Aristotle's Problemata

Published in Portuguese in Hypnos (Sao Paolo) 34 (2015) 1-22. http://www.institutohypnos.org.br/revista/index.php/hypnos/index
Also check: http://aristotelophile.com/pub.htm

Resumo: O artigo tem por foco o problema de como aos modos gregos antigos (harmoniai) puderam ser atribuídos a tão amplos e diversos efeitos morais e emocionais pelos autores antigos. A interpretação moderna padrão dos modos gregos torna impossível ler os autores antigos literalmente. Uma solução satisfatória ao problema, contudo, está disponível a partir de um livro de Kathleen Schlesinger sobre os modos, injustamente caluniado. Este artigo explica, com o auxílio de diagramas, os aspectos fundamentais da solução de Schlesinger e por que devemos levá-la a sério.
Palavras-chave: Harmonia, Ethos, Sons, Gregos antigos.


The article focuses on the problem of how the Ancient Greek musical modes or harmoniai could have had the widely diverse emotional and moral effects attributed to them by ancient authors. The standard modern interpretations of the Greek modes render it impossible to take the ancient authors literally. A satisfactory solution to the problem, however, lies ready to hand in an unfairly maligned book on the modes by Kathleen Schlesinger. This article explains, with diagrams, the basics of Schlesinger’s solution and why we should take it seriously.

Il volumetto contiene una breve introduzione del curatore che mira a disinquadrare lo Zimara dalla qualifica di "minore averroista"; i risultati della ricerca bibliografica sulla eccezionale fortuna editoriale europea dei Problemata; la traduzione cinquecentesca (parziale)  dei quesiti zimariani per mano di Bartolomeo Paschetti, ed un breve 'saggio' del rimpianto Prof. Antonio Antonaci dedicato all'operetta, a tutt'oggi però il più completo, analiticamente, sulla stessa.
Un omaggio a Marco Antonio Zimara e al fortunatissimo Problematum Libellus.

Nelle indagini di storia della lingua italiana del Cinquecento si osserva che lo storico processo del lento ma deciso affermarsi di un modello linguistico unitario s’intreccia con il volgarizzamento e la riscrittura della letteratura antica di ogni ramo dello scibile. Questo ‘acclimatamento’ in volgare delle materie, che vanno dalla filosofia naturale a quella morale, dalla poetica alla musica, dalla matematica alle arti meccaniche, avviene non soltanto grazie alla traduzione diretta delle opere greche e latine, ma soprattutto in virtù di un innesto del pensiero filosofico, come di quello scientifico-tecnico, nelle nuove teorie espresse nella trattatistica cinquecentesca. E se nel Duecento il volgare della prosa d’arte traeva modelli di un’elegante finitura formale e retorica dagli esempi mediolatini e classici, l'italiano della scrittura argomentativa nel secolo sedicesimo ricerca e sperimenta forme testuali e moduli linguistici che possano restituire appieno i concetti, «il vero delle cose», delle «auctoritates» in ogni disciplina, di Aristotele «in primis».
In questo intervento mi propongo di illustrare alcune delle questioni scaturite dalle ricerche dedicate alla nuova prosa e alla formazione del lessico sia scientifico (in particolare, della logica) sia tecnico (musicale, drammaturgico), così come al ruolo della cultura accademica nel volgarizzamento del sapere nel Cinquecento.

(dalla premessa dei curatori del volume) Il saggio "ripercorre il duplice cammino degli studi musicali dalla Grecia antica all'Italia del Rinascimento: all'inizio attraverso la mediazione latina (segnatamente boeziana), in seguito, almeno negli ambienti più colti. direttamente dal greco (di qui, l'ampia diffusione di allotropi che denunciano l'uno e l'altro etimo). Di particolare rilievo, a integrazione degli studi di Claude V. Palisca e Donatella Restani, la ricostruzione, con nuovi accertamenti, della curiosa preistoria del «Dialogo» di Vincenzo Galilei, vale a dire una campagna di volgarizzamenti dal greco e dal latino intrapresa in équipe dai classicisti della Camerata de' Bardi".

Il volume raccoglie le osservazioni sul lessico tecnico della musica e del teatro del Cinquecento, attestato dalle traduzioni manoscritte di alcuni trattati greci: «Onomasticon» di Polluce, i «Problemi musicali» («Probl. XIX»), attribuiti ad Aristotele e altri testi più brevi. Le traduzioni, eseguite dal fonetista fiorentino Giorgio Bartoli (1534-1583), forniscono materiali per l'allestimento di un glossario ragionato che costituisce il nucleo centrale del volume.

La redécouverte des Oracles sibyllins en Occident au milieu du 16e siècle a donné lieu à des controverses diverses et insoupçonnées. Celles-ci portaient sur l’origine de ces textes, leur pertinence pour l’édification du croyant et leur statut théologique, en particulier vis-à-vis de la Révélation biblique. Après un bref survol de ces débats, l’article aborde le traitement que John Twysden, un auteur méconnu du 17e siècle, a réservé à cette collection de textes dans un traité visant, d’une part, à défendre les Oracles des attaques qu’ils subissaient de la part de théologiens qui leur étaient hostiles et, d’autre part, à réfléchir à l’épineuse question de la source d’inspiration des sibylles. Le regard de Twysden est original dans la mesure où il émane non d’un théologien professionnel, mais d’un médecin, mathématicien et astronome, passionné de théologie. De ce point de vue, Twysden anticipe les approches de John Floyer (1649-1734) et William Whiston (1667-1752), deux hommes de science également versés dans les questions religieuses et dont les dissertations sur les Oracles sibyllins feront l’objet d’études ultérieures.

The article explores the place of Pietro of Abano’s Expositio problematum in the medieval reception of Aristotle’s Problems. The date, place and circumstances of the composition of the Expositio have been the object of much misunderstanding and confusion. As confirmed by recent scholarship, there can, however, no longer be any doubt that Pietro based his commentary on Bartholomew of Messina’s Latin translation, probably using more than one copy of it. Despite his knowledge of Greek, Pietro did not have access to the Greek original. He started the Expositio in Paris and finished it in Padua in 1310. It probably reflects university teaching, but there is no formal proof of Pietro’s links with the university of Paris. Even though Pietro’s pioneering commentary is transmitted in 19 known manuscripts and quickly came to be seen as the standard gloss — to the point where his paraphrases were sometimes used as a substitute for the Problems themselves — the Expositio did not initiate a scholastic commentary tradition. Later extant commentaries are either written in the vernacular, or short and simplified collections of questions and answers. The reasons for Pietro’s splendid isolation were, as shown by Pietro’s own thoughts about the form, object and plan of the Problems, both practical and epistemological.