Psicotherapy
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E l imperativo ético del respeto por la persona que consulta ha venido a instalarse con fuerza creciente en el discurso de psicoterapeutas, formadores y estudiantes de diferentes procedencias teóricas. En la primera entrega de esta serie... more
E l imperativo ético del respeto por la persona que consulta ha venido a instalarse con fuerza creciente en el discurso de psicoterapeutas, formadores y estudiantes de diferentes procedencias teóricas. En la primera entrega de esta serie (Méndez, 2017) nos avocamos a delimitar el significado del “respeto” desde un punto de vista filosófico, tomando como punto de partida las meditaciones de Josep María Esquirol (2010) a propósito de las consecuencias éticas del advenimiento de la “era de la técnica”. En esta segunda parte continuamos desarrollando nuestra propuesta de una ética del respeto para la psicoterapia contemporánea, identificando las principales implicancias de adoptar una actitud respetuosa y atenta en nuestro trabajo clínico cotidiano.
Corpo, Voce e Relazioni È estremamente eccitante vivere in un periodo in cui psicologia, psicoterapia e neuroscienze si incontrano per confermare molte delle intuizioni nate nel setting psicoterapico fin dalle sue origini; anzi, certe... more
Corpo, Voce e Relazioni
È estremamente eccitante vivere in un periodo in cui psicologia, psicoterapia e neuroscienze si incontrano per confermare molte delle intuizioni nate nel setting psicoterapico fin dalle sue origini; anzi, certe conferme sembrano spingere in modo più deciso verso un modello relazionale più ampio e verso l’approfondimento del linguaggio analogico e senso-motorio. In qualche modo si potrebbe affermare che si sta avverando la profezia di Paul Watzlawick: l’emisfero destro si sta prendendo la sua rivincita. Concetti come: memoria implicita, simulazione incarnata, inter-modalità dei sensi, neurocezione e propriocezione stanno dando una grossa spinta a comprendere meglio il processo di sviluppo emotivo-relazionale a partire da quelli classici di attaccamento ed empatia con le sue possibilità. Già conoscevamo la rilevanza di questi concetti nella costruzione dell’alleanza terapeutica e che molto di ciò passasse attraverso il corpo; oggi sappiamo con più precisione che il corpo in terapia è non solo il contenitore di sensazioni ed emozioni, più o meno percepibili, ma esso stesso è l’espressione e il modulatore delle emozioni, tanto quanto il veicolo dell’espressione delle relazioni e della comunicazione analogica.
Personalmente negli ultimi anni, dei vari aspetti analogici, sono sempre stato più interessato alla funzione specifica della voce come componente fondamentale del processo terapeutico, sia per gusto personale, sia per aver iniziato alcuni anni fa a lavorare affiancando operatori della musica e del canto.
A livello intuitivo, chiunque operi con le relazioni d'aiuto può comprendere il fatto che un buon uso della propria voce e un buon ascolto della voce dell’interlocutore permette di raccogliere e trasmettere, non solo informazioni ed emozioni, ma anche guidare il processo terapeutico nelle sue varie fasi, dalla sintonizzazione empatica alla costruzione dell’alleanza terapeutica, fattori fondamentali per il buon esito di una terapia. Tuttavia raramente ho trovato descrizioni precise su come ascoltarla e come usarla a questo fine.
In questo lavoro, cercherò di iniziare a descrivere, pur brevemente, come l'ascolto e l’utilizzo della voce, siano componenti che attivano fin dalla gravidanza il bambino sia sul piano emotivo che sul piano cognitivo e, oggi, sappiamo con certezza anche su piano psico-motorio.
Chi come me da cinque anni frequenta sia il setting di psicoterapia, sia le aule di musica e canto come consulente psicologico, vede come una evidenza il fatto che la voce “è il corpo in movimento” e che alcuni aspetti della voce che vengono allenati professionalmente quali prosodia, altezza tonale, ritmo, timbro, volume, segregati vocali sono in vari modi espressione stessa del corpo, delle sue memorie implicite, della sua capacità di muoversi, di sperimentare ed esprimere emozioni, in altri termini modalità di raccontare in modo complesso e immediato la Storia di chi la emette.
Nelle prime lezioni di canto professionale non è insolito vedere allievi che scoppiano in lacrime dopo certe note o appena sperimentano una diversa impostazione della voce.
Il mio entusiasmo deriva dal fatto che alcune mie osservazioni dirette sul campo erano già in corso di studio da parte di un settore delle neuroscienze e ne ho accolto con favore e sollievo le implicazioni per il lavoro di supporto ai cantanti così come per il lavoro di psicoterapia, soprattutto in certi ambiti come quello con i disturbi di personalità che pone sfide specifiche.
Grazie a questi studi sta diventando sempre più chiaro che lo sviluppo infantile è una storia di corpi che fin dall’origine entrano in relazione tra loro e sviluppano il legame di attaccamento. Già durante la gravidanza il corpo della madre contiene il piccolo e trasmette, insieme ai suoi nutrimenti, vibrazioni, stati emotivi e suoni. Quanto questa trasmissione entra in gioco nello sviluppo neuro-sociale del bambino? L’evoluzione ha predisposto appositi meccanismi che favoriscono il legame protettivo con l’adulto, ma cosa succede quando alcuni di questi meccanismi iniziano a funzionare in modo disadattivo? Come cambia la sua storia?
Gli studi sulle infanzie infelici ci mostrano quanto delicato sia questo processo e come possa condurre allo sviluppo di stili di personalità alterati o di veri e propri disturbi; ci dicono anche come l’organizzazione della personalità comporta una organizzazione delle relazioni che poi tendono a riprodursi e ripetesi coattivamente.
Ma quali segni lascia sul corpo e sulla voce del bambino che poi diventa adulto? Qual’è il suono della paura che ascolto e quello che emetto? Quali sintonie crea o quali collusioni?
Le neuroscienze sembrano confermare varie intuizioni sviluppate in ambito clinico ma anche nella didattica musicale e vocale: alcune modalità di suoni e voci stimolano un senso di contenimento, altre allarme, altre ancora irritazione. Che ruolo svolgono nella relazione interpersonale e quindi anche in quella terapeutica? Quali memorie incarnate risvegliano?
Le conseguenze cliniche sono probabilmente sempre state note a livello intuitivo per gli psicoterapeuti; le descrizioni dei primi psicoterapeuti, Bleuer, Freud, Jung (e potremmo continuare per tutto il successivo secolo) narravano fenomeni emozionali legati al corpo e all’intuizione cercando di formulare teorie in proposito, più o meno convincenti. Oggi possiamo inserire nella cornice terapeutica un elemento di osservazione non più “aspecifico” bensì specifico: l’uso del corpo e della voce del terapeuta, anche se molto ci sarà da lavorare al riguardo. Questo ha permesso e permetterà sempre più di usare con maggior chiarezza certi strumenti clinici, basati su corpo, movimento e voce, noti da decenni, per attivare e guidare famiglie, coppie e pazienti singoli attraverso i loro traumi.
È estremamente eccitante vivere in un periodo in cui psicologia, psicoterapia e neuroscienze si incontrano per confermare molte delle intuizioni nate nel setting psicoterapico fin dalle sue origini; anzi, certe conferme sembrano spingere in modo più deciso verso un modello relazionale più ampio e verso l’approfondimento del linguaggio analogico e senso-motorio. In qualche modo si potrebbe affermare che si sta avverando la profezia di Paul Watzlawick: l’emisfero destro si sta prendendo la sua rivincita. Concetti come: memoria implicita, simulazione incarnata, inter-modalità dei sensi, neurocezione e propriocezione stanno dando una grossa spinta a comprendere meglio il processo di sviluppo emotivo-relazionale a partire da quelli classici di attaccamento ed empatia con le sue possibilità. Già conoscevamo la rilevanza di questi concetti nella costruzione dell’alleanza terapeutica e che molto di ciò passasse attraverso il corpo; oggi sappiamo con più precisione che il corpo in terapia è non solo il contenitore di sensazioni ed emozioni, più o meno percepibili, ma esso stesso è l’espressione e il modulatore delle emozioni, tanto quanto il veicolo dell’espressione delle relazioni e della comunicazione analogica.
Personalmente negli ultimi anni, dei vari aspetti analogici, sono sempre stato più interessato alla funzione specifica della voce come componente fondamentale del processo terapeutico, sia per gusto personale, sia per aver iniziato alcuni anni fa a lavorare affiancando operatori della musica e del canto.
A livello intuitivo, chiunque operi con le relazioni d'aiuto può comprendere il fatto che un buon uso della propria voce e un buon ascolto della voce dell’interlocutore permette di raccogliere e trasmettere, non solo informazioni ed emozioni, ma anche guidare il processo terapeutico nelle sue varie fasi, dalla sintonizzazione empatica alla costruzione dell’alleanza terapeutica, fattori fondamentali per il buon esito di una terapia. Tuttavia raramente ho trovato descrizioni precise su come ascoltarla e come usarla a questo fine.
In questo lavoro, cercherò di iniziare a descrivere, pur brevemente, come l'ascolto e l’utilizzo della voce, siano componenti che attivano fin dalla gravidanza il bambino sia sul piano emotivo che sul piano cognitivo e, oggi, sappiamo con certezza anche su piano psico-motorio.
Chi come me da cinque anni frequenta sia il setting di psicoterapia, sia le aule di musica e canto come consulente psicologico, vede come una evidenza il fatto che la voce “è il corpo in movimento” e che alcuni aspetti della voce che vengono allenati professionalmente quali prosodia, altezza tonale, ritmo, timbro, volume, segregati vocali sono in vari modi espressione stessa del corpo, delle sue memorie implicite, della sua capacità di muoversi, di sperimentare ed esprimere emozioni, in altri termini modalità di raccontare in modo complesso e immediato la Storia di chi la emette.
Nelle prime lezioni di canto professionale non è insolito vedere allievi che scoppiano in lacrime dopo certe note o appena sperimentano una diversa impostazione della voce.
Il mio entusiasmo deriva dal fatto che alcune mie osservazioni dirette sul campo erano già in corso di studio da parte di un settore delle neuroscienze e ne ho accolto con favore e sollievo le implicazioni per il lavoro di supporto ai cantanti così come per il lavoro di psicoterapia, soprattutto in certi ambiti come quello con i disturbi di personalità che pone sfide specifiche.
Grazie a questi studi sta diventando sempre più chiaro che lo sviluppo infantile è una storia di corpi che fin dall’origine entrano in relazione tra loro e sviluppano il legame di attaccamento. Già durante la gravidanza il corpo della madre contiene il piccolo e trasmette, insieme ai suoi nutrimenti, vibrazioni, stati emotivi e suoni. Quanto questa trasmissione entra in gioco nello sviluppo neuro-sociale del bambino? L’evoluzione ha predisposto appositi meccanismi che favoriscono il legame protettivo con l’adulto, ma cosa succede quando alcuni di questi meccanismi iniziano a funzionare in modo disadattivo? Come cambia la sua storia?
Gli studi sulle infanzie infelici ci mostrano quanto delicato sia questo processo e come possa condurre allo sviluppo di stili di personalità alterati o di veri e propri disturbi; ci dicono anche come l’organizzazione della personalità comporta una organizzazione delle relazioni che poi tendono a riprodursi e ripetesi coattivamente.
Ma quali segni lascia sul corpo e sulla voce del bambino che poi diventa adulto? Qual’è il suono della paura che ascolto e quello che emetto? Quali sintonie crea o quali collusioni?
Le neuroscienze sembrano confermare varie intuizioni sviluppate in ambito clinico ma anche nella didattica musicale e vocale: alcune modalità di suoni e voci stimolano un senso di contenimento, altre allarme, altre ancora irritazione. Che ruolo svolgono nella relazione interpersonale e quindi anche in quella terapeutica? Quali memorie incarnate risvegliano?
Le conseguenze cliniche sono probabilmente sempre state note a livello intuitivo per gli psicoterapeuti; le descrizioni dei primi psicoterapeuti, Bleuer, Freud, Jung (e potremmo continuare per tutto il successivo secolo) narravano fenomeni emozionali legati al corpo e all’intuizione cercando di formulare teorie in proposito, più o meno convincenti. Oggi possiamo inserire nella cornice terapeutica un elemento di osservazione non più “aspecifico” bensì specifico: l’uso del corpo e della voce del terapeuta, anche se molto ci sarà da lavorare al riguardo. Questo ha permesso e permetterà sempre più di usare con maggior chiarezza certi strumenti clinici, basati su corpo, movimento e voce, noti da decenni, per attivare e guidare famiglie, coppie e pazienti singoli attraverso i loro traumi.
Abordaje local de la relación entre los trastornos por consumo de alcohol, y el aislamiento preventivo, implementado en Guatemala desde el mez de marzo 2,020; así como las diferentes problemáticas asociadas, tales como dinámica familiar,... more
Abordaje local de la relación entre los trastornos por consumo de alcohol, y el aislamiento preventivo, implementado en Guatemala desde el mez de marzo 2,020; así como las diferentes problemáticas asociadas, tales como dinámica familiar, patología individual, modelamiento social, influencia de la genetica, y el abordaje de la prevenciòn de la recaìda, y estrategias terapeuticas, a distancia.
pasadas, navegando por dinámicas de relaciones difíciles, lidiando con traumas, pérdidas, transición, descubriendo creencias antiguas y limitantes programadas... Nuestro auténtico ser/espíritu innato se esfuerza por alcanzar la plenitud y... more
pasadas, navegando por dinámicas de relaciones difíciles, lidiando con traumas, pérdidas, transición, descubriendo creencias antiguas y limitantes programadas... Nuestro auténtico ser/espíritu innato se esfuerza por alcanzar la plenitud y estar en armonía con todas las cosas. Mi enfoque es experiencial, efectivo y práctico influenciado por Hakomi ~ mindfulness basado en psicoterapia somática, trabajo en la sombra, Gestalt, psicodrama, teoría del apego, toc, así como una variedad de enseñanzas espirituales orientales (Advaita, 4to Camino). Tengo una amplia experiencia trabajando con hombres, mujeres y jóvenes en crisis, así como con hombres encarcelados. 1 Tengo una amplia experiencia trabajando con hombres, mujeres y jóvenes en crisis, así como con hombres encarcelados. Tengo un enfoque centrado en el cliente que guía al cliente de regreso a su propia sabiduría interior innata, fortalezas y auténtico yo. Considero la atención plena y la auto indagación como un ingrediente importante en el proceso de curación, la libertad del sufrimiento innecesario y ser feliz celebrando el milagro de la vida." Mihai Algiu CLAUDIA SANGINES SAYAVEDRA Encargada de entrevista, Edición y traducción ________________________________________________________________ Un encuentro con el psicoterapeuta Mihai Algiu. Traducida al español Alasart entrevistas 2022. CLAVE MIAL22ABRIL2022español https://alasartandtime.wixsite.com/alasartandtime 1 UN ENCUENTRO CON EL PSICOTERAPEUTA MIHAI ALGIU El equipo de Alasart ha decidido también investigar un poco más sobre la vida de diferentes terapeutas. En esta ocasión invitamos a Mihai Algiu un viejo amigo espiritual de Rumania. Nació en Europa del Este, Rumania, durante el régimen totalitario comunista. Mihai comenzó a interesarse en la espiritualidad, la verdad, la mente y la conciencia desde que era adolescente. Ojalá todos sepan que no somos angloparlantes, por lo que tratamos de que esto sea muy sencillo de entender, también tenemos la versión en español si prefiere leer la traducción. Creemos que tiene una historia muy interesante que contar a todos y, por supuesto, una gran y profunda comprensión experimental y espiritual sobre la vida y la curación. Principalmente utiliza la técnica de las investigaciones de Kiloby que ayudan a las personas a ser más conscientes del problema y sanar desde el núcleo. Algunas de las herramientas son el puño para estar al tanto de la energía, revisar el área de represión, mirar las imágenes y las palabras, usar la mano para ayudar al paciente a no apegarse al problema, usar el cambio de enfoque, invertir la indagación y muchas más herramientas que si estás interesado en profundizar o estudiar con Mihai o su entrenador te invitamos a ver en sus videos. Alasart: Cuéntanos sobre tu vida. Mihai: "Nací en Rumania, crecí bajo el régimen comunista que cambió, cuando tenía 15 años, a una democracia. Por esa época, empecé a interesarme por la espiritualidad, la meditación, el Qigong, que se quedan conmigo todos estos años y me trajeron en diferentes enseñanzas, comunidades, grupos. Lo más importante para mí es esta exploración interior, el autoconocimiento, es descubrir quién soy realmente, por qué estamos aquí. Alcanzar un lugar de paz interior, armonía interior, amor, alegría, sentirse bien en el momento presente. Actualmente soy psicoterapeuta en California. Comencé a combinar diferentes técnicas con espiritualidad y trabajo terapéutico. Me encanta el tiro con arco, el rock, la naturaleza, las aguas termales, las conexiones profundas".
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