UCLA
Carte Italiane
Title
Boccaccio dal Filoloco al Decameron: variazioni di poetica e di retorica
dall'esame di due racconti
Permalink
https://escholarship.org/uc/item/7jp952cb
Journal
Carte Italiane, 1(7)
ISSN
0737-9412
Author
Guardiani, Francesco
Publication Date
1986
DOI
10.5070/C917011242
Peer reviewed
eScholarship.org
Powered by the California Digital Library
University of California
1
Boccaccio dal Filocolo
Decameron'.
al
variazioni di poetica e di retorica
dall'esame di due racconti
FRANCESCO GUARDIANI
Un
periodo di almeno dieci anni separa
la
composizione del Filocolo,
l'opera che segna l'iniziazione letteraria del Boccaccio, da quella del
Decameron, l'opera
della piena maturità artistica.
Furono anni di inuna vocazi-
tensa attività nei quali l'infaticabile scrittore, sostenuto da
one poetica genuina
e tenace,
diede
alla luce
il
Teseida (1339-40),
la
Commedia delle ninfe fiorentine (1341-42), \ Amorosa visione (134243), V Elegia di madonna Fiammetta (1343-44), il Ninfale fte solano
(1344-46).
Nel quarto
libro del Filocolo, tra
gono
l'episodio delle
la QUI
fabula
si
Non
tuite,
i
si
due novelle
della
X giornata del Decameron:
e XIII
« fatti » narrati
le
segmenti narrativi che compon», fanno spicco due racconti
corrispondono rispettivamente le novelle V
tratta di somiglianze approssimate o di coincidenze for-
IV
Ciò che distingue
ando che
i
Questioni d'amore
ritrova in
alle « quistioni »
e IV.
«
due
«
le
nel Decameron sono identici a quelli del Filocolo.
due coppie di racconti è la forma. Ora, consider-
quistioni
»
sono collocate
agli inizi della carriera let-
teraria del narratore e le
due corrispondenti novelle
del
appartengono
produzione più matura,
parso utilissimo
stabilire
tra
un
alla fase di
parallelo fra
i
due momenti
creativi
attenzione sulle differenze formali che
28
li
ci è
Decameron
concentrando
la
nos-
distinguono. Per dotare
BOCCACCIO DAL FILOLOGO AL DECAMERON
il
29
nostro esame di una sufficiente e persuasive nitidezza di dettagli ab-
biamo
ristretto la nostra analisi a due soli racconti, quelli del giardino
incantato {Filocolo, IV libro, IV «quistione»; Decameron, X, 5); ma
la
pertinenza dei
che seguono si intende estesa al più vasto condue opere in tato. L'obiettivo è, dunque, quello
rilievi
testo costituito dalle
di verificare, attraverso la retorica degli enunciati, le differenze di poet-
mondo
avvenute nel
ica
tore e
A
.
.
del
]
dello scrittore tra
maturo sviluppo
dare direzione
critici
[.
il
Sapegno
al
i
suoi primi tentativi di prosa-
della sua arte.
nostro lavoro concorrono alcuni pregnanti spunti
e del
Quaglio. Nota
già nel Filocolo possiamo assistere,
il
primo:
pur nell'intreccio ancora acerbo
delle più varie esperienze stilistiche, al lento costituirsi di
prosaico e narrativo.
[...
In seno
]
al
romanzo
faticoso e
un ritmo
composito
si
svolge e cresce l'embrione della novella.^
Da
qui
il
critico
rativo»
si
sviluppi nel
procede ad
illustrare
come
il
«
ritmo prosaico e nar-
Decameron:
Scompaiono quasi del tutto gli indugi descrittivi e il gusto dell'ornamentazione fiorita; il ritmo delle novelle raggiunge la sua pienezza
in
una prosa insieme riposata
tezze, artisticamente
Quaglio espande
il
e scorrevole, sostenuta senza inutili len-
ma
modulata
in nessun posto scolastica
concetto critico del Sapegno e vede
sima evoluzione della prosa dello
scrittore
].^
[...
la personalis-
anche nell'ambito delle
cir-
costanze culturali in cui egli operò agli inizi della sua carriera:
[Boccaccio] s'affaccia alla ribalta della storia letteraria del Trecento
«
prosatore d'arte
» alla ricerca di
moduli
stilnovo, della trattatistica, del
Compie
rative,
le
narrativi,
romanzo
che
la
cavalleresco
come
tradizione dello
non
sa offrirgli.
sue prime prove sperimentando liricamente situazioni nar-
anche
se avverte l'instabilità di quest'esercizio e perciò crea spazi
culturali e cronachistici che
mirano
a
determinare
il
lamentoso fraseg-
gio espressivo.
—
—
Tale condizione retorica di linguaggio e di poetica
blocca l'impianto delle opere minori, anche delle migliori, ove gli squilibri si attenuano perché il narratore ha cercato di ridurre e minimizzare trame
e personaggi,
esemplandoli più liberamente sulla sua
progresso vero segna soltanto
mondo: ma anche un
salto
vita.
[...
]
Un
Decameron, la dissoluzione di quel
netto, un volto divetso, un equilibrio su
il
differenti interessi che richiedono perciò
ben
altro discorso.'*
CARTE ITALIANE
30
Il
ritmo della prosa che ha indicato
alla
Ed
Sapegno
il
può ben ricondurre
si
condizione retorica di linguaggio e di poetica di cui parla
è proprio a questa
condizione retorica che rivolgeremo
tenzione nel considerare
le
differenze tra
Boccaccio, è stato
conoscitore delle artes dictandi
dal Muscetta, fu
profondo
due
racconti.
dagli scrittori classici dell'elo-
zQ>^\^\Q2iit
quenza, Cicerone e Quintiliano. ^ La predilezione per
retorica va fatta risalire già ai
la
più importante
tra
infatti,
quelle del « trivio
ebbe quindi
dell'epoca. Lo scrittore
gli
studi della
tempi del suo primo avvicinamento
C'è da considerare,
letteratura.
Quaglio.
nostra at-
i
ampiamente provato
il
la
alla
che questa disciplina costituiva
»,
gruppo di studi umanistici
anche con testi di
il
familiarità
i
Branca ha accertato che Boccaccio raccolse l'inseg-
retorica medievale:
namento della retorica dalle opere di Boezio, Fulgenzio, Beda, Ilario
da Poitiers, Jacopo da Varagine, Brunetto Latini e, naturalmente,
Dante. ^ Ciò che con questo ci preme sottolineare è quanto lo scrittore
fosse conscio dell'importanza del «
della sua «carriera»,
modo
compose secondo
i
di esporre »
canoni
quando,
all'inizio
retorici dell'epoca
più
ricercati.
La retorica viene tradizionalmente divisa in cinque parti: inventio,
dispositio, elocutio,
tre stabiliscono
memoria, pronunciatio Le ultime due parti, esriferite agli oratori, non ci interessano qui; le prime
.
sendo espressamente
quello che era universalmente ritenuto
il
piano di com-
posizione e di scrittura di un'opera letteraria. Ciò che ora
di
meno
non perché questa
è la inventio,
Brunetto Latini
insiste nel considerarla la
quanto corrisponde
ma perché
l'
al «
pensiero totale
», al
ci
interessa
poco importante, anzi
parte più importante in
sia
piano generale, dell'opera,
^^
inventio nel racconto del Filocolo e quella nella novella del
Decameron hanno tanto
in
comune
che, per
siderare le differenze trascurabili. ^ Ciò che
nostro confronto è soprattutto
il
i
nostri fini,
può
possiamo con-
offrire validi spunti al
territorio della dispositio in cui
si
os-
serva la distribuzione delle parti del discorso (quindi l'articolazione log-
segmenti narrativi all'interno del nucleo del racconto).
Importante è anche la considerazione à^iX elocutio cioè eli' aspetto formale più minuto, quello grammaticale e sintattico, del tessuto verbale.
ica dei vari
,
Val
la
pena
di osservare,
concludendo questa lunga
ma
necessaria digres-
sione, che la condizione retorica dello scrittore all'atto della produzi-
one, da Aristotele a Brunetto Latini e giù giù fino a noi, è sempre
^
BOCCACCIO DAL FILOLOGO AL DECAMERON
direttamente dipendente da due
3
fattori: dalla
materia scelta per
1
la trat-
tazione e dal rapporto che egli idealmente stabilisce con il suo pubblico.
In entrambi i racconti che costituiscono il nostro corpus la materia è la
stessa, il rapporto con il pubblico è quindi l'aspetto retorico che va
più
accuratamente indagato.
Uno
degli elementi più vistosi tra quelli che caratterizzano
gio del Fiiocolo è quello connesso ad
erudizione,
Ma
sia classica
gli
di
che medievale. Ecco alcuni esempi.
già per tutto questo Tarolfo di ciò
d'Ovidio
linguag-
il
una marcata ostentazione
ammaestramenti,
il
non
si
rimanea, seguendo
quale dice l'uomo non lasciare per
durezza della donna di non perseverare, però che per continuanza
la dura pietra.
la
molle acqua fora
Sempre
abbiamo il lunghissimo periodo dell'innatura del negromante Tebano. Comincia
nella «quistione» IV
vocazione
alle forze della
cosi:
O
notte, fidatissima segreta dell'alte cose, e voi, o stelle, le quali
risplendente giorno con
la
quale aiutatrice vieni
la
luna insieme succedete, e tu, o
alle cose
incominciate da noi,
somma
e tu,
al
Ecate,
o santa Ce-
rere... >°
E continua
in questo
di tanta « cultura
sull'udienza,
il
immaginare per
la
opera." Nel libro
«fiamma
modo
nella
altisonante per vari paragrafi. La presenza
forma
e nel lessico, mentre ci induce a riflettere
pubblico ideale che Boccaccio poteva plausibilimente
»,
sua opera,
I
la
ci
porta a considerare
«gentilissima
il
genere dell'intera
donna» che aveva
inestinguibile» nel petto del poeta così
acceso
una
gli si rivolge:
Certo grande ingiuria riceve
la memoria degli amorosi giovani, pensando
grande costanza de' loro animi, li quali in uno volere per l'amorosa
forza sempre furono fermi servandosi debita fede, a non essere con deb-
alla
ita ricordanza la loro fama essaltata de' versi d'alcun poeta,
solamente ne' fabulosi parlari degli ignoranti. Ond'io non
ma
lasciata
meno
vaga
di potere dire ch'io sia stata cagione di rilevazione della loro
fama che
pietosa de' loro casi, ti priego che per quella virtù che fu negli occhi miei
il primo giorno che tu mi vedesti
e a me per amorosa forza t'obbligasti,
che tu affanni in comporre un picciolo libretto volgarmente parlando,
nel guale il nascimento, lo 'nnamoramento e gli accidenti de'
detti due
infino alla loro fine interamente
si
contenga.
'^
CARTE ITALIANE
32
E Boccaccio realmente,
al
di là della finzione poetica, attingendo ai
«fabulosi parlari degli ignoranti
la favola. Finito
alle
il
», si
appresta a redimere letterariamente
lavoro, nelle ultime pagine, accosta
il
suo Filocolo
opere di Virgilio, Lucano, Stazio e Ovidio oltre che a quelle di
Dante,
pure
se
lo colloca
Lascia a costoro
il
debito onore,
t'acquisterebbe danno.
bassezza t'è
ad un
mezzana
[...
]
A
livello
il
te
più basso:
quale volere usurpare con vergogna
bisogna di volare abasso, però che
la
via.'^
La modestia conclusiva è un topos
comune che funge da
benevolentiae\ l'elegante periodare con cui è espressa ed
il
captatio
richiamo
alla
tradizione classica e medievale più ricca di decoro mostrano, tuttavia,
quanto radicata
Il
quest'opera
sia in
la
volontà di presentare una prosa
gente di una certa cultura.
letteraria a
pubblico di Boccaccio nel Decameron, invece, è un pubblico più
vasto,
meno
selezionato.
Con
malcelata ironia lo scrittore fa riferimento,
» cui l'opera non è diretta.
sempre nel Decameron, nel «Proemio», la sua dedica alle
donne può essere vista, secondo quanto ci insegna Barilli, come una
nella «Conclusione», agli «ingegni aguti
Inoltre,
metafora per indicare che praticamente
il
libro è indirizzato alla più
vasta udienza.^'*
Un
altro
elemento distintivo della nostra
analisi è costituito dalla
presenza del fantastico e del meraviglioso nei racconti delle
d'amore.
» Si tratta di
«
Questioni
un elemento che manca o appare decantato da
ogni ingenua compiacenza descrittiva nel Decameron. Ci riferiamo
nanzitutto
al
lungo segmento favoloso e
favolistico
in-
contenuto nella
novella del giardino incantato nel ¥ilocolo\ qui, appunto, l'incantesimo
del
mago
tastici.
è descritto
con grande dovizia di dettagli immaginosi
Nella corrispondente novella del
a condensare
l'intero
episodio:
Decameron poche
semplicemente
si
e fan-
righe bastano
avverte che
il
negromante compì un incantesimo ottenendo il risultato voluto. La
minuziosa descrizione dell'incantesimo di Tebano, che si apre con
l'erudita invocazione citata sopra, procede così:
Questo detto, molte
altre cose
tacitamente aggiunse
ai
suoi prieghi. Poi
non dieron luce invano, ma più veloce che volo d'alcuno uccello un carro da due dragoni tirato gli venne avanti, sopra il
quale egli montò, e, recatesi le redini de' posti freni a' due dragoni in
tacendo,
le stelle
BOCCACCIO DAL FILOLOGO AL DECAMERON
33
mano, suso in aria si tirò. E pigliando per l'alte regioni il cammino,
Spagna e cercò l'isola di Greti: di quindi Pelion, e Ocris e Ossa,
e '1 Nero, Pacchino, Peloro e Appennino in brieve corso cercò tutti, di
lasciò
svellendo e segando con aguta falce quelle radici e erbe che a
tutti
lui
quando da Tarolfo fu
monte Caocaso, e dell'a-
piacevano, né dimenticò quelle che divelte avea
trovato in Tesaglia. Egli prese pietre d'in sul
rene di
Gange e di Libia recò lingue di velenosi serpenti. [... Con le
non essendo ancora passato il terzo giorno, venne in quel
]
quali cose,
luogo onde partito
s'era: e
i
dragoni, che solamente l'odore delle prese
erbe aveano sentito, gittando lo scoglio vecchio per molti anni, erano
rinnovellati e giovani ritornati.
^^
Ecco come nel Decameron è invece descritto l'incantesimo:
essendo
[...
]
cio,
il
fece
sì, la
valente
i
freddi grandissimi e ogni cosa piena di neve e di ghiac-
uomo
in
apparve, secondo che
giardini che
frutti
un bellissimo prato vicino
notte alla quale
il
alla città
la
arti
mattina
vedevano testimoniavano, un de' più be'
'1
mai per alcun
fosse stato veduto,
con erbe
e
con alberi
e
con
d'ogni maniera."^
Nella presenza del favoloso e dal fantastico nel Filocolo
ciare
con sue
calen di gennaio seguitava, che
un'eco del legame che
il
si
può
rintrac-
Boccaccio ebbe con tutta una tradizione
medievale che va dai poemi cavallereschi francesi
alle « storie » della let-
teratura orale dell'epoca; quest'ultima includeva
numerosi racconti di
abbondavano nell'opulento ambiente angioino. Il Rajna, in uno studio famoso permeato di impegno
positivistico, oltre ad elencare una lunga serie di lavori letterari derivati
dalla fortuna in Europa della « Questioni d'amore », ha presentato le
fonti d^Wt fabulae che le compongono. Lo studioso ha comunque tralasispirazione orientale che
ciato di considerare le affinità di linguaggio
che per Boccaccio
la stessa scelta
dalle sue fonti lo scrittore
un linguaggio
la letteratura
popolare
trasse soltanto delle storie, attinse
tipico dei racconti popolari.
amente, quel linguaggio
Il
non
con
dei temi comportava. Evidentemente,
Pur
resiste nel dettato delle
anche
riscattato letterari-
«Questioni d'amore».
brano che segue
Poi, posto
un grandissimo vaso sopra
l'ardenti
fiamme, pieno
di san-
gue, di latte e d'acqua, quello fece per lungo spazio bollire, aggiungendovi l'erbe e
diversi
semi
le radici colte
e fiori di
negli strani luogi, mettendovi ancora con esse
non conosciute
erbe, e aggiunsevi pietre cercate
CARTE ITALIANE
34
nello estremo oriente, e brina raccolta le passate notti, insieme con carni
e ali
d'infamate streghe, e de'
isquama
con
di cinifo e
lupo l'ultima parte, con
testicoli del
ultimamente un fegato con
pelle del chelidro, e
polmone d'un vecchissimo cervio: e, con queste, mille
o sanza nomi o sì strane che la memoria noi mi ridice.'^
tutto
mostra quanto, nonostante
la
altre cose,
il
nuova prosa
risenta dei
il
decoro classicheggiante profuso nell'opera,
moduli
espressivi delle letteratura popolare.
L'esposizione dei cantari, in particolare, era spesso intervallata
da note
memoria o, in generale, al faticoso lavoro del novelliere;
un topos tipico di questo tipo di letteratura che spesso compare nella conclusione di lunghe e dettagliate descrizioni. Nel Decameron il fantastico per diletto, con tutti moduli descrittivi che questo
riferite alla
si
tratta di
i
comporta, scompare:
il
lettore e lo sostituisce
significativi della
tore del
dettato letterario toglie tale
con
stimolare
lo
«
divertimento
natura dell'uomo: ingegno, fortuna e amore.
Decameron,
a differenza di quello del Filocolo,
ma
a sognare, a fantasticare,
afferrare, per analogia
con
il
» al
curiosità per gli aspetti più
la
non
Il
let-
è invitato
a tenere l'intelletto sveglio e pronto ad
mondo
delle cose reali, gli aspetti più in-
tensi e penetranti dei racconti.
Possiamo già osservare come,
retorico dello scrittore, intonato
in generale,
il
dettato poetico anche se
nel caso specifico che stiamo analizzando,
profondendo
il
nostro esame
diverso atteggiamento
ad un diverso pubblico ideale cui
opere erano dirette, condizionasse
come
il
andiamo
rimaneva
a considerare
le
trama,
la
la stessa.
Ap-
come, anche nei
particolari dei tratti descrittivi all'interno del tessuto narrativo. Boccaccio
avvertisse
al
il
peso di questa diversa impostazione retorica
suo dettato variazioni talora vistosissime.
tere in risalto
non
solo
quanto
pratico della stesura del lavoro,
la retorica fosse
ma come
gente dell'ispirazione poetica e causasse
sulla « istoria», del
modo
Con questo
e
si
imponesse
vuole met-
importante
all'atto
essa fosse addirittura la sor-
il
prevalere della esposizione
del narrare sui fatti narrati, della forma sul
contenuto.'^ Le due impostazioni retoriche che Boccaccio adottò nel
Filocolo e nel
opera
si
Decameron
si
collegano a due diverse poetiche: '^
innesta direttamente nella tradizione della cultura
la
prima
« ufficiale »
del tempo, sia essa classica che medievale, la seconda fa invece conti-
nuo
e diretto riferimento alla realtà oggettiva
terario.
Il
narrato del Filocolo,
ed esterna
al
mondo
let-
nella «quistione» che stiamo
BOCCACCIO DAL FILOLOGO AL DECAMERON
35
considerando, fa riferimento e acquista
palesi
ad Ovidio,
la
V
vitalità
con accenni più e
X giornata fa
novella della
meno
esplicito riferimento
d'animo medievale che esiste anche al di fuori della letQueste due posizioni sono vividamente messe in luce, nelle
alla nobiltà
teratura.
due opere, dal Quaglio
rispettive introduzioni alle
quanto
meno
Branca.
e dal
più fantastico
II
lato descrittivo del Filocolo è
il
Boccaccio abbia voluto lasciare sulla pagina; in apparenza narrando,
di
realistico e
specificando, determinando, egli riesce ad abbellire la favola, toglien-
dole ogni aggancio con
il
sfumando
reale,
situazioni nelle im-
le
maginazioni; sino a conferire, con l'accatto di particolari
svariati
sempre
di origine letteraria, toni macabri e surreali, violenti e lugubri alle nar-
eloquenza è
razioni. In questa distesa
donde
Filocolo,
si
Questa multiforme
possono misurare
«
leggenda di ognuno
ron un solido ed esemplare valore
tamente
di
una
ma
umano
» riesce
«commedia umana»
Decameron P-^
ad avere nel Decame-
ben
società
poderosa; perché cioè
vitalità gagliarda e
caratteristico del
il
perché non è delineata
una
è calata e rappresentata in
nella grandiosa
segno più
il
distanze con
le
svolge e
si
astrat-
reale e concreta,
si
articola
della società nell'autunno del
Medioevo. 2'
Salvatore Battaglia, nel suo illuminante lavoro sulla struttura narrativa
dell'opera maior di Boccaccio, osserva:
La prima regola della retorica narrativa concerne
la
presentazione dei
protagonisti (nome, patria, famiglia, classe sociale, età:
esauriente identificazione anagrafica) e
fisiche e morali,
che sono
il
perno su cui
il
si
insomma una
disegno delle loro sembianze
svolgerà
la
situazione
umana
all'interno del racconto. ^^
Se l'insigne studioso avesse esteso
tenuti nelle «Questioni
la
sua considerazione
racconti con-
ai
d'amore» non avrebbe mancato
di notare
quanto, a differenza di ciò che appare costantemente in tutto
Decameron
sonaggi
sia
,
nell'opera giovanile
meno
queste differenze. Nella IV
cipale
«
femminile
è
ma
anche
descrizione
personaggio prin-
»
del Filocolo
semplicemente una
«
donna nobile »,
ha un nome, Dianora;
la
precisa e circostanziata. Verifichiamo
quistione
«
il
identificazione anagrafica» dei per-
approssimata e scarna; non solo,
dei luoghi dell'azione è
ella
1'
lo stesso
il
nel
accade per suo marito
e nobile cavaliere » nel Filocolo, Gilberto nel Deca?neron\
«
il
Decameron
ricchissimo
gentiluomo
CARTE ITALIANE
36
è Tarolfo nella «quistione»,
innamorato
ha nome
e
cognome
nelle
Ansaldo Gradense. Lo svolgimento dell'azione è collocato nella
patria del narratore Menedone nella « quistione » (« Nella terra dove io
nacqui mi ricorda essere. »2^) e occorre un lungo salto indietro (libro
novella:
.
.
secondo, 32) per accertare che egli è discendente del mitico Giarba, re
libico dei Getuli, pretendente alla mano di Didone. Ma con questo
l'identificazione del luogo dell'azione è ancora incerta; Boccaccio prov-
vede ad informarci con una
gimento del racconto
negromante
ponente'...
A
(«...
cui Tarolfo
all'inizio del racconto:
il
«In
vistose diversità di
è
lo svol-
ci
il
sono dell'ultimo
'Io
dice che l'azione
si
svolge in
luogo dell'azione è chiaramente identificato
una
Frioli... è
terra
chiamata Udine
ambientazione provano che
retorico che Boccaccio stabilisce
Decameron
che troviamo, quando
nel dialogo tra Ansaldo e
rispose:
Questo finalmente
»2'^).
Spagna. Nel Decameron
Queste
perifrasi dotta
è già avviato,
idealmente con
radicalmente mutato: è
alla realtà
il
il
».25
rapporto
suo pubblico nel
più oggettiva ed
es-
si appoggia per dare vita alla novella di
Ansaldo Gradense. Nel Filocolo la finzione letteraria permetteva che
l'azione si svolgesse in Spagna, nel Decameron fatti devono avvenire
in un luogo dove l'inverno faccia un freddo rigido che non permetta
terna alla letteratura che egli
i
neanche minimamente di equivocare
che egli
allora,
nome
sulla stagione dell'anno;
quantunque freddo».
Decameron esiste una vastissima produzione
2*^
geografico, in «Frioli, paese
Sul realismo del
curati studi critici;
da posizioni
ed ecco,
trasporta, sottintendendo l'etimologia, errata, del
ci
l'Auerbach ed
diverse,
hanno
letteraria del Boccaccio
il
di ac-
Battaglia in particolare, anche se
insistito su
considerandolo
questo aspetto della produzione
il
più rilevante della poetica dello
Qui non si toglie nulla a questo giudizio, ma si prova a mocome il realismo del Decameron fosse una conseguenza inevita-
scrittore.
strare
bile del
nuovo rapporto
ideale che lo scrittore stabilì con
un pubblico «moderno»,
condizionamenti
caccio nel
vivace,
letterari di sorta.
Decameron mise da
tandi, tutt'altro:
il
suo pubblico,
non necessariamente erudito, senza
Con questo non si vuol dire che Boc-
parte gli schemi retorici delle artes dic-
l'organizzazione «tecnica» della composizione è
impiegata nel capolavoro con evidente chiarezza,
ma è
adottata con
una
disinvoltura inconsueta ed è retta dalla funzione pratica del comunicare la visione di
un mondo nuovo dove regnano Amore, Fortuna ed
BOCCACCIO DAL FILOLOGO AL DECAMERON
Ingegno, un
mondo
zione poetica,
I
umanissimo, perfetto
fatti narrati nel
pongono
si
ma
ideale,
tempo, raggiungibile. 27
37
cioè in
un mondo
dà completa libertà alla fantasia dell'artista
da ogni confronto con
la realtà
restare nell'ambito del nostro
oggettiva:
esempio,
il
e,
nello stesso
Filocolo sono retti dall'invenin cui l'ipotesi letteraria
quale
il
sente svincolato
si
non ha importanza
luogo dell'azione
dove l'inverno talvolta non è affatto rigido e
il
che, per
sia la
Spagna
gennaio può
sole di
es-
sere caldo come quello di maggio a Firenze; così come basta parlare di
« cavaliere » e di « donna nobile » perché il « setting » sia completo. Il
racconto del Filocolo, insomma, è una favola poetica e tanto basta. Nel
Decameron, neir« epopea dei mercatanti »28 la verosimiglianza dei per-
sonaggi e dell'azione è d'obbligo:
sono familiari
al
pubblico, mentre
i
i
nomi
dei luoghi e delle persone
riferimenti
ai classici
sono com-
pletamente fuori luogo.
Continuando
nella considerazione degli elementi descrittivi connessi
all'idea del realismo, osserviamo
nobildonna nella
«
quistione
V
equivoca nella novella
la
moglie
promessa,
Gilberto,
sceglie
il
si
ma
rechi
lo fa
alla
nobiltà del marito della
corrisponda una apertura mentale
della
X
un
giornata dove Gilberto insiste
da Ansaldo per tener fede
alla
sì
po'
che
sua imprudente
perché è mosso anche dalla paura del negromante.
insomma, esercita qui il suo giudizio borghese: tra due mali,
minore. E così mentre nel Filocolo Fiammetta vede il gesto
i
del marito della
namorato
»
come
donna quale
mago,
cavaliere e del
il
più nobile rispetto a quelli dell'in-
nel
Decameron questa
nobiltà passa in
secondo piano, anzi è addirittura ignorata. ^^
Un altro esempio della diversità di poetica e di retorica causata dal
nuovo stile realistico del Decameron si può cogliere nella descrizione
della donna al momento di offrirsi sconsolatamente al suo pretendente.
Nel Filocolo abbiamo:
Vedendo
la
donna
compagnia, andò
la
volontà del marito, ornatasi e fattasi bella, e presa
all'ostiere di Tarolfo, e di
vergogna dipinta
gli si
presentò davanti. ^°
Mentre nel Decameron:
A
Gilberto,
fosse:
quantunque
per che, venuta
la
la
donna
il
negasse molto, piacque che così
seguente mattina, in su l'aurora, senza troppo
CARTE ITALIANE
38
ornarsi,
con due suoi famigliari innanzi e con una cameriera appresso
n'andò
la
donna
La sottolineatura,
a casa
questa e nella citazione precedente, è nostra. E'
in
chiaro che a dettare
messer Ansaldo.*'
la
prima descrizione interveniva
adeguato ad un'esponente della
classe nobile:
racconto è quello favolistico e irreale in cui
i
il
il
«
l'idea del decoro
mondo »
protagonisti dell'azione. Boccaccio fa ornare e far bella
plicemente per adeguare l'azione
Decameron Diadora
nobile
prima
sì,
ma
dell'azione,
come una
campo
ci
la
donna semNel
rappresentato.
come avrebbe agito una lettrice del libro:
non innamorata, non poteva farsi bella
vittima
suo pretendente.
al
diverso atteggiamento
il
prodotto nel
mondo
realisticamente
di offrirsi
Quanto
agisce
al
evocato dal
guarda dal basso
lettore
retorico
dello
scrittore
abbia
delle caratterizzazioni dei personaggi ed in quello
pare chiaro a questo punto. Siamo rimasti finora, comun-
que, nel terreno della logica narrativa, cioè nel
dalla dispositio\
indagando nel
proviamo ora ad osservare
campo
retorico occupato
differenze che appaiono
le
territorio della elocutio. Innanzitutto rileviamo
IV «quistione»
è,
come contenuto
novantacinquesima novella, quasi
il
che
la
verbale, molto più lunga della
doppio. Indubbiamente questa
differenza è determinata in massima parte dall'eliminazione totale
dell'episodio del sortilegio nel
Decameron ma
che concorrono a determinare
la
il
,
ci
sono anche
altri fattori
Primo
fra questi,
brevità della novella.
diverso uso del discorso diretto. C'è qui da distinguere innanzitutto
tra l'uso di
monologo
questa costruzione nel monologo e quello nel dialogo.
Il
completamente assente nel Decameron: una forma di espressione così concettualizzata non si adattava ai criteri di analogia con
il
è
reale che Boccaccio adottò per quest'opera.
Abbiamo
questo periodare concettoso che spezza, intervallandolo,
allora che tutto
il
filo della nar-
razione in terza persona:
Poi che questi s'avedrà che da
puote avere, forse
Io potrei, s'io
lieta:
il
per altro
Questa
elli si
dicessi,
modo
rimarrà
né buona risposta né buono atto
d'amarmi e di darmi questi stimoli."
commettere
si
tra costoro cosa
che
io
mai non
vivrei
vuole levare via.'*
è cosa impossibile: io
maniera.*"*
me
mi
leverò costui da dosso per questa
BOCCACCIO DAL FILOLOGO AL DECAMERON
si
risolve in
un limpido, quasi
E essendo
alla
donna
domanda
si
lui
domandatole, esso per
rimaneva, con una nuova
pensò
si
scarno, breve:
gravi le sollicitazioni del cavaliere, e
per negare ella ogni cosa da
di sollicitarla
39
Abbiamo anche
e al
veggendo che,
d'amarla né
ciò
suo guidizio impossibil
di volerlosi torre di dosso. '^
dialogo stesso una semplificazione
nel
notevole. La conversazione che
ricamo di retorica ornata su cui
si
lo scrittore
stilistica
Tebano
svolge tra Tarolfo e
un
è
indugia con compiacimento;
negromante:
nella conclusione del colloquio, l'ultima risposta del
« Il
come non ti travagliare. »^^ e, ancor più,
la chiusa dell'appello del mago alle forze della natura dopo la lunga
e solenne invocazione: «... siate presenti, e il vostro aiuto mi por-
quando
fia
gete
costituiscono esempi di quel cursus velox che Boccaccio pun-
»,^"'
a tua posta, del
.
tigliosamente aveva imparato ad imitare dai
della cultura «ufficiale».
Il
cursus
può
.
testi classici e
medievali
essere velox, però, solo se è
preceduto da un periodare di una certa larghezza. Poiché questa
ghezza
è
è
più
comune
— l'abbiamo visto — nel Filocolo,
il
lar-
cursus velox
anche più frequente. Nessun compiacimento formale di questo tipo
lì
troviamo nella novella del Decameron considerata. In quest'opera,
sempre funzionale alnarrativo; un vivido esempio di questa essen-
quanto Boccaccio esprime
l'interno dell'intreccio
zialità di
forma
si
può
in discorso diretto è
rintracciare nel dialogo tra
La nobildonna dopo aver funzionalmente (per
la
situazione tra
E
lei e
Ansaldo, così
se io potessi esser certa
fallo io
dove
suoi
mi
recherei a
che
amar
egli
si
Dianora e
il
mezzana.
esprime:
cotanto m'amasse quanto tu
lui e a far
la
lettore) ricapitolata
di',
senza
quello che egli volesse; e per ciò,
di ciò mi volesse far fede con quello che
comandamenti presta.'^
io
domanderò,
io sarei a'
L'enunciato è piano e lineare, pur nel suo elegante decoro. La mezzana
è
al
una donna semplice, una donna del popolo, non può che partecipare
dialogo con un linguaggio fattuale e scarno:
Che
cui
è quello,
madonna, che
voi disiderate ch'el faccia?^'
Dianora risponde con adeguata chiarezza
sta parlando),
ma
con naturale raffinatezza:
(è
ad una popolana che
CARTE ITALIANE
40
Quello che
io disidero è questo: io voglio del
mese
di gennaio che viene,
appresso di questa terra un giardino pieno di verdi erbe, di
fronzuti albori,
non
egli
faccia,
stimolasse,
non
né
come
altrimenti fatto che se di
te
né
così,
fosse;
fiori e di
quale dove
il
mi mandi mai più, per ciò che, se più mi
al mio marito e a' miei parenti
dolendomene loro, di levarlomi di dosso m' inaltri
io infino a
tenuto ho nascoso,
maggio
qui del tutto
gegnerei. ''°
L'aggettivazione (verdi erbe, fronzuti albori),
one
«
relativa
decoroso
ano
(il
» al
quale dove
differenza sociale tra
la
un minimo
però,
non
egli
congiuntivo imperfetto
la
Lo
)
con
la
proposizi-
e poi quel verbo
più mi stimolasse) accentula
sua interlocutrice senza,
nuovo
retto dal
stile,
atteg-
determina l'estensione dell'enunciato
giamento
retorico dello scrittore,
perché
brevità e la concisione nel
la
faccia...
(se
parlante e
di ostentazione.
la ripresa
Decameron sono
al servizio di
una
stringente funzionalità narrativa. La funzione ultima dell'espressione
profondamente diversa: la
quistione» era un mezzo per presentare un argomento da dibattere
verbale, in generale, nei
«
su chi, tra
i
tre
che Fiammetta,
due
personaggi maschili, fosse
la
regina della
donna conferma quanto vaga
conto;
la
racconti è
« corte
il
piìì liberale e
d'amore
»,
sceglierà
il
il
fatto stesso
marito della
e indefinita fosse la « direzione » del rac-
novella, con la conclusione di Emilia in cui né del marito né
negromante si fa motto, mostra, invece, che è la liberalità di messer
Ansaldo al centro dell'attenzione. Anche qui si fa un paragone, ma è
del
soltanto retorico, con
Che direm
donne? preporremo
amore per
messer Ansaldo...
Da
protagonista della novella precedente (X, 4):
qui, amorevoli
già rattiepidito
il
il
la
la
quasi morta
donna
e
spossata speranza a questa liberalità di
?"*>
questo possiamo anche scorgere un altro elemento connesso
al
due opere.
un argomento che anima
diverso atteggiamento retorico-poetico dello scrittore nelle
Nella IV
la
«
quistione
»
il
tema
della liberalità è
conversazione di giovani nobili ed intelligenti;
che
tra
pone alla fine del racconto
una mancanza di definizione
si
la
questione, infatti,
più liberale?), mos-
(chi dei tre è
il
e di giudizio
da parte del narratore
Boccaccio. Ciò s'intona perfettamente alla frammentarietà della narrazione, tutta volta a dilettare senza
Non
così nella novella del
il
Decameron:
minimo impegno ideologico.
la domanda che pone Emilia
BOCCACCIO DAL FILOLOCO AL DECAMERON
non si pone un quesito, si offre un giudizio.
ma considerando ognuno dei due racconti dall'identica trama
porta inclusa
Non
41
solo,
la risposta;
nell'ambito dell'opera di cui è parte integrante, notiamo che mentre
«quistione» costituisce un ornamento
la
presenta invece
un punto
ma non
appropriato,
sì
dispensabile, nello sviluppo narrativo del Filocolo,
la
di passaggio obbligato nel crescendo della
giornata, che è a sua volta considerata acutamente dal Branca^^
la
solenne conclusione di un
mondo umano
e variegiato
tuna
uomini delle
gli
Amore
e
Ingegno,
del
umani, attraverso
la
misura che
loro doti intellettuali e morali nei casi di Forsi
giunge nella
X giornata all'epilogo magnifico
splendido crescendo dell'ultima giornata sembra voler
solenne atmosfera encomiastica
che avevano regolato
umana; sembra
Notiamo
come
Decameron:
e fiabesco, al giardino favolosamente fiorito delle più alte virtù.
lo
X
ideale itinerario » attraverso lo splendido
«
dall'iniziale riprensione dei vizi
[...
danno
in-
novella rap-
i
più
alti
lo svolgersi della
consacrarli in
una
Ed ecco
una
fissare in
motivi, le più grandi idee forza
grandiosa ed eterna
fissità
commedia
quasi metafisica. ^^
qui, quindi, oltre all'uso della favola (la materia, identica nel
Decameron) e all'udienza (un pubblico ideale, diverso
due opere), un altro elemento di estrema importanza che con-
Filocolo e nel
per
le
corre a definire la retorica dell'enunciato: l'intensità del messaggio
comunque, che
ideologico contenuto nel racconto. Si sottohnea,
tre
elementi non vanno considerati
sullo stesso
come
aspetti
che
si
questi
possano allineare
piano e considerare separatamente; per una comprensione
sistematica ed organica dell'opera dello scrittore, occorre intenderli
come
parti
complementari intimamente connesse
ganismo, un modulo generico,
parato, in
Abbiamo
racconto
»,
altri
tentato fin qui di mettere a fuoco
nostra indagine
che caratterizzano
tri rilievi
«
una prospettiva generale, con
di poetica e di linguaggio
la
il
ci
i
— che distinguono
conduce
ora,
i
in
un medesimo
modelli di scrittura.
le
differenze
due
concludendo,
— retoriche,
lavori del Boccaccio;
a risalire alle affinità
termini del paragone; daremo risalto così
inquadrandoli nell'area
comune
or-
che a sua volta va com-
ai
nos-
del genere letterario prediletto
dallo scrittore. Narrare, raccontare, novellare, pur nelle loro diverse e
svariate accezioni,
tamente
retorico,
sono operazioni che, da un punto di
conducono
allo stesso risultato letterario;
vista stret-
conducono
CARTE ITALIANE
42
al «
racconto
»
che, per la sua diretta derivazione dalla tradizione orale,
prescrive parametri di esposizione obbligatori. «
sing a song
»,
dice Northrop Frye sottolineando
dizionato dal
modo
di ottenerlo.
"^"^
Il
You
teli
come
a tale, like
you
l'oggetto sia con-
racconto ideale, nella sua
ar-
ticolazione verbale, è rigidamente controllato dall'operazione della
l'azione secondo Io
memoria che presenta ordinatamente
puro: inizio, sviluppo, conclusione."^^
Non
schema più
c'è spazio per « flash-backs »,
per disquisizioni ideologiche, parentesi dottrinaire, monologhi; questi
essi compaiono
Decameron sono elegantemente confinati alla « cornice »). Ciò impone al « racconto » un enunciato retto da
verbi fattivi e funzionali ai fini dell'azione, una retorica, insomma, im-
incisi
romperebbero
il
filo della
vistosamente nel Filocolo,
ma
narrazione (alcuni di
nel
postata sulla coerenza e sulla linearità.
Fermiamoci qui ancora una volta
forma del narrare
il
critico italiano
fosse
consideriamo quanto di questa
e
acutamente conscio
il
Boccaccio. Renato Barilli,
più attivamente interessato ad una rigorosa rivaluta-
zione della retorica nell'analisi del testo letterario presenta, nella sua
proposta di rilettura del Decameron, questo emblematico esempio della
prevalenza della forma sul contenuto tratto dalla novella
I
della IV
giornata:
[La novella] nel vero da sé era bellissima;
madonna
ma
[il
cavaliere che dice a
Oretta di portarla con una novella a cavallo
postamente dicendola, è da
tro e sei volte replicando
lei pregato
che a pie
una medesima
'
e,
malcom-
la ponga] or tre e quat-
parola, et ora indietro tornando,
nomi errando, un per
un altro ponendole, fieramente la guastava; senza che egli pessimamente secondo le qualità delle persone e gli atti che accadevano,
e talvolta dicendo: Io
non
dissi
bene; e spesso nei
proffereva.'**^
Echi della costante consapevolezza decisiva della forma
due
«
racconti su cui
quistione
» la
abbiamo puntato
li
ritroviamo nei
nostra attenzione. Nella IV
nobildonna
ultimamente non potendosi
la
la
ella a'
continui stimoli del marito, che pur
cagione della sua malinconia desiderava di sapere, tenersi, dal prin-
cipio alla fine gli narrò.
^''
Poco più sotto abbiamo:
BOCCACCIO DAL FILOLOGO AL DECAMERON
Narrò
allora la
donna
a Tarolfo
come
43
la
cosa era tutta
per ordine. ^^
E ancora:
Ringraziò
nando
donna Tarolfo molto
la
di tanta cortesia, e lieta
si
partì tor-
suo marito, a cui tutto per ordine disse quello che avvenuto
al
l'era. ^9
Lo
stesso
amore per
anora svela
la
forma
«
ordinata
La donna per vergogna
il
marito:
tacque molto: ultimamente, costretta, or-
alla
materia e all'interlocutore,
personaggi di Boccaccio adottano all'interno dei vari racconti, è
che
la stessa
E,
al
aperse ogni cosa.^°
gli
L'enunciazione coerente, appropriata
i
ritroviamo nel Decameron. Di-
patto segreto stabilito con Ansaldo
il
dinatamente
che
»
lo scrittore sceglie
indubbiamente,
iniziato
con
il
il
come suo
peculiare
modulo
narrativo.
lungo sperimentare in questo genere prediletto
Filocoio costituisce la vera base su cui poggia la struttura
della novella nel
Decameron.
Accertata l'influenza diretta delle artes dictandi nell'enunciato del
Boccaccio, condivisa la ragione del
nuovo impegno
della critica
contem-
poranea nell'esaminare l'architettura formale delle sue opere, ^' un ampio territorio inesplorato
si
apre oggi agli studiosi più genuinamente
comprensione in foto del lavoro del certaldese: quello
interessati alla
costituito dall'esigenza di rintracciare le motivazioni che lo portarono
a prediligere
il
genere narrativo.
rilevando che, poiché
rapporto di comunicazione con
per comprendere
Non
ma
solo,
la scelta
accettando
viamo che anche
Si
la retorica è
la scelta
il
il
il
rapporto
in questa direzione
pubblico, è ad essa che occorre
riferirsi
del genere letterario proprio dello scrittore.
il
prevalere della forma sul contenuto, osser-
dei temi diventa un'operazione dipendente
dalla retorica. Sul piano teorico,
di studiare
può procedere
direttamente rivolta a stabilire un
tra la
dunque,
forma della
pubblico, CUI tale scrittura è
rivolta;
si
avverte oggi
la
necessità
scrittura letteraria e la società,
più precisamente, occorre far luce
moduli e forme che siano
communicazione del messaggio letterario. Tali studi
sull'esigenza dello scrittore di adottare
adeguati
alla
devono necessariamente
sue categorie,
alle
risalire alla retorica (alle
sue varie parti, alle
sue disparate funzioni) e Boccaccio, per
il
cosciente,
.
CARTE ITALIANE
44
costante e sottile uso delle artes dictandi in tutte
sue opere, rap-
le
presenta un significativo e funzionale centro di riferimento per questa
nuova
«
quest
».
University
of Toronto
Note
Quaglio
Il
1
Boccaccio:
«
rileva
che é proprio con
Quest'opera prima
(e in
il
non anticipa soltanto
[...
tale è per
Diana
provvisorietà d'esercizio della Caccia di
Filostrato)
Ftlocolo che
fondo
si
apre
il
del
Ftlocolo, attesa
e la fragilità del forse
la
contemporaneo
e la tematica più congeniale alla fantasia dell'au-
ma costituisce la prima affermazione del narratore [...
QUAGLIO, Antonio Enzo; « Introduzione » al Filocolo, p. 47;
tore,
]
».
Filocolo, a cura di
Enzo
opere di Giovanni Boccaccio, a cura di Vittore Branca, Mondadori,
Quaglio, Tutte
le
Milano, 1967,
voi.
SAPEGNO,
2.
la carriera letteraria
Boccaccio
I.
Natalino; «Introduzione», Filocolo; Riccardo Ricciardi editore,
Milano-Napoli, 1952,
voi. Ili; l'opera è stata consultata nella
riproduzione integrale
della Einaudi, Torino, 1976, p. 146.
3.
Ibidem,
4.
Op.
p. 148.
pp. 58-59.
La diretta influenza dei grandi
5.
cit.,
provata dal Muscetta in
«
retori dell'età classica è stata
Giovanni Boccaccio
e
i
novellieri
inconfutabilmente
»:
MUSCETTA Carlo;
Storia della letteratura italiana, « Giovanni Boccaccio e
Milano, 1965, voi.
II.
BRANCA
6.
Vittore, Boccaccio medievale e
i
novellieri
»,
nuovi studi sul 'Decameron' Sansoni,
,
Firenze, 1981, pp. 439 sgg.
«
7.
Et così va oltre Tulio e dicerà di ciascuna parte per sé, e primieramente dicerà
della 'nvenzione,
ma
l'altre
sì
come
non possono
LATINI, Brunetto; La
di più
degna, però ch'ella puote essere e stare senza
stare sanza lei
l'altre,
»:
rettorica, testo critico a cura di Francesco
Maggini, Firenze,
Galletti e Cocci, 1915, p. 51.
Non
8.
ron,
ma
9.
10.
11.
chiaramente, trascurabile Vinventio generale del Filocolo o del Decame-
è,
per
i
fini del
Filocolo, ed.
nostro lavoro tralasciamo di considerare questo aspetto.
Mondadori,
Ibidem, p. 400.
La nozione di genere che
cit., p.
si
tamente da Aristotele, secondo cui
396.
sottintende è quella di Northrop Frye, ripresa diretil
genere di un'opera è essenzialmente determinato
dal rapporto retorico ideale che lo scrittore stabilisce a priori con
FRYE, Northrop; Anatomy of Criticism Princeton University
,
1957;
si
veda
in particolare
il
IV saggio
«
Theory of genres
».
il
suo pubblico.
Press, Princeton, N.J.,
BOCCACCIO DAL FILOLOGO AL DECAMERON
n.
Mondadori,
12.
Filocolo, ed.
13.
Ibidem,
14.
BARILLI, Renato;
cit.,
45
pp. 65-66.
p. 674.
«
Semiologia e retorica nella lettura de! 'Decameron'
»,
Verri,
35-36, pp. 27-48, p. 42.
Mondadori,
15.
Filocolo, ed.
16.
BOCCACCIO,
TuUe
le
cit.,
pp. 400-401.
Giovanni; Decameron,
Introduzione
«
» di
Vittore Branca; in
opere di Giovanni Boccaccio, a cura di Vittore Branca, Mondadori, Milano,
1967, voi. IV, p. 879.
17.
Filocolo, ed.
18.
Ci
si
generale, ad
e, in
Mondadori, pp. 401-402.
riferisce qui, in particolare, al leitmotiv del
una nozione
critica
poranei (Gianfranco Contini, Gian Luigi Beccaria,...
19-
«Poetica» qui non
ideologico
»,
ma
saggio del Barilli, citato sopra,
largamente accettata da numerosi
critici
contem-
).
«tema»
è intesa nella accezione di
o di «argomento
nel suo significato più comprensivo di « teoria della letteratura
secondo l'insegnamento di Northrop Frye (op.
20.
Op.
cit., p.
21.
Op.
cit.,
22.
BATTAGLIA
cit., «
»
Introduzione polemica»).
55.
pp. XVIII-XIX.
Giovanni Boccaccio e
Salvatore;
la riforma della narrativa, Liguori,
Napoli, 1969. pp. 213, p. 55.
Mondadori,
23.
Filocolo, ed.
24.
Ibidem, p. 398.
cit.,
p. 396.
25.
Op.
26.
Ibidem, Boccaccio probabilmente riteneva che
cioè
«
877.
cit., p.
freddo
». Il
nome
« Frioli »
della regione deriva invece da
romano di Cividale.
27. Che il mondo ideale che il Boccaccio presenta
raggiungibile è una nozione a dir poco controversa;
«
nel
si
derivasse da
Forum
Decameron
presenta qui,
posizione senza alcuna discussione valutativa perché questa
ci
« frigoli »,
lulii », l'antico
nome
umanamente
comunque, tale
sia
allontanerebbe dall'ar-
gomento che stiamo presentando. Per nostri fini qui basta ammettere che il mondo
ideale del Boccaccio mostra una chiara analogia con il mondo reale, esterno alla leti
teratura, dell'epoca.
28.
L'espressione è tratta dal titolo di un capitolo della nota opera del Branca, Boc-
caccio medievale,
29.
novella.
e
Il
Rajna ha notato
non ha apprezzato
tribuisce a
al
cit.
Infatti è solo la liberalità di
muoverlo
il
la
la
cambiamento operato
Boccaccio. Poiché, se per
ma,
Pio;
«
di cui
si
parla nell'epilogo della
dal Boccaccio: «... Nel
Decameron con-
'paura del nigromante'; e di quest'aggiunta non darò certo lode
tal
modo
essere falsata quella nota che tutto
RAJNA,
Ansaldo quella
diversa motivazione che sottende l'azione di Gilberto
il
il
personaggio diventa più umano, ne viene ad
racconto vuol cantare a piena gola
»:
L'episodio delle questioni d'amore nel 'Filocolo' del Boccaccio
»,
Roma-
31, 1902, Paris, pp. 28-81; p. 40, nota 3.
Lo studioso evidentemente non ha considerato
del Boccaccio nel
«
cantare a piena gola
il
forte
atteggiamento unidirezionale
» la liberalità; tale
virtù è infatti nella novella
CARTE ITALIANE
46
del
Decameron significativamente
un
riposta tutta in
all'estrema nitidezza logica connessa alla
solo personaggio. Ciò s'intona
nuova funzionale disposizione
retorica delle
parti del racconto.
Mondadori,
30.
Ftiocolo, ed.
31.
Op.
32.
Filocolo, ed.
33.
Ibidem.
34.
Ibidem, p. 397.
cit.,
Mondadori,
35.
Op.
36.
Filocolo, ed.
37.
Ibidem, p. 400.
cit.,
38.
Op.
39.
Ibidem.
cit.,
404.
cit., p.
396.
p. 878.
Mondadori,
cit.,
p. 399.
p. 878.
40.
Ibidem.
41.
Ibidem, p. 882.
42.
BRANCA,
43.
Ibidem, p.
44.
Si cita
esposta,
cit., p.
p. 880.
Vittore; Boccaccio medievale, cit., pp. 15 sgg.
17.
da una comunicazione orale dello studioso canadese;
comunque,
è
45. L'importanza dell'operazione della
stata
messa
GETTO,
in luce dal
la
memoria
in
rapporto
al
cit.
genere narrativo è
Getto:
Giovanni; Vita dt forme e forme di vita nel Decameron, G. B. Pettini,
Torino, 1958, p. 313. Si è tenuto conto, in particolare del capitolo
componenti espressive del Decameron
Filocolo, ed.
Mondadori,
La cornice e
«
le
».
46. La sottolineatura indica la citazione dal
47.
posizione critica
Anatomy of Critictsm,
contenuta nel IV saggio di
sommario introduttivo
della novella.
p. 403.
48. Ibidem, p. 404.
49.
Ibidem, p. 404-405.
50.
Op.
51.
La
cit., p.
critica
879.
semiologica con Tzvetan Todorov ha provato
alla ricerca delle « strutture
seguirne
la strada: le
profonde
»
della novella.
la
capacità dei suoi mezzi
risultato
non
ci
incoraggia a
conclusioni dello studioso sono così generalizzate che,
insegnano poco. Resta comunque importante
la
l'esplorazione delle strutture
puramente formali
direzione di ricerca rivalutando
la
a risultati
Il
ci
pare,
più che legittima tendenza
al-
del racconto. Barilli segue questa
funzione della retorica quale mezzo d'analisi e giunge
molto convincenti.
TODOROV,
Tzvetan, Grammaire du Decameron Mouton, The Hague-Paris, 1969.
BARILLI, Renato; op.
,
cit.