Estratto contributo in newsletter e approfondimento Rainews 20 giugno 2020. ------------------------------ Non voglio usare troppe parole vane per la scomparsa di Zafón! Troppe ripetizioni. Mi piacerebbe ricopiare gli appunti presi in una...
moreEstratto contributo in newsletter e approfondimento Rainews
20 giugno 2020.
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Non voglio usare troppe parole vane per la scomparsa di Zafón! Troppe ripetizioni. Mi piacerebbe ricopiare gli appunti presi in una sua presentazione sul tema delle città. Quanti si sono innamorati di Barcellona anche grazie a Zafón? Ci lascia un universo di vicoli, come nella saga del «Cimitero dei libri dimenticati», dove ci ha fatto conoscere i suoi luoghi e le sue famiglie. La sua lingua originale ha lasciato impresse notevoli frasi poetiche. Il prigioniero del cielo ci ha regalato, nella sua lingua d’origine, un incipit memorabile: Siempre he sabido que algún día volvería a estas calles….
L’ombra del vento inizia dalla scoperta del cimitero dei libri dimenticati. In una presentazione disse (riporto quanto ricopiato, sperando di esserne fedele): «Barcellona è una città molto antica dove si può sentire il peso della storia, senza per questo essere ossessionati dalla storia. Roma è diversa, porta con sé il peso dei secoli e degli antenati. Deve restituire un passato al futuro, deve saldare l’antico al moderno, come diceva, in Italia, Tommaso Fiore. Deve portare la responsabilità di ogni pietra per non impallidire dinanzi alla grandezza d’Augusto. E’ come la Grecia, ma 'peggio'…Di più…Con più epoche da sopportare nell’anima. Deve uguagliarsi ai morti, come disse l’Oracolo a Zenone, il quale chiedeva che cosa potesse fare per vivere nel miglior modo possibile. E che vuol dire tutto questo, se non rispettare il peso degli antichi? Roma non ha un cimitero di libri dimenticati, ma è un libro in continuo svolgimento, fatta di personaggi illustri indelebili, che non dovranno mai sottostare alla minaccia della dimenticanza. Roma è totale, porta con sé una coscienza che ti assale e ti rende anonimo. Vive di tutto il mondo in una città. Ha una mitologia tutta sua, la mitologia della società antica, non può rinunciare alla sua storia, perché l’ignoranza del passato ucciderebbe la sua identità nel presente. Roma è un lusso, perché ti fa vivere in più secoli, è trasversale, è ingombrante, ma è densa di mitologia globale. Da Romolo e Remo fino ai politici di oggi non è mai diventata un cimitero di fantasmi: Romolo e Remo passeggiano qui tra i Fori Imperiali e si siedono sotto l’Arco. Milano la vivi per la sua Scala, lì senti il destino degli Asburgo, mentre ti risuona Salieri. Milano è l’Europa che si riconosce sul suo palcoscenico. Roma è il palcoscenico. Barcellona, la mia, ha invece una identità tutta sua: la religiosità dei vicoli. Non è Milano e non sarà mai Roma, ma porta con sé il simbolismo del vicolo che ti racchiude e ti concentra, ti isola, ma ti anche unisce per dimensione. Non c’è straniero in un vicolo di Barcellona, c’è solo il fantasma di un essere che sarà poi dimenticato». Resterà intramontabile questa conferenza di Zafon a Roma. Ho conservato gli appunti presi da spettatrice lontana, anonima.
In lui sentivi lo spirito del katà pólin dei Greci: raccontare se stessi attraverso lo spirito di una città. I suoi precedenti - aggiungo impropriamente - sono illustrissimi: le odi di Pindaro, la poetessa Melinno per Roma, Libanio per Antiochia, Foscolo per Zante, D’Annunzio per Pisa, Ravenna, Lucca.