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UCLA Carte Italiane Title Boccaccio dal Filoloco al Decameron: variazioni di poetica e di retorica dall'esame di due racconti Permalink https://escholarship.org/uc/item/7jp952cb Journal Carte Italiane, 1(7) ISSN 0737-9412 Author Guardiani, Francesco Publication Date 1986 DOI 10.5070/C917011242 Peer reviewed eScholarship.org Powered by the California Digital Library University of California 1 Boccaccio dal Filocolo Decameron'. al variazioni di poetica e di retorica dall'esame di due racconti FRANCESCO GUARDIANI Un periodo di almeno dieci anni separa la composizione del Filocolo, l'opera che segna l'iniziazione letteraria del Boccaccio, da quella del Decameron, l'opera della piena maturità artistica. Furono anni di inuna vocazi- tensa attività nei quali l'infaticabile scrittore, sostenuto da one poetica genuina e tenace, diede alla luce il Teseida (1339-40), la Commedia delle ninfe fiorentine (1341-42), \ Amorosa visione (134243), V Elegia di madonna Fiammetta (1343-44), il Ninfale fte solano (1344-46). Nel quarto libro del Filocolo, tra gono l'episodio delle la QUI fabula si Non tuite, i si due novelle della X giornata del Decameron: e XIII « fatti » narrati le segmenti narrativi che compon», fanno spicco due racconti corrispondono rispettivamente le novelle V tratta di somiglianze approssimate o di coincidenze for- IV Ciò che distingue ando che i Questioni d'amore ritrova in alle « quistioni » e IV. « due « le nel Decameron sono identici a quelli del Filocolo. due coppie di racconti è la forma. Ora, consider- quistioni » sono collocate agli inizi della carriera let- teraria del narratore e le due corrispondenti novelle del appartengono produzione più matura, parso utilissimo stabilire tra un alla fase di parallelo fra i due momenti creativi attenzione sulle differenze formali che 28 li ci è Decameron concentrando la nos- distinguono. Per dotare BOCCACCIO DAL FILOLOGO AL DECAMERON il 29 nostro esame di una sufficiente e persuasive nitidezza di dettagli ab- biamo ristretto la nostra analisi a due soli racconti, quelli del giardino incantato {Filocolo, IV libro, IV «quistione»; Decameron, X, 5); ma la pertinenza dei che seguono si intende estesa al più vasto condue opere in tato. L'obiettivo è, dunque, quello rilievi testo costituito dalle di verificare, attraverso la retorica degli enunciati, le differenze di poet- mondo avvenute nel ica tore e A . . del ] dello scrittore tra maturo sviluppo dare direzione critici [. il Sapegno al i suoi primi tentativi di prosa- della sua arte. nostro lavoro concorrono alcuni pregnanti spunti e del Quaglio. Nota già nel Filocolo possiamo assistere, il primo: pur nell'intreccio ancora acerbo delle più varie esperienze stilistiche, al lento costituirsi di prosaico e narrativo. [... In seno ] al romanzo faticoso e un ritmo composito si svolge e cresce l'embrione della novella.^ Da qui il critico rativo» si sviluppi nel procede ad illustrare come il « ritmo prosaico e nar- Decameron: Scompaiono quasi del tutto gli indugi descrittivi e il gusto dell'ornamentazione fiorita; il ritmo delle novelle raggiunge la sua pienezza in una prosa insieme riposata tezze, artisticamente Quaglio espande il e scorrevole, sostenuta senza inutili len- ma modulata in nessun posto scolastica concetto critico del Sapegno e vede sima evoluzione della prosa dello scrittore ].^ [... la personalis- anche nell'ambito delle cir- costanze culturali in cui egli operò agli inizi della sua carriera: [Boccaccio] s'affaccia alla ribalta della storia letteraria del Trecento « prosatore d'arte » alla ricerca di moduli stilnovo, della trattatistica, del Compie rative, le narrativi, romanzo che la cavalleresco come tradizione dello non sa offrirgli. sue prime prove sperimentando liricamente situazioni nar- anche se avverte l'instabilità di quest'esercizio e perciò crea spazi culturali e cronachistici che mirano a determinare il lamentoso fraseg- gio espressivo. — — Tale condizione retorica di linguaggio e di poetica blocca l'impianto delle opere minori, anche delle migliori, ove gli squilibri si attenuano perché il narratore ha cercato di ridurre e minimizzare trame e personaggi, esemplandoli più liberamente sulla sua progresso vero segna soltanto mondo: ma anche un salto vita. [... ] Un Decameron, la dissoluzione di quel netto, un volto divetso, un equilibrio su il differenti interessi che richiedono perciò ben altro discorso.'* CARTE ITALIANE 30 Il ritmo della prosa che ha indicato alla Ed Sapegno il può ben ricondurre si condizione retorica di linguaggio e di poetica di cui parla è proprio a questa condizione retorica che rivolgeremo tenzione nel considerare le differenze tra Boccaccio, è stato conoscitore delle artes dictandi dal Muscetta, fu profondo due racconti. dagli scrittori classici dell'elo- zQ>^\^\Q2iit quenza, Cicerone e Quintiliano. ^ La predilezione per retorica va fatta risalire già ai la più importante tra infatti, quelle del « trivio ebbe quindi dell'epoca. Lo scrittore gli studi della tempi del suo primo avvicinamento C'è da considerare, letteratura. Quaglio. nostra at- i ampiamente provato il la alla che questa disciplina costituiva », gruppo di studi umanistici anche con testi di il familiarità i Branca ha accertato che Boccaccio raccolse l'inseg- retorica medievale: namento della retorica dalle opere di Boezio, Fulgenzio, Beda, Ilario da Poitiers, Jacopo da Varagine, Brunetto Latini e, naturalmente, Dante. ^ Ciò che con questo ci preme sottolineare è quanto lo scrittore fosse conscio dell'importanza del « della sua «carriera», modo compose secondo i di esporre » canoni quando, all'inizio retorici dell'epoca più ricercati. La retorica viene tradizionalmente divisa in cinque parti: inventio, dispositio, elocutio, tre stabiliscono memoria, pronunciatio Le ultime due parti, esriferite agli oratori, non ci interessano qui; le prime . sendo espressamente quello che era universalmente ritenuto il piano di com- posizione e di scrittura di un'opera letteraria. Ciò che ora di meno non perché questa è la inventio, Brunetto Latini insiste nel considerarla la quanto corrisponde ma perché l' al « pensiero totale », al ci interessa poco importante, anzi parte più importante in sia piano generale, dell'opera, ^^ inventio nel racconto del Filocolo e quella nella novella del Decameron hanno tanto in comune che, per siderare le differenze trascurabili. ^ Ciò che nostro confronto è soprattutto il i nostri fini, può possiamo con- offrire validi spunti al territorio della dispositio in cui si os- serva la distribuzione delle parti del discorso (quindi l'articolazione log- segmenti narrativi all'interno del nucleo del racconto). Importante è anche la considerazione à^iX elocutio cioè eli' aspetto formale più minuto, quello grammaticale e sintattico, del tessuto verbale. ica dei vari , Val la pena di osservare, concludendo questa lunga ma necessaria digres- sione, che la condizione retorica dello scrittore all'atto della produzi- one, da Aristotele a Brunetto Latini e giù giù fino a noi, è sempre ^ BOCCACCIO DAL FILOLOGO AL DECAMERON direttamente dipendente da due 3 fattori: dalla materia scelta per 1 la trat- tazione e dal rapporto che egli idealmente stabilisce con il suo pubblico. In entrambi i racconti che costituiscono il nostro corpus la materia è la stessa, il rapporto con il pubblico è quindi l'aspetto retorico che va più accuratamente indagato. Uno degli elementi più vistosi tra quelli che caratterizzano gio del Fiiocolo è quello connesso ad erudizione, Ma sia classica gli di che medievale. Ecco alcuni esempi. già per tutto questo Tarolfo di ciò d'Ovidio linguag- il una marcata ostentazione ammaestramenti, il non si rimanea, seguendo quale dice l'uomo non lasciare per durezza della donna di non perseverare, però che per continuanza la dura pietra. la molle acqua fora Sempre abbiamo il lunghissimo periodo dell'innatura del negromante Tebano. Comincia nella «quistione» IV vocazione alle forze della cosi: O notte, fidatissima segreta dell'alte cose, e voi, o stelle, le quali risplendente giorno con la quale aiutatrice vieni la luna insieme succedete, e tu, o alle cose incominciate da noi, somma e tu, al Ecate, o santa Ce- rere... >° E continua in questo di tanta « cultura sull'udienza, il immaginare per la opera." Nel libro «fiamma modo nella altisonante per vari paragrafi. La presenza forma e nel lessico, mentre ci induce a riflettere pubblico ideale che Boccaccio poteva plausibilimente », sua opera, I la ci porta a considerare «gentilissima il genere dell'intera donna» che aveva inestinguibile» nel petto del poeta così acceso una gli si rivolge: Certo grande ingiuria riceve la memoria degli amorosi giovani, pensando grande costanza de' loro animi, li quali in uno volere per l'amorosa forza sempre furono fermi servandosi debita fede, a non essere con deb- alla ita ricordanza la loro fama essaltata de' versi d'alcun poeta, solamente ne' fabulosi parlari degli ignoranti. Ond'io non ma lasciata meno vaga di potere dire ch'io sia stata cagione di rilevazione della loro fama che pietosa de' loro casi, ti priego che per quella virtù che fu negli occhi miei il primo giorno che tu mi vedesti e a me per amorosa forza t'obbligasti, che tu affanni in comporre un picciolo libretto volgarmente parlando, nel guale il nascimento, lo 'nnamoramento e gli accidenti de' detti due infino alla loro fine interamente si contenga. '^ CARTE ITALIANE 32 E Boccaccio realmente, al di là della finzione poetica, attingendo ai «fabulosi parlari degli ignoranti la favola. Finito alle il », si appresta a redimere letterariamente lavoro, nelle ultime pagine, accosta il suo Filocolo opere di Virgilio, Lucano, Stazio e Ovidio oltre che a quelle di Dante, pure se lo colloca Lascia a costoro il debito onore, t'acquisterebbe danno. bassezza t'è ad un mezzana [... ] A livello il te più basso: quale volere usurpare con vergogna bisogna di volare abasso, però che la via.'^ La modestia conclusiva è un topos comune che funge da benevolentiae\ l'elegante periodare con cui è espressa ed il captatio richiamo alla tradizione classica e medievale più ricca di decoro mostrano, tuttavia, quanto radicata Il quest'opera sia in la volontà di presentare una prosa gente di una certa cultura. letteraria a pubblico di Boccaccio nel Decameron, invece, è un pubblico più vasto, meno selezionato. Con malcelata ironia lo scrittore fa riferimento, » cui l'opera non è diretta. sempre nel Decameron, nel «Proemio», la sua dedica alle donne può essere vista, secondo quanto ci insegna Barilli, come una nella «Conclusione», agli «ingegni aguti Inoltre, metafora per indicare che praticamente il libro è indirizzato alla più vasta udienza.^'* Un altro elemento distintivo della nostra analisi è costituito dalla presenza del fantastico e del meraviglioso nei racconti delle d'amore. » Si tratta di « Questioni un elemento che manca o appare decantato da ogni ingenua compiacenza descrittiva nel Decameron. Ci riferiamo nanzitutto al lungo segmento favoloso e favolistico in- contenuto nella novella del giardino incantato nel ¥ilocolo\ qui, appunto, l'incantesimo del mago tastici. è descritto con grande dovizia di dettagli immaginosi Nella corrispondente novella del a condensare l'intero episodio: Decameron poche semplicemente si e fan- righe bastano avverte che il negromante compì un incantesimo ottenendo il risultato voluto. La minuziosa descrizione dell'incantesimo di Tebano, che si apre con l'erudita invocazione citata sopra, procede così: Questo detto, molte altre cose tacitamente aggiunse ai suoi prieghi. Poi non dieron luce invano, ma più veloce che volo d'alcuno uccello un carro da due dragoni tirato gli venne avanti, sopra il quale egli montò, e, recatesi le redini de' posti freni a' due dragoni in tacendo, le stelle BOCCACCIO DAL FILOLOGO AL DECAMERON 33 mano, suso in aria si tirò. E pigliando per l'alte regioni il cammino, Spagna e cercò l'isola di Greti: di quindi Pelion, e Ocris e Ossa, e '1 Nero, Pacchino, Peloro e Appennino in brieve corso cercò tutti, di lasciò svellendo e segando con aguta falce quelle radici e erbe che a tutti lui quando da Tarolfo fu monte Caocaso, e dell'a- piacevano, né dimenticò quelle che divelte avea trovato in Tesaglia. Egli prese pietre d'in sul rene di Gange e di Libia recò lingue di velenosi serpenti. [... Con le non essendo ancora passato il terzo giorno, venne in quel ] quali cose, luogo onde partito s'era: e i dragoni, che solamente l'odore delle prese erbe aveano sentito, gittando lo scoglio vecchio per molti anni, erano rinnovellati e giovani ritornati. ^^ Ecco come nel Decameron è invece descritto l'incantesimo: essendo [... ] cio, il fece sì, la valente i freddi grandissimi e ogni cosa piena di neve e di ghiac- uomo in apparve, secondo che giardini che frutti un bellissimo prato vicino notte alla quale il alla città la arti mattina vedevano testimoniavano, un de' più be' '1 mai per alcun fosse stato veduto, con erbe e con alberi e con d'ogni maniera."^ Nella presenza del favoloso e dal fantastico nel Filocolo ciare con sue calen di gennaio seguitava, che un'eco del legame che il si può rintrac- Boccaccio ebbe con tutta una tradizione medievale che va dai poemi cavallereschi francesi alle « storie » della let- teratura orale dell'epoca; quest'ultima includeva numerosi racconti di abbondavano nell'opulento ambiente angioino. Il Rajna, in uno studio famoso permeato di impegno positivistico, oltre ad elencare una lunga serie di lavori letterari derivati dalla fortuna in Europa della « Questioni d'amore », ha presentato le fonti d^Wt fabulae che le compongono. Lo studioso ha comunque tralasispirazione orientale che ciato di considerare le affinità di linguaggio che per Boccaccio la stessa scelta dalle sue fonti lo scrittore un linguaggio la letteratura popolare trasse soltanto delle storie, attinse tipico dei racconti popolari. amente, quel linguaggio Il non con dei temi comportava. Evidentemente, Pur resiste nel dettato delle anche riscattato letterari- «Questioni d'amore». brano che segue Poi, posto un grandissimo vaso sopra l'ardenti fiamme, pieno di san- gue, di latte e d'acqua, quello fece per lungo spazio bollire, aggiungendovi l'erbe e diversi semi le radici colte e fiori di negli strani luogi, mettendovi ancora con esse non conosciute erbe, e aggiunsevi pietre cercate CARTE ITALIANE 34 nello estremo oriente, e brina raccolta le passate notti, insieme con carni e ali d'infamate streghe, e de' isquama con di cinifo e lupo l'ultima parte, con testicoli del ultimamente un fegato con pelle del chelidro, e polmone d'un vecchissimo cervio: e, con queste, mille o sanza nomi o sì strane che la memoria noi mi ridice.'^ tutto mostra quanto, nonostante la altre cose, il nuova prosa risenta dei il decoro classicheggiante profuso nell'opera, moduli espressivi delle letteratura popolare. L'esposizione dei cantari, in particolare, era spesso intervallata da note memoria o, in generale, al faticoso lavoro del novelliere; un topos tipico di questo tipo di letteratura che spesso compare nella conclusione di lunghe e dettagliate descrizioni. Nel Decameron il fantastico per diletto, con tutti moduli descrittivi che questo riferite alla si tratta di i comporta, scompare: il lettore e lo sostituisce significativi della tore del dettato letterario toglie tale con stimolare lo « divertimento natura dell'uomo: ingegno, fortuna e amore. Decameron, a differenza di quello del Filocolo, ma a sognare, a fantasticare, afferrare, per analogia con il » al curiosità per gli aspetti più la non Il let- è invitato a tenere l'intelletto sveglio e pronto ad mondo delle cose reali, gli aspetti più in- tensi e penetranti dei racconti. Possiamo già osservare come, retorico dello scrittore, intonato in generale, il dettato poetico anche se nel caso specifico che stiamo analizzando, profondendo il nostro esame diverso atteggiamento ad un diverso pubblico ideale cui opere erano dirette, condizionasse come il andiamo rimaneva a considerare le trama, la la stessa. Ap- come, anche nei particolari dei tratti descrittivi all'interno del tessuto narrativo. Boccaccio avvertisse al il peso di questa diversa impostazione retorica suo dettato variazioni talora vistosissime. tere in risalto non solo quanto pratico della stesura del lavoro, la retorica fosse ma come gente dell'ispirazione poetica e causasse sulla « istoria», del modo Con questo e si imponesse vuole met- importante all'atto essa fosse addirittura la sor- il prevalere della esposizione del narrare sui fatti narrati, della forma sul contenuto.'^ Le due impostazioni retoriche che Boccaccio adottò nel Filocolo e nel opera si Decameron si collegano a due diverse poetiche: '^ innesta direttamente nella tradizione della cultura la prima « ufficiale » del tempo, sia essa classica che medievale, la seconda fa invece conti- nuo e diretto riferimento alla realtà oggettiva terario. Il narrato del Filocolo, ed esterna al mondo let- nella «quistione» che stiamo BOCCACCIO DAL FILOLOGO AL DECAMERON 35 considerando, fa riferimento e acquista palesi ad Ovidio, la V vitalità con accenni più e X giornata fa novella della meno esplicito riferimento d'animo medievale che esiste anche al di fuori della letQueste due posizioni sono vividamente messe in luce, nelle alla nobiltà teratura. due opere, dal Quaglio rispettive introduzioni alle quanto meno Branca. e dal più fantastico II lato descrittivo del Filocolo è il Boccaccio abbia voluto lasciare sulla pagina; in apparenza narrando, di realistico e specificando, determinando, egli riesce ad abbellire la favola, toglien- dole ogni aggancio con il sfumando reale, situazioni nelle im- le maginazioni; sino a conferire, con l'accatto di particolari svariati sempre di origine letteraria, toni macabri e surreali, violenti e lugubri alle nar- eloquenza è razioni. In questa distesa donde Filocolo, si Questa multiforme possono misurare « leggenda di ognuno ron un solido ed esemplare valore tamente di una ma umano » riesce «commedia umana» Decameron P-^ ad avere nel Decame- ben società poderosa; perché cioè vitalità gagliarda e caratteristico del il perché non è delineata una è calata e rappresentata in nella grandiosa segno più il distanze con le svolge e si astrat- reale e concreta, si articola della società nell'autunno del Medioevo. 2' Salvatore Battaglia, nel suo illuminante lavoro sulla struttura narrativa dell'opera maior di Boccaccio, osserva: La prima regola della retorica narrativa concerne la presentazione dei protagonisti (nome, patria, famiglia, classe sociale, età: esauriente identificazione anagrafica) e fisiche e morali, che sono il perno su cui il si insomma una disegno delle loro sembianze svolgerà la situazione umana all'interno del racconto. ^^ Se l'insigne studioso avesse esteso tenuti nelle «Questioni la sua considerazione racconti con- ai d'amore» non avrebbe mancato di notare quanto, a differenza di ciò che appare costantemente in tutto Decameron sonaggi sia , nell'opera giovanile meno queste differenze. Nella IV cipale « femminile è ma anche descrizione personaggio prin- » del Filocolo semplicemente una « donna nobile », ha un nome, Dianora; la precisa e circostanziata. Verifichiamo quistione « il identificazione anagrafica» dei per- approssimata e scarna; non solo, dei luoghi dell'azione è ella 1' lo stesso il nel accade per suo marito e nobile cavaliere » nel Filocolo, Gilberto nel Deca?neron\ « il Decameron ricchissimo gentiluomo CARTE ITALIANE 36 è Tarolfo nella «quistione», innamorato ha nome e cognome nelle Ansaldo Gradense. Lo svolgimento dell'azione è collocato nella patria del narratore Menedone nella « quistione » (« Nella terra dove io nacqui mi ricorda essere. »2^) e occorre un lungo salto indietro (libro novella: . . secondo, 32) per accertare che egli è discendente del mitico Giarba, re libico dei Getuli, pretendente alla mano di Didone. Ma con questo l'identificazione del luogo dell'azione è ancora incerta; Boccaccio prov- vede ad informarci con una gimento del racconto negromante ponente'... A («... cui Tarolfo all'inizio del racconto: il «In vistose diversità di è lo svol- ci il sono dell'ultimo 'Io dice che l'azione si svolge in luogo dell'azione è chiaramente identificato una Frioli... è terra chiamata Udine ambientazione provano che retorico che Boccaccio stabilisce Decameron che troviamo, quando nel dialogo tra Ansaldo e rispose: Questo finalmente »2'^). Spagna. Nel Decameron Queste perifrasi dotta è già avviato, idealmente con radicalmente mutato: è alla realtà il il ».25 rapporto suo pubblico nel più oggettiva ed es- si appoggia per dare vita alla novella di Ansaldo Gradense. Nel Filocolo la finzione letteraria permetteva che l'azione si svolgesse in Spagna, nel Decameron fatti devono avvenire in un luogo dove l'inverno faccia un freddo rigido che non permetta terna alla letteratura che egli i neanche minimamente di equivocare che egli allora, nome sulla stagione dell'anno; quantunque freddo». Decameron esiste una vastissima produzione 2*^ geografico, in «Frioli, paese Sul realismo del curati studi critici; da posizioni ed ecco, trasporta, sottintendendo l'etimologia, errata, del ci l'Auerbach ed diverse, hanno letteraria del Boccaccio il di ac- Battaglia in particolare, anche se insistito su considerandolo questo aspetto della produzione il più rilevante della poetica dello Qui non si toglie nulla a questo giudizio, ma si prova a mocome il realismo del Decameron fosse una conseguenza inevita- scrittore. strare bile del nuovo rapporto ideale che lo scrittore stabilì con un pubblico «moderno», condizionamenti caccio nel vivace, letterari di sorta. Decameron mise da tandi, tutt'altro: il suo pubblico, non necessariamente erudito, senza Con questo non si vuol dire che Boc- parte gli schemi retorici delle artes dic- l'organizzazione «tecnica» della composizione è impiegata nel capolavoro con evidente chiarezza, ma è adottata con una disinvoltura inconsueta ed è retta dalla funzione pratica del comunicare la visione di un mondo nuovo dove regnano Amore, Fortuna ed BOCCACCIO DAL FILOLOGO AL DECAMERON Ingegno, un mondo zione poetica, I umanissimo, perfetto fatti narrati nel pongono si ma ideale, tempo, raggiungibile. 27 37 cioè in un mondo dà completa libertà alla fantasia dell'artista da ogni confronto con la realtà restare nell'ambito del nostro oggettiva: esempio, il e, nello stesso Filocolo sono retti dall'invenin cui l'ipotesi letteraria quale il sente svincolato si non ha importanza luogo dell'azione dove l'inverno talvolta non è affatto rigido e il che, per sia la Spagna gennaio può sole di es- sere caldo come quello di maggio a Firenze; così come basta parlare di « cavaliere » e di « donna nobile » perché il « setting » sia completo. Il racconto del Filocolo, insomma, è una favola poetica e tanto basta. Nel Decameron, neir« epopea dei mercatanti »28 la verosimiglianza dei per- sonaggi e dell'azione è d'obbligo: sono familiari al pubblico, mentre i i nomi dei luoghi e delle persone riferimenti ai classici sono com- pletamente fuori luogo. Continuando nella considerazione degli elementi descrittivi connessi all'idea del realismo, osserviamo nobildonna nella « quistione V equivoca nella novella la moglie promessa, Gilberto, sceglie il si ma rechi lo fa alla nobiltà del marito della corrisponda una apertura mentale della X un giornata dove Gilberto insiste da Ansaldo per tener fede alla sì po' che sua imprudente perché è mosso anche dalla paura del negromante. insomma, esercita qui il suo giudizio borghese: tra due mali, minore. E così mentre nel Filocolo Fiammetta vede il gesto i del marito della namorato » come donna quale mago, cavaliere e del il più nobile rispetto a quelli dell'in- nel Decameron questa nobiltà passa in secondo piano, anzi è addirittura ignorata. ^^ Un altro esempio della diversità di poetica e di retorica causata dal nuovo stile realistico del Decameron si può cogliere nella descrizione della donna al momento di offrirsi sconsolatamente al suo pretendente. Nel Filocolo abbiamo: Vedendo la donna compagnia, andò la volontà del marito, ornatasi e fattasi bella, e presa all'ostiere di Tarolfo, e di vergogna dipinta gli si presentò davanti. ^° Mentre nel Decameron: A Gilberto, fosse: quantunque per che, venuta la la donna il negasse molto, piacque che così seguente mattina, in su l'aurora, senza troppo CARTE ITALIANE 38 ornarsi, con due suoi famigliari innanzi e con una cameriera appresso n'andò la donna La sottolineatura, a casa questa e nella citazione precedente, è nostra. E' in chiaro che a dettare messer Ansaldo.*' la prima descrizione interveniva adeguato ad un'esponente della classe nobile: racconto è quello favolistico e irreale in cui i il il « l'idea del decoro mondo » protagonisti dell'azione. Boccaccio fa ornare e far bella plicemente per adeguare l'azione Decameron Diadora nobile prima sì, ma dell'azione, come una campo ci la donna semNel rappresentato. come avrebbe agito una lettrice del libro: non innamorata, non poteva farsi bella vittima suo pretendente. al diverso atteggiamento il prodotto nel mondo realisticamente di offrirsi Quanto agisce al evocato dal guarda dal basso lettore retorico dello scrittore abbia delle caratterizzazioni dei personaggi ed in quello pare chiaro a questo punto. Siamo rimasti finora, comun- que, nel terreno della logica narrativa, cioè nel dalla dispositio\ indagando nel proviamo ora ad osservare campo retorico occupato differenze che appaiono le territorio della elocutio. Innanzitutto rileviamo IV «quistione» è, come contenuto novantacinquesima novella, quasi il che la verbale, molto più lunga della doppio. Indubbiamente questa differenza è determinata in massima parte dall'eliminazione totale dell'episodio del sortilegio nel Decameron ma che concorrono a determinare la il , ci sono anche altri fattori Primo fra questi, brevità della novella. diverso uso del discorso diretto. C'è qui da distinguere innanzitutto tra l'uso di monologo questa costruzione nel monologo e quello nel dialogo. Il completamente assente nel Decameron: una forma di espressione così concettualizzata non si adattava ai criteri di analogia con il è reale che Boccaccio adottò per quest'opera. Abbiamo questo periodare concettoso che spezza, intervallandolo, allora che tutto il filo della nar- razione in terza persona: Poi che questi s'avedrà che da puote avere, forse Io potrei, s'io lieta: il per altro Questa elli si dicessi, modo rimarrà né buona risposta né buono atto d'amarmi e di darmi questi stimoli." commettere si tra costoro cosa che io mai non vivrei vuole levare via.'* è cosa impossibile: io maniera.*"* me mi leverò costui da dosso per questa BOCCACCIO DAL FILOLOGO AL DECAMERON si risolve in un limpido, quasi E essendo alla donna domanda si lui domandatole, esso per rimaneva, con una nuova pensò si scarno, breve: gravi le sollicitazioni del cavaliere, e per negare ella ogni cosa da di sollicitarla 39 Abbiamo anche e al veggendo che, d'amarla né ciò suo guidizio impossibil di volerlosi torre di dosso. '^ dialogo stesso una semplificazione nel notevole. La conversazione che ricamo di retorica ornata su cui si lo scrittore stilistica Tebano svolge tra Tarolfo e un è indugia con compiacimento; negromante: nella conclusione del colloquio, l'ultima risposta del « Il come non ti travagliare. »^^ e, ancor più, la chiusa dell'appello del mago alle forze della natura dopo la lunga e solenne invocazione: «... siate presenti, e il vostro aiuto mi por- quando fia gete costituiscono esempi di quel cursus velox che Boccaccio pun- »,^"' a tua posta, del . tigliosamente aveva imparato ad imitare dai della cultura «ufficiale». Il cursus può . testi classici e medievali essere velox, però, solo se è preceduto da un periodare di una certa larghezza. Poiché questa ghezza è è più comune — l'abbiamo visto — nel Filocolo, il lar- cursus velox anche più frequente. Nessun compiacimento formale di questo tipo lì troviamo nella novella del Decameron considerata. In quest'opera, sempre funzionale alnarrativo; un vivido esempio di questa essen- quanto Boccaccio esprime l'interno dell'intreccio zialità di forma si può in discorso diretto è rintracciare nel dialogo tra La nobildonna dopo aver funzionalmente (per la situazione tra E lei e Ansaldo, così se io potessi esser certa fallo io dove suoi mi recherei a che amar egli si Dianora e il mezzana. esprime: cotanto m'amasse quanto tu lui e a far la lettore) ricapitolata di', senza quello che egli volesse; e per ciò, di ciò mi volesse far fede con quello che comandamenti presta.'^ io domanderò, io sarei a' L'enunciato è piano e lineare, pur nel suo elegante decoro. La mezzana è al una donna semplice, una donna del popolo, non può che partecipare dialogo con un linguaggio fattuale e scarno: Che cui è quello, madonna, che voi disiderate ch'el faccia?^' Dianora risponde con adeguata chiarezza sta parlando), ma con naturale raffinatezza: (è ad una popolana che CARTE ITALIANE 40 Quello che io disidero è questo: io voglio del mese di gennaio che viene, appresso di questa terra un giardino pieno di verdi erbe, di fronzuti albori, non egli faccia, stimolasse, non né come altrimenti fatto che se di te né così, fosse; fiori e di quale dove il mi mandi mai più, per ciò che, se più mi al mio marito e a' miei parenti dolendomene loro, di levarlomi di dosso m' inaltri io infino a tenuto ho nascoso, maggio qui del tutto gegnerei. ''° L'aggettivazione (verdi erbe, fronzuti albori), one « relativa decoroso ano (il » al quale dove differenza sociale tra la un minimo però, non egli congiuntivo imperfetto la Lo ) con la proposizi- e poi quel verbo più mi stimolasse) accentula sua interlocutrice senza, nuovo retto dal stile, atteg- determina l'estensione dell'enunciato giamento retorico dello scrittore, perché brevità e la concisione nel la faccia... (se parlante e di ostentazione. la ripresa Decameron sono al servizio di una stringente funzionalità narrativa. La funzione ultima dell'espressione profondamente diversa: la quistione» era un mezzo per presentare un argomento da dibattere verbale, in generale, nei « su chi, tra i tre che Fiammetta, due personaggi maschili, fosse la regina della donna conferma quanto vaga conto; la racconti è « corte il piìì liberale e d'amore », sceglierà il il fatto stesso marito della e indefinita fosse la « direzione » del rac- novella, con la conclusione di Emilia in cui né del marito né negromante si fa motto, mostra, invece, che è la liberalità di messer Ansaldo al centro dell'attenzione. Anche qui si fa un paragone, ma è del soltanto retorico, con Che direm donne? preporremo amore per messer Ansaldo... Da protagonista della novella precedente (X, 4): qui, amorevoli già rattiepidito il il la la quasi morta donna e spossata speranza a questa liberalità di ?"*> questo possiamo anche scorgere un altro elemento connesso al due opere. un argomento che anima diverso atteggiamento retorico-poetico dello scrittore nelle Nella IV la « quistione » il tema della liberalità è conversazione di giovani nobili ed intelligenti; che tra pone alla fine del racconto una mancanza di definizione si la questione, infatti, più liberale?), mos- (chi dei tre è il e di giudizio da parte del narratore Boccaccio. Ciò s'intona perfettamente alla frammentarietà della narrazione, tutta volta a dilettare senza Non così nella novella del il Decameron: minimo impegno ideologico. la domanda che pone Emilia BOCCACCIO DAL FILOLOCO AL DECAMERON non si pone un quesito, si offre un giudizio. ma considerando ognuno dei due racconti dall'identica trama porta inclusa Non 41 solo, la risposta; nell'ambito dell'opera di cui è parte integrante, notiamo che mentre «quistione» costituisce un ornamento la presenta invece un punto ma non appropriato, sì dispensabile, nello sviluppo narrativo del Filocolo, la di passaggio obbligato nel crescendo della giornata, che è a sua volta considerata acutamente dal Branca^^ la solenne conclusione di un mondo umano e variegiato tuna uomini delle gli Amore e Ingegno, del umani, attraverso la misura che loro doti intellettuali e morali nei casi di Forsi giunge nella X giornata all'epilogo magnifico splendido crescendo dell'ultima giornata sembra voler solenne atmosfera encomiastica che avevano regolato umana; sembra Notiamo come Decameron: e fiabesco, al giardino favolosamente fiorito delle più alte virtù. lo X ideale itinerario » attraverso lo splendido « dall'iniziale riprensione dei vizi [... danno in- novella rap- i più alti lo svolgersi della consacrarli in una Ed ecco una fissare in motivi, le più grandi idee forza grandiosa ed eterna fissità commedia quasi metafisica. ^^ qui, quindi, oltre all'uso della favola (la materia, identica nel Decameron) e all'udienza (un pubblico ideale, diverso due opere), un altro elemento di estrema importanza che con- Filocolo e nel per le corre a definire la retorica dell'enunciato: l'intensità del messaggio comunque, che ideologico contenuto nel racconto. Si sottohnea, tre elementi non vanno considerati sullo stesso come aspetti che si questi possano allineare piano e considerare separatamente; per una comprensione sistematica ed organica dell'opera dello scrittore, occorre intenderli come parti complementari intimamente connesse ganismo, un modulo generico, parato, in Abbiamo racconto », altri tentato fin qui di mettere a fuoco nostra indagine che caratterizzano tri rilievi « una prospettiva generale, con di poetica e di linguaggio la il ci i — che distinguono conduce ora, i in un medesimo modelli di scrittura. le differenze due concludendo, — retoriche, lavori del Boccaccio; a risalire alle affinità termini del paragone; daremo risalto così inquadrandoli nell'area comune or- che a sua volta va com- ai nos- del genere letterario prediletto dallo scrittore. Narrare, raccontare, novellare, pur nelle loro diverse e svariate accezioni, tamente retorico, sono operazioni che, da un punto di conducono allo stesso risultato letterario; vista stret- conducono CARTE ITALIANE 42 al « racconto » che, per la sua diretta derivazione dalla tradizione orale, prescrive parametri di esposizione obbligatori. « sing a song », dice Northrop Frye sottolineando dizionato dal modo di ottenerlo. "^"^ Il You teli come a tale, like you l'oggetto sia con- racconto ideale, nella sua ar- ticolazione verbale, è rigidamente controllato dall'operazione della l'azione secondo Io memoria che presenta ordinatamente puro: inizio, sviluppo, conclusione."^^ Non schema più c'è spazio per « flash-backs », per disquisizioni ideologiche, parentesi dottrinaire, monologhi; questi essi compaiono Decameron sono elegantemente confinati alla « cornice »). Ciò impone al « racconto » un enunciato retto da verbi fattivi e funzionali ai fini dell'azione, una retorica, insomma, im- incisi romperebbero il filo della vistosamente nel Filocolo, ma narrazione (alcuni di nel postata sulla coerenza e sulla linearità. Fermiamoci qui ancora una volta forma del narrare il critico italiano fosse consideriamo quanto di questa e acutamente conscio il Boccaccio. Renato Barilli, più attivamente interessato ad una rigorosa rivaluta- zione della retorica nell'analisi del testo letterario presenta, nella sua proposta di rilettura del Decameron, questo emblematico esempio della prevalenza della forma sul contenuto tratto dalla novella I della IV giornata: [La novella] nel vero da sé era bellissima; madonna ma [il cavaliere che dice a Oretta di portarla con una novella a cavallo postamente dicendola, è da tro e sei volte replicando lei pregato che a pie una medesima ' e, malcom- la ponga] or tre e quat- parola, et ora indietro tornando, nomi errando, un per un altro ponendole, fieramente la guastava; senza che egli pessimamente secondo le qualità delle persone e gli atti che accadevano, e talvolta dicendo: Io non dissi bene; e spesso nei proffereva.'**^ Echi della costante consapevolezza decisiva della forma due « racconti su cui quistione » la abbiamo puntato li ritroviamo nei nostra attenzione. Nella IV nobildonna ultimamente non potendosi la la ella a' continui stimoli del marito, che pur cagione della sua malinconia desiderava di sapere, tenersi, dal prin- cipio alla fine gli narrò. ^'' Poco più sotto abbiamo: BOCCACCIO DAL FILOLOGO AL DECAMERON Narrò allora la donna a Tarolfo come 43 la cosa era tutta per ordine. ^^ E ancora: Ringraziò nando donna Tarolfo molto la di tanta cortesia, e lieta si partì tor- suo marito, a cui tutto per ordine disse quello che avvenuto al l'era. ^9 Lo stesso amore per anora svela la forma « ordinata La donna per vergogna il marito: tacque molto: ultimamente, costretta, or- alla materia e all'interlocutore, personaggi di Boccaccio adottano all'interno dei vari racconti, è che la stessa E, al aperse ogni cosa.^° gli L'enunciazione coerente, appropriata i ritroviamo nel Decameron. Di- patto segreto stabilito con Ansaldo il dinatamente che » lo scrittore sceglie indubbiamente, iniziato con il il come suo peculiare modulo narrativo. lungo sperimentare in questo genere prediletto Filocoio costituisce la vera base su cui poggia la struttura della novella nel Decameron. Accertata l'influenza diretta delle artes dictandi nell'enunciato del Boccaccio, condivisa la ragione del nuovo impegno della critica contem- poranea nell'esaminare l'architettura formale delle sue opere, ^' un ampio territorio inesplorato si apre oggi agli studiosi più genuinamente comprensione in foto del lavoro del certaldese: quello interessati alla costituito dall'esigenza di rintracciare le motivazioni che lo portarono a prediligere il genere narrativo. rilevando che, poiché rapporto di comunicazione con per comprendere Non ma solo, la scelta accettando viamo che anche Si la retorica è la scelta il il il rapporto in questa direzione pubblico, è ad essa che occorre riferirsi del genere letterario proprio dello scrittore. il prevalere della forma sul contenuto, osser- dei temi diventa un'operazione dipendente dalla retorica. Sul piano teorico, di studiare può procedere direttamente rivolta a stabilire un tra la dunque, forma della pubblico, CUI tale scrittura è rivolta; si avverte oggi la necessità scrittura letteraria e la società, più precisamente, occorre far luce moduli e forme che siano communicazione del messaggio letterario. Tali studi sull'esigenza dello scrittore di adottare adeguati alla devono necessariamente sue categorie, alle risalire alla retorica (alle sue varie parti, alle sue disparate funzioni) e Boccaccio, per il cosciente, . CARTE ITALIANE 44 costante e sottile uso delle artes dictandi in tutte sue opere, rap- le presenta un significativo e funzionale centro di riferimento per questa nuova « quest ». University of Toronto Note Quaglio Il 1 Boccaccio: « rileva che é proprio con Quest'opera prima (e in il non anticipa soltanto [... tale è per Diana provvisorietà d'esercizio della Caccia di Filostrato) Ftlocolo che fondo si apre il del Ftlocolo, attesa e la fragilità del forse la contemporaneo e la tematica più congeniale alla fantasia dell'au- ma costituisce la prima affermazione del narratore [... QUAGLIO, Antonio Enzo; « Introduzione » al Filocolo, p. 47; tore, ] ». Filocolo, a cura di Enzo opere di Giovanni Boccaccio, a cura di Vittore Branca, Mondadori, Quaglio, Tutte le Milano, 1967, voi. SAPEGNO, 2. la carriera letteraria Boccaccio I. Natalino; «Introduzione», Filocolo; Riccardo Ricciardi editore, Milano-Napoli, 1952, voi. Ili; l'opera è stata consultata nella riproduzione integrale della Einaudi, Torino, 1976, p. 146. 3. Ibidem, 4. Op. p. 148. pp. 58-59. La diretta influenza dei grandi 5. cit., provata dal Muscetta in « retori dell'età classica è stata Giovanni Boccaccio e i novellieri inconfutabilmente »: MUSCETTA Carlo; Storia della letteratura italiana, « Giovanni Boccaccio e Milano, 1965, voi. II. BRANCA 6. Vittore, Boccaccio medievale e i novellieri », nuovi studi sul 'Decameron' Sansoni, , Firenze, 1981, pp. 439 sgg. « 7. Et così va oltre Tulio e dicerà di ciascuna parte per sé, e primieramente dicerà della 'nvenzione, ma l'altre sì come non possono LATINI, Brunetto; La di più degna, però ch'ella puote essere e stare senza stare sanza lei l'altre, »: rettorica, testo critico a cura di Francesco Maggini, Firenze, Galletti e Cocci, 1915, p. 51. Non 8. ron, ma 9. 10. 11. chiaramente, trascurabile Vinventio generale del Filocolo o del Decame- è, per i fini del Filocolo, ed. nostro lavoro tralasciamo di considerare questo aspetto. Mondadori, Ibidem, p. 400. La nozione di genere che cit., p. si tamente da Aristotele, secondo cui 396. sottintende è quella di Northrop Frye, ripresa diretil genere di un'opera è essenzialmente determinato dal rapporto retorico ideale che lo scrittore stabilisce a priori con FRYE, Northrop; Anatomy of Criticism Princeton University , 1957; si veda in particolare il IV saggio « Theory of genres ». il suo pubblico. Press, Princeton, N.J., BOCCACCIO DAL FILOLOGO AL DECAMERON n. Mondadori, 12. Filocolo, ed. 13. Ibidem, 14. BARILLI, Renato; cit., 45 pp. 65-66. p. 674. « Semiologia e retorica nella lettura de! 'Decameron' », Verri, 35-36, pp. 27-48, p. 42. Mondadori, 15. Filocolo, ed. 16. BOCCACCIO, TuUe le cit., pp. 400-401. Giovanni; Decameron, Introduzione « » di Vittore Branca; in opere di Giovanni Boccaccio, a cura di Vittore Branca, Mondadori, Milano, 1967, voi. IV, p. 879. 17. Filocolo, ed. 18. Ci si generale, ad e, in Mondadori, pp. 401-402. riferisce qui, in particolare, al leitmotiv del una nozione critica poranei (Gianfranco Contini, Gian Luigi Beccaria,... 19- «Poetica» qui non ideologico », ma saggio del Barilli, citato sopra, largamente accettata da numerosi critici contem- ). «tema» è intesa nella accezione di o di «argomento nel suo significato più comprensivo di « teoria della letteratura secondo l'insegnamento di Northrop Frye (op. 20. Op. cit., p. 21. Op. cit., 22. BATTAGLIA cit., « » Introduzione polemica»). 55. pp. XVIII-XIX. Giovanni Boccaccio e Salvatore; la riforma della narrativa, Liguori, Napoli, 1969. pp. 213, p. 55. Mondadori, 23. Filocolo, ed. 24. Ibidem, p. 398. cit., p. 396. 25. Op. 26. Ibidem, Boccaccio probabilmente riteneva che cioè « 877. cit., p. freddo ». Il nome « Frioli » della regione deriva invece da romano di Cividale. 27. Che il mondo ideale che il Boccaccio presenta raggiungibile è una nozione a dir poco controversa; « nel si derivasse da Forum Decameron presenta qui, posizione senza alcuna discussione valutativa perché questa ci « frigoli », lulii », l'antico nome umanamente comunque, tale sia allontanerebbe dall'ar- gomento che stiamo presentando. Per nostri fini qui basta ammettere che il mondo ideale del Boccaccio mostra una chiara analogia con il mondo reale, esterno alla leti teratura, dell'epoca. 28. L'espressione è tratta dal titolo di un capitolo della nota opera del Branca, Boc- caccio medievale, 29. novella. e Il Rajna ha notato non ha apprezzato tribuisce a al cit. Infatti è solo la liberalità di muoverlo il la la cambiamento operato Boccaccio. Poiché, se per ma, Pio; « di cui si parla nell'epilogo della dal Boccaccio: «... Nel Decameron con- 'paura del nigromante'; e di quest'aggiunta non darò certo lode tal modo essere falsata quella nota che tutto RAJNA, Ansaldo quella diversa motivazione che sottende l'azione di Gilberto il il personaggio diventa più umano, ne viene ad racconto vuol cantare a piena gola »: L'episodio delle questioni d'amore nel 'Filocolo' del Boccaccio », Roma- 31, 1902, Paris, pp. 28-81; p. 40, nota 3. Lo studioso evidentemente non ha considerato del Boccaccio nel « cantare a piena gola il forte atteggiamento unidirezionale » la liberalità; tale virtù è infatti nella novella CARTE ITALIANE 46 del Decameron significativamente un riposta tutta in all'estrema nitidezza logica connessa alla solo personaggio. Ciò s'intona nuova funzionale disposizione retorica delle parti del racconto. Mondadori, 30. Ftiocolo, ed. 31. Op. 32. Filocolo, ed. 33. Ibidem. 34. Ibidem, p. 397. cit., Mondadori, 35. Op. 36. Filocolo, ed. 37. Ibidem, p. 400. cit., 38. Op. 39. Ibidem. cit., 404. cit., p. 396. p. 878. Mondadori, cit., p. 399. p. 878. 40. Ibidem. 41. Ibidem, p. 882. 42. BRANCA, 43. Ibidem, p. 44. Si cita esposta, cit., p. p. 880. Vittore; Boccaccio medievale, cit., pp. 15 sgg. 17. da una comunicazione orale dello studioso canadese; comunque, è 45. L'importanza dell'operazione della stata messa GETTO, in luce dal la memoria in rapporto al cit. genere narrativo è Getto: Giovanni; Vita dt forme e forme di vita nel Decameron, G. B. Pettini, Torino, 1958, p. 313. Si è tenuto conto, in particolare del capitolo componenti espressive del Decameron Filocolo, ed. Mondadori, La cornice e « le ». 46. La sottolineatura indica la citazione dal 47. posizione critica Anatomy of Critictsm, contenuta nel IV saggio di sommario introduttivo della novella. p. 403. 48. Ibidem, p. 404. 49. Ibidem, p. 404-405. 50. Op. 51. La cit., p. critica 879. semiologica con Tzvetan Todorov ha provato alla ricerca delle « strutture seguirne la strada: le profonde » della novella. la capacità dei suoi mezzi risultato non ci incoraggia a conclusioni dello studioso sono così generalizzate che, insegnano poco. Resta comunque importante la l'esplorazione delle strutture puramente formali direzione di ricerca rivalutando la a risultati Il ci pare, più che legittima tendenza al- del racconto. Barilli segue questa funzione della retorica quale mezzo d'analisi e giunge molto convincenti. TODOROV, Tzvetan, Grammaire du Decameron Mouton, The Hague-Paris, 1969. BARILLI, Renato; op. , cit.