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CXXII
2021
«L’ERMA» di BRETSCHNEIDER
Roma - Bristol
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Cura redazionale
Articoli
Daniele F. Maras
Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma. - N.S. 1
(1987/88)- . - Roma : «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER, 1989- . - v. ; 29 cm.
- Annuale
ISSN 0392-7636
ISBN cartonato: 978-88-913-2337-8
ISBN pdf: 978-88-913-2340-8
CDD 20.
930.1’05
DOI 10.48255/J.BCAR.CXXII.2021
Periodico: Autorizzazione Tribunale di Roma n. 87/2018 del 19-04-2018
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Sommario
Le piscinae limariae tra il VI e il VII miglio della via Latina
di Diego Blanco
9
Un ripostiglio di tessere di piombo dalla chiesa medievale di San Salvatore in Portico
di Monica Ceci, Massimiliano Munzi
25
L’‘Ara di Domizio Enobarbo’. Un monumento fra Oriente e Occidente
Eugenio Polito
39
Piano sostenibile di tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico
e di educazione continua al patrimonio culturale: SyPEAH
(A platform System for the Protection and Education of Archaeological Heritage)
di Irma Della Giovampaola
61
La topografia dell’area a nord del Foro di Traiano
Atti della Giornata di Studi
Roma, Auditorium dell’Ara Pacis
30 gennaio 2020
Prefazione. La topografia dell’area a nord del Foro di Traiano: sulle questioni irrisolte
di Eugenio La Rocca
79
Premessa. Carta Archeologica dell’area a nord della Basilica Ulpia
di Roberto Meneghini
99
Ritrovamenti archeologici presso la Escuela Española de Historia y Arquelogia en Roma
e il contesto topografico delle pendici meridionali del Quirinale
di Antonio Pizzo, Massimo Vitti
Appendice. Petrographic and X-Ray Diffraction Analyses, Wall Mortars, Via di S. Eufemia 13, Rome
di Marie D. Jackson, Nanfei Cheng, Kai Barrera
107
130
Traiano in Campidoglio
di Francesca de Caprariis
137
Gli auditoria di piazza Madonna di Loreto
di Rossella Rea
145
Il Tempio dei divi Traiano e Plotina e i suoi disiecta membra: novità dalle indagini a Palazzo Valentini
di Paola Baldassarri
157
L’architettura del Foro di Traiano a nord della Basilica Ulpia
di Elisabetta Bianchi, Roberto Meneghini
183
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Sommario
6
Il contributo degli elementi architettonici per la ricostruzione degli elevati nella parte settentrionale
del Foro di Traiano
di Marina Milella
203
Il tempio di Plotina in un frammento della pianta marmorea severiana. Ipotesi e contesto
di Claudio Parisi Presicce
217
Relazioni su scavi, trovamenti, restauri in Roma e Suburbio 2020
presso piazza M. L. King (Comune di Ciampino)
di Gabriella Serio, Agnese Livia Fischetti
278
REGIONE VI
Terme di Diocleziano. Recenti indagini
nell’area (Mun. I)
di Gianfranco De Rossi, Marzia Di Mento,
Simona Nunzi
231
VIA NOMENTANA
Nuovi dati sulla viabilità antica in località
Casabianca, via dei Laghi
(Comune di Ciampino)
di Gabriella Serio, Federica Micarelli
Nuove indagini archeologiche in viale del Policlinico
e piazza Girolamo Fabrizio (Mun. II)
di Cristina D’Agostini, Giorgia Francozzi
237
VIA ARDEATINA
Via Andrea Cesalpino. Nuove evidenze archeologiche
(Mun. II)
di Cristina D’Agostini, Giorgia Francozzi
242
VIA OSTIENSE
Ritrovamenti lungo la via Palombarese
(Comuni di Guidonia Montecelio
e Fonte Nuova)
di Zaccaria Mari
244
281
Ritrovamenti in via Odoardo Beccari 6A (Mun. I)
di Federica Fabbri, Marco Mannino
283
Nuove ricerche sui colombari del Sepolcreto
della via Ostiense. Analisi dei resti antropologici
e archeologici (Mun. VIII)
di Marina Marcelli, Chiara Cicone,
Llorenç Alapont Martín, Magdalena Sastre Morro,
Sarah F. Evans, Maéva Lhériteau,
Pere Corredor Peinado, Massimiliano Munzi
289
VIA TIBURTINA
Strutture romane in via dei Caudini (Mun. II)
di Cristina D’Agostini, Davide Mancini
253
VIA PRENESTINA
Nuovi scavi nell’ager Gabinus tra il XIII
e il XVIII miglio della via Prenestina
(Comuni di Zagarolo e Gallicano nel Lazio)
di Zaccaria Mari
257
VIA LABICANA
Un sepolcreto in via Capua (Mun. V)
di Rocco Bochicchio, Massimo Todini,
Giordana Amicucci, Ramon Simonetti,
Sara Polvere, Fabrizio Alessandro Terrizzi
269
Nuovi dati archeologici in località Giardinetti
(Mun. VI)
di Cristina D’Agostini, Alessia Visone
275
VIA APPIA
Un tratto della via cosiddetta Castrimeniense
Un sarcofago fittile da via di Castel Fusano,
Ostia antica (Mun. X)
di Dario Daffara, Barbara Roggio,
Paola Francesca Rossi, Tiziana Sòrgoni,
Cristian D’Ammassa, Ivana Fiore
308
Il progetto “Via Severiana” per la riqualificazione
del comprensorio storico-archeologico
della Pineta di Castel Fusano (Mun. X)
di Marina Marcelli
311
VIA PORTUENSE
Il restauro della Strada Colonnata dei porti imperiali
di Claudio e Traiano (Comune di Fiumicino)
di Marina Lo Blundo, Claudia Irene Mornati,
Tiziana Sòrgoni
315
VIA CASSIA
Deposizioni funerarie in via Cassia 118 (Mun. XV)
di Margherita Zannini, Francesca Pizziconi,
Edoardo Schina
318
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Sommario
7
Via Cassia. Nuovi dati sul paesaggio postantico
intorno al V miglio (Mun. XV)
di Massimo Brando, Gianfranco De Rossi,
Maddalena Marrucci, Camilla Panzieri,
Valentina Pica
321
VIA FLAMINIA
Via Capoprati (Ponte Milvio). Ritrovamento
di un complesso archeologico pluristratificato
(Mun. XV)
di Marina Piranomonte, Barbara Ciarrocchi,
Giovanni Ricci
333
Via Flaminia km 16,900. Tracciati stradali
e infrastrutture idriche (Mun. XV)
di Francesco Boanelli, Emanuele Giannini
339
REGIONE IV
Lo scavo del tratto settentrionale
di via Alessandrina (2016-2020).
Considerazioni preliminari
di Nicoletta Bernacchio, Antonella Corsaro,
Stefania Fogagnolo, Roberto Meneghini,
Claudio Parisi Presicce, Beatrice Pinna Caboni,
Paolo Vigliarolo, Massimo Vitti
342
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308
Relazioni su scavi, trovamenti, restauri in Roma e Suburbio
39
L’esistenza di un livello superiore, probabilmente una terrazza destinata alle cerimonie di commemorazione dei defunti, è testimoniata da una
scala antica, conservata sul lato E.
40
LEONI et al. 2020.
41
Da queste sembrerebbe potersi dedurre che costruttore della tomba sia
L. Iulius Eleuther, che ricorre come dedicante in ben due iscrizioni, una alla
moglie Iulia Photis e una al patronus L. Iulius Euhemerus: LUGLI 1919, p. 298.
42
Un sincero ringraziamento si deve all’Escuela Española de Roma
(EEHAR-CSIC), nella persona del direttore Antonio Pizzo, per il sostegno
e la collaborazione dimostrati in questi anni di ricerca a Roma.
43
Il progetto è realizzato dall’Università di Valencia e coordinato da L.
Alapont in collaborazione con Pilar Mar.
44
Il progetto è realizzato in collaborazione con l’unità multidisciplinare
ArchaeChemis del Dipartimento di Chimica Analitica dell’Università di Valencia, coordinata da Gianni Gallello. Un recente accordo con il Dipartimento
di Genetica, Evoluzione e Ricerca Ambientale della stessa università consentirà
infine di sviluppare un ambizioso progetto di estrazione e analisi del DNA
dai resti umani cremati della necropoli, coordinato da Mark Thomas.
45
Le fonti provengono da autori che operano principalmente tra il I sec.
a.C. e il IV sec. d.C. (Cicerone, Ovidio, Plinio il Vecchio, Virgilio, Svetonio,
Seneca, Tacito). Per una breve bibliografia di riferimento si veda: NOCK
1952; SCHEID 1984; TOYNBEE 1996; ANDRÉ 2001; PATURET 2017.
46
SCHEID 2002, p.139.
47
N. di catalogo SVO18IVH16; si veda supra p. 295 per l’attribuzione
della sepoltura.
48
N. di catalogo SVO18IVD26A.
49
Nn. di catalogo SVO19IIIA16, SVO18IVD21A. Quest’ultima conteneva un individuo adulto con una particolare patologia particolare chiamata D.I.S.H. di cui si parlerà in seguito.
50
Nn. di catalogo SVO18IVD26A, SVO17VIIC15, SVO17XIC33,
SVO19IIIA13 e SVO17XIIC12.
51
N. di catalogo SVO17XIC33.
52
N. di catalogo SVO19IIIA13.
53
Nn. di catalogo SVOXIIC12 e SVO17VIIC15, SVO17XIC33.
54
Nn. di catalogo SVO17VIIC13. Si veda infra il contributo di M. Munzi.
55
N. di catalogo SVO18IVD19A, insieme alle ossa bruciate di almeno
tre individui, due bambini e un adulto.
56
ALAPONT 2017; ID. 2009. Di particolare interesse sono i resti animali
trovati nell’urna SVO18IVD23A, che conteneva numerose lumache e ossa
di animali, alcuni dei quali uccelli.
57
VAN DORSEALER 1967, pp. 120-122.
58
Nn. di catalogo SVO17VIIIB6, SVO17VIIIB12, SVO19IIIA12,
SVO19IIIA13,
SVO19IIIA15,
SVO19IIIA16,
SVO20IIIA1,
SVO20IIIA19, SVO20IIIA20.
59
Nn. di catalogo SVO17XIC32, SVO17XIIC12, SVO17XIIC14,
SVO18IVD22A, SVO18IVD26A, SVO19IIIA14.
60
Nn. di catalogo SVO17VIIC15, SVO17VIIC16, SVO17XIC33,
SVO18IVD19A, SVO20IIIA6.
61
N. di catalogo SVO20IIIB6.
62
N. di catalogo SVO18IVD21A.
63
ALAPONT et al. c.s.
64
LIVERANI et al. 2010, p. 235; DUDAY et al. 2013.
65
ASC, Commissione Archeologica, Carteggio, 9 quinquennio 1916-20,
b.37, prot. 86 (1918).
66
Per la distinzione tra monete funerarie di passaggio e di rappresentazione si veda DOYEN 2012 e ID. 2017.
67
CAMILLI, TAGLIETTI 2018 (Ostia); MUNZI 1997, ID. 1999 (Leptis Magna).
68
La moneta è stata individuata a cm 40 di profondità dalla bocca del
pozzo in uno strato antico (US 1023), caratterizzato anche dalla presenza di
ossa umane, direttamente coperto da stratigrafie moderne, probabilmente il
livello a cui si è fermato lo scavo del 1918.
Un sarcofago fittile da via di Castel
Fusano, Ostia antica (Municipio X)
plice nella fattura e nelle modalità di deposizione1. Il ritrovamento è avvenuto nel territorio di Pianabella, una vasta pianura delimitata a NO dalla città antica, a S dalla linea di costa
(oggi ricalcata da via G. Calza) e a NE dallo Stagno Ostiense,
che arrivava fino al Colatore delle Acque Medie2. La piana
era suddivisa da una griglia ortogonale di assi stradali, probabilmente di età augustea3; la costa era invece punteggiata
di sontuose ville (come la Villa di Procoio e la cd. Villa di Plinio a Castel Fusano)4, mentre nell’interno si sono trovate
tracce di strutture residenziali o produttive5. A partire dal I
sec. a.C. iniziò un intenso uso funerario, specialmente lungo
la via Laurentina, con la realizzazione di recinti e colombari,
spesso di liberti. La necropoli si estese progressivamente a
tutta la piana; nel II sec. d.C. vi fu un generale abbandono
delle strutture, spesso riempite di tombe a inumazione o obliterate da nuovi edifici. L’uso funerario della zona si protrasse
in età medievale intorno alla basilica anonima di Pianabella
e fino ai nostri giorni presso la chiesetta di Sant’Ercolano6.
Negli ultimi quarant’anni questo territorio è stato interessato da un intenso fenomeno di urbanizzazione, spesso a carattere abusivo. Ritrovamenti come questo compongono un
mosaico che presto troverà una funzionale rappresentazione
nella nuova carta archeologica del suburbio ostiense (fig. 1).
IL RITROVAMENTO
All’interno del saggio 3, ad una profondità di m 2 ca. rispetto al piano di campagna, è stato rinvenuto un sarcofago
fittile di colore giallo ocra, ad impasto mediamente compatto
e depurato7. La cassa, ricoperta da una moderna coltre di riporto, era stata sistemata in età antica direttamente nel terreno
sabbioso, scavando il cordone dunare. Il sarcofago era formato
da unico pezzo di forma rettangolare allungata, databile, per
il ritrovamento di tre unguentari piriformi, tra la fine del I e
l’inizio del III secolo (cfr. infra). La base piana è lievemente
rialzata ai lati, le pareti sono diritte e, agli angoli, si incontrano
formando uno spigolo vivo. L’orlo delle pareti risulta appiattito e ispessito e presenta un listello aggettante verso l’interno
per la posa di embrici di reimpiego che formavano la copertura
del sarcofago8, la quale, al momento del rinvenimento, risultava in parte collassata al suo interno, favorendo la graduale
percolazione di sabbia che ha localmente cementato i resti
ossei9. La parte interna risulta dotata di “cuscino” su cui si conservano tre fori circolari10, verosimilmente praticati per il deflusso dei liquidi prodotti dalla decomposizione11. Questa
tipologia di sarcofago, la cui semplicità è generalmente dovuta
a fattori economico-sociali ma anche, in altri contesti, a motivazioni religiose di voluta sobrietà12, si ritrova anche fuori
dal contesto ostiense13. Al termine dello scavo, il sarcofago è
stato trasportato all’interno dell’area archeologica e posizionato nella necropoli di Porta Romana, sul lato settentrionale
della via Ostiense (inv. P 3030) (fig. 2).
ANALISI ANTROPOLOGICA E ARCHEOZOOLOGICA
INTRODUZIONE
Alla fine di marzo del 2019, nel corso di indagini archeologiche preventive per la realizzazione di una fognatura, è
stato rinvenuto un sarcofago di terracotta, estremamente sem-
L’inumato è stato rinvenuto sotto una spessa coltre di sedimento sabbioso ed era deposto sul fondo, in decubito dorsale; la dislocazione di alcuni elementi ossei (bacino, femore
sinistro) è stata attribuita al crollo della copertura e alla pressione esercitata dalla sabbia penetrata all’interno.
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309
Via Ostiense
1. Via di Castel Fusano. A sinistra, stralcio della pianta del suburbio Sud-orientale di Ostia con individuazione dell’area di indagine (elab. grafica C. D’Ammassa
da PANNUZI 2007, tav. 1). A destra, posizionamento topografico dei saggi di scavo e dei rinvenimenti su estratto cartografico catastale (disegno C. D’Ammassa).
2. Via di Castel Fusano. Foto piano zenitale del sarcofago in corso di scavo (foto C. D’Ammassa).
Lo scheletro era ben rappresentato in tutte le sue parti,
anche se lo stato di conservazione appariva molto precario. Il
materiale scheletrico è stato quindi prelevato con estrema cautela e portato nella sede del Parco Archeologico di Ostia Antica, presso il Servizio di Antropologia.
La pulizia delle ossa è avvenuta a secco, con l’ausilio di
spazzole morbide data l’estrema fragilità degli elementi ossei;
grazie alle caratteristiche morfologiche di bacino e cranio, si
è stabilito che il defunto fosse di sesso maschile, mentre
l’usura dentaria e la morfologia della sinfisi pubica hanno suggerito un’età alla morte di 40 anni ca.14.
I denti, come spesso succede, sono gli elementi meglio conservati e anche i più indicativi circa lo stato di salute in vita.
È stata rilevata la presenza di abbondante tartaro sulle corone,
la perdita intra vitam di ben 19 denti e la presenza di molteplici ipoplasie dello smalto, segnale di un disturbo aspecifico
intervenuto durante il periodo di formazione, ovvero nell’infanzia15.
All’interno del sarcofago sono stati trovati un canino inferiore destro di maiale con segni di lavorazione, probabil-
mente un elemento ornamentale, e una conchiglia del genere
Callista, forse caduta nella cassa in seguito alla rottura della
copertura16.
All’esterno del sarcofago sono stati rinvenuti due resti ossei
di maiale giovanile17, con tracce di macellazione, e un osso
di cane adulto-senile, di grandi dimensioni18. Quest’ultimo
ritrovamento, se associabile alla sepoltura, potrebbe indicare
la deposizione rituale del migliore amico dell’uomo, una pratica attestata fin dalla sua domesticazione19 (fig. 3).
RESTAURO DEGLI ELEMENTI DI CORREDO
Nel sarcofago sono stati trovati tre balsamari di vetro in
stato frammentario, riconducibili alla tipologia Isings 82,
piuttosto comune e prodotta tra la fine del I e l’inizio del III
sec d.C. (invv. P 3013 - P 3015)20.
Lo stato di conservazione dei balsamari era mediocre: le
uniche parti abbastanza integre erano i colli e parte dei corpi.
A seguito dell’assemblaggio dei frammenti è stato possibile
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310
Relazioni su scavi, trovamenti, restauri in Roma e Suburbio
BUIKSTRA, UBELAKER 1994
BUONAGURO et al. 2012
CANCI, MINOZZI 2005
DE TOMMASO 1990
FEREMBACH et al. 1977-1979
FIORE, LUGLI 2018
GERMONI et al. 2018
HEINZELMANN 1998
HEINZELMANN 2001
3. Via di Castel Fusano. Foto di balsamario Isings 82 dopo il restauro (Inv. P
3013, foto T. Sòrgoni).
riconoscere la tipologia piriforme del balsamario, realizzato
con la tecnica del vetro soffiato incolore e caratterizzato da
collo lungo e fondo piatto.
Il vetro appariva ricoperto da una patina iridescente, evidente segno di alterazione molto comune sui vetri antichi.
Su tutti i frammenti erano presenti depositi ed incrostazioni
terrose.
Presso il Laboratorio di Restauro del Parco è stato effettuato l’intervento conservativo. I depositi incoerenti sono
stati rimossi con pennelli morbidi, mentre quelli coerenti
con compresse imbevute di acqua. Successivamente è stata
eliminata la patina iridescente con tamponcini imbevuti di
acqua distillata. Si è provveduto poi alle operazioni di incollaggio dei frammenti, utilizzando una resina acrilica in soluzione. È stato possibile ricostruire solo uno dei balsamari,
mentre per gli altri due sono stati ricomposti solo i colli e
un corpo.
DARIO DAFFARA, BARBARA ROGGIO,
PAOLA FRANCESCA ROSSI, TIZIANA SÒRGONI,
CRISTIAN D’AMMASSA, IVANA FIORE
Abbreviazioni bibliografiche
BARONE 1995
BRUNO, TINELLI 2012
R. BARONE, Anatomia comparata dei mammiferi domestici. 1, Osteologia, Bologna 1995.
B. BRUNO, M. TINELLI, Testimonianze bizantine e medievali da Gallipoli (LE). A proposito
di un intervento presso l’oratorio di San Giuseppe, 1998, in AMediev, 39, 2012, pp. 215227.
ISINGS 1957
LAURO 1984
MASTRORILLI 2011
MASTRORILLI 2012
NEPOTI 2005
NUZZO 2016
PALMENTIERI 2013
PANNUZI 2006
PANNUZI 2007
PANNUZI 2009
PANNUZI 2018
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311
Via Ostiense
PANNUZI, CARBONARA 2007
PANNUZI, PANTANO 2011
PAROLI 1999
PELLEGRINO 1999
ROBERTS, MANCHESTER 19972
RUOTOLO 2020
SAGUÌ 2010
TAGLIETTI 1992
VENTURELLI 2020
WHITE, FOLKENS 2005
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del Terzo Seminario Ostiense, Roma 2018,
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1999.
A. PELLEGRINO (ed.), Dalle necropoli di
Ostia, riti e usi funerari (catalogo della mostra), Roma 1999.
C. ROBERTS, K. MANCHESTER, The Archaeology of Disease, New York 1997.
R. RUOTOLO, Sant’Ercolano: il recupero moderno, in StRom, II, 1, 2020, pp. 69-86.
L. SAGUÌ, Il vetro antico, Roma 2010.
F. TAGLIETTI, La diffusion de l’inhumation à
Rome. La documentation archéologique, in Incinérations et inhumations dans l’Occident Romain aux trois premiers siècle de notre ère, in
Actes du colloque international de ToulouseMontréjeau (IVe Congrès archéologique de
Gaule méridionale, 7-10 octobre 1987), Toulouse 1992, pp. 163-179.
E. VENTURELLI, Terra santa - terra del santo,
il sarcofago di terracotta di San Davino, in Berichtder Stiftung Ziegelei-Museum, 37, 2020,
pp. 47-56.
T. D. WHITE, P. A. FOLKENS, Human osteology, San Francisco 2005.
Note
1
Lo scavo è stato eseguito da Cristian D’Ammassa (archeologo) e Paola
Francesca Rossi (funzionario antropologo, Parco Archeologico di Ostia antica), con la supervisione scientifica di Dario Daffara e Barbara Roggio (funzionari archeologi, Parco Archeologico di Ostia antica). L’intervento di
restauro è stato condotto da Tiziana Sòrgoni (funzionario restauratore, Parco
Archeologico di Ostia antica), la consulenza archeozoologica è di Ivana Fiore
(archeozoologa).
2
Una sintesi delle indagini nell’area in PANNUZI, CARBONARA 2007 e
NUZZO 2016.
3
HEINZELMANN 1998 e 2001; PANNUZI 2018, p. 186.
4
Sulla Villa di Procoio: LAURO 1984; sulla Villa di Plinio: BUONAGURO
et al. 2012.
5
PANNUZI, CARBONARA 2007, p. 7.
6
Su Sant’Ercolano PANNUZI 2009 e RUOTOLO 2020.
7
Sarcofagi della stessa tipologia sono stati rinvenuti nelle immediate
aree limitrofe: quattro esemplari presso l’area della basilica di Pianabella: PAROLI 1999, p. 334; presso la chiesa di S. Aurea e l’annesso episcopio: PANNUZI 2006, pp. 371 e 376; MASTRORILLI 2011, p. 119; EAD. 2012, p. 217;
nei pressi del cimitero: PELLEGRINO 1999, pp. 87-88 e 73-84. Il reimpiego
di sarcofagi fittili per sepolture successive è attestato presso S. Ercolano: PANNUZI 2009, pp. 444-448. Di recente altri esemplari sono stati rinvenuti nell’ambito degli scavi di tutela: per lo scavo ACEA del 2006 lungo la via
Ostiense: PANNUZI, PANTANO 2011, p. 266; per le indagini delle S.S.P.P. via
del Mare e via Ostiense: GERMONI et al. 2018.
8
Su una delle tegole recuperate era impresso un bollo semilunato poco
leggibile, attualmente in corso di studio.
9
PANNUZI 2018, p. 186.
10
I sarcofagi in terracotta erano una tipologia diffusa, già indicata da
Plinio Nat, XXXV, 46; TAGLIETTI 1992.
11
NEPOTI 2005, p. 247; BRUNO, TINELLI 2012, p. 218.
12
PALMENTIERI 2013, p. 193.
13
Si veda ad esempio la deposizione di S. Davino Armeno nella chiesa
di S. Michele in Foro a Lucca: VENTURELLI 2020.
14
Per le determinazioni antropologiche: FEREMBACH et al. 1977-1979;
BUIKSTRA, UBELAKER 1994, pp. 15-38; CANCI, MINOZZI 2005, pp. 117139.
15
Sullo stato di salute: ROBERTS, MANCHESTER 1997, pp. 63-83;
WHITE, FOLKENS 2005, pp. 309-332.
16
Per le determinazioni archeozoologiche: BARONE 1995, pp. 603-620.
17
Un omero distale destro e un femore mediale sinistro di maiale di individuo giovane-adulto/adulto.
18
Una tibia medio-distale destra di cane.
19
Per le tombe con sepoltura rituale di animali: FIORE, LUGLI 2018, pp.
13-44.
20
Per un approfondimento: ISINGS 1957, n. 82; DE TOMMASO 1990;
SAGUÌ 2010, pp. 53-63.
Il progetto “Via Severiana”
per la riqualificazione del comprensorio
storico-archeologico della Pineta
di Castel Fusano (Municipio X)
LA VIA SEVERIANA E LA VILLA DELLA PALOMBARA
L’area della Pineta di Castel Fusano è situata nella fascia
costiera a S della foce del Tevere all’interno del Municipio
Roma (Ostia) ed è compresa nella Riserva Naturale Statale
del Litorale Romano, un’area protetta di grande valore ambientale-naturalistico, istituita con D.M. 429/19871. In antico l’area era caratterizzata da un’estesa laguna salmastra
separata dal mare da cordoni di dune, la cui memoria è tramandata dal toponimo di Stagno d’Ostia. Il progressivo avanzamento della foce e le bonifiche idrauliche avviate nel XIX
secolo hanno contribuito alla trasformazione del paesaggio
nell’aspetto attuale.
Un asse stradale costiero protostorico si consolidò in età
romana in funzione del trasporto di merci necessarie ai centri
costieri, come il legname e la calce proveniente da Terracina
e dai monti Lepini, fondamentali per lo sviluppo edilizio di
Ostia e Portus. Il nome di via Severiana, attestato in un’iscrizione del 238 d.C. presso Ardea, deriva dagli interventi effettuati sotto l’imperatore Settimio Severo per il collegamento
diretto fra Ostia e Terracina lungo la linea di costa, unificando
strade esistenti. L’opera fu realizzata tra il 198 e il 209 d.C.,
come sappiamo dal cippo del VI miliario rinvenuto nel 1955
a nord del canale dello Stagno2. La via collegava probabilmente i centri di “Ostia Colonia, oppidum Laurentum, lucus
Iovis Indigetis, amnis Numicius, Ardea, Aphrodisium, Antium
colonia, Astura flumen” menzionati da Plinio il Vecchio (Nat.
Hist., III, 56-58); i tratti conservati del selciato consentono
di ricostruire con sufficiente precisione il tracciato, noto
anche da itinerari tardoimperiali, come l’Itinerarium Antonini
(301, 6) e la Tabula Peutingeriana.
La via Severiana aveva inizio da Ostia, presso la Porta Marina, dove si raccordava con la via Flavia proveniente da Portus. Prima del canale emissario dello stagno si univa con la
via Laurentina proveniente dalla omonima porta di Ostia.
Quindi la via attraversava il canale su un ponte in legno, ricostruito in pietra dagli imperatori Caro, Carino e Numeriano (283-284 d.C.), come noto da due iscrizioni conservate
nella Villa Chigi. Un altro ponte più a S, forse sul rio Focetta,
citato in un’iscrizione rinvenuta nel 1908 nella tenuta La Capocotta, fu ricostruito sotto l’imperatore Commodo nel 190
d.C. a seguito di un’inondazione. La porzione meglio nota,