Il presente articolo, scritto a pochi mesi dall’11 settembre, tentava di condurre un’analisi oggettiva su quell’evento, alla luce sia dei pochi fatti che erano noti all’epoca, sia della conoscenza dell’autore sulle modalità della guerra...
moreIl presente articolo, scritto a pochi mesi dall’11 settembre, tentava di condurre un’analisi oggettiva su quell’evento, alla luce sia dei pochi fatti che erano noti all’epoca, sia della conoscenza dell’autore sulle modalità della guerra «non convenzionale», sia seguendo la metodologia di costruire, sulla base dei pochi fatti noti, tutte le ipotesi possibili, per poi sottoporle ad una sorta di «analisi logica».
L’articolo in questione comparve come parte di un kit multimediale dedicato all’11 settembre (11 Settembre 2001: o i “fatti” secondo i Media) prodotto dall’Associazione per la Partecipazione allo sviluppo (realizzato con il contributo del MAE) e venne poi ristampato col titolo L’11 settembre 2001: chiavi di lettura sulla rivista «Nuvole» (XXII, 1, giugno 2002, pp. 22-47). Le tesi ivi formulate trovarono successivamente conferma in due approfonditi lavori di ricerca, entrambi ad opera dello studioso britannico Nafeez Mosaddeq Ahmed: The War on Freedom: How and Way America Was Attacked , September 11th, 2001 [trad. it. Guerra alla libertà. Il ruolo dell’amministrazione Bush nell’attacco dell’11 settembre, Fazi editore, Albano-Roma 2002] e The War on Truth. Disinformation on 9/11 and the Anatomy of Terrorism [trad. it. Guerra alla verità. Tutte le menzogne dei governo occidentali e della Commissione “Indipendente” USA sull’11 settembre e su Al Quada, Fazi editore, Albano-Roma 2004]. Chi volesse studiare il contesto e i retroscena dell’11 settembre dovrebbe valersi più dei lavori di Ahmed che del mio modesto contributo. Questo è qui pubblicato soprattutto perché è scomparso da internet (dove era stato originariamente pubblicato da due diversi siti), mentre, al contrario, sempre su internet, sono reperibili alcuni scritti che criticano questo mio lavoro, ad opera di Guido Fubini e di Walter Coralluzzo.
Guido Fubini, con riferimento a questo mio articolo, alludeva simpaticamente a me come a «quello che dice che gli ebrei sono i responsabili dell’attacco alle due Torri Gemelle di New York e dell’affondamento del Titanic, “Non penserete certo che Iceberg sia un nome ariano, vero?”» e mi accusava esplicitamente di antisemitismo. Walter Coralluzzo, dal canto suo, mi accusava di «complottismo» e, anche lui, sia pure più velatamente di quanto fatto da Fubini, di antisemitismo.
Per rendersi conto di quale fosse la serietà delle accuse di antisemitismo fattemi da Fubini non credo sia necessaria una contestazione puntuale: è sufficiente leggere con un minimo di distacco critico quanto da me scritto nel mio articolo. Non è un caso che, con un procedimento all’americana, sulla base delle accuse di Fubini, si sia a suo tempo tentato di lanciare una campagna denigratoria contro di me all’insegna del: «Ma come? Un antisemita come Torri insegna all’Università di Torino?» Fu una campagna che abortì immediatamente data l’assoluta inconsistenza delle accuse che la motivavano.
Diverso e per certi versi più interessante il caso di Coralluzzo. Costui faceva parte, all’epoca in cui scrisse la sua Critica della ragione complottista, del mio medesimo Dipartimento. Tuttavia, con un comportamento che trovo ancora oggi stupefacente, Coralluzzo non mi disse mai che aveva contestato le mie tesi sull’11 settembre in un suo scritto. In realtà fu così discreto che scoprii la sua Critica della ragione complottista solo molti anni dopo che venne scritta e per puro caso, navigando in internet. Personalmente considero il comportamento di Coralluzzo come totalmente difforme dall’etica professione che dovrebbe caratterizzare il lavoro e il comportamento di uno studioso. Confesso quindi che quando scopersi il suo scritto provai – e continuo a provare – un’irresistibile ripugnanza (in primo luogo morale) a leggere e commentare il suo saggio. Come nel caso di Fubini, credo che, per contestare quanto detto da Coralluzzo, sia sufficiente riproporre il testo del mio scritto.