Le arti suntuarie dei secoli di passaggio fra l'Antichità e il pieno Medioe-vo sono rappresentate nella collezione Gualino da un piccolo, ma significativo gruppo di oreficerie personali e di complementi di vestiario in metallo prezioso,...
moreLe arti suntuarie dei secoli di passaggio fra l'Antichità e il pieno Medioe-vo sono rappresentate nella collezione Gualino da un piccolo, ma significativo gruppo di oreficerie personali e di complementi di vestiario in metallo prezioso, bronzo, gemme e paste vitree colorate, i cui orizzonti geografico e cronologico si estendono dal bacino del Mediterraneo all'Europa continentale, fra il IV e il VII secolo circa. Questi gioielli furono acquistati in blocco al momento della dispersione dalla prestigiosa collezione romana del conte Grigorij Stroganoff; per nessuno sono noti con sicurezza la provenienza o i precedenti passaggi, ma, seguendo una suddivisione tradizionale, è possibile classificarli come: oreficerie tardoromane e protobizantine (cat. 20, 21, 22, 23, 24, 25, 30); oreficerie romano-germaniche dell'area danubiana (cat. 26); oreficerie dell'Italia ostrogota (cat. 27, 28, 29) e longobarda (cat. 31, 32, 34, 35, 36, 37); oreficerie del regno franco (cat. 33, 38, 39, 40, 41, 42, 43, 44). Nonostante l'assenza di informazioni sui contesti, le ti-pologie e le datazioni indicano in maniera piuttosto palese nel mercato antiquario italiano e francese (alimentati da rinvenimenti locali, o da reperti provenienti dal Medioriente) i probabili canali che permisero al conte Stroganoff di riunire questi e altri manufatti "barbarici" (cfr. Moretti 2003); alla fine del XIX secolo, il loro commercio si alimentava soprattutto grazie alla scoperta di necropoli tardoantiche e altomedievali, nelle quali la pratica della "sepoltura vestita" dei defunti di rango aveva favorito la concentrazione di preziosi oggetti personali, maschili e femminili (Picard 1992; La Rocca 1997; Effros 2003). L'archeologia tardo ottocentesca, specialmente di matrice tedesca, credeva di poter individuare uno stretto legame fra etnicità e foggia dell'abbigliamento: dif-ferenti complementi di vestiario rinvenuti nei sepolcreti-come fibule, fibbie o guarnizioni di cintura-avrebbero permesso di assegnare gli inumati a una delle popolazioni "barbariche" immigrate nei territori già romani menzionate nelle fon-ti, oppure a gruppi autoctoni di cultura romano-mediterranea (Albertoni 2005; von Rummel 2007, pp. 18-64); inizia in questi decenni il vasto lavoro di classi-ficazione dei materiali del primo Medioevo rinvenuti negli scavi, accompagnato dalle pionieristiche indagini sulle tecniche orafe da parte dello storico dell'arte au-striaco Alois Riegl, e dall'individuazione dei cosiddetti "stili animalistici" ad opera dell'archeologo svedese Bernhard Salin (Roth 1979, pp. 64-78; Elsner 2002). A partire dalla metà del Novecento, l'idea di una "moda etnica" lascia progressiva-mente il posto a un'interpretazione diversa, quella di una "moda aristocratica" diffusa in maniera trasversale fra le élite tardoromane e "barbariche", nei regni successori dell'impero d'Occidente (Kazanski, Mastykova 2003; von Rummel 2007); inoltre, le ricerche degli ultimi decenni hanno messo in luce come i con-fini fra gruppi umani-appunto Bizantini, Goti, Longobardi, Franchi, e così I regni romano-germanici e la prima età di Bisanzio