Avvicinarsi ai materiali audiovisivi ha sempre creato una sorta di imbarazzo tra il corpo do- cente. In particolare, l’inserimento di prodotti multimediali quali lungometraggi, fiction, clip musicali o notiziari televisivi all’interno dei...
moreAvvicinarsi ai materiali audiovisivi ha sempre creato una sorta di imbarazzo tra il corpo do- cente. In particolare, l’inserimento di prodotti multimediali quali lungometraggi, fiction, clip musicali o notiziari televisivi all’interno dei corsi di lingua attraverso una ponderata programmazione didattica ha sovente spiazzato chi era in evidente deficit tecnologico o chi, invece, era obbligato a dover procedere con sollecitudine nell’insegnamento linguisti- co rispettando sillabi grammatico-centrici e/o poveri di riferimenti socioculturali. Tuttavia, come ricordava in una sua pubblicazione recente Giovanni Bonaiuti (2010), pur rima- nendo nell’ottica di un’accurata programmazione, didattizzazione e organizzazione delle attività di classe, prima o poi sarà necessario confrontarsi con l’audiovisivo. Soprattutto ponendo attenzione a non «svilire» l’intervento multimediale rendendolo solo un simpa- tico diversivo dalla routine delle lezioni di lingua. A conferma di ciò, va ricordato come negli ultimi anni ricerche e teorie sulla didattica multimediale provenienti da vari ambiti disciplinari (principalmente dalla neurolinguistica, glottodidattica, linguistica applicata, didattologia delle lingueculture, multimedia, cultural e translation studies) abbiano dimo- strato quanto sia necessario rimanere al passo coi tempi. Soprattutto con quelli dei nostri apprendenti i quali, lungi dal dipendere come in passato dal manuale di lingua e dalla sola interazione col docente, sono oggi coinvolti in un inesauribile network informativo che sempre di più li coinvolge affettivamente nel proprio quotidiano: nella veste di nativi digitali, infatti, questi sembrano indirizzarsi sempre più verso il canale multimediale al fine di selezionare i propri modelli linguistici di riferimento.