
Filosofia Italiana
_Filosofia Italiana nasce nel 2005 su iniziativa di un gruppo di professori e giovani ricercatori inizialmente basati alla Sapienza – Università di Roma. Sin dall’inizio, la rivista si è proposta come una voce contro corrente rispetto all’interesse fortemente prevalente nel nostro Paese per la filosofia di lingua tedesca, inglese e francese. Né, per altro, voleva essere in alcun modo polemica riguardo a un fenomeno che è necessario considerare e capire. Più modestamente, ma con vera convinzione, i promotori consideravano molto importante che il patrimonio di idee, testi, riviste, dibattiti, riflessioni filosofiche di cui la storia italiana è ricca fosse non solo noto, ma conosciuto a fondo. La fiducia che implicitamente riponevano nel progetto era di contribuire a una coscienza intellettuale e civile più critica, più affinata, del panorama filosofico attuale. La speranza era anche che il contatto con una materia filosofica trascurata, ma non priva di valore, potesse servire a riallacciare dei fili, di prosecuzione o anche solo di confronto, con un passato che non è mai tale se non lo si è conosciuto, elaborato, trasformato.
A dodici anni dalla sua nascita, Filosofia Italiana si è confermata ed è, anzi, cresciuta come laboratorio di ricerca e riflessione non solo sui temi, ma sullo statuto stesso della tradizione filosofica in Italia, essendo riconosciuta come un punto di riferimento autorevole negli studi italiani. A tal proposito, convinzione della redazione è che il problema di una filosofia “italiana” resti ancora aperto: lo dimostra la variegata rinascita odierna dell’interesse scientifico per il pensiero nostrano.Tuttavia, il fatto che esista una filosofia in lingua italiana, radicata nelle vicende della nostra cultura, è appunto un fatto. Questo fatto, dove essere e pensiero (per usare due termini della tradizione metafisica) si tengono in reciproca tensione, è uno degli accessi possibili alla riflessione filosofica. Per noi, che abbiamo maestri e storia italiana, è quasi un passaggio obbligato – pur nella disseminazione e nella fuoriuscita dai confini italiani, che caratterizza sempre più il lavoro scientifico delle ultime generazioni di ricercatori.
_Filosofia Italiana è una rivista di filosofia semestrale, double-blind/peer reviewed e open access, che alterna numeri miscellanei a monografici. Dal 2005 al 2011, la rivista è stata pubblicata, con cadenza annuale, in collaborazione con “Il giornale di filosofia” (http://www.giornaledifilosofia.net/public/filosofiaitaliana/). Resasi autonoma, dal 2013 al 2017 è stata pubblicata sul sito www.filosofia-italiana.net. A partire dal novembre 2017 la rivista è pubblicata anche in formato cartaceo da Aracne Editrice.
Sito web: www.filosofiaitaliana.net
E-mail: filosofiaitaliana.redazione@gmail.com
REDAZIONE:
Stefania Pietroforte
Massimiliano Biscuso
Federica Buongiorno
Ambrogio Garofano
Libera Pisano
Federica Pitillo
Supervisors: Jànos Kelemen, Wolfgang Rother, Andreas Arndt, Marcello Mustè, Roberto Esposito, Eugenio Canone, Joseph A. Buttigieg, Gennaro Sasso, Fabrizio Lomonaco, and Giuseppe Vacca
A dodici anni dalla sua nascita, Filosofia Italiana si è confermata ed è, anzi, cresciuta come laboratorio di ricerca e riflessione non solo sui temi, ma sullo statuto stesso della tradizione filosofica in Italia, essendo riconosciuta come un punto di riferimento autorevole negli studi italiani. A tal proposito, convinzione della redazione è che il problema di una filosofia “italiana” resti ancora aperto: lo dimostra la variegata rinascita odierna dell’interesse scientifico per il pensiero nostrano.Tuttavia, il fatto che esista una filosofia in lingua italiana, radicata nelle vicende della nostra cultura, è appunto un fatto. Questo fatto, dove essere e pensiero (per usare due termini della tradizione metafisica) si tengono in reciproca tensione, è uno degli accessi possibili alla riflessione filosofica. Per noi, che abbiamo maestri e storia italiana, è quasi un passaggio obbligato – pur nella disseminazione e nella fuoriuscita dai confini italiani, che caratterizza sempre più il lavoro scientifico delle ultime generazioni di ricercatori.
_Filosofia Italiana è una rivista di filosofia semestrale, double-blind/peer reviewed e open access, che alterna numeri miscellanei a monografici. Dal 2005 al 2011, la rivista è stata pubblicata, con cadenza annuale, in collaborazione con “Il giornale di filosofia” (http://www.giornaledifilosofia.net/public/filosofiaitaliana/). Resasi autonoma, dal 2013 al 2017 è stata pubblicata sul sito www.filosofia-italiana.net. A partire dal novembre 2017 la rivista è pubblicata anche in formato cartaceo da Aracne Editrice.
Sito web: www.filosofiaitaliana.net
E-mail: filosofiaitaliana.redazione@gmail.com
REDAZIONE:
Stefania Pietroforte
Massimiliano Biscuso
Federica Buongiorno
Ambrogio Garofano
Libera Pisano
Federica Pitillo
Supervisors: Jànos Kelemen, Wolfgang Rother, Andreas Arndt, Marcello Mustè, Roberto Esposito, Eugenio Canone, Joseph A. Buttigieg, Gennaro Sasso, Fabrizio Lomonaco, and Giuseppe Vacca
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Conference by Filosofia Italiana
Roma, 18 maggio 2018 dalle ore 9.30, presso il Dipartimento di Filosofia "Villa Mirafiori" dell'Università Sapienza di Roma (Via Carlo Fea, 2) - Aula XII
Call for Papers by Filosofia Italiana
Italiana», in collaborazione con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, intende pubblicare nel numero miscellaneo 2 (2018) tre contributi originali sul significato e l’importanza della ricerca demartiniana, contrassegnata da una spiccata vocazione interdisciplinare: filosofia e psicopatologia, etnologia e antropologia, scienza delle religioni e studi folclorici sono stati i campi d’indagine fecondamente attraversati da De Martino, con risultati profondamente innovativi. Si invitano perciò contributi volti a tematizzare l’orizzonte filosofico di De Martino, le relazioni con gli autori da lui più frequentati (Marx, Croce, Gramsci, Heidegger ecc.), ovvero i rapporti tra tale orizzonte filosofico e le indagini letterarie, psicopatologiche, etnologiche, antropologiche, di scienza delle religioni, di studi folclorici, sia da un punto di vista teoretico che storico-filosofico. I potenziali autori sono invitati ad attenersi ai temi elencati. Non saranno accettati contributi eccentrici rispetto a essi. I contributi (che non dovranno superare le 40.000 battute, spazi inclusi) vanno inviati entro il 31 agosto 2018 all’indirizzo di posta della Redazione: filosofiaitaliana.redazione@gmail.com. Gli autori dei contributi meritevoli di pubblicazione (fino a un massimo di tre) godranno di un contributo di € 300 da parte dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, che permetterà loro di partecipare con una comunicazione al seminario “L’eredità scientifica di Ernesto De Martino a 70 anni dalla pubblicazione de Il mondo magico”, che si terrà a Lecce e Melpignano (Le) il 25 e 26 ottobre 2018.
Con il presente numero si intende, da un lato, mettere alla prova la categoria storiografico-teoretica di neoparmenidismo, e dall’altro, discutere le proposte teoretiche dei due autori, Sasso e Severino, le cui posizioni possono, in vario modo, essere ricondotte al pensatore di Elea.
Interviews by Filosofia Italiana
Roma, 18 maggio 2018 dalle ore 9.30, presso il Dipartimento di Filosofia "Villa Mirafiori" dell'Università Sapienza di Roma (Via Carlo Fea, 2) - Aula XII
Italiana», in collaborazione con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, intende pubblicare nel numero miscellaneo 2 (2018) tre contributi originali sul significato e l’importanza della ricerca demartiniana, contrassegnata da una spiccata vocazione interdisciplinare: filosofia e psicopatologia, etnologia e antropologia, scienza delle religioni e studi folclorici sono stati i campi d’indagine fecondamente attraversati da De Martino, con risultati profondamente innovativi. Si invitano perciò contributi volti a tematizzare l’orizzonte filosofico di De Martino, le relazioni con gli autori da lui più frequentati (Marx, Croce, Gramsci, Heidegger ecc.), ovvero i rapporti tra tale orizzonte filosofico e le indagini letterarie, psicopatologiche, etnologiche, antropologiche, di scienza delle religioni, di studi folclorici, sia da un punto di vista teoretico che storico-filosofico. I potenziali autori sono invitati ad attenersi ai temi elencati. Non saranno accettati contributi eccentrici rispetto a essi. I contributi (che non dovranno superare le 40.000 battute, spazi inclusi) vanno inviati entro il 31 agosto 2018 all’indirizzo di posta della Redazione: filosofiaitaliana.redazione@gmail.com. Gli autori dei contributi meritevoli di pubblicazione (fino a un massimo di tre) godranno di un contributo di € 300 da parte dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, che permetterà loro di partecipare con una comunicazione al seminario “L’eredità scientifica di Ernesto De Martino a 70 anni dalla pubblicazione de Il mondo magico”, che si terrà a Lecce e Melpignano (Le) il 25 e 26 ottobre 2018.
Con il presente numero si intende, da un lato, mettere alla prova la categoria storiografico-teoretica di neoparmenidismo, e dall’altro, discutere le proposte teoretiche dei due autori, Sasso e Severino, le cui posizioni possono, in vario modo, essere ricondotte al pensatore di Elea.
al secondo dopoguerra, riproponendo innanzi tutto alcune delle più significative voci filosofiche di quel dibattito: Abbagnano, Geymonat, Garin, Preti e Dal Pra (ma, per la rilevanza della sua opera, accompagnata sempre da una lucida consapevolezza teorica, prende in considerazione anche uno storico come Momigliano); per poi soffermarsi sul significativo contributo, in termini di studi storiografici e di riflessioni teorico-metodologiche, di alcune figure della generazione successiva, quali Gregory e Sasso; in conclusione dà spazio ad alcune proposte di teoria della storiografia filosofica nate nella situazione attuale degli studi.
Philosophy (1916) Husik affermava: «there are Jews now and
there are philosophers, but there are no Jewish philosophers and there is no Jewish philosophy». Se un’affermazione del
genere risulta quanto meno provocatoria e inaccettabile, la questione rimane tutt’ora estremamente controversa. Esiste un filo che unisce Filone d’Alessandria a Levinas? C’è una distinzione tra
‘filosofia ebraica’, ‘pensiero ebraico’ o
‘filosofia dell’ebraismo’? Si può definire ebraica una filosofia di
soli pensatori ebrei o, piuttosto, un’articolazione dell’ebraismo in termini filosofici? Filosofia ebraica è, senz’altro, un binomio
controverso che imbriglia la vocazione
universalistica del pensiero a una specificazione particolaristica di una tradizione religiosa e politica. Questa tensione tra particolare e universale è solo una delle molteplici difficoltà che abbiamo quando dobbiamo definire una disciplina così ibrida, che più che un insieme di dottrine si rivela affine a un campo di saperi differenti – filosofia, storia, religione, politica e letteratura – in dialogo tra loro. Per le
molteplici contraddizioni che la costituiscono e per l’assenza di una definizione univoca, il concetto di filosofia ebraica ha sempre avuto molta difficoltà a penetrare nel recinto degli studi prettamente
storico-filosofici. Pur avendo accompagnato dal principio i tentativi moderni di ricostruzione di una storia della filosofia – basta prendere in considerazione, ad esempio, la Historia critica philosophiae
di Johann Jacob Brucker del 17424 –, la filosofia ebraica ha abdicato al suo ruolo puramente teoretico, per trovare rifugio nell’ambito della giudaistica, ma anche in questo campo ha assunto forme diverse a
seconda delle interpretazioni che ad essa sono state assegnate.
In questo lungo e articolato percorso sono due le regioni privilegiate in Europa, che vengono considerate comunemente gli scenari di questi studi: la penisola iberica e, in particolare, l’Andalusia dove tra XI e XII secolo l’incontro tra islam ed ebraismo ha prodotto un pensiero originale ebraico scritto in arabo, che raggiungerà il suo apice con la grande opera di Mosè Maimonide; la Germania tra XVIII e XX secolo, dalla Jerusalem di Moses Mendelssohn fino alle opere di Hermann Cohen e Franz Rosenzweig, se non vogliamo spingerci fino a Walter
Benjamin e Hannah Arendt. Il risultato di questo incontro tra filosofia ebraica e geografia è stato il riconoscimento di alcune specificità del pensiero sviluppatesi nelle due aree: una sicuramente linguistica, l’arabo per Al-Andalus e il tedesco per la Germania sono diventate le lingue
con cui i filosofi ebrei hanno scritto le loro opere; l’altra è il dialogo tra l’ebraismo e le tradizioni filosofiche che lo circondano da al-Farabi a Ibn Rush (Averroè), da Kant a Hegel. L’esperimento che si è voluto fare
con questo numero monografico è stato quello di verificare se anche nella penisola italiana fosse possibile rintracciare una filosofia ebraica sviluppata seguendo peculiarità simili alle altre zone
d’Europa. È difficile dar conto in queste poche pagine di un panorama così vasto come quello offerto dall’ebraismo italiano, unico per la sua durata (dal II secolo a.e.v. ad oggi) e peculiare per l’intreccio
con la storia complessa della nostra penisola. Infatti, quando si parla di ebraismo italiano non si ha a che fare con una filosofia ‘nazionale’, non solo perché molti degli autori protagonisti dei saggi scrissero prima dell’unità italiana, ma anche perché molti di essi arrivarono da altre parti d’Europa (come Alemanno e i due Abravanel) e scrissero in lingue diverse, come l’ebraico, il latino o il francese. In questo numero abbiamo scelto di concentrarci su un determinato arco cronologico, privilegiando un periodo che va dal XV al XIX secolo. Si tratta di secoli cruciali poiché, a partire dall’Umanesimo e dal Rinascimento, gli ebrei si sono mossi nella penisola per elaborare opere filosofiche di grande importanza in continuo confronto con gli interessi culturali e le tradizioni che li circondavano. Inoltre, l’arco temporale qui privilegiato non ha avuto, negli ultimi anni, l’attenzione ricevuta, ad esempio, dalla filosofia medievale ebraica, da Donnolo a Yehudah Romano, presa in analisi da molti studiosi, come Giuseppe Sermoneta, Mauro Zonta e Colet Sirat.
analysis by Gramsci.
to the work of Hans Blumenberg (§1), I turn to the key distinction that Vico makes between the natural sciences, which are grounded in the rationalism of the cogito, and the social sciences, which posit constructivist arguments that depend on human sensibility (§2). Subsequently, I investigate Vico’s refusal to subordinate mythos to hegemonic logos (§3), before concluding with some brief reflections on the epistemological and hermeneutic stakes implied by Vico’s demonstrations (§4). Rather than provide any comprehensive or exhaustive account, I take a more desultory approach that should amply exhibit how Vico’s work can counter propagandist appropriations of mythic and religious material.
Roma, 18 maggio 2018, dalle ore 9.30, presso il Dipartimento di Filosofia "Villa Mirafiori" dell'Università Sapienza di Roma (Via Carlo Fea, 2) - Aula XII