Iside

In this paper the author examines the astronomical orientations of the Cestia pyramids sides. The Cestia’s pyramid was built in Rome in the years between the 18 b.C and the 12 b.C. This monument was built following the Egyptian canons except, apparently, its usually orientation.
The author demonstrates that two parallel sides of the pyramid base are oriented on the point in which was raising Sirio, the brighter star in the sky, during that period.
Sirio was identified, by the Egyptian people, with one of their most important divinities, Isis. For this reason, the author speculates that the Cestia’s pyramid was an extraordinary monument dedicated secretly to Isis.

La Calabria antica, quale porta commerciale e culturale della penisola Italiana sull'oriente mediterraneo,
ebbe rapporti anche con l'egitto Faraonico Tolemaico e Romano.
Iniziarono (Secolo X a.C.) navigatori orientali quali Fenici e Ciprioti ad introdurre "Aegyptiaca" fra gli
indigeni e poi fra i coloni Greci (fase Semitica).
A partire dal secolo V a.C.  si manifestò una più diretta interpretazione di aspetti formali e contenutistici
Egizi, che culminaro in epoca ellenistica nell'accoglimento dei culti Alessandrini di Iside e Serapide (fase Greca).
I Dei Alessandrini trovarono la più ampia accoglienza in epoca imperiale (Fase Romana)

Si presentano in questa sede i lavori di scavo archeologico,
finanziati dalla Comunità Europea, effettuati
nel 2008 dalla Soprintendenza Beni Culturali e
Ambientali di Trapani, nell’area archeologica di Capo Boeo a Marsala, l’antica Lilibeo.
La campagna del 2008 ha interessato tre grandi settori
dell’area e si è rivelata estremamente interessante
per gli eccezionali ritrovamenti: in particolare, le fortificazioni
costiere, il tratto di una grande strada lastricata e l’edificio bizantino, l’area sacra dedicata ad Iside.

La presente Tesi di Laurea Magistrale traccia una panoramica sulle antiche rotte commerciali e culturali messapiche, proponendo come tema centrale un resoconto dei culti egiziani nella regione, diffusamente attestati in contesti archeologici e attraverso fonti materiali notevoli. A dispetto della rilevanza di tali testimonianze, di cui proponiamo una selezione, non esiste oggi in letteratura alcuna pubblicazione scientifica che tratti approfonditamente i processi di penetrazione religiosa egiziana all’interno della penisola salentina, né il grande seguito che idoli d’ascendenza orientale ebbero nei territori delle odierne province di Lecce, Brindisi e Taranto.

L’elaborato è tripartito; la prima sezione ha un’inclinazione itinerante: offriamo al lettore una sorta di viaggio ideale, che dall’Oriente africano salpi alla volta d’Europa, solcando il mar Mediterraneo e puntando la prua verso una terra incastonata tra Adriatico e Ionio, costellata da innumerevoli porti e porticcioli, attraversata da alcune delle più trafficate infrastrutture stradali romane; il percorso trae ispirazione dai dati storiografici e topografici offerti dagli eruditi della classicità, col supporto critico di autori contemporanei, e analisi archeometriche e interpretative di alcuni manufatti compatibili con gli argomenti trattati.

Il corpo centrale della ricerca, un segmento di raccordo, tratta i rivolgimenti storici e i mutamenti nell’assetto politico e sociale dell’antica Messapia scaturiti all’alba della conquista romana, e definitivamente radicati in età imperiale con l’istituzione del municipium di Lupiae. Proprio nel cuore del capoluogo leccese gli archeologi dell’Università del Salento hanno portato in luce, negli ultimi tre lustri, alcune scoperte di eccezionale interesse storico-archeologico, tra le quali è pertanto parso opportuno trasmettere, nella parte finale, una relazione sinottica sulla più affascinante evidenza cultuale di origine egiziana ivi ritrovata: il tempio di Iside.

Questi nummi fanno parte di una serie votiva emessa tanto nella fattispecie "anonima", quanto "imperiale", a partire dal Regno di  Diocleziano (308-375 dC) e si concluse durante quello di Valentiniano I (308-375 dC). Al dritto reca il ritratto di Iside o di Serapide e la legenda ISIS FARIA o DEO SARAPIDI al posto del ritratto imperiale.

Nell’iconografia egiziana Iside è solitamente rappresentata come donna, alata o meno, sotto forma di nibbio, e più raramente come ureo o avvoltoio. Tuttavia, nei soffitti astronomici di tombe e templi, in particolare dal Nuovo Regno, la dea ha una rappresentazione differente. Prima di affrontare questa tipologia iconografica, è il caso di accennare alla ripartizione del cielo secondo gli antichi egizi.

Iside Greco-Alessandrina, erede di Iside faraonica, entrò presto nella Campania romana, insieme con Serapide ed i "theoi synnaoi" (Arpocrate, Anubi etc.). Il suo successo fu prodotto non solo da i suoi valori salvifici, ma anche da una fortunata situazione socio-culturale che la resa patrona dei ceti medi, dei servi e delle donne aspiranti all'emancipazione. Seguendo la strada tracciata in età Pre-romana da divinità Egizie importate, come la Dea Sekmeth, assimilò rapidamente tutte le dee locali diventando la Grande Madre campana e rimanendo ancora attiva nel sottobosco folklorico medievale.

Venerdì 13 Settembre 2019
Intervento "Dal Nilo al Mincio. Il culto di iside nel la Mantua romana" presso il Museo Archeologico del Complesso Musea le Palazzo Ducale di Mantova come parte dei seminari della mostra temporanea Displaced Storie in movimento (17 Maggio 2019 - 06 Ottobre 2019).

L'affresco numero 8848 del Museo Archeologico Nazionale di Napoli proviene da Ercolano, probabilmente da un Larario.
Esso effigia a sinistra un giovanetto riccioluto ed ignudo con l'indice sinistro accostato alla bocca,tipico di Arpocrate, con un ramo di alloro nella mano destra ed una corona
d'edera sul capo,attributi di Apollo; Al centro si trova un'ara circolare con offerte che un grosso serpente, Il Genio,  si accinge a consumare; a destra è incisa la scritta latina "GENIVS/HVIVS
LOCI/MONTIS". Il "montis" nascerebbe da una errata traduzione dal greco,  quale fraintendimento fra due parole elleniche, cioè "Horo" (/Arpocrate) e "monte".In questa scena dunque Il fanciullo è
il dio egizio Horo/Arpocrate,assimilato ad Apollo ed identificato col Genio.In Egitto Arpocrate venne accostato all'anguiforme Shai dio del luogo a sua volta assimilato dai greci al serpentiforme
agatodemone ed a Serapide.
Inoltre a Delo Arpocrate era accostato ad Apollo e all'ofidico agatodemone domestico. 
Proprio da quest'isola in età tardo-Republicana dovè giungere in Campania il modello Greco dell'affresco da Ercolano.

Il mondo meditarraneo antico conobbe, oltre all'iside faraonica ed all'Iside greco-alessandrina, anche un iside semitizzata nata dal sincretismo, avvenuto a menfi pre-tolemaica, fra Iside-Hathor Egizia ed Astarte cananea.
Il commercio semitico( Fenici, Siriani, Ciprioti, Cartaginesi) attraverso la diffusione degli Aegyptiaca, trasmise la  materna figura di Iside Semitizzata attivando nei vari siti religiosi mediterranei nuovi sincretismi con le Dee-Madri locali.

È comune pensare che gli antichi egizi avessero un’ossessione per la morte. Al contrario: essi avevano un’ossessione per la vita.

L’origine del fuorviante luogo comune sulla cultura egiziana deriva da ciò che per lungo tempo, quasi un secolo e mezzo, l’archeologia in Egitto ha scoperto: tombe, mummie, corredi funerari. Queste scoperte delineano gli antichi egizi come cultori provetti della morte, preoccupati a dipingere le loro tombe, a realizzare oggetti funerari, e a scrivere testi per i defunti, dimenticando totalmente tutto il resto. Oggi però, alla luce di nuove ed esaltanti scoperte, sappiamo che ciò non corrisponde alla realtà.

il secondo grande periodo(comprendente l'età ellenistica e quella romano-imperiale) della cultura Egittizzante nella sicilia antica
esprime continuità, ma anche differenze rispetto al primo. La distribuzione geografica dei ritrovamenti indica una prevalenza dell'aerea orientale
dell'isola;inoltre gli aspetti socio-culturali evidenziano il ruolo del ceto medio e meno abbiente;infine notevole è la funzione femminile nella divulgazione delle credenze
religiose e magiche. L'eggittizante grego risulta prevalente, ma concentrato nella zona siceliota. In esso
sono riconoscibili i filoni Egizio-Alessandrino, Egeo e Israelitico-alessandrino.
Perdura l'"eggittizante Fenicio-Punico", divenuto ormai "Punico-Siciliano" che nella zona occidentale resiste alla penetrazione dell'"eggittizante
greco"; espressione questa, di una diversità religiosa e magica rispetto al mondo Siceliota.
Sono riconoscibili tracce di cultura egittazzante anche in epoca Post-antica fino ai giorni nostri, con aspetti religiosi e magici sopravissuti
nel folklore locale.