario, Roma, Istituto Nazionale di Studi Romani, 23-24 ottobre 2014, a tutt’oggi non ancora editi. 1 Sull’Istituto di Studi Romani, odierno Istituto Nazionale di Studi Romani, e sul suo fondatore Carlo Galassi Paluzzi vd. ora soprattutto B. Coccia, Carlo Galassi Paluzzi. Bibliografia e appunti biografici, Roma 2000, A. Vittoria, L’Istituto di Studi Romani e il suo fondatore Carlo Galassi Paluzzi dal 1925 al 1944, in Il classico nella Roma contemporanea. Mito, modelli, memoria, Atti del Convegno di Roma, 18-20 ottobre 2000, a cura di F. Roscetti con la collaborazione di L. Lanzetta e L. Cantatore, II, Roma 2002, pp. 507-537, e D. Aramini, Nel segno di Roma. Politica e cultura nell’Istituto di studi romani, in Il primato della politica nell’Italia del Novecento. Studi in onore di Emilio Gentile, a cura di A. Tarquini, Roma-Bari, 2016, pp. 35-64. Sull’Archivio dell’Istituto vd. C. Lodolini Tupputi, L’Archivio storico dell’Istituto Nazionale di Studi Romani, Ead., L’Archivio storico dell’Istituto Nazionale di Studi Romani. II: I Corsi superiori di Studi Romani (1926-1987) ed Ead., L’Archivio storico dell’Istituto Nazionale di Studi Romani. III: Le sezioni (1933-1971), tutti in «Studi Romani», rispettivamente XLIII (1995), 3-4, pp. 438-442, XLIV (1996), 1-2, pp. 215-239, e 3-4, pp. 517-538. Nel presente contributo, ove ho riportato testualmente le fonti d’archivio ho rispettato l’impiego delle maiuscole così come di volta in volta se ne rinviene l’uso, benché esso non sia sempre univoco ed anzi appaiano non poche varianti. Analogamente, nella trascrizione delle fonti ho mantenuto, ove presente, tanto il sottolineato o il corsivo quanto l’uso del maiuscolo per interi sostantivi o nomi propri. Nell’indicazione delle fonti dell’Archivio dell’Istituto Nazionale di Studi Romani ho impiegato le seguenti abbreviazioni: AINSR = Archivio dell’Istituto Nazionale di Studi Romani; AG = Affari Generali; b. = busta; CCM = Congressi, Convegni e Mostre; CSSR = Corsi Superiori di Studi Romani; f. = fascicolo; RS= Rassegna Stampa; RSM= Registri, schedari, materiali di grande formato, rotoli e ritagli; s. = serie; sott. = sottofascicolo; sub sott. = sub sottofascicolo. Ove non diversamente indicato, i riferimenti alla corrispondenza in partenza dall’Istituto di Studi Romani, usualmente a firma di Carlo Galassi Paluzzi, sono da intendersi rivolti alle relative copie su velina. Nell’indicazione del titolo dei fascicoli – quando non indicati con il semplice numero – e dei sottofascicoli, ho riportato di volta in volta o il titolo che si rinviene sul fascicolo o sul sottofascicolo medesimo o l’indicazione che è annotata negli inventari redatti dalla stessa C. Lodolini Tupputi e consultabili presso l’Istituto Nazionale di Studi Romani ovvero presso http://www.studiromani.it/gli-inventari-.html, in ragione della maggiore descrittività dell’uno o dell’altro. Nell’indicazione di fonti conservate presso l’Archivio Centrale dello Stato ho impiegato le abbreviazioni d’uso. 2 Il Museo dell’Impero Romano venne istituito con Deliberazione del governatore di Roma n. 6073 del 21 agosto 1926 ed ebbe sede dapprima presso l’ex convento di S. Ambrogio e successivamente, giusta Deliberazioni del governatore di Roma n. 300 del 26 gennaio 1929 e n. 5093 del 20 luglio 1929, in palazzo Pantanella presso piazza Bocca della Verità. Sul Museo dell’Impero Romano vd. A.M. Liberati Silverio, Il Museo dell’Impero Romano, 1927-1929 ed Ead., Il Museo dell’Impero Romano, 1929, entrambi in Dalla mostra al museo. Dalla Mostra archeologica del 1911 al Museo della civiltà romana, a cura di G. Pisani Sartorio - D. Mancioli - A.M. Liberati Silverio - V. Fioravanti, Catalogo della Mostra di Roma, Museo della Civiltà Romana, giugno-dicembre 1983, Venezia 1983, pp. 65-67 e 68-73; F. Scriba, Augustus im Schwarzhemd? Die Mostra Augustea della Romanità in Rom 1937/38, Frankfurt am Main-Berlin 1995, pp. 330-338; S. Giuseppini, Roma 1926-1928. Istituzione del Museo dell’Impero Romano, in «Studi Romani», LV (2007), 1-4, pp. 214-236; E. Silverio, Il ruolo del Museo dell’Impero Romano nelle celebrazioni del bimillenario augusteo del 1937-1938, in «Bollettino dei Musei Comunali di Roma», n.s. XXVIII (2014), pp. 149-162; D. Germanò, 1927-1939. Dal Museo dell’Impero Romano alla Mostra Augustea della Romanità, in «Bollettino dei Musei Comunali di Roma», n.s. XXX (2016), pp. 153-164; A.M. Liberati, Il Museo dell’Impero Romano. La genesi, l’istituzione, lo sviluppo, la sorte; F. Scriba, La romanizzazione dell’antichità nel Museo dell’Impero re to Au L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera* Es Enrico Silverio tto tra 108 (1927-1939). Una tappa tra l’interpretazione nazionalista di materiali archeologici e la messa in scena olistica in senso fascista; L. Lanzetta, Momenti di vita del Museo dell’Impero Romano nelle carte d’archivio dell’Istituto Nazionale di Studi Romani, ed E. Silverio, 21 aprile 1927: l’inaugurazione del Museo dell’Impero Romano nella stampa quotidiana, tutti costituenti la sezione Per il novantesimo anniversario dell’istituzione del Museo dell’Impero Romano, in «Civiltà Romana», III (2016), rispettivamente pp. 203-278, 279-302, 303-328 e 329-360. Le Deliberazioni del governatore di Roma citate di qui in avanti sono consultabili presso l’Archivio Storico Capitolino, Decreti e Deliberazioni del Governatore, ivi ad loca. 3 AINSR, s. RS, Mostra Augustea della Romanità. 1936 (ma in realtà relativo anche ad anni precedenti il 1936); Mostra Augustea della Romanità. 1937; Mostra Augustea della Romanità. 1938. Specifico che i raccoglitori che ospitano la rassegna stampa della Mostra e di altri eventi legati all’attività dell’Istituto, anche a prescindere dal Bimillenario del 1937-’38, non sono censiti all’interno degli inventari citati supra in nota 1. Nondimeno, poiché quei raccoglitori ed il loro contenuto costituiscono una porzione dell’Archivio nella misura in cui, oltre a farne in effetti fisicamente e materialmente parte, soprattutto illustrano la realizzazione delle iniziative la cui preparazione è testimoniata nelle diverse serie archivistiche regolarmente inventariate – ad esempio “Congressi, Convegni e Mostre”, “Corsi Superiori di Studi Romani” etc. – ho fatto utilizzo nella presente sede, in abbreviazione, della locuzione “serie Rassegna Stampa” sia per evidenti ragioni di uniformità con il resto delle citazioni archivistiche – ed in assenza di una classificazione ufficiale della rassegna stampa –, sia soprattutto per rimarcare l’organicità dell’intero materiale dell’Archivio. Tale organicità risulterà ancora più evidente allorché si constaterà come molti testi pubblicati sui quotidiani e rinvenibili nella rassegna stampa fossero composti dall’Istituto e come gli originali si trovino nei fascicoli delle serie “Congressi, Convegni e Mostre” o “Corsi Superiori di Studi Romani”, a seconda del tipo di evento. 4 AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani. 1937-XV, voll. I e II e Corsi Superiori di Studi Romani 1938-XVI, voll. I e II. Sui Corsi Superiori di Studi Romani vd., relativamente al periodo precedente la caduta del Fascismo, quale valida fonte per la conoscenza dei loro criteri informatori e per l’organizzazione delle materie, C. Galassi Paluzzi, I Corsi Superiori di Studi Romani, Roma 1943. 5 AINSR, s. RS, V Congresso Nazionale di Studi Romani. L’organizzazione del V Congresso Nazionale di Studi Romani è strettamente intrecciata con quella del Convegno Augusteo, dal momento che C. Galassi Paluzzi, nell’autunno-inverno 1937 ipotizzò una loro sostanziale fusione con conseguente altrettanto sostanziale trasformazione del V Congresso in Convegno Augusteo, proponendola a Giuseppe Bottai, all’epoca ministro dell’Educazione Nazionale: vd. E. Silverio, Il Convegno Augusteo del 1938 nel quadro del Bimillenario della nascita di Augusto attraverso i documenti d’archivio e le pubblicazioni dell’Istituto Nazionale di Studi Romani, in «Studi Romani», LXII (2014), 1-4, pp. 358-425 (380-382) e Id., Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale: il caso del Convegno Augusteo del 23-27 settembre 1938, in «Civiltà Romana», I (2014), pp. 159-229 (177-183). 6 AINSR, s. RS, Convegno Augusteo. Sul Convegno Augusteo vd. F. Scriba, Augustus im Schwarzhemd?, cit., pp. 229-234; E. Silverio, Il Convegno Augusteo del 1938, cit.; Id., Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale, cit.; Id., L’Unione Storia ed Arte nelle celebrazioni del bimillenario della nascita di Augusto (1937-1938), in «Bollettino della Unione Storia ed Arte», 3a s. IX (2014), pp. 5-23 (15-18) ed infra nel presente contributo. Nell’ambito del Convegno internazionale 2014. Bimillenario della morte di Augusto. L’Istituto Nazionale di Studi Romani e le fonti d’archivio del primo bimillenario, Roma, Istituto Nazionale di Studi Romani, 23-24 ottobre 2014, J. Nelis avrebbe dovuto parlare sul tema Il Convegno Augusteo del 1938: genesi e trasformazioni. La relazione, in effetti, non venne tenuta a causa dell’involontaria assenza del relatore e fu sostituita dalla lettura di un breve e generico abstract. Non mi è dunque possibile soffermarmi sulle idee che nella detta relazione sarebbero state espresse se essa fosse stata tenuta. Cenni al Convegno Augusteo – dovuti, credo, a J. Nelis – sono invece stati pubblicati in J. Nelis - M. Ghilardi, L’Istituto di Studi Romani et la figure d’Auguste. Sources d’archives et perspectives de recherche 1937/1938-2014, in «Studi Romani», LX (2012), 1-4, pp. 333-339 (336-338). Per le ragioni esposte nei miei primi due contributi citati poco sopra, non mi pare di poter concordare con talune datazioni proposte in quell’intervento e relative all’ideazione ed alle prime fasi del progetto del Convegno Augusteo: vd. E. Silverio, Il Convegno Augusteo del 1938, cit., pp. 376-377, nota 28 ed Id., Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale, cit. pp. 175-176, nota 37. re to Au Bimillenario della nascita di Augusto, ma – conformemente ad una prassi applicata a tutti gli ambiti di intervento dell’Istituzione – conserva anche un’altrettanto copiosa documentazione sull’attività dell’Istituto. Si tratta soprattutto di numerosi raccoglitori in tutto analoghi alle buste delle altre serie archivistiche e che, suddivisi al loro interno in svariati fascicoli, serbano la rassegna stampa degli eventi del Bimillenario. Tali raccoglitori sono in numero di tre per la Mostra Augustea della Romanità3, di quattro per i Corsi Superiori di Studi Romani degli anni accademici interessati dalle cerimonie, cioè il 1936-’37 ed il 1937-’38 4, di uno per il V Congresso Nazionale di Studi Romani del 24-30 aprile 19385 ed infine ancora di uno per il Convegno Augusteo del 23-27 settembre 19386. Si tratta di un Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 109 7 Circa la stampa italiana durante il fascismo, vd. in modo particolare P.V. Cannistraro, La fabbrica del consenso. Fascismo e mass media, Roma-Bari 1975; La stampa italiana nell’età fascista, a cura di N. Tranfaglia - P. Murialdi - M. Legnani, Roma-Bari 1980; P. Murialdi, La stampa del regime fascista, Roma-Bari 1986; M. Forno, La stampa del Ventennio. Strutture e trasformazioni nello Stato totalitario, Soveria Mannelli 2005; F. Contorbia, Giornalismo italiano, II, 1901-1939 e III, 1939-1968, Milano 2007 e 2009; e P. Allotti, Giornalisti di regime. La stampa italiana tra fascismo e antifascismo (1922-1948), Roma 2012. 8 La locuzione «anno bimillenario» compare assai spesso nei documenti d’archivio consultati e qui citati. Essa vale ad indicare il periodo delle cerimonie per il Bimillenario della nascita di Augusto, cioè l’arco temporale di dodici mesi che iniziò il 23 settembre 1937 e terminò il 23 settembre 1938. In realtà, a ben vedere, la solenne chiusura del Bimillenario si ebbe in Campidoglio il 27 settembre 1938, ma ciò si collega all’organizzazione del Convegno Augusteo, che venne ideato e pianificato molto dopo le altre iniziative. Circa tale cerimonia di chiusura, rinvio a E. Silverio, Il Convegno Augusteo del 1938, cit., pp. 422-425 nonché a Id., Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale, cit., pp. 215-219, 222-223 e 226-228 e più avanti nel presente contributo. 9 I riferimenti all’«Italia nuova» erano abbastanza comuni nella pubblicistica dell’epoca, tuttavia intendo qui riferirmi all’espressione contenuta nell’ordine del giorno fatto votare da Giulio Quirino Giglioli, all’epoca – tra l’altro – direttore del Museo dell’Impero Romano, in occasione del II Congresso Nazionale di Studi Romani del 24-29 aprile 1930. Vd. quindi G.Q. Giglioli, Per il secondo millenario di Augusto, in Atti del II Congresso Nazionale di Studi Romani, I, Roma 1931, pp. 277280 (280), fondamentale per inquadrare correttamente sino da ora il valore del Bimillenario del 1937-1938 nell’ideologia dell’Italia fascista e del suo rapporto con Roma antica e che pertanto si riporta integralmente: «Il II Congresso Nazionale di Studi Romani, udita la relazione del Prof. Giulio Q. Giglioli, acclama l’idea di festeggiare il secondo millenario della nascita dell’Imperatore Augusto e fa sua la proposta del relatore di compiere per tale occasione le seguenti opere: 1° - Isolamento e sistemazione definitiva del Mausoleo di Augusto; 2° - Scavo definitivo, ricomposizione e degno collocamento in Roma dell’Ara Pacis; 3° - Restauro e studio di altri monumenti augustei dell’Italia e dell’Impero; 4° - Pubblicazione di una serie di monografie di carattere scientifico che illustrino la storia e la civiltà di Augusto, dell’Italia e del mondo romano, al principio dell’Impero; 5° - Promozione di cicli di conferenze in Roma ed in altri centri italiani, incaricando la Presidenza dell’Istituto di Studi Romani di farsi centro presso le varie autorità di tali iniziative in modo che i festeggiamenti riescano solenni, degni di Augusto e dell’Italia nuova». Su G.Q. Giglioli vd. ora soprattutto M. Barbanera, s.v. Giglioli, Giulio Quirino, in «Dizionario Biografico degli Italiani», LIV, Roma 2000, pp. 707-711, con precedente bibliografia, e cfr. la complessiva definizione della sua figura di uomo e di studioso contenuta in A. Pasqualini, L’antiquaria di gesso: passato e futuro del Museo della Civiltà Romana all’EUR, in «Mediterraneo Antico», IX (2006), 2, pp. 631-646 (636, nota 25). 10 Vd. per tutti E. Gentile, La Grande Italia. Ascesa e declino del mito della nazione nel ventesimo secolo, Milano 1997, pp. 149225, con specifico riguardo alle pp. 181-195. re to Au materiale che, per essere opportunamente valutato ed apprezzato nell’ambito delle attività realizzate dall’Istituto in occasione della celebrazione bimillenaria, può essere avvicinato con reale profitto solo dopo che si sia conosciuto l’Archivio dell’attività dell’Istituto e se ne siano considerati i diversi contenuti compresi, in questo caso, quelli pertinenti alla cura dei rapporti con la stampa, soprattutto quotidiana7. Infatti l’analisi della rassegna stampa o, come si diceva all’epoca, dei “ritagli di stampa”, necessita di una lettura coordinata con l’Archivio dell’attività dell’Istituto non solo al fine di inquadrare i singoli eventi, che sono assai numerosi, all’interno della cornice delle manifestazioni dell’«anno bimillenario»8, ma anche – e direi soprattutto – per comprendere come si giungesse a certi esiti che, specie nei quotidiani, avevano l’effetto di cristallizzare i singoli eventi del Bimillenario, fissandone il significato non esclusivamente culturale ma anche ideologico-politico. Al centro di questo significato è proprio la nozione di «Italia nuova»9, cioè rinnovellata dal Fascismo, inteso come movimento salvifico a fronte di una situazione nazionale di esiziale disordine, ed allo stesso tempo anche in grado di proporsi – pure in forza della sua ritenuta essenza rivoluzionaria – come modello universale alternativo tanto nei confronti del comunismo sovietico quanto delle democrazie liberali10. È anche – certo non solo – in questa teoricamente armonica duplicità tra nazionalità ed universalità che si inquadra il richiamo a Roma, oltre che naturalmente nella linea di Es Enrico Silverio tto tra 110 11 Particolarmente utili risulteranno – allorché sarà edito il volume che li deve riunire – i contributi riuniti negli Atti del Convegno internazionale 2014. Bimillenario della morte di Augusto. L’Istituto Nazionale di Studi Romani e le fonti d’archivio del primo bimillenario, Roma, Istituto Nazionale di Studi Romani, 23-24 ottobre 2014. Vd. comunque intanto E. Gentile, La Grande Italia, cit., pp. 181-195; l’intero capitolo 4 – dovuto ad A. Giardina – di A. Giardina - A. Vauchez, Il mito di Roma. Da Carlo Magno a Mussolini, Roma-Bari 2000; L. Scuccimarra, s.v. Romanità, culto della, in Dizionario del fascismo, a cura di V. de Grazia - S. Luzzatto, II, Torino 2003, pp. 539-541; ed A. Tarquini, Storia della cultura fascista, Bologna 2011, pp. 128-134, tutti con ulteriore precedente bibliografia ed ampii rinvii alle fonti. Più di recente vd. inoltre M. Mazza, Ideologia e storiografia in interventi del bimillenario augusteo, in «Mediterraneo Antico», XVIII (2015), 1-2, pp. 111-134; Id., Augusto in camicia nera. Qualche notazione su storiografia e ideologia durante il ventennio fascista, in Curiosa itinera. Studi per Daniela Gallavotti Cavallero, a cura di E. Parlato, Roma 2015, pp. 535-554; nonché ancora Id., Augusto in camicia nera. Storiografia e ideologia nell’era fascista, in «Revista de historiografía», 27 (2017), pp. 107-125. 12 Sono in tal senso significative le sale XXV e XXVI della Mostra Augustea della Romanità, dedicate rispettivamente a Il Cristianesimo ed alla Immortalità dell’idea di Roma. La rinascita dell’Impero nell’Italia Fascista, a proposito delle quali vd. rispettivamente il contributo di A.M. Liberati, La Mostra Augustea della Romanità, in «Civiltà Romana», VI (2019), pp. 53-95 (79-82 con fig. 21, 86 ed ivi anche nota 62, 88 nota 66) ed E. Silverio, Un’interpretazione dell’idea di Roma. La Sala XXVI della Mostra Augustea della Romanità, in «Studi Romani», LIX (2011), 1-4, pp. 307-331. 13 Per la nozione di “Civiltà Italiana”, è fondamentale lo spoglio del periodico, nato proprio alla fine degli anni Trenta, dedicato all’Esposizione Universale del 1942: «Civiltà», I (1940), II (1941) e III (1942). Nello stesso periodo in cui questo periodico iniziava le sua diffusione, l’Istituto Nazionale di Cultura Fascista avviò la pubblicazione di una collana di monografie dal titolo Civiltà Italiana: i suoi titoli sono anch’essi estremamente significativi per comprendere immediatamente cosa si intendesse per “Civiltà Italiana”. Si tratta di: F. Formigari, Letteratura del Quattrocento, Milano-Messina 1940; P. de Francisci, Spirito della Civiltà Romana, Milano-Messina 1940 ed E. Albertario, Il Diritto romano, Milano-Messina 1940. Per la presenza dell’idea di “Civiltà Italiana” in un veicolo ideologico-propagandistico di grande diffusione come i valori postali, vd. invece A.M. Liberati, La storia attraverso i francobolli tra anniversari e ideologia nell’Italia degli anni Trenta del Novecento, in «Civiltà Romana», I (2014), pp. 230-281, passim. 14 Sul ruolo di Roma antica nella dinamica della “Civiltà Italiana” resta imprescindibile la collocazione che ad essa sarebbe spettata nell’ambito della Mostra della Civiltà Italiana da tenersi nell’E 42: vd. in proposito E. Garin, La civiltà italiana nell’Esposizione del 1942, in E 42. Utopia e scenario del Regime, Catalogo della Mostra di Roma, Archivio Centrale dello Stato, aprile-maggio 1987, I, Ideologia e programma dell’Olimpiade delle Civiltà, a cura di T. Gregory - A. Tartaro, Venezia 1987, pp. 3-16, con particolare riguardo alle pp. 10-11 anche per gli attriti derivanti dalla scelta di inserire una Sezione antica nella Mostra della Civiltà Italiana pur essendo prevista nell’ambito dell’E 42 un’autonoma Mostra della Romanità. Vd. poi Mostra della Civiltà Italiana. Criteri fondamentali per la presentazione della Mostra, Roma 1939, pp. 1-7. La pubblicazione è interamente riprodotta in E 42. Utopia e scenario del Regime, I, cit., pp. 157-165. 15 Vd. ad esempio Dall’Impero romano all’Italia imperiale. Letture storiche, a cura di G. Gasperoni - G. Tudertino, titolo da ultimo assunto da un’opera edita in Milano da Mondadori per aggiornare in senso imperiale – e ciò proprio dalla sesta edizione del 1937 – una raccolta di letture selezionate dai medesimi curatori e già più volte edita in epoca “pre imperiale”, cioè ante 1936. L’intera opera constava di tre volumi, ciascuno dei quali ebbe infine varie edizioni sino agli anni 1940-1942, allorché vennero date alle stampe la 11a edizione del vol. I (1942), l’8a del vol. II (1940) e la 8a del vol. III (1942). Vd. in tal senso re to Au una continuità che viene intesa viva ed operante tra Roma antica, significativamente avvertita allo stesso tempo sia come “fenomeno” nazionale italiano che come “fenomeno” di portata universale, e quella moderna11. A mediare tra l’antica e la nuova Roma o, meglio, a gettare un ponte – anche e soprattutto cronologico – tra le due, sono tanto il Cristianesimo cattolico, ritenuto erede della Roma imperiale12, quanto una serie di tradizioni politiche e culturali che vanno sotto il nome di “Civiltà Italiana”13. Anzi, sul finire degli anni ’30 apparirà sempre più chiaro, ad esempio nei progetti per l’E 42 o nell’attività editoriale dell’Istituto Nazionale di Cultura Fascista, come la nozione di “Civiltà Italiana” debba intendersi quale inglobante anche quella di Roma antica che, pur mantenendo una propria speciale importanza, ne costituisce un suo punto iniziale o quasi14, e che appare in grado di garantire, insieme con la Roma cattolica, un afflato non angustamente nazionale ma realmente universale all’Italia moderna, erede delle “due Rome” precedenti. La dinamica di questa continuità è ben esemplificata nelle antologie di letture storiche approntate per gli studenti delle scuole medie o delle medie superiori15. Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 111 Mondadori. Catalogo storico di libri per la scuola (1910-1945), a cura di E. Rebellato, Milano 2008, pp. 91, 109, 154, 188, 200, 219, 240, 262, 277, inoltre sul rapporto tra stampa scolastica, impresa editoriale, Fascismo e nuovi programmi scolastici, vd. M. Galfré, Introduzione. L’inarrestabile ascesa di Mondadori tra scuola e mercato, ivi, pp. 9-29 ed in particolare p. 20 per l’opera sopra citata. 16 G. Ambrosini, L’Albania nella Comunità Imperiale di Roma, Roma 1940, p. 63: «La Comunità Imperiale di Roma rappresenta un nuovo tipo di ordinamento di popoli, che, ad opera del Duce, si aggiunge a quelli preesistenti. Si tratta di un nuovo complesso organismo politico, di un nuovo corpus misticum formato di diverse parti, le quali però, pur concorrendo tutte al raggiungimento delle stesse mète comuni e pur traendone ognuna il proprio vantaggio, non si trovano sullo stesso piano. Vengono prima l’Italia e l’Albania; seguono in posizione di rilievo, ma non uguale a quella italo-albanese, la Libia ed il Possedimento dell’Egeo; sta, infine, in un’altra posizione l’Africa Orientale Italiana. Nessuna parte di questa ‘Comunità Imperiale’ ha funzioni di semplice strumento, né tanto meno è assoggettata a sfruttamento; tutte partecipano allo scopo comune ed ai comuni vantaggi, conformemente alla tradizione di Roma, che, siccome rammentò il Duce nello storico discorso del 9 maggio 1936, associava i popoli al suo destino». Su Gaspare Ambrosini, in seguito presidente della Corte costituzionale della Repubblica italiana, vd. La figura e l’opera di Gaspare Ambrosini, a cura di F. Teresi, Atti del Convegno di Agrigento Favara, 9-10 giugno 2000, Palermo 2001; A. La Russa, Gaspare Ambrosini. L’uomo, il politico, il costituzionalista, Palermo 2007; R. Bifulco, s.v. Ambrosini, Gaspare, in Dizionario biografico dei giuristi italiani (XII-XX secolo), I, Bologna 2013, pp. 51-52, ed A. Blando, Gaspare Ambrosini. Dal fascismo all’invenzione dell’autonomia siciliana, in «InTrasformazione. Rivista di storia delle idee», VII (2018), 2, pp. 108-135. Sulla nozione di “Comunità Imperiale di Roma” e sul concetto giuridico di impero nell’Italia del 1936-1943 mi permetto di rinviare ad E. Silverio, Impero, diritto e geografia in Carlo Costamagna e Sergio Panunzio, in «Civiltà Romana», V (2018), pp. 139-164 (specialmente pp. 142-143) nonché Id., Gradi militari ed architetture imperiali. Il caso della Legge 2 aprile 1938 n. 240, “Creazione e conferimento del grado di Primo Maresciallo dell’Impero”, in corso di stampa in «Nuova Antologia Militare. Rivista interdisciplinare della Società Italiana di Storia Militare». 17 Vd. sul punto G. Rigano, La svolta razzista. Controversie ideologiche tra Chiesa e fascismo, Bologna 2013 = Id., Romanità, cattolicità e razzismo. La Santa Sede e La Difesa della razza, in «Cristianesimo nella storia», XXXIII (2012), pp. 48-88. 18 Per un approccio ai temi richiamati vd. E. Gentile, Contro Cesare. Cristianesimo e totalitarismo nell’epoca dei fascismi, Milano 2010, pp. 96-98 e G. Rigano, La svolta razzista, cit., passim. 19 Ma tale già in nuce in virtù della nozione di “potenza” tipica della fine del XIX/inizio del XX secolo ed inverata in Italia dal Fascismo: vd. in proposito E. Gentile, La Grande Italia, cit., con particolare riguardo alla p. 182. Tra le fonti dell’epoca, oltre al testo della voce Fascismo nell’«Enciclopedia Italiana», è significativo, sino dal titolo stesso, G. Bottai, Mussolini costruttore d’Impero, Mantova 19261, opera pubblicata nella collana Mussolinia dell’editore Paladino: su tale collana vd. L. Cavazzoli, La collana “Mussolinia” dell’editore Paladino di Mantova, in «La Fabbrica del Libro. Bollettino di storia dell’editoria in Italia», IX (2003), 2, pp. 13-16. La tensione verso la dimensione imperiale è presente anche nel rapporto con le grandi ricorrenze bimillenarie precedenti il 1937-’38, con particolare riguardo al Bimillenario Virgiliano ed alle relative emissioni filateliche. Vd. a tal proposito A.M. Liberati, La storia attraverso i francobolli, cit., pp. 245-249, anche circa la serie “imperiale”. Cfr. anche A. Giardina in A. Giardina - A. Vauchez, Il mito di Roma, cit., pp. 248-258, che distingue tra tensione universale del Fascismo e compresenza del “modello” romano repubblicano e di quello imperiale, ritenendo tuttavia – ivi, p. 249 – che «dopo la conquista dell’Etiopia, il modello dominante non poteva che essere quello imperiale». re to Au Attraverso il rapporto con Roma, dunque, nell’ottica dell’Italia fascista, si ricuciono i legami con un passato avvertito come nazionale ma letto anche come universale e che pertanto ha, quale esito naturale, la legittimità dell’aspirazione dell’Italia, “tornata romana” con il Fascismo e da poco anche “imperiale” con la conquista dell’Etiopia, ad una funzione di guida in un contesto internazionale che si vorrebbe gerarchicamente ordinato e nel quale l’Italia fascista è destinata ad evolversi già nel 1939 – dopo l’unione della corona albanese con la corona d’Italia – nella «Comunità Imperiale di Roma»16. Sempre ambiguo in quest’ambito, come si accennava, il rapporto con la Chiesa cattolica che – dando vita ad una serie di aggrovigliati nodi concettuali che verranno al pettine in modo davvero scoperto soprattutto al momento delle leggi razziali17 – talvolta veniva riconosciuta “cattolica” in un’accezione tutta particolare e che con quella genuinamente ortodossa aveva assai poco da spartire18. Tuttavia l’«Italia nuova» del Bimillenario non è solo quella del 1937-’38 ma già quella “tornata romana”, e solo ancora tendenzialmente imperiale19, che fa da sfondo alla relazio- Es Enrico Silverio tto tra 112 20 Vd. supra nota 9. G. Q. Giglioli, Per il secondo millenario di Augusto, cit. , p. 280. 22 Vd. E. Silverio, Il Convegno Augusteo del 1938, cit., pp. 371-377 ed Id., Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale, cit., pp. 169-177. 23 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sott. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, lettera da G. Bottai a C. Galassi Paluzzi del 20 novembre 1937. Per l’inquadramento di questa lettera nelle vicende, a tratti convulse, dell’ideazione e dell’organizzazione del Convegno Augusteo, vd. E. Silverio, Il Convegno Augusteo del 1938, cit., pp. 378-385 ed Id., Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale, cit., pp. 177-183. 24 Sul Governatorato di Roma vd. P. Salvatori, Il Governatorato di Roma. L’amministrazione della capitale durante il fascismo, Milano 2006. 21 re to Au ne di Giulio Q. Giglioli – all’epoca, tra l’altro, direttore del Museo dell’Impero Romano – al II Congresso Nazionale di Studi Romani del 1930 intitolata Per il secondo millenario di Augusto, nella quale troviamo già definite alcune delle manifestazioni che poi incontreremo nella stampa: l’isolamento e la sistemazione definitiva del Mausoleo di Augusto; lo scavo definitivo, ricomposizione e «degno collocamento» in Roma dell’Ara Pacis; il restauro e studio di altri monumenti augustei dell’Italia e dell’Impero; ed infine la promozione di cicli di conferenze in Roma ed in altri centri italiani20. Non a caso l’ordine del giorno originato dalla relazione di Giglioli terminava con la formula attraverso la quale si incaricava «la Presidenza dell’Istituto di Studi Romani di farsi centro presso le varie autorità di tali iniziative in modo che i festeggiamenti riescano solenni, degni di Augusto e dell’Italia nuova»21. È l’«Italia nuova», dunque, che si riflette in quegli avvenimenti così come vengono presentati dalla stampa ma anche, direi, allo stesso tempo essa ne viene definita e delineata: la funzione della stampa sta tra il ricognitivo ed il pedagogico sino alle giornate del Convegno Augusteo, atto finale del grande Bimillenario intorno al quale, paradossalmente, si stava appena iniziando a riflettere solo tra maggio, giugno e luglio 193722 ed il cui progetto pochi mesi dopo, in una sua prima configurazione, sarà bocciato dallo stesso Mussolini, come scriverà Giuseppe Bottai a Carlo Galassi Paluzzi, presidente dell’allora Istituto di Studi Romani, il 20 novembre 1937: «S.E. il Capo del Governo, esaminato il progetto del Convegno Mondiale Augusteo, non ha ritenuto di dare seguito alla cosa, in considerazione delle molte iniziative che sono state già prese per la celebrazione del bimillenario»23. Qui ci soffermeremo soprattutto, per ovvii limiti di spazio, solo su alcuni temi ed aspetti della Mostra Augustea della Romanità, delle conferenze celebrative nell’ambito dei Corsi Superiori di Studi Romani del 1936-’37 e 1937-’38, del V Congresso Nazionale di Studi Romani e del Convegno Augusteo, dando però prima conto di altre due iniziative dell’Istituto: l’una consistente nel censimento e promozione delle celebrazioni augustee nel mondo e l’altra invece in un’amplissima rassegna della stampa estera relativa a quelle celebrazioni, che confluisce tra il 1937 ed il ’39 nella rassegna Roma nel mondo pubblicata sulle pagine della rivista del Governatorato di Roma, «Capitolium»24. Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 113 Nel primo caso disponiamo di ben 9 fascicoli raggruppati in 4 buste25 e suddivisi in sottofascicoli, dei quali ben 47 sono dedicati ai singoli Paesi esteri ordinati alfabeticamente dall’Albania all’Uruguay passando anche per Brasile, Cina, India, Nicaragua e Stati Uniti26; Paesi con i quali i rapporti erano garantiti – in forza di una disposizione di Ciano27 – tramite le rappresentanze diplomatiche e consolari (fig. 1), non senza una certa confusione e sovrapposizione da parte ministeriale tra Bimillenario Augusteo e Mostra Augustea della Romanità28. I fascicoli di ben 17 Paesi contengono pagine di quotidiani o loro “ritagli” relativi alle celebrazioni, che potevano consistere nella donazione di una copia della Lupa capitolina o di una copia dell’Augusto di Prima Porta29, ovvero ancora nello svolgimento di conferenze celebrative pubblicate in sunto o trascritte sui quotidiani locali, dedicati o meno alle comunità italiane, e sui quali poteva essere pubblicato anche materiale relativo, ad esempio, alla stessa Mostra Augustea ed in generale alle celebrazioni augustee in Italia. Alcuni dati potranno essere utili per comprendere la portata di quanto sopra accennato: per il Cile, ad esempio, sono conservati ben 15 ritagli di giornali e per il Brasile oltre quaranta pagine di quotidiani contenenti altrettanti articoli. I temi sono quelli della continuità storica tra Roma e l’«Italia nuova», la nozione di pax connessa alla 25 AINSR, s. CCM, b. 216, ff. 49-54; b. 217, f. 55; b. 218, f. 56; b. 219, f. 57. Vd. AINSR, s. CCM, b. 216, f. 54, sottofascicoli Albania, Arabia saudita, Argentina, Australia, Austria, Belgio, Bolivia; b. 217, f. 55, sottofascicoli Brasile, Bulgaria, Cecoslovacchia, Cile, Cina, Colombia, Costa Rica, Danzica; b. 218, f. 56, sottofascicoli Egitto, Equatore, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Guatemala, India, Inghilterra, Iraq, Irlanda, Jugoslavia, Lussemburgo, Malta, Marocco; b. 219, f. 57, sottofascicoli Monaco, principato, Montecarlo, Nicaragua, Nuova Zelanda, Olanda, Perù, Polonia, Portogallo, Romania, Siria, Spagna, Stati Uniti, Svizzera, Turchia, Unione Sud Africa, Uruguay. 27 AINSR, s. CCM, b. 216, f. 51, sott. Elenchi e lettere alle Rappresentanze Diplomatiche e Consolari. Il testo a firma di Galeazzo Ciano – tecnicamente un “dispaccio circolare”, e precisamente il n. 234602-C del 6 ottobre 1937 – aveva infatti all’oggetto «Mostra Augustea della Romanità» e recitava: «Il Prof. Galassi Paluzzi, Presidente dell’Istituto di Studi Romani, al quale la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha affidato l’incarico di raccogliere, in occasione della Mostra Augustea della Romanità, ogni possibile informazione riguardo a quanto è stato o verrà fatto presso le varie Nazioni per celebrare il Bimillenario d’Augusto, ha rivolto alle Regie Rappresentanze diplomatiche e consolari all’estero la lettera ed il formulario, trasmessi in allegato. In considerazione del particolare interesse che viene attribuita (sic) ad ogni iniziativa connessa alla celebrazione del Bimillenario d’Augusto, prego l’E.V. (S.V.) di voler cortesemente provvedere a fornire al predetto Istituto tutti i dati e le informazioni richieste. Ciano». Le minute delle lettere da inviare alle rappresentanze diplomatiche e consolari sono consultabili in AINSR, s. CCM, b. 216, f. 52, sott. Ministero Esteri, in allegato alla lettera da C. Galassi Paluzzi a G. Bastianini, sottosegretario di Stato agli Affari Esteri, del 14 settembre 1937. 28 Analoga confusione e sovrapposizione tra l’intero Bimillenario Augusteo e la singola Mostra Augustea della Romanità, si incontra anche a proposito delle pratiche burocratiche per le emissioni filateliche celebrative del Bimillenario e dedicate al Regno d’Italia, alle Isole Italiane dell’Egeo ed all’Africa Orientale Italiana. Per i particolari ed i riferimenti alle fonti d’archivio, si rinvia ad uno specifico contributo in corso di stampa con A.M. Liberati in «Studi Romani». 29 Per la donazione di una copia in bronzo dell’Augusto di Prima Porta alla città di San Paolo del Brasile vd. AINSR, s. CCM, b. 217, f. 55, sott. Brasile, ove la notizia è presente in numerose comunicazioni epistolari e articoli di quotidiani. Il dono di copie della statua augustea o di copie della Lupa Capitolina sia a città estere che a città italiane non era infrequente né iniziò con il Fascismo: limitandoci ai contesti esteri vd. ad esempio, per il dono nel 1921 di una copia della Lupa Capitolina da parte della Città di Roma alla Città di Cluj, in Romania, gli interventi raccolti in Orme di Roma. Tra Italia e Romania all’insegna di Roma antica, Atti dell’Incontro di studi di Roma, Accademia di Romania in Roma, Biblioteca, 16 novembre 2012 = «Bollettino di Numismatica on line. Serie Studi e Ricerche», II (2014); mentre per il dono di una copia dell’Augusto di Prima Porta nel 1934 alla città catalana di Tarragona e sulle peripezie ed i vari significati assunti da questo dono sino alla sua solenne e definitiva inaugurazione nel 1939 – a Guerra Civile conclusa –alla presenza dello stesso Ciano, vd. L. Balart Boïgues, La estatua de Augusto de Tarragona. Regalo del Gobierno italiano de Mussolini a la ciudad, in «Civiltà Romana», II (2015), pp. 245-256. 26 re to Au Il censimento delle celebrazioni augustee nel mondo Es Enrico Silverio tto tra 114 re to Au Fig. 1. Esemplare della circolare del ministro degli Affari Esteri datata 6 ottobre 1937, volta a favorire la comunicazione all’Istituto di Studi Romani delle celebrazioni augustee in programma nei più diversi Paesi da parte delle rappresentanze diplomatiche e consolari (AINSR, s. CCM, b. 216, f. 51, sott. Elenchi e lettere alle Rappresentanze Diplomatiche e Consolari). Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 115 30 Cfr. supra nota 26. Circa la trasmissione all’estero, quale sorta di modello di conferenza da tenersi su Augusto in Paesi stranieri, del Quaderno con cui si pubblicava la conferenza di Giuseppe Bottai L’Italia di Augusto e l’Italia d’oggi: vd. ad esempio AINSR, s. CCM, b. 216, f. 53 e f. 54, sott. Arabia saudita, sott. Australia, sott. Austria e sott. Bolivia e soprattutto, in AINSR, s. CCM, b. 216, f. 53, la lettera da C. Galassi Paluzzi a G. Bottai del 13 dicembre 1937: «Caro Amico, avendo preso contatto con tutte le nostre Rappresentanze Diplomatiche e Consolari a proposito delle manifestazioni che in ogni parte del mondo si organizzano per celebrare il Bimillenario di Augusto, mi sono pervenute molte richieste di materiale per organizzare talune di queste manifestazioni. Tra l’altro, mi si chiede uno schema utile di conferenza che servirebbe di base agli oratori designati a parlare su Augusto. Avrei pensato che la miglior cosa potrebbe essere quella di inviar loro la conferenza che hai fatto l’onore di svolgere presso i nostri Corsi Superiori di Studi Romani: sia perché nella prima parte essa riassume limpidamente e sinteticamente l’opera di Augusto, sia perché nella seconda parte, con una efficacia ed una sobrietà – che così grandemente giova a questa efficacia – mette in evidenza quanto del genio di Augusto rivive nel genio di Mussolini e, come quindi sia possibile stabilire un parallelo tra l’epoca di Augusto [e] l’era Fascista. Nessuna guida migliore, pertanto, per i conferenzieri c[he] questo tuo importante studio che desidererei inviare a tutti coloro che ce ne fanno richiesta. Prima di farlo compio il dovere elementarissimo di chiedertene l’autorizzazione, anche perché – ove tu lo credessi opportuno dato che si tratta di svolgere delle conferenze all’estero – potresti compiacerti suggerirci qualche eventuale aggiunta o variante che reputassi utile per uditori stranieri. In attesa di conoscere quanto crederai decidere in merito, ti ringrazio anticipatamente inviandoti i più cordiali saluti (C. Galassi Paluzzi)». Insieme a questa lettera, vd. l’unito appunto interno n. 156 del 9 dicembre 1937, relativo al costo della stampa di 50 copie del «Quaderno Augusteo di S.E. Bottai […] per inviarle alle Rappresentanze Diplomatiche che ne fanno richiesta […]». La conferenza di Bottai venne tenuta sabato 20 febbraio 1937 nell’ambito dell’XI a.a. dei Corsi Superiori di Studi Romani, 1936-’37, inauguratosi presso l’Oratorio borrominiano della Chiesa Nuova il 12 dicembre 1936 alla presenza del Principe di Piemonte, dello stesso Bottai quale ministro dell’Educazione Nazionale e del governatore di Roma. Nell’occasione la prolusione – tutt’altro che priva di risvolti ideologico-politici – venne affidata a Carlo Formichi che parlò su Roma nell’opera di Shakespeare: vd. la cronaca dell’evento in L’inaugurazione dell’XI Anno Accademico dei Corsi Superiori di Studi Romani, in «Rassegna d’informazioni dell’Istituto di Studi Romani», V (1937), 1, pp. 1-2. Il testo di Bottai venne pubblicato poco dopo la conferenza come n. I dei Quaderni Augustei. Studi italiani: vd. G. Bottai, L’Italia di Augusto e l’Italia d’oggi, Roma 19372. La genesi e l’organizzazione della conferenza, cui assistette anche la Principessa Maria di Savoia, è ampiamente documentata ed è anzi possibile rilevare come fosse stato Galassi Paluzzi a proporre la conferenza a Bottai con il titolo che poi divenne definitivo e ad identificare minutamente gli stessi argomenti che avrebbero dovuto essere trattati: vd. AINSR, s. CSSR, b. 48, f. 5 1937. La figura e l’opera di Augusto. Conferenza di S.E. Bottai in cui si rinviene anche una nota biografica del ministro, in sostanza presentato come il modello dell’“uomo nuovo” fascista, del “romano della modernità” capace di fondere pensiero e azione. In seguito Bottai inaugurerà il XIII a.a., 1938-’39, dei Corsi con la prolusione Roma nella scuola italiana: vd. AINSR, s. CSSR, b. 80, f. 1 e G. Bottai, Roma nella scuola italiana, Roma 1939. Sul rapporto tra Bottai e l’Istituto di Studi Romani vd. R. Visser, Da Atene a Roma, da Roma a Berlino. L’Istituto di Studi Romani, il culto fascista della romanità e la «difesa dell’umanesimo» di Giuseppe Bottai (1936-1943), in Antike und Altertumswissenschaft in der Zeit von Faschismus und Nazionalsozialismus, Kolloquium Universität Zürich 14.-17. Oktober 1998, hrsg. von B. Näf unter Mitarbeit von T. Kammasch, Mandelbachtal-Cambridge 2001, pp. 111-123 e J. Nelis, La ‘fede di Roma’ nella modernità totalitaria fascista: il mito della romanità e l’Istituto di Studi Romani tra Carlo Galassi Paluzzi e Giuseppe Bottai, in «Studi Romani», LVIII (2010), 1-4, pp. 359-381. Per comprendere il rapporto tra Giuseppe Bottai e la “Romanità” è imprescindibile la lettera – attualmente presso l’Archivio privato Galassi Paluzzi, in Grottaferrata (RM) – scritta dal governatore di Roma al presidente dell’Istituto durante la campagna d’Etiopia, cui Bottai partecipava come Ufficiale del Regio Esercito, datata «A.O., 6 gennaio XIV». La lettera venne integralmente pubblicata «Con commosso orgoglio» dal presidente dell’Istituto, corredata da una breve introduzione e sotto il titolo Roma e gli «Studi Romani» in una lettera del Governatore di Roma, in «Rassegna d’informazioni dell’Istituto di Studi Romani» IV (1936), 6, pp. 1-2, fascicolo recante la data del 10 febbraio 1936. La pubblicazione fu integrale, con l’unica sostituzione, all’inizio, delle parole «Caro Amico» con «Caro Galassi Paluzzi». La stessa lettera venne ripubblicata in forma praticamente integrale e con la sola omissione dei riferimenti particolari a conferenze dei Corsi Superiori o a relazioni congressuali non più attuali dopo più di cinque anni, in C. Galassi Paluzzi, Essenza romana d’un “Quaderno 31 re to Au fondazione dell’impero, nonché – specie per i Paesi dell’America latina – i legami tra Cristianesimo e Roma30. Sempre a proposito delle celebrazioni augustee all’estero, mi sembra interessante fare notare che assai spesso l’Istituto – nell’ambito di un’attività tesa a caldeggiarle ed a favorirle – inviava in Paesi stranieri quale “conferenza tipo” il testo di quella pronunciata da Giuseppe Bottai proprio nel ciclo augusteo riservato agli studiosi italiani nei Corsi Superiori di Studi Romani, dal titolo L’Italia di Augusto e l’Italia d’oggi, sulla quale dovremo tornare più avanti in considerazione del risalto che ebbe sulla stampa31. Mi sembra anche interessante rilevare Es Enrico Silverio tto tra 116 La rassegna Roma nel mondo pubblicata su «Capitolium» Quanto invece alla rassegna Roma nel mondo pubblicata su «Capitolium», essa in Istituto si consulta anche in alcuni volumi rilegati ad hoc e muniti di un indice generale e, in alcuni casi, di uno proprio, ed è il risultato dello spoglio sistematico di un’ampia serie di quotidiani esteri soprattutto, ma non solo, europei ed americani che, essa sola, negli archivi, riempie quasi del tutto un armadio uso ufficio dell’epoca33. Cosa la rassegna si proponesse lo spiega affricano„, in «Roma. Rivista di studi e di vita romana», XVIII (1940), 6, pp. 186-191. L’interessante documento è stato di recente nuovamente ripubblicato da Jan Nelis nel suo La ‘fede di Roma’, cit., pp. 380-381, nel quale tuttavia lo studioso, non prendendo in considerazione la pubblicazione integrale del 1936 e quella successiva con scarsi omissis del 1940, descriveva la lettera – vd. ibidem, p. 379 e nota 78 – come «parzialmente inedita», citando in proposito soltanto C. Galassi Paluzzi, Bottai romano, nel fascicolo del 1° marzo 1959 dell’ultima rivista diretta da Bottai, «abc», alle pp. 38-39. Circa l’esperienza “affricana” di Bottai, primo governatore – civile – di Addis Abeba, vd., naturalmente – in confronto con C. Galassi Paluzzi, Essenza romana, cit., – G. Bottai, Quaderno affricano, Firenze 1938. Circa le reiterate richieste di Bottai a Galassi Paluzzi per la partecipazione di quest’ultimo, nel secondo dopoguerra, alla rivista di cultura politica «abc», vd. nell’Archivio privato Galassi Paluzzi, Corrispondenza privata. Grandi formati, cartella 1, il carteggio tra G. Bottai e C. Galassi Paluzzi successivo alla fine del secondo conflitto mondiale. Circa la rivista «abc» vd. F. Bissoli, ABC, l’ultima rivista di Giuseppe Bottai: 1953-1959, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Padova, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 2005-2006. Mi sia qui consentito ringraziare la Prof.ssa Maria Teresa Galassi Paluzzi Tamassia per la disponibilità rispetto alla consultazione dell’Archivio paterno e per la squisita ospitalità in ogni occasione dimostrata. Giuseppe Bottai fu anche il primo governatore di Addis Abeba – capitale del nuovo impero italiano, ma sulle questioni giuridiche sorte intorno a tale nozione vd. E. Silverio, Impero, diritto e geografia, cit., ed Id., Gradi militari ed architetture imperiali, cit. – e la portata ideale di questa circostanza non sfuggì ad esempio al giusinternazionalista M. Udina nel suo contributo Il Governatorato di Addis Abeba, in Atti del III Congresso di Studi Coloniali, Firenze-Roma 12-17 aprile 1937-XV, III, Firenze 1937, pp. 45-57 (54, nota 15). 32 Vd. Archivio del Museo della Civiltà Romana, MAR, b. Fotografie, f. Genio Italiani all’Estero, la copia – apparentemente mutila nel finale – del telespresso n. 1826/694 dalla R. Ambasciata presso l’U.R.S.S. al Ministero degli Affari Esteri in data 20 aprile 1935 ed avente all’oggetto Monumenti romani nell’URSS. Utilizzo qui essenzialmente le abbreviazioni in F. Scriba, Augustus im Schwarzhemd?, cit. 33 I volumi vennero appositamente rilegati ed organizzati in numero di quattro, dei quali tre – uno per ciascuna delle annate: 1937, 1938 e 1939 – raccoglievano gli estratti delle diverse “puntate” della rubrica Roma nel mondo pubblicata su «Capitolium» oltre ad un indice dell’annata di riferimento, mentre un quarto volume – dattiloscritto – era dedicato all’indice generale della rubrica. Né i volumi suddetti né l’ampia rassegna di quotidiani esteri usati per la rubrica Roma nel mondo, ordinata in apposite buste, sono censiti all’interno degli inventari di cui supra alla nota 1, così come del resto avviene per le buste che riuniscono quelli che venivano definiti come “ritagli di stampa” e dei quali si è già detto supra alla nota 3. Per gli indici generali della rubrica Roma nel mondo vd. dunque il volume – realizzato all’interno dell’Istituto con semplice uso della dattilografia – Roma nel mondo. Rassegna della stampa estera. Indice delle annate 1937-XV-XVI. 1938-XVI-XVII. 1939-XVIIXVIII ed in particolare vd. ibidem, pagina non numerata immediatamente precedente la p. 1, per gli interessanti dati statistici sul numero delle notizie pubblicate dalla stampa estera, suddivisa per Stati o per quelle che potremmo definire “macro aree”: 38 notizie pubblicate in America (del Nord e del Sud); 9 in Australia; 14 in Belgio; 33 in Egitto; 338 in Francia; 322 in Germania; 182 in Inghilterra; 74 in Olanda; 122 in Polonia; 79 in Romania; 37 nella stampa scandinava (Norvegia e Svezia); 84 in Svizzera; 48 in Ungheria. Il totale delle notizie pubblicate veniva così indicato in numero di 1380. In effetti tali dati parrebbero però contemplare solo la stampa che maggiormente ebbe ad occuparsi del Bimillenario o di Roma negli anni del Bimillenario e non l’intero numero degli articoli in sé, ove si consideri che nell’indice del volume in parola, consultabile alla pagina non numerata precedente quella cui ci si è sin qui soffermati, appaiono indicati i seguenti Paesi: Argentina, Australia, Austria (significativamente solo per il 1937), Belgio, Brasile, Canada, Cina, Egitto, Francia, Germania, Inghilterra, Messico, Norvegia, Olanda, Perù, Polonia, Romania, Stati Uniti, Svezia, Svizzera ed Ungheria. re to Au sino da ora che spicca per la sua assenza l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, con cui la stessa Mostra Augustea stentò ad avere rapporti pur attraverso il canale ufficiale del Ministero degli Affari Esteri32, del resto l’unico praticabile in quel caso. Nel frattempo, tuttavia, Galassi Paluzzi era riuscito a fare in modo che anche la Russia, non certo l’U.R.S.S., partecipasse alle celebrazioni romane: anche su ciò si dovrà tornare visto il peso che tale partecipazione ebbe nella stampa quotidiana. Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 117 34 L’idea di una tale continuità, che sfocia nella «Roma ormai nuovamente Capitale d’Italia» o «Roma Sabauda e Littoria» o ancora «Roma di Mussolini», permea di sé l’intera attività dell’Istituto di Studi Romani nella prima fase della sua esistenza: essa si apprezza in modo particolare nella sistematica dei Corsi Superiori di Studi Romani come presentati dallo stesso C. Galassi Paluzzi: vd. C. Galassi Paluzzi, L’Istituto e i corsi superiori di studi romani ed Id., I Corsi superiori di studi romani e ciò che si propongono di conseguire, entrambi in «Roma. Rivista di studi e di vita romana» IV (1926), rispettivamente fascicolo 4, pp. 178-180 e fascicolo 11, pp. 518-520; vd. anche Id., I Corsi Superiori, cit., passim. 35 Ci si riferisce, in particolare, ai valori di posta ordinaria color seppia chiaro da 5 centesimi, verde chiaro da 25 centesimi e rosso cinabro da 75 centesimi emessi per la Libia ed agli stessi valori, sempre di posta ordinaria, emessi per l’Africa Orientale Italiana e di colore rispettivamente bruno scuro, verde scuro e rosso lacca. Per precise indicazioni circa la differente cromia degli equivalenti valori delle due serie, vd. il Regio Decreto 10 marzo 1938, n. 772, Emissione di francobolli commemorativi del bimillenario di Augusto e della Mostra Augustea della Romanità, per l’Africa Italiana, in «Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia», a. 79°, n. 189, martedì 21 giugno 1938-XVI. Sui francobolli emessi in occasione del Bimillenario Augusteo del 1937-’38 ed in generale sulla valenza dei francobolli come veicolo dell’idea fascista della romanità, vd. A.M. Liberati, La storia attraverso i francobolli, cit., pp. 231-281, con bibliografia precedente. Come accennato supra in nota 28 la genesi, la storia ed il significato delle emissioni filateliche realizzate in occasione del Bimillenario del 1937-’38 per il Regno d’Italia, le Isole Italiane dell’Egeo e l’Africa Italiana sono oggetto, anche attraverso l’analisi delle fonti contenute nell’Archivio dell’Istituto Nazionale di Studi Romani, di un contributo di A.M. Liberati e dello scrivente in corso di stampa in «Studi Romani». Su C. Mezzana vd. R. Ruscio, s.v. Mezzana, Corrado, in «Dizionario Biografico degli Italiani», LXXIV, Roma 2010, pp. 73-75, mentre ulteriori riferimenti bibliografici sono in A.M. Liberati, La storia attraverso i francobolli, cit., passim ed in modo particolare pp. 274277. Vd. le riproduzioni delle tessere citate supra nel testo in E. Silverio, Il Convegno Augusteo del 1938, cit., tav. LXXXVI, figg. 1 e 2. 36 C. Galassi Paluzzi, Roma nel mondo, in «Capitolium» XII (1937), 1, pp. 55-56 (56), consultabile anche in AINSR, Roma nel mondo. Rassegna della stampa estera. 1937-XV-XVI, ad locum. 37 Ibidem. 38 È opportuno ricordare come all’interno dei Corsi Superiori di Studi Romani venissero identificati «tre fondamentali settori del quadrante»: «Roma dei Cesari», «Roma Cristiana» e «Roma ormai nuovamente Capitale d’Italia», che tendeva ad identificarsi con «Roma Sabauda e Littoria» e con «Roma di Mussolini», mentre una «quarta grande partizione» era «Roma nella vita e nell’arte», comprendente un complesso di temi «irreducibile nell’ambito di precise distinzioni cronologiche o sistematiche»: vd. C. Galassi Paluzzi, I Corsi Superiori, cit., pp. XVI-XVII, da cui provengono le citazioni testuali. re to Au lo stesso Galassi Paluzzi dalle pagine del periodico del Governatorato, in un intervento che, per la parte iconografica, riprende il tema della continuità delle due Rome, “dei Cesari” e “Cristiana” (fig. 2)34. Manca apparentemente la “terza Roma”, ma essa è immanente al periodico stesso su cui sono vergate quelle parole ed anzi esse stesse ne fanno parte integrante. È poi interessante notare che la particolare resa della statua di Prima Porta sarà riproposta – in una dinamica questa volta tra “prima” e “terza Roma” – ad esempio nel 1938 da Corrado Mezzana nelle emissioni filateliche promosse dall’Istituto e dal Museo dell’Impero Romano per la Libia e l’Africa Orientale Italiana, per la tessera del V Congresso Nazionale di Studi Romani ed in ultimo per la tessera dello stesso Convegno Augusteo35. Tornando al testo di Galassi Paluzzi per la presentazione della rassegna, il presidente dell’Istituto spiegava come il proprio scopo, dopo alcuni aggiornamenti iniziali relativi a «l’epico anno del conflitto etiopico e delle assurde sanzioni»36, fosse quello di «dare di volta in volta aggiornate notizie […] di quanto nella stampa estera si pubblica intorno a questioni che interessano Roma: la Roma dei Cesari, la Roma Cristiana, la Roma Sabauda e Littoria»37. Si tratta della stessa scansione tra le “tre Rome” che viene applicata nella sistematica dei Corsi Superiori di Studi Romani, nei quali in effetti è presente anche la “trasversale” «Roma nella vita e nell’arte»38, che ora tuttavia non ci interessa direttamente; quello che conta è infatti che questa scansione ci consente anche di capire come venisse valutata la stampa estera. Si partiva cioè dal presupposto di una realizzata continuità tra l’impero Es Enrico Silverio tto tra 118 re to Au Fig. 2. La prima pagina della presentazione, firmata da C. Galassi Paluzzi, della rassegna Roma nel mondo pubblicata su «Capitolium». Si distingue l’illustrazione che riprende il tema della continuità della “Roma Cristiana” con la “Roma dei Cesari” (AINSR, Roma nel mondo. Rassegna della stampa estera. 1937-XV-XVI). Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 119 39 Vd. AINSR, Roma nel mondo. Rassegna della stampa estera. 1937 XV-XVI: «VIA DELL’IMPERO ILLUSTRATA A LONDRA. In una recente conferenza pronunziata presso la ‘Royal Institution’ di Londra, per i soci della ‘Society for the promotion of Roman Studies’, la prof.ssa Strong, che già per quindici anni fu vice-direttrice della ‘British School of Archeology’ di Roma, ha parlato degli scavi fatti eseguire dal Duce nell’Urbe ed ha illustrato i principali documenti archeologici britannoromani che i musei inglesi si apprestano ad inviare in Roma per la Mostra Augustea della Romanità (Gazette, Montreal, 13-735)», da «Capitolium», XII (1937), 1, p. 57. 40 Vd. AINSR, Roma nel mondo. Rassegna della stampa estera. 1938 XVI-XVII: «ROMA E IL ‘MARE NOSTRUM’», nonché «L’ESPOSIZIONE DEL ’42 VISTA DAL SUD AFRICA» e «OPINIONI SULL’EDILIZIA MODERNA DI ROMA», da «Capitolium», XIII (1938), 9, p. 477. 41 Vd. questo articolo in AINSR, s. RS, Convegno Augusteo, f. Preliminari, Augustus and Mussolini. An Empire on Exhibition, in «The Times», London, 23 settembre 1937, con un sunto dattiloscritto in lingua italiana, che dovette naturalmente essere realizzato all’interno dell’Istituto. Vd. inoltre, anche per la citazione testuale supra nel testo, AINSR, Roma nel mondo. Rassegna della stampa estera. 1938 XVI-XVII: «IL BIMILLENARIO DI AUGUSTO - LA MOSTRA DELLA ROMANITÀ», da «Capitolium» XIII (1938), 9, pp. 477-478. A quasi settanta anni di distanza, la questione agitata dalla stampa inglese continua ad essere sollevata o comunque continuano a porsi dei dubbi circa l’esatta data del Bimillenario in rapporto al periodo delle celebrazioni del ’37-’38, nonostante in effetti le fonti italiane dell’epoca siano piuttosto chiare circa il rapporto tra la data del bimillenario ed il periodo delle celebrazioni. In proposito mi piace citare lo scambio avuto con il prof. Adam Ziolkowski, che in data 13 marzo 2016 mi scriveva domandandomi chiarimenti circa la data di celebrazione del Bimillenario Augusteo in rapporto alla data di nascita di Augusto. Il 27 marzo 2016 così replicavo: «Caro Professore, mi scuso anzitutto per il ritardo nella mia risposta. Circa quanto Lei mi scrive, nonostante una certa confusione dovuta al fatto di progettare le celebrazioni lungo tutto un anno, volendo restare aderenti alle fonti dell’epoca, la posizione più autorevole sulla questione è stata quella di G.Q. Giglioli espressa proprio nella relazione del 1930 in cui egli per la prima volta lanciava l’idea delle celebrazioni augustee e che considera non il giorno, ma l’anno – o, meglio, i 12 mesi – entro cui si sarebbe compiuto il Bimillenario della nascita di Augusto: “Nato il 23 settembre dell’anno 691 di Roma cioè nel 63 a.C., l’anno del secondo millennio, tenendo conto delle re to Au delle “due Rome” – mediato dalla Roma cristiana – e tale “verità” diventava il metro su cui valutare gli interventi esteri su Roma antica, Roma cristiana, e Roma moderna e contemporanea e quindi, allo stesso tempo, sull’intera dinamica di quella stessa continuità. In effetti non siamo di fronte ad una semplice rassegna stampa, perché la presa di posizione contro interventi di carattere critico è netta e costante. Altresì è significativo come le notizie sul Bimillenario non siano inserite sotto la rubrica dedicata alla “Roma dei Cesari”, ma sotto quella dedicata alla “Roma Sabauda e Littoria”, proprio a rimarcare la continuità tra le “due Rome” piuttosto che la dimensione storico-archeologica dell’evento oltre che, a mio avviso, ricollegandosi, anche implicitamente ed in accordo ad un clima diffuso, all’ordine del giorno Giglioli circa il legame tra degni festeggiamenti e clima dell’«Italia nuova». È qui possibile soffermarsi solo su qualcuno tra i numerosissimi esempi che potrebbero trarsi da Roma nel mondo. Quanto all’Inghilterra ed alla stampa inglese, con riguardo ad un testo del luglio 1935 si mette in rilievo il ruolo di Eugenia Strong come sostanziale illustratrice della “Roma Sabauda e Littoria” e si dà risalto alla partecipazione britannica alla Mostra Augustea39; nel corso del 1937 le notizie vengono non esclusivamente dall’Inghilterra ma un po’ da tutto il British Empire e riguardano non solo il Bimillenario in sé ma anche l’edificazione materiale della “nuova Roma fascista” e quindi la stessa E 42, nonché, ad esempio, gli scavi ad Ostia, Ercolano e Villa Adriana40. Gli articoli sono presentati come sostanzialmente positivi ma v’è un testo dissonante del «The Times» tutto fondato sulla nota questione dell’anno zero nel computo delle ricorrenze nel caso in cui il dies a quo cada avanti Cristo e che trae spunto da questo problema per una neppure troppo sottile ironia verso l’Italia ed il Fascismo. L’articolo è contestato sostenendo che piuttosto che sull’anno zero, la polemica si fonda «sullo ‘zero’ senz’altro»41. Es Enrico Silverio tto tra 120 giuste osservazioni fatte in occasione dell’anniversario virgiliano dagli astronomi, correrà tra il 23 settembre 1937 e il 23 settembre 1938”. (G.Q. Giglioli, Per il secondo millenario di Augusto, in Atti del II Congresso Nazionale di Studi Romani, I, Roma 1931, pp. 277-280 [277 per la citazione]). Cordiali saluti[,] Enrico Silverio». 42 Vd. AINSR, Roma nel mondo. Rassegna della stampa estera. 1938 XVI-XVII: «L’‘ARA PACIS’» e «LA MOSTRA AUGUSTEA DELLA ROMANITÀ», da «Capitolium» XII (1938), 12, p. 630. 43 Ibidem: «RITORNO DALL’ITALIA FASCISTA - A cominciare da Roma, dove la magnificenza del Vaticano allontanerebbe dalla religione, non v’è in Italia una sola cosa che piaccia a Jean Souverance oltre al clima, ai fiori, e alla frutta. Ma, chi ce lo ha fatto venire, questo povero diavolo, che attraverso 10 astiose pagine ha fatto così compiutamente vedere di non aver capito assolutamente nulla? (L’Idée Libre. Herblay, ottobre ’37)», da «Capitolium», XIII (1938), 12, p. 629. 44 Ibidem: «DA AUGUSTO A RONCISVALLE», in «Capitolium», XIII (1938), 12, p. 630. 45 Vd. in proposito Catalogo della Mostra Archeologica nelle Terme di Diocleziano, Bergamo 1911, pp. 27-34 e S. Arthur Strong, The exhibition illustrative of the provinces of the Roman Empire, at the baths of Diocletian, Rome, in «The Journal of Roman Studies», I (1911), pp. 1-49 (5-6). Circa la presenza di quei calchi nella Mostra Archeologica e sul loro ruolo all’interno dell’idea di Roma ivi espressa, vd. E. Silverio, L’idea di Roma nel Regno d’Italia sino alla Mostra Archeologica del 1911, in «Bollettino di Numismatica on line. Serie Studi e Ricerche», II (2014), pp. 47-79 (58-61) ed Id., Divus Augustus pater. Augusto, Roma, l’Italia e l’Impero nel Cinquantenario del Regno d’Italia, in «Civiltà Romana», III (2016), pp. 116, 118-119, 128-130, 143 e 148-149. Circa la presenza dei calchi della “Lupa di Carlo Magno” e della “Pigna di Carlo Magno” nel Museo dell’Impero Romano negli allestimenti del 1927 e del 1929, vd. rispettivamente Catalogo del Museo dell’Impero Romano, a cura di G.Q. Giglioli, Roma 1927, p. 26, da cui essi risultano disposti nella Sala III, ovvero l’ambiente ai piedi delle scale che conducevano al primo piano e che ospitava altri calchi che potevano rinviare all’idea di Roma; e Museo dell’Impero Romano. Catalogo, a cura di G.Q. Giglioli, Roma 1929, p. 1, da cui i calchi risultano esposti nell’atrio, accanto al calco dell’Augusto di Prima Porta ed ai calchi di un bassorilievo con insegna di legione e di un’iscrizione recante i nomi e gli appellativi di alcune legioni. Sulla Mostra Archeologica del 1911 vd. La Mostra archeologica del 1911 e le Terme di Diocleziano e La Mostra archeologica, entrambi in Dalla mostra al museo, cit., rispettivamente pp. 29-32 e 52-61; F. Scriba, Augustus im Schwarzhemd?, cit., pp. 307-329; J.W. Arthurs, (Re)Presenting Roman History, cit., pp. 29-33 ma cfr. anche pp. 27-29; D. Palombi, Rodolfo Lanciani. L’archeologia a Roma tra Ottocento e Novecento, Roma 2006, pp. 179-198; Id., Rome 1911. L’Exposition archéologique du cinquantenaire de l’Unité italienne, in «Anabases», IX (2009), pp. 71-99; J.P. Bellon - T. Tortosa, La Mostra Archeologica nelle Terme di Diocleziano, 1911, in Repensar la escuela del CSIC en Roma. Cien años de memoria, edd. R. Olmos Romera - T. Tortosa - J.P. Bellon Ruiz, Madrid 2010, pp. 205-213; S. Baldinotti, Mostra archeologica alle Terme di Diocleziano, in La festa delle feste. Roma e l’Esposizione Internazionale del 1911, a cura di S. Massari, Roma 2011, pp. 172-173; A.M. Liberati, La Romania e la Scuola Romena di Roma nell’orizzonte culturale italiano fra gli anni ’10 e ’30 del Novecento, in «Ephemeris Dacoromana», XV (2013) (= Atti del Convegno di studi in occasione del 90° anniversario dell’Accademia di Romania in Roma Vasile Pârvan e la Scuola Romena di Roma, Roma, Accademia di Romania in Roma, 26-27 ottobre 2012), pp. 19-38; Ead., La Mostra Archeologica del 1911 alle Terme di Diocleziano, in «Bollettino di Numismatica on line, serie Studi e re to Au Per quanto invece riguarda la Francia, il rapporto è alquanto ambivalente. V’è grande ammirazione per la Mostra Augustea e per il recupero dell’Ara Pacis ma considerati, parrebbe, nella loro dimensione più scientifica che attualizzante42. Altrove, infatti, l’ammirazione per l’«Italia nuova» è sostituita dal disdegno verso tutte e tre le “Rome” insieme, ed in questo caso il commentatore annota in un corsivo: «Ma chi ce lo ha fatto venire questo povero diavolo (in Italia, n.d.A.)?» 43. In un altro testo, da parte francese si propone – traendone lo spunto dal «progetto di un monumento alla ‘Canzone di Rolando’» – di contrapporre alla Mostra Augustea un’analoga esposizione, vertente però su di un periodo storico di grande importanza per la Francia, come ad esempio il regno di Luigi XIV. Il commento, anche in questo caso reso graficamente in carattere corsivo, ha facile gioco nel ricondurre lo stesso Carlo Magno all’idea di Roma ed a paragonare le «torri di Nôtre Dame alla Cupola di San Pietro»44 a tutto vantaggio di quest’ultima. Il commentatore, del resto, avrebbe potuto anche fare notare che i calchi della cosiddetta “Lupa di Carlo Magno” e della cosiddetta “Pigna di Carlo Magno” erano stati esposti nel 1911 alla Mostra Archeologica, nella Sala dedicata all’Imperium Romanum ed ancora lo erano stati in alcuni ambienti del Museo dell’Impero Romano, cioè dei due enti da cui aveva tratto vita la Mostra Augustea della Romanità45. Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 121 Ricerche», II (2014), pp. 80-96; E. Silverio, L’idea di Roma nel Regno d’Italia sino alla Mostra Archeologica del1911, ibidem, pp. 47-79; Id., Divus Augustus pater, cit., passim; A.M. Liberati, Il Museo dell’Impero Romano. La genesi, cit., pp. 206-222, e Patrimonio Arqueológico español en Roma. ‘Le Mostre Internazionali di Archeologia’ de 1911 y 1937 como Instrumentos de Memoria Histórica, ed. T. Tortosa, Roma 2019. 46 Vd. AINSR, Roma nel mondo. Rassegna della stampa estera. 1938 XVI-XVII: «BIZZARRIE – Il giornale Curentul esprime i suoi forti dubbi sulla serietà della notizia apparsa sul quotidiano romeno Capitala il quale riferiva che i Romeni avrebbero iniziato trattative per ottenere in dono da Roma (!) la… Colonna Traiana. Meno male che lo stesso articolista finisce per ritenere impossibile la cosa, ‘soprattutto – dice – se si pensa che l’Italia Fascista dà giustamente tanta importanza alla scoperta e alla conservazione dei monumenti antichi’. Conclude poi il Curentul che l’unica soluzione è quella di fare una copia fedele, in bronzo o in marmo, della celebre colonna e di erigerla nella capitale della Romania come segno evocatore della origine latina dei Romeni (Curentul, Bucarest, 8-4-’37; Capitala, Bucarest, 6-4-’37)» , da «Capitolium», XIII (1938), 2, p. 97. Sui calchi fatti eseguire da Napoleone III, dati in deposito permanente da Pio XII al Comune di Roma, esposti presso il Museo della Civiltà Romana ma attualmente non visitabili a causa della chiusura dell’intera struttura, compresa la Biblioteca e gli Archivi, vd. A.M. Liberati, L’appropriazione dell’idea di Roma in chiave politica: Napoleone III, la Colonna Traiana e le collezioni del Museo della Civiltà Romana, in «Bulletin de la Société historique de Compiègne», XXXVII (2001) (= Actes du Colloque Napoléon III et l’archéologie. Une politique archéologique sous le Second Empire, Château de Compiègne, 14-15 octobre 2000), pp. 291-305. Su Emil Panaitescu come direttore dell’Accademia di Romania in Roma vd. ora ampiamente M. Bărbulescu - V. Turcuş - I.M. Damian, Accademia di Romania in Roma. 1922-2012, Roma 2013, pp. 74-90 e vd. anche pp. 72-73 per ulteriori riferimenti all’annosa questione della esecuzione di copie dei calchi vaticani della Colonna Traiana da parte della Romania. 47 Circa i progetti di calcatura ipotizzati dalla Mostra Augustea della Romanità in parallelo con quelli di Em. Panaitescu, vd. A.M. Liberati, La Colonna Traiana e l’idea di Roma tra archeologia, memoria e attualità dell’antico, in «Ephemeris Dacoromana» XVI (2014) (= Atti del Convegno Internazionale di studi Colonna Traiana – MCM, Roma, Accademia di Romania in Roma, Sala delle Conferenze, 7-8 giugno 2013), pp. 7-27 (15 nota 30 e 16 nota 32); Ead., La Mostra Augustea della Romanità, cit., p. 66 nota 34, ed inoltre A.M. Liberati - E. Silverio, Le fonti sulla Mostra Augustea della Romanità nelle carte dell’Archivio Centrale dello Stato, I: «dovrà riuscire un’importante opera di cultura», in «Civiltà Romana», VI (2019), pp. 131-235 (142-144). 48 Sul complesso rapporto tra il Nazionalsocialismo, Roma antica e più in generale l’antichità classica vd., per un inquadramento della materia, V. Losemann, The Nazi concept of Rome, in Roman Presences. Receptions of Rome in European Culture, 1789-1945, ed. C. Edwards, Cambridge 1999, pp. 221-235 ed ora anche J. Chapoutot, Il nazismo e l’Antichità, Torino 2017. 49 Vd. AINSR, Roma nel mondo. Rassegna della stampa estera. 1938 XVI-XVII: «INFLUSSO DI ROMA SUI GRANDI UOMINI TEDESCHI - Il Wilhelmshavener Kurier riferisce ampiamente intorno ad una conferenza tenuta dal Prof. Federico Schneider di Iena – reduce da Roma – circa l’influsso della città Eterna sullo spirito e il pensiero dei maggiori uomini della Germania: da Goethe a Humboldt, da Winchelmann (sic) a Wagner, a Nietzsche: il conferenziere ha parlato poi dei rapporti culturali italo-germanici nel passato e nel presente ed ha concluso sul rinnovamento morale e materiale di Roma ad opera del Duce (Wilhelmshavener Kurier, Wilhelmshaven, 11-11-37)», da «Capitolium», XIII (1938), 1, p. 47. re to Au I rapporti erano invece decisamente migliori con l’altra “sorella latina”, la Romania, benché non mancasse l’equivoco dovuto all’infondata notizia di presunte trattative per il dono della Colonna Traiana alla nazione transdanubiana, all’origine della quale è forse una qualche informazione mal compresa circa le operazioni di calcatura fatte eseguire da Emil Panaitescu sui calchi vaticani di Napoleone III, ora al Museo della Civiltà Romana46; operazioni che per un certo periodo destarono l’interesse anche di Giglioli e della Mostra Augustea47. Complessivamente buona – e non era un dato proprio scontato, visto certo antiromanesimo già di tradizione protestante – la considerazione del Bimillenario Augusteo dell’«Italia nuova» pure nella stampa del Drittes Reich nazionalsocialista48, in cui anzi non mancava l’interesse per l’influsso che Roma avrebbe avuto sui grandi uomini tedeschi49. Interessante anche il rilievo dato proprio sul «Völkischer Beobachter», e giusto il 25 settembre 1937, cioè due giorni dopo l’inaugurazione al pubblico della Mostra Augustea, alla seconda edizione della Mostra della Rivoluzione Fascista in un articolo che su «Capitolium» venne menzionato non a caso vicino ad altri dedicati invece proprio alla stessa Mostra Augustea. Il testo mette chiaramente in relazione le due esposizioni che «formano Es Enrico Silverio tto tra 122 La Mostra Augustea della Romanità (1932-1938) Se da tali pur estremamente importanti iniziative ci volgiamo invece al cuore vivo delle celebrazioni augustee in Italia, non possiamo non soffermarci in primo luogo sulla Mostra Augustea della Romanità, perché essa ebbe nella stampa l’eco più lungo nel tempo: dal 1932-’33 al 1938, tacendo poi di tutta quella successiva che ne tratta nei termini della Mostra della Romanità che avrebbe dovuto inaugurarsi nell’ambito dell’E 42, la quale comunque esula dal Bimillenario vero e proprio52. 50 Vd. AINSR, Roma nel mondo. Rassegna della stampa estera. 1938 XVI-XVII: «LA MOSTRA DELLA RIVOLUZIONE FASCISTA - Il Volkischer Beobacther di Monaco intrattiene diffusamente i lettori sulla nuova Mostra della Rivoluzione fascista, illustrandone l’alto valore documentario e ponendone in rilievo il carattere suggestivamente evocativo. L’articolista conclude asserendo che la Mostra della Rivoluzione Fascista e la Mostra Augustea formano le opposte basi di un ponte che congiunge due epoche, tra loro lontanissime e pure non dissimili, due età di cui una è la continuazione storica dell’altra (Volkischer Beobacther, Monaco, 25-9-1937)», da «Capitolium», XIII (1938), 1, p. 46. Non fu naturalmente un caso che le due Mostre fossero inaugurate lo stesso giorno, volendosi istituire una ulteriore rete di rimandi tra Roma antica ed Italia fascista, oltre quella già presente a livello diffuso nella stessa Mostra Augustea della Romanità nella quale – a differenza che nella seconda edizione della Mostra della Rivoluzione, evidentemente più concentrata sul periodo dalla prima guerra mondiale all’attualità – l’Italia fascista veniva intesa come il culmine di una tradizione insieme nazionale ed universale, quella appunto propria di Roma antica. La contemporaneità delle due esposizioni fu naturalmente còlta anche dalla stampa ed opportunamente evidenziata. È qui il caso di citare, a titolo esemplificativo, tra i periodici, C. Galassi Paluzzi, Perpetuità di Roma: La Mostra Augustea della Romanità e la Mostra della Rivoluzione Fascista, in «Roma. Rivista di studi e di vita romana» XV (1937), 10, pp. 353-355. Inoltre, nella rivista del Governatorato di Roma, «Capitolium», due articoli venivano disposti in modo ravvicinato per trattare delle due esposizioni: vd. V. Talarico, La Mostra della Rivoluzione Fascista a Valle Giulia e M. Pallottino, La Mostra Augustea della Romanità, in «Capitolium» XII (1937), 10, rispettivamente pp. 513518 e 519-528, entrambi con ampio corredo iconografico. Infine, merita di essere segnalato il caso di «Romana», la rivista dell’Istituto Interuniversitario Italiano, che nel fascicolo di ottobre-novembre 1937 presentava in sequenza un articolo sulla Mostra Augustea della Romanità ed uno sulla seconda edizione della Mostra della Rivoluzione Fascista, quest’ultimo non firmato, anticipati – non credo casualmente – da un articolo sul corporativismo. Significativamente, inoltre, sulla copertina del fascicolo le due esposizioni erano ulteriormente “ravvicinate”, perché nell’indice i titoli dei relativi articoli – disposti graficamente in colonna – non erano riportati ed erano invece sostituiti dalla sola descrizione dei rispettivi argomenti, «La Mostra Augustea» e « // // Fascista», con un uso del segno grafico // che indicava il ripetersi delle parole «La Mostra» nel caso della Mostra della Rivoluzione Fascista, richiamando quindi le stesse parole impiegate per la Mostra Augustea della Romanità e, probabilmente in modo involontario, riuscendo così ancor più ad amalgamare le due esposizioni. Vd. quindi: W. Cesarini Sforza, Il corporativismo del secolo XX; P. Tomei, La Mostra Augustea della Romanità, e Anonimo, La riapertura della Mostra della Rivoluzione Fascista, in «Romana», I (1937), 8-9, rispettivamente pp. 378-383, pp. 384-389 e pp. 390-392. Circa il ruolo di Roma nella Mostra della Rivoluzione Fascista vd., ma con riferimento all’edizione del 1932 presso quello stesso Palazzo delle Esposizioni che ospiterà la Mostra Augustea della Romanità, G. Bottai, Roma nella Mostra della Rivoluzione Fascista, in «Roma. Rivista di studi e di vita romana», XII (1934), 1, pp. 3-8. Sulla seconda edizione della Mostra della Rivoluzione Fascista vd. P.S. Salvatori, La seconda Mostra della Rivoluzione fascista, in «Clio», XXXIX (2003), 3, pp. 439-459. 51 Vd. AINSR, Roma nel mondo. Rassegna della stampa estera. 1938 XVI-XVII: «IL BIMILLENARIO DI AUGUSTO E LA MOSTRA AUGUSTEA DELLA ROMANITÀ», da «Capitolium» XIII (1938), 1, p. 95. 52 La bibliografia relativa alla Mostra Augustea della Romanità è, se si considera anche quella relativa alle sue collezioni, molto vasta. Mi limito qui ad indicare i testi relativi a problemi di carattere generale, più direttamente interessanti l’argomen- re to Au le opposte basi di un ponte che congiunge due epoche, tra loro lontanissime e pure non dissimili, due età di cui l’una è la continuazione storica dell’altra»50. Notevole attenzione venne dedicata anche alla stampa di altri Paesi, ma mi limiterò qui a ricordare il rilievo dato ai giudizi positivi espressi dalla stampa belga, con la «Gazette de Liege» che, addirittura, nella resa in italiano – e con l’uso del corsivo – del testo originale, avrebbe definito Augusto «il nostro primo sovrano»51. Non sarebbero mancati comunque alcuni screzi con il «XX Siécle» di Bruxelles, di cui si dovrà dire più avanti. Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 123 to del presente contributo: A.M. Liberati Silverio, La Mostra Augustea della Romanità, in Dalla mostra al museo, cit., pp. 77-90; G. Pisani Sartorio, La Mostra Augustea della Romanità (1937-1938), il Palazzo delle Esposizioni e l’ideologia della romanità ed A.M. Liberati Silverio, La Mostra Augustea della Romanità. L’allestimento della facciata, il progetto e l’organizzazione delle sale, il consuntivo della manifestazione, l’eredità, entrambi in Il Palazzo delle Esposizioni. Urbanistica e Architettura. L’esposizione inaugurale del 1883. Le acquisizioni pubbliche. Le attività espositive a cura di R. Siligato - M.E. Tittoni, Catalogo della Mostra di Roma, Palazzo delle Esposizioni, 12 dicembre 1990 - 14 gennaio 1991, Roma 1990, rispettivamente pp. 219-221 e pp. 223-227; F. Scriba, Augustus im Schwarzhemd?, cit.; Id., Il mito di Roma, l’estetica e gli intellettuali negli anni del consenso: la Mostra Augustea della Romanità 1937/38, in «Quaderni di storia», a. XXI, n. 41 (gennaio-giugno 1995), pp. 67-84; Id., The sacralization of the Roman past in Mussolini’s Italy. Erudition, aesthetics, and religion in the Exhibition of Augustus’ Bimillenary in 1937-1938, in «Storia della Storiografia», 30 (1996), pp. 19-29; Id., Die Mostra Augustea della Romanità in Rom 1937/38, in Faschismus und Gesellschaft in Italien. Staat - Wirtschaft - Kultur, hrsg. von J. Petersen - W. Schieder, Köln 1998, pp. 133-157; J.W. Arthurs, (Re)Presenting Roman History in Italy, 1911-1955, in Nationalism Historiography and the (Re)Construction of the Past, ed. C. Norton, Washington 2007, pp. 27-41(33-35); A. Argenio, Il mito della romanità nel ventennio fascista, in Il mondo classico nell’immaginario contemporaneo, a cura di B. Coccia, Roma 2008, pp. 81-177 (131-138); F. Marcello, Mussolini and the idealization of Empire: the Augustan Exhibition of Romanità, in «Modern Italy», XVI (2011), 3, pp. 223-247; E. Silverio, Un’interpretazione dell’idea di Roma., cit.; J. Arthurs, Excavating Modernity. The Roman Past in Fascist Italy, Itacha-New York 2012, passim ed in modo particolare il capitolo 4; A.M. Liberati, Romanità e Fascismo. Il ruolo del mito di Roma nella genesi del Museo della Civiltà Romana, in Le mythe de Rome en Europe: modèles et contre-modèles, eds. J.C. D’Amico - A. Testino Zafiropoulos - P. Fleury - S. Madeleine, Actes du Colloque de Caen, Université de Caen Basse-Normandie, 27-29 novembre 2008, Caen 2012, pp. 341-358; Ead., Le musée-témoin d’une civilisation disparue: le musée de la Civilisation romaine, in Lieux de mémoire, musées d’histoire, eds. E. Penicaut - G. Toscano, Actes du Colloque de Paris, Institut National du Patrimoine, 18-19 juin 2009, Paris 2012, pp. 117-125; A. Giardina, Augusto tra due bimillenari, in AVGVSTO, a cura di E. La Rocca - C. Parisi Presicce - A. Lo Monaco - C. Giroire - D. Roger, Catalogo della Mostra di Roma, Scuderie del Quirinale, 18 ottobre 2013 - 9 febbraio 2014, Milano 2013, pp. 57-72 (passim); M. Carli, Esibire il passato imperiale. L’immagine della romanità nelle mostre fasciste del 1937, in «Visual History», I (2013), pp. 11-35 (16-19); G. Prisco, Fascismo di gesso. Dietro le quinte della Mostra Augustea della Romanità, in Snodi di critica. Musei, mostre, restauro e diagnostica artistica in Italia 1930-1940, a cura di M.I. Catalano, Roma 2013, pp. 224-259; F. Scriba, L’estetizzazione della politica nell’età di Mussolini e il caso della Mostra Augustea della Romanità. Appunti su problemi di storiografia circa fascismo e cultura, in «Civiltà Romana», I (2014), pp. 127-158; G. Bandelli, Le celebrazioni fasciste del Bimillenario Augusteo tra la provincia di Udine e la provincia di Pola. 1937-1938, in «Antichità Altoadriatiche», LXXXI (= Atti della XLV settimana di Studi Aquileiesi Il Bimillenario Augusteo, a cura di G. Cuscito, Aquileia, Sala del Consiglio Comunale, 12-14 giugno 2014), Trieste 2015, pp. 3148; C. Rinaldi, Giuseppe Lugli in margine alla Mostra Augustea della Romanità: una voce fuori dal coro, in «Civiltà Romana», II (2015), pp. 159-183; A.M. Liberati, Il Museo dell’Impero Romano. La genesi, cit., pp. 252-264; M. Giuman - C. Parodo, La Mostra Augustea della Romanità e il mito di Roma antica in epoca fascista, in Augustus ist tot – Lang lebe der Kaiser!, hrsg. M. Flecker - S. Krmnicek - J. Lipps - R. Posamentir - T. Schäfer, Internationales Kolloquium anlässlich des 2000. Todesjahres des römischen Kaisers vom 20.-22. November 2014 in Tübingen, Rahden 2017, pp. 606-620, e J. Arthurs, Bathing in the Spirit of Eternal Rome: The Mostra Augustea della Romanità, in Brill’s Companion to the Classics, Fascist Italy and Nazi Germany, edd. H. Roche - K. Demetriou, Leiden-Boston 2018, pp. 157-177. Ai saggi citati sono da aggiungere quelli di M.T. Galassi Paluzzi Tamassia, A.M. Liberati e M. Carli nel volume di Atti in corso di stampa 2014. Bimillenario della morte di Augusto. L’Istituto Nazionale di Studi Romani e le fonti d’archivio del primo bimillenario. Il saggio di A.M. Liberati, La Mostra Augustea della Romanità, è già stato pubblicato in «Civiltà Romana», VI (2019) come indicato supra in nota 12. 53 Vd. Una grande mostra augustea della romanità e La Mostra Augustea della Romanità, entrambi dalla prima pagina de «Il Giornale d’Italia» rispettivamente del 15 maggio e del 25 giugno 1932. La Mostra Archeologica organizzata da Rodolfo Lanciani per il Cinquantenario del Regno d’Italia e della quale Giglioli era stato segretario, è ricordata quale antecedente del Museo dell’Impero Romano nella relazione per la Deliberazione del governatore di Roma n. 6073 del 21 agosto 1926. Sulla Mostra Archeologica del 1911 cfr. supra nota 45. re to Au Noteremo comunque anzitutto come, nelle complesse vicende che sono all’origine della grande Mostra e che per un certo periodo occasionarono una qualche tensione tra C. Galassi Paluzzi e G.Q. Giglioli, un ruolo notevole ebbero proprio due articoli pubblicati su «Il Giornale d’Italia». Attraverso di essi, infatti, è possibile comprendere in che modo Giglioli – perseguendo con coerenza una linea d’accrescimento delle collezioni che era già stata progettata in occasione della Mostra Archeologica del 1911 – riuscisse, in un passaggio fondamentale dell’intero progetto, ad impostare l’organizzazione della Mostra in modo che essa fosse per sempre configurata come un’iniziativa in primo luogo del Museo dell’Impero Romano invece che dell’Istituto di Studi Romani53. Es Enrico Silverio tto tra 124 54 La chiusura al pubblico del Museo della Civiltà Romana a partire dai primi mesi del 2014 rende allo stato attuale quantomeno problematica la consultazione del suo Archivio storico, specie ove si consideri che infatti tale chiusura non si è limitata – a differenza del passato – alle Sale espositive aperte al pubblico, ma anche agli uffici, alla Biblioteca ed, appunto, allo stesso Archivio. 55 AINSR, s. CCM, b. 210, f. 13, sott. Bollett. Filologia Classica e sott. Corriere della Sera; f. 14 Prop. Stampa. Articoli; f. 15 Trafiletti; f. 16 Giornali; f. 17 Propaganda. Varie; e cfr. anche il f. 12 Propaganda. Richieste dall’estero. 56 AINSR, s. CCM, b. 210, f. 15, Trafiletto inviato alla stampa italiana ed estera recante la data del 12 dicembre 1934. 57 La presenza degli articoli di E. Amadei nell’Archivio dell’Istituto è solo un episodio della collaborazione o comunque dei legami tra la loro autrice e – come usava dirsi – “gli Studi Romani”. Vd. anche ad esempio «Rassegna d’informazioni dell’Istituto di Studi Romani», II (1934), 14, p. 2 per la notizia della conferenza tenuta dalla Amadei nell’ambito dell’a.a. 1933-’34 dei Corsi Superiori sul tema Il Rione Monti ed inquadrata nel ciclo dedicato ai rioni di Roma. Inoltre nell’ambito del IV Congresso Nazionale di Studi Romani, svoltosi a Roma tra il 19 ed il 25 ottobre 1935 intorno al tema fondamentale Lo studio dei rapporti intercorsi nei secoli fra Roma e l’Oriente, Emma Amadei svolse, insieme con Renzo U. Montini, che tuttavia non compare nei verbali delle sedute, la funzione di segretario della Sezione Rinascimento ed Èra Moderna presieduta da Antonio Muñoz, altro esponente di quello che sarebbe divenuto il Gruppo dei Romanisti: vd. Atti del IV Congresso Nazionale di Studi Romani, a cura di C. Galassi Paluzzi, I, Roma 1938, pagina non numerata posta tra p. XXIX e p. XXXIV ed inoltre vd. Atti del IV Congresso Nazionale di Studi Romani, a cura di C. Galassi Paluzzi, II, Roma 1938, pp. 407-408, 425-427, 453-454, 471-472, 483-485, 497-498, 505-506, 523-524 e 531-532. La Amadei fu anche uno dei recensori del periodico dell’Istituto, «Roma. Rivista di studi e di vita romana». Vd. quindi E. Amadei, Recensione a Domenico Maria De Meis: Fontana di Trevi. Edizioni Cosmopoli, Roma 1935-XIII, ed Ead., Recensione a A. De Angelis: La musica a Roma nel secolo XIX. Roma, Bardi, 1935-XIII, entrambe in «Roma. Rivista di studi e di vita romana», XIV (1936), rispettivamente fascicolo 1, p. 29 e fascicolo 6, pp. 215216. Per concludere questa esemplificativa rassegna, è decisamente il caso di ricordare che in occasione del V Congresso Nazionale di Studi Romani, manifestazione fatta rientrare nel Bimillenario Augusteo e svoltasi a Roma tra il 24 ed il 30 aprile 1938 sul tema La missione dell’Impero di Roma nella storia della civiltà, la Amadei fu segretario della Sottosezione Arti Plastiche e Figurative, presieduta sempre da A. Muñoz e costituita nell’ambito della Sezione Èra Moderna e Contemporanea: vd. Atti del V Congresso Nazionale di Studi Romani, a cura di C. Galassi Paluzzi, I, Roma 1939, pagina non numerata tra p. XXVI e p. XXX ed inoltre Atti del V Congresso Nazionale di Studi Romani, a cura di C. Galassi Paluzzi, III, Roma 1942, pp. 359-363. Circa Emma Amadei (Roma 1893-1974), rinvio a M. Barberito, Ricordo di Emma Amadei, in «L’Urbe. Rivista romana», XXXVII (1974), 3-4, pp. 3-7 ed alla scheda presente nella revisione 2015 del volume Romanisti di ieri. Sommario di notizie bio-bibliografiche dei Soci scomparsi fino al 2002, a cura di M. Barberito - U. Mariotti Bianchi - A. Martini - A. Ravaglioli, Roma 2002, consultabile presso http://www.gruppodeiromanisti.it/wp-content/uploads/2015/04/AMADEI-Emma.pdf. Circa la storia del Gruppo dei Romanisti, vd. E. Amadei, Un po’ di storia dei romanisti, in «Strenna dei Romanisti», XXXIII (1972), pp. 7-11 ed A. Martini, I romanisti e la loro “Strenna”, in «Strenna dei Romanisti», LXXV (2014), pp. I-XVIII. 58 I giornali con gli articoli di E. Amadei sono conservati in AINSR, s. CCM, b. 210, f. 16 Giornali. Si tratta, in ordine di pubblicazione, di: Sulla via dell’Impero. Augusto, in «Il Giornale della Domenica», Roma, 7-8 maggio 1933, p. 6; Sulla via re to Au Nell’archivio dell’Istituto, inoltre, non rinveniamo per la grande Mostra una messe di articoli, sunti o materiali per la distribuzione alla stampa nel numero in cui li troviamo invece per le Conferenze tenute presso i Corsi Superiori, e ciò perché quella parte del lavoro era svolta soprattutto dalla Mostra Augustea e quel materiale è ora confluito nell’Archivio Storico del Museo della Civiltà Romana54. Galassi Paluzzi, come si dirà, se ne interessava però moltissimo ed in ogni caso in ben sei fascicoli dedicati in generale alla celebrazione augustea ed ai rapporti con la stampa, si rinvengono ampi riferimenti anche alla Mostra55, mentre il primo “trafiletto” per la diramazione ai giornali e la pubblicazione reca la data del 12 dicembre 1934 e riguarda l’intero programma per il Bimillenario quale allora elaborato (fig. 3)56. Non sarà a questo punto fuori luogo far notare come nella stessa posizione d’archivio siano anche conservati una serie di articoli di divulgazione comparsi nel 1933 su «Il Giornale della Domenica» a firma della contessa Emma Amadei, legata al Ceccarius ed all’ambiente che darà vita al Gruppo dei Romanisti57. Gli articoli fanno parte di due serie, l’una intitolata Sulla via dell’impero, volta a fornire rapidi ed efficaci ritratti di alcuni prìncipi, l’altra invece dal titolo Per la celebrazione del Bimillenario Augusteo, mirante ad illustrare le opere di carattere archeologico intraprese in vista del 1937-’38 58. Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 125 re to Au Fig. 3. Esemplare del primo «trafiletto» destinato ai quotidiani per illustrare le attività intraprese in occasione del Bimillenario della nascita di Augusto, recante la data del 12 dicembre 1934 (AINSR, s. CCM, b. 210, f. 15). Es Enrico Silverio tto tra 126 dell’Impero. Cocceio Nerva, in «Il Giornale della Domenica», Roma, 14-15 maggio 1933, p. 6; Sulla via dell’Impero. M. Ulpio Traiano. Ottimo principe, in «Il Giornale della Domenica», Roma, 28-29 maggio 1933, p. 6; Sulla via dell’Impero. Caio Giulio Cesare dittatore perpetuo. I. Il padre della Patria, in «Il Giornale della Domenica», Roma, 18-19 giugno 1933, p. 6 ed infine Sulla via dell’Impero. Caio Giulio Cesare dittatore perpetuo. II. L’uomo, in «Il Giornale della Domenica», Roma, 25-26 giugno 1933, p. 6. Nella stessa collocazione d’archivio, si rinvengono, oltre a quelli della serie Sulla via dell’Impero, anche altri articoli di E. Amadei pertinenti ai temi del Bimillenario del 1937-’38 ed infatti facenti parte della serie Per la celebrazione del Bimillenario di Augusto. In ordine di pubblicazione si tratta di: Per la celebrazione del Bimillenario di Augusto. La villa nel territorio veliterno dove nacque il grande imperatore, in «Il Giornale della Domenica», Roma, 2-3 luglio 1933, p. 7; Per la celebrazione del Bimillenario di Augusto. La villa di Livia a Prima Porta, in «Il Giornale della Domenica», Roma, 30-31 luglio 1933, p. 7; Per la celebrazione del Bimillenario di Augusto. L’isolamento e la definitiva sistemazione del Mausoleo imperiale, in «Il Giornale della Domenica», Roma, 20-21 agosto 1933, p. 7; Per la celebrazione del Bimillenario di Augusto. L’Ara Pacis e la sua ricostruzione, in «Il Giornale della Domenica», Roma, 6-7 agosto 1933, p. 7; Per la celebrazione del Bimillenario di Augusto. L’antica Puteoli ed il tempio dedicato ad Augusto a Pozzuoli, in «Il Giornale della Domenica», Roma, 3-4 settembre 1933, p. 7; Per la celebrazione del Bimillenario di Augusto: le terme di Baia, in «Il Giornale della Domenica», Roma, 8-9 ottobre 1933, p. 6 ed infine Per la celebrazione del Bimillenario di Augusto. L’arte di Augusto a Rimini e il ponte sulla Marecchia, in «Il Giornale della Domenica», Roma, 12-13 novembre 1933, p. 7. Circa la villa veliterna oggetto di uno degli articoli di E. Amadei appena ricordati, rinvio al saggio di Paolo Garofalo pubblicato in questo volume ed alla sua puntuale bibliografia. 59 Per l’effettiva nomina del Comitato ordinatore vd. ACS, PCM, 1937-’39, f. 14/1 n. 918, sott. 1 e 2, b. 2493 e vd. A.M. Liberati - E. Silverio, Le fonti sulla Mostra Augustea della Romanità nelle carte dell’Archivio Centrale dello Stato, I, cit., pp. 137-146. Di esso, originariamente, avrebbero dovuto fare parte, sotto la direzione generale di Giglioli, soltanto Galassi Paluzzi, Pietro Romanelli e, quale segretario, Antonio M. Colini. Ad essi vennero però aggiunti l’accademico d’Italia Attilio Selva, quale membro, ed Arrigo Facchini, alto funzionario del Governatorato di Roma, quale tesoriere. Su A.M. Colini vd. Antonio Maria Colini, archeologo a Roma. L’opera e l’eredità, a cura di M. Buonocore - G. Pisani Sartorio, Atti del Convegno di Roma, Sala della Protomoteca Capitolina, 18 novembre 1998, in «Rendiconti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia», LXX (1997-1998), pp. 1-317. G. Pisani Sartorio ha dedicato ad A.M. Colini gran parte del proprio intervento nel Convegno internazionale più volte citato 2014. Bimillenario della morte di Augusto. L’Istituto Nazionale di Studi Romani e le fonti d’archivio del primo bimillenario, che viene pubblicato in questo volume. P. Romanelli – sul quale vd. F. Vistoli, s.v. Romanelli, Pietro, in «Dizionario Biografico degli Italiani», LXXXVIII, Roma 2017, pp. 221-224 – collaborava già da tempo con il Museo dell’Impero Romano e la sua nomina a componente del Comitato ordinatore della Mostra ben può essere letta come un riconoscimento dell’opera già svolta. Sul ruolo di Romanelli nel Museo dell’Impero Romano, vd. ad esempio le Deliberazioni del governatore di Roma n. 4715 del 14 giugno 1926, n. 3325 del 25 maggio 1928, n. 9088 del 29 dicembre 1928, n. 931 del 23 febbraio 1929, n. 8876 del 26 novembre 1930, n. 982 del 23 febbraio 1931, n. 61 del 2 gennaio 1932, n. 1134 del 25 febbraio 1933, n. 638 del 10 febbraio 1934, n. 1209 del 22 marzo 1935, n. 120 del 14 gennaio 1937, n. 107 del 13 gennaio 1938, n. 278 del 29 gennaio 1943 e n. 162 del 29 gennaio 1944. Quanto alla denominazione del gruppo di lavoro della Mostra Augustea della Romanità, essa figura essere quella di “Comitato ordinatore” negli atti governativi della sua istituzione, vd. ACS, PCM, anni 1937-’39, f. 14/1 n. 918, sott. 2 Comitato ordinatore della Mostra, b. 2493 e A.M. Liberati - E. Silverio, Le fonti sulla Mostra Augustea della Romanità nelle carte dell’Archivio Centrale dello Stato, I, cit., pp. 137-146, mentre invece altrove – senza possibilità di confusione con altri gruppi di lavoro di cui pure facevano parte taluni degli studiosi che prestavano la loro opera per la Mostra – compare quella di “Commissione direttiva”: vd. ad esempio in AINSR, s. CCM, b. 213, f. 35, sott. Lettere di convocazione e copie verbali, sub sott. Copie verbali, ove si parla di “Commissione”, da intendersi quale “direttiva” sulla scorta del Catalogo della Mostra, nel quale si parlerà infatti chiaramente di “Commissione Direttiva”: vd. G.Q. Giglioli, Presentazione, in Mostra Augustea della Romanità. Catalogo, I, a cura di R. Vighi - C. Caprino, Roma 19384 (definitiva), pp. XI-XXII (XX-XXI), nonché Mostra Augustea della Romanità, I, cit., pp. XXV e XXVII. 60 AINSR, s. CCM, b. 213, f. 35, sott. Carteggio con i membri della Commissione, sub sott. Giglioli, lettera di C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli del 24 agosto 1937, p. 2. re to Au Tornando alla Mostra Augustea della Romanità, occorre rilevare come, benché la maggior parte dei rapporti con la stampa quotidiana e periodica, scritta e radiofonica, fossero tenuti dalla Mostra stessa, Galassi Paluzzi se ne interessasse in effetti davvero molto e portasse nel Comitato ordinatore, di cui era componente59, l’esperienza che gli derivava da analoghe pratiche già adottate in numerosi anni accademici dei Corsi Superiori. Ad esempio, scrivendo a Giglioli il 24 agosto 1937, il presidente dell’Istituto domandava se fossero stati preparati schemi, notizie ed articoli per la stampa e per le trasmissioni radiofoniche all’estero60. Infatti sarebbe stato necessario distribuire questo materiale a Mostra inaugurata, vale a dire di lì a poco. Per lo stesso motivo, Galassi Paluzzi consigliava di approntare Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 127 61 Ibidem, pp. 2-4. La citazione testuale è tratta da p. 3. Sul significato del termine “propaganda” vd. D. McQuail, Propaganda, in «Enciclopedia delle Scienze Sociali», VII, Roma 1997, pp. 99-104. 63 Circa l’attività dell’Ufficio Stampa e Propaganda della Mostra Augustea della Romanità, vd. G.Q. Giglioli, Mostra Augustea della Romanità. Relazione morale e finanziaria (1932-1938), Roma 1942 (ma 1943), pp. 3-4 e 13-14, nonché pp. 126-132, ove è riprodotta – quale punto 6 dell’Allegato n. 2 – la Relazione sull’attività svolta dall’Ufficio Stampa e Propaganda a firma di G. Massano e datata 26 novembre 1938. Cfr. inoltre ibidem, pp. 139-143 per un’antologia di giudizi sulla Mostra pubblicati sulla stampa italiana e straniera. Per la sua attività di capo dell’Ufficio Stampa e Propaganda della Mostra, G. Massano fu nominato Grande Ufficiale della Corona d’Italia, come apprendiamo, ad esempio, dalla «Gazzetta Azzurra», Genova, 20 luglio 1939: «Onorificenza. - Il collega comm. Gino Massano è stato nominato grande ufficiale della Corona d’Italia per l’opera appassionata e intelligente da lui prestata nella sua qualità di capo dell’Ufficio Stampa e Propaganda della Mostra Augustea della Romanità». Su G. Massano, maggiore degli Alpini e Medaglia d’Argento al Valor Militare per i combattimenti sull’altopiano di Bainsizza nel mese di ottobre 1917, vd. ora G. Martelli, Alpini del territorio bolognese romagnolo. Il Maggiore Grand’Ufficiale Gino Massano, consultabile presso il sito Internet «Noi Alpini» alla pagina http:// 62 re to Au quelle che noi oggi chiamiamo cartelle stampa, individualizzandole però per ciascuno dei corrispondenti esteri con l’inserirvi, oltre alle notizie vere e proprie, anche le foto dei calchi provenienti dai rispettivi Paesi, di modo che i giornalisti fossero invogliati a riprodurle sulla stampa. Le notizie, invece, sarebbero state essenziali per mettere «in rilievo il vero significato o, diciamo, i vari significati della Mostra»61. Nel frattempo, a partire dalla primavera del 1937, la Mostra si era dotata in pianta stabile di un Ufficio Stampa e Propaganda. Il termine “propaganda” ricorre anche nelle fonti archivistiche dell’Istituto ed in proposito mi pare tutt’altro che superfluo rilevare come allora esso non avesse ancora quell’accezione chiaramente negativa – già comunque diffusa nel mondo protestante nei confronti delle attività della Chiesa di Roma – che in età contemporanea e soprattutto dopo la fine della seconda guerra mondiale diverrà ad esso sostanzialmente propria. Nei documenti d’archivio che qui interessano, “propaganda” indica piuttosto l’azione di promuovere, diffondere, divulgare, promulgare qualcosa62. Non per questo, di certo, la “propaganda” che qui ci interessa può essere semplicemente descritta come una sorta di pubblicità commerciale applicata ad un evento culturale: non siamo sicuramente di fronte alla pubblicità di una mostra come siamo abituati a vederne oggi – dove la mostra rileva in quanto prodotto da vendere, letteralmente, al grande pubblico – o, quantomeno, non siamo davanti soltanto ad un fenomeno di questo tipo. Infatti la circostanza stessa che quell’evento culturale – ma ciò vale anche per le altre iniziative del Bimillenario – fosse anche inquadrato ideologicamente, comporta come la sua “propaganda” fosse caricata in parte anche di una valenza ideologica, che conviveva con quella scientifica dell’evento in un insieme sostanzialmente inestricabile il quale, tuttavia, oggi rischia di distogliere l’attenzione del moderno interprete dagli aspetti prettamente scientifici dell’intera operazione. La caratteristica di essere stata un enorme evento scientifico e culturale senza essersi esaurita in “un’operazione di propaganda” come attualmente intesa, ma allo stesso tempo di essere stata nondimeno calata in un preciso contesto ideologico e di averne costituito una parte non indifferente essa stessa, è appunto – espressamente o meno – uno dei motivi del grande interesse che da sempre caratterizza la Mostra Augustea della Romanità agli occhi degli studiosi. Tornando all’Ufficio Stampa e Propaganda della Mostra, noteremo come esso venne diretto da un giornalista professionista, molto attivo nell’ambito della divulgazione culturale, Gino Massano63, che collaborò con l’Istituto anche ad esempio nell’organizzazione di Es Enrico Silverio tto tra 128 www.noialpini.it/massano-gino.html. Vd. ancora infra nel testo per cenni al suo ruolo nel V Congresso Nazionale di Studi Romani e nel Convegno Augusteo. 64 Vd. in AINSR, s. CCM, b. 221, f. 66, sott. Generalità e sott. Napoli e Capri, Pompei, Ercolano e quivi passim nei diversi sub sottofascicoli di cui esso è composto. Gino Massano era comunque un collaboratore di lunga data dell’Istituto di Studi Romani e del suo periodico: vd. in tal senso anche G. Massano, Il sodalizio delle antichità: il venticinquesimo dell’Associazione Archeologica Romana; Id., Il volto della Patria nella letteratura; Id., Le laudi delle acque, tutti in «Roma. Rivista di studi e di vita romana», rispettivamente V (1927) 5, pp. 222-224, VI (1928) 5, pp. 214-216 e VII (1929), 1, pp. 29-31. 65 Così G. Massano in G.Q. Giglioli, Mostra Augustea della Romanità. Relazione, cit., p. 126. 66 Così ancora G. Massano, ibidem, p. 128. 67 La provenienza da L’Eco della Stampa dei ritagli dei periodici conservati nei raccoglitori della s. RS qui citati – ma ciò vale anche per altri – è manifestata da una cedola con timbro di provenienza che accompagna quasi tutti i ritagli che, poi, venivano fisicamente collocati su grandi fogli di cartoncino per una più agevole consultazione (cfr. fig. 4). 68 Così ancora una volta G. Massano in G.Q. Giglioli, Mostra Augustea della Romanità. Relazione, cit., p. 128. La notevole quantità di articoli di giornale di cui scrive G. Massano è ancora oggi consultabile presso l’Archivio storico del Museo della Civiltà Romana o, meglio, lo sarebbe se il Museo, la sua Biblioteca ed il suo Archivio fossero riaperti al pubblico. La notizia della Mostra Augustea della Romanità giunse anche in Giappone, come testimoniato da un giornale conservato nell’Archivio dell’Istituto Nazionale di Studi Romani – AINSR, s. RS, Mostra Augustea della Romanità. 1937 – sul quale è adesa una striscia di carta dattiloscritta il cui contenuto, che riportava una traduzione del titolo dell’articolo e che descriveva succintamente il periodico che lo ospitava, si trascrive di seguito senza correggere gli evidenti refusi: «Toshio Muto: ‘Mostra augustana di Romanità e Dichiarazione del Prof. G. Q. Giglioli, stampata nella lingua giapponese’ (Pubblicata il 12 Nov. 1937 nella Giornale ‘Osaka Asahi’, una delle miglioli giornali del Giappone)». 69 G.Q. Giglioli, Mostra Augustea della Romanità. Relazione, cit., p. 4. 70 Circa l’estetica della Mostra Augustea della Romanità, rinvio da ultimo a F. Scriba, L’estetizzazione della politica nell’età di Mussolini, cit., passim, con precedente bibliografia anche dello stesso autore. 71 G.Q. Giglioli, Mostra Augustea della Romanità. Relazione, cit., p. 4. re to Au alcune fasi logistiche del Convegno Augusteo, pur forse con esiti meno felici se si considerano gli strascichi di certe vicende documentati nei fascicoli del Convegno64. Tra le attività dell’Ufficio Stampa spiccava l’«assistenza e sollecitazione di una più vasta collaborazione da parte della stampa italiana ed estera, e degli studiosi ed appassionati, sempre italiani ed esteri»65; ed inoltre i comunicati diramati periodicamente ai giornali per via diretta o tramite la Direzione Generale Stampa Italiana o, ancora, attraverso l’Agenzia Stefani e relativi a «avvenimenti di cronaca della Mostra, quali: visite di alti personaggi, avvisi di conferenze illustrative, notizie statistiche, ecc.»66. Seguiva poi la documentazione, attraverso l’agenzia specializzata L’Eco della Stampa – di cui si serviva anche l’Istituto67 – dell’interesse verso la Mostra da parte di quotidiani e periodici, afferenti alle più varie specializzazioni, spesso spontaneo e non solo suscitato dall’attività dell’Ufficio Stampa e Propaganda. Altra attività era la raccolta di tutte queste testimonianze in “ritagli di stampa” ordinati in plurimi volumi per un totale di «8.000 documenti dei quali 900 stranieri»68. Gli articoli sulla Mostra, sia stranieri che italiani, furono in effetti contraddistinti dall’«universale consenso» menzionato in proposito da Giglioli69 e ciò sia che si considerasse la dimensione più propriamente scientifica della Mostra sia che questa dimensione fosse inquadrata all’interno del contesto ideologico di continuità tra Roma antica ed «Italia nuova» immanente alla Mostra, trasfuso in numerosi casi negli stessi allestimenti e pertanto da essa difficilmente estraniabile70. Non mancarono però due voci dissonanti, segnalate dallo stesso Giglioli71. Di esse, la prima è rappresentata da un articolo comparso su «XX Siècle» di Bruxelles che, dopo aver lodato i criteri allestitivi ed espositivi affermava «essere l’esposizione Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 129 72 Ibidem. Circa la quale vd. M. Barbanera, s.v. Giglioli, Giulio Quirino, cit., passim. Si tenga poi sempre presente la complessiva definizione della figura di Giglioli uomo e studioso fornita da A. Pasqualini, L’antiquaria di gesso, cit., p. 636 nota 25: «Giulio Quirino Giglioli (1886-1957), segretario di Lanciani e suo stretto collaboratore, fu insigne archeologo, maestro buono e generoso di innumerevoli allievi, complice e vittima di una politica magniloquente che inquinò il suo sincerissimo amore per la Patria e la sua fervente ammirazione per il ruolo svolto dalla civiltà romana nel mondo». 74 Circa la Mostra Archeologica del 1911 cfr. supra nota 45. 75 G.Q. Giglioli, Mostra Augustea della Romanità. Relazione, cit., p. 4. 76 Per la Sala del Cristianesimo vd. G.Q. Giglioli, Mostra Augustea della Romanità. Relazione, cit., pp. 8-9 e vd. A.M. Liberati, La Mostra Augustea della Romanità, cit., pp. 79-80, 82 ed 88 con nota 66. Fotografie della Sala del Cristianesimo si trovano in «Architettura», XVII (1938), 11, p. 662, in «Capitolium», XII (1937), 10, p. 524, in Dalla mostra al museo, cit., p. 84 ed in F. Scriba, L’estetizzazione della politica nell’età di Mussolini, cit., p. 141. 77 G.Q. Giglioli, Mostra Augustea della Romanità. Relazione, cit., p. 4. 78 Ibidem e cfr. anche ivi p. 143 per la trascrizione di alcuni brani dello scritto di p. A. Ferrua S.J. pubblicato in «La Civiltà Cattolica» del 18 dicembre 1937. L’articolo è consultabile anche in AINSR, s. RS, Mostra Augustea della Romanità. 1937. Alla trattazione del Bimillenario Augusteo ne «La Civiltà Cattolica», è dedicato il contributo di H. Sproll negli Atti del Convegno internazionale 2014. Bimillenario della morte di Augusto. L’Istituto Nazionale di Studi Romani e le fonti d’archivio del primo bimillenario, in corso di stampa. 79 “Alba missionaria alla mostra augustea„. S.E. mons. Costantini agli “Studi Romani„, in «L’Osservatore Romano», Città del Vaticano, 9 gennaio 1938, consultabile anche in AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani. 1938, I e cfr. «Rassegna d’informazioni dell’Istituto di Studi Romani», VI (1938), 1, pp. 4 e 7. A proposito della presentazione e della trattazione da parte di quotidiani e periodici cattolici del rapporto tra Augusto, Roma, l’impero ed il Cristianesimo nella Mostra Augustea 73 re to Au stessa viziata dall’essere un panegirico del regime fascista, dal non essere imparziale»72. Rispondeva Giglioli, con parole che – data la sua storia personale73 – sono rivelatrici delle attenzioni con le quali ci si avvicinava alla divulgazione della civiltà romana già ben prima del 28 ottobre 1922, cioè sin già dalla Mostra Archeologica del 191174. Egli affermava che «nessun documento fu scartato, nessuno forzato a dire quello che non diceva per sé stesso. E quanto alla completezza furono omessi tre soli tristi aspetti della vita antica, quello dei supplizi penali, della schiavitù e quello della prostituzione, e ciò per comprensibili ragioni»75. Altro caso di dissenso, questa volta relativo – come si desume dalle parole di Giglioli – alla scelta dell’ordinamento della Sala del Cristianesimo76, fu quello espresso dal gesuita irlandese p. James P. Brodrick dalle pagine dell’inglese «The Tablet»77. Rammenta Giglioli che «rispose nella stessa rivista […] la illustre studiosa inglese e fervente cattolica E. Strong», che ritroveremo più volte sulle pagine della stampa quotidiana, sino al suo discorso al Convegno Augusteo in occasione dell’inaugurazione dell’Ara Pacis il giorno 23 settembre 1938. Ad abundantiam, Giglioli citava a favore della Mostra l’intervento, proprio dalle pagine de «La Civiltà Cattolica», del gesuita p. Antonio Ferrua78, decisamente favorevole alla Mostra, ai suoi criteri espositivi ed alla sua conseguente capacità – come si direbbe oggi – di essere fruita a diversi livelli e da diverse categorie di pubblico. In relazione a quanto appena ricordato, ma anche quale testimonianza della stretta interrelazione esistente tra le diverse manifestazioni del Bimillenario Augusteo, è a questo punto il caso di menzionare la non scarsa eco nella stampa che ebbe una conferenza di mons. Celso Costantini, segretario della Congregazione de Propaganda Fide, tenuta venerdì 7 gennaio 1938 presso i Corsi Superiori di Studi Romani, nell’ambito del ciclo Roma onde Cristo è romano e dedicata proprio al tema Alba missionaria alla Mostra Augustea della Romanità cui seguì «un’audizione musicale, organizzata in collaborazione con l’E.I.A.R.»79. Es Enrico Silverio tto tra 130 della Romanità vd. anche, in AINSR, s. RS, Mostra Augustea della Romanità. 1938: Anoscar, Cesare Augusto nella luce del Vangelo, in «L’Avvenire d’Italia», Roma, 24 marzo 1938, o ancora l’anonimo La Mostra Augustea della Romanità e il cristianesimo, in «Il Crocefisso», Roma, maggio 1938, pp. 385-391, costituente il testo di una conferenza radiofonica. re to Au Un’altra polemica relativa alla Mostra e comparsa sulla stampa, fu quella – di tutt’altro argomento rispetto alle precedenti – avviata dal periodico di Franco Ciarlantini «Augustea». In un articolo non firmato, ma probabilmente dovuto allo stesso Ciarlantini, comparso nel numero del 30 gennaio 1937, l’articolista si poneva il problema della fisionomia che la Mostra avrebbe finito per assumere e, per quanto lo riguardava, chiariva: «Noi pensiamo che la Mostra debba avere un fine apologetico, cioè essenzialmente educativo e politico e debba rivolgersi al gran pubblico di ogni paese». Il problema che l’articolo intendeva suscitare era quello dell’allestimento che sarebbe stato necessario per un fine quale quello caldeggiato dalla rivista: «Storici, archeologi, specialisti in ogni sorta di investigazioni costituiranno senza dubbio gli elementi indispensabili per la celebrazione di Augusto; però la celebrazione, diremo così politica non potrà essere compiuta che dagli artisti interpreti del nostro tempo ed anticipatori dell’avvenire». L’articolo si concludeva invitando i lettori ad immaginare cosa sarebbe stata la Mostra della Rivoluzione Fascista – evidentemente la prima edizione del 1932 – se fosse stata affidata solo a storici e non anche ad artisti, e quindi ad immaginare «quale spettacolosa realizzazione della Mostra Augustea sarebbe conseguibile mercé l’alito vivificante di un gruppo di artisti di prim’ordine». Questa sorta di auspicata svalutazione dell’elemento scientifico a favore di quello esclusivamente ideologico artisticamente espresso e la sua ingenerosa critica preventiva – avanzata senza tenere nel debito conto i lavori del Comitato ordinatore della Mostra, che si riflettevano nelle periodiche relazioni al Duce pubblicate nei quotidiani – non mancò di suscitare l’interesse di Giglioli, come documentato nei verbali del Comitato del 23 febbraio e del 12 marzo 1937. Si giunse infine ad una qualche sorta di chiarificazione, perché il numero di «Augustea» del 30 maggio 1937 presentava un nuovo articolo, anche stavolta non firmato, ma di tono sensibilmente diverso e più avvertito circa i reali problemi posti dall’organizzazione della Mostra, dalla selezione e dalla presentazione dei materiali. L’articolista, dopo essersi posto l’interrogativo «Come sarà la Mostra?», chiariva come la “sfida” sottesa alla Mostra Augustea consistesse nel fatto di «presentarsi al mondo, di far vedere al mondo come l’intelligenza fascista intenda e sappia evocare la romanità» e come dunque il problema di fondo potesse essere posto nei termini seguenti: la Mostra sarebbe stata una mostra «di romanità» o una mostra «della romanità»? Continuava infatti l’articolista: «In questa distinzione, solo in apparenza sottile, sta il maggiore, più arduo problema della Mostra. Evocare qualche aspetto, qualche lineamento della romanità, o dare una visione d’insieme, sintetica ma totale del più glorioso e grandioso fenomeno della civiltà?». A questo punto, continuava l’anonimo autore, la soluzione si rivelava essere quella consistente nel privilegiare l’elemento qualitativo ma, vista la materia, facendo uso di una necessaria «‘imponenza quantitativa’», che «rende angoscioso il problema dello spazio» non valutato nel precedente articolo. Ecco, dunque, che anche nell’ottica di «Augustea» assumeva rilevanza la questione dell’ordinamento dei materiali. In proposito venivano ricordate alcune recenti dichiarazioni di Giglioli al «Corriere Padano» e la chiusura dell’articolo era una neanche troppo implicita rivalutazione del ruolo di quegli “storici”, “archeologi” e “specialisti” tutto sommato così bistrattati nell’ar- Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 131 80 Vd. La Mostra della romanità nel bimillenario di Augusto e Verso la Mostra della Romanità, entrambi in «Augustea», rispettivamente nei fascicoli del 30 gennaio e del 30 maggio 1937. La prima parte di questa vicenda è stata rievocata in tempi ancora recenti da F. Scriba, L’estetizzazione della politica nell’età di Mussolini, cit., pp. 145-146, con riferimenti alle fonti d’archivio ivi a p. 145 nota 53. 81 Così G. Massano in G.Q. Giglioli, Mostra Augustea della Romanità. Relazione, cit., p. 128. 82 Vd. ancora G. Massano, ibidem, pp. 128-129. 83 G. Reisoli, Ciò che “si ascolta” nella Mostra Augustea della Romanità, Roma 1938 ed Id., Unicuique suum, Roma 1938. 84 L’articolo è conservato in AINSR, s. RS, Mostra Augustea della Romanità. 1938, A.A. Fumarola, Panorama della Mostra Augustea della Romanità. Un giovane vede, in «La Gazzetta del Mezzogiorno», Bari, 10 aprile 1938. Su Angelo Antonio Fumarola, che in seguito parteciperà alla guerra di Liberazione ed entrerà nella carriera diplomatica, vd. la scheda biografica Fumarola di Porto Selvaggio, Angelo Antonio, consultabile presso il sito Internet «baldi.diplomacy.edu» alla pagina https:// baldi.diplomacy.edu/diplo/biogra/fumarola.htm. L’articolo che qui interessa era illustrato con una foto LUCE della facciata della Mostra su via Nazionale. Si ritiene opportuno – onde illustrare in che modo la Mostra Augustea si rapportasse, nella stampa quotidiana, all’idea di «Italia nuova» – trascriverne alcuni passaggi: «I passi degli scrittori classici riportati sulle monumentali e lineari pareti della facciata che nel suo colore di avorio rosato sembra sia già vestita della patina del tempo, re to Au ticolo del 30 gennaio: «Noi pensiamo alla Mostra della romanità come ad un felice incontro di pensiero e di arte. Il nostro augurio è che questo incontro sia realmente avvenuto e vada concretizzandosi nella materialità di una esecuzione, quanto mai – giova ricordarlo – delicata e impegnativa»80. Tornando all’attività dell’Ufficio Stampa della Mostra, occorre evidenziare come in essa rientrassero anche – appartenendo in effetti a quella che veniva definita “stampa radiofonica” – le cosiddette “conversazioni radio”, dedicate a illustrare «notizie e appunti di richiamo sulle principali curiosità della Mostra e sulla sua importanza»81, trasmesse attraverso l’EIAR e talvolta in maniera più specifica attraverso la stazione particolare del Ministero della Cultura Popolare. Di ancor più specifico interesse per il tema che ci occupa, ritengo tuttavia essere stato il concorso fra giornalisti italiani bandito per i due migliori articoli di illustrazione della Mostra scritti nel periodo tra il 1° gennaio ed il 1° settembre 1938: al primo classificato sarebbero andate 2.000 Lire, mentre il secondo classificato sarebbe stato premiato con 1.000 Lire. I partecipanti furono 27, per un totale di 57 articoli, mentre la commissione giudicatrice venne composta da Giglioli quale direttore generale della Mostra, da Amedeo Maiuri in rappresentanza dell’Istituto e da Alessandro Bacchiani quale rappresentante del Sindacato Nazionale Fascista Giornalisti. Il primo premio venne diviso ex aequo tra Mario Dorato ed Angelo Antonio Fumarola ed il secondo, anch’esso ex aequo, tra Leonida Felletti e Memmo Padovini82. La commissione giudicatrice menzionò poi alcuni contributi in particolare, tra cui quelli riccamente illustrati e scritti per le Forze Armate dal colonnello Gustavo Reisoli, in cui la continuità tra l’antico ed il nuovo impero, vista anche la Guerra d’Etiopia e la Guerra di Spagna in corso, era decisamente marcata83. Proprio la continuità tra l’antico ed il nuovo impero era anche il tema di fondo dell’articolo di Fumarola Un giovane vede (fig. 4), vincitore ex aequo del primo premio, nel quale si descrive il viaggio ideale di un giovane all’interno della Mostra Augustea come l’abbandono delle concezioni ritenute false sulla Romanità, la presa di coscienza della grandezza passata che finalmente veniva resa in modo obiettivo e lo slancio verso il futuro, in un percorso che inizia con i brani latini della facciata su via Nazionale e termina idealmente con la Sala XXVI, dedicata alla Immortalità dell’idea di Roma. La rinascita dell’Impero nell’Italia Fascista84. Ciò ci introduce ad una questione essenziale, quella dei «vari significati della Es Enrico Silverio tto tra 132 re to Au Fig. 4. L’articolo di A.A. Fumarola, vincitore ex aequo del primo premio per il migliore articolo sulla Mostra Augustea della Romanità, come conservato nell’Archivio dell’Istituto Nazionale di Studi Romani (AINSR, s. RS, Mostra Augustea della Romanità. 1938). Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 133 richiamano ed ammoniscono. […]. Il viandante è un giovane […], il giovane ha intuito che codesta complessa adunata della potenza romana è stata voluta essenzialmente per temprare le sue certezze d’oggi, per alimentare gli audaci sogni del domani. E il giovane sale i gradini […]. Visitando la Mostra Augustea della Romanità non accade di compiere quell’obbligato itinerario attraverso le sale, che è poi uno stancante corso superficiale così affastellato da lasciare, quale unico effetto, la stanchezza. La Mostra potrebbe anche definirsi un panorama: chè qui si viene per guardare lontano. […]. Non si tratta di una grandiosa raccolta scientifica o della preziosa illustrazione di un periodo storico, ma è la sintesi alta e sinfoniale di una civiltà superiore: la massima del mondo antico e la fondamentale del mondo moderno. […]. Il giovane avanza. […]. Il giovane riesce ad approfondire e ad abbracciare l’evolversi degli eventi in un crescendo di strepitose vittorie. […]. E nella sala di Augusto, il giovane sente la verità indiscussa delle parole dettate da Svetonio a proposito dell’erede di Cesare: ‘Tutti spontaneamente con comune consenso lo salutarono padre della Patria”. Il giovane avanza. […]. E al giovane che procede circospetto e devoto , avido ed attento di non lasciarsi sfuggire i diversi aspetti delle cose e degli avvenimenti, è dato di penetrare nella vita intima dei Romani: dalle forme di culto, alla moda, alle industrie, alle organizzazioni premilitari, l’agricoltura. La medicina, il commercio, i giuochi: esponente complesso di un’altissima civiltà. […]. Ma, solenne, domina il pronao di quel tempio che nel cuore dell’Asia Minore, i principi della Galizia (leggasi naturalmente “Galazia”, n.d.A.) vollero eretto per il culto di Roma e di Augusto. […]. Il giovane avanza. Va ormai sospinto da una forza interiore che gli permette di guardare oltre le cose: nella eternità della Storia. […]. Nel sacrario dell’Aquila legionaria […]. Il giovane tace. Nel suo spirito e nella volontà vi fanno leva sentimenti di sempre più alta fede latina. […]. Nella sala del Cristianesimo si irradia la suggestiva luce della croce luminosa, presso l’urna di morte che, nella nuova religione, è principio di vita. E’ l’eredità di Roma raccolta dai seguaci di Cristo. […]. E il sangue dei Martiri per la incrollabile fermezza del carattere, si mischia a quello dei guerrieri più antichi. L’idea dell’immortalità di Roma è consacrata in questo connubio dispari, quanto armonioso. Il giovane si raccoglie, pensa. E’ pronto: può contemplare l’apogeo della continuità di Roma. Roma e l’Italia: termini correlativi, inscindibili, alti sulle civiltà di ogni tempo. […]. L’idea imperiale di Augusto è come un filo […]. Ed oggi col Fascismo […] quel filo ha acquistato consistenza metallica […]. L’idea non è mai morta: essa ora è guerriera, ora è mistica, ora è economica, artistica, colonizzatrice, ma viva sempre. […]. Ed in questa sala della rinascita dell’Impero nell’Italia Fascista dove la Vittoria di Capo d’Istria – lo scudo e la spada levati – snellisce fra i busti del Re Imperatore e del Duce, sfilano le storiche testimonianze degli Spiriti Magni. […] Roma – cuore e cervello del mondo – proceda al ritmo della sua rinascita latina e fascista. La commozione urge nella gola del giovane in un santo orgoglio. Visto che molto hanno fatto, egli vuole sentirsi degno dei padri: fare, conquistare, donarsi. Spiritualmente teso come un dardo prima di scoccare ma cosciente nello slancio della sua breve vita, il giovane medita le parole del Duce: ricollega la sua opera a quella dei grandi romani. Ed in silenzio si consacra alla Patria, pronto a qualunque cimento diretto al trionfo dei più alti destini imperiali». 85 AINSR, s. CCM, b. 213, f. 35, sott. Carteggio con i membri della Commissione, sub sott. Giglioli, lettera di C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli del 24 agosto 1937, p. 3. 86 Vd. ad esempio in AINSR, s. RS, Mostra Augustea della Romanità. 1936, Ceccarius (G. Ceccarelli), La Mostra Augustea della Romanità raccoglierà i segni della Civiltà romana nel mondo, in «La Tribuna», Roma, 18 maggio 1932; Id., La Mostra Augustea della Romanità per il secondo millenario della nascita di Augusto dirà al mondo nel sedicesimo anno dell’Era Fascista l’eterna gloria di Roma, in «La Tribuna», Roma, 8 aprile 1933; Id., Tra i plastici ed i calchi per la Mostra Augustea della Romanità, in «La Tribuna», Roma, 15 gennaio 1936. Vd. ancora in AINSR, s. RS, Mostra Augustea della Romanità. 1937, G. Calza, Come si prepara la Mostra della Romanità, in «Sapere», Roma, 20 febbraio 1937; Id., Documenti di Roma nel mondo. La Spagna alla Mostra Augustea, in «Il Messaggero», Roma, 29 giugno 1937 e già in «La Provincia di Bolzano», Bolzano, 27 giugno 1937. Sulla presenza della Hispania romana, e quindi anche del moderno Portogallo, nella Mostra Augustea della Romanità, vd. A.M. Liberati, Bimillenario della nascita di Augusto. Rappresentazione delle province augustee della Hispania Romana nella Mostra Augustea della Romanità del 1937-1938, in Tarraco Biennal. Actes. 2on Congrés Internacional d’Arqueologia i Món Antic “August i les provínces occidentals. 2000 aniversari de la mort d’August”, Tarragona, 26-29 de novembre de 2014, ed. J. López Vilar, I, Tarragona 2015, pp. 179-184, nonché Patrimonio Arqueológico español en Roma, cit., passim e cfr. inoltre supra nota 26. 87 Vd. ad esempio in AINSR, s. RS, Mostra Augustea della Romanità. 1936, A.M. Colini, Mostra Augustea della Romanità, in «L’Italia Letteraria», Roma, 18 marzo 1934 ed inoltre in AINSR, s. RS, Mostra Augustea della Romanità. 1937, S. Puglisi, Un’esposizione senza precedenti. La Mostra Augustea della Romanità, in «Il Resto del Carlino», Bologna, 17 febbraio 1937. Sulla partecipazione di S. Puglisi alla Mostra vd. ad esempio Mostra Augustea della Romanità. Catalogo, I, cit., p. XXVI ove, probabilmente per mero refuso, è indicato come «D. Puglisi». Lo studioso fu anche autore di due monografie della collana editoriale Civiltà Romana, organo prima della Mostra Augustea della Romanità e, dopo la chiusura di questa e durante il suo accrescimento in vista dell’E 42, della Mostra della Romanità: vd. quindi S. Puglisi, L’assistenza sociale, Roma 1938 ed Id., Le associazioni giovanili, Roma 1938, costituenti rispettivamente i volumi n. 2 e n. 6 della collana Civiltà Romana. re to Au Mostra»85 ricordati anche da Galassi Paluzzi. In effetti dal 1933 al 1938 gli articoli di giornale, in alcuni casi firmati da studiosi che partecipavano alle iniziative culturali dell’Istituto86 o che erano direttamente in servizio presso il Museo dell’Impero Romano o, ancora, che comunque collaboravano stabilmente con la Mostra Augustea87, talvolta esaltano l’idea Es Enrico Silverio tto tra 134 88 Vd. in AINSR, s. RS, Mostra Augustea della Romanità. 1936 ad esempio: Ceccarius (G. Ceccarelli), Il fascio littorio, simbolo della potenza di Roma, insegna d’imperio, in «La Tribuna», Roma, 6 luglio 1933; G.Q. Giglioli, Il Fascio Littorio dalla fondazione di Roma all’Italia di Mussolini, in «Il Popolo d’Italia», Milano, 27 luglio 1933, nonché in «L’Impero», Roma, «Il Lavoro Fascista», Roma, «Il Popolo di Roma», Roma, tutti del 25 luglio 1933, ed ancora in «Corriere di Napoli», Napoli, 3 agosto 1933 e «Tevere», Roma, 31 agosto 1933. Vd. ancora, questa volta in AINSR, s. RS, Mostra Augustea della Romanità. 1937, ad esempio: U. Mancuso, Roma rediviva (a proposito della Mostra Augustea della Romanità), in «Il Piccolo della Sera», Trieste, 30 settembre 1937. Inoltre, vd. anche, questa volta in AINSR, s. RS, Mostra Augustea della Romanità. 1938: L’esaltazione dell’Impero Romano e del suo fondatore nella Mostra Augustea della Romanità, in «Il Legionario», Roma, 15 febbraio 1938, che così terminava: «Tutto un mondo, dunque, racchiuso nel breve giro di una esposizione: un mondo che, soprattutto per noi Italiani, non è morto ma vive nel nostro spirito, nella nostra coscienza e nel nostro sangue e si perpetua nelle nuove glorie dell’Italia Fascista»; E. Serra, L’idea universale di Roma alla Mostra Augustea, in «Il Giornale della Domenica», Roma, 14 agosto 1938; A. Russo, Roma capitale del mondo. Universalità e italianità della Mostra Augustea, in «Il Resto del Carlino», Bologna, 30 agosto 1938; A. Pais, Alla chiusura della Mostra augustea. Roma armata ritorna, in «Corriere Padano», Ferrara, 24 settembre 1938. Un rilievo a parte merita R. Battaglia, Significato della Mostra Augustea. Rinascita dell’idea di Roma, in «La Tribuna», Roma, 28 giugno 1938. Roberto Battaglia, già Ufficiale del Regio Esercito durante la campagna per la conquista dell’impero nel 1935-’36, fu storico dell’arte allievo di P. Toesca, collaboratore dell’Istituto di Studi Romani, ove fu anche capo-redattore dell’opera – rimasta incompiuta – Roma nel Ventennale ed, in seguito, apprezzato comandante partigiano nelle formazioni Giustizia e Libertà, approdando infine, dopo la seconda guerra mondiale, al Partito Comunista Italiano. Questi alcuni significativi passaggi dell’articolo sopracitato: «La Mostra Augustea della Romanità rappresenta il definitivo tramonto dell’idea romantica di Roma e l’inaugurarsi di un nuovo concetto. La serenità che l’ha ispirata nella scelta e nella coordinazione di un immenso materiale, nasce in realtà da quella lunghissima lotta che ha sostenuto nella coscienza italiana l’idea di Roma, le cui origini son da cercarsi nel primo ’800. […]. La grande conquista dei nostri romantici fu nell’aver superato gli elementi per così dire, pittoreschi dell’idea, per arrivare a quella concezione spirituale, che tanto servì a determinare l’unità d’Italia: quella del Mazzini che parla d’una Roma ‘che opererà con la virtù dell’esempio’, quella del Cavour che compiendo l’atto eroico della proclamazione di Roma a capitale d’Italia, diceva di non amarne i monumenti. Non fu però allora raggiunta una completa visione della storia di Roma. Coesistettero nell’idea romantica elementi avversi e negativi. […]. La vittoria sulle contraddizioni del Romanticismo si poteva avere soltanto quando le idee, invece di combattersi una con l’altra, si fossero accordate in una superiore sintesi. Ciò è divenuto possibile solo in un pensiero che considerasse Roma senza prevenzioni letterarie e spirito di parte; che scorgesse in lei quella forza superiore alla stessa volontà umana, che la convogliava irresistibilmente attraverso le apparenti contraddizioni verso un’unica meta. Questo pensiero fu quello di Mussolini, che trovò nella storia di Roma il nucleo centrale nella ‘dura silenziosa tenacia’. […]. Nella Mostra Augustea il pensiero mussoliniano appare ancor più accentuato; […]. La Mostra è risultata nella sua imparzialità, ampiamente polemica e innovatrice. Si osservi con quale chiara consapevolezza sono stati accordati gli elementi finora contrastanti alla mente degli italiani intorno a Roma: la Repubblica e l’Impero; l’Impero e il Cristianesimo. […] attraverso la documentazione vastissima si rivela un unico concetto: la fondamentale giustizia di quella lotta nella quale da ambo le parti si sostenevano con eguale fede idee contrarie. […]. Questo superamento di posizioni tradizionali coinvolge con sè anche la valutazione dell’ultimo periodo dell’impero che fu detto della decadenza e che ora viene riabilitato come quello della difesa. […] un lampo tragico su l’oscurità è l’iscrizione di Giuliano (A. 362) che ‘apertasi la via tra i barbari, facendo strage di coloro che opponevano resistenza, venne in una sola estate dall’Oceano Britannico al Tigri’. In quest’epoca come in tutte le altre di Roma si scorge come elemento essenziale come nucleo vivo la dura e ostinata energia. […]. Tutta la storia di Roma si colora di questa luce chiarificatrice. L’eroismo dei legionari ritorna a quella umana semplicità senza cui non v’è grandezza; le loro lapidi sepolcrali, trovate in terre tanto lontane dalla patria, così rozzamente scolpite, ricordano certi cippi nei cimiteri militari di guerra; e il figlioletto che appare in una di esse, presso il padre, in veste militare, esprime con tutta naturalezza la continuità del sacrificio nella famiglia». L’articolo, pur senza classificarsi tra i vincitori del premio indetto dalla Mostra Augustea della Romanità per il miglior articolo comparso sulla stampa, ebbe comunque una particolare menzione: vd. G. Massano in G.Q. Giglioli, Mostra Augustea della Romanità. Relazione, cit., p. 129. Il calco dell’epigrafe di Giuliano (CIL III, 247) la cui traduzione viene menzionata da R. Battaglia nell’articolo, era stato già esposto nella Mostra Archeologica del 1911 – circa la quale vd. supra nota 45 – all’interno della Sezione II Imperium Romanum: vd. Catalogo della Mostra Archeologica, cit., pp. 27-28. Circa la presenza dell’epigrafe nella Mostra Augustea della Romanità all’interno della Sala XXIV La difesa dell’Impero, vd. invece Mostra Augustea della Romanità. Catalogo, I, cit., p. 381 n. 41, ove si legge anche il seguente commento: «Stupenda testimonianza di che cosa fosse ancora l’Impero alla metà del IV secolo». Sulla figura di Roberto Battaglia, vd. G.P. Nitti, s.v. Battaglia, Roberto, in «Dizionario Biografico degli Italiani», VII, Roma 1965, pp. 218-219, con ulteriore precedente bibliografia. Soprattutto, però, vd. ora Resistenza e cultura. Roberto Battaglia nel centenario della nascita, Atti dell’Incontro di studi Resistenza e cultura. Roberto Battaglia nel centenario della nascita, Roma, Istituto Nazionale di Studi Romani, 13 novembre 2013, a cura di R. De Longis - M. Ghilardi, Roma 2015. Di particolare interesse, per delineare il passaggio di Battaglia alla lotta partigiana nel periodo in cui il futuro storico della Resistenza era in servizio presso l’allora R. Istituto di Studi Romani, è M. Ghilardi, «Dalla pace conventuale dell’Aventino» a Porta San Paolo, dall’Istituto di Studi Romani alla «vita scomoda del bosco», ibidem, pp. 85-137. re to Au della continuità88, talaltra si soffermano sul valore scientifico dell’esposizione discutendo, anche in modo divulgativo, in accordo con il tenore delle diverse pubblicazioni, questioni Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 135 I Corsi Superiori di Studi Romani negli anni accademici 1936-’37 e 1937-’38 Passando alle altre manifestazioni del Bimillenario, accanto alla Mostra Augustea della Romanità, quelle di maggior presenza nel corso del tempo sulla stampa furono senz’altro le Conferenze d’interesse augusteo tenute da studiosi italiani e stranieri negli anni accademici 1936-’37 e 1937-’38, cioè XI e XII, dei Corsi Superiori di Studi Romani. In generale e sino alla caduta del Fascismo i Corsi si proponevano, attraverso cicli di conferenze, di illustrare, documentare, studiare ed approfondire il percorso che dalla «Roma dei Cesari» e dalla «Roma Cristiana» conduceva alla «Roma ormai nuovamente Capitale d’Italia» o «Roma Sabauda e Littoria» o ancora, come spesso veniva anche chiamata, «Roma di Mussolini»92. Ben si comprende allo89 Vd. in AINSR, s. RS, Mostra Augustea della Romanità. 1937, ad esempio: Un grande plastico della Roma imperiale alla Mostra per la celebrazione del bimillenario di Augusto, in «Il Corriere del Tirreno», Livorno, 26 febbraio 1937; M. Della Corte, Mostra Augustea. Le matrone romane alla toletta, in «Il Giornale della Scuola Media», Roma, 10 o 20 dicembre 1937 (il “ritaglio” conservato reca infatti entrambe le date, apposte con timbro datario); ancora, vd. anche in AINSR, s. RS, Mostra Augustea della Romanità. 1938: R(edazione?), Alla Mostra Augustea. Gli acquedotti genio di Roma, in «Il Polesine Fascista», Rovigo, 8 gennaio 1938; R. Baccino, In margine alla Mostra Augustea. A tavola con i Romani antichi, in «Giornale di Genova», Genova, 25 febbraio 1938; G. Calza, Rassegna dell’antico turismo romano alla Mostra Augustea, in «Le Vie d’Italia», XLIV (1938), 2, pp. 161-167; C. Ferrari, Riflessi della Mostra Augustea. La Scuola e le organizzazioni giovanili, in «La Gazzetta del Mezzogiorno», Bari, 3 aprile 1938; G. Massano, Bonifiche e bonificatori di Roma antica, in «Cooperazione Rurale», Roma, dicembre 1938, pp. 13-15. 90 Vd. in AINSR, s. RS, Mostra Augustea della Romanità. 1937, ad esempio: La romanità di Trieste alla Mostra augustea del bimillenario, in «Il Piccolo della Sera», Trieste, 6 ottobre 1934; Pola per il Bimillenario di Augusto. L’ardente voto degli Istriani, in «Il Piccolo della Sera», Trieste, 26 ottobre 1934; Il prof. Giglioli illustra al Duce gli insigni monumenti che figureranno alla grande Mostra Augustea della romanità, in «Il Telegrafo», Livorno, 7 marzo 1934. 91 Vd. L. Moretti Morpurgo, La Mostra Augustea della Romanità, in «Giornale delle Donne», a. LXX n. 4 (20 febbraio 1938), pp. 53-57 ed Ead., La Mostra Augustea della Romanità (continuazione), in «Giornale delle Donne», a. LXX n. 5 (6 marzo1938), pp. 69-72, entrambi consultabili in AINSR, s. RS, Mostra Augustea della Romanità. 1938. Sulla Sala XXVI vd. Mostra Augustea della Romanità. Catalogo, I, cit., pp. 434-443; Mostra Augustea della Romanità Catalogo, II, Appendice bibliografica e indici, a cura di C. Caprino - R. Vighi, Roma 1938, tavv. LXXIV-LXXV; F. Scriba, Augustus im Schwarzhemd?, cit., pp. 90-93 ed E. Silverio, Un’interpretazione dell’idea di Roma, cit. 92 Vd. supra note 34 e 38. La scansione dei Corsi in tre grandi settori cronologico/tematici – Roma antica, Roma cristiana, Roma contemporanea – oltre al settore “trasversale” rappresentato da «Roma nella vita e nell’arte», venne mantenuta, pur con l’omissione di ogni riferimento politico/ideologico, anche in seguito: vd. ad esempio L’Istituto di Studi Romani negli anni re to Au più tecniche, meno attualizzanti, quasi erudite o di costume antico ma anche altre spesso attualizzabili o attualizzate89, né manca l’occasione di rammentare l’italianità di antiche terre italiane o di territori redenti nell’ultima guerra o di riportare le relazioni periodiche di Giglioli a Mussolini90: i soli titoli di alcuni degli articoli comparsi nei quotidiani sono eloquenti rispetto a questi tre macro indirizzi ed alle loro varie sfaccettature. Anche quando l’attenzione è rivolta al dato antico ed a quello più propriamente storicoarcheologico, tutto comunque si svolge sempre all’interno di una cornice concettuale che è in ogni caso quella della ritenuta indiscussa continuità tra l’antico impero di Roma e quello dell’«Italia nuova» fascista. Emblematico è in questo senso il caso di un periodico come il quindicinale «Il Giornale delle Donne» che, all’interno della seconda parte di un articolo divulgativo interamente dedicato agli aspetti propriamente storico-archeologici della Mostra, inseriva dei “box” che, non a caso, riproducevano le frasi presenti in altrettante iscrizioni della Sala XXVI ed il cui compito, in quel contesto, e di riflesso anche nell’articolo, sembra proprio essere stato quello di rafforzare l’idea della continuità91. Es Enrico Silverio tto tra 136 accademici 1941-1948, estratto da Accademie e Istituti di cultura. Relazione sull’attività svolta negli anni accademici 1941-1948, a cura del Ministero della Pubblica Istruzione, Roma 1950. 93 Il tema della richiesta di informazioni al Ministero degli Affari Esteri è abbastanza vasto e merita un approfondimento esclusivamente dedicato a questo aspetto. Per le richieste di informazioni relativamente agli a.a. 1936-’37 e 1937-’38 vd. soprattutto AINSR, s. CSSR, b. 60, f. 45, sott. 1936-37. Informazioni studiosi stranieri e b. 79, f. 55 1937-38. Informazioni studiosi stranieri. Inoltre, per avere un’idea di tali procedure in occasione del Convegno Augusteo, ma con riferimenti anche ad informazioni assunte in precedenza e soprattutto proprio in occasione della partecipazione di stranieri ai Corsi Superiori, vd. AINSR, s. CCM, b. 223, f. 69 Informazioni richieste al Ministero Affari Esteri. Elenco studiosi stranieri da invitare. Ibidem vd. in modo particolare la lettera da C. Galassi Paluzzi al Ministero degli Affari Esteri, Servizio Istituti Internazionali, con cui il presidente dell’Istituto il 12 settembre 1938, in vista dell’udienza che Mussolini avrebbe dovuto concedere ai partecipanti al Convegno Augusteo, provvedeva a richiedere ulteriori informazioni circa tutti gli studiosi stranieri, «una gran parte dei quali (di cui ci mancano informazioni) sono Membri di Istituzioni Straniere di Roma». Inoltre ed in generale in vista del Convegno, Galassi Paluzzi trasmetteva al Ministero «un elenco di tutti gli studiosi stranieri invitati al prossimo Convegno Augusteo […]. Accanto ai nominativi degli studiosi abbiamo anche segnato il numero e la data del telespresso con il quale codesto On.le Ministero ci dava informazioni favorevoli». Circa la progettata, ma infine non tenuta, udienza presso il capo del Governo, vd. AINSR, s. CCM, b. 221, f. 65, sott. Udienza “D„ e sott. Elenco invitati udienza D e cfr. b. 227, f. 82. Per avere un’idea delle ulteriori procedure di sicurezza assunte in quell’occasione e coinvolgenti, in questo caso, anche gli studiosi italiani, vd. pure all’interno del sott. Udienza “D„ del f. 65 della b. 221 della s. CCM, la lettera del 12 settembre 1938 da C. Galassi Paluzzi a G. Franceschini, commissario di P.S. del Rione Ponte, con la quale il presidente dell’Istituto inviava al funzionario di Pubblica Sicurezza «un elenco degli studiosi italiani e stranieri che sono stati invitati a partecipare al prossimo Convegno Augusteo e che avranno l’alto onore di essere ricevuti dal DUCE». Successivamente il giorno 15 settembre 1938 Galassi Paluzzi indirizzava un’altra lettera direttamente ad A. Roncuzzi, vice questore di P.S. in servizio a Palazzo Venezia, trasmettendogli «un elenco diviso fra nominativi italiani e stranieri di tutti gli studiosi che abbiamo invitato», riservandosi di inviare in un secondo momento «l’elenco preciso di tutti gli studiosi che riceveranno il biglietto d’invito con l’indicazione del relativo numero d’ordine del biglietto». L’«elenco di tutti i partecipanti del Convegno Augusteo che hanno ricevuto il biglietto per l’udienza che il DUCE si degnerà concedere il giorno 23 p.v.» venne quindi trasmesso a Roncuzzi il 21 settembre 1938. 94 C. Galassi Paluzzi, Per la pubblicazione di un «Corpus» delle vestigia augustee e per un ciclo di conferenze celebrative del Bimillenario Augusteo, in Atti del III Congresso Nazionale di Studi Romani, a cura di C. Galassi Paluzzi, I, Bologna 1935, pp. 277-281 (278 e 280-281). re to Au ra, l’importanza di organizzare, per ciascuno dei due anni accademici, due cicli di conferenze celebrative di Augusto cui intervenissero sia studiosi italiani che stranieri, rendendo in questo modo l’omaggio al primo imperatore – che in realtà nei fatti si trasformava nell’omaggio rivolto anche ai suoi ritenuti moderni eredi – davvero universale e non angustamente nazionale. In tal modo negli a.a. 1936-’37 e 1937-’38 si ebbero due edizioni di due cicli di conferenze celebrative, per un totale dunque di ben quattro serie affidate a studiosi non solo italiani, ma anche stranieri. Tutti accuratamente selezionati, gli stranieri, da Galassi Paluzzi, Roberto Paribeni e Giglioli tra le personalità scientifiche più in vista, non scopertamente ostili all’«Italia nuova» e sulle quali, s’intende, come era imposto all’epoca, il Ministero degli Affari Esteri avesse dato parere positivo a mezzo di uno dei suoi immancabili “telespressi”, che abbondano – tra vecchi e nuovi rispetto al biennio ’37-’38 – nei fascicoli del Bimillenario vista la portata della presenza straniera tra Corsi Superiori, V Congresso Nazionale di Studi Romani e Convegno Augusteo93. Gli studiosi italiani avrebbero dovuto occuparsi di tre aspetti che presupponevano la discendenza dell’«Italia nuova» da Roma antica tanto nella sua dimensione nazionale che in quella, diciamo così, imperiale, e cioè: a) Augusto, la sua dipendenza da Cesare e la fondazione del principato, b) «cosa l’opera di Augusto abbia significato per l’unificazione dell’Italia», c) «i rapporti tra l’Italia augustea e l’Italia di oggi»94. Gli stranieri, invece, avrebbero dovuto trattare delle restanti tematiche ed in cosa queste consistessero lo comprendiamo dal verbale della riunione della Commissione direttiva del Bimillenario tenuta l’8 maggio 1935: essi avrebbero dovuto illustrare gli studi augustei svolti nelle rispettive Nazioni nel Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 137 95 AINSR, s. CCM, b. 209, f. 2, sott. Bimillenario Augusteo. Commissione Direttiva. Verbali, verbale dell’8 maggio 1935, pp. 1 e 3. In precedenza il tema era stato affrontato anche nella riunione del 14 aprile 1934. Vd. AINSR, s. CCM, b. 209, f. 2, sott. Bimillenario Augusteo. Commissione Direttiva. Verbali, verbale del 14 aprile 1934, pp. 5-6 (il verbale è privo di numerazione ma si tratta di quello relativo alla seduta n. 4): «[…] Galassi Paluzzi infine riassume quanto da lui esposto in seno al Congresso per promuovere un ciclo di conferenze dedicate ad illustrare l’epopea di Augusto, conferenze affidate a studiosi di tutto il mondo. La Commissione concorde approva che si affidino a studiosi italiani i tre temi suggeriti da Galassi Paluzzi. Si ha quindi un primo scambio di idee in merito agli studiosi stranieri da invitare e si nominano: / Per la Francia: Carcopino - Homo Durry / Per la Polonia: Zielinski / Stante l’ora tarda si rimanda ad un’altra seduta la compilazione dello schema per il ciclo di conferenze e l’indicazione dei nomi dei conferenzieri. La seduta è tolta alle 19,30». 96 Vd. in proposito E. Silverio, Il Convegno Augusteo del 1938, cit., p. 373 nota 21, pp. 390-395, p. 400 nota 79 e p. 408 nota 93; Id., Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale, cit., passim ed in modo particolare pp. 193-199 ed Id., La Russia nel Bimillenario Augusteo del 1937-38. La geopolitica imperiale dell’Istituto di Studi Romani, in Italy on the Rimland. Storia militare di una penisola eurasiatica, a cura di V. Ilari, I, Intermarium (Quaderno 2019 della Società Italiana di Storia Militare), Roma 2019, pp. 405-409, relativo anche al progetto di una Sezione dell’Istituto in Russia databile al 1935. 97 AINSR, s. CCM, b. 213, f. 35, sott. Lettere di convocazione e copie verbali, sub sott. Lettere di convocazione, copia del verbale della seduta della Giunta direttiva del 12 febbraio 1932, pp. 4-5. Le ragioni di tale orientamento iniziale venivano ufficialmente identificate nell’originaria previsione di sole dieci conferenze, nella conseguente difficoltà di scelta degli stranieri, nell’immancabile questione delle spese ed infine nella possibilità di suscitare «incomprensioni e malumori» tra gli stranieri esclusi. 98 Vd. AINSR, s. CCM, b. 212, f. 22, sott. B.A. CORPUS. Preliminari. Sedutina, in cui sono presenti considerazioni in realtà pertinenti svariati aspetti del Bimillenario e quindi non solo del Corpus. 99 Vd. supra e note 94 e 95. re to Au corso degli ultimi vent’anni, i monumenti augustei eventualmente presenti in esse ed a loro sarebbe stata affidata «(quando si sia perfettamente sicuri dei loro sentimenti) l’illustrazione dell’influenza che l’opera di Augusto ha avuto nello svolgimento della civiltà presso questa o quella Nazione»95. Tra queste ultime Galassi Paluzzi volle, assai giustamente, includere anche la Russia ed in generale il mondo slavo, domandando – come si dirà – una collaborazione poi non concretizzatasi allo stesso Michail Ivanovič Rostovtzeff96. Per la verità, in principio, sulla scorta di una proposta avanzata da Pietro de Francisci nella riunione della Giunta direttiva dell’Istituto del 12 febbraio 1932, si era pensato a non più di dieci conferenze celebrative, tutte da tenersi a cura di studiosi italiani, lasciando che gli stranieri svolgessero nei rispettivi Paesi conferenze su Augusto da caldeggiarsi a cura delle rappresentanze diplomatiche e consolari italiane97. Questo orientamento iniziò però ben presto a mutare sino a giungere alla situazione sopra descritta, e ciò risulta almeno a partire dagli appunti dell’incontro del 7 gennaio 1933 della Sezione Antichità riunita in vista del III Congresso Nazionale e di cui facevano parte Giglioli, come presidente, Pietro Romanelli ed Antonio Maria Colini98. Il III Congresso Nazionale fu poi dedicato interamente al tema fondamentale La celebrazione del Bimillenario Augusteo, oltre che a La rinascita dello studio e dell’uso della lingua latina ed in questa cornice fu proprio la relazione di Galassi Paluzzi intitolata Per la pubblicazione di un «Corpus» delle vestigia augustee e per un ciclo di conferenze celebrative del Bimillenario Augusteo che fissò quei principî guida per il progetto delle conferenze celebrative presto destinati a consolidarsi ed a configurarsi definitivamente nel senso più sopra descritto99. Nell’intento degli organizzatori del Bimillenario, primo tra tutti Carlo Galassi Paluzzi, le conferenze d’interesse augusteo dovevano quindi costituire tante tessere idonee alla composizione di un mosaico il quale, attraverso l’analisi della figura di Augusto e della nascita dell’impero avrebbe anche dato lustro, in un gioco di “fatale” rispecchiamento stori- Es Enrico Silverio tto tra 138 100 Sull’impero dell’Italia fascista e sull’universalità dell’Italia fascista, vd. supra note 10-16. Per un quadro riassuntivo delle conferenze celebrative tenute da studiosi italiani e stranieri negli anni accademici 1936’37 e 1937-’38, vd. L’Istituto di Studi Romani per la celebrazione del Bimillenario Augusteo, Roma 19383, pp. 6-7, che evidenzia anche le conferenze pubblicate alla data della stampa dell’opuscolo. Segnalo tuttavia che in questa pubblicazione la conferenza di mons. Alessandro Sipiaghin non è indicata nel ciclo Gli studi stranieri sulla figura e l’opera di Augusto e sulla fondazione dell’Impero Romano, come invece avveniva nella precedente edizione dello stesso opuscolo recante in copertina e nel frontespizio la data del 23 settembre 1937 (vd. p. 5 di tale edizione) e come avrebbe dovuto essere visto che – come si dirà infra – la conferenza ebbe luogo proprio nel ciclo augusteo affidato agli studiosi stranieri. Per la conferenza di mons. Sipiaghin, “studioso russo” chiamato in sostituzione di M.I. Rostovtzeff, tenuta il giorno martedì 15 febbraio 1938 nell’ambito dell’a.a. 1937’38, vd. AINSR, s. CSSR, b. 65, f. 16, sott. Russia e «Rassegna d’informazioni dell’Istituto di Studi Romani», V (1937), 22-23, pp. 7-8 e 19, nonché VI (1938), 7, pp. 6-7. La conferenza venne anche pubblicata, ma nella serie Quaderni dell’Impero. Roma e le Province: vd. A. Sipiaghin, Riflessi della fondazione dell’Impero romano sulla storia e sulla vita della Russia, Roma 1938. Il Quaderno viene appunto menzionato all’interno di tale collana nella già citata terza edizione de L’Istituto di Studi Romani per la celebrazione del Bimillenario Augusteo, nell’ambito di una sezione specificamente dedicata alle pubblicazioni: vd. ivi p. 7. 102 Di tale intenzione vi sono ampi riferimenti nella corrispondenza dell’Istituto con ciascun conferenziere: vd. ad esempio in AINSR, s. CSSR, bb. 47-49 per l’a.a. 1936-’37 ed ibidem, bb. 64-66 per l’a.a. 1937-’38. Cfr. anche la corrispondenza con i quotidiani in AINSR, s. CSSR, b. 60, f. 45, sott. 1936-37 Propaganda e stampa e b. 78, f. 52, sott. 1937-38. Propaganda. 103 Vd. ancora AINSR, s. CSSR, bb. 47-49 per l’a.a. 1936-’37 ed ibidem, bb. 64-66 per l’a.a. 1937-’38. 101 re to Au co, all’«Italia nuova», alla sua ritenuta vocazione imperiale ed anzi al suo impero100. Ciò sarebbe avvenuto con la collaborazione, più o meno politicamente significativa o ideologicamente sentita, tanto di studiosi italiani che stranieri. Ed è proprio sulla stampa, specie in quella periodica, che queste tessere, posate con la stessa cadenza delle singole conferenze, assumono il loro significato sino a formare un quadro organico: occorre quindi soffermarsi sul complesso delle conferenze celebrative ed anche su alcune di esse per comprenderne il significato singolo ed unitario, nonché il rilievo accordato loro nella stampa101. L’anno accademico 1936-’37, presentava, come sarà per il successivo, le conferenze celebrative del Bimillenario Augusteo suddivise in un ciclo riservato agli studi italiani ed in uno riservato agli studi stranieri. Gli studiosi italiani coinvolti erano Roberto Almagià con L’orizzonte geografico nell’epoca di Augusto e gli studi geografici in Roma, Giuseppe Bottai con L’Italia di Augusto e l’Italia d’oggi, Guido Calza con La famiglia di Augusto, Secondina Lorenza Cesano con Numismatica augustea, Pietro de Francisci con Augusto e la fondazione del Principato, Giulio Q. Giglioli con L’opera di Augusto e l’unificazione dell’Italia, Francesco S. Grazioli con Il genio militare di Cesare, Antonio Muñoz con Il Mausoleo d’Augusto e la sua sistemazione e Domenico Mustilli con L’iconografia e l’epopea di Augusto nella glittica. A ciascuno dei conferenzieri – e ciò valeva anche per gli stranieri, di cui si dirà – l’Istituto domandava di voler consegnare, già prima della conferenza, il testo in vista della pubblicazione ed il risultato è apprezzabile in molti casi – ma non in tutti – in quelli che oggi conosciamo come i singoli Quaderni Augustei. Studi italiani ma che avrebbero dovuto essere riuniti in volume a guisa dei primi tre della serie Orme di Roma nel mondo102. Contemporaneamente, l’Istituto, secondo un rodato sistema di scadenze applicato già da anni anche ad altri cicli dei Corsi – e che lo sarebbe stato per altri anni ancora –, richiedeva a ciascun conferenziere di fornire un sunto della propria conferenza affinché la stampa quotidiana potesse pubblicarlo la sera stessa della manifestazione. “Sunti brevi” o “versioni brevi” – tali o simili le definizioni che ritroviamo in Archivio103 – di questo genere vennero domandati a tutti i conferenzieri sopra ricordati e ad alcuni venne richiesto anche di anticipare un brano della conferenza per la pubblicazione su quotidiano. Il brano veniva in seguito pub- Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 139 104 Le espressioni segnalate nel testo si rinvengono costantemente nei “pezzi” destinati alla stampa composti dall’Istituto e conservati nei fascicoli di ciascun conferenziere: per le collocazioni d’archivio vd. supra nota 102. 105 Vd. in AINSR, s. CSSR, b. 47, f. 4, sott. Carteggio con i conferenzieri italiani, sub sott. S.L. Cesano; sub sott. G. Calza ed infine sub sott. D. Mustilli. 106 Vd. ibidem, sub sott. G.Q. Giglioli. Cfr. anche in AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani 1937, I, f. 1936-37. La figura e l’opera di Augusto. 107 Vd. AINSR, s. CSSR, b. 47, f. 4, sott. Carteggio con i conferenzieri italiani, sub sott. F.S. Grazioli e cfr. in AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani 1937, I, f. 1936-37. La figura e l’opera di Augusto. 108 Vd. AINSR, s. CSSR, b. 47, f. 4, sott. Carteggio con i conferenzieri italiani, sub sott. F.S. Grazioli, Il genio militare di Cesare, parte finale della conferenza diramata alla stampa, nella quale, dopo il ricordo delle imprese progettate da Cesare in Oriente e nell’Europa orientale, si legge: «Se un tale colossale disegno avesse potuto essere attuato, chi può dire come si sarebbe svolta nei secoli successivi la storia dell’Impero Romano? Domanda però inutile, perché la Storia è quella che è, e non quella che avrebbe potuto essere. Ben lo sappiamo noi Italiani, che, sotto la guida forte e sicura del Duce del Fascismo, il cui genio cesareo ha fatto riapparire l’Impero sui colli fatali di Roma, ci stiamo costruendo giorno per giorno, con assoluto eroico realismo, la nostra Storia, in una formidabile ascesa militare e civile, che condurrà il fiero popolo Italiano, non degenere dai legionari di Cesare, ai più alti e gloriosi destini del mondo». Cfr. anche in AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani 1937, I, f. 1936-37. La figura e l’opera di Augusto. La partecipazione di Grazioli – sul quale vd. L.E. Longo, Francesco Saverio Grazioli, Roma 1989 – alle iniziative del Bimillenario Augusteo non terminò con la conferenza appena ricordata: vd. per un progetto non condotto a conclusione ma coinvolgente anche la Mostra Augustea della Romanità, A.M. Liberati, Roma 1938. La coorte traianea del Generale F.S. Grazioli, in «Studia Universitatis Babeş-Bolyai. Historia», vol. 63, n. 1 (June 2018), pp. 78-109. 109 Vd. AINSR, s. CSSR, b. 47, f. 4, sott. Carteggio con i conferenzieri italiani, sub sott. P. de Francisci. 110 Vd. ibidem per il testo della parte finale della conferenza diramato ai giornali per la pubblicazione. Sul rilievo essenziale riconosciuto da de Francisci in modo particolare al Diritto romano nella difesa della civiltà europea non mi sembra fuori luogo ricordare la controversia – poi apparentemente chiusasi con una franca spiegazione – tra il giusromanista e Carlo Costamagna a seguito di un’invettiva di quest’ultimo proprio contro il Diritto romano, accusato di favorire la sopravvivenza re to Au blicato – o quantomeno diramato ai quotidiani – a firma del conferenziere stesso. L’Istituto, intervenendo sui testi di cui s’è ora detto, a sua volta componeva in tutti i casi una brevissima introduzione indicando le personalità intervenute, ed una conclusione in cui si dava atto del fatto che la «dotta conferenza» era stata «vivamente applaudita» e quindi, con «preghiera di pubblicazione ed anticipati vivi ringraziamenti», inviava i testi ai quotidiani104. In effetti, una distinzione tra le conferenze sotto il profilo della copertura stampa va però fatta perché alcune di esse avevano necessariamente una natura più tecnica o comunque meno “attualizzabile”, mentre altre invece si prestavano meglio ad essere attualizzate e quindi ad avere un’eco maggiore sulla stampa. Così ad esempio nell’XI a.a. rinveniamo, rispetto ad altre di cui diremo subito, poco più che una semplice notizia per le conferenze della Cesano, di Calza o di Mustilli105. Della conferenza di Giglioli, invece, purtroppo l’Archivio non conserva il pezzo per la stampa106, mentre ne conserva una quantità notevole per quella del generale Grazioli. In quest’ultimo caso infatti troviamo una versione delle notizia per la radio e, per la stampa quotidiana, una stesura breve, una lunga ed anche la pubblicazione del brano finale107, in cui i riferimenti alla situazione politica dell’Italia contemporanea non erano sicuramente assenti108. La stessa cosa accadeva per la conferenza di Pietro de Francisci109. Anche in questa occasione troviamo versioni lunghe e brevi della notizia della conferenza ed in entrambi i casi la “chiusa” del pezzo è sempre di carattere diacronico. Troviamo inoltre anche un ampio stralcio della conferenza in cui il richiamo più o meno diretto a temi d’attualità politico-ideologica non manca, sia nella polemica nei confronti di certo antiromanesimo francese che nella proposizione della Roma attuale come forza di «risurrezione della nostra civiltà»110. Significativamente questo stesso “pezzo” contenente la parte finale Es Enrico Silverio tto tra 140 di quelle forze politiche, economiche e culturali che si opponevano alla salvezza dell’Europa da parte del fascismo: vd. quindi E. Silverio, Roma antica, l’Italia fascista e l’Impero attraverso le annate VI-IX (1935-1938) de «Lo Stato. Rivista di Scienze politiche, giuridiche ed economiche» (parte seconda, con due appendici), in «Civiltà Romana», V (2018), pp. 69-164 (104-107). 111 Vd. in AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani 1937, I, f. 1936-37. La figura e l’opera di Augusto: Augusto e la fondazione del principato, in «Il Progresso Italo-Americano», New York, 7 aprile 1937. A proposito di questo quotidiano vd. tra gli ultimi studi editi: B. Deschamps, The Italian Ethnic Press in a Global Perspective, in The Cultures of Italian Migration, eds. G. Parati - A.J. Tamburri, Madison (NJ) 2011, pp. 75-94 (81-88); S. Di Berardo, La poesia dell’azione: vita e morte di Carlo Tresca, Milano 2012, pp. 172-174; M. Pretelli, La via fascista alla democrazia americana. Cultura e propaganda nelle comunità italo-americane, Viterbo 2012, passim, e P.G. Vellon, A Great Conspiracy Against Our Race. Italian Immigrant Newspapers and the Construction of Whiteness in the Early Twentieth Century, New York 2014, passim. 112 AINSR, s. CSSR, b. 47, f. 4, sott. Carteggio con i conferenzieri italiani, sub sott. P. de Francisci, lettera da C. Galassi Paluzzi a P. de Francisci del 26 maggio 1937. 113 AINSR, s. CSSR, b. 47, f. 4, sott. Carteggio con i conferenzieri italiani, sub sott. S.E. Bottai, sulla cui copertina è riportato «vedi raccoglitore separato»; AINSR, s. CSSR, b. 48, f. 5; AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani 1937, I, f. 1936-37. La figura e l’opera di Augusto. Cfr. anche supra nota 31. Circa la cura nel diramare la conferenza di Bottai alla stampa o comunque nel darne notizia, vd. ad esempio in AINSR, s. CSSR, b. 48, f. 5, sott. 1937. Conf. S.E. Bottai. Propaganda, la lettera del 20 febbraio 1937 da C. Galassi Paluzzi ad A. Marcheselli della Agenzia Stefani, con la quale il presidente dell’Istituto inviava «la nota che avremmo preparato per la conferenza che S.E. Bottai ha svolto oggi presso i nostri Corsi Superiori di Studi Romani». Galassi Paluzzi continuava quindi scrivendo: «Le sarò gratissimo se vorrà cortesemente disporre affinché la predetta nota venga diramata». Vd. inoltre ibidem la lettera del 27 febbraio 1937 di C. Galassi Paluzzi al direttore de «La Piazza» di Roma: avendo già trasmesso un brano della conferenza per la sua pubblicazione – vd. ibidem la raccomandata a mano consegnata il 25 febbraio 1937 – ma avendo nel frattempo ricevuto da Bottai le bozze corrette della conferenza, il presidente dell’Istituto inviava queste ultime al quotidiano affinché il direttore ne tenesse conto nella pubblicazione del brano già trasmesso. Da ultimo, e sempre a mero titolo di esempio, vd. ancora ibidem l’appunto dattiloscritto non datato né firmato, benché databile ai giorni immediatamente precedenti la conferenza o al giorno stesso di quella, in cui si legge: «Ha telefonato la Direzione del Giornale d’Italia dicendo che appena comincia la conferenza bisogna mandare subito un piccolo riassunto se no non può andare un (sic) macchina». 114 AINSR, s. CSSR, b. 48, f. 5, sott. Quae Agenda Sunt, prospetto delle attività da compiersi nei giorni precedenti ed in quello successivo alla conferenza. 115 Ibidem, sott. 1937. Conf. S.E. Bottai. Propaganda, testo per la stampa dal titolo Maria di Savoia ad una conferenza di S.E. Bottai agli “Studi Romani”. 116 Vd. in AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani 1937, I, f. 1936-37. La figura e l’opera di Augusto. 117 G. Bottai, L’Italia di Augusto e l’Italia d’oggi, in «Roma. Rivista di studi e di vita romana», XV (1937), 2, pp. 37-54. 118 AINSR, s. CSSR, b. 48, f. 5, sott. Carteggio con S.E. Bottai, lettera da C. Galassi Paluzzi a G. Bottai del 10 febbraio 1937 e lettera da G. Bottai a C. Galassi Paluzzi del 13 febbraio 1937. re to Au della conferenza verrà pubblicato ne «Il Progresso Italo-Americano» di New-York del 7 aprile 1937111, come Galassi Paluzzi scriverà a de Francisci il successivo 27 maggio112 . Tuttavia, la più completa sovrapposizione tra Roma antica ed «Italia nuova» è presente nella conferenza di Bottai del 20 febbraio 1937, che è anche quella per la quale la copertura stampa fu più articolata e massiccia113. Addirittura, se si consulta lo scadenzario – o, come si diceva all’epoca nell’Istituto, i Quae Agenda Sunt114 – si possono rilevare sia la rigida ma efficace tempistica di ogni attività legata alla stampa che le relazioni con i quotidiani sino al pomeriggio della conferenza (fig. 5). A quest’ultima, e ciò dà la misura della sua importanza, assistette anche la Principessa Maria di Savoia ed in tal senso venne elaborata una notizia ad hoc dell’evento per i giornali115. Il risultato di tutto questo non si condensa soltanto nei circa ben 70 ritagli di stampa conservati in Archivio116, ma anche nella pubblicazione già nel fascicolo di febbraio ’37 del periodico dell’Istituto, «Roma. Rivista di studi e di vita romana», del testo integrale della conferenza117. Lo stesso Bottai assicurò Galassi Paluzzi circa il rispetto dei tempi di consegna del testo118 e quindi la pubblicazione sul periodico anticipò persino quella all’interno tto ra Es t L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 141 Fig. 5. Il prospetto delle attività da compiersi in occasione della conferenza di G. Bottai, L’Italia di Augusto e l’Italia d’oggi (AINSR, s. CSSR, b. 48, f. 5, sott. Quae Agenda Sunt). A re ut o Es Enrico Silverio tto tra 142 119 G. Bottai, L’Italia di Augusto, cit. supra a nota 31. AINSR, s. CSSR, b. 48, f. 5, sott. Carteggio con S.E. Bottai, lettera da S. Talip a C. Galassi Paluzzi del 18 aprile 1937. 121 Vd. l’elenco dei partecipanti nel programma/opuscolo del Convegno Augusteo in AINSR, s. CCM, b. 222, f. 68. 122 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sott. Rapporti con il Museo dell’Impero, lettera da G.Q. Giglioli a C. Galassi Paluzzi del 2 giugno 1938. 123 Cfr. supra nota 31. 124 Vd. R. Visser, Da Atene a Roma, da Roma a Berlino, cit., e J. Nelis, La ‘fede di Roma’ nella modernità totalitaria fascista, cit., ai quali per il periodo in particolare della fondazione dell’Istituto Studia Humanitatis e per la collaborazione in quella sede con Salvatore Riccobono – e quindi per la valorizzazione del diritto romano in un Reich che era non inclusivo ed anzi in linea di principio contrario al diritto romano – vd. R. Bartocci, Salvatore Riccobono. Il Diritto Romano e il valore politico degli Studia Humanitatis, Torino 2012; L. Canfora, E Bottai fece infuriare Goebbels, 29 aprile 2013 consultabile presso http://www.ariannaeditrice.it/, e M. Varvaro, Gli «studia humanitatis» e i «fata iuris Romani» tra fascio e croce uncinata, in «Index. Quaderni camerti di studi romanistici», XLII (2014), pp. 643-661, tutti con ampia bibliografia e rinvii alle fonti. Cfr. anche infra nota 127. 125 Per un’analisi dell’atteggiamento tenuto dalla più longeva rivista di Bottai, «Critica Fascista», nei confronti del Nazionalsocialismo, vd. N. D’Elia, Giuseppe Bottai, «Critica fascista» e il nazionalsocialismo, in «Nuova Storia Contemporanea», XVIII (2014), 1, pp. 7-54 ed in particolare pp. 47-54 per il periodo dalla nascita dell’Asse alla Seconda Guerra Mondiale. Lo studioso, analizzando un articolo di Federico M. Pacces – che viene definito «uno dei più stretti collaboratori di Bottai» – comparso sul fascicolo del 1° dicembre 1941 del periodico, rileva comunque la consapevolezza di princìpi e fini comuni tra Fascismo e Nazionalsocialismo sulla base del fatto che «nell’un caso come nell’altro, venivano sanciti sia il primato della politica sull’economia […] sia l’intervento statale nella vita produttiva»: vd. N. D’Elia, Giuseppe Bottai, cit., p. 54. 126 Circa l’attività di Camillo Pellizzi, vd. D. Breschi - G. Longo, Camillo Pellizzi. La ricerca delle élites tra politica e sociologia, Soveria Mannelli 2003, passim ma in modo particolare, in riferimento a quanto accennato nel testo, pp. 181-189, con ivi ulteriore bibliografia. Vd. inoltre E. Capozzi, Camillo Pellizzi e Mario Stoppino, in «Enciclopedia Italiana, Appendice VIII, Il contributo italiano alla storia del Pensiero. Storia e Politica», Roma 2013, ad vocem, nonché M. Salvati, Pellizzi, Camillo, in «Dizionario Biografico degli Italiani», LXXXII, Roma 2015, pp. 188-191. 127 G. Bottai, Contributo dell’Italia fascista al “nuovo ordine”, in «Civiltà Fascista», IX (1941-1942), 1-2, pp. 7-25 (si noti che il calcolo delle annualità del periodico procedeva ormai secondo l’“era fascista”, cioè dal 28 ottobre di un anno al 27 120 re to Au della serie Quaderni Augustei. Studi italiani, nella quale peraltro lo scritto venne pubblicato come n. I ed ebbe due edizioni119. La notizia della conferenza di Bottai giunse persino in Turchia, tanto che a Galassi Paluzzi chiese in quale giornale potesse leggerla anche Semseddin Talip, studioso costantinopolitano, collaboratore dell’Istituto120 e futuro partecipante pure al Convegno Augusteo121, giudicato «ottimo» da Giglioli stesso in un carteggio relativo proprio al Convegno, benché – letteralmente – «a Costantinopoli egli abbia un posto di secondo piano», anzi, citando una correzione a penna di Giglioli stesso al testo dattiloscritto ora riportato, «di quinto ordine»122. Il valore della conferenza di Bottai deve essere considerato nel quadro dell’attività dell’allora ministro dell’Educazione Nazionale, che in questi anni si sovrappone – per una parte niente affatto trascurabile – a quella dell’Istituto. In tal senso, l’intervento nel ciclo augusteo dei Corsi Superiori va valutato anche alla luce dei più generali rapporti di Bottai con l’Istituto di Studi Romani, prima come governatore di Roma ed infine, appunto, come ministro dell’Educazione Nazionale, senza però trascurare la significativa esperienza della guerra d’Etiopia123. La conferenza su Augusto e l’intera attività svolta di concerto con l’Istituto, inoltre, devono essere messe in relazione al continuo richiamo ai valori “romani” svolto anche in altre sedi124 e pure in tempi successivi, nei quali, in virtù del “patto d’acciaio”, la vicinanza dell’Italia fascista alla Germania nazionalsocialista si faceva sempre più stretta125. È questo, tra gli altri, il caso di una notevole conferenza all’Istituto Nazionale di Cultura Fascista, ormai presieduto da Camillo Pellizzi e non più da de Francisci126, poi pubblicata proprio su «Civiltà Fascista» in pieno 1942127: la posta in gioco, per Bottai, era Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 143 ottobre del seguente). A prescindere dai rapporti con il Drittes Reich e considerando invece quelli con il British Empire e con i suoi alleati, proprio all’inizio della nuova guerra mondiale notiamo un significativo e non casuale richiamo al Bimillenario Augusteo. Non è infatti un caso che Massimo Pallottino esattamente nel fascicolo di «Roma. Rivista di studi e di vita romana» del giugno 1940, ampiamente dedicato all’ingresso nel conflitto, firmasse una sorta di rassegna bibliografica di volumi di tema augusteo editi durante il Bimillenario in Italia ed all’estero: in tal modo si ribadiva quell’universalità antica che, attraverso la «Roma dei Cesari», si riverberava sugli italiani moderni e che, ora, avrebbe oltretutto ammantato di un’aura di sicura giustizia la guerra appena avviata. Vd. quindi M. Pallottino, Profili d’Augusto, in «Roma. Rivista di studi e di vita romana», XVIII (1940), 6, pp. 168-178 ed ivi in particolare anche il corsivo anteposto all’inizio del testo: «Nel momento in cui l’Italia, per volontà del suo Duce e in nome della Maestà del Re Imperatore, spezza le catene che la tenevano legata nel Mediterraneo, il suo Mare, cade acconcio rievocare ancora la figura di Augusto. Ed è veramente da celebrarsi oggi la figura di Augusto. Oggi è veramente il Bimillenario Augusteo che, mentre ci ricorda un glorioso passato, ci ricorda ben più un presente che da quel passato trae auspici e certezze felici per Roma Mussolinea ed il suo Impero». Pallottino non era una nuova firma sulla rivista dell’Istituto ed anzi molti suoi interventi erano di preciso tenore ideologico-politico: vd. per tutti ad esempio m.p. (= Massimo Pallottino), La difesa della romanità, in «Roma. Rivista di studi e di vita romana», XV (1937), 10, pp. 330-331. Circa l’ingresso nella seconda guerra mondiale in rapporto alla continuità con Roma antica ed all’idea di “guerra giusta”, vd. C. Galassi Paluzzi, Continuità di Roma, in «Roma. Rivista di studi e di vita romana», XVIII (1940), 6, pp. 165-167. Il tema della “guerra giusta” sarà ripreso di lì a poco, sempre in seno all’Istituto di Studi Romani, nelle emissioni filateliche del Bimillenario Liviano: vd. A.M. Liberati, La storia attraverso i francobolli, cit., pp. 277-279. In ogni caso, ben presto, come testimoniato da Bottai, i valori di questa “Romanità” avrebbero dovuto essere difesi e riaffermati proprio nei confronti dell’alleato nazionalsocialista, ed in circostanze più drammatiche ed incalzanti rispetto a prima della guerra. 128 G. Bottai, Vent’anni e un giorno, con un saggio introduttivo di G.B. Guerri, Milano 2008, pp. 93-100 costituenti l’intero capitolo 8 intitolato Abdicazione ideologica nelle mani del Nazismo. 129 Negli anni successivi al Bimillenario Augusteo, quelli della sempre più marcata vicinanza al Drittes Reich, in occasione dei tentativi sin troppo numerosi di dimostrare o invocare una sinergia tra i due regimi pur nelle reciproche diversità – le stesse che talvolta creavano qualche aporia di fondo nelle tesi sostenute –, sarà non a caso la “Romanità” ad essere invocata come elemento qualificante dell’Italia fascista in rapporto alla Germania nazionalsocialista, rappresentante del “Germanesimo”. Le fonti coeve che potrebbero citarsi sono numerose, sicché nella presente sede preferisco limitarmi soltanto a G. Bottai, Romanità e Germanesimo, Milano 1940, che costituisce la prolusione tenuta dall’allora ministro dell’Educazione Nazionale in occasione dell’inaugurazione dell’anno culturale 1940-’41 dell’Associazione Italo-Germanica. 130 Interventi che sarebbe lungo elencare in questa sede ma che – oltre a quelli menzionati altrove nel presente contributo – possono almeno parzialmente essere ricordati attraverso le pubblicazioni cui alcuni di essi diedero luogo: G. Bottai, Roma nella scuola italiana, Roma 1939, nella collana Quaderni di Studi Romani, I; Id., La funzione di Roma nella vita culturale e scientifica della Nazione, Roma 1940, nella collana Quaderni di Studi Romani, VII; Id., L’ideale romano e cristiano del lavoro in San Benedetto, Roma 1942, nella collana Quaderni di Studi Romani, XI; ed infine Id., Vitalità e funzione del latino nella nuova scuola, Roma 1942, nella collana Quaderni del Centro Nazionale Didattico per il Latino, I. 131 Qualche anno dopo la conferenza su Augusto ed in un contesto in cui la civiltà romana viene apertamente intesa come la parte iniziale e più nobile della civiltà italiana, culminante nel presente fascista, sarà fondamentale il lavoro svolto da Bottai con «Primato. Lettere e Arti d’Italia». Su tale importante periodico, vd. L. Tronfi, Il “Primato” di Giuseppe Bottai. Cultura e politica (1940-1943), Ravenna 2011. Si adatta quindi molto bene a G. Bottai quanto espresso da E. Gentile, La Grande Italia, cit., p. 194, a proposito della posizione che l’Italia intendeva assumere nei confronti del Drittes Reich nel quadro dell’Europa che sarebbe uscita dalla seconda guerra mondiale dopo la vittoria dell’Asse: «Il sole di questo nuovo sistema sarebbe stato, naturalmente, l’Italia fascista, in virtù della vocazione universalistica della sua civiltà, che la poneva su un piano di superiorità ideologica anche re to Au ormai l’argine a quel germanesimo a vantaggio del quale nel 1948, in Vent’anni e un giorno, scriverà essersi verificata una vera e propria «abdicazione ideologica»128. Tutto ciò, paradossalmente, prendeva avvio proprio in contemporanea con gli anni del Bimillenario e con il culmine dell’esaltazione della “romanità”129. La conferenza di Bottai nell’ambito delle manifestazioni celebrative del Bimillenario del 1937-’38 deve essere quindi organicamente inserita e letta nel quadro degli altri suoi interventi svolti presso l’Istituto130 ed inoltre, tenendo conto del complessivo agire politico-culturale del ministro, essa non deve essere considerata avulsa dal confronto che si andava profilando nei riguardi del “germanesimo” e neppure dalla difesa della “romanità” che Bottai avrebbe fatto propria anche nell’ambito della stessa questione dei cosiddetti “spazi imperiali” o “grandi spazi” che avrebbero dovuto uscire dalla seconda guerra mondiale131. Es Enrico Silverio tto tra 144 nei confronti dell’alleata Germania nazista». L’idea nazionalsocialista di “grande spazio” ha una qualche assonanza con quella di Großraum espressa da Carl Schmitt in una nota conferenza tenuta a Kiel nel 1939, da cui derivò una pubblicazione che ebbe diverse edizioni anche dopo la fine della seconda guerra mondiale – la prima e la seconda edizione tedesca erano state pubblicate a Berlino rispettivamente nel 1939 e nel 1940 – e che venne tradotta in Italia per la prima volta nel 1941: vd. dunque C. Schmitt, Völkerrechtliche Großraumordnung mit Interventionsverbot für raumfremde Mächte. Ein Beitrag zum Reichsbegriff im Völkerrecht, Berlin, 1939; traduzione italiana tratta dalla prima o seconda edizione tedesca come: C. Schmitt, Il concetto d’impero nel diritto internazionale: ordinamento dei grandi spazi con esclusione delle potenze estranee, a cura e con prefazione di L. Vannutelli Rey e con appendice di F. Pierandrei (Biblioteca dell’Istituto Nazionale di Cultura Fascista, 1), Roma 1941; nel frattempo, tuttavia, il capitolo VI della terza edizione tedesca dell’opera era stato pubblicato su rivista come C. Schmitt, Il concetto imperiale di spazio, in «Lo Stato», XI (1940), 7, pp. 309-321. Circa i rapporti tra le edizioni tedesche ed italiane vd. C. Schmitt, L’ordinamento dei grandi spazi nel diritto internazionale con divieto di intervento per potenze estranee. Un contributo sul concetto di impero nel diritto internazionale, in Id., Stato, grande spazio, nomos, a cura di G. Maschke, edizione italiana a cura di G. Gurisatti, Milano 2015 [Berlin 1995], p. 189 nota 4. La nozione schmittiana di Großraum è comunque da tenersi distinta tanto da quella omonima adottata dal Nazionalsocialismo, che da quella di Lebensraum, entrambe sviluppate soprattutto da “teorici” delle Shutz-staffeln come Werner Best traendo dal pensiero di Schmitt solo quanto potesse essere loro utile. In effetti è noto che lo stesso Schmitt, dopo essere caduto in disgrazia già nel 1936, fu oggetto di ulteriori attacchi – nonostante un atteggiamento verso il Führer dotato di minor coerenza e coraggio civile rispetto a quello di Giovanni Gentile in Italia: vd. M. Veneziani, L’Italia, quel pensiero dominante, costituente l’Introduzione a G. Gentile, Pensare l’Italia. Scritti scelti, a cura di M. Veneziani, Firenze 2013 (rist. 2014), pp. 5-32 (30-31) – proprio a seguito della conferenza di Kiel da parte di importanti giuristi del Reich che erano anche Ufficiali del Sicherheitsdienst delle Shutz-staffeln: vd. F. Ruschi, Leviathan e Behemoth. Modelli egemonici e spazi coloniali in Carl Schmitt, in «Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno», XXXIII-XXXIV (2003-2004), tomo I, pp. 379462 (379 nota 1). La letteratura su Carl Schmitt è particolarmente vasta, anche a causa della rinnovata fortuna di cui il giurista di Plettenberg ha goduto a partire dalla situazione internazionale originatasi dopo la fine della guerra fredda; ora vd. comunque per un primo approccio The Oxford Handbook of Carl Schmitt, edd. J. Meierhenrich - O. Simons, Oxford 2016. 132 A proposito di questo periodico, vd. G. Sinibaldi, La geopolitica in Italia (1939-1942), Padova 2010 ed ivi le pp. 9-13 quanto all’interesse di Bottai per la geografia e la geopolitica. 133 Vd. in AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani 1937, I, f. 1936-37. La figura e l’opera di Augusto: G. Bottai, L’Italia di Augusto e l’Italia d’oggi, in «Accademie e Biblioteche d’Italia», XI (1937), 3-4, pp. 207-222. 134 AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani 1937, I, f. 1936-37. La figura e l’opera di Augusto: L. Pescetti, “Incontri„ di Giuseppe Bottai, in «Il Telegrafo», Livorno, 11 agosto 1938 e «Il Maglio», Torino, 24 agosto 1938, dal quale proviene la citazione testuale supra nel testo, nonché G.R., “Incontri„ di Giuseppe Bottai, in «La Luce», Venezia, 14 ottobre 1938. 135 Vd. G. Bottai, Incontri, Milano 1938. Nel volume, recante la data di stampa del 15 giugno 1938, accanto a L’Italia di Augusto e l’Italia d’oggi, ibidem, pp. 177-213, è presente anche un altro «Discorso pronunciato a Roma nella sala Borromini […], sotto gli auspici dell’Istituto di Studi Romani»: si tratta de L’esaltazione del lavoro in Virgilio, ibidem, pp. 13-43, derivato da un discorso del 3 aprile 1929. Gli altri “incontri” erano quelli con Giuseppe Mazzini – Il pensiero e l’azione di Giuseppe Mazzini, ibidem, pp. 43-94 – con Giovanni Verga – Verga politico, ibidem, pp. 95-130 – ed ancora con Goffredo Mameli – Goffredo Mameli, ibidem, pp. 131-176. Si noti che, significativamente, il volume inizia e finisce con due “incontri” romani strettamente collegati all’impero, considerato momento di più evidente splendore della Romanità: gli “incontri” con Virgilio ed Augusto. La citazione supra nel testo è da L. Pescetti, “Incontri„ di Giuseppe Bottai, cit. alla nota precedente. re to Au In tale ambito di confronto si colloca del resto nel 1939, cioè ad appena un anno dalla fine del Bimillenario, l’appoggio dato dal ministro alla costituzione della rivista «Geopolitica. Rassegna mensile di geografia politica, economica, sociale, coloniale»132. L’importanza della conferenza su Augusto è rimarcata dal fatto stesso che il suo testo venne fatto pubblicare da Bottai anche nel periodico del proprio Ministero, «Accademie e Biblioteche d’Italia»133, nel fascicolo di agosto 1937. Sempre a riprova dell’importanza che egli stesso riconosceva al tema della conferenza deve ricordarsi che essa venne inserita, come informa peraltro la stessa rassegna stampa presente nell’Istituto134, nel suo volume Incontri, il quale, com’è noto costituisce una galleria di ritratti di personaggi che, nelle intenzioni dell’Autore, non si vogliono identificare come semplici e meri precursori dell’Italia fascista, ma come «uomini legati da mistica contemporaneità»135. Tornando alla presentazione nella stampa quotidiana della conferenza su Augusto, non è da sottostimare il risalto dato alla presenza della Principessa Maria di Savoia, dal mo- Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 145 136 È estremamente significativa della irrisolta duplicità tra il Re Imperatore ed il Duce “Fondatore dell’Impero”, la vicenda collegata alla istituzione – con L. 2 aprile 1938 n. 240, cadente dunque nel pieno del festeggiamenti per il Bimillenario Augusteo – del grado militare di Primo Maresciallo dell’Impero, di cui vennero insigniti contemporaneamente Vittorio Emanuele III ed il capo del Governo: vd. E. Silverio, Gradi militari ed architetture imperiali, cit.; L.E. Mancini, La monarchia fascista. Sindrome diarchica e conquista del vertice militare, in «Giornale di Storia Costituzionale», a. V, n. 9 (I semestre 2005), pp. 189-206 e G. Virga, Il Consiglio di Stato alle prese con la spinosa questione del “primo maresciallato dell’Impero”, consultabile presso http://blog.lexitalia.it/?p=164, 22 agosto 2010. L’istituzione del grado di Primo Maresciallo dell’Impero venne ritenuta dall’autorevole Nuovo Digesto Italiano diretto dal Primo Presidente della Corte di Cassazione Mariano d’Amelio, estremamente importante proprio perché in base ad essa si poteva legittimamente sostenere come il Regno d’Italia si fosse fuso con l’Impero – qui inteso come quello dell’Africa Orientale Italiana – in una nuova unità di carattere imperiale: «Devesi, peraltro, riconoscere una tendenza a considerare sempre più l’Italia come organizzazione statale imperiale; la quale tendenza è avvalorata dalla necessità, che tutta la vita della Nazione ha bisogno di un più largo respiro e il suo diritto privato e pubblico, la sua economia, la sua organizzazione militare, quella culturale, ecc., non si svolgono più entro il limite degli antichi confini del Regno, ma mirano a finalità e campi di attività più vasti. Tipica manifestazione di questa tendenza è stata la L. 2 aprile 1938-XVI, n. 77, con cui il Re e il Duce sono stati nominati ‘Primi Marescialli dell’Impero’ e in cui tale locuzione evidentemente include e fonde il Regno con l’Impero». Vd. Anonimo, s.v. Impero, in Nuovo Digesto Italiano, a cura di M. d’Amelio con la collaborazione di A. Azara, VI, Torino 1938, pp. 736-737 (737). La Legge in questione è la n. 240 del 2 aprile 1938, Creazione e conferimento del grado di Primo Maresciallo dell’Impero, in «Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia», a. 79°, n. 77 del 4 aprile 1938, parte I, entrata in vigore il 19 aprile 1938. Nel testo trascritto, dunque, «n. 77» è da intendersi riferito al suddetto fascicolo, non al numero della Legge. Su Mariano d’Amelio si vedano quantomeno C. Giannattasio, Mariano d’Amelio nel ventennio della morte, 19 novembre 1943, Milano 1963; T. Labia, Mariano d’Amelio. Magistrato, giureconsulto, umanista, Trani 1983; V. Clemente, s.v. D’Amelio, Mariano, in «Dizionario Biografico degli Italiani», XXXII, Roma 1986, pp. 310-314, e più di recente F. Auletta, s.v. D’Amelio, Mariano, in Dizionario biografico dei giuristi italiani (XII-XX secolo), I, cit., pp. 635-638. Circa il titolo di “Fondatore dell’Impero” attribuito a Mussolini dal Gran Consiglio del Fascismo il 9 maggio 1936 prima della promulgazione del R.D.-L. 9 maggio 1936 n. 754 e circa la nozione giuridica di impero in epoca fascista con particolare ma non esclusivo riferimento alle posizioni di Carlo Costamagna e Sergio Panunzio, mi permetto di rinviare ad E. Silverio, Impero, diritto e geografia, cit., ed a Id., Gradi militari ed architetture imperiali, cit. 137 Vd. in AINSR, s. CCM, b. 221, f. 64, sott. Chiusura e ricevimento in Campidoglio la lettera da C. Galassi Paluzzi a G. Bottai del 12 settembre 1938, e lo scambio di lettere di C. Galassi Paluzzi con il Primo Aiutante di campo generale del Re e con il Primo Aiutante di campo generale del Principe di Piemonte tra il 17 ed il 23 settembre 1938. Numerosi riferimenti alla progettata partecipazione del Re e del Principe di Piemonte sono anche in AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sott. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale. Cfr. anche AINSR, s. CCM, b. 221, f. 66, sott. Napoli e Capri, Pompei, Ercolano, sub sott. S.M. il Re Imperatore. Si riferisce probabilmente ad una variante del discorso del governatore di Roma in caso di confermata presenza del Re un appunto che si rinviene nel sopracitato sott. Chiusura e ricevimento in Campidoglio, spillato ad un rettangolo di carta intestata «Il Capo di Gabinetto del Governatore». Vi è scritto a macchina l’appunto: «Indirizzo di saluto di S.E. il Governatore di Roma – Dovrà essere dato alla stampa a cerimonia ultimata». L’indirizzo di saluto è estremamente interessante per il valore ideologico-politico del Convegno e del Bimillenario e si ritiene utile pubblicarlo per intero, anche se poi non venne mai dato alle stampe attesa la mancata partecipazione del Re Imperatore alla cerimonia: «Per l’Italia non è senza un altissimo auspicio e un profondo significato che la chiusura delle manifestazioni celebrative avvenga solennemente in Campidoglio alla presenza augusta del Re Vittorioso che dandole i più sicuri confini che Augusto aveva voluto, ha reso perfetta la risorta unita d’Italia, e che, per la genialità cesarea e augustea di un DUCE romano, ha nuovamente iniziato la serie degli Imperatori che hanno in Roma la loro capitale». A chiusura della manifestazione, telegrammi furono naturalmente inviati al Re, al Principe di Piemonte ed al capo del Governo: vd. ibidem. Per gli aspetti di questa cerimonia relativi alla sicurezza, vd. in AINSR, s. CCM, b. 221, f. 64, sott. Chiusura e ricevimento in Campidoglio la lettera da C. Galassi Paluzzi ad G. Franceschini, commissario di P.S. del Rione Ponte, con cui si trasmettevano «gli elenchi di tutti coloro che sono stati invitati alla seduta di chiusura del Convegno Augusteo». Sulle misure di sicurezza vd. anche supra nota 93. 138 Sarà qui sufficiente il rinvio alla documentazione dell’evento nei quotidiani: vd. AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani 1938, I, f. Preliminari e programma 1937-1938 e f. Inaugurazione. re to Au mento che la Real Casa marcava pur sempre un’ineludibile continuità nella storia d’Italia anche nella sopravvenuta ed irrisolta duplicità tra il Re Imperatore ed il “Duce Fondatore dell’Impero”136. Né quindi a caso più tardi il Re Imperatore ed il Principe di Piemonte vennero invitati a presenziare a diverse fasi del Convegno Augusteo, compresa la solenne chiusura in Campidoglio: ma adducendo – è il caso di dire – altri impegni non vi presenziarono137, mentre invece il Principe era stato presente all’inaugurazione del XII a.a. dei Corsi138. Es Enrico Silverio tto tra 146 139 Vd. il relativo ritaglio da questo quotidiano in AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani 1937, I, f. 1936-37. La figura e l’opera di Augusto. 140 Vd. in AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani 1937, I, f. 1936-37. La figura e l’opera di Augusto: «Augusto e la fondazione del Principato». P. de Francisci agli «Studi Romani», in «L’Osservatore Romano», Città del Vaticano, 24 marzo 1937 e sempre nella medesima posizione d’archivio cfr. ad esempio Augusto e la fondazione del principato in una conferenza di De Francisci (sic), in «Il Messaggero», Roma, 23 marzo 1937, che pubblicava il testo della notizia diramata dall’Istituto senza modifiche. Vd. questa notizia per la stampa dal titolo Augusto e la fondazione del principato in una conferenza di Pietro De Francisci (sic) in AINSR, s. CSSR, b. 47, f. 4, sott. Carteggio con i conferenzieri italiani, sub sott. P. de Francisci. Da essa deriva la citazione testuale che supra nel testo precede quella da «L’Osservatore Romano». 141 Vd. L’Istituto di Studi Romani per la celebrazione, cit., pp. 6-7. re to Au Non bisogna però ritenere che sulla stampa l’eco dell’«Italia nuova» che celebrava il Bimillenario della nascita del fondatore del “primo impero” fosse sempre improntata alla più rigida ufficialità o si risolvesse in ogni caso nella celebrazione della continuità tra l’antico ed il nuovo impero. Nel caso della Cesano, ad esempio, il giornale «La Fedeltà» di Fossano del 21 aprile 1937 rielaborava il testo del comunicato stampa dell’Istituto per fare risaltare il più possibile la figura della «concittadina»139. In molti casi invece un quotidiano certamente romano ma in effetti estero come «L’Osservatore Romano» stemperava l’armonia dell’incalzante continuità tra Roma antica ed «Italia nuova». Ciò accadeva ad esempio in occasione della conferenza di de Francisci, allorché la frase finale del “comunicato breve” – sorta di parafrasi della parte finale del testo della conferenza almeno per come conservato in Archivio – terminante con le parole «[…] quegli elementi del mondo romano politico ed etico che sono rimasti parte indistruttibile del patrimonio di ogni civiltà e che trovano oggi nel Duce romano d’Italia l’assertore più fermo e poderoso», veniva modificata in «[…] quegli elementi del mondo romano politico ed etico che sono rimasti parte indistruttibile del patrimonio di ogni civiltà e specialmente in Italia»140. Accanto al ciclo di conferenze celebrative del Bimillenario Augusteo, occorre menzionarne anche altri, dal momento che le pubblicazioni derivate dalle conferenze svolte in quelle sedi vennero anch’esse fatte rientrare tra quelle celebrative, come informano le diverse edizioni dell’opuscolo L’Istituto di Studi Romani per la celebrazione del Bimillenario Augusteo141. Dal punto di vista della stampa quotidiana è notevole osservare come le notizie di queste conferenze si affiancassero a quelle svolte dagli italiani e dagli stranieri nei cicli augustei, componendo un quadro veramente organico delle varie materie trattate che, a prescindere dalla rilevanza scientifica propria di ogni singolo intervento, costituisce – còlta nel complesso dell’agire dell’Istituto – anche un’altrettanto organica narrazione della continuità tra Roma antica e l’Italia moderna. Limitandoci per questi cicli di conferenze dell’a.a. 1936-’37 ad uno spoglio della sola rassegna stampa, spicca anzitutto tra di essi quello dedicato al Limes, espressione materiale dell’ampiezza dell’antico impero e la cui illustrazione venne affidata a Pietro Romanelli per le provincie africane, a Ian A. Richmond per la Britannia, a Pietro Sticotti per il settore delle Alpi Giulie, a Nikola Vulić per l’allora Jugoslavia, ad Emil Panaitescu per l’odierna Romania, a p. Antoine Poidebard S.J. per la Siria, ad István Paulovics per l’odierna Ungheria, a Semseddin Talip per la moderna Turchia, a Josef Dobias per l’allora Cecoslovacchia, ad Arnold Schober per il territorio comprendente l’Austria, a Carl W. Vollgraff per quello della moderna Olanda ed infine a Kurt Stade per il territorio tedesco. Anche in questo caso, Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 147 142 Vd. la rassegna stampa di queste conferenze in AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani. 1937, I, f. 1936-37. Il “Limes„ romano, nel quale si trova anche P. Romanelli, Precedenti romani della litoranea libica, in «Il Messaggero», Roma, 11 maggio 1937. Sull’infausto destino di tale opera sin quasi a giorni nostri e nell’attesa di conoscere quali altri scempi potranno riservarle i plurimi conflitti sorti all’esito di quelle che sono state incoscientemente definite “primavere arabe”, vd. G. Pelosi, La maledizione della «via Balbia», in «Il Sole 24 Ore», Milano, 26 agosto 2011. L’inaugurazione della litoranea libica, futura “Balbia”, peraltro, ebbe luogo durante una lunga visita di Mussolini in Libia tesa pure ad indirizzare su di sé e sull’Italia imperiale le aspettative del mondo musulmano anche in funzione anti-inglese e su cui vd. la sintesi cronologica offerta da M. Munzi, L’epica del ritorno. Archeologia e politica nella Tripolitania italiana, Roma 2000, pp. 82-84, con rinvii alle fonti dell’epoca, cui è da aggiungersi, per un complessivo inquadramento di quella visita nella politica mediterranea dell’Italia imperiale, G. Ambrosini, I problemi del Mediterraneo, Roma 1937, pp. 179-183. Circa la «Roma di Mussolini» vd. infra nel testo e nota 176. 143 Vd. la rassegna stampa in AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani. 1937, I, f. 1936-37. Roma e le Provincie. 144 Rassegna stampa in AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani. 1937, I, f. 1936-37. Orme di Roma nel mondo. re to Au contemporaneamente al convergere nella «Roma di Mussolini» degli studiosi di numerosi Stati moderni per trattare delle realizzazioni di Roma antica, si verifica la sovrapposizione della storia nazionale italiana a quella di Roma antica, questa volta non solo idealmente ma anche materialmente, dapprima con Sticotti ed il limes delle Alpi Giulie, che richiamava recenti memorie di irredentismo, e poi con lo stesso Romanelli, la cui conferenza tenuta lunedì 21 dicembre 1936 avrebbe preluso, auspice anche l’autorità in materia di Romanità africana da parte dello studioso, all’articolo Precedenti romani della litoranea libica pubblicato pochi mesi dopo ne «Il Messaggero» a commento dell’apertura della “via Balbia” 142. Altro ciclo di conferenze che deve essere ricordato è Roma e le province, tra cui spiccano, per il loro valore ideale e per la presenza sulla stampa, le conferenze dedicate all’Inghilterra ed all’Ungheria, affidate ad Arthur Radford e ad Andreas Alföldi, i cui temi si spingevano sino all’età tardoantica ed altomedioevale143. Notevole fu anche la presenza sulla stampa del ciclo Orme di Roma nel mondo, nel quale si dava conto di opere avviate proprio a partire dall’ordine del giorno Giglioli per la celebrazione del Bimillenario, che ritroveremo anche durante il Convegno Augusteo: scavi di siti romani in diverse parti d’Italia come Umbria, Bruzio, Lucania, Liguria o Lazio ed ancora gli scavi del Palatino, con una particolare attenzione alla Domus Augustana144. Giungiamo così – dopo esserci soffermati sull’a.a. 1936-’37 – alle conferenze celebrative del Bimillenario affidate agli studiosi italiani nell’a.a. 1937-’38. Tra di esse un ruolo estremamente rilevante ebbe senz’altro quella di Giacomo Acerbo, all’epoca presidente dell’Istituto Internazionale di Agricoltura, sul tema L’agricoltura italica al tempo di Augusto: la conferenza, infatti costituì la prolusione a quel XII anno accademico ed avvenne alla presenza del Principe di Piemonte. Non mancarono, naturalmente, visto anche il tema della trattazione, riferimenti all’Italia contemporanea, presenti anche nei comunicati stampa elaborati in Istituto e ripresi dai quotidiani, come nel caso della parte praticamente finale di un “pezzo” scritto in Istituto e pubblicato in diversi giornali: «L’oratore, […], conclude ricordando come l’agricoltura abbia accompagnato sempre il risorgere ed il tramontare delle civiltà elaborate dalla nostra stirpe, ed oggi essa viene di nuovo chiamata a costituire le basi delle nuove fortune del Paese che il genio di un Capo ha avviato verso nuovi gloriosi destini». In ogni caso, a riprova della circostanza come non sempre le manifestazioni del Bimillenario e la loro eco nella stampa fossero caratterizzate da quella rigida serietà ideologica che, fermandosi ad una sola prima analisi, si sarebbe portati altrimenti a ritenere onni- Es Enrico Silverio tto tra 148 145 Circa l’inaugurazione del XII a.a. dei Corsi, vd. AINSR, s. CSSR, b. 61, f. 1 e b. 62, f. 2, mentre a proposito della prolusione di Acerbo vd., anche per quanto riguarda la stesura dei comunicati stampa, ibidem, b. 64, f. 9, sott. 1937-38 S.E. G. Acerbo. Per l’ampia rassegna stampa sia dell’inaugurazione che della prolusione, le quali furuno nella maggior parte dei casi trattate insieme, così come del resto accadeva nei comunicati redatti dall’Istituto che venivano ripresi dalla stampa, vd. AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani. 1938, I, f. Preliminari-Programma. 1937-1938 e f. Inaugurazione. Il quotidiano contenente il brano sulla conferenza di Acerbo citato supra nel testo è appunto consultabile in AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani. 1938, I, f. Inaugurazione: Il Principe di Piemonte inaugura l’Anno Accademico degli “Studi Romani„, in «La Tribuna», Roma, «Il Popolo di Sicilia», Catania, «L’Ordine», Como, «Il Giornale d’Italia», Roma, tutti del 12 dicembre 1937. Nella stessa collocazione d’archivio si trova anche l’articolo di G. Massano, a proposito del quale pochi anni dopo G.Q. Giglioli, Mostra Augustea della Romanità. Relazione, cit., p. 14, avrebbe scritto: «Nessuno avrebbe potuto prevedere allora che la vita di quest’uomo infaticabile e vivace, dall’aspetto caratteristico di prode ufficiale degli alpini, quale era stato in guerra, sarebbe stata troncata appena quattro anni dopo, da una crudele malattia. Alla memoria di questo carissimo collaboratore che ci ha lasciato, tutto il nostro rimpianto». Per il riferimento da parte di G. Massano ai Congressi di Studi Romani in rapporto al “buon bere”, vd. anche infra. Sulla sua figura in generale vd. supra nota 63. 146 Sul tema vd. ora G. Mandatori, Hinc […] Augustus Cristum vidit infantem. Ottaviano Augusto testimone della Natività: tradizione e fortuna di una leggenda romana, in «Civiltà Romana», II (2015), pp. 73-100. re to Au presente, piace citare un articolo di Gino Massano, comparso su «Commercio Vinicolo» del 1° gennaio 1938, nella rubrica Spunti e appunti. L’articolo prendeva in effetti spunto dalla conferenza di Acerbo per sunteggiare e descrivere brevemente l’interesse dell’Istituto di Studi Romani per i problemi dell’agricoltura in generale e della viticoltura in particolare, specificando con garbata ironia che esso «nei suoi congressi nazionali od internazionali non ha mai dimenticato il nostro persistente assioma che un bicchiere di vino non fa mai male, e due fanno sempre bene»: facendo eco al tenore di quell’articolo – che poi si dilungava nell’esaltare i pregi di quel «prodotto di nobile fatica» – è allora proprio il caso di menzionare la circostanza che Massano, come ricorderà Giglioli in relazione tuttavia ad una triste circostanza, era stato Ufficiale degli Alpini145. Tra le altre conferenze affidate agli studiosi italiani, un ruolo non secondario ebbe quella di Giuseppe Marchetti Longhi, che affrontava il significativo tema de Il ricordo di Augusto e dei suoi monumenti nella Roma del Medioevo e della Rinascenza. L’aspetto, nei comunicati stampa regolarmente pubblicati, che venne posto in primo piano lasciando invece sullo sfondo le complesse questioni topografiche affrontate dallo studioso, fu naturalmente quello della permanenza della memoria di Augusto in Roma secoli dopo la morte del primo principe: «[…] mai nel Medioevo la memoria di Augusto si affievolisce o cancella, ma sempre domina la figura del primo imperatore, soverchiando ogni altra, sia nella sua personalità umana, sia, soprattutto, nel suo carattere religioso e politico». All’interno della conferenza, un’attenzione particolare era dedicata alla leggenda di Augusto e dell’apparizione della Vergine e del Bambino sul sito di quella che sarebbe divenuta la basilica dell’Ara Coeli. Un tema, dunque, fondamentale nella scansione delle “tre Rome” ed anzi di particolare importanza per saldare l’impero della Roma pagana con gli albori del Cristianesimo romano146. Non a caso, l’altare dell’Ara Coeli raffigurante l’apparizione del Cristo bambino ad Augusto era presente nella Mostra Augustea della Romanità in ben due sale: dapprima come calco nella Sala X dedicata ad Augusto e poi nella Sala XXVI dedicata alla Immortalità dell’idea di Roma. La rinascita dell’Impero nell’Italia Fascista come raffigurazione insieme, ma in posizione privilegiata, ad altri monumenti che dovevano marcare le fasi del passaggio dalla Roma antica a quella fascista. La stessa leggenda fu inoltre oggetto di una relazione tenuta nell’ambito del V Congresso Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 149 147 Circa la conferenza di Marchetti Longhi celebrativa del Bimillenario Augusteo tenuta mercoledì 20 aprile 1938, vd. AINSR, s. CSSR, b. 64, f. 9, sott. 1937-38 G. Marchetti Longhi, mentre la relativa rassegna stampa è in AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani. 1938, I, f. Augusto. La conferenza venne regolarmente pubblicata come n. VII dei Quaderni Augustei. Studi italiani: G. Marchetti Longhi, La memoria di Augusto e dei suoi monumenti nel Medio Evo, Roma 1939. Circa la presenza dell’altare dell’Ara Coeli nella Mostra Augustea della Romanità vd. Mostra Augustea della Romanità. Catalogo, I, cit., p. 129, n. 25a e p. 435. Sappiamo però che il calco della Sala X fu realizzato ed esposto soltanto a Mostra già inaugurata, dal momento che dalla Deliberazione del governatore di Roma n. 6460 del 27 dicembre 1937, apprendiamo che solo in quella data venne autorizzata la spesa di L. 1.550 per dotare il Museo dell’Impero Romano del calco «del famoso rilievo medioevale esistente nella Chiesa dell’Ara Coeli raffigurante Augusto che adora il Bambino Gesù nelle braccia della Vergine», anche se in effetti il calco venne esposto subito nella Mostra Augustea per confluire materialmente soltanto in seguito nelle collezioni del Museo dell’Impero Romano ed ora del Museo della Civiltà Romana: vd. Museo della Civiltà Romana. Catalogo, Roma 19823, p. 127, n. 40. Circa la trattazione della leggenda dell’Ara Coeli nell’ambito del V Congresso Nazionale di Studi Romani, vd. A. Monteverdi, La leggenda d’Augusto e dell’Ara Celeste, in Atti del V Congresso Nazionale di Studi Romani, a cura di C. Galassi Paluzzi, II, Roma 1940, pp. 462-470, tenuta nella seduta antimeridiana del 29 aprile 1938 della Sottosezione Storia creata all’interno della Sezione Antichità e presieduta da P. Romanelli. Sempre nell’ambito del V Congresso Nazionale, Marchetti Longhi riprese alcuni temi della sua conferenza: vd. G. Marchetti Longhi, L’Ara Pacis ed il Solarium Augusti nella fantasia medioevale, in Atti del V Congresso Nazionale di Studi Romani a cura di C. Galassi Paluzzi, II, Roma 1940, pp. 531-544. Per la conferenza di G. Marchetti Longhi nell’ambito del ciclo dedicato a Il Tevere, vd. AINSR, s. CSSR, b. 73, f. 38, che ospita il carteggio anche con gli altri conferenzieri, mentre per la rassegna stampa vd. AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani. 1938, I, f. Il Tevere. 148 A proposito del quale vd. la ancor recente edizione: Onasandro, Il generale. Manuale per l’esercizio del comando, introduzione, traduzione e note di C. Petrocelli, Bari 2008. Circa la conferenza di Momigliano vd. M. Ghilardi, Tra bimillenario augusteo e leggi razziali: Istituto di Studi Romani, settembre 1938, in «Civiltà Romana», V (2018), pp. 191-258 (194-196) ed Id., «La civiltà di Roma e i problemi della razza». L’Istituto di Studi Romani e le leggi razziali, in Antichistica italiana e leggi razziali, a cura di A. Pagliara, Atti del Convegno in occasione dell’ottantesimo anniversario del Regio Decreto Legge n. 1779, Università di Parma, 28 novembre 2018, Parma 2020, pp. 49-92 (55-59). re to Au Nazionale di Studi Romani, ma non da parte di Marchetti Longhi. Lo studioso, invece, sempre nell’a.a. 1937-’38 tenne anche un’altra conferenza nell’ambito dei Corsi Superiori, questa volta nel ciclo dedicato a Il Tevere e sul tema Il Tevere nella Roma del Medio Evo, anch’essa dedicata in modo particolare a talune questioni di topografia e, contemporaneamente e funzionalmente, alla illustrazione delle diverse leggende interessanti il tratto da Ponte Sisto a Ponte Rotto147. Una conferenza nel ciclo Il Tevere e sul tema Il Tevere protagonista di storia nell’Antichità venne tenuta anche da Arnaldo Momigliano, il cui ruolo nella genesi della manifestazione che poi evolverà nel Convegno Augusteo si avrà modo quantomeno di accennare anche in questa sede. Intanto occorrerà rilevare come lo stesso carteggio tra Galassi Paluzzi e Momigliano relativo alla scelta dei possibili partecipanti a quel Convegno è anche relativo, tra gli altri argomenti, alle conferenze dei Corsi Superiori. Ai Corsi lo storico piemontese partecipò anche con una conferenza tenuta l’8 febbraio 1938 all’interno del ciclo dedicato ad Augusto. Il tema dell’intervento, concernente i rapporti tra Roma e l’Oriente, stava particolarmente a cuore a Galassi Paluzzi, saldandosi con tutta l’attività relativa a tale questione, che aveva avuto un momento di notevole approfondimento nel IV Congresso Nazionale di Studi Romani, i cui Atti vennero pubblicati proprio nel 1938. La conferenza di Momigliano era infatti dedicata a Gli ordinamenti militari augustei e le loro conseguenze nella storia dell’Oriente ellenico ed in essa veniva trattato anche lo Strategikon di Onasandro148. Molti altri esempi interessanti potrebbero richiamarsi ma, per mere ragioni di spazio, mi limiterò ad un episodio tratto dalla spesso gustosa corrispondenza tra Roberto Paribeni Es Enrico Silverio tto tra 150 149 A Roberto Paribeni era stata in realtà già richiesta, naturalmente sempre all’interno del ciclo celebrativo del Bimillenario Augusteo, una partecipazione per l’a.a. 1936-’37, poi non concretizzatasi e rinviata all’a.a. 1937-’38: vd. AINSR, s. CSSR, b. 47, f. 4, sott. Carteggio con i conferenzieri italiani, sub sott. R. Paribeni. 150 Oltre all’episodio qui citato vd. in proposito anche J. Nelis, «Spielerei» entre amis ou théorisation scientifique? L’Istituto di Studi Romani et l’idée de Rome, du Bimillenario Augusteo au Romanesco, in «Latomus», LXXIII (2014), 1, pp. 202-204. 151 Per la rilevanza accordata a Cesare vd. C. Galassi Paluzzi, Per la pubblicazione di un «Corpus» delle vestigia augustee e per un ciclo di conferenze, cit., pp. 278 e 280-281. 152 AINSR, s. CSSR, b. 64, f. 9, sott. R. Paribeni, biglietto manoscritto recante in alto a sinistra, con grafia di Paribeni stesso, l’indicazione «Sunto conferenza R. Paribeni su Cesare e Augusto». 153 Ibidem, lettera di C. Galassi Paluzzi a R. Paribeni del 12 gennaio 1938. 154 Per questo elenco vd. L’Istituto di Studi Romani per la celebrazione, cit., p. 5 e cfr. ibidem a p. 4 l’elenco degli studiosi stranieri e dei rispettivi Paesi per l’a.a. 1936-’37, ma cfr. anche le pp. 4-5 dell’edizione del medesimo opuscolo recante la data del 23 settembre 1937. Sempre per l’a.a. 1937-’38, vd. AINSR, s. CSSR, b. 64, f. 15 1937-38 America, che conserva il sottofascicolo con la corrispondenza rivolta gli studiosi argentini; b. 65, f. 16 1937-38. Europa. Carteggio coi Conferenzieri. Nazioni dalla A alla U, che comprende i sottofascicoli con la corrispondenza rivolta agli studiosi di Austria, Bulgaria, Francia, Jugoslavia, Olanda, Polonia, Russia, Svizzera, Ungheria; e b. 66, f. 17 1937-38 Conferenze non più svolte, relativo alla corrispondenza per le conferenze, poi non più svolte, degli studiosi di Belgio, Brasile, Cecoslovacchia, Cile, Stati Uniti, Germania, Inghilterra, Norvegia e Romania. 155 Vd. supra nota 101 e cfr. anche subito di seguito nel testo. re to Au – conferenziere nell’a.a. 1937-’38149 – e Galassi Paluzzi150. Il primo, che venendo incontro ad un’esigenza segnalata già da tempo da Galassi Paluzzi avrebbe tenuto una conferenza dal titolo Cesare e Augusto151, trasmettendo il sunto per stampa, terminava il testo manoscritto con questa nota, anch’essa vergata a mano: «E accidentaccio alle conferenze, a queli quattro micchi che le fanno e queli più micchi che le vengono a sentì. Fa freddo, nunce se vede, me fanno le buggere» (fig. 6a-b)152. Per conto suo, Galassi Paluzzi gli rispondeva sul punto: «Ho capito benissimo che l’accidentaccio toccava pure a me ! Ma io, perché tu lo sappia, mi sono mitridatizzato contro ogni sorta di moccoli !» 153. Quanto invece alle conferenze celebrative del Bimillenario affidate agli stranieri, i già ricordati criteri che presiedevano alla loro partecipazione facevano sì che quest’ultima accanto ad una valenza scientifica ne avesse anche una ideale e, almeno da parte degli organizzatori, di certo anche ideologica. Attraverso le conferenze svolte dagli studiosi dei diversi Paesi era infatti il mondo intero che veniva a Roma a rendere omaggio – in modo un po’ indiretto, se vogliamo – ad Augusto nel momento in cui sorgeva nell’Urbe un nuovo impero, in un gioco di evidenti rimandi storici. Una simile dinamica, come si è accennato, si riscontrava anche per altri cicli di conferenze, ma è indubbio che quelle collegate alla celebrazione augustea acquistassero una dimensione, un significato ed un valore del tutto particolare rispetto a quelle degli altri cicli. Tra i Paesi rappresentati figurarono infine, nel solo a.a. 1937-’38, nonostante difficoltà organizzative e politiche, Argentina, Bulgaria, Francia, Germania (ma in effetti, tenendo conto dell’Anschluss, anche Austria), Jugoslavia, Olanda, Polonia ed Ungheria154. Quello che, tuttavia, mi interessa soprattutto sottolineare in questa sede è come, accanto a quei Paesi, fu annoverata, in un modo assai tortuoso, anche la Russia155. A questo scopo, già dal settembre 1936 Galassi Paluzzi aveva tentato di coinvolgere Michail I. Rostovtzeff per una conferenza sugli studi russi intorno ad Augusto oltre che per un’altra sugli Studi russi sull’archeologia e l’arte del tardo Impero, benché sia Paribeni che Momigliano che Giglioli in tempi e modi diversi gli avessero chiarito in modo abbastanza inequivovabile che Rostovtzeff Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 151 re to Au a b Fig. 6a-b. Sunto per la stampa della conferenza di R. Paribeni, redatto dallo studioso e recante in finale una frase scherzosa destinata alla lettura da parte di C. Galassi Paluzzi, di cui si distinguono a matita, anche sul retro del foglio, gli appunti per la risposta (AINSR, s. CSSR, b. 64, f. 9, sott. R. Paribeni). Es Enrico Silverio tto tra 152 156 AINSR, s. CSSR, b. 47, f. 4, sott. Preliminari, sub sott. Giglioli, lettera da C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli dell’11 settembre 1935, con la quale il presidente dell’Istituto trasmetteva a Giglioli copia di una lettera di Paribeni datata 24 luglio1935 relativa alle proposte di temi e di oratori stranieri per le conferenze celebrative del Bimillenario: in essa, alla voce America, cioè Stati Uniti d’America, figurava anche, accanto a Tenney Frank, «Michele Rostowtzew (sic)» e ad entrambi si suggeriva di proporre il tema Studi americani intorno ad Augusto. Vd. anche in AINSR, s. CCM, b. 223, f. 70, sott. Momigliano la lettera da A. Momigliano a C. Galassi Paluzzi del 4 agosto 1938 con la quale lo storico, sulla base di un elenco trasmesso dall’Istituto, forniva il suo parere circa alcuni possibili invitati per il Convegno Augusteo: «America – Noto anzitutto che M. Rostovtzev (sic) va considerato come americano, sebbene di origine russa». In realtà, per un errore di spedizione, l’elenco trasmesso a Momigliano era solo in parte coincidente con quello preparato dall’Istituto, nel quale comunque Rostovtzeff figurava alla voce «Russia»: vd. circa l’equivoco di questo elenco ibidem, lettera da C. Galassi Paluzzi ad A. Momigliano del 7 agosto 1937. Vd. ancora AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sott. Rapporti con il Museo dell’Impero, lettera da G.Q. Giglioli a C. Galassi Paluzzi del 2 giugno 1938. In questa data Giglioli indirizzò a Galassi Paluzzi due lettere circa possibili studiosi da invitarsi al Convegno Augusteo, l’una relativa agli studiosi italiani, l’altra agli stranieri. In tale ultima alla voce «Russia» non corrisponde alcun nominativo di studioso, ma il direttore generale della Mostra Augustea annota: «Non la inviterei. Rostovzeff (sic) potrebbe essere invitato a parte se e (sic) in Europa». 157 AINSR, s. CSSR, b. 49, f. 8, sott. 1936-1937. Russia, lettera da C. Galassi Paluzzi a M. Rostovtzeff del 17 ottobre 1936. 158 AINSR, s. CSSR, b. 49, f. 8, sott. 1936-1937. Russia, lettera da M. Rostovtzeff a C. Galassi Paluzzi dell’8 novembre 1936: «Disgraziatamente non posso fare progetti per un tempo cosi lontano. Sono troppo vecchio. D’altra parte non so niente sul tema. Non leggo le lingue slave e sono privo dell’uso di libri russi. Non dico che sarà impossibile per me di venire a Roma nell’estate dell’anno venturo. Ma non posso dirlo prima della primavera del 1938». All’interno del sott. 1936-1937. Russia, la corrispondenza con M.I. Rostovtzeff è appositamente raccolta in un particolare sub sott. 1936-1937 Rostowtezew, ma non si rinvengono altri carteggi riuniti in ulteriori sub sottofascicoli. 159 Su tale collaborazione ai Corsi Superiori dell’a.a. 1937-’38 vd. AINSR, s. CSSR, b. 65, f. 16, sott. Russia e cfr. supra nota 101. 160 Vd. A. Sipiaghin, Il Pontificio Collegio Russicum e la chiesa russa cattolica di S. Antonio Abate, in Atti del IV Congresso Nazionale di Studi Romani, a cura di C. Galassi Paluzzi, I, Roma 1938, pp. 501-505. 161 Vd. in AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani. 1938, I, f. Augusto (stranieri), A. Sipiaghin, Tracce dell’influenza di Roma nella Russia, in «Il Piccolo», Roma (sic), 16 febbraio 1938 e «L’Ora della Sera», Palermo, 19 febbraio 1938; nonché Corsi Superiori di Studi Romani. L’impero romano e la Russia, in «Il Tevere», Roma, 16 febbraio 1938, «L’Avvenire d’Italia», Roma, 17 febbraio 1938 e «L’Osservatore Romano» – che, significativamente, questa volta non operò modifica alcuna al testo diramato –, Città del Vaticano, 17 febbraio 1938. Circa l’elaborazione di questi comunicati per la stampa, compreso quello riguardante un brano della conferenza a firma di mons. A. Sipiaghin, vd. in AINSR, s. CSSR, b. 65, f. 16, sott. Russia, sub sott. Mons. A. Sipiaghin. re to Au in realtà ormai non andava più considerato come uno “studioso russo”156. In ogni caso lo storico, all’epoca docente a Yale, aveva declinato l’invito adducendo a motivo l’età avanzata ed allora Galassi Paluzzi gli aveva proposto di tenere nel 1937-’38 una conferenza anche sull’«influenza che dalla sua (di Augusto, n.d.A.) grande opera è derivata – sia pure indirettamente – al mondo slavo»157. Rostovtzeff, senza escludere questa possibilità, l’8 novembre 1936 rinviava ogni decisione a non prima della primavera del 1938158. Dovremo tornare di nuovo su Rostovtzeff parlando del Convegno Augusteo e della sua eco nella stampa, mentre in effetti per i Corsi il presidente dell’Istituto fu costretto ad affidarsi a mons. Alexander Sipiagin, italianizzato in “Alessandro Sipiaghin”, prelato cattolico originario della Georgia, ex componente della Duma imperiale, come veniva sottolineato159, e che aveva già partecipato al IV Congresso Nazionale di Studi Romani in rappresentanza del Pontificio Collegio Russicum160. Per la conferenza di mons. Sipiaghin i giornali diedero risalto ai comunicati ed ai testi inviati dall’Istituto, in cui si sottolineava la dipendenza da Roma dell’idea imperiale russa161, mentre il testo, nella pubblicazione vera e propria, fu ancor più chiaro circa la sorte dell’idea russa della “terza Roma”: «Un’orrenda ondata di sangue sommerse l’Impero russo; sparì la terza Roma ! Nondimeno il detto soprariferito del monaco Filoteo si è verificato almeno in parte: la quarta Roma non si profila all’orizzonte della storia; essa è assolutamente esclusa, perché la Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 153 162 A. Sipiaghin, Riflessi della fondazione dell’Impero romano sulla storia e sulla vita della Russia, Roma 1938, pp. 19-20. Il Quaderno contenente la conferenza, tuttavia, non venne pubblicato nella serie riservata agli studi stranieri dedicati ad Augusto ed alla fondazione del principato, né la conferenza venne annoverata tra quelle celebrative del Bimillenario Augusteo nella terza edizione de L’Istituto di Studi Romani per la celebrazione, cit.: cfr. anche supra nota 101. Sulle vicende legate alla conferenza di A. Sipiaghin e su quelle della pubblicazione del suo testo mi riservo di tornare in una successiva occasione. 163 AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani. 1938, I, f. Roma e le Provincie, «L’Africa romana, i Vandali e i Bizantini». E. Albertini agli Studi Romani, in «L’Osservatore Romano», Città del Vaticano, 9 aprile 1938. 164 Così nei diversi comunicati stampa pubblicati ad esempio in «Il Lavoro fascista», Roma, e «La Tribuna», Roma, entrambi del 5 febbraio 1938 e consultabili in AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani. 1938, I, f. Roma e le Provincie. re to Au prima Roma continua a darci la prova del suo carattere di Fenice: ‘Roma vetusta fui, sed nunc nova Roma vocabor’, ringiovanita, ma perennemente maestosa, veneranda, affascinante»162. Ovviamente in quest’ottica la Russia sovietica è un accidente della storia privo di ogni legittimazione ed anzi un fenomeno ancor più anti-romano per il fatto d’aver abbattuto un impero che aveva radici romane. Come già nel caso dell’a.a. 1936-’37 non sarà fuori luogo ricordare anche – quantomeno con riguardo al rilievo accordato loro sulla stampa quotidiana – altri cicli dei Corsi Superiori che, accanto a quelli augustei contribuirono di fatto, in modo più o meno diretto, ad evidenziare nell’anno del Bimillenario la qualità insieme nazionale ed universale della ricorrenza. È ad esempio questo il caso del ciclo Roma e le province, che in quell’anno accademico venne dedicato a temi relativi a quella che poi sarebbe venuto in uso definire “tarda antichità” e che quindi ben si prestava ad illustrare in che modo la civiltà romana riuscisse a mantenersi anche dopo la scomparsa, almeno in Occidente, di una sua propria compagine politica. In quest’ambito un risalto particolare aveva ancora una volta l’Africa romana, con una conferenza di Eugène Albertini su L’Africa romana, i Vandali e i Bizantini, tesa ad evidenziare la centralità della civiltà romana dimostrando come «nell’Africa del nord il periodo vandalo ed il periodo bizantino sono il prolungamento del periodo romano, il quale non termina veramente che con l’invasione musulmana. I re vandali e gli imperatori – egli ha detto – si sono sforzati di mantenere lo spirito e l’atmosfera della civiltà romana; ciò che ha fatto loro difetto, è non già la buona volontà bensì la forza di resistenza contro le rivolte dei Berberi e finalmente, contro l’assalto degli Arabi»163. Non mancavano naturalmente i popoli slavi, dei quali trattava “Giovanni” Mayer nella conferenza Studi e scoperte intorno alla civiltà slava in relazione alla civiltà romana, con i quotidiani che titolavano Roma e i popoli slavi e che riportavano i comunicati dell’Istituto in cui si leggeva: «Diversissimo nel tempo e nello spazio, tale contributo si è risolto, presso alcuni popoli slavi in una radicale trasformazione della loro stessa struttura culturale, sociale e morale; ed oggi la romanità profondamente assimilata, vi agisce come elemento costitutivo della loro vita nazionale. Ma anche agli Slavi ortodossi sono giunti per vie dirette e indirette, non pochi elementi della civiltà romana»164. Il tema era di evidente interesse anche contemporaneo per i rapporti con i popoli slavi dell’Est Europa, che tuttavia non furono i soli ad essere contemplati nella inesausta attività dell’Istituto. Infatti, circa tre mesi prima della conferenza di Mayer, i quotidiani avevano ricordato quella di József – italianizzato in “Giuseppe” – Balogh sul tema L’influsso dell’idea di Roma sulla fondazione dello Stato ungherese e su S. Stefano e, riportando Es Enrico Silverio tto tra 154 165 Vd. AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani. 1938, I, f. Romanae res. Vd. AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani. 1938, I, f. L’Impero di Roma nelle sue monete e cfr. L’Istituto di Studi Romani per la celebrazione, cit., p. 7. 167 Vd. AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani. 1938, I, f. Orme di Roma nel mondo. 168 Cfr. L’Istituto di Studi Romani per la celebrazione, cit., pp. 6-7. 169 Vd. AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani. 1937, II, f. 1936-37. Roma nell’opera del Genio, ed ibidem, Corsi Superiori di Studi Romani. 1938, I, f. Roma nell’opera del genio. 170 Vd. AINSR, s. RS, Corsi Superiori di Studi Romani. 1938, I, f. Roma e il mondo islamico. 166 re to Au i comunicati dell’Istituto, avevano presentato titoli come Santo Stefano d’Ungheria e l’idea di Roma o anche L’idea di Roma sulla fondazione dello Stato ungherese165. Ancora, sarà il caso di ricordare il ciclo dedicato a L’impero di Roma nella sua moneta che, nella nuova Roma imperiale, riunì studiosi francesi, inglesi ed austriaci166, o quello dedicato alle Orme di Roma nel mondo nel quale, accanto a siti italiani che sarebbero tornati sulle pagine dei quotidiani anche in occasione del Convegno Augusteo – come Ostia, Pompei ed Ercolano – venivano presentati gli scavi in un ulteriore sito nazionale di interesse augusteo, come Rimini, o comunque in un territorio italiano d’oltremare come la Libia167. I cicli sui quali ci siamo ora soffermati – tranne le Romanae res, che afferivano al “settore” «Roma nella vita e nell’arte» (su cui vd. supra nota 38) – vennero fatti rientrare nelle celebrazioni del Bimillenario, o meglio in queste vennero fatte rientrare le pubblicazioni derivate da quelle conferenze168, ma non vanno sottovalutati altri cicli per noi non meno significativi. Tra di essi, negli anni del Bimillenario Augusteo, non va sottostimato l’eco nella stampa di un ciclo come quello dedicato a Roma nell’opera del genio, specie se si pensi che la prolusione dell’XI a.a. coincideva con una conferenza di quel ciclo volta a ribadire il primato di Roma su Londra evidenziando proprio il ruolo di Roma nell’opera di Shakespeare. Nel XII a.a., il 1937-’38, nelle colonne dei quotidiani, invece, si rinvengono le notizie di conferenze sull’idea di Roma, tenute solo da studiosi italiani, quasi esclusivamente su esponenti del “genio italiano” ma in qualche modo rappresentanti di valori universali: Petrarca, Carducci, Gioberti, Corneille e Racine, Vico, Leopardi, d’Annunzio, Dante, Cicerone, Virgilio, Rosmini e Foscolo169. Neppure si può tacere, in questa rapida indicazione dei cicli di conferenze più rappresentativi per il rapporto nazionalità-universalità di Roma negli anni del Bimillenario, la presenza – accanto al ciclo dedicato alle province ma incentrato sul periodo che oggi si definisce tardo imperiale – del ciclo dedicato a Roma e il mondo islamico, che interveniva proprio nel periodo in cui Mussolini anche in funzione di contenimento della Francia e dell’Inghilterra si faceva riconoscere “Spada dell’Islam”. Così, nei quotidiani comparvero regolarmente le notizie delle conferenze di Michelangelo Guidi su Roma nel pensiero arabo, di Francesco Gabrieli su L’eredità romana nell’Italia meridionale e le invasioni islamiche e di Renato Bartoccini su L’Egitto greco-romano e la invasione islamica: in molti casi si evidenziava come elementi della civiltà romana fossero entrati in un contatto non meramente passivo ma anzi efficiente con l’Islam, anche grazie alla mediazione di Bisanzio – significativamente non ricorre il nome Costantinopoli – e di figure come Federico II170. Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 155 Giungiamo intanto al V Congresso Nazionale di Studi Romani, il cui tema fondamentale fu La missione dell’Impero di Roma nella storia della civiltà, che in una lettera del 7 settembre 1937 Galassi Paluzzi suggerì invano a Bottai di fondere, «sia pure con qualche opportuna variante», con il tema di quello che poi sarebbe diventato il Convegno Augusteo171, mentre già in precedenza – inascoltato però tanto da de Francisci quanto da Giglioli – egli aveva proposto in una riunione del 22 gennaio 1937 di dedicare l’incontro allo studio sistematico «del concetto di Impero»172. Anche nel caso del V Congresso Nazionale di Studi Romani173, i rapporti con la stampa furono estremamente meticolosi, ad iniziare dalla valutazione delle esperienze fatte nel IV Congresso, che riguardarono tanto aspetti logistici come il numero delle dattilografe dell’Ufficio stampa174, quanto pratici come l’opportunità di rivolgere ai giornalisti gli inviti ad appositi incontri preliminari, possibilmente in forma di banchetto come «auspicato dal Comm. Massano» o, ancora, come la distribuzione alla stampa di buoni per gli aperitivi175. A parte questi accorgimenti pratici di interesse tutt’altro che secondario, il risultato fu comunque dei migliori, perché la presenza sulla stampa fu davvero notevole ed in effetti il messaggio che ne scaturì fu quello di un ideale imperiale romano presente non solo in ogni settore degli studi, ma anche attuale ed efficiente nella quotidianità e sino nel tessuto urbano ed architettonico di Roma “capitale dell’impero”176. In altri termini, come figura ne 171 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sott. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, lettera da C. Galassi Paluzzi a G. Bottai del 7 settembre 1937, p. 3: «Rammentati i dati di fatto, mi permetto di sottoporre al tuo giudizio una proposta: e cioè l’opportunità di fare diventare tema di quello che potrebbe chiamarsi ‘Convegno mondiale Augusteo’ il tema stesso del prossimo V Congresso Nazionale di Studi Romani, sia pure con qualche opportuna variante quale ad esempio “L’impero di Roma e lo sviluppo della civiltà (sic). Si potrebbero scegliere taluni problemi fondamentali sui quali gli studiosi di tutto il mondo verrebbero invitati a riferire, avendo, intanto, già la certezza che su ciascun problema si avrebbero delle eccellenti relazioni italiane, e un nutrito numero di studiosi pronti a rispondere eventualmente a discutibili affermazioni straniere». 172 Vd. AINSR, s. CCM, b. 123, f. 9 Giunta Direttiva. Verbali delle Sedute, sott. Verbale del 22-1-1937 ed ivi pp. 2-3 del verbale nonché le diverse redazioni e minute degli annessi «APPUNTI PER LA I^ SEDUTA DELLA GIUNTA DIRETTIVA». 173 Sul V Congresso Nazionale di Studi Romani, vd. soprattutto, nell’Archivio dell’Istituto: AINSR, s. CCM, bb. 123-181 e 287, nonché AINSR, s. RS, V Congresso Nazionale di Studi Romani. 174 AINSR, s. CCM, b. 123, f. 2, sott. Osservazioni dei funzionari sul IV Congresso. Elenchi in ordine alfabetico, osservazioni a firma Lazzarini da confrontarsi con quelle a firma Manfredi e sott. Osservazioni dei funzionari sul IV Congresso. Preliminari, appunto intitolato «Stampa e Propaganda», suggerimento contrassegnato come proveniente dallo stesso Lazzarini e che costituisce una sintesi di quanto contenuto nel sottofascicolo più sopra menzionato. 175 Ibidem sott. Osservazioni dei funzionari sul IV Congresso. Preliminari, appunto intitolato «Blocchi buoni buffet», che raccoglie una serie di quattro osservazioni della dipendente dell’Istituto E.M. Aristei. Quella di nostro interesse è la seconda. 176 L’espressione ricorre anche letteralmente nelle fonti dell’epoca, vd. ad esempio in AINSR, s. RS, V Congresso Nazionale di Studi Romani, f. Lavori, sott. 27 aprile: Gli Studi Romani. La nuova funzione dell’Urbe Capitale dell’Impero, in «Il Giornale d’Italia», Roma, 28 aprile 1938; oppure ancora in «Rassegna d’informazioni dell’Istituto di Studi Romani», VIII (1940), 17, p. 1. L’attenzione ai problemi urbanistici ed architettonici di Roma fu presente sino dall’inizio dell’attività dell’Istituto, delineandosi infine come quella rivolta ad indagare ed a risolvere i problemi della città divenuta “Urbe imperiale”: si consultino le annate di «Roma. Rivista di studi e di vita romana», gli Atti dei Congressi Nazionali di Studi Romani e, per i Corsi Superiori di Studi Romani, si veda C. Galassi Paluzzi, I Corsi Superiori di Studi Romani, cit., passim. Vd. anche La bonifica delle paludi pontine, Roma 1935, che raccoglie le conferenze tenute sul tema nell’ambito dell’a.a. 1933-’34 dei Corsi Superiori; Il piano regolatore provinciale di Roma, Roma 1935, in cui sono contenute le conferenze dell’omonimo ciclo tenuto nell’a.a. 1933-’34 dei Corsi Superiori; La sistemazione urbanistica dei Castelli Romani, Roma 1938, che ospita le conferenze tenute sul tema nell’ambito dell’a.a. 1934-’35 del Corsi Superiori; I Castelli Romani nel piano regolatore di re to Au Il V Congresso Nazionale di Studi Romani (24-30 aprile 1938) ed il Convegno Augusteo (23-27 settembre 1938) Es Enrico Silverio tto tra 156 Roma imperiale, Roma 1940. Di estremo interesse è anche la consultazione della serie Il piano regolatore di Roma imperiale, pubblicata nei Quaderni della Roma di Mussolini in 17 fascicoli che raccoglievano le singole conferenze pronunciate tra gli a.a. 1938-’39 e 1942-’43. Non mi sembra fuori luogo ricordare i titoli di tali Quaderni, anche perché essi testimoniano dei problemi che si venivano discutendo proprio a partire dal V Congresso Nazionale di Studi Romani. In ordine di pubblicazione, si trattava quindi di: G. Giovannoni, Lineamenti fondamentali del piano regolatore di Roma imperiale, Roma 19402; G. Cobolli Gigli, Il contributo del Ministero dei Lavori Pubblici al piano regolatore di Roma imperiale, Roma 1939; G. Borrelli de Andreis, La disciplina giuridica del piano regolatore di Roma imperiale, Roma 19402; G. Caffarelli, La distribuzione organica degli edifici e degli impianti di uso pubblico, Roma 1939; A. Buongiorno, La funzione urbanistica del Tevere nella zona fra Roma e il mare, Roma 19402; G. Stellingwerff, La protezione antiaerea nel quadro del piano regolatore di Roma imperiale, Roma 1939; V. Civico, Lo schema delle grandi comunicazioni stradali nel quadro dell’Urbe imperiale, Roma 1940; P. Marconi, Il quartiere dell’E. 42 fulcro del piano regolatore di Roma imperiale, Roma 1939; E. Fileni, L’agro romano e i suoi problemi, Roma 19402; E. Del Bufalo, La Via Imperiale e il suo significato storico e politico, Roma 1940; A. Calza Bini, Il piano regolatore e le abitazioni di Roma, Roma 1940; G. Borrelli de Andreis, Lineamenti giuridici-amministrativi del piano territoriale di Roma imperiale, Roma 1942; G. Fraschetti, La Provincia di Roma e il piano territoriale dell’Urbe, Roma 1942; S. Tadolini, Bonifica e risanamento urbano nel quadro del piano territoriale dell’Urbe, Roma 1942; G.G. Borghese, Urbe urbanistica urbanesimo, Roma 1943; V. Civico, Il problema delle comunicazioni stradali nel piano territoriale dell’Urbe, Roma 1943; R. Catani, Il bacino del medio Tevere nelle possibilità della irrigazione, della produzione di energia elettrica e della navigazione, Roma 1943. Personalmente, ho avuto modo di occuparmi – per il periodo sino al 1943 circa – della più che ragguardevole attività svolta dall’Istituto in ambito urbanistico ed architettonico in tre conferenze all’interno dei Corsi Superiori di Studi Romani: La città imperiale tra continuità e rivoluzione, tenuta presso il Museo di Roma in Trastevere il giorno 18 giugno 2014 nell’ambito del mio ciclo 1870-1942. Edificare una nuova Roma. Il ruolo del diritto tra ideologie, urbanistica ed architettura, all’interno dell’LXXXVIII a.a. dei Corsi; Da Roma “capitale d’Italia” a Roma “capitale dell’impero”: le questioni dibattute ed il ruolo delle pubblicazioni dell’Istituto di Studi Romani, tenuta presso il Museo di Roma in Palazzo Braschi il giorno 15 giugno 2015 nell’ambito del mio ciclo Da Torino alla “terza Roma”. Il percorso storico dal Risorgimento all’impero nelle pubblicazioni dell’Istituto di Studi Romani tra gli anni ’20 ed i primi anni ’40 del Novecento, all’interno dell’LXXXIX a.a. dei Corsi, e Gli aspetti giuridici ed amministrativi di Roma quale “capitale del nuovo impero” nell’attività dell’Istituto di Studi Romani tra il 1936 ed il 1943, tenuta presso il Museo di Roma in Trastevere il 14 giugno 2018 nell’ambito del XCII a.a. dei Corsi. Sono in seguito tornato sul tema con la relazione Tra il fiume, il mare ed i monti: aspetti giuridici di Roma capitale del “nuovo Impero” nell’attività dell’Istituto di Studi Romani (1936-1943), tenuta presso l’Aula Avvocati della Suprema Corte di Cassazione il 5 dicembre 2018 nell’ambito del Convegno di studi “Il Tevere e Roma”. Lo sviluppo urbanistico della città da Roma capitale alle nuove periferie, organizzato dal Progetto Cultura e Spettacolo in carica dal 2012 al 2018 – di cui ho fatto parte dal 2014 – del Centro Studi del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma nell’ambito delle attività di formazione permanente prevista dalla vigente Legge professionale. 177 AINSR, s. RS, V Congresso Nazionale di Studi Romani, f. Chiusura. Varie: Gli Studi Romani. La chiusura del V Congresso. La relazione di Galassi Paluzzi, in «Il Giornale d’Italia», Roma, 1° maggio 1938. L’espressione ricorre anche in testi pubblicati da altri quotidiani, trattandosi di parte di uno o più comunicati stampa. 178 Mi riferisco agli articoli a firma “Lazz.” comparsi in «L’Osservatore Romano», Città del Vaticano, del 29 e 30 aprile 1938, intitolati rispettivamente Periferia e “suburbium„ e Ancora sul “suburbium„, dal primo dei quali provengono anche le citazioni supra nel testo e che sono conservati in AINSR, s. RS, V Congresso Nazionale di Studi Romani, f. Lavori, rispettivamente al sott. 28 aprile ed al sott. 29 aprile. 179 Vd. in AINSR, s. RS, V Congresso Nazionale di Studi Romani, f. Lavori, sott. 25 aprile, L’inizio dei lavori del Congresso di Studi Romani, in «L’Avvenire», Roma, 26 aprile 1938; ibidem, sott. 27 aprile, G. Biasotti, Publio Virgilio Marone può considerarsi come profeta della nascita di Cristo?, in «L’Osservatore Romano», Città del Vaticano, 29 aprile 1938 e nel quale dopo il nome dell’autore si avverte che trattasi della «Comunicazione presentata ieri al Congresso degli Studi Romani». re to Au «Il Giornale d’Italia» del 1° maggio 1938, grazie ai numerosi “voti” approvati si ebbe una visione di «tutta la vita e i massimi problemi pratici dell’Urbe – a cominciare dall’origine per giungere sino ai fasti gloriosi della rinnovata Roma imperiale»177. A fronte di questa impostazione, invece, la stampa cattolica e vaticana rifuggì in generale dai trionfalismi e dai trasporti ideologici tanto nei toni che nei contenuti, scegliendo di parlare piuttosto, ad esempio, di «problemi urbanistici» e di fare presente in particolar modo quelli drammatici degli “sfrattati” in occasione dei grandi “sventramenti”, invocando in proposito soluzioni appropriate ad un «Paese cattolico e corporativo»178. Particolare interesse rivestono poi alcuni articoli sul rapporto tra impero e Cristianesimo179, sempre ricondotto al tema della Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 157 180 Vd. ad esempio in AINSR, s. RS, Mostra Augustea della Romanità. 1938: La Mostra Augustea della Romanità e il cristianesimo, cit. supra in nota 79. 181 L’articolo è consultabile anche in AINSR, s. RS, V Congresso Nazionale di Studi Romani, f. Chiusura e varie, M. Barbera S.J., Romanità genuina nell’«Istituto di Studi Romani», in «La Civiltà Cattolica» del 21 maggio 1938. 182 Per l’ampio risalto dato nella stampa alla relazione di Riccobono, vd. ampiamente in AINSR, s. RS, V Congresso Nazionale di Studi Romani, f. Lavori, sott. 26 aprile. Per la pubblicazione della relazione vd. invece S. Riccobono, Il Diritto dell’Impero, in Atti del V Congresso Nazionale di Studi Romani, a cura di C. Galassi Paluzzi, I, Roma 1939, pp. 58-69 e cfr. ibidem, p. 21, il verbale della seduta in cui venne letta la relazione e annotato «che è vivamente applaudita, il Presidente ringrazia l’oratore, sottolineando l’importanza della sua esposizione, che così opportunamente ha messo in rilievo l’influsso del diritto romano in tutti i tempi e per tutti i popoli». 183 Circa la bibliografia sul Convegno Augusteo vd. supra nota 6. 184 F. Scriba, Augustus im Schwarzhemd?, cit., p. 229. 185 Rinvio alle considerazioni svolte in E. Silverio, Il Convegno Augusteo del 1938, cit., ed Id., Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale, cit., ma vd. comunque la nota seguente. 186 Quanto alle prime fasi del progetto del Convegno Augusteo, rilevo anzitutto come la consultazione del registro di protocollo della manifestazione permetta di giungere a ritroso solo al 15 luglio 1938, data prima della quale evidentemente il Convegno non dovette avere un protocollo dedicato: vd. AINSR, s. RSM, Protocolli, CCM, quaderno 6 Convegno Augusteo, da cui risulta anche che l’ultima lettera munita di questo protocollo fu quella, n. 1007, da C. Galassi Paluzzi ad E. Strong del 15 maggio 1939. Circa il carteggio tra C. Galassi Paluzzi ed A. Momigliano vd. soprattutto AINSR, s. CCM, b. 223, f. 70, sott. Momigliano in cui, tuttavia, oltre alla prima lettera del presidente dell’Istituto non se ne rinviene un’altra, questa re to Au provvidenzialità del primo, in accordo con una linea già naturalmente presente anche in articoli relativi alla Mostra Augustea della Romanità180. Una particolare attenzione, in tempi di imminenti leggi razziali, merita l’articolo di p. Barbera su «La Civiltà Cattolica»181, dal momento che egli intende, ravvisandola anche nell’Istituto, la «romanità genuina» come un «Universalismo lontano dall’internazionalismo confusionario non meno che dal razzismo esclusivista. Esso si riflette principalmente nel ‘Diritto Romano’, secondo le conclusioni della dotta trattazione di S. Ecc. Riccobono: ‘Roma seppe creare nel corso dell’Impero un diritto universale, con elementi tratti da tutti i popoli soggetti al suo dominio, elaborati con la sua tecnica e col suo genio, onde il nuovo diritto mantenne l’impronta romana’»182. Si arriva così, mentre l’«anno augusteo» volge al termine, al Convegno Augusteo, evento le cui primissime origini non appaiono ben documentate, dall’organizzazione in seguito assai sofferta, ma che infine costituirà tutto sommato un capolavoro organizzativo dell’Istituto e fisserà definitivamente il significato ideologico-politico del Bimillenario, e ciò anche sulla stampa183. Dell’eco del Convegno Augusteo sulla stampa, peraltro, si comprenderebbe ben poco e se ne avrebbe un’impressione assai confusa se non ci si soffermasse sulle vicende della sua genesi e della sua organizzazione. Secondo Friedemann Scriba esso potrebbe forse imputarsi a Giuseppe Bottai184, ma la strenua difesa del Convegno da parte di Galassi Paluzzi, insieme con alcuni raffronti nella cronologia dei rapporti epistolari intercorsi tra i personaggi coinvolti nella sua organizzazione ed in uno con la circostanza di voler ancora una volta farvi partecipare a tutti i costi gli stranieri, porta piuttosto ad imputarne l’idea al presidente dell’Istituto185. È notevole, se si pensa ai risultati, che di tutto ciò si iniziasse a discutere per iscritto soltanto in uno scambio epistolare di Galassi Paluzzi con Momigliano tra luglio ed ottobre ’37, che faceva seguito ad un colloquio avuto in proposito dopo la metà del maggio dello stesso anno186. Lo scopo del Convegno in questo carteggio era descritto come la «glorificazione Es Enrico Silverio tto tra 158 volta di Momigliano, che però, essendo citata in una di Galassi Paluzzi del 9 settembre 1937, sappiamo essere stata datata 2 settembre. L’intero carteggio, che giunge – in questo sottofascicolo – sino al 15 ottobre 1937, riguarda anche i Corsi Superiori di Studi Romani, la correzione delle bozze della relazione di Momigliano per gli Atti del IV Congresso Nazionale di Studi Romani e la partecipazione dello storico al V Congresso Nazionale e ciò spiega le diverse collocazioni delle singole lettere del carteggio, altrimenti unitario, di cui si tratta. La velina della lettera di C. Galassi Paluzzi ad A. Momigliano del 30 luglio 1937 è invece in AINSR, s. CSSR, b. 64, f. 14, sott. A. Momigliano, all’interno del quale, peraltro, un appunto a matita rossa vergato nel retro di un biglietto di invito all’inaugurazione del IX a.a. dei Corsi Superiori di Studi Romani avverte che «La pratica continua nell’archivio del ‘Bimillenario Augusteo’». La lettera di Momigliano datata 2 settembre 1937 è invece in AINSR, s. CCM. b. 129, f. 25, sott. Momigliano e con essa lo storico spiegava la difficoltà di trattare in sede di comunicazione da tenersi nel V Congresso Nazionale di Studi Romani l’amplissimo tema proposto da C. Galassi Paluzzi con una lettera del 10 agosto 1937, cioè l’«influsso dell’impero nella storia dei popoli dell’Oriente ellenico». Per le ragioni di cui sopra, le veline di alcune lettere componenti il carteggio si rinvengono anche in altre collocazioni: vd., oltre a quelle già segnalate, AINSR, s. CSSR, b. 64, f. 9, sott. 1937-38 Momigliano. Non è da escludersi che dopo l’ottobre 1937 l’aiuto di Momigliano per la selezione dei nomi non fosse più richiesto sia per le vicissitudini del progetto del Convegno – circa le quali sono stati forniti supra degli accenni, ma vd. anche infra nel testo – sia a causa della difficoltà dello storico ad “allinearsi” ai criteri informatori della manifestazione sotto il profilo della selezione dei nomi, difficoltà che del resto pare rinvenirsi diffusamente nel carteggio contenuto soprattutto in AINSR, s. CCM, b. 223, f. 70, sott. Momigliano. I nomi proposti da A. Momigliano in una lettera a C. Galassi Paluzzi del 4 agosto 1938 a fronte dell’elenco effettivamente inviato dall’Istituto – ma in realtà solo in parte coincidente con quello approntato – erano: per la Francia J. Gagé, per la Germania W. Weber, H. Berve, H. Siber e, a parte, E. Norden, circa il quale egli annotava che «è probabile tuttavia che ragioni politiche ne sconsiglino l’invito». Per l’Inghilterra venivano invece segnalati H. Last e W.W. Tarn ed inoltre M.P. Charlesworth e R. Syme, mentre per gli Stati Uniti erano indicati M.I. Rostovtzeff – che nell’elenco inviato dall’Istituto figurava invece alla voce «Russia» – ed A.D. Nock. Ulteriori studiosi, proposti in una lettera del 3 ottobre 1937, erano: per l’Inghilterra H. Stuart Jones, per gli Stati Uniti F.B. Marsh, per la Germania V. Kahrstedt, per la Francia M. Besnier, per la Svezia M.P. Nilsson, per la Danimarca Fr. Poulsen e per la Svizzera F. Stahelin: vd. in AINSR, s. CCM, b. 223, f. 70, sott. Momigliano. Per quanto riguarda invece le ragioni che dovettero spingere C. Galassi Paluzzi ad interpellare proprio A. Momigliano in relazione alla selezione degli studiosi stranieri da invitare al Convegno Augusteo, esse devono con tutta probabilità ravvisarsi nell’intendere il carteggio relativo al Convegno come il seguito di un precedente scambio relativo ad un dattiloscritto inviato all’Istituto e trasmesso in visione allo storico. Restituito il dattiloscritto, con lettera del 14 maggio 1937 A. Momigliano scriveva al presidente dell’Istituto per dirgli, tra l’altro, di non esitare ad inviare in visione altre opere che fossero pervenute. C. Galassi Paluzzi il giorno 21 maggio, nella replica, in una lettera la cui velina riporta anche una titolatura che, emendata dai refusi, è Istituto-collaboratori-Momigliano, domandava quando lo storico pensasse di venire a Roma dal momento che desiderava parlargli: vd. queste lettere in AINSR, s. CCM, b. 129, f. 25, sott. Momigliano, che conserva l’originale della lettera del 14 maggio, e s. CCM, b. 210, f. 10, sott. Speciale, ove la lettera del 14 maggio è presente in copia, mentre sulla vicenda del dattiloscritto inviato in visione a Momigliano vd. M. Ghilardi, Tra bimillenario augusteo e leggi razziali, cit., pp. 192-193 ed Id., «La civiltà di Roma e i problemi della razza», cit., pp. 50-52. Poiché dalla lettera del 30 luglio 1937 di C. Galassi Paluzzi citata supra sappiamo che egli dovette avere un colloquio con A. Momigliano – anche se non sappiamo se personale o telefonico – in cui si parlò del Convegno, non è impossibile che le lettere del 14 e 21 maggio 1937 ne siano la premessa. Se così fosse, allora ciò varrebbe anche quale ulteriore elemento a favore dell’ideazione del Convegno da parte di Galassi Paluzzi, essendo questo colloquio – auspicato già in data 21 maggio 1937 – probabilmente antecedente o almeno pressoché contemporaneo alle riunioni con Bottai e, tra gli altri, con Giglioli, in cui il progetto iniziò a prendere forma ed essendo inoltre l’inizio del carteggio che seguì il colloquio con Momigliano antecedente al carteggio intercorso tra agosto e settembre 1937 tra C. Galassi Paluzzi e G.Q. Giglioli relativamente alla manifestazione destinata ad evolversi come Convegno Augusteo: su tutto ciò e sulla prima parte della complessa vicenda delle origini del Convegno Augusteo vd. E. Silverio, Il Convegno Augusteo del 1938, cit., pp. 371-385 ed Id., Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale, cit., pp. 169-184. 187 AINSR, s. CCM, b. 223, f. 70, sott. Momigliano, lettera da C. Galassi Paluzzi ad A. Momigliano del 7 agosto 1937. re to Au dell’Impero in genere», non senza naturalmente un «particolarissimo risalto» rivolto ad Augusto187. Nel frattempo, tra giugno ed i primi di luglio del ’37, Bottai decise che l’iniziativa andava inquadrata alla fine del Bimillenario e ciò fornì tra l’altro l’occasione per ricucire un pericoloso possibile strappo con gli studiosi inglesi proprio alla vigilia dell’inaugurazione della Mostra Augustea, in occasione della quale si era verificato un increscioso disguido relativo agli inviti. Del malumore degli studiosi inglesi il presidente dell’Istituto era stato avvertito il 10 agosto da Albert W. Van Buren mentre il problema, come spiegherà Giglioli a Galassi Paluzzi, era stato in definitiva causato dal fatto che gli inviti per l’inaugurazione Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 159 188 AINSR, s. CCM, b. 212, f. 20, sott. Inghilterra, lettera di A.W. Van Buren a C. Galassi Paluzzi del 10 agosto 1937; biglietto dall’Istituto di Studi Romani ad A.W. Van Buren del 13 agosto 1937; lettera da C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli del 13 agosto 1937; lettera da G.Q. Giglioli a C. Galassi Paluzzi del 3 settembre 1937 e lettera da C. Galassi Paluzzi ad A.W. Van Buren del 13 settembre 1937. Cfr. in AINSR, s. CCM, b. 215, f. 44, la lettera da C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli del 13 settembre 1937. Su Albert W. Van Buren vd. F.E. Brown, Albert William Van Buren, in «Rendiconti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia», XLII (1969-1970), pp. 31–36. Sugli inviti all’inaugurazione della Mostra Augustea della Romanità vd. A.M. Liberati - E. Silverio, Le fonti sulla Mostra Augustea della Romanità nelle carte dell’Archivio Centrale dello Stato, I, cit., pp. 135-136, ed il saggio degli stessi in questo volume. 189 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sott. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, lettera da C. Galassi Paluzzi a G. Bottai del 7 settembre 1937. 190 AINSR, s. CCM, b. 227, f. 84, promemoria relativo al “Convegno Mondiale Augusteo”, p. 1. 191 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sott. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, lettera da G. Bottai a C. Galassi Paluzzi del 20 novembre 1937: «S.E. il Capo del Governo, esaminato il progetto del Convegno Mondiale Augusteo, non ha ritenuto di dare seguito alla cosa, in considerazione delle molte iniziative che sono state già prese per la celebrazione del bimillenario». 192 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sott. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, lettera da C. Galassi Paluzzi a G. Bottai del 13 dicembre 1937, pp. 3-4: «Riferendomi all’eventuale possibilità di adunare, sia pure in proporzioni assai ridotte, il convegno che si era progettato, avrei pensato di chiamare a raccolta solo i rappresentanti di quei Paesi che già un tempo fecero parte del mondo augusteo, e limitare così il numero dei rappresentanti dei Paesi stranieri a non più di 12 persone, limitando a soli quattro giorni a Roma la permanenza degli stessi, si potrebbe adunare questo Convegno e pubblicarne gli Atti ufficiali con una spesa non superiore alle lire 70.000. Attendo di sapere quanto crederai di decidere per poter eventualmente iniziare l’opera di organizzazione». Tale comunicazione venne “preparata” da una lettera di C. Galassi Paluzzi a G. Bottai del 24 novembre 1937: vd. in AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sott. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale. 193 Cfr. supra nota 93. re to Au venivano rivolti a cura del Governo e non della Mostra stessa, con esiti ben immaginabili188. Già nel mese di settembre Galassi Paluzzi propose quindi a Bottai «l’opportunità di fare diventare tema di quello che potrebbe chiamarsi ‘Convegno Mondiale Augusteo’ il tema del prossimo V Congresso Nazionale di Studi Romani, sia pure con qualche opportuna variante […]»189. In questa fase il Convegno avrebbe dovuto essere ancora un vero e proprio incontro scientifico destinato ad «assumere l’alto significato di un omaggio della Scienza internazionale alla figura e all’opera di Augusto, nonché di un riconoscimento del contributo recato da Roma allo sviluppo della civiltà»190, a margine del quale avrebbero avuto luogo altre manifestazioni. In una successiva configurazione del Convegno saranno proprio queste ultime ad evolversi ulteriormente e ad identificarsi esse stesse con il Convegno. In ogni caso il primo progetto di un vero e proprio convegno di studi, redatto tra settembre ed ottobre 1937, venne bocciato da Mussolini, che ritenne sufficienti a solennizzare il Bimillenario le iniziative già predisposte191. Tuttavia Galassi Paluzzi non molto tempo dopo, il 13 dicembre, riproponeva a Bottai l’idea del Convegno, seppur di dimensioni assai più contenute192. Si giunse però a maggio del 1938 senza che ancora assolutamente nulla di concreto si fosse fatto. Tra l’11 ed il 13 maggio si ebbero contatti tra Galassi Paluzzi, Bottai e Giglioli e, benché il presidente dell’Istituto continuasse ancora per qualche tempo a considerare il Convegno un vero e proprio incontro scientifico, in parte per la mancanza di tempo, in parte probabilmente sulla base delle indicazioni di Bottai del 13 maggio, questa configurazione dell’incontro tra studiosi non ebbe mai alcuna concretizzazione. Il Convegno divenne quindi, come si diceva allora, un’“adunata” di studiosi a Roma dall’Italia e dall’estero – previo benestare del Ministero degli Affari Esteri193 – che tra il 23 ed il 27 settembre 1938 avrebbero assistito all’inau- Es Enrico Silverio tto tra 160 194 Vd. per l’invito AINSR, s. CCM, b. 224, f. 77 Fascettari degli invitati, delle istituzioni, degli studiosi stranieri e per l’invio del catalogo e, per la comunicazione del mancato intervento al Convegno, la lettera manoscritta da M.I. Rostovtzeff a C. Galassi Paluzzi del 31 luglio 1938, conservata nella b. 223, f. 74, che ebbe anche un’eco non indifferente nella stampa del tempo – ad esempio «Il Messaggero» e «Il Corriere della Sera» del 26 settembre 1938, «Il Resto del Carlino» del 27 settembre 1938 nonché il «Corriere Padano» del 28 settembre 1938, che titolava La Mostra della Romanità nei giudizi di uno studioso russo – e che si ritiene di dover pubblicare interamente: «Illustre Professore[,] Tante grazie a lei e al professore Giglioli per il grande onore che mi avete fatto mi (sic) invitandomi a partecipare nel Convegno che si riunirà a Roma per la chiusura del ‘Bimillenario Augusteo (sic). Sono dolentissimo di non poter venire (per ragioni puramente personali) e esprimere personalmente la profonda gratitudine che debbo a tutti questi che hanno organizzato con tanto zelo e tanta maestria la bella Mostra Augustea. Ho goduto questa mostra immensamente come studioso e insegnante della Storia Romana. Come studioso ho imparato moltissimo mi (sic) studiando i vari oggetti esposti nella Mostra. Parecchi mi erano famigliari. Ma ho potuto studiarli nel loro ambiente in belle copie e sotto la guidanza (sic) di grandi esperti. Ma erano molti monumenti che non mi erano conosciuti o che conoscevo soltanto in riproduzioni inadeguate al loro valore scientifico ed artistico. E, last but not least (in inglese nel testo, n.d.A.), ho avuto l’opportunità di vedere molti monumenti rovinati in bellissime ricostruzioni degni della erudizione italiana. Ma forse di più ho goduto la mostra come insegnante di Storia Romana. La Mostra è veramente un splendidissimo (“splendidissimo” è correzione apportata da Rostovtzeff in luogo di un precedente “vero”, n.d.A.) corso di Storia Romana, tale che non ho potuto mai fare agli studenti miej (sic). La combinazione di monumenti e testi da (sic) una vivida idea dello sviluppo di questo fenomeno unico nel mondo, che e (sic) la formazione dell’Impero Romano. Nelle statue, nelle monete, nei testi appariscono davanti a me studioso della eterna città di Roma il grande popolo che ha creato l’Impero e i grandi uomini che hanno espresso il genio di questo popolo. Sono convinto che la Mostra ha avuto un valore educativo forse più grande che il suo valore scientifico. L’ho sentito dire da parecchie persone colte per quali (sic), come per me, da un altro punto di vista, la Mostra della Romanità era una vera rivelazione. Per tutto questo volevo esprimere la mia gratitudine personalmente e sono dolentissimo di non poter farlo che per iscritto. Con tante grazie di nuovo e con profonda stima Suo devotissimo M. Rostovtzeff professore all’Università di Yale». Copia della lettera venne inviata a G.Q. Giglioli come si evince anche da una sua comunicazione datata 12 agosto, mentre C. Galassi Paluzzi in data 14 agosto rispondeva a Rostovtzeff esprimendo il dispiacere per la mancata partecipazione e caldeggiando una presenza ai Corsi Superiori per l’a.a. 1938-’39 con una «conferenza che non mancherà di costituire una delle più significative e importanti manifestazioni culturali dell’anno accademico. Resto in attesa di conoscere il tema che Vi compiacerete trattare e ve ne ringrazio anticipatamente porgendovi i miei più cordiali e deferenti saluti (C. Galassi Paluzzi)»: vd. ancora AINSR, s. CCM, b. 223, f. 74. Come accennato sopra, copia della lettera di M.I. Rostovtzeff venne trasmessa da C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli il 9 agosto 1938: cfr. AINSR, s. CCM, b. 222, f. 68, sott. Circolari. Inviti, lettera da C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli del 9 agosto 1938. Da AINSR, s. CCM, b. 225, f. 79, apprendiamo che a Rostovtzeff vennero nondimeno inviate la tessera del Convegno Augusteo, la “busta dell’invitato” – contenente pubblicazioni e materiali utili alla permanenza romana dei convegnisti, vd. comunque meglio infra nota 204 – e la medaglia-distintivo dell’incontro, per le quali vd. infra nel testo. In effetti il nome dello studioso russo venne pubblicato nel programma del Convegno tra quelli dei partecipanti, ma non si giunse ad indicare anche la Russia tra gli Stati di appartenenza degli studiosi aderenti, tra cui figureranno invece Belgio, Danimarca, Egitto, Francia, Germania, Inghilterra, Jugoslavia, Olanda, Polonia, Romania, Spagna, Svezia, Stati Uniti d’America, Turchia, Ungheria e Città del Vaticano: vd. AINSR, s. CCM, b. 222, f. 68, programma/opuscolo del Convegno Augusteo, p. 17, col. 1 e Il Convegno Augusteo, in «Rassegna d’informazioni dell’Istituto di Studi Romani», VI (1938), 22-23, pp. 1-9 (1). Circa la lettera di Rostovtzeff e la pubblicazione di un suo ampio passo nella stampa quotidiana cfr. ancora infra nel testo e nelle note 241-245. re to Au gurazione dell’Ara Pacis e della sistemazione dell’Augusteo, visitato la Mostra Augustea, compiuto alcuni sopralluoghi ad Ostia, al Foro ed al Palatino, assistito ad un concerto di musiche di interesse romano, fatto un’escursione alle memorie augustee della Campania – con significative visite a Ercolano, Pompei, Napoli e Capri – ed infine presenziato alla solenne chiusura dell’«anno bimillenario» in Campidoglio. Gli inviti vennero spediti negli ultimi giorni di luglio e tra di essi anche quello rivolto a Rostovtzeff che, adducendo l’età avanzata, dichiarò di non poter venire ma elogiò grandemente la Mostra Augustea e ne ringraziò ancora una volta gli organizzatori con una lunga lettera in italiano pubblicata anche dalla stampa per la parte relativa alla Mostra, e probabilmente quindi su impulso di Giglioli, in forma sostanzialmente genuina194. Realmente stupefacente fu l’organizzazione dell’Istituto, visto lo scarso tempo a disposizione. Quanto in particolare alla stampa, furono realizzati in tutto 15 comunicati, taluni anche in più versioni in termini di lunghezza, che avrebbero dovuto essere diramati secon- Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 161 195 Vd. infra per alcuni dettagli e riferimenti alle fonti d’archivio. La presenza degli stranieri venne particolarmente enfatizzata dalla stampa, anche perché molti articoli descrivevano la sfilata di via Nazionale insieme con l’inaugurazione dell’Ara Pacis, nel corso della quale ebbe luogo il significativo discorso di E. Strong di cui si dirà tra poco: vd. intanto, circa la presenza degli studiosi in via Nazionale, i numerosi riferimenti in AINSR, s. RS, Convegno Augusteo, f. Preliminari e f. Inaugurazione Ara Pacis. La sfilata della M.V.S.N. lungo via Nazionale costituì la realizzazione di un progetto che, inizialmente, prevedeva la partecipazione anche di personale indossante l’equipaggiamento dell’esercito romano in età imperiale: vd. A.M. Liberati, Roma 1938, cit. 197 Le due denominazioni, con alcune varianti nell’uso o meno delle maiuscole, si rinvengono in una prima fase del progetto del Convegno Augusteo e quella di “Convegno mondiale” appare saltuariamente usata anche in seguito: vd. E. Silverio, Il Convegno Augusteo del 1938, cit., passim, nonché Id., Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale, cit., passim. 198 Mi permetto di rinviare alla bibliografia citata in nota precedente, ove è l’indicazione delle fonti d’archivio. 199 Cfr. le considerazioni svolte in F. Scriba, L’estetizzazione della politica nell’età di Mussolini, cit., passim ed altrove nei suoi scritti relativi alla Mostra Augustea della Romanità, per i quali vd. supra nota 52. Mi sembra inoltre di poter affermare che l’idea di una sostanziale estraneità del Regime e del Partito non solo rispetto all’ideazione in sé della celebrazione del Bimillenario ma anche riguardo alla sua conduzione ed alle scelte ad esso relative, sia emersa più volte – grazie proprio alle fonti archivistiche – anche nel corso del Convegno internazionale di studi 2014. Bimillenario della morte di Augusto. L’Istituto Nazionale di Studi Romani e le fonti d’archivio del primo Bimillenario del 23-24 ottobre 2014. 196 re to Au do un rigido cronoprogramma195. Nei giornali del 23 settembre, inoltre, l’inaugurazione dell’Ara Pacis venne preceduta dalla cronaca della sfilata della M.V.S.N. lungo via Nazionale di fronte alla Mostra Augustea, alla presenza di Mussolini: anche ad essa presenziavano gli studiosi, compresi gli stranieri, partecipanti al Convegno196. Da quanto si è andato sin qui descrivendo, è emerso chiaramente come l’idea iniziale dell’intero Bimillenario non provenisse in ultima analisi da strutture del Regime o del Partito, ma dall’Istituto di Studi Romani e da Giglioli, cioè in definitiva anche dal Museo dell’Impero Romano. Quanto all’ultima, in ordine di tempo, delle manifestazioni celebrative, si è inoltre illustrato come l’idea di un “Convegno mondiale” e poi di un “Convegno nazionale ed internazionale”197 fosse stata tenacemente perseguita da Galassi Paluzzi, con il sostegno di Giglioli, in un clima di appoggio e di favore ma non certo di alacrità da parte di Bottai198, senza trascurare poi che nel novembre ’37 era stato lo stesso Mussolini a cassare l’idea di un “Convegno mondiale”. Si intende dire cioè che, in definitiva, l’idea del Bimillenario e delle sue manifestazioni era partita “dal basso” pur avendo trovato presto appoggio “in alto”, cioè nel Governo199. Non deve quindi stupire che, avendo oltretutto il Governo sostanzialmente delegato molte attività del Bimillenario all’Istituto di Studi Romani, quest’ultimo svolgesse anche un’ampia attività di ufficio stampa, che si apprezza però in modo particolare proprio nel caso del Convegno Augusteo, cioè riguardo a quell’evento estraneo alla consueta preparazione dei Corsi Superiori o dei Congressi Nazionali e la cui organizzazione venne pressoché interamente curata dall’Istituto, mettendo a frutto – sotto questo particolare profilo – proprio l’esperienza ed i contatti con la stampa maturati in occasione sia dei Corsi Superiori che dei Congressi Nazionali. Per chiarire quanto fosse meticolosa l’organizzazione creata a tal fine, saranno sufficienti alcuni dati. Basti pensare, ad esempio, al «PROSPETTO DELLE SPEDIZIONI» dei comunicati stampa (fig. 7), che copriva la settimana da mercoledì 21 settembre a mercoledì 28 settembre 1938: una prima colonna era dedicata alla «Data di spedizione» ed in essa, accanto al giorno, figurava una lettera – A, B o C – diversa a seconda dell’edizione cui l’invio era dedicato e quindi dell’orario in cui il comunicato avrebbe dovuto essere diramato e Au to re 162 Enrico Silverio Es tra tto Fig. 7. Prospetto delle spedizioni dei comunicati stampa da diramare in occasione delle diverse manifestazioni del Convegno Augusteo (AINSR, s. CCM, b. 229, f. 90 Stampa - propaganda). Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 163 200 AINSR, s. CCM, b. 229, f. 90 Stampa - propaganda, entro il quale si rinviene anche l’appunto interno n. 261 del 3 agosto 1938, da cui si evince che l’Istituto «in merito ai pezzi da fare per l’Ufficio stampa» si giovò dell’ausilio di un consulente esterno. 201 Ibidem. 202 Ibidem. Il testo trascritto è inoltre sottolineato a matita rossa. 203 Su Guido Calza vd. G. Becatti, Commemorazione di Guido Calza, in «Rendiconti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia», XXII (1946-1947), pp. 23-30; H. Bloch, In memoriam Guido Calza (1888-1946), in «American Journal of Archaeology», L (1946), 3, pp. 407-408; e L. Rocchetti, s.v. Calza, Guido, in «Dizionario Biografico degli Italiani», XVII, Roma 1974, pp. 45-47; Su Alfonso Bartoli vd. M. Panvini Rosati, s.v. Bartoli, Alfonso, in «Dizionario Biografico degli Italiani», VI, Roma 1964, pp. 558-559; ed infine su Amedeo Maiuri vd. P.G. Guzzo, s.v. Maiuri, Amedeo, in «Dizionario Biografico degli Italiani», LXVII, Roma 2006, pp. 682-687, con ricca bibliografia precedente nonché Id., Amedeo Maiuri, in Dizionario biografico dei soprintendenti archeologi (1904-1974), Bologna 2012, pp. 442-448. G. Calza ed A. Bartoli realizzarono anche delle pubblicazioni sugli scavi di Ostia, sulla Curia e sulla Domus Augustana da distribuire ai partecipanti al Convegno Augusteo: vd. nota seguente. re to Au di conseguenza ricevuto. Una seconda colonna era dedicata invece alla «Pubblicazione» e chiariva quando andasse pubblicata la notizia spedita, cioè se durante lo stesso giorno della spedizione, o il giorno dopo o ancora, nel caso del fine settimana del 24-25 settembre, due giorni dopo, cioè lunedì 26. Una terza ed ultima colonna, senza denominazioni, era infine dedicata all’indicazione dei bollettini da spedire: ne erano stati predisposti ben 15, alcuni anche in più d’una versione, a partire dal «programma dell’inaugurazione e programma generico del convegno», per finire con il «resoconto ricevimento Campidoglio, riassunto generale»200. Di notevole interesse è anche un «Elenco dei giornali ed orario delle spedizioni», organizzato in maniera analoga al prospetto appena descritto, con il quale va evidentemente messo in relazione, e che inoltre appare suddiviso a seconda che la spedizione andasse recapitata alla redazione o alla sala stampa. Il totale dei quotidiani, agenzie ed emittenti radiofoniche – l’EIAR – ammonta ad oltre 50, mentre in un altro elenco troviamo le riviste scientifiche destinatarie di comunicati: un gruppo molto ampio che andava dalla «Rassegna Storica del Risorgimento» a «Critica Forense» passando per l’«Archivio di Scienze Biologiche»201. Da un appunto intestato «CONVEGNO AUGUSTEO» e relativo all’«UFFiCIO STAMPA» è poi possibile osservare il coordinamento dell’ufficio stampa del Convegno con quelli ministeriali e con l’Agenzia Stefani, come nel caso dell’inaugurazione dell’Ara Pacis: «Per quanto riguarda l’inaugurazione dell’Ara Pacis, vi sarà un comunicato generale. Per questa manifestazione noi potremo prendere accordi con la Stefani, per un periodo breve, per mettere in evidenza l’opera dell’Istituto»202. Lo stesso appunto ci informa come fossero state richieste informazioni a Giglioli, Guido Calza, Alfonso Bartoli ed Amedeo Maiuri per la composizione dei “pezzi” relativi alla visita alla Mostra Augustea, agli scavi di Ostia, alla Domus Augustana ed alla Curia ed infine per i sopralluoghi durante la parte campana del Convegno203. La misura del coinvolgimento dell’Istituto di Studi Romani è data anche da un ulteriore appunto, non firmato, che nel principio riporta il contenuto di un fonogramma del 17 settembre 1938 da parte di un funzionario del Ministero dell’Educazione Nazionale in relazione alla visita preliminare della stampa italiana ed estera all’Ara Pacis del 22 settembre, ma che nel prosieguo fornisce anche indicazioni che non si direbbero provenienti dal Ministero. Dal documento apprendiamo quindi che «[…]. S.E. il Ministro ha disposto che per il giorno 22 c.m. alle ore 15 si abbia una visita preliminare da parte della Stampa italiana Es Enrico Silverio tto tra 164 204 La “busta” era in realtà una cartella in cartoncino robusto destinata in primo luogo ai partecipanti al Convegno Augusteo e nelle cui tasche erano inserite pubblicazioni omaggio, opuscoli divulgativi dell’attività dell’Istituto di Studi Romani, cartoline commemorative dell’Istituto stesso e della Mostra Augustea della Romanità, buoni e tessere per partecipare alle iniziative del Convegno. Essa conteneva in particolare: una copia «omaggio ai partecipanti del Convegno Augusteo», come indicato in copertina, de La missione dell’Impero di Roma nella storia della civiltà. Atti del V Congresso Nazionale di Studi Romani a cura di C. Galassi Paluzzi, I, Roma 1938, che anticipava la pubblicazione degli Atti del Congresso riunendo le relazioni pertinenti il tema fondamentale dell’incontro; l’indice generale ed analitico delle annate 1923-1937 di «Roma. Rivista di studi e di vita romana», il periodico dell’Istituto; i tagliandi per l’escursione ad Ostia nonché per altri viaggi e collegamenti; due serie di cartoline, l’una commemorativa della Mostra Augustea della Romanità ed un’altra dell’Istituto di Studi Romani; una piantina delle linee servite dall’Azienda Tramvie e Autobus del Governatorato; il programma/opuscolo del concerto che si sarebbe tenuto 24 settembre 1937 e, naturalmente, quello generale del Convegno; materiale pubblicitario della Storia di Roma edita dall’Istituto insieme ad un catalogo delle sue pubblicazioni, a materiale illustrativo dello Schedario centrale di bibliografia romana e del «Bollettino sistematico di bibliografia romana». Infine, venivano offerte anche pubblicazioni realizzate in occasione delle escursioni ad Ostia, alla Curia ed alla Domus Augustana: G. Calza, La Resurrezione di Ostia antica per la Esposizione Universale del Ventennale, Roma 1938, A. Bartoli, I lavori della Curia, Roma 1938 ed Id., Domus Augustana, Roma 1938. Da AINSR, s. CCM, b. 228, f. 86, lettera dall’Istituto di Studi Romani a C. Pietrangeli del 2 agosto 1938 risultano alcuni dissapori con Giuseppe Moretti per la preparazione di un’analoga pubblicazione relativa all’Ara Pacis, che in effetti non venne realizzata in occasione del Convegno Augusteo. Cfr. in proposito anche l’appunto interno n. 241 del 23 luglio 1938, p. 2, nel f. 70, b. 223. Vd. anche la lettera del 5 agosto 1938 da C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli in b. 220, f. 58, sott. Rapporti con il Museo dell’Impero. Circa la “busta dello studioso” o “cartella del convegno” o, ancora, “cartella del congressista”, vd. ad esempio AINSR, s. CCM, b. 233, f. 94 e b. 289, f. 101, che ne contengono degli esemplari. Da appunti conservati in AINSR, s. CCM, b. 224, f. 82 apprendiamo che gli studiosi stranieri ricevettero anche il catalogo della Mostra Augustea della Romanità ed il Quaderno di Bottai: si tratta certamente di G. Bottai, L’Italia di Augusto, cit. supra a nota 31, come del resto è confermato dalla lettera di C. Galassi Paluzzi a G. Bottai del 30 agosto 1938 in AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sott. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, con cui il ministro veniva aggiornato circa gli aspetti logistici del Convegno. 205 AINSR, s. CCM, b. 229, f. 90 Stampa - propaganda. Il testo del trafiletto menzionato è in AINSR, s. CCM, b. 230, f. 91. 206 AINSR, s. CCM, b. 230, f. 91, bollettino n. 2. re to Au ed estera; dobbiamo perciò approntare subito degli inviti da farsi recapitare a mano a tutti i Direttori dei giornali e ai seguenti giornalisti: […]». L’Istituto avrebbe dovuto anche predisporre una versione della “busta dello studioso” già allestita per gli invitati al Convegno Augusteo204 e comprendente – per limitarci agli stampati – l’opuscolo L’Istituto di Studi Romani per la celebrazione del Bimillenario Augusteo – presumibilmente nella sua terza ed ultima edizione del settembre ’38 –, i programmi/opuscolo del Convegno e del concerto, nonché le pubblicazioni realizzate da Calza e Bartoli per Ostia, il Palatino e la Curia. Inoltre: «Nella busta dovrà essere anche inserito un trafiletto che Lazzarini deve fare subito e che deve essere intitolato: ‘L’Istituto di Studi Romani per il Bimillenario Augusteo’ e deve riassumere tutto quello che l’Istituto ha fatto, per finire col ‘Convegno’, facendo risaltare che esso ha curato tutta la organizzazione»205. Se poi prendiamo in considerazione i bollettini redatti per la stampa, vi rinveniamo naturalmente lo stesso rapporto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale che abbiamo rilevato anche per altre manifestazioni, come ad esempio le conferenze celebrative. Si tratta di un concetto che in sostanza è diffusamente presente in tutti i bollettini e che naturalmente si appunta in modo particolare sulla partecipazione degli studiosi stranieri. Esso è comunque talvolta più manifesto e così ad esempio, nel caso di un bollettino relativo all’inaugurazione dell’Ara Pacis, si afferma che: «Ed è più significativo questo avvenimento in quanto che alla solenne cerimonia di stamane assistono i rappresentanti delle maggiori nazioni del mondo. Trecento studiosi, infatti, sono invitati ad un ‘Convegno Augusteo’ a cura dell’Istituto di Studi Romani e del Museo dell’Impero»206. Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 165 207 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sott. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, lettera da C. Galassi Paluzzi a G. Bottai del 7 settembre 1937, p. 4: «In sede di relazioni, gli studiosi italiani, dovrebbero mettere in evidenza la continuità della Storia di Roma nel campo del diritto, della lingua, dell’arte, delle istituzioni sociali ecc. Facendo risaltare ciò che è rimasto non soltanto vivo e vitale ma addirittura insopprimibile dell’opera creata da Roma si conferirebbe al Convegno un valore ed un interesse attuale. Così, nell’organizzare i vari sopralluoghi si dovrebbe cogliere l’occasione per fare ammirare ai rappresentanti della Scienza mondiale venuti per il convegno, le più importanti creazioni e le maggiori affermazioni del Regime nelle varie parti d’Italia». Si tratta di criteri in larga parte espressi già per altre manifestazioni del Bimillenario in cui erano stati coinvolti studiosi stranieri o comunque ispirati dai medesimi principi, come nel caso delle conferenze celebrative del Bimillenario: vd. ampiamente supra. Inoltre il contenuto della lettera del 7 settembre 1937 deve essere messo in relazione con le pp. 2-3 del promemoria relativo al “Convegno Mondiale Augusteo” il cui duplicato è conservato in AINSR, s. CCM, b. 227, f. 84, e nel quale si afferma chiaramente che quello che all’epoca veniva progettato appunto come Convegno Mondiale Augusteo avrebbe dovuto avere, tra le altre cose, un carattere di attualità, dovendo mettere in evidenza, specie ad opera degli studiosi italiani, la continuità tra Roma antica e l’Italia moderna e dovendo illustrare agli stranieri «le più importanti creazioni e le più importanti affermazioni del Regime nelle varie parti d’Italia». Al fine della datazione del duplicato del promemoria, del promemoria stesso, e dell’annesso preventivo – che non interessa ora direttamente – non attribuirei grande peso al fatto che la carta intestata in cui il primo è versato non reca tra i titoli di Vittorio Emanuele III anche quello di imperatore d’Etiopia, ben potendosi trattare del caso di un reimpiego di vecchia carta intestata per un uso interno all’Istituto. Da un appunto non troppo leggibile e vergato a matita, sembrerebbe di capire che il promemoria fosse poi presentato a Bottai il 3 novembre 1937: si tratta evidentemente della relazione che Galassi Paluzzi intendeva presentare al ministro nel corso di un appuntamento richiesto sino almeno dal 15 ottobre 1937: vd. AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sott. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, lettere da C. Galassi Paluzzi a G. Bottai del 15 e 25 ottobre 1937 e AINSR, s. AG, b. 51, f. 27 Ministero Educazione Nazionale (1929-1937), appunto interno del 15 ottobre 1937 e lettera del 18 ottobre 1937 da C. Galassi Paluzzi alla Segreteria particolare del ministro dell’Educazione Nazionale. Sin dal 15 ottobre 1937 il promemoria e l’annesso preventivo di spese dovettero quindi essere sostanzialmente ultimati. Del promemoria esistono anche delle minute ed esiste inoltre una ulteriore copia del preventivo delle spese e quattro minute di questo, tra loro successive. Da un appunto interno spillato prima della seconda in ordine di tempo di queste minute, risulta come il documento fosse ancora in preparazione al 23 settembre 1937. Inoltre sempre nel f. 84 della b. 227 la nota interna n. 63, datata 28 settembre 1937, intitolata «Convegno mondiale augusteo. Preventivo finanziario» si riferisce pressoché sicuramente alla redazione di questo documento. 208 AINSR, s. CCM, b. 230, f. 91, bollettino n. 11. Per una variante del discorso pronunciato dal governatore di Roma che avrebbe dovuto essere letta in caso di partecipazione alla cerimonia da parte di Vittorio Emanuele III, Re d’Italia ed Imperatore d’Etiopia, e sul valore ideologico di essa vd. supra nota 137. 209 AINSR, s. CCM, b. 230, f. 91, bollettino n. 13, in cui si noti il ricorrere del termine «adunata», in relazione al quale si confronti la locuzione «adunata mondiale» usata per l’archiviazione della lettera del 30 luglio 1937 da C. Galassi Paluzzi ad A. Momigliano: vd. la velina della lettera in AINSR, s. CSSR, b. 64, f. 14, sott. A. Momigliano. Questo il testo del bollettino n. 13: «IL MINISTRO BOTTAI HA CHIUSO STAMANI IN CAMPIDOGLIO LE CELEBRAZIONI DELL’ANNO AUGUSTEO / (Attaccare con la Stefani) / Nel pomeriggio è seguito nelle Sale del Palazzo dei Conservatori, il ricevimento offerto da S.E. Colonna Governatore di Roma ai partecipanti al “Convegno Augusteo”. / Non più degna coronazione pote- re to Au Di gran lunga più esplicito, già nel titolo, era invece il bollettino n. 8: Un concerto di musiche romane per il “Convegno Augusteo” alla Basilica di Massenzio. L’ammirazione degli studiosi stranieri per la Mostra Augustea della Romanità e per i restauri della “Curia Hostilia” e della “Domus Augustana”. Questa «ammirazione degli studiosi stranieri» non va sottovalutata poiché uno degli effetti che sino dall’inizio si intendeva raggiungere attraverso il Convegno era, tra gli altri, proprio quello dell’illustrazione dei risultati ottenuti dal Regime nel campo dell’archeologia207. Lo stesso concetto si trova ripetuto nel bollettino n. 11, relativo alla chiusura del Bimillenario in Campidoglio: «Con questa cerimonia avrà termine pure il detto ‘Convegno’ i cui membri si sono recati in questi giorni a visitare i monumenti augustei della Campania, testé tornati alla luce per merito del Governo Fascista»208. Notevole interesse presenta poi il bollettino n. 13, sul quale si rinviene l’indicazione «(Attaccare con la Stefani)»: si trattava dunque di uno di quei casi di collaborazione con l’Agenzia Stefani nei quali l’Istituto si era garantito la possibilità di dare il dovuto rilievo alla propria attività209. Es Enrico Silverio tto tra 166 vano così avere sul Campidoglio, le celebrazioni che tutti i Paesi civili hanno dedicato ad Augusto: Fondatore dell’Impero, ristabilizzatore della Pax Romana nel mondo antico. / Il Convegno è felicemente e perfettamente riuscito, come adunata culturale di oltre trecento studiosi italiani ed esteri ai fini della glorificazione di Augusto; ed infatti va notata la partecipazione del mondo scientifico straniero da parte di chiarissimi studiosi della classicità romana, appartenenti ai sedici stati seguenti: Belgio, Danimarca, Egitto, Francia, Germania, Inghilterra, Jugoslavia, Olanda, Polonia, Romania, Spagna, Svezia, Stati Uniti, Turchia, Ungheria e Città del Vaticano». 210 AINSR, s. CCM, b. 230, f. 91, bollettino n. 14: «IL DISCORSO DEL MINISTRO BOTTAI IN CAMPIDOGLIO PER LA CHIUSURA DEL BIMILLENARIO D’AUGUSTO / (attaccare con la Stefani) / Il “Convegno Augusteo” è stato dunque la degna conclusione delle celebrazioni augustee svoltesi in quest’anno dedicato al primo imperatore, in tutto il mondo; chè veramente da tutte le nazioni civili sono state comunicate all’Istituto di Studi Romani notizie sulle commemorazioni succedutesi in Albania, Argentina, Belgio, Brasile, Bulgaria, Cekoslovacchia, Cile, Costarica, Egitto, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Guatemala, India, Iraq, Irlanda, Jugoslavia, Malta, Marocco, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Siria, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Turchia, Unione Sud-Africa. / Così nel ricevimento offerto da S.E. Colonna, Governatore di Roma in Campidoglio iersera, il “Convegno Augusteo” ha avuto la sua conclusione. Esso è felicemente e perfettamente riuscito come adunata culturale di oltre trecento studiosi italiani ed esteri ai fini della glorificazione d’Augusto; ed infatti va notata la rappresentanza del mondo scientifico straniero da parte di chiarissimi studiosi della classicità romana, appartenenti ai sedici Stati seguenti: Belgio, Danimarca, Egitto, Francia, Germania, Inghilterra, Jugoslavia, Olanda, Polonia, Romania, Spagna, Svezia, Stati Uniti, Turchia, Ungheria, Città del Vaticano, espressione concreta di una “Roma communis patria”». 211 Ibidem, bollettino n. 15 e L’Istituto di Studi Romani per la celebrazione, cit., pp. 19-24. 212 Cfr. AINSR, s. CCM, b. 212, f. 20, sott. Inghilterra, lettera di A.W. Van Buren a C. Galassi Paluzzi del 10 agosto 1937. 213 Cfr. in AINSR, s. CCM, b. 222, f. 68, il programma/opuscolo del Convegno Augusteo alle pp. 14-17, ove si trova l’elenco dei «Partecipanti al Convegno» e cfr. AINSR, s. CCM, b. 222, f. 68, sott. Circolari. Inviti, lettera di C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli del 22 agosto 1938. Eugenia Strong intervenne in rappresentanza del Girton College di Cambridge: vd. ancora il programma/opuscolo del Convegno Augusteo, p. 10 e cfr. soprattutto in AINSR, s. CCM, b. 223, f. 71, sott. Da inserire, lo scambio epistolare tra E. Strong e C. Galassi Paluzzi del 1°-9 agosto 1938, molto interessante anche per testimoniare i reciproci re to Au Nel bollettino n. 13 a prevalere era il senso di un omaggio mondiale ed un analogo senso di omaggio mondiale era contenuto anche nel bollettino n. 14, che doveva seguire un comunicato Stefani relativo al discorso di Bottai in Campidoglio e che riesce a delineare il Convegno come «la degna conclusione» del Bimillenario ed a porlo al centro di una serie ideale di cerchi concentrici di festeggiamenti che da Roma giungono sino alle celebrazioni estere, mentre contemporaneamente l’omaggio dei vari Paesi esteri ad Augusto viene richiamato menzionando la presenza in Italia degli studiosi stranieri al Convegno stesso210. I medesimi concetti venivano ripresi nell’ultimo bollettino, il n. 15, estremamente esplicito anche nel titolo, Il successo del “Convegno Augusteo”, e nel sottotitolo, Oltre 300 studiosi italiani e di 16 Stati esteri – La conclusione delle celebrazioni augustee svoltesi in 31 Paesi. Nel testo, in un gioco di riferimenti tra un bollettino e l’altro, tesi a creare un unico armonico quadro di omaggio mondiale, la «espressione concreta di una ‘Roma communis patria’» era data dalla partecipazione degli Stati esteri attraverso le celebrazioni ivi svoltesi, rigorosamente annotate – e, quando fosse stato il caso, caldeggiate – dall’Istituto di Studi Romani e debitamente riportate nell’ultima edizione – la terza, quella del settembre ’38 – de L’Istituto di Studi Romani per la celebrazione del Bimillenario Augusteo211. Uno spoglio dei giornali dell’epoca consente di verificare come l’effetto ricercato attraverso i bollettini per la stampa fosse abbondantemente riuscito non senza, tuttavia, che trapelassero talvolta nella stampa straniera alcuni problemi sottaciuti da quella italiana quale, ancora una volta come già all’epoca dell’inaugurazione della Mostra Augustea della Romanità212, il caso degli studiosi inglesi, dei quali alla fine fu presente la sola Eugenia Strong, benché altri inglesi aderenti venissero citati quali “partecipanti” nel programma/opuscolo213. La sostanziale assenza degli studiosi inglesi – con l’eccezione della Strong – venne Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 167 rapporti di cortesia e familiarità. Sulla figura di E. Strong vd. G. Scott Thomson, Mrs. Arthur Strong: A Memoir, London 1949; S.L. Dyson, Eugénie Sellers Strong: Portrait of an Archaeologist, London 2004, ed ora, specie in relazione al Bimillenario Augusteo del 1937-’38, il contributo di C. Smith al volume degli Atti del Convegno internazionale 2014. Bimillenario della morte di Augusto. L’Istituto Nazionale di Studi Romani e le fonti d’archivio del primo bimillenario, Roma, Istituto Nazionale di Studi Romani, 23-24 ottobre 2014, in corso di stampa ed inoltre la conferenza tenuta dal medesimo studioso il 31 maggio 2017 presso The British Institute of Florence dal titolo British reactions to the bimillennium of Augustus, 1936-1937. 214 AINSR, s. RS, Convegno Augusteo, f. Preliminari: The Ara Pacis. Duce’s salut for Augustus, in «The Times», London, 24 settembre 1938: «[…]. The Duce closely inspected the altar, saluting the figure of Augustus with raised arm as he passed, and then listened to speechs of congratulation from […] , and from Mrs. Arthur Strong, representing the foreign delegates. These included distinguished archaeologists from practically every country in Europe, and it is to be regretted that, apart from Mrs. Strong, who has been resident in Rome for 40 years, no representatives of British universities or learned institutions were able to be present». 215 Cfr. supra nota 213 e vd. S. Arthur Strong, The exhibition illustrative of the provinces of the Roman Empire, cit., pp. 1-49. Sulla Mostra Archeologica del 1911 vd. supra nota 45. 216 Sulla quale vd. F. Scriba, Augustus im Schwarzhemd?, cit., pp. 90-93, E. Silverio, Un’interpretazione dell’idea di Roma, cit., nonché le considerazioni svolte in F. Scriba, L’estetizzazione della politica nell’età di Mussolini, cit., pp. 126, 139-140 e 143. 217 E. Strong, Excavation in Rome since 1936, in «The Times Literary Supplement» del 30 luglio 1938. Significativo anche Ead., ‘Romanità’ throughout the ages, in «The Journal of Roman Studies», XXIX (1939), pp. 137-166, ampio contributo rivolto alla Mostra Augustea della Romanità ma con riferimenti, tra l’altro, sia alla Mostra Archeologica del 1911 che al Museo dell’Impero Romano che, infine, alla Mostra della Romanità che avrebbe dovuto avere luogo nell’ambito dell’E 42. Queste le frasi con cui E. Strong terminava il proprio articolo sul «The Times Literary Supplement»: «This brief report cannot close without a reference to the magnificent Mostra Augustea, […]. It is limited neither to Augustus nor to the Empire, but illustrates the gradual growth of the Imperial conception from the earliest times up to Cesar, its realization under Augustus and eventual decline. But Roma Aeterna knows no real decline; a section dedicated to the monuments of primitive Christianity shows the old Roman currents diverted into fresh channels but active still; while the vast architectural and engineering achievements of the new Italy, illustrated in a closing section, seem directly inspired by the Imperial master builders of ancient Rome. Well has the exhibition been described as an “incomparable voyage through time and space”». 218 La mattina del 23 settembre 1938, dopo la sfilata dei Battaglioni di Camice Nere in via Nazionale, in occasione dell’inaugurazione dell’Ara Pacis, anche C. Galassi Paluzzi tenne un breve discorso davanti a Mussolini. Per i discorsi di C. Galassi Paluzzi e di E. Strong, vd. Il Convegno Augusteo, in «Rassegna d’informazioni dell’Istituto di Studi Romani», VI (1938), re to Au rimarcata, ma a disdoro degli stessi inglesi, dal «The Times» del 24 settembre 1938, in un articolo non firmato dal titolo The Ara Pacis. Duce’s salute for Augustus e relativo all’inaugurazione dell’Ara Pacis214. La figura di Eugénie – italianizzato in “Eugenia” – Strong è nota ed anche di recente è stata indagata proprio in rapporto al Bimillenario Augusteo del 1937-’38, mentre altrettanto ben noto è il suo interesse per le collezioni che avrebbero dato vita alla Mostra Augustea della Romanità, manifestato già durante la preparazione della Mostra Archeologica del 1911215. Credo, tuttavia, che ad una migliore comprensione del valore accordato alla studiosa inglese durante le cerimonie del Bimillenario valga, nella presente sede in cui si discute, appunto, di stampa, citare un suo lungo contributo comparso sul «The Times Literary Supplement» del 30 luglio 1938. Lo scritto era dedicato ad illustrare gli scavi e le attività archeologiche in Roma in occasione del grande Bimillenario ed iniziava la sua rassegna dall’anno 1936, proseguendo un precedente intervento della studiosa sullo stesso tema dalle colonne del medesimo giornale. Quello che qui interessa rilevare è come la Strong si dedicasse anche alla Mostra Augustea della Romanità, soffermandosi soprattutto sugli aspetti di continuità che essa presentava tra l’antico e l’«Italia nuova», culminanti nella Sala XXVI216. Le sue significative parole in quella sede217 possono valere a meglio inquadrarne il ruolo la mattina del 23 settembre 1938, allorché nell’occasione dell’inaugurazione dell’Ara Pacis indirizzò un messaggio di saluto al Duce da parte degli studiosi stranieri218. Es Enrico Silverio tto tra 168 22-23, pp. 1-9 (2-5), che riporta anche una cronaca delle giornate del Convegno. Il discorso del presidente dell’Istituto venne riprodotto anche in Il Convegno Augusteo, in «Roma. Rivista di studi e di vita romana», XVI (1938), 10, pp. 397-406 (397399). Questo il testo del discorso di E. Strong: «Duce, penso che per il mio solo merito di anzianità gli eminenti studiosi stranieri adunati a questo convegno augusteo, hanno voluto che io Vi saluti, in loro nome, con fervido e deferente augurio. Il Vostro tempo, Duce, è prezioso e cosa potrei aggiungere alle nobili parole testé pronunciate dal Presidente dell’Istituto di Studi Romani? Basta ricordare che, grazie alle vostre energiche decisioni, oggi possiamo ammirare, splendidamente ricostruito, l’insigne monumento che l’Imperatore Augusto – quel grande pacificatore che preferì sempre celebrare la pace ristabilita più che la stessa Vittoria – innalzò come perenne ricordo di una saggia politica risvegliata, nei nostri giorni, sotto i vostri auspici. Il meraviglioso restauro dell’Ara Augustea sarà a noi tutti nuovo pegno di quello che può compiere un eletto che, come voi, o Duce, lavora, sotto l’inspirazione di quella forza divina che il Vostro Plinio definiva “immensa Romanae pacis majestas”». Il discorso di E. Strong piacque molto ad A. Boëthius, assente alla manifestazione ma che ebbe modo di leggerlo in seguito: vd. AINSR, s. CCM, b. 220, f. 61 lettera da C. Galassi Paluzzi ad E. Strong del 15 maggio 1939. Tale lettera, peraltro, fu l’ultima ad essere numerata, al n. 1007, con il protocollo dedicato al Convegno Augusteo da parte dell’Istituto: vd. AINSR, s. RSM, Protocolli, CCM, quaderno 6 Convegno Augusteo. 219 Mi riferisco naturalmente alla nozione illustrata in E. Gentile, Fascism as Political Religion, in «Journal of Contemporary History», 25 (1990), 2, pp. 229-251 e successivamente in Id., Il culto del littorio. La sacralizzazione della politica nell’Italia fascista, Roma-Bari 1993. Per un approccio alla luce della diversa nozione di “estetizzazione della politica”, vd. da ultimo F. Scriba, L’estetizzazione della politica nell’età di Mussolini, cit., con precedente bibliografia. Per una illustrazione delle diverse correnti storiografiche sul Fascismo dal 1945 sino a tempi recenti, vd. A. Tarquini, Storia della cultura fascista, cit., pp. 11-47. 220 AINSR, s. RS, Convegno Augusteo, f. Preliminari: Il Duce assisterà all’imponente sfilata di diecimila Camicie nere e al rito inaugurale della ricostruita Ara Pacis, in «Il Gazzettino», Venezia, e «Gazzetta del Popolo», Torino, entrambi del 22 settembre 1938. 221 Ibidem: Il Duce e tutto il popolo dell’Urbe assisteranno alla riconsacrazione dell’Ara Pacis, in «La Nazione», Firenze, 22 settembre 1938. 222 Ibidem: Il Duce assisterà oggi alle solenni manifestazioni nell’Urbe, in «La Nazione», Firenze, 22 settembre 1938. 223 Ibidem: Apoteosi augustea nel clima imperiale dell’Italia mussoliniana, in «Il Popolo del Friuli», Udine, 23 settembre 1938. 224 Ibidem: Davanti al Fondatore dell’Impero sfilano oggi 18 battaglioni di Camicie nere. Torna alla luce di Roma l’Ara Pacis, in «Gazzetta», Messina, 23 settembre 1938. 225 Ibidem: Il Duce inaugura l’Ara Pacis augustea risorta per Suo volere dopo 1947 anni nella seconda Roma imperiale, in «Il Secolo XIX», Genova, «L’Avvenire d’Italia», Bologna, «Giornale di Sicilia», Palermo, «Giornale di Genova», Genova, «Il Popolo d’Italia», Milano, tutti del 24 settembre 1938. re to Au Tornando all’inaugurazione dell’Ara Pacis, è poi particolarmente significativa la dimensione di cerimonia di religione politica219 accordata all’inaugurazione in sé, che viene presentata in stretta connessione con la sfilata dei Battaglioni di Camice Nere lungo via Nazionale, davanti alla Mostra Augustea della Romanità, in un voluto schema di rinvii alla continuità tra Roma antica ed Italia/Roma moderna. Pressoché in tutti i casi viene anche evidenziata la presenza degli studiosi stranieri: è il mondo che, attraverso una sua qualificata rappresentanza, assiste alla cerimonia della continuità tra la Roma antica e la Roma moderna ed alla vitalità di quest’ultima. Così l’inaugurazione dell’Ara Pacis è descritta come «rito inaugurale» o «solenne rito»220, come «riconsacrazione» cui avrebbero assistito in una sorta di mistica unione «Il Duce e tutto il popolo dell’Urbe»221, o, ancora, la cerimonia dell’inaugurazione è intesa quale «cerimonia che consacra la ricostruzione» dell’Ara Pacis222, mentre si parla apertamente di una Apoteosi augustea nel clima imperiale dell’Italia mussoliniana223 e dell’Ara si dice che «Torna alla luce di Roma»224 o si descrive come essa sia «risorta per Suo (di Mussolini, n.d.A.) volere dopo 1947 anni nella seconda Roma imperiale» mentre avviene il «saluto degli studiosi stranieri», con ampio risalto al ruolo ed alle parole di Eugenia Strong nell’ambito de «L’omaggio degli studiosi al Duce»225. Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 169 226 AINSR, s. RS, Convegno Augusteo, f. Inaugurazione Ara Pacis: Il Duce inaugura la restaurata Ara Pacis, in «La Stampa», Torino, 24 settembre 1938. 227 Ibidem: Le solenni celebrazioni dell’Urbe a chiusura dell’anno Augusteo, in «Il Resto del Carlino», Bologna, 23 settembre 1938. 228 Ibidem: Il Duce assiste alla ferrea sfilata di 10 mila Camicie Nere e consacra l’“Ara Pacis„ risorta nel fulgore dell’Urbe, in «Il Resto del Carlino», Bologna, «Corriere Istriano», Pola, «La Provincia di Bolzano», Bolzano, tutti del 24 settembre 1938. 229 Eugenia Strong prese la parola dopo il discorso di C. Galassi Paluzzi pronunciando all’indirizzo di Mussolini poche ma estremamente significative frasi riportate supra in nota 218. Circa l’eco nella stampa del discorso pronunciato dalla studiosa inglese vd. ad esempio: AINSR, s. RS, Convegno Augusteo, f. Inaugurazione Ara Pacis: Il Duce inaugura la ricostruita “Ara Pacis Augustae„, in «Corriere di Bengasi», Bengasi, del 24 settembre 1938 e Fasti imperiali. Mussolini riconsacra l’“Ara Pacis„di Augusto, in «Il Popolo del Friuli», Udine, «Popolo di Brescia», Brescia, «Regime Fascista», Cremona, «Corriere Padano», Ferrara, «Il Piccolo», Trieste, tutti del 24 settembre 1938. 230 AINSR, s. RS, Convegno Augusteo, f. Inaugurazione Ara Pacis: L’inaugurazione dell’Ara Pacis. Profonda gratitudine per il Duce degli eminenti stranieri presenti al rito, in «Il Gazzettino», Venezia, 24 settembre 1938. Non mancarono comunque voci critiche verso la nuova sistemazione dell’Ara Pacis, come quella di Ugo Ojetti. Vd. AINSR, s. RS, Convegno Augusteo, f. Inaugurazione Ara Pacis: U. Ojetti, Intorno all’Ara Pacis, in «Corriere della Sera», Milano, 4 ottobre 1938. 231 Cfr. supra note 140 e 178. 232 AINSR, s. RS, Convegno Augusteo, f. Inaugurazione Ara Pacis: Le cerimonie del bimillenario d’Augusto, in «L’Osservatore Romano», Città del Vaticano, 24 settembre 1938. 233 AINSR, s. RS, Convegno Augusteo, f. a Roma: Il Convegno Augusteo, in «Il Lavoro Fascista», Roma, 25 settembre 1938. 234 AINSR, s. RS, Convegno Augusteo, f. a Ercolano: I nuovi scavi di Ercolano inaugurati dal Ministro Bottai, in «Corriere di Napoli», Napoli, 26 settembre 1938. re to Au La presenza degli studiosi, in modo particolare, viene presentata come «L’omaggio al Duce dei romanisti di tutto il mondo»226, ed il fatto che essi siano presentati proprio come rappresentanti di tutto il mondo è illustrato da «Il Resto del Carlino», che introduce l’articolo sull’inaugurazione dell’Ara Pacis anche con le parole «L’ammirazione del mondo per il fondatore dell’Impero espressa davanti all’‘Ara‚»227. In un articolo ripreso da svariati quotidiani, sul presupposto dell’universalità della civiltà romana antica e sul tacito presupposto dell’universalità di quella moderna, gli studiosi sono presentati come grati per la ricostruzione dell’Ara Pacis: «Gli studiosi grati al Duce per la risorta ‘Ara Pacis‚»228. In alcuni casi, poi, le parole pronunciate da Eugenia Strong o la sua significativa citazione pliniana vennero inserite nei titoli degli articoli229, oppure si parlava de «Il commosso omaggio di una scienziata inglese»230. «L’Osservatore Romano» stesso, che non sempre si era allineato al coro dei cantori della continuità tra la Roma dei Cesari e quella di Mussolini231, ancorché in tono più sfumato rispetto ai quotidiani italiani, non mancava di dare rilievo alla presenza degli studiosi stranieri al Convegno Augusteo: «L’omaggio degli studiosi italiani ed esteri partecipanti al Convegno Augusteo»232. La dimensione ecumenica del Convegno Augusteo in rapporto alle celebrazioni del Bimillenario è poi particolarmente significativa in un articolo de «Il Lavoro Fascista», nel quale il titolo Il Convegno Augusteo era significativamente preceduto dalle parole «Roma Universale»233. La dimensione del “rito”, peraltro, non fu estranea neppure alle tappe campane del Convegno, tanto che il «Corriere di Napoli» introduceva l’articolo che le descriveva impiegando, tre le altre, le parole «La piazza di ingresso all’anfiteatro di Pompei e la grandiosa palestra dissepolta inaugurata con solenne rito»234. Es Enrico Silverio tto tra 170 La chiusura del Bimillenario Augusteo e del Convegno Augusteo (27 settembre 1938) Anche la chiusura dell’anno bimillenario e, contemporaneamente, del Convegno Augusteo, ebbe una notevole eco nella stampa. Nella maggior parte dei casi i testi erano pressoché identici mentre i titoli, con poche varianti, si concentravano sulla presenza di Bottai e sul discorso da lui tenuto, riportandone anche dei brani236. Interessante, in questo clima di conclusione, quanto pubblicato da «La Tribuna» che, evocando anche un’idea di ascesi – tanto in senso ideale quanto proprio come fisica salita al Campidoglio – riusciva a compendiare, non senza però qualche forse consapevole “imperfezione” storica, il senso della continuità tra Roma antica e moderna ed il significato di una universalità irradiante da Roma, antica e moderna, che si era voluto assegnare al Convegno Augusteo nell’ambito delle celebrazioni bimillenarie237. Naturalmente, come già nel caso del discorso di Eugenia Strong, un particolare risalto venne accordato a quello tenuto durante la cerimonia di chiusura da Ernst Kornemann, spesso introdotto da titoletti quali «Il fervido saluto degli studiosi stranieri»238. Questo 235 Notizie ad esempio in «Roma», Napoli, 23 settembre 1938 e «Il Mattino», Napoli, 24 settembre 1938, entrambi i ritagli in AINSR, s. RS, Convegno Augusteo, f. a Capri. Nel caso della escursione a Capri dei partecipanti al Convegno Augusteo occorre in effetti tenere presente i rapporti tra l’Istituto di Studi Romani ed il Comitato esecutivo istituito in Capri per le celebrazioni in occasione del Bimillenario Augusteo, nonché il ruolo svolto da Maiuri nei rapporti tra i due enti. È in tal senso significativa la lettera del 30 agosto 1938 dal podestà presidente del Comitato esecutivo al presidente dell’Istituto nella quale il primo, appresa dal Ministero dell’Educazione Nazionale la visita a Capri del 26 settembre 1938, comunicava il rinvio a quella data dell’inaugurazione degli scavi di Villa Iovis, già fissata per il 2 settembre e, dando atto di contatti verbali avvenuti con Maiuri, proponeva un programma per il giorno 26 che infine sarebbe sostanzialmente coinciso con quello riportato nel programma del Convegno Augusteo. Esso prevedeva, oltre ad un rinfresco ed alla colazione, soprattutto l’inaugurazione degli scavi di Villa Iovis con illustrazione da parte di Maiuri, la gita ad Anacapri, la partecipazione alla «festa vendemmiale» e quella alla cerimonia simbolica della piantagione di un elce. Vd. questa lettera tra i documenti non riuniti in autonomo sub sottofascicolo ed oggi collocati nel f. 66 della b. 221, all’interno del sott. Napoli e Capri, Pompei, Ercolano tra il sub sott. Visita a Napoli. Varie ed il sub sott. Visita a Napoli. Alberghi. 236 Vd., a mero titolo di esempio, «Il Popolo d’Italia» e «Corriere della Sera», Milano, entrambi del 28 settembre 1938, in AINSR, s. RS, Convegno Augusteo, f. Chiusura e Varie. 237 Ibidem: Il Ministro dell’Educazione ha chiuso stamane in Campidoglio le celebrazioni del bimillenario Augusteo alla presenza di studiosi di tutto il mondo, in «La Tribuna», Roma, 28 settembre 1938, in cui peraltro – con l’utilizzo di caratteri corsivi – si parlava di Augusto come «Principe della Gioventù»: «Un Convegno insigne di studiosi non poteva svolgersi che in questa sala dedicata a Giulio Cesare, in cui i caratteri della Romanità antica si identificano in quelli della Romanità presente. Asceso il colle al sommo del quale sono i Diòscuri, passando accanto la statua dell’imperatore filosofo e nei palazzi disegnati da Michelangiolo, gli studiosi ospiti dell’Urbe hanno certamente visto in questa sala così ricca di storia il luogo più degno per la solenne celebrazione. Ai lati gli storici gonfaloni rionali e i busti degli Imperatori, mentre presiede l’assemblea con il suo gesto pacificatore il simulacro di Giulio Cesare. La Romanità irradia di qui con rinnovato vigore. Sono 329 studiosi, rappresentanti di 34 istituzioni culturali, per un complesso di 18 Nazioni, che stanno per solennizzare in clima imperiale la ricorrenza bimillenaria del Principe della Gioventù, Augusto. […]. Altissime acclamazioni al Duce hanno coronato il discorso del Ministro, e le celebrazioni augustee si sono così solennemente chiuse. Nel pomeriggio è seguito nelle sale del Palazzo dei Conservatori il ricevimento offerto dal Governatore di Roma ai partecipanti al ‘Convegno’. Non più degna coronazione potevano così avere, sul Campidoglio, le celebrazioni che tutti i Paesi civili hanno dedicato ad Augusto, il fondatore dell’Impero, il creatore della pax romana nel mondo antico». 238 Ibidem: Il Ministro Bottai chiude solennemente in Campidoglio il Convegno Augusteo e le Celebrazioni Bimillenarie, in «Il Lavoro Fascista», Roma, 28 settembre 1938. Il discorso di Ernst Kornemann venne pubblicato in Il Convegno Augusteo, in «Roma. Rivista di studi e di vita romana», XVI (1938), 10, pp. 402-403, mentre una sua copia, con correzioni relative alla forma italiana, si trova in AINSR, s. CCM, b. 221, f. 64, sott. Chiusura e ricevimento in Campidoglio. Il discorso re to Au Un certo rilievo ebbe anche un “rito” di tutt’altro tenore tenutosi nell’isola di Capri, confluito nel programma del Convegno Augusteo per la necessità di accordarlo con quello del locale comitato per le celebrazioni: la «Festa dell’Uva» di Anacapri235. Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 171 fu molto breve e si ritiene utile riportarlo pressoché per intero onde consentire una migliore valutazione della sua eco nella stampa quotidiana: «A me spetta il gradito e onorifico incarico di parlare a nome di tutti gli studiosi stranieri. […]. Noi abbiamo avuto la fortuna di ammirare in un sintetico sguardo tutta la storia e la cultura romana dal mito di Enea e di Romolo fino al Cristianesimo; opera grandiosa la cui visione a noi venuti da lontano e da vicino rimarrà. Agli insigni creatori e ordinatori della Mostra Augustea va tutto il nostro grazie di cuore. E un grazie altrettanto cordiale si deve alla direzione dell’Istituto di Studi Romani e del Museo dell’Impero. Con omaggio speciale noi ci rivolgiamo all’onorevole Ministro dell’Educazione Nazionale, degno rappresentante del Governo Fascista Italiano e Gli diciamo: l’Italia ha assolto magnificamente e, direi, imperialmente i compiti che un’unica tradizione storica ha imposto a questa terra così ricca di storia. Italia vivat!». 239 Cfr. nota precedente. 240 Vd. ad esempio AINSR, s. RS, Convegno Augusteo, f. Chiusura e Varie: Chiusura delle celebrazioni nell’Urbe del Bimillenario d’Augusto, in «Il Piccolo della Sera», Trieste, 28 settembre 1938: «Un delegato germanico ha ringraziato delle accoglienze ricevute ed ha espresso il compiacimento degli studiosi convenuti nel constatare, attraverso i sopralluoghi fatti, l’importanza delle opere che il Fascismo ha realizzato per sostanziare concretamente la celebrazione bimillenaria augustea». 241 Si tratta della lettera manoscritta da M.I. Rostovtzeff a C. Galassi Paluzzi del 31 luglio 1938, conservata in AINSR, s. CCM, b. 223, f. 74 sulla quale ci si è già soffermati supra nel testo ed in nota 194. 242 Vd. AINSR, s. CCM, b. 222, f. 68, sott. Circolari. Inviti, lettera da C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli del 9 agosto 1938 e b. 223, f. 74, lettera da G.Q. Giglioli a C. Galassi Paluzzi del 12 agosto 1938. 243 Non ho rinvenuto tracce che consentano di ritenere come la lettera di Rostovtzeff – o, meglio forse, una sua parte – fosse stata comunicata ai quotidiani per la pubblicazione dall’Istituto di Studi Romani. Le lodi alla Mostra Augustea della Romanità da parte di Rostovtzeff potrebbero fare ritenere che ad informare la stampa fosse stato piuttosto Giglioli. Tuttavia, poiché l’Archivio Storico della Mostra Augustea è sito presso il Museo della Civiltà Romana e poiché questo è attualmente chiuso, non è stato possibile verificare tale ipotesi: cfr. comunque F. Scriba, Augustus im Schwarzhemd?, cit., p. 248. Da G.Q. Giglioli, Mostra Augustea della Romanità. Relazione, cit., p. 141 e da un ricordo del compianto Prof. Michele Coccia comunicato pubblicamente ai presenti al Convegno internazionale di studi 2014. Bimillenario della morte di Augusto. L’Istituto Nazionale di Studi Romani e le fonti d’archivio del primo Bimillenario sul finire della giornata del 23 ottobre 2014, sappiamo come Giglioli fosse molto fiero delle parole di Rostovtzeff. Nel loc. ult. cit. della Relazione il brano pubblicato della lettera dell’allora docente a Yale è presentato come proveniente da una sua dichiarazione comunicata dall’Agenzia Stefani ai quotidiani il 27 settembre 1938. Il dato stride tuttavia con l’annotazione della data del 26 settembre 1938 apposta ad un ritaglio da «Il Messaggero» in cui si legge il brano della lettera di Rostovtzeff e che è custodito in AINSR, s. RS, b. Mostra Augustea della Romanità. 1938. Pur nell’attuale chiusura del Museo della Civiltà Romana, che conserva l’Archivio Storico della Mostra Augustea della Romanità, da F. Scriba, Augustus im Schwarzhemd?, cit., pp. 230 e 248, ove anche nota 124, e da J. Arthurs, Excavating Modernity, cit., nota 117 al cap. 4 (The Totalitarian Museum: The Mostra Augustea della Romanità, 1937-1938), sappiamo che la copia della lettera da Rostovtzeff a Galassi Paluzzi è conservata nell’Archivio MCR, serie MAR, b. 201, f. 11, sott. Convegno Augusteo. Nella materiale impossibilità di accedere all’Archivio residua comunque una qualche incertezza, nutrita dalla circostanza che F. Scriba, Augustus im Schwarzhemd?, cit., p. 248, parla – forse per mero refuso – di «einem Brief an Giglioli» da parte di Rostovtzeff invece che della lettera da parte di quest’ultimo a Galassi Paluzzi, successivamente inviata in copia da questi a Giglioli. re to Au «fervido saluto» era in realtà abbastanza posato se paragonato ad altre espressioni usate in quei giorni ma in alcuni casi esso venne presentato come direttamente riferentesi ai successi dell’Italia fascista che gli studiosi stranieri avevano avuto modo di ammirare, anche se in effetti Kornemann si riferiva soprattutto alla Mostra Augustea239: in tal modo nei fatti anch’esso contribuì a garantire al Convegno il raggiungimento di uno degli scopi che Galassi Paluzzi aveva posto sino dal principio240. Non va peraltro sottovalutato che, negli stessi giorni del Convegno Augusteo, diversi quotidiani davano alle stampe un ampio stralcio della lettera di Rostovtzeff a Galassi Paluzzi nella quale il primo, comunicando di non poter intervenire al Convegno, aveva poi parole di grande lode nei confronti della Mostra Augustea241. La pubblicazione dei brani di quella lettera, che era stata trasmessa in copia da Galassi Paluzzi a Giglioli242, si dovette con ogni probabilità243 all’interessamento dell’Ufficio Stampa e Propaganda della Mostra Augustea e venne presentata con espressioni significative quali «La Mostra Augustea negli scritti di Es Enrico Silverio tto tra 172 Conclusione: «Roma communis patria» tra impero antico ed impero dell’Italia fascista Con il Convegno Augusteo aveva così termine l’intero Bimillenario della nascita di Augusto ed è estremamente significativo – vista la dimensione nazionale ed insieme universale della manifestazione – che proprio nei bollettini del Convegno, cioè in coincidenza con la chiusura della grande celebrazione, fosse ricordata l’idea di Roma come communis patria248. 244 Ho rinvenuto il brano della lettera di Rostovtzeff ne «Il Messaggero», Roma, e ne «Il Corriere della Sera», Milano, del 26 settembre 1938, ancora ne «Il Resto del Carlino», Bologna, 27 settembre 1938 nonché infine nel «Corriere Padano», Ferrara, del 28 settembre 1938, mentre i titoli riportati nel virgolettato supra nel testo provengono in particolare da «Il Messaggero», Roma, 26 settembre 1938 e «Il Resto del Carlino», Bologna, 27 settembre 1938. Riporto qui il testo da «Il Messaggero», Roma, 26 settembre 1938, dal titolo La Mostra Augustea negli scritti di un insigne storico, consultabile in AINSR, s. RS, Mostra Augustea della Romanità. 1938, onde permettere il confronto tra il testo edito sui quotidiani e l’originale della lettera, trascritto supra in nota 194: «Il prof. Michele Rostovtzeff uno dei più insigni storici romani viventi, che profugo dalla Russia, insegna attualmente in una grande università americana ha scritto in italiano queste parole sulla Mostra Augustea: “Ho goduto questa mostra immensamente come studioso e insegnante della Storia Romana. Come studioso ho imparato moltissimo studiando i vari oggetti esposti alla Mostra. Parecchi erano famigliari. Ma ho potuto studiarli nel loro ambiente in belle copie e sotto la guida di grandi esperti. Ma c’erano molti monumenti che non mi erano conosciuti o che conoscevo soltanto in riproduzioni inadeguate al loro valore scientifico ed artistico. E, ho avuto la possibilità di vedere molti monumenti rovinati in bellissime ricostruzioni degne della scienza italiana. Ma forse di più ho goduto la Mostra come insegnante di Storia Romana. La Mostra è veramente splendidissimo corso di Storia Romana, tale che non ho potuto mai fare agli studenti miei. La combinazione di monumenti e testi dà una vivida idea dello sviluppo di questo fenomeno unico nel Mondo, che è la formazione dell’Impero Romano. Nelle statue, nelle monete, nei testi, appariscono davanti ad uno studioso della eterna città di Roma il grande popolo che ha creato l’Impero e i grandi uomini che hanno espresso il genio di questo popolo. Sono convinto che la Mostra ha avuto un valore educativo perfino più grande che il suo valore scientifico. L’ho sentito dire da parecchie persone colte per le quali, come per me, da un altro punto di vista, la Mostra della Romanità era una vera rivelazione”». 245 Cfr. nota precedente. 246 Cfr. in AINSR, s. CCM, b. 222, f. 68, programma/opuscolo del Convegno Augusteo ed ivi p. 17, ove compare il «Prof. Michele Rostowtzeff» (sic). 247 Vd. ad esempio AINSR, s. RS, Convegno Augusteo, f. Chiusura e Varie: Il successo del “Convegno Augusteo”, sia in «Avvenire», Roma, 29 settembre 1938, che in «Malta», Malta, 4 ottobre 1938. 248 Modest. l. sing. de manumissionibus (D. 50, 1, 33): Roma communis nostra patria est. Sull’originario significato tecnicogiuridico dell’espressione di Modestino inserita dai commissari giustinianei nel titolo I Ad municipalem et de incolis del L libro dei Digesta, sulla fortuna della formula che ne è derivata e sul suo valore paradigmatico vd., con bibliografia precedente, re to Au un insigne storico» o «La Mostra Augustea della Romanità. L’ammirazione di un insigne studioso profugo dalla Russia»244. Il testo era sempre introdotto da queste parole: «Il prof. Michele Rostovtzeff uno dei più insigni storici romani viventi, che profugo dalla Russia, insegna attualmente in una grande università americana ha scritto in italiano queste parole sulla Mostra Augustea: […]»245. Alla fine, dunque, il “russo” Rostovtzeff si trovò, se non proprio a partecipare attivamente al Convegno Augusteo, quantomeno a partecipare forse ancor più attivamente alla trasmissione del messaggio che il Convegno in definitiva voleva affermare, senza dire poi del fatto che il suo nome venne comunque inserito tra quello dei partecipanti – in realtà aderenti – pubblicato nel programma/opuscolo dell’evento246. Da ultimo, mi pare opportuno sottolineare il rilievo dato all’idea della presenza degli studiosi stranieri e delle celebrazioni augustee all’estero quali «espressione concreta di una ‘Roma communis patria’», che abbiamo detto essere presente negli ultimi bollettini redatti dall’Istituto di Studi Romani e che troviamo riportata ancora alcuni giorni dopo la fine del Convegno e del Bimillenario247. Es tto tra L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera 173 Enrico Silverio A. Pellizzari, Roma communis nostra patria est. Costanti e variabili del patriottismo romano nei secoli dell’impero, in «Atti dell’Accademia delle Scienze di Torino», CXXXIII-CXXXIV (1999-2000), pp. 3-41 e B. Sitek, Roma communis nostra patria est (D. 50.1.33) oppure Europa communis nostra patria est?, in «Diritto@Storia», IX (2010). 249 Per un approccio al tema della “razza” e delle c.d. “leggi razziali”, con particolare riguardo agli aspetti di interesse per questo contributo, vd. E. Gentile, La Grande Italia, cit., pp. 203-208; G. Gabrielli, s.v. Razzismo, in Dizionario del fascismo, II, cit., pp. 470-476; ed A. Tarquini, Storia della cultura fascista, cit., pp. 193-202. 250 Ci si riferisce, per limitarsi a quelli cronologicamente più vicini al Bimillenario Augusteo, soprattutto ai Regi Decreti-Legge n. 1390 del 5 settembre (Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista), n. 1381 del 7 settembre (Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri) e n. 1630 del 23 settembre (Istituzione di scuole elementari per fanciulli di razza ebraica), senza dimenticare però il Regio Decreto n. 1531 ed il Regio Decreto-Legge n. 1539, entrambi del 5 settembre e funzionali alla creazione rispettivamente della “Direzione Generale per la demografia e la razza” e del “Consiglio superiore per la demografia e la razza”. 251 Circa l’irrompere delle c.d. “leggi razziali” antisemite nell’organizzazione del Convegno Augusteo vd. E. Silverio, Il Convegno Augusteo del 1938, cit., pp. 404-411 ed ivi anche note 87-96, nonché Id., Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale, cit., pp. 200-205 ed ivi anche note 116-125. Più in generale, sull’impatto della legislazione razziale nell’attività dell’Istituto di Studi Romani vd. M. Ghilardi, Tra bimillenario Augusteo e leggi razziali, cit., passim ed Id., «La civiltà di Roma e i problemi della razza», cit., passim. re to Au Proprio il Convegno, tuttavia, si colloca tanto a chiusura di quella grande celebrazione del fondatore dell’impero antico voluta e condotta dal “nuovo impero” che si riteneva suo erede, quanto all’inizio di quel momento magmatico in cui l’affermazione dell’universalità di Roma convive con i provvedimenti sulla razza che, nonostante il dibattito in materia ed il tentativo di distinguersi dalla Germania nazionalsocialista249, nella pratica non possono non essere considerati di carattere fondamentalmente biologico250. Paradossalmente, quindi, mentre molte altre manifestazioni del Bimillenario vennero ideate ed organizzate prima del ritorno dell’Italia al piano dell’impero con il provvedimento del 9 maggio 1936, spetta proprio al Convegno Augusteo, che invece fu ideato e voluto in pieno clima “imperiale”, registrare involontariamente l’inizio della fine del significato del messaggio rilanciato anche dai comunicati stampa, quello cioè di una «Roma communis patria». Difficilmente, infatti, la nuova Roma potrà fondatamente invocare un diretto collegamento con i valori che normalmente vengono ricollegati a quell’espressione se, pur accogliendo presso di sé degli stranieri, praticherà contemporaneamente le distinzioni di carattere razziale in senso biologico inaugurate proprio nel settembre 1938251. Es tto tra re to Au