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Romina Power: 12 domande e una poesia

2022, Simultanea

Romina Francesca Power (Los Angeles, 1951) è un’artista statunitense naturalizzata italiana, nota principalmente per la sua carriera musicale. A partire dagli anni Settanta, l’artista si è affermata come cantante e cantautrice, ottenendo molti riconoscimenti in Italia e all’estero, fra i quali la vittoria al Festival di Sanremo nel 1984 con il brano “Ci sarà”, presentato insieme ad Albano Carrisi.

Simultanea, vol. 3, no. 1, 2022 Romina Power: 12 domande e una poesia NICOLÒ SALMASO Indiana University – Bloomington Romina Francesca Power (Los Angeles, 1951) è un’artista statunitense naturalizzata italiana, nota principalmente per la sua carriera musicale. A partire dagli anni Settanta, l’artista si è affermata come cantante e cantautrice, ottenendo molti riconoscimenti in Italia e all’estero, fra i quali la vittoria al Festival di Sanremo nel 1984 con il brano “Ci sarà”, presentato insieme ad Albano Carrisi. Il titolo dell’intervista richiama quello del suo primo album da solista, 12 canzoni e una poesia, del 1970. Oltre ad aver risposto per iscritto alle dodici domande, infatti, la cantante ha gentilmente condiviso con i lettori di Simultanea una sua poesia, dal titolo “L’alba”. N.S. Lei è cresciuta in giro per il mondo tra USA, Messico, Italia e Regno Unito. Quanto ritiene che sia importante la multiculturalità nella sua opera di artista e nella definizione della sua identità? R.P. Importante o no, questo mi è toccato in questa vita. N.S. In quanto figlia di due divi del cinema americani, Tyrone Power e Linda Christian, fortemente legati all’Italia, lei ha avuto modo di conoscere sia il mondo della Hollywood classica (anche grazie alle numerose interviste per il suo libro Cercando mio padre, 1999) che quello della dolce vita romana. Che idea si è fatta del periodo d’oro del cinema americano? Com’era veramente la Roma della dolce vita? R.P. Il periodo “d’oro” del cinema americano? Intende gli anni '30, '40 e '50? Penso che visto da una prospettiva esterna e a posteriori possa sembrare d’oro. Ma chi lo ha vissuto deve aver visto anche il rovescio della medaglia e… non è oro tutto ciò che luccica! La dolce vita, invece, io non l’ho vissuta, ero bambina. Ho visto il film capolavoro di Fellini! N.S. La sua carriera artistica cominciò in Italia, quando era ancora molto giovane, a partire dalla seconda metà degli anni '60. Come ha vissuto, a livello personale e professionale, l’ingresso in un mondo dello spettacolo all’epoca persino più maschilista che in anni recenti? Ho presente, ad esempio, una sua intervista in televisione in cui l’intervistatore - un famoso attore italiano di teatro - le chiede con condiscendenza delle sue capacità artistiche. Cosa pensa della posizione della donna oggi, nel mondo dello spettacolo e in generale? R.P. Intanto penso che se il mondo fosse governato dalle donne, sarebbe un mondo migliore. Ci sono sempre state donne che si sono fatte valere, nonostante i pregiudizi. Quando ho iniziato a lavorare nel cinema, avevo tredici anni e non facevo caso a queste cose. Ero appena uscita dal collegio (nel Regno Unito, N.d.R) e vivevo in un mondo mio. Sono stata proiettata in un mondo di adulti, ma grazie alla musica, alla pittura 1 e alla scrittura riuscivo sempre a ritrovare la mia dimensione. Simultanea, vol. 3, no. 1, 2022 N.S. Quali erano e come si sono evoluti i suoi modelli di riferimento musicale negli anni? Quali erano e quali sono le differenze fra la scena musicale italiana e quella anglosassone? R.P. In collegio guardavo una trasmissione televisiva allora molto popolare in Inghilterra, Top of the Pops, e lì ho scoperto vari gruppi e cantanti tra i quali i miei preferiti, i Beatles. Compravo i loro vinili quando avevano quattro canzoni. Ogni loro album era atteso come qualcosa di molto speciale. Mi piacevano anche Donovan e Bob Dylan. Mi comprai una chitarra e gli spartiti delle canzoni di Dylan, così imparai una sequenza di accordi e iniziai a comporre i miei primi pezzi, “Messaggio” (che in inglese era una canzone di protesta), “Chi sei tu?” (nota anche come “Un canto d’amore”, N.d.R), ecc. Nel collegio, la mia prima esibizione canora a dodici anni fu “Non ho l’età” (di Gigliola Cinquetti, N.d.R), che avevo sentito in Italia. N.S. Oltre che cantante, lei è anche cantautrice, e negli anni '70 ha pubblicato due album da solista (12 canzoni e una poesia, 1970, e Ascolta, ti racconto di un amore..., 1974, entrambi riproposti in versione digitale e ristampati in cd di recente). In che modo i temi affrontati nelle sue canzoni si inseriscono nelle tendenze musicali di quegli anni? R.P. Non saprei proprio, vivevo la mia vita fatta di bambini, canzoni e tournée. Mi esibivo per platee italiane, spagnole e sudamericane, ma ascoltavo Crosby, Stills, Nash and Young, gli America, gli Eagles, i Jefferson Airplane, i Pink Floyd e, naturalmente, i Beatles. N.S. Come racconta nella sua autobiografia del 1991 (Autoritratto dalla A alla R), all’interno dell’album 12 canzoni e una poesia, il brano “Messaggio” nacque come canzone di protesta, ma fu poi riadattato in italiano come canzone d’amore. Perché sentì l’esigenza di trasformarla in questo modo? R.P. Perché Albano disse che qui in Italia non sarebbe piaciuto così com’era, mentre se parlava di amore, sì. N.S. Nel 1974 ha pubblicato il concept album Ascolta, ti racconto di un amore…, del quale ha firmato tutti i brani. Ci racconta qualcosa sulla genesi di quest’opera? In generale, qual è il processo creativo alla base della scrittura delle sue canzoni? R.P. Era già da qualche anno che volevo creare qualcosa di mio, che non fosse influenzato da nessuno. Con Maurizio Fabrizio (arrangiatore e direttore musicale, N.d.R) questo era possibile. All’epoca, passavo molto tempo nella mia casa in Puglia, spesso sedevo al pianoforte e componevo, prima la melodia e poi il testo. Avevo una mia musicalità che sceglieva di non avere riferimenti. N.S. Negli anni '70, l’India divenne una delle mete più ambite degli itinerari della controcultura hippie e della Beat generation. Questo è anche l’oggetto di uno dei suoi romanzi (Karma Express, 2017), nel quale emerge il suo legame con l’India e la spiritualità orientale. Cosa rappresenta per lei e in che modo ha influenzato la sua musica? R.P. Purtroppo, in India ci sono arrivata solo nel 1996, non prima. Musicalmente non mi ha influenzata, se non indirettamente attraverso i Beatles. Invece, mi ha influenzata pittoricamente, sia per l’ispirazione che mi ha dato per dipingere, sia per il copione e le riprese del mio primo cortometraggio del quale ho curato la regia, “Upaya” (2005) 2. Simultanea, vol. 3, no. 1, 2022 N.S. Oltre a essere cantante, lei è anche attrice, scrittrice e pittrice. C’è una forma d’arte che preferisce o che la rappresenta di più? Se sì, perché? R.P. Avrei voluto studiare regia al centro sperimentale perché trovo che la regia sia molto più creativa rispetto alla mera recitazione. Per quanto riguarda l’elenco qui sopra, mi piace variare, per non annoiarmi. E trovo che ogni forma d’arte mi rappresenti. N.S. A partire dagli anni '80, si è esibita con Al Bano nell’ex Unione Sovietica e nei paesi dell’Est Europa, riscuotendo un grande successo. Quali crede che siano le ragioni che legano il pubblico dell’Europa dell’Est alla musica italiana? R.P. Nei paesi dell’Est Europa, per anni si è guardato il Festival di Sanremo come un qualcosa di molto speciale e quasi irraggiungibile. La musica italiana era permessa dai regimi totalitari perché le canzoni parlavano prevalentemente d’amore. N.S. In alcune delle sue canzoni, come “Libertà” (1987) e “Cara terra mia” (1988), emergono tematiche pacifiste e ambientaliste. Quanto è diverso oggi l’interesse nei confronti dell’ecologia e della tutela dell’ambiente? Come crede che si sia evoluta la sensibilità collettiva a riguardo? R.P. Io ho iniziato già negli anni '70 a scrivere testi sull’ambiente, canzoni come “Amore nel 2000”, “Moderno Don Chisciotte”, “Il pianto degli ulivi”... N.S. Nel 2012 ha ripreso la sua carriera da solista con l’album Da lontano. Come si colloca quest’ultima opera rispetto a quelle precedenti? Inoltre, sappiamo che sta lavorando al film Nightmare Alley (remake della celebre pellicola del 1947, in cui recitò suo padre) sotto la direzione di Guillermo del Toro. Ci potrebbe parlare di questo e altri progetti per il futuro? R.P. All’album Da lontano ho lavorato in varie fasi nell’arco di quasi quindici anni. Molti brani sono stati prodotti da Yari Carrisi Power, mio figlio, alcuni li ho anche cantati con lui. Sono molto felice di come è stato realizzato questo album! Per quanto riguarda Nightmare Alley, invece, Del Toro mi ha invitata sul set per omaggiare mio padre, del quale è un grande estimatore. Ho anche scoperto che conosceva la canzone “Felicità”. Simultanea, vol. 3, no. 1, 2022 N.S. In conclusione, ci farebbe piacere se volesse condividere una delle sue poesie con i lettori di Simultanea. L’ALBA E l’alba s’avvicina in punta di piedi, silenziosamente sbadigliando via la notte. Passa sulle isole di papaveri in un mare di verde, cammina su una strada argentata dalla riva alla luna, s’infila nelle nuvole di pioggia formando arcobaleni che si piegano in giù, attraversa tende di merletto ed entra dove dormi tu. Riversa raggi di luce nei sogni che ti accarezzano le ciglia e si siede sul tuo cuscino sfiorandoti il pensiero con un altro giorno di vita. Romina Power, 1981 1 Alcune tele di Romina Power possono essere visionate nel suo sito ufficiale: https://www.rominapower.guru/art. Il cortometraggio “Upaya”, girato sia in italiano che in inglese, è disponibile sul canale YouTube ufficiale di Romina Power: https://www.youtube.com/user/rominausa/videos. 2