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By looking at a sample of funerary and votive inscriptions belonging to the epigraphic centre of Mediolanum, in the regio XI Transpadana, we analyse the continuity of the relationship between the epigraphic monument once it has been... more
By looking at a sample of funerary and votive inscriptions
belonging to the epigraphic centre of Mediolanum, in the regio XI
Transpadana, we analyse the continuity of the relationship between
the epigraphic monument once it has been located in its definitive site
and the local epigraphic workshops. Indeed, it is not uncommon to find
inscribed texts that have been altered by addition or subtraction of
content, for example after new deceased entered the family tomb or as a
consequence of the disappearance of a past relationship; also, in the votive
sphere, an epigraph could be modified with the addition of new deities or
by updating the social and political status of its purchaser. All this could
require the intervention of a stonemason even after the monument is
set up with visible consequences on the stone on both a technical and
syntactic level.
The Chigi I.VI.203 manuscript, preserved at the Vatican Library, whose tradition seems to date back to Ciriaco d'Ancona, devotes several pages to the inscriptions of Milan. The analysis of these pages allows on the one hand to question... more
The Chigi I.VI.203 manuscript, preserved at the Vatican Library, whose tradition seems to date back to Ciriaco d'Ancona, devotes several pages to the inscriptions of Milan. The analysis of these pages allows on the one hand to question the ways in which the epigraphic material collected by Ciriaco was transmitted during the 15th century; and on the other hand to recognize in the intellectual Gabriele Paveri Fontana, born in Piacenza and later one of Filelfo's students in Milan, a possible correspondent of Ciriaco himself.
In età imperiale la città di Mediolanum, situata nella porzione orientale della regio XI Transpadana, è un importante centro di produzione e fruizione epigrafica: per l’arco di tempo compreso tra la fine del I secolo a.C. e il IV secolo... more
In età imperiale la città di Mediolanum, situata nella porzione orientale della regio XI Transpadana, è un importante centro di produzione e fruizione epigrafica: per l’arco di tempo compreso tra la fine del I secolo a.C. e il IV secolo d.C. sono noti all’incirca un migliaio di pezzi, a prevalente destinazione funeraria e votiva, distribuiti tra la città e l’ager. Tale produzione si caratterizza per elementi di specificità che coinvolgono in particolar modo l’aspetto monumentale, cui concorrono anche le tipologie lapidee impiegate, il formulario e la committenza. Questo contributo si propone di definire tali specificità andando a identificare i luoghi di approvigionamento del materiale e ad analizzare la situazione delle maestranze operanti tra città e ager, delineando, ove possibile, i singoli centri produttivi.

During the imperial period the city of Mediolanum, which was located in the eastern part of the regio XI Transpadana, was an important centre of epigraphic production: almost a thousand inscriptions can be ascribed to the period dating from the end of the I century b.C. to the IV century a.C; they are mainly funerary and votive inscriptions and they have been found in both the city and its territory. This production shows peculiarities concerning not only the shape of the monuments, but also the stone varieties, the formulary and the customers’ social position. The aim of this paper is to define such peculiarities by identifying the quarries which provided the material to the epigraphic workshops and by examining the stonemasons’ activity in both the city and the ager.
Si prende qui in esame la tradizione di CIL V, 6128, epigrafe milanese che il Mommsen non vide e che risulta attualmente irreperibile, ma che riapparì brevemente all'inizio del XX secolo in uno stabile di via Amedei senza tuttavia... more
Si prende qui in esame la tradizione di CIL V, 6128, epigrafe milanese che il Mommsen non vide e che risulta attualmente irreperibile, ma che riapparì brevemente all'inizio del XX secolo in uno stabile di via Amedei senza tuttavia lasciare di sé alcuna traccia fotografica. La trasmissione, manoscritta e non, dell'epigrafe in questione, il cui effettivo aspetto resta ad oggi sconosciuto, è costellata di imprecisioni e di errori che nel corso del tempo l’hanno portata ad assumere forme sempre diverse – ara, sarcofago, lastra e stele – arrivando finanche a "sdoppiarla" tra un effettivo ritrovamento a Milano e un’inspiegabile collocazione a Roma. Ripercorrendone la tradizione si vuole dunque cercare di ricostruire quale dovesse essere l'aspetto originario di CIL V, 6128 per collocarla finalmente nel più ampio quadro della produzione epigrafica dell'officina mediolanese.


Subject of this paper is the tradition of CIL V, 6128, an inscription from Milan which is nowadays lost, even if it was still visible at the beginning of the XXth century. Unfortunately, at that time nobody took a picture of the inscription, whose appearance remains unknown. During both its manuscript and printed trasmission, many mistakes and inaccuracies led to describe it as an altar, a sarcophagus, a slab and a stele; in some anthologies it was even "doubled" and printed twice as if it had been found in Milan and Rome. Thus, the aim of this paper is to reconstruct the original appearance of CIL V, 6128 in order to relate it to the epigraphic habit of ancient Mediolanum.
Dopo aver posto l’attenzione ai Culti e ai Panni degli altri (Volumi disponibili su academia), abbiamo condotto una ricerca sui modi di comunicare in antico nel nostro territorio. Abbiamo cominciato con le incisioni rupestri della Valle... more
Dopo aver posto l’attenzione ai Culti e ai Panni degli altri (Volumi disponibili su academia), abbiamo condotto una ricerca sui modi di comunicare in antico nel nostro territorio. Abbiamo cominciato con le incisioni rupestri della Valle Camonica, per passare all’arrivo dell’alfabeto presso le popolazioni celtiche, che utilizzarono i segni fonetici greci, mediati dagli Etruschi con cui i Celti avevano contatti commerciali. Abbiamo analizzato la presenza di nomi celtici e mediterranei nelle epigrafi di età romana del territorio e i sentimenti dei soldati costretti a migrare al fronte con le loro famiglie. La ricerca ha messo in luce le significative attestazioni della presenza di Persone di provenienza orientale e parlanti greco tra IV e VI secolo d.C. e le testimonianze epigrafiche e toponomastiche ci hanno testimoniato i nuovi arrivi di popolazioni barbariche dall’Europa centrale. La revisione dei messaggi iconografici forniti dagli stemmi araldici ci ha infine svelato che un’immagine genericamente ritenuta derivante dallo scontro religioso racconta invece di speranza: lo stemma dei Visconti non sembra nascere originariamente dall’immagine di un drago che divora un saraceno in memoria delle crociate, ma essere un simbolo di pace e resurrezione. Si tratta infatti di un mostro marino azzurro che sputa un Uomo e narra la storia biblica di Giona. Parole nuove giunsero poi con le dominazioni spagnola, francese e austriaca e ancor oggi la variante angerese della lingua lombarda è l’esito di millenni di storia e di incontri e la nostra lingua è in continua evoluzione. Abbiamo infine realizzato con l’Associazione Nazionale Subvedenti la lettura inclusiva di un reperto archeologico tramite il sistema DescriVedendo.

The Others' voices. Foreign languages, words, alphabets in ancient Lombardy. Although they spoke different languages, Peoples who came to our lands exchanged products, ideas and discoveries, and encounters between different cultural knowledge and traditions greatly favored local development. We prepared an investigation into the languages spoken in ancient times in our territory, followed by a series of lectures and guided thematic tours. We organized meetings and teaching workshops focussed on possible communication forms, ancient and modern, using letters, images and gestures.
In the Roman inscriptions the message was conveyed to the readers not only through the content of the engraved text, but also through its layout and its syntax: layout choices were essential to present the information in the best possible... more
In the Roman inscriptions the message was conveyed to the readers not only through the content of the engraved text, but also through its layout and its syntax: layout choices were essential to present the information in the best possible way, while the selection of adequate syntactic structures was aimed at direct the reader’s attention towards one or another part of the inscription. The aim of this paper is to identify possible “secret messages” hidden in Latin inscriptions by studying the content, syntax and layout of selected examples from the epigraphic production of Mediolanum. 

La comunicazione epigrafica non passava soltanto dal contenuto del testo, ma anche dalla sua forma e struttura: l’impaginazione di un’iscrizione aveva infatti il fondamentale compito di presentare al meglio l’informazione da trasmettere, così come determinate scelte sintattiche servivano allo scopo di evidenziare in modo differenziato l’una o l’altra porzione di testo iscritto. Questo contributo si propone di indagare possibile messaggi “nascosti” all’interno delle epigrafi latine – per lo più legati alla volontà di autorappresentazione del titolare – partendo da esempi tratti dall’orizzonte epigrafico di Mediolanum, di cui si analizzeranno in modo parallelo contenuto, sintassi e impaginazione.
Prendendo in considerazione le produzioni epigrafiche delle città transpadane di Novaria, Comum e Mediolanum, si discute in quale misura venissero impiegati i materiali lapidei cavati a monte del Lago Maggiore e del Lago di Como,... more
Prendendo in considerazione le produzioni epigrafiche delle città transpadane di Novaria, Comum e Mediolanum, si discute in quale misura venissero impiegati i materiali lapidei cavati a monte del Lago Maggiore e del Lago di Como, concentrandosi in particolar modo su due marmi, il marmo di Candoglia-Ornavasso e il marmo di Musso, e su due pietre, la pietra di Angera e la pietra ollare. Per ognuna di queste varietà lapidee, dopo aver definito zone e modalità di approvvigionamento, si analizzano, a partire da alcuni monumenti particolarmente significativi, i fattori di scelta e di utilizzo in ambito epigrafico, dal punto di vista tanto del lapicida (fattori geologici e petrografici) quanto del committente (fattori estetici ed economici, oltre alle possibili ricadute a livello di visibilità sociale).
The aim of this paper is to collect the inscriptions commissioned by the quattuorviri and duoviri of Mediolanum in order to identify which monumental supports they preferred and which strategies they carried out to display their... more
The aim of this paper is to collect the inscriptions commissioned by the quattuorviri and duoviri of Mediolanum in order to identify which
monumental supports they preferred and which strategies they carried out to display their privileged status. The analysis of these inscriptions will also lead to a study of the municipium Mediolaniensium and its transformation into a colony, probably under Commodus’
reign.
E' questa la prima edizione di un'epigrafe che si trova murata nel secondo pilastro della navata destra della basilica di S. Ambrogio a Milano. Si tratta di un'epigrafe frammentaria, probabilmente funeraria, dedicata da una donna, il cui... more
E' questa la prima edizione di un'epigrafe che si trova murata nel secondo pilastro della navata destra della basilica di S. Ambrogio a Milano. Si tratta di un'epigrafe frammentaria, probabilmente funeraria, dedicata da una donna, il cui nome non si è conservata, al marito, che fu certamente questore municipale e quattuorviro. Il completamento del testo solleva interessanti questioni, così come l'interpretazione complessiva del monumento, che sembrerebbe discostarsi dai canoni della produzione epigrafica mediolaniense.
In età romana il Mediterraneo è caratterizzato da un paesaggio epigrafico complesso, risultato dell’adattamento da parte delle realtà locali del modello culturale romano. In questa sede si analizzano tre diversi orizzonti epigrafici... more
In età romana il Mediterraneo è caratterizzato da un paesaggio epigrafico complesso, risultato dell’adattamento da parte delle realtà locali del modello culturale romano. In questa sede si analizzano tre diversi orizzonti epigrafici mediterranei – Sardegna, Betica e Africa – al fine di portare alla luce le ragioni di questa complessità, tra cui, ad esempio, i modi e i tempi della conquista romana, la disponibilità di materiale iscrivibile, il successo o meno di una struttura insediativa fondata sulla città, ovunque centro irradiante del fenomeno epigrafico, la maggiore o minore attitudine alla scrittura epigrafica da parte delle popolazioni di presenza preromana.
The epigraphical production of the vast ager Mediolaniensis changes gradually as we move from the centre to the edge. Its pattern follows the production of the city, seen as predominant and highly prestigious and the knowledge of which is... more
The epigraphical production of the vast ager Mediolaniensis changes gradually as we move from the centre to the edge. Its pattern follows the production of the city, seen as predominant and highly prestigious and the knowledge of which is spread through the ager by itinerant stonecutters. This model, however, is altered by several interferences: the availability of stone; the stonecutters’ skills; the presence of a preroman epigraphy; the influence of the epigraphical production of other cities.
Research Interests:
Nei depositi del Museo Archeologico di Milano si conserva dal 1935 la metà destra di un'epigrafe funeraria riconoscibile come CIL V, 6597, nota al Mommsen soltanto da tradizione. La tradizione, che fa capo all'Alciato, ne riconosce... more
Nei depositi del Museo Archeologico di Milano si conserva dal 1935 la metà destra di un'epigrafe funeraria riconoscibile come CIL V, 6597, nota al Mommsen soltanto da tradizione. La tradizione, che fa capo all'Alciato, ne riconosce l'originario luogo di esposizione nella chiesa dei SS. Fabiano e Sebastiano a Fontaneto d'Agogna, nell'ager Novariensis, dove rimase fino al 1612. A seguito della guerra franco-spagnola, verosimilmente sottoposta a un brutale reimpiego, si perse ogni traccia; la metà destra fu in seguito ritrovata e venduta all'antiquario milanese Giovanni Balzani, donde passò infine alla sua sede attuale.

The wharehouse of the Archaeological Museum in Milan preserves the right half of a funerary inscription that can be identified as CIL V, 6597, which is known to Mommsen only from the manuscript tradition. Andrea Alciato saw this inscription in Fontaneto d'Agogna, in the ager of Novaria, where it was kept till 1612; after the Franco-Spanish war, the inscription got lost and it was probably used as building material. Finally, its right half was found and then sold to the Milanese antiquary Giovanni Balzani, from where it reached its present seat in 1935.
A re-examination of the epigraphs kept in the Saints Primo and Feliciano’s oratory at Leggiuno allows to reconsider the news related with the discovery of these pieces, to suggest a new interpretation of the two votive altars (up to now... more
A re-examination of the epigraphs kept in the Saints Primo and Feliciano’s oratory at Leggiuno allows to reconsider
the news related with the discovery of these pieces, to suggest a new interpretation of the two votive altars (up to
now one of the two was considered as funerary) and to reconstruct the original exposition context of the funerary altars
of the two Virii. There is also an analysis of the phenomenon of Milanese notables’ burials in their estates as well as the
reason of some of their monumental and epigraphic choices.

Un riesame delle epigrafi romane conservate presso l’oratorio dei SS. Primo e Feliciano a Leggiuno permette di
riconsiderare le notizie relative al ritrovamento dei pezzi, di proporre una nuova lettura per due are votive (una delle
quali finora interpretata come funeraria), e di ricostruire l’originario contesto di esposizione delle are funerarie dei due
Virii. Vengono anche analizzati il fenomeno delle sepolture dei possedimenti dei notabili milanesi, ed il motivo di certe
loro scelte monumentali ed epigrafiche.
Pur nella consapevolezza che ogni epigrafe è un prodotto unico, esito della convergenza di istanze comunicative e disponibilità tecnico-economiche di volta in volta differenti, è tuttavia possibile riconoscere, anche in campo epigrafico,... more
Pur nella consapevolezza che ogni epigrafe è un prodotto unico, esito della convergenza di istanze comunicative e disponibilità tecnico-economiche di volta in volta differenti, è tuttavia possibile riconoscere, anche in campo epigrafico, l'esistenza di una produzione "in serie". Usando come campione di indagine le officine epigrafiche di Mediolanum e Comum sono stati identificati due diversi livelli di produzione seriale. Da un lato essa può essere legata all'attività di una specifica bottega, la quale applica a più prodotti il medesimo linguaggio monumentale ed epigrafico, nonché l'azione degli stessi operatori: così, ad esempio, l'apparato decorativo di due stele cittadine rivela l'intervento di un'unica mano, mentre nell'ager Mediolaniensis due are sono caratterizzate dalla presenza, sulla faccia anteriore, di un rilievo raffigurante un animale da sacrificio. Dall'altro lato, poi, si riconosce una produzione seriale legata a un territorio circoscritto, ma opera di maestranze diverse: caratteristica di Comum - e ripresa, in forme leggermente variate, nell'ager Mediolaniensis nordoccidentale - è la produzione di urne funerarie allineate a precisi canoni dimensionali e compositivi. Cosa dunque spingeva un'officina epigrafica a replicare più volte un prodotto? Un possibile risparmio di tempo e denaro? La necessità di rispondere a una precisa domanda di mercato? Il successo incontrato presso la clientela? Se infatti, all'interno di una bottega, il reimpiego di uno stesso modello scultoreo per più monumenti poteva in effetti costituire un risparmio di tempo, è allo stesso tempo vero che molto dovettero influire le richieste di una clientela in grado di riconoscere attorno a sé la diversa efficacia dell'uno o dell'altro prodotto epigrafico e di operare una scelta consapevole tra le varie possibilità offerte dall'officina, pur rimanendo allo stesso tempo entro un preciso orizzonte di gusto locale.
In the Roman world the sociological concept of ‘second generations’ can be interpreted in an opposed way to the modern interpretation: the dominant culture, to which the so-called second generations try to adapt, is the culture the... more
In the Roman world  the  sociological concept of ‘second generations’ can be interpreted  in an opposed  way to the modern interpretation: the dominant culture, to which the so-called second  generations try to adapt, is the culture the Roman immigrants bring  with them when they settle in a new place, not the culture of the native inhabitants of that same area. The study  of  Roman inscriptions  allows  measuring  to which  extent the members  of these second generations  – mostly children born from  a  man with  a  Roman name  and  a  woman  with an indigenous one – adapt to the Roman culture, including the Roman epigraphical culture, in order to determine whether they ultimately perceive themselves as authentically Romans or not. For this purpose a small group of inscriptions  belonging to the Cisalpine city of Mediolanum, in all of which a member of these second generations is mentioned, was taken into account and  each example analyzed from both a monumental and textual point of view; this approach has made it possible to find out which image of themselves these second generations conveyed to the public opinion trough the epigraphical medium.
Un'ara in serizzo ritrovata presso la basilica di S. Nazaro Maggiore a Milano reca un'enigmatica dedica "Herculi Quadr(- - -)" a lungo sciolta, senza alcuna giustificazione, come "Herculi Quadr(ato)". In questa sede si propone dunque una... more
Un'ara in serizzo ritrovata presso la basilica di S. Nazaro Maggiore a Milano reca un'enigmatica dedica "Herculi Quadr(- - -)" a lungo sciolta, senza alcuna giustificazione, come "Herculi Quadr(ato)". In questa sede si propone dunque una rilettura del testo, per la quale si aprono tre possibilità: "Herculi (et) Quadr(iviis)" oppure "Herculi Quadr(ivio)" o ancora "Herculi Quadr(atario)". Nei primi due casi si sfrutta la valenza itineraria certamente posseduta da Ercole e si pensa a una collocazione lungo un percorso stradale. Nel terzo caso - per quanto meno probabile perché un epiteto Quadratarius non si incontra altrove - si fa invece riferimento al legame, attestato anche in alcune epigrafi cisalpine, tra Ercole e le cave di pietra.
Two epigraphic novelties found in Castelseprio (VA) give us further information on Marcus Sentius Macer and Publius Veturius Labeo, whose names also appear on two funerary inscriptions recorded by CIL. The first novelty is an altar to... more
Two epigraphic novelties found in Castelseprio (VA) give us further information on Marcus Sentius Macer and Publius Veturius Labeo, whose names also appear on two funerary inscriptions recorded by CIL. The first novelty is an altar to Mars Militaris, whose cult is attested only in Britannia and in the two Germaniae; the altar was dedicated by Marcus Sentius Macer, probably the same veteranus legionis IV Scythicae who owned a funerary monument in the small town of Morazzone (VA), not far from Castelseprio. The second novelty is a piece of architrave that carries the name of Publius Veturius Labeo, whose funerary stele was preserved in Milan and is now lost; the architrave was probably part of a religious building, which leads to identify in Publius Veturius Labeo a rich and influent magnate who provided his community with some kind of aedicula. The craftsmanship differences give us an opportunity to face the issue of the epigraphic workers in the Milanese territory as well as the question of their customers’ taste.
A fragmentary marble inscription preserved in Milan is dedicated to senator Sextus Teidius Valerius Catullus, consul in 31 b.C., who until now has been to us no more than a name carved on the Fasti consulares. This new inscription informs... more
A fragmentary marble inscription preserved in Milan is dedicated to senator Sextus Teidius Valerius Catullus, consul in 31 b.C., who until now has been to us no more than a name carved on the Fasti consulares. This new inscription informs us on the first steps of Teidius' political career, from the questorship to a not well-defined cura. Unfortunately there are no evidences that the slab was found in Milan, but a link to the city could be offered by Terentia Hispulla, Teidius' presumed wife, member of the Milanese family of the Terentii Hispones.

Un frammento di lastra marmorea conservato a Milano conserva parte di un'iscrizione onoraria dedicata al senatore Sextus Teidius Valerius Catullus, consul suffectus nel 31 d.C., di cui fino ad ora non rimaneva che la menzione nei Fasti Consulares. Questa nuova iscrizione ci restituisce i primi passi della carriera politica di Sextus Teidius, dalla questura a una non ben definibile curatela. Purtroppo non è certo che la lastra, da applicarsi verosimilmente a un monumento di una certa importanza, sia stata ritrovata a Milano, ma un collegamento con la città può essere offerto da Terentia Hispulla, la presunta moglie di Sextus Teidius, membro della famiglia milanese dei Terentii Hispones.
L'articolo propone una reinterpretazione e una rilettura di due blocchi in granito iscritti, rempiegati come spalle di un portale romanico nel cortile della Cascina Moriano, a Vimercate (Monza e Brianza), in pieno ager Mediolaniensis.... more
L'articolo propone una reinterpretazione e una rilettura di due blocchi in granito iscritti, rempiegati come spalle di un portale romanico nel cortile della Cascina Moriano, a Vimercate (Monza e Brianza), in pieno ager Mediolaniensis. Pubblicati cursoriamente negli anni '60 e malamente riletti nel corso degli anni '90, essi dovevano in origine appartenere al medesimo monumento epigrafico: un sarcofago di considerevoli dimensioni, il quale recava incisa una lunga iscrizione funeraria dai toni vagamente poetici. Particolare è la menzione del sarcofago stesso come "hoc maesuleum", la quale si ritrova, per quanto leggermente variata ("hoc mesuleum"), su un altro sarcofago ritrovato a Vimercate: si può dunque pensare di individuare, in questo punto dell'ager Mediolaniensis, una officina dotata di un proprio linguaggio epigrafico.
A partir de una muestra de inscripciones funerarias y votivas pertenecientes al horizonte epigráfico de Mediolanum, en la regio XI Transpadana, nos proponemos analizar la continuidad de la relación entre el monumento epigráfico ya situado... more
A partir de una muestra de inscripciones funerarias y votivas pertenecientes al horizonte epigráfico
de Mediolanum, en la regio XI Transpadana, nos proponemos analizar la continuidad de la relación
entre el monumento epigráfico ya situado en su sede definitiva y los talleres epigráficos locales. De
hecho, no es infrecuente encontrar textos que han sido alterados posteriormente por adición o su-
stracción de contenido, por ejemplo después de la entrada de nuevos difuntos en la tumba familiar o
de la desaparición de relaciones anteriores; también en la esfera votiva un epígrafe puede ser modi-
ficado con la adición de nuevas divinidades o actualizando el estatus social y político del comitente.
Todo esto podría requerir la intervención de un cantero incluso después de que el monumento ya se
hubiera colocado con consecuencias visibles en la piedra tanto a nivel técnico como sintáctico.

By looking at a sample of funerary and votive inscriptions belonging to the epigraphic centre of
Mediolanum, in the regio XI Transpadana, we analyse the continuity of the relationship between the
epigraphic monument once it has been located in its definitive site and the local epigraphic work-
shops. Indeed, it is not uncommon to find inscribed texts that have been altered by addition or sub-
traction of content, for example after new deceased entered the family tomb or as a consequence of
the the disappearance of a past relationship; also, in the votive sphere, an epigraph could be modi-
fied with the addition of new deities or by updating the social and political status of its purchaser.
All this could require the intervention of a stonemason even after the monument is set up with visi-
ble consequences on the stone on both a technical and syntactic level.
Research Interests:
Research Interests:
Qual è la presenza dell'elemento femminile nelle prime attestazioni epigrafiche romane della regio XI Transpadana? Quale il ruolo delle donne nel perpetuare un legame con l'elemento indigeno? Questo contributo parte da una constatazione:... more
Qual è la presenza dell'elemento femminile nelle prime attestazioni epigrafiche romane della regio XI Transpadana? Quale il ruolo delle donne nel perpetuare un legame con l'elemento indigeno?
Questo contributo parte da una constatazione: la considerevole presenza, nell'epigrafia transpadana, di un'onomastica femminile idionimica ancora nel II secolo d.C. sembrerebbe rimandare a una forma di “conservatorismo onomastico”, per cui genitori dai nomi romani danno, soprattutto alle figlie, un'onomastica dal sapore ancora indigeno, mutuata verosimilmente dalla memoria familiare. Qualcosa di simile sembrerebbe peraltro accaduto già in precedenza, quando, all'indomani della diffusione della cultura lateniana a sud delle Alpi nel IV secolo a.C., si assistette alla permanenza di elementi golasecchiani proprio nei corredi sepolcrali femminili. Il ruolo delle donne nel perpetuare un legame con la tradizione indigena in un momento di innovazione culturale sembrerebbe dunque particolarmente forte.
Allo stesso tempo, la presenza femminile nelle prime iscrizioni latine della regio XI, ad esempio sulle stele della sponda occidentale del Lago Maggiore o su alcuni dei cippi della necropoli di Cerrione, vede l'innestarsi di elementi di novità ben marcati, primo tra tutti la presenza di un patronimico “alla romana”; in altri casi, ad esempio nell'ager di Mediolanum, si registra anche l'adozione di formule sepolcrali romane, come il saluto vale. Due questioni dunque sorgono in merito a questi elementi innovativi: innanzi tutto, quanto essi dipendano dalle scelte di una committenza maschile – dato che difficilmente si tratta di epigrafi poste ante mortem – che dunque ragiona secondo il modello delle proprie iscrizioni, più facilmente inclini ad assecondare le nuove modalità di rappresentazione del potere e del prestigio; in secondo luogo, a quali donne sia concesso l'onore della memoria scritta in un momento in cui essa non è ancora così capillarmente diffusa come sarà poi nel giro di un secolo.
Infine, non mancano casi di donne che già nel I secolo a.C. mostrano un'onomastica perfettamente romana e si fanno promotrici in prima persona di iscrizioni conformi agli usi romani. A tal proposito ci si vuole interrogare sull'identità di queste figure – si tratta di donne non autoctone? oppure di membri di un'élite locale particolarmente propensa all'omologazione? – e sul loro ruolo nella diffusione dell'esperienza epigrafica romana a nord del Po.
La comunicazione epigrafica non si basava soltanto sul contenuto del testo, che certo veicolava il nucleo fondamentale dell’informazione, ma anche sulla sua forma e struttura, cioè sul modo in cui questo contenuto veniva presentato ai... more
La comunicazione epigrafica non si basava soltanto sul contenuto del testo, che certo veicolava il nucleo fondamentale dell’informazione, ma anche sulla sua forma e struttura, cioè sul modo in cui questo contenuto veniva presentato ai lettori. Il modo in cui il testo iscritto è disposto nello spazio, il rapporto intercorrente tra sintagmi e linee di scrittura, la presenza o meno di inarcature tra una linea e l'altra, l'alternanza di parti scritte e di spazi vuoti, l’adozione di strategie di evidenziazione dei sintagmi più rilevanti: tutto ciò che può essere fatto rientrare nell'impaginazione di un'iscrizione ha di fatto il compito di presentare al meglio l’informazione da trasmettere. Lo stesso vale per le scelte sintattiche, soprattutto laddove una sintassi percepita come canonica all’interno di un certo orizzonte epigrafico viene stravolta per rispondere a determinate esigenze comunicative.
Con questo intervento vorrei dunque cercare di individuare possibili messaggi “nascosti” all’interno delle epigrafi latine, partendo da esempi appartenenti all’orizzonte epigrafico di Mediolanum, di cui si analizzeranno in modo parallelo contenuto, sintassi e impaginazione.
Novità senatorie ed equestri da Mediolanum Serena Zoia Il riesame del materiale epigrafico di Mediolanum e relativo ager – condotto in vista della stesura della tesi di dottorato e della redazione, attualmente in corso, del catalogo... more
Novità senatorie ed equestri da Mediolanum
Serena Zoia

Il riesame del materiale epigrafico di Mediolanum e relativo ager – condotto in vista della stesura della tesi di dottorato e della redazione, attualmente in corso, del catalogo delle epigrafi romane di proprietà delle Civiche Raccolte Archeologiche di Milano – ha permesso di riconoscere in alcuni pezzi, a lungo inediti o mal interpretati, le tracce di carriere senatorie ed equestri di un certo interesse.
E' il caso innanzi tutto della lastra marmorea nella cui iscrizione (EDR124928) si fa menzione di Sextus Teidius Valerius Catullus, consul suffectus del 31 d.C. Della carriera di costui si conservano soltanto i primi incarichi, fino a una curatela pretoria di non chiara definizione; difficilmente recuperabile è anche il rapporto, se pure vi fu, con la città di Mediolanum. In tal senso potrebbe tornare utile una seconda epigrafe, ancora inedita e purtroppo frammentaria, conservata nei depositi delle Civiche Raccolte (nr. inv. A 0.9.33261): anch'essa lastra da applicarsi a una base, era destinata a onorare un probabile [C]atul[lus] che fu patronus cittadino.
Qualche nuovo spunto di riflessione è offerto anche in merito a Publius Munatius Priscus Decianus,  proconsul Cretae et Cyrenarum già noto da un'iscrizione di Priansos (IC I, XXIV, 5) e onorato a Mediolanum come patronus dagli abitanti di Gortina (EDR124755). Dall'ager nordoccidentale, infatti, in particolar modo da Angera, proviene una base di statua (EDR124838), di cui sono state date per lungo tempo letture contrastanti, che reca, in ultima linea e ben centrata nello specchio, la parola Cretae: si propone qui di leggere la dedica a un proconsul Cretae, forse lo stesso Publius Munatius Priscus Decianus, da collocarsi all'interno dei suoi praedia.
Infine, un ultimo pezzo – un inedito di ritrovamento milanese conservato nei depositi delle Civiche Raccolte d'Arte (nr. inv. ICSA 235) – ricorda un [- M]onnin[us] Ru[fus] di rango equestre che sembrerebbe essere stato, oltre che patronus di un ignoto municipium, flamine del divus Ulpius Traianus pater. Sembrerebbe questa l'unica attestazione ad oggi nota di tale flaminato, alla quale si propone tuttavia di associare il flamen Ulpialis di CIL VI, 1383.
In età romana il Mediterraneo è caratterizzato da un paesaggio epigrafico complesso, risultato dell'adattamento del modello culturale promanato da Roma alle diverse realtà locali. Non poco peso in questa complessità hanno le popolazioni... more
In età romana il Mediterraneo è caratterizzato da un paesaggio epigrafico complesso, risultato dell'adattamento del modello culturale promanato da Roma alle diverse realtà locali. Non poco peso in questa complessità hanno le popolazioni già insediate, perché autoctone o perché occupanti, nelle aree interessate dalla conquista romana: la maggiore o minore attitudine di queste popolazioni alla scrittura epigrafica, infatti, potrebbe aver ora favorito ora rallentato, sicuramente influenzato, la diffusione del “nuovo” habitus romano, lasciando poi una traccia più o meno consistente anche in quelle manifestazioni epigrafiche ormai compiutamente romane, nella preferenza accordata all'una o all'altra tipologia monumentale, all'una o all'altra espressione formulare. Altrettanto peso nella formazione del paesaggio epigrafico mediterraneo di età romana devono aver avuto i modi e i tempi dell'intervento romano e della successiva romanizzazione, la maggiore o minore disponibilità di materiale iscrivibile (si pensi ad esempio al successo dell'epigrafia su bronzo in Betica), il successo o meno di una struttura fondata sulla città, ovunque centro irradiante del fenomeno epigrafico (si pensi alla scarsa documentazione epigrafica offerta dalle aree interne della Sardegna, montuose e poco urbanizzate). In questa sede si vuole dunque avviare un confronto tra alcune realtà epigrafiche mediterranee – le province di Sardegna, Betica e Africa Proconsolare – parimenti interessate da una conquista precoce (III-II secolo a.C.) e da una precedente presenza punica, a sua volta sovrapposta, almeno in Betica e Sardegna, a una forte cultura autoctona, al fine di portare alla luce quei fattori che portarono allo sviluppo di specificità locali in seno all'esperienza epigrafica romana.
The epigraphical production of the vast ager Mediolaniensis changes gradually as we move from the centre to the edge. Its pattern follows the production of the city, seen as predominant and highly prestigious and the knowledge of which is... more
The epigraphical production of the vast ager Mediolaniensis changes gradually as we move from the centre to the edge. Its pattern follows the production of the city, seen as predominant and highly prestigious and the knowledge of which is spread through the ager by itinerant stonecutters. This model, however, is altered by several interferences: the availability of stone; the stonecutters' skills; the presence of a preroman epigraphy; the influence of the epigraphical production of other cities.

Nel vasto ager di Mediolanum man mano che si procede dal centro verso la periferia si assiste a una graduale differenziazione negli esiti epigrafici, esterni del monumento e interni del testo. Il modello, principale e magistrale, è quello proposto dal centro cittadino in quanto centro amministrativo, economico-produttivo e culturale. Esso si diffonde per diversi canali: l'allineamento delle necropoli urbane lungo le strade di accesso alla città, a costituire una “vetrina” di possibilità epigrafiche; la presenza, isolata e imponente, di monumenti di produzione cittadina – stele pseudotimpanate e centinate, are funerarie e sacre – nei praedia dei notabili residenti sul territorio; la possibilità di avere a disposizione nell'ager dei lapicidi itineranti, legati cioè a botteghe cittadine, ma pronti a muoversi su commissione. Tale modello epigrafico viene accolto e adottato dall'ager perché percepito come predominante, in quanto elemento di forte novità nella povertà dell'esperienza epigrafica preromana, come prestigioso, poiché promanante dal centro, e come nobilitante, quale primaria espressione dell'élite sociopolitica ed economica; la volontà di “accostarsi” a questa élite è talmente forte da emergere anche nella più povera epigrafia dell'ager Mediolaniensis, come testimoniano gli sforzi che essa compie per imitare volonterosamente i magistrali modelli milanesi. Tuttavia, man mano che ci si allontana dal centro, i manufatti conservano del modello cittadino echi sempre più attutiti, perché sempre più condizionati da molte interferenze. Innanzi tutto, interferenze tecniche: l'accessibilità – topografica ed economica – dell'una o dell'altra pietra, accessibilità che condiziona inevitabilmente la qualità del prodotto finito; la diversa abilità professionale dei lapicidi di volta in volta disponibili; le richieste e le possibilità economiche dei committenti. In secondo luogo, interferenze di sostrato: il sostanziale conservatorismo dell'ambiente rurale crea infatti le condizioni per l'affioramento inconsapevole o per il volontario recupero di una precedente tradizione indigena, segnatamente leponzia. Infine, interferenze provenienti dall'esterno, quali le scelte epigrafiche di immigrati rimasti legati all'orizzonte culturale di provenienza – ad esempio Comenses che portano con sé la tipologia tutta locale dell'urna o della stele centinata con acroteri – oppure il maggiore o minore successo dei modelli epigrafici proposti dai centri confinanti.
Research Interests:
Errata Corrige del volume "Mediolanensis mos. L'officina epigrafica di Milano", pubblicato nel 2018 da Fratelli Lega Editore.
Research Interests:
Children and grandchildren of immigrants or of mixed marriages can act as a cultural bridge between human groups: their degree of integration into the society they are living in - and often they are completely part of - may vary depending... more
Children and grandchildren of immigrants or of mixed marriages can act as a cultural bridge between human groups: their degree of integration into the society they are living in - and often they are completely part of - may vary depending on several parameters (see also our conference "Mixed Marriages" at http://www.progettoalteritas.org/alteritas_/eventi/00017907_Download.html). Geographical origin and nationality of parents, religion, language, propensity of a group to integrate into the new society, (individual and group) self-consciousness and education are elements that can promote or inhibit integration and cultural exchange within the adoptive community. New cultural settings often emerge in children and grandchildren of immigrants or of mixed couples while attending local schools and living far away from the region of origin. However, a "return to roots" could sometimes be observed among individuals who - for different reasons - cannot or do not want to identify themselves with the hosting culture. Within this framework, processes of cultural exchange and reciprocal knowledge can emerge: people born in multicultural familial landscapes can become cultural cross-overs even between very distant worlds.
The volume we propose here will therefore be made up of contributions that focus on the intercultural relations in the ancient, medieval, modern and contemporary world and at the same time provide up-to-date data that can be used for the interpretation of the current situation.
Una riscrittura del Prometeo Incatenato di Eschilo pensato per la scuola secondaria di secondo grado; durata della messa in scena: 30 minuti.
Una riscrittura dell'Edipo Re di Sofocle che parte da traduzioni d'autore e contamina il testo con riferimenti intertestuali antichi e moderni. Pensato per la scuola secondaria di secondo grado; durata della messa in scena: 1 ora.
Recensione a Del municipio a la corte - La renovación de las elites romanas, a cura di A. Caballos Rufino, Sevilla 2012