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2023, Un altro mondo è (altrove) possibile
Quando, nel 2019, sono arrivato per la prima volta a Salinas di Guaranda, un paese sulle Ande dell'Ecuador a 3.550 metri di altitudine sul livello del mare, non vi era nemmeno una capanna, ma solo case di cemento. Alla fine degli anni Sessanta, però, quando arrivarono i missionari dell'operazione Mato Grosso, Salinas era un piccolo paese fatto di abitazioni di paglia. La maggioranza dei salineros viveva in zone isolate: non c'erano strade, luce elettrica, telefono, fognature, dispensario medico e tutti i campesinos erano sfruttati da una famiglia di latifondisti. A inizio anni Settanta, un gruppo di volontari italiani accompagnati dai salesiani istituirono una cooperativa che permise di ridistribuire la proprietà della terra a tutti i salineros attraverso piccoli prestiti: nacquero, in questo modo, un'economia comunitaria e diverse micro-imprese che non avevano proprietari se non gli stessi salineros. In che modo il "modello" Salinas che si autodefinisce "comunitario", "alternativo" e "critico" rispetto ai modelli economico-politici oggi dominanti in Occidente ci costringe a riflettere circa determinate problematiche connesse al fare un'"antropologia delle politiche"?
Riassunto. Il paper presenta le riflessioni maturate durante alcune esperienze che il nostro gruppo di ricer-ca ha realizzato e ha in corso sul territorio trentino. Attraverso la descrizione di alcune dicotomie che abbia-mo rilevato nel paesaggio della Comunità Rotaliana-Königsberg (Crk)-espansioni urbane vs. riutilizzo del patrimonio esistente; super-infrastrutturazione vs. vocazione territoriale prevalente; agricoltura intensiva vs. multifunzionalità dell'agricoltura e dello spazio aperto; paesaggio produttivo vs. patrimonio collettivo-in-tendiamo discutere delle dinamiche che danno forma a un territorio montano, così per come esso emerge da una rilettura di contesto alla luce dei più generali fenomeni di metropolizzazione estesa. Qui, tra fondovalle e montagna, nello spazio aperto tra gli insediamenti della Crk, è infatti possibile riconoscere i tratti di una cam-pagna urbana, che si propongono quali elementi chiave per una reinterpretazione di quella cosiddetta ' città i...
Introduzione L'introduzione del concetto dinà demalkhutà dinà da parte dell'amorà Shemuel risale al terzo secolo D.e.v., quando gli ebrei babilonesi, in seguito ad un periodo di tranquillità, caddero sotto il dominio dei Sassanidi, governati dal re Ardashir I, perdendo l'autonomia politica e religiosa. Il figlio di Ardashir, Shapur I, garantì alle minoranze, fra cui gli ebrei, autonomia culturale e religiosa (Elon 2007, 663). Shemuel costruì un rapporto amichevole con il re, riconoscendone l'autorità e le leggi. Secondo molti studiosi tuttavia vi sono affermazioni precedenti in tal senso già nel periodo della dominazione romana 1. Attraverso il dinà demalkhutà viene riconosciuto il fatto che la perfetta aderenza al corpus della normativa ebraica avrebbe messo in discussione la possibilità di una vita ebraica in Diaspora. E' di certo difficile per un ebreo vivere in un qualsivoglia stato straniero, rispettandone le leggi, e rimanere al contempo fedele ai principi giuridici della propria fede, che non si interessa solo di questioni squisitamente religiose, ma affronta abbondantemente il tema della relazione dell'individuo con la società; basti ad esempio pensare che la seconda metà dei dieci comandamenti riguarda i rapporti interpersonali. Nella nuova situazione un mancato pronunciamento circa il rapporto dell'individuo con l'autorità avrebbe generato un vuoto normativo (Rakover 1971). Già il profeta Yermeyàhu (Gr. 29,7) raccomandava agli esuli in Babilonia "cercate la pace della città in cui vi avrò esiliato e pregate il Signore per essa, poiché dalla sua pace dipenderà la vostra". Per questo, nel corso della storia ebraica, è stato inevitabile introdurre degli accomodamenti che scongiurassero l'eventualità di uno scontro culturale (Landman 1975 , 89) e permettessero a un sistema halakhico che volesse mantenere una propria integrità di convivere nell'arena storica nella quale doveva operare (Shacter 1977, 79; Blidstein 2002, 4). Vengono in questo modo messi drammaticamente a confronto integrità e sopravvivenza. Quanto e cosa è possibile concedere? Dobbiamo intendere queste concessioni come una mancanza di forza, diffusa nella diaspora ebraica? In realtà la questione è più sottile, dal momento che sia l'autorità del re, sia le sue leggi non vengono accettate automaticamente, ma vengono esaminate dai rabbini; sebbene il re non abbia di certo timore dei rabbini, le due autorità vengono messe a confronto, e solo l'accortezza dei rabbini può evitare lo scoppio di un conflitto fra Stato e Chiesa (Blidstein 1973, 213-214). Nel Talmùd In quattro punti nel Talmùd Bavlì (Nedarìm 28a; Ghittìn 10b; Bavà Qamà 113 a-b; Bavà Batrà 54b-55a) viene menzionato il principio dinà demalkhutà dinà. Questo principio è abbondantemente utilizzato nel dibattito halakhico in merito ai rapporti dei cittadini con lo stato, sostanzialmente 1 Per una bibliografia essenziale sul tema vedi Blidstein 1973, 218, n. 1.
Eziopatologie socio-simboliche in Sicilia. Una ricognizione, 2019
Contributo su concezioni popolari della malattia procrastinate fino a oggi, quando appaiono concorrenziali col sistema biomedico e con terapie alternative, fino a produrre manifestazioni dai tratti discrasici e ibridi. Frutto di una ricognizione sui fenomeni patogenetici siciliani, lo studio ha coinvolto differenti attestazioni relative a etnopatie e operazioni rituali morbigene definite scantu, malocchio, fattura, toccatura, gastimia ecc., con lo scopo di interpretare le connotazioni personali e sociali di questi statuti patologici, ormai in via di decadenza o rifunzionalizzazione all’interno dei sistemi ideologici di riferimento. Dalla ricerca emergono implicazioni tra le malattie, l’ambito sociale, il sistema politico economico in cui si esprimono e l’insieme di credenze relative a entità simboliche patogeniche e personalità mistiche. Paper on popular conceptions of the disease procrastinated until today, when they appear to be competitive with the biomedical system and with alternative therapies, to the point of producing manifestations with dyscrasic and hybrid traits. As the result of a survey of Sicilian pathogenetic phenomena, the study involved different claims related to ethnopathies and ritual practices defined as scantu, evil eye, fattura, toccatura, gastimia, etc., with the aim of interpreting the personal and social connotations of these pathological statutes, now in the process of decay or refunctionalization within the ideological systems of reference. The research reveals implications between diseases, the social context, the economic political system in which they are expressed and the set of beliefs relating to pathogenic symbolic entities and mystical personalities.
Dopo un primo tempo del populismo, che pare essere al capolinea, il passaggio in atto, assai tortuoso, potrebbe anche preludere a un secondo tempo (confuso, "sporco") del medesimo. Voi come valutate questa possibilità? Come pensate che possano sciogliersi alcune delle ambivalenze viste nella prima fase? La direzione sarà quella di un approfondimento delle istanze classiste-proletarie e, contestualmente, della radicalizzazione di quelle sovraniste-nazionaliste in tendenziale rotta di collisione reciproca o un'altra? Fin dall'inizio della pandemia abbiamo temuto che sperare in un ridimensionamento definitivo del populismo fosse illusorio e pericoloso. Non possiamo trascurare il fatto che la metafora del "contagio" sia proprio quella usata dalla destra radicale e populista per invocare misure repressive sia contro i "dissidenti" interni, sia contro i migranti, entrambi considerati lesivi della "purezza" dell'ordine occidentale. A differenza di quello che i paladini della democrazia liberale credono (o fingono di credere), i populisti di destra-i leader come i simpatizzanti-non sono affatto un residuo premoderno che agisce "di pancia". Al contrario, hanno dimostrato di saper calibrare le loro strategie in base alle circostanze: lo abbiamo ben visto con Salvini, capace di smentire sé stesso nell'arco di un secondo, senza che questo provochi alcuna rivolta della base. I suoi sodali in Europa hanno fatto lo stesso; dopo aver agitato lo spettro dell'untore straniero (demonizzando in prima battuta il virus cinese e poi la promiscuità degli immigrati, la loro "premodernità", per così dire, come fattore di diffusione del contagio), hanno poi optato per una linea riduzionista piuttosto che per misure draconiane a seconda della loro posizione nel sistema politico e della convenienza del momento. In Ungheria e in Estonia, ad esempio, i partiti populisti di destra, al governo, hanno accusato l'opposizione di favorire la diffusione del virus (che non sarebbe stata quindi imputabile a deficit nella strategia istituzionale di contrasto). Tra quelli all'opposizione, i Democratici di Svezia prima hanno sposato la linea "morbida" dell'Agenzia per la salute pubblica, poi, con l'aumento del numero di decessi, sono passati a toni giustizialisti nei confronti della stessa e del governo; dal canto loro, gli spagnoli di Vox hanno approfittato dell'emergenza per attaccare il movimento femminista così come i separatisti. La razionalità suggerirebbe che proprio questo eccesso di tatticismo sia destinato nel lungo periodo a delegittimare il populismo di destra, ma sappiamo che la politica non è un'equazione e, aggiungiamo, sarebbe forse il caso di fare un passo oltre il dogma della razionalità come metro della democrazia, trattandosi di un concetto irreparabilmente eurocentrico e identificato con la declinazione liberale della democrazia. Quello che ad ora possiamo affermare è che i populisti di destra hanno colto al volo l'opportunità offerta dalla pandemia per consolidare, pur nella diversità di collocazione tattica, la loro agenda nativista, arrivando a chiedere (in Finlandia e Danimarca, ad esempio) un blocco totale persino dell'asilo politico. Sarà interessante, piuttosto, vedere se e come si riposizioneranno sul versante dello Stato, un tema su cui hanno posizioni variegate (più "statalisti" i populisti svedesi, "libertari" quelli norvegesi e
2000
"Diario" dei giorni di scuola in classe 3^ e 4^ elementare alla fine del secondo millennio, con capitoli teorici. "Un volume che ha anticipato le trasformazioni che la riforma dell'autonomia ha proposto, e in certi casi imposto, alla scuola italiana" (dalla quarta di copertina)
Academia Environmental Sciences and Sustainability, 2024
Latomus 83-1, mars 2024, p. 194-198
Preserving Russian and World Cultural Heritage: 165 years of the Imperial Archaeological Comission / Ed. by Sergey A. Vasiliev (executive editor). – St. Petersburg: Institute for the History of Material Culture RAS, 2024., 2024
Anuario de Historia del Derecho español, 2023
Seri Conforti, 2019
Zeitschrift für neuere Rechtsgeschichte, 2023
Muy Viajeros edición coleccionista, 2024
Shanlax International Journal of English, 2019
IEEE Transactions on Neural Systems and Rehabilitation Engineering, 2005
Proceedings of the 1st International Conference on Early Childhood and Primary Education (ECPE 2018), 2018
NOVATEUR PUBLICATIONS , 2020
The Journal of experimental biology, 2016
Physica B: Condensed Matter, 1995