Lo studio si interroga sull’intreccio tra diseguaglianze sociali, danno ambientale, paradossi alimentari e riflette l’iniqua distribuzione tra i costi e i benefit prodotti dalla crisi economica odierna insieme con altre crisi (ecologica,...
moreLo studio si interroga sull’intreccio tra diseguaglianze sociali, danno ambientale, paradossi alimentari e riflette l’iniqua distribuzione tra i costi e i benefit prodotti dalla crisi economica odierna insieme con altre crisi (ecologica, sociale e sanitaria) caratteristiche del tardo capitalismo globale. Ciò sollecita la ricerca di forme innovative di promozione dell’equità sociale e ambientale capace di proporre sia benessere sociale sia antidoti al degrado ambientale. La massificazione all’accumulazione di mercato produce effetti perversi sulla salute umana e ambientale. L’adesione al modello economico neoliberale, distante da un modo di pensare ecologico, ha squilibrato l’interazione uomo-natura e ha fatto si che le multinazionali dell’agro-alimentare compromettessero la capacità di un rapporto con l’alimentazione equilibrato e sano, creando ambienti obesogenici. La globesità riflette e si accompagna alle diseguaglianze. Essa, insieme alla fame, è l’altra faccia della malnutrizione, dovute non alla scarsità di cibo, ma alla povertà, alla disparità di reddito, all’impossibilità di comprare cibo sano. È necessario un approccio globale per tener conto sia dell’influenza delle condizioni economiche e sociali nelle scelte individuali e dell’elevata potenzialità di non controllo diretto che l’uomo ha sulla scelta del proprio stile alimentare sia dell’alto impatto dell’alimentazione in termini di impronta ecologica. L’analisi sociologica vuole evidenziare come gli interessi capitalistici insieme a speculazioni politiche creino un sistema di produzione agroalimentare globale insostenibile, fallimentare rispetto alla giustizia distributiva, alla salute umana e ambientale. L’intento è: 1) dimostrare quanto sia indispensabile modificare le relazioni di potere e quelle economiche; 2) postulare un decentramento dell’azione e della presenza umana in favore di un punto di vista sistemico, nel quale i corpi ed i processi umani ed extra-umani non siano ridotti a merci da sfruttare e consumare, ma siano definiti come parti ed elementi della complessa rete della vita.