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FILIPPO CARINCI Élites e spazi del culto nel Primo Palazzo di Festòs* Nei siti che per tradizione definiamo “palaziali”, quelli, cioè, contrassegnati dalla presenza di edifici a corte centrale, a torto o a ragione denominati “palazzi”1, si collocano a partire dagli inizi del II millennio, la sperimentazione, la realizzazione e la codifica di forme di organizzazione economica e sociale comples*Desidero ringraziare in primo luogo l’amico fraterno Vincenzo La Rosa, per l’impulso costante dato alla comune ricerca sulle complesse vicende del palazzo festio. Senza il suo aiuto e i suoi suggerimenti queste proposte di lettura non avrebbero mai preso forma. La mia gratitudine va anche al Prof. Emanuele Greco, Direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene, sotto la cui egida si svolgono le nostre ricerche, per l’ospitalità offerta nelle strutture della Scuola e per la liberalità nel concedere l’accesso ai materiali di archivio. Per le ricerche nella fototeca desidero ancora ricordare la preziosa collaborazione di Ilaria Symiakaki. Sul termine e il suo uso, J. DRIESSEN , ‘The King must die’ Some observations on the use of Minoan Court Compounds, in J. DRIESSEN – I. SCHOEP – R. LAFFINEUR (eds.), Monuments of Minos. Rethinking Minoan Palaces, (Aegaeum, 23), Liège 2002, pp. 1-15. Su diversi aspetti relativi alle origini e alle funzioni degli edifici: J. DRIESSEN, IIB or not IIB. On the Beginning of Minoan Monument Building, in J. BRETSCHNEIDER – J. DRIESSEN – K. VAN LERBERGHE (eds.), Power and Architecture. Monumental Public Architecture in the Bronze Age Near East and Aegean (Orientalia Lovaniensia Analecta, 156), Leuven 2007, pp. 73-92; I. SCHOEP, Architecture and Power: the origins of the Minoan Palatial Architecture, ibid. pp. 213-236; EAD., The Minoan ‘Palace-Temple’ reconsidered: A Critical Assessment of the Spatial Concentration of Political, Religious and Economic Power in Bronze Age Crete, in «Journal of Mediterranean Archaeology» XXIII (2010), pp. 219-244; J. MCENROE, The Architecture of Minoan Crete. Constructing Identity in the Aegean Bronze Age, Austin 2010, p. 54. V. anche I. SCHOEP, Bridging the Divide between the ‘Prepalatial’ and the ‘Protopalatial’ periods?, in I. SCHOEP – P. TOMKINS – J. DRIESSEN (eds.), Back to the Beginning, Reassessing Social and Political Complexity during the Early and Middle Bronze Age, Oxford 2011, pp. 403-405. Una buona sintesi delle problematiche relative alla formazione del sistema palaziale, con relativa bibliografia è in S. TODARO, Il periodo Antico Minoico e l’origine del fenomeno palaziale a Creta: nuovi dati da Festòs, in G. GRAZIADIO – R. GUGLIELMINO – V. LENUZZA – S. VITALE, Φ η συναυ α. Studies in Mediterranean Archaeology for Mario Benzi (BAR International Series, 2460) Oxford 2013, pp. 1-3. 1 1 Filippo Carinci se, le quali, profondamente radicate in situazioni e tradizioni precedenti, vanno incontro a progressive trasformazioni, verosimilmente sempre più funzionali al controllo di un sistema di amministrazione delle risorse materiali e umane e delle relative produzioni, in rapporto a uno specifico ambito territoriale locale. In tali processi va attentamente considerato, nei limiti concessi da una documentazione non sempre esauriente, il ruolo svolto dalla sfera religiosa e dal relativo esercizio di funzioni sacerdotali nell’ambito dei culti. C’è da sottolineare che alcuni di questi aspetti hanno avuto chiari riflessi in interventi di tipo urbanistico e architettonico, i quali hanno lasciato segni riscontrabili a livello archeologico. Come attori di tutto ciò si ipotizzano gruppi di persone in possesso degli strumenti necessari e sufficienti per avviare e condurre a termine tali complesse operazioni: certamente un potere economico, ma congiunto alla capacità di attrarre e conservare consenso e mano d’opera, anche attraverso l’esercizio di un’azione “morale”, verosimilmente a sfondo religioso e con un radicamento in una tradizione comunitaria2. Complessa e non sempre chiarissima la definizione della natura di questi gruppi, che si presumono distinti all’interno di una compagine sociale in prima istanza per un grado diverso di capacità economica: il termine élite è quello maggiormente utilizzato: cfr. I. SCHOEP, Looking beyond the First Palaces: Elites and the Agency of Power in EM III-MM II Crete, in «AJA» CX (2006), pp. 37-64; P. TOMKINS, Behind the Horizon: reconsidering the Genesis and Function of the ‘First Palace’ at Knossos (Final Neolithic IV - Middle Minoan IB), in SCHOEP – TOMKINS – DRIESSEN (eds.), Back to the Beginning, cit., pp. 72-73; J. DRIESSEN, Spirit of Place. Minoan Houses as Major Actors, in D. PULLEN, Political Economics of the Aegean Bronze Age, Oxford 2010, pp. 35-65; ID., A Matrilocal House Society in Pre- and Protopalatal Crete? in SCHOEP – TOMKINS – DRIESSEN (eds.), Back to the Beginning, cit., pp. 358-383. In ogni caso, con sfumature diverse, ci troviamo di fronte a modelli che guardano a una forma di gestione meno “forte” e condivisa da più componenti, mentre permane in altri studiosi (cfr. J.A. MACGILLIVRAY, The Early History of the Palace of Knossos (MM I-II), in D. EVELY – H. HUGHES-BROCK – N. MOMIGLIANO (eds.), Knossos: A Labyrinth of History. Papers presen2 2 Élites e spazi del culto nel primo palazzo di Festòs Il sito di Festòs3, nella Creta meridionale, su una cresta di tre ted in Honour of Sinclair Hood, Oxford 1994, pp. 45-55; C.F. MACDONALD, Palatial Knossos: the Early Years, in SCHOEP – TOMKINS – DRIESSEN (eds.), Back to the Beginning, cit., pp. 81-113.) l’idea di fondo, di matrice evansiana, di un primo palazzo cnossio costruito in forma definitiva nel MM IB, con una autorità centrale e in una posizione di primato in termini di sviluppo politico ed economico dell’isola (cfr. P. Warren ,‘Back to the Beginning’ – An Overview, in SCHOEP – TOMKINS – DRIESSEN (eds.), Back to the Beginning, cit., pp. 432-433, che sostanzialmente ribadisce quanto già in passato sostenuto: cfr. P. WARREN, The Genesis of the Minoan Palace, in R. HÄGG – N. MARINATOS (eds.), The Function of the Minoan Palaces (Acta Instituti Atheniensis Regni Sueciae, Series in 4°, XXXV), Stockholm 1987, pp. 47-56). Manifestazioni dell’emergere di gruppi elitari si evidenziano anche nella sfera funeraria, non sempre e non necessariamente in collegamento al fenomeno palaziale, non solo nei corredi (con particolare riguardo ai sigilli v. K. SBONIAS, Regional Elite-Groups and the Production and Consumption of Seals in the Prepalatial Period. A Case-Study of the Asterousia Region, in SCHOEP – TOMKINS – DRIESSEN (eds.), Back to the Beginning, cit., pp. 273-289; M. RELAKI, The Social Arenas of Tradition. Investigating Collective and Individual Social Strategies in the Prepalatial and Protopalatial Mesara, in SCHOEP – TOMKINS – DRIESSEN (eds.), Back to the Beginning, cit., pp. 290-324), ma anche in attività di carattere cerimoniale, che per alcune comunità hanno come oggetto celebrazioni presso le tombe, nel quadro di un culto degli antenati: cfr. K. BRANIGAN, Dancing with Death. Life and Death in Southern Crete, c. 30002000 BC, Amsterdam 1993, passim; F. M. CARINCI, Priests in action. Considerazioni sulla fine dell'età prepalaziale ad H. Triada, in «Creta Antica» V (1994), pp. 25-41; B.L. HERRERO, The Construction, Deconstruction and Non-construction of Hierachies in the Funerary Record of Prepalatial Crete, in SCHOEP – TOMKINS – DRIESSEN (eds.), Back to the Beginning, cit., pp. 325-357, con ampia bibliografia. 3 Oltre alle relazioni definitive di scavo (L. PERNIER, Il Palazzo minoico di Festòs, I, Roma 1935; L. PERNIER – L. BANTI, Il Palazzo minoico di Festòs, II, Roma 1950; L. D. LEVI, Festòs e la Civiltà Minoica, I (Incunabula Graeca, 60), Roma 1976) sul sito di Festòs i riferimenti bibliografici sono molto numerosi: per un quadro generale v. da ultimo, V. LA ROSA, Phaistos, in E. CLINE (ed.), The Oxford Handbook of the Bronze Age Aegaeum, New York 2010, pp. 582-595, con bibliografia. Di seguito si citeranno solo i contributi strettamente pertinenti al tema trattato. Per una sintesi dei principali argomenti relativi al pieno periodo protopalaziale che qui interessano più da vicino cfr. P. MILITELLO, Emerging Authority: A functional Analysis of the MM II Settlement of Phaistos, in SCHOEP – TOMKINS – DRIESSEN (eds.), Back to the Beginning, cit., pp. 236-272, con ampia bibliografia. Per la Festòs neopalaziale cfr. V. LA ROSA, Pour une révision préliminaire du second palais de Phaistos, in J. DRIESSEN – I. SCHOEP – R. LAFFINEUR (eds.), Monuments of Minos. Rethinking the Minoan Palaces. Proceeding of the International Workshop ‘Crete of 3 Filippo Carinci colline dominanti il settore occidentale della pianura della Messarà, risulta particolarmente interessante per la cospicua quantità di dati risalenti al periodo della prima affermazione e del consolidamento di forme di organizzazione della società in vario modo avvicinabili all’idea di “stato”4. Agli albori del II millennio, nel MM IB, la costruzione dell’edificio a corte centrale e dei suoi annessi, con una superficie di circa 10.000 mq, è espressione di una nuova organizzazione del potere5: la struttura, per le dimensioni, e per alcune caratteristiche qualitative, ben diversa non solo dalle comuni case di abitazione, ma anche da edifici considerati come diretti predecessori di questa formula architettonica6, s’impianta, infatti, nell'area di un insediamento, the Hundred Palaces’, Louvain-la-Neuve 14-15 December 2001 (Aegaeum, 23), Liège 2002, pp. 71-98 4 Per una discussione sul concetto di “stato” nell’età del Bronzo egea e sulle sue diverse accezioni cfr. C. KNAPPETT, Assessing a Polity in Protopalatial Crete: The MaliaLasithi State, in «AJA» CIII (1999), pp. 615-639, in part. pp. 615-618; ID. The Segmentary State We’re in – A New Approach to the Early States of Minoan Crete, in «BICS» XLIII (1999), pp. 225-226; da ultimo ancora C. KNAPPETT, A Regional Network Approach to Protopalatial Complexity, in SCHOEP – TOMKINS – DRIESSEN (eds.), Back to the Beginning, cit., pp. 384-402. 5 Alcune interessanti riflessioni sono offerte da V. LA ROSA, Perché il Palazzo a Festòs?, in «Creta Antica» V (2004), pp.43-51. Per il parallelo fenomeno a Cnosso vd. MACDONALD, Palatial Knossos, cit., pp. 107-111. 6 Scarsi elementi possediamo per indicare con certezza la presenza di reali “predecessori” del Palazzo a Festòs, anche se si ritiene di postularne la presenza per l’AM III/MM IA: cfr. soprattutto S. TODARO, Craft Production and Social Practices at Prepalatial Phaistos: the background of the First Palace, in SCHOEP – TOMKINS – DRIESSEN (eds.), Back to the Beginning, cit., pp. 215-217; da ultimo si veda S. TODARO, The Phaistos Hills before the Palace: a Contextual Reappraisal (Praehistorica Mediterranea, vol. 5), Monza 2013, pubblicato dopo la consegna di questo articolo, che ripropone in forma più estesa quanto in precedenza presentato dalla studiosa nei diversi contributi qui citati. In generale appare provato che alcuni elementi dell’edilizia abitativa confluiscano nelle forme dell’edificio palaziale a corte centrale, ma la concezione di fondo, senz’altro frutto di una elaborazione locale, potrebbe risentire anche di stimoli esterni, di origine vicino orientale, non solo a livello tecnologico. Dalla posizione assai cauta di J.W. GRAHAM, The Palaces of Crete, Princeton 1969, pp. 229-233, non sembra 4 Élites e spazi del culto nel primo palazzo di Festòs già consolidato, del Neolitico finale e dell’AM, determinando un’innegabile trasformazione urbanistica, ancorché intrapresa in una sostanziale continuità topografica e di cultura materiale, collocandosi in luoghi «già centrali nella concezione cosmologica delle società che lo avevano costruito»7. Si tratterebbe, per i palazzi così costituiti, di «aree importanti per la negoziazione e il mantenimento delle regole e dei valori sociali, con precedenti di pratiche rituali risalenti fino agli inizi dell’Età del Bronzo»8. La costruzione degli edifici palaziali, a Festòs come a Cnosso9, discostarsi di molto buona parte della ricerca successiva. Si vedano, comunque, con sfumature diverse, L.V. WATROUS, The Role of the Near East in the Rise of the Cretan Palaces, in HÄGG – MARINATOS (eds.), The Function of the Minoan Palaces, cit., pp. 65-70; S. HILLER, Palast und Tempel im Alten Orient und im Minoscher Kreta, ibid., pp. 57-63. In diversi centri sono attestati, per il periodo prepalaziale edifici di rilevante importanza, oltre alla ben nota situazione di Vasilikì (per cui si veda, oltre alle vecchie relazioni di R.B. SEAGER, Excavations at Vasiliki, 1904, in «University of Pennsylvania. Transactions of the Department of Archaeology, Free Museum of Science and Art» I (1904), pp. 207-221; ID., Report of Excavations at Vasiliki, Crete, ibid., II (1906), pp. 11132, A. Zois, Vasiliki, I, Athinai 1976), si ricordano i casi di Palaikastro (J.A. MACGILLIVRAY – J. DRIESSEN, Minoan settlement at Palaikastro, in P. DARQUE – R. TREUIL (eds.), L’habitat égéen préhistorique, Paris 1990, pp. 395-412) e soprattutto di Malia (M. HUE – O. PELON, La salle à piliers du palace de Malia et ses antécédents, in «BCH» CXVI (1992), pp. 1-36; I. SCHOEP, The Origins of Writing and Administration on Crete, in «OxJArch» XVIII (1999), pp. 265-276, in part. p. 270, fig. 3; DRIESSEN, IIB or not IIB, cit., pp. 73-92). 7 SCHOEP, Bridging the divide, cit., p. 410. E’ ormai un fatto acquisito nella più recente letteratura sull’argomento che, a partire soprattutto dall’AM II, vennero effettuate, in quelli che sarebbero stati i futuri centri palaziali, alcune scelte di tipo urbanistico volte a destinare alcuni spazi aperti alla celebrazione di cerimoniali a carattere comunitario, stabilendo una distribuzione degli spazi, risultata per alcuni aspetti determinante ai fini dell’assetto successivo: I. SCHOEP – P. TOMKINS, Back to the Beginnings for the Early and Middle Bronze Age, in SCHOEP – TOMKINS – DRIESSEN (eds.), Back to the Beginning, cit., pp. 1-26, in part. pp. 8-11. 8 SCHOEP, Bridging the divide, cit., p. 410. 9 Per Cnosso la situazione appare assai complessa a causa della diversa situazione stratigrafica dei resti più antichi. Un’intensa serie di ricerche ha messo a fuoco in questi ultimi anni molti dati nuovi. L’area alla sommità della collina di Kephala sarebbe stata, già a partire dall’AM II, sede di un “Complesso a corte centrale”, una sorta di aggregazione di edifici sviluppati attorno a uno spazio aperto, intesi come cen- 5 Filippo Carinci andrebbe intesa come assunzione di una serie di significati, già radicati in un particolare luogo nel paesaggio, e come messa a fuoco di essi, più direttamente in funzione d’interessi contemporanei. Nell’appropriarsi di uno spazio locale carico di significati «i valori senza tempo che apparentemente governano l’ordine del mondo, erano, in forma crescente, mediati e pertanto controllati dalle azioni di un gruppo ristretto»10, il cui ruolo, però, non è ancora fino in fondo chiarito11. Pur ammettendo che, per tutte queste circostanziate ragioni, il MM IB non debba rappresentare, come affermato in passato, una netta linea di spartiacque nel passaggio verso forme più complesse di organizzazione sociale, va tenuto conto che, almeno per quel che riguarda il contesto festio, la costruzione dell’edificio segna l’avvio di una nuova situazione, in un quadro generale di continuità, che tuttavia mostra anche alcune variabili di discontinuità. Valutando il quadro delle testimonianze in ambito funerario riferibili all’Antico Minoico, gli attori di queste trasformazioni dovrebtro di attività rituali (P. TOMKINS, Behind the Horizon: Reconsidering the Genesis and Function of the ‘First Palace’ at Knossos (Final Neolithic IV-Middle Minoan IB), in SCHOEP – TOMKINS – DRIESSEN (eds.), Back to the Beginning, cit., pp. 44-49, 72-73); in quest’ottica il MM IB non risponderebbe al momento di fondazione del Primo Palazzo, ma a «un’importante fase di investimento in un preesistente complesso cerimoniale, che aveva preso forma nel corso del precedente millennio» (TOMKINS, Behind the Horizon, cit., p. 67), con un salto non solo quantitativo, ma soprattutto qualitativo per l’impiego di più impegnative tecniche edilizie, indice di un cospicuo investimento e di un notevole sforzo organizzativo. Certamente il complesso tra il MM IB e il MM IIA assume un’estensione notevole e tale da non poter essere considerato solo un edificio di servizio per le cerimonie del cortile centrale (MACDONALD, Palatial Knossos, cit., p. 107). Dovrebbe piuttosto trattarsi di un centro direzionale di una maggiore complessità, che fa suoi gli spazi e le funzioni di un centro cerimoniale di secolare tradizione (MACDONALD, Palatial Knossos, cit., p. 111). 10 J. BARRETT, The Mytical Landscapes of the British Iron Age, in W. ASHMORE – A.B. KNAPP (eds.), Archaeology of Landscapes: Contemporary Perspectives, Oxford 1998, pp. 255-256. 11 Cfr. MACDONALD, Palatial Knossos, cit., p. 110 s. 6 Élites e spazi del culto nel primo palazzo di Festòs bero individuarsi in più gruppi, piuttosto che in una singola famiglia dominante o in un’ “autorità centrale”12, di Houses, se vogliamo guardare, con l’interesse che merita, alla terminologia adottata da J. Driessen, sulla scorta di Levi-Strauss13. Secondo queste linee di tendenza le prime espressioni delle strutture a corte centrale, in sostanza i più antichi palazzi (ma bisognerebbe sempre specificare le peculiari situazioni dei singoli casi) andrebbero considerati sostanzialmente come gruppi di fabbriche, aggregati in forma monumentale attorno a cortili, o spazi aperti, utilizzati come scenario per lo svolgimento di cerimoniali con partecipazione di un pubblico numeroso, sedi eventualmente di istituzioni intese alla conservazione degli equilibri sociali, ma non necessariamente residenze dei gruppi elitari che, in base ad accordi ed alleanze, esercitavano forme di potere14. In questa valutazione che pone l’accento sull’importanza delle fasi AM IIMM IA per il determinarsi del fenomeno e su una sostanziale continuità di sviluppo verso la complessità, si osserva un forte spostamento dell’interesse della ricerca soprattutto verso le attività di consumo comunitario di beni alimentari (bevande, carni, cibi di altra natura) che già a partire dall’AM II avrebbero richiesto una più decisa definizione di spazi dedicati, determinando mutamenti nella configurazione urbanistica di alcuni centri, punti salienti di riferimento in un più vasto ambito territoriale15, destinati poi ad essere sedi di edifici palaziali. Queste SCHOEP – TOMKINS, Back to the Beginning, cit., pp. 12-16. DRIESSEN, A Matrilocal House Society in Pre- and Protopalatial Crete?, in SCHOEP – TOMKINS – DRIESSEN (eds.), Back to the Beginning, cit., pp. 358-383. Non sempre semplice è l’uso di una terminologia appropriata: per le fasi più avanzate è stato utilizzato il termine faction: Y. HAMILAKIS, Too many chiefs? Factional competition in Neopalatial Crete, in DRIESSEN –SCHOEP – LAFFINEUR (eds.), Monuments of Minos, cit., pp. 179-199. 14 SCHOEP, Lookig Beyond the First Palaces, cit., p. 58. 15 In generale: Schoep, Looking beyond the First Palaces, cit., pp. 37-64. Per Cnosso, cfr. P. DAY – D. WILSON, Landscapes of Memory. Craft and Power in Prepalatial and Proto12 13 7 Filippo Carinci affermazioni, nate da interessanti ricerche sui dati di Malia16, di Cnosso17 e di Festòs18 necessitano ancora di verifiche rispetto alle situazioni rilevabili nei singoli centri, in particolare per quel che riguarda la definizione dei gruppi in azione, il loro rapporto, soprattutto nel lungo periodo, con l’impianto urbano e i suoi edifici e il territorio19. A Festòs, al di sotto di un complesso architettonico a corte centrale del Tardo Bronzo, sono venuti alla luce i resti di palatial Knossos, in Y. HAMILAKIS (ed.), Labirinth Revisited. Rethinking Minoan Archaeology, Oxford 2002, pp. 143-166. 16 I. SCHOEP, Social and political organization on Crete in the Proto-palatial period: the case of Middle Minoan II Malia, in «Journal of Mediterranean Archaeology» XV (2002), pp. 101-132; SCHOEP, Bridging the Divide, cit., pp. 419-420; DRIESSEN, IIB or not IIB, cit., pp. 83-90; J.-CL. POURSAT, The Emergence of Elite Groups at Protopalatial Malia. A Biography of Quartier Mu, in SCHOEP – TOMKINS – DRIESSEN (eds.), Back to the Beginning, cit., pp. 177-183. 17 Cfr. da ultimo TOMKINS, Beyond the Horizon, cit., pp. 32-80; MACDONALD, Palatial Knossos, cit., pp. 81-113, con ampia bibliografia 18 Per la situazione di Festòs tra prepalaziale e protopalaziale cfr. da ultimo TODARO, Il periodo Antico Minoico, cit., pp. 1-3, con una sintesi delle diverse prospettive di lettura, rivolte principalmente a una disamina dei rapporti di questo centro con il territorio, in vario modo influenzate dalla presunta soluzione di continuità nella storia della Festòs prepalaziale. La Todaro ripercorre brevemente le diverse tappe di una non facile ricerca sulla società cretese delle fasi prepalaziali con particolare riguardo alla Messarà (da T. WHITELAW, The Settlement at Myrtos, Phournou Koryphi And Aspects of Early Minoan Social Organisation, in O. KRZYSZKOWSKA – L. NIXON [eds.], Minoan Society, Bristol 1983, pp. 323-345 a L.V. WATROUS – D. HADTZI-VALLIANOU – H. BLITZER, The Plain of Phaistos: Cycles of Social Complexity in the Mesara Region of Crete [Monumenta Archaeologica, 23], Los Angeles 2004, pp. 231, 256, 268-69, a M. RELAKI, Constructing a Region: The Contested Landscapes of Prepalatial Mesara, in J.C. BARRETT – P. HALSTEAD [eds.], The Emergence of Civilization Revisited, Sheffield 2004, pp. 170-188; EAD., The Social Arena of Tradition, cit., pp. 290-234), evidenziando per l’area festia forme di continuità in passato ignorate o sottovalutate, con un giusto riposizionamento dei diversi periodi. 19 WARREN,‘Back to the Beginning’ – An Overview, cit., p. 421 s. Per gli aspetti relativi all’urbanizzazione è di grande utilità il contributo di T. WHITELAW, The Urbanization of Prehistoric Crete, in SCHOEP – TOMKINS – DRIESSEN (eds.), Back to the Beginning, cit., pp. 114-176. 8 Élites e spazi del culto nel primo palazzo di Festòs un’ampio settore delle strutture del Medio Bronzo (Fig. 1)20, costituito, per la parte conservata, da numerosi ambienti di varia destinazione (magazzini, uffici amministrativi con relativi documenti iscritti, luoghi consacrati al culto), dislocati in due blocchi (Nord Ovest e Sud Ovest), distinti per la quota diversa, ma raccordati tra loro e articolati, fin dall’inizio, a ridosso di un cortile interno, secondo una concezione comune ad altre analoghe strutture minoiche (forma rettangolare allungata, orientazione Nord-Sud)21 ed è quindi anche il risultato della diffusione di un modello, verosimilmente sperimentato per la prima volta a Cnosso, poi definitivamente consolidato nelle ricostruzioni del periodo neopalaziale. Il complesso poteva usufruire di due ampie aree scoperte, entrambe verosimilmente rapportabili a una precedente tradizione dell’uso di spazi aperti per eventi comunitari a larga partecipazione di pubblico: la prima, quella interna, con accesso controllato e fortemente delimitata anche negli orizzonti visuali, l’altra più facilmente accessibile, anche se chiaramente circoscritta, con un’ampia visibilità e un diverso inserimento nel paesaggio. Per il primo ciclo di scavi PERNIER, Il palazzo minoico di Festòs, I, cit., passim; PERBANTI, Il palazzo minoico di Festòs, II, cit., passim; per il secondo ciclo D. LEVI, Festòs e la civiltà minoica, I, Roma 1976; D. LEVI – F. CARINCI, Festòs e la Civiltà Minoica, II, 2, Roma 1988. In studi recenti è chiaramente emersa l’esistenza di un progetto “intermedio”, un primo tentativo di ricostruzione del secondo palazzo, verosimilmente compromesso da un’ulteriore distruzione di natura sismica, alla fine del MM IIIA: cfr. F. CARINCI – V. LA ROSA, Revisioni Festie II, Parte prima. Il c.d. Bastione Ovest e Parte seconda. Osservazioni sul periodo MM IIIA, in «Creta Antica» X/I (2009), pp. 223-288; IID., A New Middle Minoan III Ceremonial Building and the So-called ‘New Era’ at Phaistos, in C.F. MACDONALD – C. KNAPPET (eds.), Intermezzo. Intermediacy and Regeneration in Middle Minoan III Palatial Crete (British School Athens, Studies, 21), London 2013, pp. 107-121. 21 MCENROE, The Architecture of Minoan Crete, cit., pp. 45-56, 81-92. 20 NIER – 9 Filippo Carinci Figura 1. Festòs. Planimetria del palazzo e dell'area circostante. (Rilievo di E. Stefani, R. Oliva con aggiornamenti di B. Salmeri, F. Tomasello. Elaborazione grafica M. Tanasi. 10 Élites e spazi del culto nel primo palazzo di Festòs Distribuiti su tre differenti livelli di quota già impiantati nel periodo prepalaziale22, due dei quali, l’inferiore (Piazzale LXX) e il mediano (Piazzale I) collegati da una rampa, anche questa in funzione nel periodo prepalaziale23, gli spazi esterni all’edificio palaziale, probabilmente impostati su precedenti apprestamenti prepalaziali a loro volta finalizzati a forme di aggregazione comunitaria24, mostrano, soprattutto nell’allestimento dello scenario architettonico, analogie con il Cortile occidentale del palazzo di Cnosso25, e appaiono, al pari di quello, destinati a un uso cerimoniale. Ad usi diversi, segnatamente attività di produzione artigianale, sarebbero stati invece destinati. nel periodo prepalaziale, altri spazi, dislocati esat- S. TODARO, Pottery production in the Prepalatial Mesara: The Artisans’ Quarter to the West of the Palace of Phaistos, in «Creta Antica» X/I (2009), pp. 105-145; EAD.,The Latest Prepalatial Period and the Foundation of the First Palace at Phaistos: A Stratigraphic and Contextual Re-Assessment, in «Creta Antica» X/II (2009), pp. 333-352; EAD., Craft Production, cit., pp. 217-224. 23 Sulla rampa e sulle sue fasi cfr. F. CARINCI – V. LA ROSA, Festòs. Per un riesame della cronologia delle Rampe Minoiche, in « ASAA» LXXX (2003), pp. 870-883. Una proposta di collocare luoghi di aggregazione “politica” avvicinabili ad un’ agorà, è stata elaborata da S. DAMIANI INDELICATO, Piazza pubblica e Palazzo nella Creta minoica, Roma 1992, passim, che sottovaluta la struttura palaziale, ritenendola limitata nel MM IB alla sola ala sud-occidentale, proponendo anche un tentativo di ricostruzione della rete viaria nei diversi momenti dello sviluppo del sito tra l’AM III e il MM IIB. 24 TODARO, Craft Production, cit., pp. 195-235. TODARO, Il periodo Antico Minoico e l’origine del fenomeno palaziale a Creta, cit., pp. 1-14. 25 Mentre alcuni autori sono propensi a vedere nel Cortile Occidentale di Cnosso uno spazio relativamente ristretto nel MM I-II (C. MACDONALD, Knossos, London 2005, p. 45; C.F. MACDONALD – C, KNAPPETT, Knossos. Protopalatial Deposits in Early Magazine A and the South-West House [BSA Supplementary Volume, 41,] London 2007, p. 173), più recenti osservazioni indicano la sistemazione delle Kouloures e la creazione di un ampio terrapieno, con relativo ampliamento del Cortile, costruzione del recinto (West Enclosure Wall) e dell’area teatrale nel MM IB (TOMKINS 2011, pp. 9092) 22 11 Filippo Carinci tamente all’esterno del limite occidentale delle tre terrazze26, mentre resta ancora da definire, in forma meno generica, la funzione della corte centrale. Prima di procedere è opportuno mettere a punto alcuni elementi della situazione che precede l’impianto della struttura del MM IB. Se è certamente vero che la collina meno elevata e più a Est del sistema festio ha costituito, fin da epoche assai antiche (Neolitico Finale IV), un luogo di aggregazione, via via sempre più integrato, soprattutto a partire dall’AM II, nelle vicende relative al popolamento e allo sviluppo culturale della regione, divenendone il principale punto di riferimento, come ha ben dimostrato l’impegnativo lavoro di S. Todaro, non è ancora possibile dimostrare quale fosse la reale consistenza degli edifici che hanno preceduto la costruzione delle strutture nel MM IB e va comunque precisato che i principali contesti di rinvenimento di resti di banchetti a base di carne, con relativi focolari, nonché la sepoltura neolitica possibile punto focale di un culto degli antenati, si trovano ai limiti estremi degli spazi aperti poi codificati dalla costruzione medesima27, o già al di sotto delle strutture palaziali che in questo caso non sembrano in alcun modo rispettarne la memoria. Va inoltre precisato che la struttura palaziale determina con la sua costruzione una netta scansione tra i due spazi aperti. Si può affermare che il Cortile centrale XXXIII assieme ad altri possibili aree non edificate oltre la fronte della facciata occidentale era uno spazio ad accesso controllato28, raggiungibile attraverso un corridoio (III), ben circoscritto fin dalle fasi iniziali29, pur non TODARO, Pottery Production in the Prepalatial Mesara, cit., pp. 333-352. Cfr. TODARO, Craft Production, cit., pp. 201-217, figg. 7.4 e 7.5; TODARO, Il periodo Antico Minoico e l’origine del fenomeno palaziale a Creta, cit., pp. 6-7, fig. 4. 28 Osservazione analoga in SCHOEP, Bridging the Divide, cit., p. 412 29 Per l’accesso al Piazzale Centrale XXXIII attraverso il Corridoio III, cfr. F. CARINCI – V. LA ROSA, Revisioni festie, in «Creta Antica», VIII (2007), pp. 91-96. 26 27 12 Élites e spazi del culto nel primo palazzo di Festòs potendo definire in maniera precisa le strutture che lo chiudevano a Nord e a Est e tenendo conto della morfologia del terreno, soprattutto sul fronte sud orientale, dove c’è stato uno smottamento del terreno, e su quello meridionale dove era un possente muro di terrazzamento30. La posa in opera del lastricato, almeno a giudicare dal saggio praticato al di sotto della pavimentazione, venne effettuata nel MM IB, sigillando resti ceramici neolitici e prepalaziali, indubbio indizio dell’uso e della frequentazione di uno spazio rimasto presumibilmente sempre aperto31. Le tre terrazze che costituiscono l’articolato spazio aperto antistante ai due livelli della facciata occidentale (Fig. 1) sono, a loro volta, circoscritte nei punti più sensibili, da alcuni muri di recinzione che stabiliscono la separazione netta dall’abitato. In particolare la terrazza mediana presenta un varco di accesso, all’angolo sud ovest, con un passaggio obbligato, che caratterizza l’allestimento del Piazzale I, fin dall’inizio del suo funzionamento in diretto collegamento con l’edificio palaziale del MM IB e attraverso successive modifiche32. L’impianto di base del sistema delle terrazze in una data anteriore alla costruzione dell’edificio a corte centrale, in particolare di quella mediana e di quella inferiore, può nascere anche dall’esigenza di contenere il terreno prevenendo smottamenti, e dalla necessità di facilitare la circolazione, specialmente se in rapporto a spazi abitativi come quello nell’area successivamente occupata dalla Casa a Sud della Rampa e altri resti alla quota del Piazzale LXX33. Di fatto l’interesse verso l’organizzazione di questi spazi è dimoCfr. MILITELLO, Emerging Authority, cit., p. 244. Cfr. CARINCI – LA ROSA, Revisioni festie, cit., pp. 18-21. 32 Ibid., pp. 46-88. 33 TODARO, Craft Productions, cit., pp. 211-212, fig. 7.9. Per i resti sotto il Piazzale LXX, CARINCI – LA ROSA, Revisioni festie, cit., pp. 21-29. 30 31 13 Filippo Carinci strato in prevalenza dalle due fasi della Rampa (AM III e MM IA) e dal suo successivo inserimento nel sistema dei piazzali occidentali del Palazzo34 Diversa la situazione della terrazza superiore (Piazzale XXXII): il terrazzamento sul lato meridionale appare strettamente collegato all’originario muro di fondo della c.d. area teatrale, successivamente ricostruito all’epoca del Secondo Palazzo, e resta aperto il problema del passaggio tra questa e la terrazza mediana (Piazzale I) 35. Non possiamo escludere che un ruolo di collegamento tra le due aree possa anche averlo avuto la c.d. Strada dal Nord, che però risulta essere un percorso esterno all’area del recinto occidentale, con una discontinuità che andrebbe spiegata. La situazione anteriore all’impianto della Scala XXXI/6 all’angolo nord-orientale del Piazzale I, nell’area dei c.d. Sacelli, meriterebbe un accurato riesame. Quanto a un terrazzamento prepalaziale in quest’area, sembra assai difficile individuarne una traccia nella lacuna del lastricato con un andamento obliquo alquanto irregolare tra la base della gradinata teatrale e la Kouloura I o, eventualmente, nel breve tratto di muro curvilineo già interpretato come resto di una primitiva kouloura36 al quale si farà cenno più avanti. Un recente lavoro di revisione dei dati di scavo ha proposto, CARINCI – LA ROSA, Festòs. Per un riesame della cronologia delle Rampe, cit., pp. 870883; CARINCI – LA ROSA, Revisioni festie, cit., pp. 47-48. 35 CARINCI – LA ROSA, Revisioni Festie II, cit., pp. 262-267. 36 TODARO, Craft Productions, cit., pp. 211-213, fig. 7.11, fa riferimento (p. 213) a due fotografie pubblicate in LEVI, Festòs e la civiltà minoica, I, cit., figg. 523-524 e alla pianta riprodotta in CARINCI – LA ROSA, Revisioni festie, cit., fig. 30, che documenta la proposta di S. DAMIANI INDELICATO – M. CHIGINE, A New Kouloura at Phaistos, in «AJA» LXXXVIII (1984), pp. 229-230, confutata nelle stesse Revisioni, alle pp. 39-41 (v. infra nt. 45). Nella citata fig. 7.11, che riunisce i dati relativi alla fase X (MM IA avanzato) il tratto indicato come muro di terrazzamento ricalca piuttosto la lacuna nel lastricato, di difficile lettura (forse traccia di un marciapiede soprelevato o secondo il Pernier un canale di deflusso delle acque: cfr. CARINCI – LA ROSA, Revisioni festie, cit., p. 50, fig. 45). 34 14 Élites e spazi del culto nel primo palazzo di Festòs limitatamente al periodo protopalaziale, la rilettura di alcune stratigrafie e strutture all’esterno ed all’interno dell’edificio palaziale37, rilettura che giunge a definire una visione del tutto nuova rispetto all’interpretazione, proposta da Doro Levi, degli scavi da lui condotti tra il 1950 e il 1967. Altre importanti ricerche sulla Festòs prepalaziale confermano la continuità di uso, in larga misura cerimoniale, tra Neolitico Finale e MM IA, delle aree poi occupate dal Palazzo e dai suoi cortili, a riprova di una continuità ugualmente rilevabile anche nella cultura materiale38. Tali ricerche hanno altresì ben evidenziato il ruolo di Festòs come luogo carico “di memorie ancestrali, in genere legato al ricordo dei primi coloni” funzionale alla aggregazione “tra le comunità di una regione”39. Appare oggi più chiaro il fatto che l’edificio, originariamente fondato nel MM IB, subì una serie di trasformazioni volte a modificarne l’aspetto, incidendo anche su alcune caratteristiche funzionali. E’ vero che la planimetria del Primo Palazzo al momento della sua definitiva distruzione alla fine del MM IIB, per la prima volta resa nota dal Pernier, poi ampliata grazie agli scavi del Levi, si era andata definendo nel corso del MM IB-IIA anche in ragione di un diverso rapporto tra gruppi di potere e popolazione40, ma vi sono buoni motivi per supporre che l’impianto avesse una sua configurazione sostanzialmente unitaria già al momento della sua costruzione41. La sequenza del 37 CARINCI – LA ROSA, Revisioni festie, cit., pp. 11-119 e Revisioni Festie II, cit., pp. 147-300 38 TODARO, Pottery Production, cit., pp. 105-145; EAD., Craft Production, cit., pp. 217224; EAD., Il periodo Antico Minoico e l’origine del fenomeno palaziale a Creta, cit., pp. 8-13. 39 EAD., Il periodo Antico Minoico e l’origine del fenomeno palaziale a Creta, cit., p. 10. 40 SCHOEP, Bridging the divide, cit., p. 404, con riferimento a MILITELLO, Emerging Authority, cit., pp. 241-244. 41 CARINCI – LA ROSA, Revisioni festie, cit., pp. 110-111. 15 Filippo Carinci periodo protopalaziale42 a Festòs si svolge, secondo la proposta 42 Se è indubbia la presenza di interventi assegnabili all’AM III, ed è merito della Todaro averne evidenziato tutta l’importanza, da questo ad affermare la necessità di una retrodatazione dell’inizio del periodo protopalaziale all’AM III (Todaro, Il periodo Antico Minoico, cit., pp. 8-10) corre una certa distanza. Se in altri contesti, come Malia (cfr. SCHOEP, Looking beyond the First Palace, cit., pp. 37-64), esistono, sia pure con riserva, elementi sufficienti per ipotizzare una trasformazione dell’impianto urbano preparatoria per il fenomeno palaziale, a Festòs, la situazione risulta ancora poco chiara e i punti di appoggio insufficienti. L’edificio che al momento indichiamo come Primo Palazzo ha una sua ben chiara fisionomia nell’ala sud occidentale, mentre in quella nord occidentale il suo aspetto iniziale appare meno chiaro, ancorché suffragato da alcuni elementi piuttosto probanti (CARINCI – LA ROSA, Revisioni Festie, cit., p. 88-108). Che esso possa essere stato preceduto da strutture gravitanti sugli spazi aperti selezionati e predisposti a scopi cerimoniali sulla scia di una tradizione risalente al Neolitico Finale e che tutto ciò sia la conseguenza dell’emergere, a livello regionale, di gruppi in grado di amministrare l’insieme di queste operazioni, è assolutamente condivisibile. Si tratta di intendersi su termini di per sé già controversi. Se per “palazzo” intendiamo un’area o più aree aperte, possibilmente lastricate, connesse con edifici – cosa che di per sé potrebbe corrispondere alla piazza del villaggio – magari con un luogo di culto e una “casa della comunità”, allora possiamo anche ammettere questa retrodatazione. Se per “palazzo” intendiamo l’edificio a corte centrale con accessi strettamente controllabili, già ben definito nella pianta e nell’organizzazione generale, frutto di un preciso progetto unitario e non di un processo di agglutinazione, e predisposto per determinate funzioni non solo cerimoniali, ma anche amministrative, credo che il discorso debba essere diverso, fermo restando che al progetto originario possano essere state apportate, nel corso del tempo, anche molte modifiche, da porre in relazione con eventi e scelte che possono averne determinato la realizzazione. Ritengo che il primo edificio in senso stretto “palaziale” finora documentato a Festòs sia quello che inequivocabili dati di scavo pongono nel MM IB, con ben precisi anche se non sempre ben conservati elementi anche a livello della terrazza mediana (cortile centrale, linea di facciata, sistema di accesso: cfr. CARINCI – LA ROSA, Revisioni festie, cit., pp. 18-21, 42-46, 88-108). Ciò che precede questi interventi, indubbiamente potrebbe anticipare, in parte, ruoli e funzioni dell’edificio successivo, ma in una forma al momento non definibile e comunqe apparentemente assai meno organica. Si può indicare nel periodo prepalaziale l’inizio e la continuazione di un processo che plasma l’ambiente naturale, intervenendo sul terreno (per esempio con la prima rampa o con forme di terrazzamento) allo scopo di ribadire il ruolo del sito come centro di aggregazione cerimoniale di una comunità estesa, giustificando appieno la scelta del luogo destinato alla costruzione di un nuovo edificio. Tale operazione trae legittimazione da una tradizione secolare, ma probabilmente incarna anche nuove 16 Élites e spazi del culto nel primo palazzo di Festòs più recente, in quattro successive fasi, così definite nel riesame delle fasi del Piazzale I43: 1) Fase del Betilo (Fig. 2 ) corrispondente al momento di fondazione dell’edificio palaziale (MM IB) con un puntuale collegamento all’area ad Ovest di esso, in particolare il Piazzale I, in cui si rileva la presenza di elementi di carattere cerimoniale e rituale, principalmente indicati dalla definizione delle aree e dall’apprestamento di un betilo, successivamente obliterato, e probabilmente anche di un secondo esemplare44. C’è da osservare che il lastricato (nella fascia nord) si sovrappone ai resti di una probabile piattaforma prepalaziale (MM IA), possibile traccia di un precedente spazio cerimoniale o luogo di riunione.45 2) Fase della Vasca (Fig. 3) collocabile nel MMIB/MM IIA iniziale, che vede la costruzione della Vasca XXX e una definizione dello spazio cerimoniale un poco più complessa, soprattutto nel passaggio di accesso, con il mantenimento del betilo e una prima sistemazione con marciapiedi soprelevati46. 3) Fase delle Kouloures, (Fig. 4) del MMIIA/B iniziale, che segna la piena monumentalizzazione del Piazzale I. Gli interventi comprendevano: a) varie sistemazioni del lastricato con il completamento del sistema di marciapiedi soprelevati, che avevano tendenze nella gestione e nella organizzazione del potere. Questa svolta, non necessariamente improvvisa, né violenta, ebbe luogo nel MM IB, con la costruzione della più antica versione dell’edificio che chiamiamo Primo Palazzo, un edificio che si adatta ai dislivelli della collina, sfruttando anche possibili interventi precedenti. 43 CARINCI – LA ROSA, Revisioni Festie, cit., pp. 82-88. 44 Ibid., pp. 57-59, figg. 52-55, p. 82, fig. 88. 45 L’apprestamento era stato interpretato come una kouloura da DAMIANI INDELICATO – CHIGINE, A New Kouloura at Phaistos, cit., pp. 229-230. In realtà nulla prova l’esistenza di una cavità, né di un paramento murario interno nel punto in cui viene localizzata la kouloura. Per l’interpretazione di un innegabile resto di allineamento murario con andamento curvilineo cfr. CARINCI – LA ROSA, Revisioni Festie, cit., pp. 3941, figg. 29-30. 46 CARINCI – LA ROSA, Revisioni Festie, cit., p, 84. 17 Filippo Carinci un punto di convergenza ottica nella zona mediana dell’"area teatrale", come indica il rialzamento della gradinata all’estremità del principale apprestamento di questo tipo, quello che taglia obliquamente il piazzale; b) la gradinata del c.d. teatro con il retrostante muro di terrazzamento; c) un edificio di carattere cerimoniale all’angolo nord ovest (c.d. Bastione occidentale) collegato con la vasca mediante una rampa stuccata47; d) la nuova facciata occidentale a ortostati48, con un monumentale Propileo di accesso al Palazzo, fiancheggiato sul lato sud da ambienti (Vani Pernier IL, XXVII-XXVIII) posti qui al livello del lastricato, ma contemporaneamente pertinenti al terzo livello dell’ala sud occidentale che si elevava dal piazzale inferiore LXX49; d) le grandi strutture circolari, di incerta funzione, ricavate sotto al livello del lastricato, le c.d. Kouloures50. 4) Fase dei Sacelli (Fig. 5) assegnabile ad una fase matura ma non finale del MMIIB, corrispondente a un rimaneggiamento di alcune parti del complesso, verosimilmente danneggiato da un sisma (ala sud occidentale, “Bastione occidentale”). I piccoli vani posticci addossati alla facciata del palazzo, la fornace da vasaio presso l’ingresso del Piazzale I, la fase più antica di una casa costruita a Sud della Rampa51, sono indicativi segnali di un CARINCI – LA ROSA, Revisioni Festie II, cit., pp. 147-206. IID., Revisioni Festie, pp. 42-46; V. LA ROSA, New Data on the Western Façade of the Phaistian Palace, in PH. BETANCOURT – M.C. NELSON – H. WILLIAMS (eds.), Krinoi kai limenes. Studies in Honor of Joseph and Maria Shaw, (Prehistory Monographs, 22), Philadelphia 2007, pp. 23-30; MILITELLO, Emerging Authority, cit., p. 239. 49 F. CARINCI, Per una rilettura “funzionale” dell’ala sud-occidentale del Palazzo di Festòs: il caso dei vani IL-XXVII-XXVIII, in «Creta Antica» XII (2011), pp. 111-120. 50 F. CARINCI, Per una diversa interpretazione delle ‘kulure’ nei cortili occidentali dei palazzi minoici, in «Creta Antica» II (2001), pp. 53-62; CARINCI – LA ROSA, Revisioni festie, cit., pp. 84-86, MILITELLO, Emerging Authority, cit., pp. 244, 258, 260. 51 Per i c.d. Sacelli, cfr. PERNIER, Il Palazzo minoico di Festòs, I, cit., 1935, pp. 195-208. Per la Casa a Sud della Rampa e le sue fasi: F. CARINCI, La casa a Sud della Rampa e il Medio Minoico III a Festòs, in V. LA ROSA (ed.), I Cento anni dello scavo di Festòs, (Atti dei 47 48 18 Élites e spazi del culto nel primo palazzo di Festòs momento critico, forse determinato da terremoti e affrontato con interventi di emergenza52, che precede di non molto la distruzione finale del Primo Palazzo. Figura 2. Planimetria schematica dell'area del palazzo all'inizio del periodo protopalaziale. Fase del Betilo, MM IB. Convegni Lincei, 173), Roma 2001, pp. 203-241; CARINCI – LA ROSA, Revisioni festie II, cit., pp. 230-238; L.A. GIRELLA, Depositi ceramici del MM III da Festòs e Haghia Triada (Studi di archeologia cretese, VIII), Padova, 2010, pp. 68-81; MILITELLO, Emerging Authority, cit., p. 244, Per la fornace da vasaio: F. TOMASELLO, Fornaci a Festòs ed Haghia Triada dall’”età” mediominoica alla geometrica, in S. CHRYSOULAKI (ed.), ε ά ε ή ό ή χ ό ω ή ε . Π ά έ ί ε , 30 ε ε ί 1995, pp. 29-30. 52 V. LA ROSA, A Hypothesis on Earthquakes and Political Power in Minoan Crete, in «Annali di geofisica» XXXVIII (1995), pp. 881-891; CARINCI – LA ROSA, Revisioni festie, cit., p. 86. 19 Filippo Carinci Figura 3. Festòs. Planimetria schematica del secondo periodo protopalaziale. Fase della Vasca lustrale XXX, MM IB finale - MM IIA. 20 Élites e spazi del culto nel primo palazzo di Festòs Figura 4. Festòs. Planimettria schematica del terzo periodo protopalaziale. Fase delle Kouloures, MM IIA - IIB iniziale: costruzione definitiva dello scenario cerimoniale. 21 Filippo Carinci Figura 5. Festòs. Planimetria schematica quarto periodo protopalaziale. Fase dei Sacelli, MM IIB maturo. La trasformazione, con rifacimenti e adattamenti, delle strutture del complesso è evidente, ma meno probabile è una l’idea che esso si sia formato con la giustapposizione di blocchi successivi giunta a compimento solo in uno stadio più avanzato53. 53 Idea sostenuta, in forma diversa dal LEVI, Festòs e la civiltà minoica, cit., pp. 15-28 e da E. FIANDRA, I periodo struttivi del primo palazzo di Festòs, in Proceeding of the 1st International Cretological Congress, in «KChr» V-VI (1962), pp.112-126, e poi in vario mo- 22 Élites e spazi del culto nel primo palazzo di Festòs Nel periodo anteriore alla costruzione dell’edificio palaziale, in particolare tra AM III e MM IA, sono attestate, ad opera di gruppi collocati in punti diversi dell’insediamento, attività edilizie di una qualche entità e forme di organizzazione degli spazi insediativi, soprattutto per quel che riguarda le aree aperte54, ma l’idea architettonica, anche sul piano dei dati stratigrafici, appare invece frutto di un progetto unitario, in parte basato su elementi radicati in una tradizione locale, che certamente hanno determinato la scelta dei luoghi. La formula strutturale è tuttavia influenzata, a mio avviso, dalle esperienze condotte in centri di riferimento importanti, segnatamente Cnosso, con cui Festòs era in rapporto55. A Cnosso il processo di formazione dell’edificio a corte centrale sembra aver avuto una più lunga e complessa vicenda, a partire dall’AM II/III, ma anche qui con momento di particolare sviluppo nel MM IB56. Il modello cnossio, che certamente si pone come prima sperimentazione sull’isola di una struttura archittettonica complessa e di estese dimensioni, va considerato determinante per l’affermazione della tipologia stessa dell’edificio a corte centrale in altri contesti cretesi, senza trascurare apporti di tipo tecnico anche di più lontana origine.57 do ripresa da molti autori. Per una valutazione critica delle rispettive teorie vd. CARINCI – LA ROSA, Revisioni festie, cit., pp. 108-113. 54 TODARO, Craft Production, cit., pp. 213-217, figg. 7.10-11. 55 Si pensi, ad esempio, al flusso di esportazioni verso la Creta settentrionale dalla Messarà, già a partire dall’AM IIA e ugualmente attestato nel protopalaziale: cfr. P. DAY – D. WILSON, Consuming Power: Kamares Ware in Protopalatial Knossos, in «Antiquity» LXXII (1998), pp. 350-358; P. DAY – D. WILSON, Landscapes of Memory, Craft and Power in Prepalatial and Protopalatial Knossos, in Y. HAMILAKIS (ed.), Labyrinth Revisited. Rethinking ‘Minoan’ Archaeology, Oxford 2002, pp. 143-166. 56 TOMKINS, Behind the Horizon, cit., pp. 32-80. Sulla più antica storia edilizia del Palazzo di Cnosso cfr. MCGILLIVRAY The Early History of the Palace at Knossos, cit., pp. 45-55; MACDONALD, Palatial Knossos, cit., pp. 81-113. 57 Vd. p. es. E. FIANDRA, Similarities and Differences in the Architectural Structures of 23 Filippo Carinci Il riesame complessivo dell’area del Piazzale I ha consentito di evidenziare alcuni fatti che riteniamo particolarmente significativi. In primo luogo si può osservare la specifica destinazione religiosa di alcuni spazi. La sua ampia superficie lastricata, che è in stretto rapporto con l’edificio palaziale, era delimitata da precise linee di confine, di netta separazione dall’abitato, rappresentate da muri costituenti una sorta di peribolo, e aveva tra i suoi punti di riferimento un betilo (o più betili ?)58, elemento di indubbio carattere sacro59. Le trasformazioni intervenute the Palaces in Crete and Ugarit, in «SMEA» XXXIX (1997), pp. 49-73 e supra, nt. 6. Un elemento di qualche rilevanza è l’impiego delle murature a blocchi squadrati, in particolare di ortostati nelle facciate, certamente una novità per il sito di Festòs (cfr. J. SHAW, Minoan Architecture: Materials and Techniques [Studi di Archeologia Cretese, 7], Padova 20092, p. 59). E’ interessante ricordare la sorprendente somiglianza tra gli ortostati di Festòs e quelli della Porta di Damasco e di altre architetture eblaite (Cfr. P. MATTHIAE, Ebla, la città del trono. Archeologia e storia, Torino 2010, pp. 239-240, figg. 115, 119, 120), all’incirca coeve (XX-XVII sec.), in relazione alla circolazione di conoscenze relative alle tecniche edilizie. 58 Per la possibilità che i betili fossero più di uno v. CARINCI – LA ROSA, Revisioni Festie, cit., p. 59. Sui betili: P. WARREN, On Baetyls, in «OpAth» XVIII (1990), pp. 193206; M.L. MOSS, The Minoan Pantheon (BAR International Series 1343), Oxford 2005, p. 195, ritiene possibile una derivazione anatolica e conferma l’associazione con la morte e la rinascita della vegetazione e i riti legati al ciclo stagionale di rinnovamento della natura. Per più recenti rinvenimenti si veda soprattutto V. LA ROSA, Minoan Baetyls: Between Funerary Rituals and Epiphanies, in R. LAFFINEUR – R. HÄGG, Potnia. Deities and Religion in the Aegean Bronze Age (Aegaeum, 22) Liège 2001, pp. 221-230 e M. GALLO, Per una riconsiderazione dei betili in ambito minoico, in «Creta Antica» VI (2005), pp. 4758. Da ultimo in generale cfr. S. CROOKS, What are these Queer Stones? Baetyls: Epistemology of a Minoan Fetish (BAR International Series 2511), Oxford 2013, che ignora la segnalazione dei betili di Festòs, e che valuta il fenomeno in ambito minoico offrendo un quadro delle testimonianze sottolineandone la molteplicità delle valenze cultuali e rituali. 59 In relazione ai valori relativi al sacro la presenza del betilo (o dei betili) in questo contesto, va considerata con la dovuta attenzione. Certamente l’apprestamento presso la Kouloura I appartiene alla fase più antica dell’impianto del Piazzale I, ma potrebbe considerarsi anche la possibilità di una sua non totale obliterazione nella fase di piena monumentalizzazione del Piazzale I (Fase delle Kouloures). La sommità del pilastrino cade infatti alla stessa quota dell’ultimo lastricato e il pilastrino stesso 24 Élites e spazi del culto nel primo palazzo di Festòs era circondato da altri elementi, oggi purtroppo in parte rimossi in funzione di un apprestamento «più complesso di un semplice betilo» (CARINCI – LA ROSA, Revisioni Festie, cit., p. 59), di cui forse poteva essere rimasta memoria nei periodi successivi. Certamente va considerato il fatto che nel lavoro, di non lieve portata, della costruzione delle kouloures, il piccolo complesso del betilo sia stato in ogni sua parte rispettato e mantenuto apparentemente intatto. In questa prospettiva potremmo considerare, in via ipotetica, l’eventualità che del betilo o dei betili rimanesse una qualche memoria anche alla quota di rifacimento del lastricato al momento della posa in opera delle kouloures, restando questi elementi ancora in gioco nella costruzione dello “scenario” cerimoniale. Le implicazioni relative alla presenza dei betili in questo contesto, che è il cuore rituale del sito di Festòs, almeno per quel che attiene alle cerimonie pubbliche, riguardano anche il tema della assunzione da parte del mondo minoico di elementi cultuali appartenenti a culture diverse (vicino-orientali, anatoliche), apparentemente nelle fasi finali del prepalaziale che vedono un accrescersi dei contatti tra Creta e l’Oriente (GALLO, Per una riconsiderazione del betilo, cit., pp. 51-52). L’esemplare in assoluto più antico documentato a Creta è quello di Vasilikì (WARREN, On Baetyls, cit., p. 202), datato all’AM III, seguito dalla coppia di betili nell’area della necropoli di Haghia Triada, del MM IA che peraltro implicano un collegamento con la sfera dei culti funerari (LA ROSA, Minoan Baetyls, cit., pp. 223-224) e una ridefinizione di significato in un momento successivo (MM II). L’esemplare festio si colloca proprio in un momento in cui si affievolisce, senza certamente esaurirsi (almeno per quel che si è potuto constatare ad Haghia Triada), l’investimento verso i cerimoniali a larga partecipazione popolare celebrati in ambito funerario (cfr. CARINCI, Priests in Action, cit., pp. 25-41) a favore di una più decisa concentrazione dell’attività nel centro palaziale (F. CARINCI, Haghia Triada nel periodo Medio Minoico, in «Creta Antica» IV (2003), pp. 108-112). In ambito locale la collocazione del culto betilico nel contesto palaziale del MM IB potrebbe rientrare in questo processo. Se, come ha indicato P. Warren sulla base delle testimonianze iconografiche di periodo neopalaziale, il betilo è da connettersi con la ritualità epifanica la sua presenza nel piazzale mediano di Festòs assume un significato particolarmente rilevante, in un contesto caratterizzato dalla coesistenza di altri elementi con valori e funzioni simbolici legati al rituale. Ad esempio il nesso tra il betilo e il culto dell’albero, uno dei primi temi della ricerca evansiana (A.J. EVANS, Mycenaean Tree and Pillar Cult and its Mediterranean Relations, in «JHS» XXI (1901), pp. 99-204), sottolineato in varie occasioni (cfr. GALLO, Per una riconsiderazione del betilo, cit., pp. 52-53), o, in alternativa gli aspetti del culto betilico legati alla fertilità, potrebbero giustificare la stretta contiguità dell’apprestamento più antico (e di un suo eventuale successore?) alle kouloures, quale che fosse la funzione assegnata a tali strutture (CARINCI, Per una diversa interpretazione delle ‘kulure’, cit., pp. 53-57). Ciò che conta è tuttavia la precisa intenzione di mantenere integro l’apprestamento più antico, anche se non più visibile, come forma di conservazione di una memoria, o possible antecedente di una nuova sistemazione andata distrutta. Se poi riuscissimo a 25 Filippo Carinci nell’arco delle prime due fasi del Medio Minoico sono indicative della possibilità che le forme di espressione religiosa abbiano subito delle variazioni, rispecchiando al contempo le manifestazioni del potere dei gruppi elitari. La sequenza d’interventi nelle diverse fasi, esemplificati dai successivi apprestamenti e soprattutto dall’avvicendarsi delle loro coesistenze (betilo– vasca/vasca–Koulures/vasca-Bastione) sembrerebbe sintomatica di un procedere verso forme cerimoniali di maggiore complessità e solennità, con il coinvolgimento di un numero sempre più elevato di persone e con spinte verso l’imitazione dei modelli cnossii. Si può infine esplorare la teorica possibilità dell’esistenza di una sorta di pre-piazzali (le terrazze a Ovest e l’area poi destinata al cortile centrale), in origine inseriti in contesti di tipo abitativo, con apparati come la piattaforma circolare del Piazzale I, di possibile uso cerimoniale o liturgico, a conferma della continuità d’uso, tra prepalaziale e protopalaziale, di alcuni spazi comuni di aggregazione60. La revisione dei dati ha confermato il momento di fondazioconfermare la presenza di un doppio betilo (cfr. CARINCI – LA ROSA, Revisioni festie, cit., p. 59, fig. 55), i collegmenti con Haghia Triada potrebbero essere ancora più ricchi di suggestioni. La forma del betilo festio è quasi cilindrica con sommità arrotondata in forma di una rudimentale calotta contrassegnata al centro da una piccola cavità (CARINCI – LA ROSA, Revisioni festie, cit., pp. 57-58, figg. 52-54), possibile ricettacolo per offerte, e rientra nella tipologia degli esemplari di maggiori dimensioni (alt. 0,70 m c.a); il pilastrino è affiancato da un blocco quadrangolare con una cavità, che può classificarsi come tavola di offerte, altro elemento altrove collegato al betilo (GALLO, Per una riconsiderazione del betilo, cit., p. 51). I caratteri della divinità rappresentata dal betilo dovrebbero riferirsi, come già si accennava, a figure divine legate al ciclo vitale. Può essere significativo che esso sia collocato nel cortile occidentale mediano fin dal momento iniziale, in un sito come Festòs segnato da una lunga tradizione di aggregazioni cerimoniali che non escludono anche un ricordo degli antenati (cfr. supra, p. 7, nt. 38). Certamente di tratta di capire le forme e i modi dell’adozione di un elemento apparentemente allogeno, in rapporto alle scelte dei gruppi locali. 60 Vd. supra, p. 8, nt. 39. 26 Élites e spazi del culto nel primo palazzo di Festòs ne del Palazzo agli inizi del MM IB61, dimostrando che esso non fu in origine limitato al solo quartiere sud-ovest, anche se i resti relativi a questo primo momento sono, nella terrazza mediana, certamente meno perspicui e più difficilmente individuabili. Quanto emerso da alcuni sondaggi di verifica62, assieme ad altre osservazioni su vecchi dati di scavo, in particolare alcune fotografie eseguite nel corso della prima campagna di scavi63, ha suggerito l’ipotesi che pone la originaria linea della facciata del MM IB, al di sotto della facciata del Secondo Palazzo. Non appare casuale il fatto, già osservato, che gli ortostati della nuova facciata del palazzo sul Piazzale I presentino differenze rispetto a quelli della facciata sul Piazzale LXX, risalenti all’originaria costruzione64. Il programma edilizio che amplia il Palazzo verso Ovest, proponendo una nuova facciata, potrebbe indicare una volontà di monumentalizzazione e di arricchimento dello spazio cerimoniale, indipendente da contingenze legate a importanti eventi distruttivi. La costruzione della seconda facciata a ortostati, il nuovo laCARINCI – LA ROSA, Revisoni festie, cit., pp. 82, 109. Un interessante deposito di fondazione rappresentato da una grande brocca con decorazione à la barbotine è stato messo in luce al di sotto dei livello del Vano (neopalaziale) 13: V. LA ROSA, I saggi della campagna 2004 a Festòs, in «ASAA» LXXXII, S. II, IV (2004), p. 644, figg. 141-142. Sul senso della retrodatazione suggerita dalla Todaro, vd. supra, nt. 42. 62 LA ROSA, New Data on the Western Façade, cit., pp. 23-30. 63 Cfr. PERNIER, Il Palazzo Minoico di Festòs, I, cit., p. 212, fig. 92. 64 L’argomento è trattato da E. TSAKANIKA-THEOHARI, The Structural Role of Timber in Palatial Architecture of Minoan Crete, 2006, tesi di dottorato inedita del Politecnico di Atene, citata in MILITELLO, Emerging Authority, cit., p. 249. Ad ogni buon conto, malgrado alcune innegabili differenze soprattutto nelle dimensioni, a giudizio di J.W. SHAW, Minoan Architecture: Materials and Techniques (Studi di Archeologia Cretese, VII), Padova 20092, p. 60, la tecnica di lavorazione della superficie dei blocchi presenta comunque molte somiglianze, verosimilmente dovute a una tradizione artigianale consolidata localmente. 61 27 Filippo Carinci stricato del Piazzale I e la relativa rampa ascendente, le kouloures, l’edificio di Nord-Ovest, la gradinata teatrale, la grande aula lastricata a Nord del muro , il Propileo II e i suoi annessi, costituiscono parti significative di una grandiosa ripresa architettonica effettuata agli inizi e nel corso del MM II, che si conclude con un doppio episodio sismico alla fine di tale periodo. La Vasca lustrale XXX e il successivo allestimento delle kouloures, il grande focolare all’angolo nord est, documentano non solo la rilevanza, ma anche una possibile, progressiva trasformazione, a livelli diversi, di alcune pratiche liturgiche e/o cerimoniali nell’ambito delle strutture palaziali durante il MM II. E’ indubbio che il MM IIB, nella sua fase iniziale e nel corso del suo sviluppo, fino alla catastrofe parziale, segna un momento di fioritura, corrispondente probabilmente al consolidarsi di un controllo territoriale, che meglio può avvicinarsi all’idea di uno stato, ben inserito in un sistema di scambi regionali, estesi anche all’area egea65, a mio avviso in stretta connessione proprio con Cnosso per quel che riguarda i contatti esterni. I gruppi di potere che agiscono in questo momento sono in grado di investire cospicue risorse nell’allestimento di edifici e di spazi cerimoniali, in una forma che, a quanto appare dalle sequenze individuate, risponde ai caratteri di una progressione graduale verso forme di complessità. E’ il momento dell’Emerging Authority, messo in luce con chiarezza da P. Militello66. Con la monumentalizzazione dell’area prende corpo, in forma comunque originale, l’adeguamento a un modello affermato a Cnosso a partire dal MM IB, completato con il sistema di marciapiedi soprelevati anche questi adottati in quel sito, che scandiscono la superficie del lastricato determinando punti di con65 66 KNAPPETT, A Regional Network, cit., pp. 388-390. MILITELLO, Emerging Authority, cit., passim. 28 Élites e spazi del culto nel primo palazzo di Festòs vergenza di percorsi con origini diverse (Fig. 4), probabile indizio di un assetto insediativo collegabile a gruppi più o meno aggregati che fanno capo al centro palaziale, in un contesto urbano che, a quanto consta dai dati in nostro possesso non doveva avere un tessuto continuo, ma piuttosto articolarsi in forma sparsa in diversi nuclei attorno all’area del Palazzo67. Si tratta degli abitati di Haghia Photinì (area a Nord Est del Palazzo), di Chàlara (a Sud Est), delle case immediatamente a Ovest del Piazzale I, che costituiscono il nucleo più vicino al Palazzo, delle abitazioni a Sud del Palazzo, delle strutture sul pendio meridionale della c.d. Acropoli Mediana (vani CV-CVII, sempre sostanzialmente ad Ovest del Palazzo), di altri resti più a Ovest, presso la chiesa di S. Giorgio in Falandra. A tali nuclei possono ricollegarsi le tracce di percorsi, taluni sottolineati dalla presenza di marciapiedi soprelevati, che convergono verso il Piazzale I (Figg. 4, 6). Il primo, testimoniato da un breve tratto di marciapiede soprelevato che si vede alla base dei gradini del pianerottolo di accesso al Piazzale I, indica una provenienza da Ovest68; nello stesso punto giunge la rampa della c.d. Strada dal Nord69 che dal MM IB al MM II costituiva una via di collegamento con la parte alta della collina mediana e poteva servire per un percorso in direzione del palazzo anche per i residenti nel quartiere di Hagia Photinì. Il secondo, più stretto, marciapiede soprelevato esterno all’area del Piazzale I, è inserito nell’ultima fase della pavimentazione della rampa che parte dal Piazzale LXX. Il piazzale po67 Ibid., pp. 244-248, fig. 8.2; WHITELOW, The Urbanization of Prehistoric Crete, cit., pp. 120-122, fig. 4.2. 68 CARINCI – LA ROSA, Revisioni festie, cit., fig. 88. 69 CARINCI – LA ROSA, Revisioni festie II, cit., pp. 201-206, fig. 74. 29 Filippo Carinci teva rappresentare un punto di raccolta non solo per chi viveva nell’abitato immediatamente a Sud di esso e per chi poteva agevolmente raggiungerlo dal quartiere di Chàlara, ma più generalmente poteva servire da luogo di riunione per la popolazione del contado residente a più vasto raggio nella pianura70. Va segnalata qui l’importanza del rapporto, molto stretto, tra questa area lastricata e l’ala sud occidentale del Palazzo, con le implicazioni anche di carattere cerimoniale che essa potrebbe comportare. Il terzo tratto di marciapiede non si riferisce ad aree esterne, ma proviene dall’interno del Palazzo ed è riferibile al gruppo o ai gruppi attivi all’interno dell’edificio, non necessariamente in questo residenti. Tutti questi percorsi convergono verso il grande marciapiede soprelevato che attraversa obliquamente il Piazzale verso un punto collocato sulla gradinata teatrale, in corrispondenza del quale anche i gradini sono rialzati. Esso raggiungeva, a sua volta, in un punto in cui oggi le lastre sono mal conservate o mancanti, il terzo livello del gruppo di vani dell’ala sud occidentale (IL-XXVII-XXVIII), a Sud del Propileo II, importanti nell’assetto interno di quella parte dell’edificio e maggiormente connessi, come vedremo alla sfera religiosa. Il tutto va inquadrato in una rappresentazione simbolica degli spazi in funzione di cerimoniali pubblici, con punti di riferimento trasformati nel corso del tempo, ma non stravolti, e inseriti in un percorso cerimoniale/rituale che partiva (almeno per alcune sue componenti) dal piazzale inferiore e dai quartieri occidentali ed aveva il suo principale svolgimento nella terrazza mediana. 70 MILITELLO, Emerging Authority, cit., p. 256. Si può ricordare a tal proposito anche il rinvenimento di strutture e materiali protopalaziali nei pressi del villaggio di ίω ί ό Φ ό, in Haghios Ioannis: cfr. K. KOPAKA, Πή L. KASTRINAKI – G. ORPHANOU – N. YANNADAKIS (edd.), Ε ΑΠ Η, Τό ό ά . .Π ά , Herakleion 1987, pp. 94-95. 30 Élites e spazi del culto nel primo palazzo di Festòs Figura 6. Festòs. Aree di abitato e possibili vie di affluenza verso luoghi di aggregazione esterni al palazzo. (Levi, Festòs e la civiltà minoica, I, tav. A). Un ulteriore passaggio poteva aver luogo nel piazzale superiore, altro possibile spazio di aggregazione prepalaziale, secondo una recente proposta legato, anche in questo momento, alla sfera delle produzioni artigianali71, dove è presente un marciapiede soprelevato, orientato verso le vette gemelle del Monte Ida72. Resta problematica l’interpretazione delle c.d. Kouloures, a mio parere utilizzate, non come granai73, come si ritiene comuTODARO, Craft Production, cit., pp. 222-223. CARINCI, Per una diversa interpretazione, cit., pp. 58-60, fig. 7. 73 Sulla questione vd. anche S. PRIVITERA, I granai del re. L’immagazzinamento centralizzato delle derrate a Cretatra il XV e il XIII secolo a.C. (Ricerche, collana della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’università di Venezia, 58), Padova 2008, pp. 85-87, che riunisce gli argomenti a favore di un’interpretazione come granai sostenuti con vigore da P. HALSTEAD, Storage Strategies and States on Prehistoric Crete: A Replay to Strasser, in «Journal of Mediterranean Archaeology» X (1997) pp. 103-107; MILITELLO, Emerging Authority, CIT., pp. 239, 244, 258. 71 72 31 Filippo Carinci nemente, ma per l’impianto di grandi alberi. Quale che ne fosse la funzione esse vennero poste a completamento dello scenario simbolico costruito, a più tappe, nel Piazzale I74, tenendo presente il modello cnossio che risaliva a un momento più antico. L’organizzazione di questo spazio aperto avviene attraverso un sistema di riferimenti simbolici focalizzati su alcuni manufatti o segnacoli che contengono riferimenti a elementi naturali. Essi sono diversi, ma tutti con un preciso valore: almeno inizialmente il betilo, la pietra sacra che un ruolo così significativo riveste in alcuni documenti iconografici di carattere sicuramente religioso75; poi la vasca riempita di acqua, uno degli elementi primordiali con riferimento a forme di purificazione76; e ancora la grande eschàra, con il fuoco verosimilmente connesso alla sfera sacrificale; infine le kouloures: anche se non connesse ad alberi, anche come possibili provvisori granai77 esse potevano rappresentare comunque un riferimento alle coltivazioni e ai cicli proCARINCI, Per una diversa interpretazione, cit., pp. 53-58, ma va riconosciuto che l’ipotesi, basata su un suggerimento di D. PREZIOSI, Minoan Architectural Design: Formation and Signification, Berlin-Amsterdam 1983, p. 83, nt. 130. resta minoritaria. 75 Vd. supra, ntt. 58 e 59. 76 A. PEATFIELD, Water, fertility, and purification in Minoan religion, in C. MORRIS (ed.) Klados. Essays in honour of J.N. Coldstream (BICS Supplements, 63), London 1995, pp. 217-227. Escluderei in forma tassativa che il manufatto, qualitativamente pregevole, realizzato in blocchi accuratamente squadrati, posto in un cruciale punto di accesso alla terrazza mediana, e a sua volta collegato, attraverso una rampa stuccata, a un edificio (il c.d. Bastione Ovest) che non mostra alcuna attinenza con attività artigianali, possa essere un bacino di decantazione per argille come prospettato, sia pure in forma dubitativa dalla Todaro (TODARO, Craft Production, cit., p. 222). Pur riconoscendo la necessaria presenza di aree di attività artigianale nel sito fin dal periodo prepalaziale (cfr. TODARO, Pottery production in the Prepalatial Mesara, cit., pp. 345-350), ritengo molto difficile una sicura identificazione della loro collocazione. Per quel che mi risulta sono alquanto rari i casi in cui strumentazioni e residui di lavorazione, siano essi scarti di fornace o altro, possono dirsi con certezza in posizione primaria e questo mi sembra un fattore dirimente e imprescindibile. 77 Vd. supra, nt. 73. 74 32 Élites e spazi del culto nel primo palazzo di Festòs duttivi stagionali. L’insieme di questi elementi simbolici posti in uno spazio circoscritto, scandito e forse ripartito da linee-guida tracciate al suo interno (marciapiedi soprelevati) e relazionato a un paesaggio (in primo luogo il Monte Ida, ma anche le varie aree della pianura con i suoi corsi o specchi d’acqua), è stato composto a costruire uno scenario per l’aggregazione di un elevato numero di partecipanti a cerimoniali pubblici, presumibilmente analoghi a quelli rappresentati in pitture cnossie dell’ inizio dell’età neopalaziale78. La costruzione di questo scenario non è solo fondata sulla tradizione, ma, al pari della struttura sociale che tale operazione esprime, è il risultato di un processo che si compie tra MM IB e MM II79. L’operazione non è “neutrale”, essa rappresenta un intervento programmato e misurato, anche su forme di emulazione rispetto al modello cnossio, ed appare in buona misura anche una manipolazione delle pratiche comunitarie da parte di chi controlla gli interventi edilizi, tanto negli spazi lasciati aperti ed accessibili, quanto in quelli ad accesso limitato, gli uni e gli altri progressivamente modificati e resi più complessi. Attraverso tali operazioni il palazzo si appropria della tradizione e ne fa qualcosa di diverso, probabilmente con una più forte elaborazione di credenze religiose, anche questo un passaggio obbligato verso forme di società com78 N. MARINATOS. Public festivals in the west courts of the palaces, in HÄGG – MARINATOS (eds.), The Function of the Minoan Palaces, pp. 135-143; E.N. DAVIS, The Knossos miniature frescoes and the function of the central courts, ibid., pp. 157-161; L. KONTORLI-PAPADOPOULOU, Aegean Frescoes of Religious Character (Studies in Mediterranean Archaeology, 117), Göteborg 1996, p. 41, nr. 9. 79 MILITELLO, Emerging Authority, cit., pp. 265-266, mette bene in evidenza come sia erroneo considerare il MM IB-II come una fase unitaria, ponendo l’accento esclusivamente sull’AM III/MM IA come i periodi in cui ricercare l’emergere del sistema palaziale. Concordo pienamente sul fatto che sia fondamentale tener nel massimo conto «la complessità dei fenomeni storici e la molteplicità dei salti nella storia». 33 Filippo Carinci plessa. Non possiamo trascurare, proprio per questa ragione, altri aspetti delle attività rituali riservati a gruppi ristretti e collocati all’interno dell’edificio palaziale, in special modo nell’ala sud occidentale. Un’indagine ancora preliminare80 si è indirizzata verso questo che appare il gruppo di ambienti più problematici dell’intero complesso. Sono qui individuabili almeno tre fasi: le ultime due corrispondenti a interventi volti creare un più diretto collegamento con l’esterno e con le vie di accesso al Palazzo. Al momento dello scavo, l’edificio appariva articolato, almeno su tre livelli, che indagini di tipo statico-strutturale confermano essere piani diversi di uno stesso edificio81. Tramontata definitivamente la teoria delle tre successive ricostruzioni che il Levi, aveva voluto assumere come unica chiave di lettura di tutto il sito di Festòs82, si trattava di tentare, anche sulla scorta delle revisioni precedenti, una nuova interpretazione. Il blocco sud occidentale è il risultato di interventi di natura diversa, diversamente distribuiti nella sequenza cronologica, tra i quali si osservano alcune operazioni connesse ai sistemi di accesso (e relativo controllo dei medesimi) e di circolazione interna83, con aggiunte di ambienti e possibili soprelevazioni. Si registra, infine, un intervento di rifacimento seguìto a un danno strutturale in un momento avanzato della sequenza, ma nettamente distinto CARINCI, Per una rilettura “funzionale”, cit., passim. P. RIVA – S. SIGNORINI, Modello strutturale ed ipotesi di crollo del I Palazzo, in LA ROSA (ed.), I Cento anni, cit., pp. 425-458). 82 F. CARINCI, Le ceramiche e i nuovi dati di scavo in, LA ROSA (ed.), I Cento anni, cit., pp. 477-526; CARINCI – LA ROSA, Revisioni festie, cit., pp. 108-109. 83 Un primo tentativo oggi in parte superato è presentato in F. CARINCI, Circolazione interna e funzioni dell’ala sud occidentale del primo Palazzo di Festòs, in E. TAMPAKAKI – A. KALOUTSKAKIS (eds.), Proceedings of the Ninth Cretological Congress, Herakleion 2006, vol. A2, pp. 23-39. 80 81 34 Élites e spazi del culto nel primo palazzo di Festòs dalla distruzione finale del Primo Palazzo84. L’insieme dei dati aiuta a tracciare una storia dell’edificio, che nell’arco di circa due secoli e mezzo, in una progressiva crescita va incontro a trasformazioni determinate da scelte precise, dipendenti direttamente o indirettamente da una mutata concezione degli spazi cerimoniali sia interni che esterni, e solo alla fine vede interventi dettati da uno stato di emergenza. Non è possibile in questa sede entrare nei minimi dettagli: la principale novità di queste ricerche consiste nell’aver meglio messo a fuoco, nell’ala sud Ovest, che sorge al livello del lastricato del piazzale inferiore LXX, la presenza di attività cultuali, in parte collegate con gli spazi esterni e con le azioni che lì avvenivano, in parte riservate a gruppi ristretti. Nel settore settentrionale, al livello del primo piano, e accessibile in origine attraverso una rampa esterna, è possibile ricostruire un luogo di culto, costituito da due vani, con un recesso contenente un altare (Fig. 7), al quale è probabile attribuire un vaso per offerte dalla rara decorazione figurata85. Al momento della sua distruzione, corrispondente alla catastrofe parziale di questa parte dell’edificio, il sacello, un santuario collocato in prossimità più che all’ingresso dell’edificio palaziale in sé, all’area di avvicinamento a questo attraverso il percorso in direzione del Piazzale mediano (snodo alla base della rampa ascendente dal Piazzale LXX), aveva subito un ridimensionamento nell’accesso, ora solo dall’interno, e nell’uso più limitato, mentre altri ambienti alla quota del Piazzale I, presso il Propileo, potevano averne assunto le funzioni, con la monumentalizzazione della Fase delle Kouloures (Figg. 4, 9), risultando peraltro in stretta connessione proprio con l’ingresso principale del palazzo. 84 85 Vd. supra, p. 10, nt. 52. CARINCI, Per una rilettura “funzionale”, pp. 56, 108-109. 35 Filippo Carinci Figura 7. Festòs. I settori settentrionale e centrale dell'ala sud-ovest del Palazzo nella Fase del Betilo. (Rielaborazione da Levi, Festòs e la civiltà minoica, I, tavv. C e I). 36 Élites e spazi del culto nel primo palazzo di Festòs Il santuario originario posto al primo piano, si collegava ad altri apprestamenti e ambienti che dovevano avere rapporti con l’esterno e con cerimoniali pubblici, focalizzando l’attenzione di chi sostava nel sottostante spazio lastricato del Piazzale LXX. La natura di alcuni interventi di trasformazione in questa parte dell’edificio potrebbe rispecchiare cambiamenti nel comportamento rituale, con una tendenza a consentire una maggiore comunicazione tra spazi interni ed esterni, in relazione al Piazzale inferiore LXX, che probabilmente acquista importanza nella sequenza del cerimoniale. Ciò suggerisce forme di esibizione di tipo epifanico86, con persone a ciò deputate che si mostravano a un pubblico radunato nel piazzale utilizzando inizialmente una sorta di tribuna corrispondente al c.d. Bastione I (Fig. 7). Successivamente, dopo le aggiunte effettuate in coincidenza con la Fase della Vasca e prima della Fase delle Kouloures (Fig. 8), ipotizziamo che potesse essere adibito a tale funzione un ambiente appositamente allestito e direttamente raggiungibile con una scala costruita ex novo, fornito di un’apertura (loggia o finestra), posto al piano superiore (Vano L del primo piano), con un grado di visibilità accentuato dalla posizione e di maggior effetto per la presenza, all’interno dell’ambiente, di un rivestimento alabastrino forse funzionale ad effetti di illuminazione diretta (per esempio i raggi del sole al tramonto, essendo l’apertura verso ovest) o artificiale (riflesso della luce delle lampade). 86 Sui diversi caratteri estatici ed epifanici individuati nella religione minoica cfr.: R. HÄGG, Die göttliche Epiphanie im minoischen Ritual, in «AM» CI (1986), pp. 41-62; P. WARREN, Minoan Crete and Ecstatic Religion, in R. HÄGG – N. MARINATOS (eds.), Sanctuaries and Cults in the Aegean Bronze Age, Stockholm 1981, pp. 155-167. P.M. WARREN, Minoan Religion as Ritual Action (Studies in Mediterranean Archaeology, Pocket Book 72), Göteborg 1986; N. MARINATOS, The Character of Minoan Epiphanies, in D. SHANZER (ed.), Diving Epiphanies in the Ancient World (Illinois Classical Studies, 29), Chicago 2004, pp. 25-42; W. BURKERT, Epiphanies and signs of power: Minoan suggestions and comparative evidence, in «ICS» XXIX (2004), pp. 1-23. 37 Filippo Carinci Figura 8. Festòs. I settori settentrionale e centrale dell'ala sud-ovest del Palazzo nella Fase della Vasca lustrale XXX/fase delle Kouloures iniziale. (Rielaborazione da Levi, Festòs e la civiltà minoica, I, tavv. C, D e I). 38 Élites e spazi del culto nel primo palazzo di Festòs Figura 9. Festòs. I settori settentrionale e centrale dell'ala sud-ovest del Palazzo nella Fase delle Kouloures avanzata prima della catastrofe palaziale. (Rielaborazione da Levi, Festòs e la civiltà minoica, I, tavv. C, D e E). 39 Filippo Carinci Figura 10. Festòs. I settori settentrionale e centrale dell'ala sud-ovest del Palazzo nella Fase dei Sacelli. (Rielaborazione da Levi, Festòs e la civiltà minoica, I, tavv. C, D, E e O). 40 Élites e spazi del culto nel primo palazzo di Festòs Infine, la deposizione di centinaia di vasi interi all’interno di un bancone appositamente creato sul lato nord del Vano IL al pian terreno, può interpretarsi come una forma di conservazione della memoria, di un atto di ri-fondazione di questa parte dell’edificio87. La datazione dei materiali più recenti al MM IIA, potrebbe trovare un parallelo con le operazioni condotte in relazione agli spazi esterni tra la Fase della Vasca e la Fase delle Kouloures, che si completano con la costruzione dell’edificio cerimoniale di Nord-Ovest (c.d. Bastione Occidentale). Fin dalla sua prima versione, dunque, l’edificio è organizzato almeno su due quote, se non già su tre, che si adattano al forte dislivello del terreno, costituendo, di fatto, un raccordo tra la quota del Piazzale LXX (Blocco Sud Ovest) e quella del Piazzale I (Blocco Nord Ovest), collegate anche attraverso la scala all’interno all’edificio88, oltre che con la rampa esterna. L’assetto iniziale (Fig. 7) mostra un isolamento degli spazi interni rispetto a quelli esterni, con l’eccezione del sacello, raggiungibile dalla base della Rampa verso il Piazzale I e dal Piazzale LXX, attraverso i due bracci della stretta Rampa LII. D’altro canto la cura usata nel lastricare il piazzale, il suo ruolo di possibile punto di raduno lungo un tragitto che dalla pianura risale da Sud il pendio della collina, la sua connessione da un lato con il santuario (interno al Palazzo, ma accessibile anche dall’esterno), dall’altro con il tracciato della rampa verso il Piazzale I, ne fanno un punto non secondario di un percorso che aveva qui il suo avvio, forse in rapporto a un gruppo di individui che aveva come riferimento proprio il santuario di cui si è detto. Se è vero che in 87 I. CALOI, Memory of a Feasting at the First Palace of Phaistos: Preliminary Observations on the Bench Deposit of Room IL, in «Creta Antica» XIII (2012), c.d.s. 88 F. TOMASELLO, L’Architettura. Considerazioni preliminari sull’articolazione degli spazi, in LA ROSA (ed.), I Cento anni, cit., pp. 415-421. 41 Filippo Carinci quest’area, fin dal Neolitico Finale avevano luogo forme di aggregazione connesse al consumo di cibi e bevande da parte di uno dei gruppi gravitanti sull’abitato di Festòs, non si può escludere che il primo allestimento con tribuna e sacello abbia serbato memoria di tale tradizione. Le trasformazioni di questa parte del complesso devono avere, nel corso del tempo, diversamente regolato i rapporti esterno/interno sulla base di scelte, che indubbiamente investono la componente o le componenti elitarie coinvolte nella regìa e nel controllo delle operazioni, in primo luogo degli interventi edilizi. In un momento iniziale (Fig. 7), a parte la presenza del sacello e la sua accessibilità, le attività svolte all’interno del resto dell’edificio non sembrano avere altro rapporto diretto con l’organizzazione dello spazio esterno, definito dalle terrazze lastricate e avente come punto focale il betilo. Un’altra peculiarità che si manifesta nella stessa concezione dell’ala sud ovest è il suo costituirsi come parte architettonicamente collegata con le restanti strutture del Palazzo, ma per altri aspetti autonoma, per la presenza di ambienti destinati a magazzino e per la conservazione in loco di documenti amministrativi89, presumibilmente in un piccolo archivio “decentrato”90. Ciò può suggerire l’ipotesi che dovesse trattarsi di un’ala del palazzo con funzioni speciali, specificamente controllata da un gruppo di persone facente riferimento all’esecuzione di pratiche rituali e quindi anche a ruoli di tipo sacerdotale, verosimilmente gerarchizzati. L’idea è corroborata dai tre vasi con raffigurazioni antropomorfe, unici in tutta l’estensione del sito e 89 P. MILITELLO, Il periodo Medio Minoico II. L’attività amministrativa, in LA ROSA (ed.), I Cento anni, cit., pp. 171-174; ID., Amministrazione e contabilità a Festòs. II. Il contesto archeologico dei documenti palatini, in «Creta Antica» III (2002), pp. 62-64. 90 Per MILITELLO, Emerging Authority, cit., p. 254, i documenti presenti in questi contesti sarebbero il risultato di movimenti esterni, piuttosto che interni, di beni o informazioni 42 Élites e spazi del culto nel primo palazzo di Festòs per il periodo protopalaziale91, in cui le allusioni al culto e ai relativi rituali sono più che evidenti. Potevano qui svolgersi operazioni preparatorie92 per attività che avevano luogo all’esterno, come mostra il progressivo interesse ad aprire passaggi verso il Piazzale LXX93, ma anche cerimonie alle quali era ammesso un numero limitato di partecipanti, con l’uso di vasellame a questo scopo destinato, largamente testimoniato nei diversi livelli94. Maggior prudenza userei, in generale, per la precisa localizzazione di specifiche attività artigianali all’interno di questa parte del palazzo95. Nel trarre alcune conclusioni da un lavoro ancora in corso, è opportuno avvertire che si tratta di osservazioni preliminari e provvisorie. Il quadro che ci si presenta nella considerazione dei dati archeologici è indicativo della presenza di una situazione distribuita in scenari diversi, che si trasformano nel corso del tempo e che prevedono di volta in volta forme di ammissione estesa a un certo livello, con più poli distinti in oriF. 65+786, F. 1278, F. 1452: LEVI, Festòs e la civiltà minoica, I, cit., pp. 90, 96, tavv. LXV, LXVI, LXVII a-b, 160 a-c, figg. 120, 161; LEVI – CARINCI, Festòs e la civiltà minoica, cit., II, 1, pp. 189, 277; 174, tav. 76 b, 47, tav. 23 c; vd. anche, A. STAMOS, Figurative Motifs on Kamares Ware, in «Aegean Archaeology» V (2001), pp. 63-69. 92 CARINCI, Per una rilettura “funzionale”, cit., p. 113. L’idea è gia presente nel lavoro di G. GESELL, Town, Palace and House Cult in Minoan Crete (Studies in Mediterranean Archaeology, 67), Göteborg 1985, pp. 124-127. 93 CARINCI, Per una rilettura “funzionale”, cit., p. 43. 94 F.M. CARINCI, Strumentazioni per il filtraggio nei contesti di apparato del Primo Palazzo di Festòs, in F. CARINCI, N. CUCUZZA, P. MILITELLO, O. PALIO, Kretes Minoidos. Tradizione e identità minoica tra produzione artigianale, pratiche cerimoniali e memoria del passato. Studi offerti a V. La Rosa (Studi di Archeologia Cretese, X), Padova 2011, pp. 210223. 95 MILITELLO, Emerging Authority, cit., pp. 257-260. L’operazione principale in questi casi consiste nel distinguere i materiali attribuibili a piani pavimentali sicuri, attraverso una puntuale verifica di quote e contesti, da quelli finiti nei riempimenti seguiti alla obliterazione di numerosi vani in seguito alla catastrofe parziale di quest’ala del palazzo. 91 43 Filippo Carinci gine forse anche in una organizzazione prepalaziale, poi fatti convergere in una formula unificata, focalizzata nel Piazzale I, con un punto di partenza nella terrazza inferiore e un possibile punto di arrivo in quella superiore96. Al contrario, gli accessi limitati agli spazi interni vengono mantenuti con alcune concessioni: per esempio il servizio di preparazione di cibi e bevande nel vano IL del piano terreno, presumibilmente effettuato per un uso all’esterno97, o la costruzione del vano con rivestimento alabastrino (vano L del primo piano), con un possibile affaccio sul piazzale in sostituzione di una più antica tribuna, per una esibizione o un’epifania che prende le mosse dagli ambienti chiusi, conferendo a tale esibizione forme di maggiore spettacolarità98. Una successiva evoluzione, nella fase delle Kouloures (Fig. 9) potrebbe essere la creazione di un nuovo sacello alla quota del Piazzale I, sul lato meridionale del Propileo II, con un più immediato collegamento della componente presente nell’ala sud ovest al cuore cerimoniale del complesso, il Piazzale I appunto, limitando l’importanza del santuario più antico, che al momento della catastrofe parziale appare se non fuori uso, in una posizione meno rilevante, o meglio riservata solo ad un uso interno. E ancora, la perdita, a causa della catastrofe parziale, degli spazi di preparazione al piano alla quota del Piazzale inferiore LXX, dovrebbe aver determinato l’adattamento di alcuni vani lungo la facciata sul Piazzale I e la costruzione degli ambienti posticci a ridosso di questa (Fig. 5): in breve l’allestimento del complesso dei c.d. Sacelli, in cui sembrano ricorrere molti elementi funzionali presenti nei vani distrutti. Così un’operazione di recupero di alcuni luoghi di riunione sembra CARINCI, Per una diversa interpretazione, cit., pp. 61-62. CARINCI, Per una rilettura, cit., pp. 67-75. 98 Ibid., p. 58. 96 97 44 Élites e spazi del culto nel primo palazzo di Festòs essere il rifacimento, all’estremità sud dell’edificio sudoccidentale, di alcuni locali inizialmente adibiti a magazzino, con una drastica ridefinizione dell’accesso dalla facciata a ortostati (Fig.10)99. La vocazione elitaria degli spazi interni è sottolineata da alcune rifiniture di lusso, come i rivestimenti alabastrini e i pavimenti in stucco decorato100 e soprattutto dalla dotazione di vasellame di pregio in pietra101 e in ceramica102, all’interno del quale è anche possibile stabilire una gerarchia qualitativa, in particolare per quel che riguarda i vasi potori di uso individuale. In tutti i livelli del sito, soprattutto nei riempimenti, il quantitativo delle ciotole non ansate (skoutelia), di vario tipo, grandezza e qualità103, è enorme, e riferibile alle cerimonie a larga partecipazione con distribuzioni di cibo e bevande. Nelle dotazioni presenti all’interno dell’ala sud-ovest, questa tipologia vascolare è, invece, relativamente rara nei livelli pavimentali e più elevato è il numero di tazze e tazzine ansate di ceramica fine verniciata e sovradipinta, di un livello qualitativo che giunge fino alle preziose tazze emisferiche della classe egg-shell. Ciò è forse un indice del diverso livello dei partecipanti alle attività dei gruppi ristretti, quindi anche di ruoli e gradi diversi all’interno delle stesse élites e presumibilmente anche nella stes- 99 CARINCI, Per una rilettura, cit., p. 119-120, fig. 96; vd. anche CARINCI, Le ceramiche e i nuovi dati di scavo, cit., pp. 505-509. 100 P. MILITELLO, Gli Affreschi minoici di Festòs (Studi di Archeologia Cretese, II), Padova 2001, pp.45-46. 101 O. PALIO, I vasi in pietra minoici da Festòs (Studi di archeologia cretese, V), Padova 2008. 102 LEVI – CARINCI, Festòs e la civiltà minoica, cit., II, 2, passim; cfr. MILITELLO, Emerging Authority, cit., pp. 250-252 per una preliminare quantificazione dei materiali presenti nei diversi ambienti del Palazzo e dell’abitato. 103 LEVI – CARINCI, Festòs e la civiltà minoica, cit., II, 2, pp. 234-243, tavv. 99-102. 45 Filippo Carinci sa compagine degli officianti delle cerimonie104. L’insieme delle trasformazioni vede un iniziale “crescendo” verso una sempre più complessa organizzazione degli spazi, interrotto da una catastrofe, alla quale si reagisce approntando strutture provvisorie, destinate a soccombere poco dopo, assieme al resto dell’intero complesso palaziale. In mancanza di fonti scritte e nella penuria di fonti iconografiche coeve è sempre rischioso andare oltre nell’individuazione di ciò che possa a pieno diritto includersi nella categoria del sacro. Nuovi orientamenti di ricerca insistono molto sulle forme di continuità nell’uso degli spazi e nelle pratiche sociali, con un forte accento sul consumo ritualizzato di cibi e bevande da parte di gruppi di persone differenziati per numero e per rango. In queste pratiche hanno un ruolo, in relazione al Palazzo, spazi aperti come la corte centrale e soprattutto i cortili occidentali, e possono individuarsi luoghi deputati specifici per gruppi diversi, ma un elemento importante, forse non particolarmente approfondito, è l’azione umana nella conduzione del rituale105 che riveste un ruolo a mio avviso essenziale nella aggregazione dei diversi gruppi partecipanti. A Festòs tutto questo comincia ad apparire più chiaramente nella lettura del dato archeologico. L’estensione relativamente non amplissima del sito106, la com- 104 Una plausibile gerarchia dei vasi da un unico goblet policromo in ceramica eggshell a ben più numerosi goblets e ciotole acromi e di fattura corrente, destinati a un impiego in un contesto cerimoniale di Cnosso, (Early Magazine A, D. VII 14, 16 e 14/16 BAULK, MM IB) è proposta in MACDONALD – KNAPPETT, Knossos. Protopalatial Deposits in Early Magazine A, cit., pp. 161-165, fig. 6.1. Qui la formula è fortemente standardizzata e riflette con chiarezza un insieme di partecipanti di rango diverso. 105 CARINCI, Priests in Action, cit., pp. 35-37. 106 Proposte diverse, sintetizzate in WHITELOW, The Urbanization of Prehistoric Crete, cit., pp. 120-122, fig. 4.2. Considerata la configurazione del terreno è difficile ipotizzare un’estensione di un vasto abitato a tutte le tre colline del sistema festio (e sembra 46 Élites e spazi del culto nel primo palazzo di Festòs pattezza dell’edificio palaziale, pur differenziato nelle funzioni delle sue componenti, non farebbero pensare a una competizione di gruppi diversi, dislocati in punti diversi con vistose residenze di prestigio, ma piuttosto a una sostanziale coesione, focalizzata su un comune, forte, investimento nell’edificio palaziale e nei suoi spazi cerimoniali107 in una ripartizione dei ruoli di potere, all’interno dei quali la funzione sacerdotale, che tanto peso avrà nei successivi sviluppi della civiltà minoica, ha una posizione rilevante, come mostra la complessità delle strutture e l’insieme dei rinvenimenti dell’ala sud occidentale, di tale funzione ben probabile sede. molto più opportuno optare per una dimensione contenuta, con eventuali nuclei distaccati. 107 Giustamente osserva la SCHOEP, Bridging the Divide, cit., p. 420, le differenze tra la situazione di Malia e quella di Festòs. 47