Books by alfonso stiglitz
Fulvia Lo Schiavo, Mauro Perra, Laura Pau, Luciana Tocco (eds.), Religione e arte nella Sardegna nuragica, atti del VI Festival della Civiltà Nuragica, Arkadia editore. Cagliari, 2024
Il problema delle influenze fenicie o, più in generale, orientali sull’arte nuragica, in bronzo e... more Il problema delle influenze fenicie o, più in generale, orientali sull’arte nuragica, in bronzo e in pietra, è tema di lungo corso sul quale si sono confrontati gli studiosi sin dagli albori della ricerca archeologica in Sardegna, nel XIX secolo. Ma è con Giovanni Lilliu che il tema assurge a una sua autonomia epistemologica con la creazione delle due categorie di analisi ancora oggi vitali e condizionanti nel panorama delle ricerche: ‘influenze’ e ‘interferenze’.
Se, da una parte, appare ovvio collocare nel contesto delle ‘influenze’ certe posture, gesti o singoli elementi presenti nella statuaria in bronzo e in pietra, non altrettanto evidente è il significato del passaggio di questi elementi da un ambiente culturale a un altro. Fenomeno condiviso anche dalle ‘interferenze’, con la presenza di oggetti in sé ‘orientali’, diremo meglio ‘altri’, che vengono acquisiti in originale o copiati tal quale e che, però, non necessariamente mantengono lo stesso significato originale.
In sostanza una proposta di lettura che cercherà di superare la tipologizzazione meccanicista degli oggetti e la visione preistoricista dello scambio e dei rapporti. Per affrontare il tema della trasmissione dell’immaginario dell’altrove e delle modalità di rilettura si seguirà la biografia di alcune immagini – scaraboide di Mont’e Prama e i bronzetti di personaggi ‘benedicenti’ – e di alcune pratiche – il bere vino ‘all’orientale’ – e si proporranno percorsi di lettura e strumenti utili per capire le modalità, le ragioni e il quadro temporale.
Le ‘influenze’ o ‘interferenze’ o, per meglio dire, le condivisioni viaggiano e si realizzano attraverso persone in carne e ossa. Non siamo, cioè, in presenza di un ‘immaginario orientale’ – paccottiglia dell’esotismo coloniale occidentale – ma di oggetti, di messaggi, di immagini migranti che viaggiano con e grazie a persone in carne e ossa.
Laureato in Lettere (indirizzo classico, orientamento archeologico) presso l'Università di Caglia... more Laureato in Lettere (indirizzo classico, orientamento archeologico) presso l'Università di Cagliari, con una tesi in archeologia fenicio-punica dal titolo: Vasi miniaturistici dal tophet di Sulci: voto 110/110 e lode, con dignità di stampa; Specializzato in Archeologia, indirizzo classico, presso la Scuola di specializzazione in archeologia della Facoltà di Lettere dell'Università di Cagliari, con una tesi in archeologia fenicio-punica dal titolo: La necropoli punica di Cagliari: topografia, strutture e riti funerari : voto 50/50 e lode, con dignità di stampa; Attualmente è: Visiting Scholar in Archaeology and Ancient World presso la Brown University (Providence-USA) (Dal 1° marzo 2023) Componente del comitato scientifico nazionale e regionale di Legambiente;
La vita in Sardegna tra l’VIII e il III secolo a.C., un periodo fondante per la cultura isolana. ... more La vita in Sardegna tra l’VIII e il III secolo a.C., un periodo fondante per la cultura isolana. Quest’epoca straordinaria – che ha visto i Sardi protagonisti nell’ampio scenario mediterraneo – rivive sulle pagine del libro attraverso i manufatti preziosi e gli oggetti quotidiani, le città e le rotte di navigazione, i rapporti con le altre popolazioni, la politica e la religiosità.
"Monografia sulla necropoli occidentale di Cagliari punica. Nel testo viene tratteggiata una cart... more "Monografia sulla necropoli occidentale di Cagliari punica. Nel testo viene tratteggiata una carta della necropoli, analizzate le strutture funerarie, le decorazioni, i rituali e le iscrizioni. Viene proposto anche un quadro dei danni subiti e dei rischi. In allegato il repertorio degli elementi decorativi.
Avvertenza: il capitolo sulla necropoli come indicatore urbano (pp. 73-76), va integrato con il testo: Cagliari fenicia e punica, pubblicato in Rivista di Studi Fenici 35.1 (2007), pp. 43-71, che contiene i dati aggiornati alle ultime ricerche."
Papers by alfonso stiglitz
M. Tanca (a cura di), Paesaggio/paesaggi. Singolare plurale. Franco Angeli Editore, Milano, 2025
Il tema del potere è uno dei più intriganti, complessi e delicati dell'archeologia del paesaggio ... more Il tema del potere è uno dei più intriganti, complessi e delicati dell'archeologia del paesaggio e, più di altri, mette in discussione la disciplina stessa, che passa dal semplice esame del rapporto tra la distribuzione degli insediamenti e l'ambiente circostante, a un sistema più complesso di analisi nel quale il paesaggio diventa un fenomeno sociale; un percorso disciplinare di cui è chiara l’origine e più nebulosa la prospettiva.
La ricerca che qui illustro riguarda l'aspetto antico di un’area in particolare, il Golfo di Oristano ma anche l'approccio moderno a questo tema che ha il suo punto di arrivo nell'impatto massmediale del caso Monte Prama e le sue conseguenti letture politiche. Infatti, la domanda che ci si deve porre e alla quale proporre delle risposte è: quanto delle letture che facciamo del passato rispondono alla realtà dell'epoca e quanto sono frutto di visioni ideologiche attuali? Detto in altre parole: i nuragici di Monte Prama e di s'Urachi si riconoscerebbero nelle nostre interpretazioni e si identificherebbero in quella identità che noi definiamo nuragica?
Monte Prama è oggi entrata in una spirale massmediologica che coinvolge gli aspetti scientifici così come quelli politici e nella quale l’originalità e l’importanza del sito finisce per perdere i suoi connotati storici, il suo aggancio alla società che l’ha prodotto. Sintomo e prova di questo sono le continue proposizioni delle statue, generalmente in polistirolo, ormai trasformate in ‘Giganti’ e, quindi, spogliate della loro realtà per assurgere a entità incorporee, come tali innocue, prive di domande.
In questi ultimi anni si è passati dall'atteggiamento sussiegoso degli accademici alla passerella dei nostri politici in cerca di legittimazione propagandistica, dall'esaltazione pseudo-indipendentista alle miracolistiche soluzioni tecniciste archeometriche, trasformando uno straordinario fatto archeologico in un fenomeno da baraccone.
O per meglio dire e per usare un linguaggio più consono a un convegno, si è trasformato un paesaggio di potere dell'epoca tardo nuragica in un paesaggio di potere del III millennio d.C.
Fulvia Lo Schiavo, Mauro Perra, Laura Pau, Luciana Tocco (eds.), Religione e arte nella Sardegna nuragica, atti del VI Festival della Civiltà Nuragica, Arkadia editore. Cagliari , 2024
Il problema delle influenze fenicie o, più in generale, orientali sull’arte nuragica, in bronzo e... more Il problema delle influenze fenicie o, più in generale, orientali sull’arte nuragica, in bronzo e in pietra, è tema di lungo corso sul quale si sono confrontati gli studiosi sin dagli albori della ricerca archeologica in Sardegna, nel XIX secolo. Ma è con Giovanni Lilliu che il tema assurge a una sua autonomia epistemologica con la creazione delle due categorie di analisi ancora oggi vitali e condizionanti nel panorama delle ricerche: ‘influenze’ e ‘interferenze’.
Se, da una parte, appare ovvio collocare nel contesto delle ‘influenze’ certe posture, gesti o singoli elementi presenti nella statuaria in bronzo e in pietra, non altrettanto evidente è il significato del passaggio di questi elementi da un ambiente culturale a un altro. Fenomeno condiviso anche dalle ‘interferenze’, con la presenza di oggetti in sé ‘orientali’, diremo meglio ‘altri’, che vengono acquisiti in originale o copiati tal quale e che, però, non necessariamente mantengono lo stesso significato originale.
In sostanza una proposta di lettura che cercherà di superare la tipologizzazione meccanicista degli oggetti e la visione preistoricista dello scambio e dei rapporti. Per affrontare il tema della trasmissione dell’immaginario dell’altrove e delle modalità di rilettura si seguirà la biografia di alcune immagini – scaraboide di Mont’e Prama e i bronzetti di personaggi ‘benedicenti’ – e di alcune pratiche – il bere vino ‘all’orientale’ – e si proporranno percorsi di lettura e strumenti utili per capire le modalità, le ragioni e il quadro temporale.
Le ‘influenze’ o ‘interferenze’ o, per meglio dire, le condivisioni viaggiano e si realizzano attraverso persone in carne e ossa. Non siamo, cioè, in presenza di un ‘immaginario orientale’ – paccottiglia dell’esotismo coloniale occidentale – ma di oggetti, di messaggi, di immagini migranti che viaggiano con e grazie a persone in carne e ossa.
Filosofia de Logu: Logu e Logos. Questione sarda e discorso decoloniale. A cura di Gianpaolo Cherchi e Federica Pau, 2024
L'archeologia nasce come scienza nazionalista volta a dare giustificazione agli stati nascenti tr... more L'archeologia nasce come scienza nazionalista volta a dare giustificazione agli stati nascenti tra '700 e '800. Ben presto si trasforma in strumento colonialista e imperialista. Se quest'aspetto è facilmente analizzabile nelle aree soggette al colonialismo classico, come ad esempio nell'area vicino-orientale, in Africa o nelle Americhe, più complesso è il caso di aree interne all'occidente, come la Sardegna, parti integranti di quel mondo coloniale. La stessa nascita dell'archeologia sarda si muove nell'ambito della formazione dello Stato italiano, con forte sostegno della casa Savoia e che ha nel Canonico Spano prima e nel Soprintendente Taramelli, poi, i maggiori esponenti. In questo percorso "l'invenzione" della Civiltà nuragica è al centro dell'attività di queste personalità, che svolgono un ruolo scientifico con profonde radici politiche. Nel campo intellettuale, ma non nella consapevolezza popolare, il nuraghe e i nuragici diventano elemento paradigmatico della formazione della nazione e nel caso specifico della Sardegna come parte integrante dell'Italia, anche in termini pseudo-razziali.
L'emergere di un pensiero postcoloniale anche in Sardegna, sebbene ancora evanescente nell'ambito archeologico, impermeabile a discussioni di carattere epistemologico ed etico, sta faticosamente portando al "liberare" i nuragici da questi gravami ideologici colonialisti.
Quaderni, rivista della Soprintendenza ABAP di Cagliari 34, 2023
Riassunto
Lo scopo di questo lavoro è quello di porre ordine ai dati relativi alla fase nuragica ... more Riassunto
Lo scopo di questo lavoro è quello di porre ordine ai dati relativi alla fase nuragica di Cagliari (Sardegna, Italia). Già da questo primo lavoro di ordinamento si può affermare che, sebbene scarsi e decontestualizzati, i dati ci forniscono alcuni indizi su una presenza nuragica diffusa nell'attuale spazio urbano. Spicca la predilezione per le aree costiere di approdo e il controllo di alcuni spazi di transito verso l’interno. Si può ipotizzare l'esistenza di una pluralità di centri abitati, in uno dei quali, via Brenta, si avvia un processo di integrazione che progressivamente porterà a complesse trasformazioni sino alla formazione della città, da riportare, allo stato attuale delle conoscenze a piena età punica.
Abstract
The aim of this work is to bring order to the data relating to the Nuragic phase of Cagliari (Sardegna, Italia). It can be stated that, although scarce and decontextualized, the data provides us with some clues about a widespread nuragic presence in the current urban space. The predilection for coastal landing areas and the control of some inland transit spaces stands out. We can hypothesize the existence of a plurality of inhabited centers, in one of which, via Brenta, an integration process begins which will progressively lead to complex transformations up to the formation of the city, to be brought back to the current state of knowledge at full age Punic.
Studi sulla Sardegna e il Mediterraneo del II millennio a.C. in onore di Fulvia Lo Schiavo. Atti del I, II e III Festival della Civiltà Nuragica (Orroli, Cagliari), a cura di Mauro Perra, Cagliari, Arkadia editore, 2023, pp. 521-551., 2023
Questo intervento, dedicato alla fine dell’Età del Bronzo nel Mediterraneo orientale e in Sardegn... more Questo intervento, dedicato alla fine dell’Età del Bronzo nel Mediterraneo orientale e in Sardegna, vuole essere un sintetico viaggio attraverso un periodo che troppo spesso è accompagnato dalla parola crisi, nel suo significato più negativo, in associazione con termini quali catastrofe, collasso, fine della civiltà.
Una lettura che, nel versante classicista di matrice greca, ha portato alla definizione – anacronistica e fuorviante – di medioevo o di secoli bui. Una visione negativa frutto dei modelli di analisi ottocenteschi, colonialisti e diffusionisti, legati alla gerarchia delle civiltà e al loro andamento evoluzionista: nascita, sviluppo, apogeo, declino, fine (generalmente catastrofica).
In questo testo, invece, si vuole riportare il termine ‘crisi’ a un più complesso valore semantico, più aderente al linguaggio scientifico che non a quello impressionista. Crisi come momento di passaggio da una fase a un’altra, da un modo di essere a un altro, talvolta frutto di una evoluzione lenta, talaltra più dinamica; non necessariamente pacifica, ma non inevitabilmente negativa.
L’intervento è indirizzato a porre problemi piuttosto che a proporre soluzioni e vuole essere un richiamo alla necessita di affrontare i temi metodologici e quelli relativi ai pregiudizi ideologici che portano, talvolta, a fraintendere i dati e le ricostruzioni storiche.
Va precisato che il testo edito nel 2023 è, in realtà, aggiornato al 2020 data della consegna per la pubblicazione.
Archeologia urbana a Cagliari. Scavi nella chiesa di Sant’Eulalia alla Marina. La cava e il thesaurus a cura di Rossana Martorelli, Donatella Mureddu e Laura Soro Morlacchi Editore U.P , 2022
Il lavoro prende lo spunto dalla nota iscrizione con dedica a Baalshamem (CIS, I 139) rinvenuta n... more Il lavoro prende lo spunto dalla nota iscrizione con dedica a Baalshamem (CIS, I 139) rinvenuta nell’800 a Cagliari (Sardegna), nell’area del promontorio oggi occupato dal quartiere della Marina. L’iscrizione studiata, sinora, solo da un punto di vista epigrafico ma mai contestualizzata è lo spunto per la riflessione sul tema della sacralizzazione dei promontori in Sardegna, di cui Cagliari è luogo importante di studio con i suoi tre casi dedicati rispettivamente a Melqart (Santa Gilla), Astarte (Capo Sant’Elia) e, appunto, Baalshamem (Marina). Da qui lo sguardo viene allargato ad altri promontori dell’isola.
Indice
- I promontori e il sacro
- I promontori sacri in Sardegna
- Karaly, citta dei promontori
- Il promontorio di Baalshamem
- L’iscrizione
- La scelta del dio
- Ruolo sociale
- Una citta e le sue divinità
Quaderni Soprintendenza ABAP, 2021
Riassunto
Il lavoro prende lo spunto dalla pubblicazione di una nuova raffigurazione di nuraghe i... more Riassunto
Il lavoro prende lo spunto dalla pubblicazione di una nuova raffigurazione di nuraghe in pietra dal Sinis settentrionale (Sardegna). Vengono analizzate le altre rappresentazioni rinvenute nell'area e si propone un percorso di lettura parzialmente differente da quelli attualmente in essere. Le rappresentazioni di nuraghi sono interpretate come atti politici espliciti e non come memorie del passato. I recenti scavi a S'Urachi (San Vero Milis), infatti, mostrano come i nuraghi svolgano ancora ruoli attivi nell’età del Ferro e le loro rappresentazioni sono il segno contemporaneo che legittima il potere in un momento di gravi tensioni sociali e politiche.
Parole chiave
Modelli di nuraghe, paesaggi di potere, Età del Ferro, S'Urachi, Mont'e Prama
Abstract
This paper is about a new stone representation of nuraghe from northern Sinis (Sardinia). Other representations found in the area are analyzed and a partially different reading is proposed. The representations of nuraghi are interpreted as explicit political acts and not as memories of the past. The recent excavations in S'Urachi (San Vero Milis), in fact, show how the nuraghi still play active roles in the Iron Age and their representations are the contemporary sign that legitimizes power in a moment of serious social and political tensions.
Trattamento e restituzione del Patrimonio culturale. Oggetti, resti umani, conoscenza, Atti dei webinar (10-11 novembre 2020 e 21-22 aprile 2021), a cura di Marco Arizza. Roma, Cnr Edizioni 2021., 2021
L’archeologia nasce come scienza nazionalista legata al sorgere degli stati nazionali, strumento ... more L’archeologia nasce come scienza nazionalista legata al sorgere degli stati nazionali, strumento ideologico per la costruzione dell’identità. Ruolo che si è amplificato con il colonialismo e con la sua declinazione più moderna, l’imperialismo, di cui è stata strumento ideologico e operativo, dalla spedizione di Napoleone in Egitto a oggi . In altre parole l’archeologia non è una scienza innocente – nessuna scienza lo è – ma sin dalle sue origini si configura come azione ‘politica’.
In questo contributo vengono presentati due casi studio: la Sardegna e i Balcani occidentali. Attraverso la storia dello sviluppo dell’archeologia come disciplina scientifica, l’etica del racconto archeologico, ovvero la restituzione dell’archeologia alla società, viene esplorata seguendo le linee del rapporto fra scienza e politica.
tra le coste del levante e le terre del tramonto. Studi in ricordo di Paolo Bernardini, a cura di S. F. Bondì, M. Botto, G. Garbati, I. Oggiano. Roma, CNR, 2021
the theme of “mobile lands” represented one of the characterizing elements of the evolution of Pa... more the theme of “mobile lands” represented one of the characterizing elements of the evolution of Paolo Bernardini’s scientific thought. In this text, this category is used for the historical and urban development of ancient Cagliari, from the first human settlements dating back to the ancient Neolithic (8.000 BP) to the structuring of the city starting from the Punic age.
In questo testo si propone uno dei percorsi indicati da Paolo Bernardini, quello del «controllo sulle terre “del margineargine”, al limite tra la terra e il mare: terre mobili che potranno essere fermate perché l’uomo possa costruirvi i suoi spazi di scambio, di incontro, di insediamento».
Nucleo centrale della narrazione è Cagliari nel suo modificarsi nel tempo e nello spazio; uno spazio vivo e pulsante che nei suoi ottomila anni di storia – dai primi insediamenti sparsi neolitici all’attuale spazio urbano – si trasforma, si espande, si muove. Un processo legato al continuo mutare delle condizioni fisiche, di quelle economico-produttive, sociali, politiche e culturali.
In order to understand how the Sardinians perceived the nuraghi during the Punic and Roman period... more In order to understand how the Sardinians perceived the nuraghi during the Punic and Roman period and whether this perception influenced the reuse of the nuraghi, we can only turn to archaeological data.
The geographical, chronological and contextual distinctions briefly summarized in this article question the old dichotomy between colonial occupation and resistance that viewed the world in ethnic terms. Instead, I argue that the terms ‘Nuragic, Punic or Roman’ lost their ethnic connotation and became mere labels to classify material culture. It also does not necessarily mean the replacement of the indigenous inhabitants with colonial outsiders. The communities under Carthaginian and Roman political control seem to form new cultural features adapted to the new colonial situation and in line with the concepts of hegemony and subordination as defined by Gramsci, rather than in nineteenth-century colonial terms. Notions such as ‘survival, persistence and continuity’, which have long been used to analyse these situations, no longer seem to be able to provide the appropriate conceptual tools for interpreting these complex realities.
CPAG (Cuadernos de Prehistoria y Arqueología de la Universidad de Granada) , 2021
La zona de Tharros representa un espacio ideal para el estudio de la evolucion de los paisajes en... more La zona de Tharros representa un espacio ideal para el estudio de la evolucion de los paisajes en epocas preteritas, por la intensidad de la ocupacion, por la calidad de la informacion disponible y por la cantidad de investigaciones pasadas y presentes. En este texto queremos presentar un viaje personal de “arqueologia de los paisajes” en el que la evolucion de los factores sociales y culturales como productores de paisajes se situa en el centro de la argumentacion. Los paisajes tharrenses se caracterizan por una fuerte movilidad y profundos cambios entre las fases que van desde el Bronce Final hasta la Segunda Edad del Hierro, con trayectorias diferentes en los distintos periodos y no referibles a una evolucion lineal. Los elementos de crisis / cambio nos proporcionan pistas utiles para plantear la hipotesis de como un proceso urbano de tipo “nuragico”, que comenzo hacia el Bronce Final / Primera Edad del Hierro, no pudo encontrar una salida lineal pero estuvo sujeto a formas de tension interna en el transito entre los siglos VIII y VII a.C. que acabaron socavando su compacidad y dando lugar a la formacion de una ciudad de tipo “fenicio” a finales del siglo VII a.C., tras el contacto con los componentes orientales que llegaron a Cerdena.
The Tharros area is an ideal place to study the evolution of landscapes through the ages, due to the intensity of the occupation, the quality of the available data and the variety of past and present research. In this text we want to give an account of a personal journey of “landscape archaeology” in which the evolution of social and cultural factors as producers of landscapes are located at the centre of the discussion. Tharros landscapes are characterised by a strong mobility and change that span from the Late Bronze Age to the Second Iron Age, following different trajectories in the different periods, and not reduced to a linear evolution. The elements of crisis / change provide us with useful clues to hypothesise how an urban process of “Nuragic” type, that began around the Final Bronze Age / Early Iron Age cannot find a linear exit, but was subject to forms of internal tension in the passage between the 8th and 7th centuries BC that eventually undermined its compactness and led to the formation of a city of “Phoenician” type in the late 7th century BC, following contact with the eastern components that arrived on Sardinia.
Cartagine, il Mediterraneo centro-occidentale e la Sardegna. Società, economia e cultura materiale tra Fenici e autoctoni. Studi in onore di Piero Bartoloni II. A cura di Michele Guirguis, Sara Muscuso, Rosana Pla Orquín, SAIC Editore, Sassari, 2021 (Le Monografie della SAIC, 3)
The widespread and looming presence of the Nuragic towers, which for more than three millennia ch... more The widespread and looming presence of the Nuragic towers, which for more than three millennia characterizes the Sardinian landscape, leads us to investigate the forms of their perception back in the time. In the presentation we will focus on the Punic age, during which some of the Nuragic buildings were used as votive areas. The analysis is carried out through the study of the most significant cases highlighting differences and similarities. It then deals with the identity of the communities that performed those rites, through the use of the Gramscian categories of 'subordinates' and 'hegemony', abandoning the old concepts of ‘survival’.
Archeomeet. Archeologia e divulgazione in Sardegna, 2019
ARCHEOMEET. Archeologia e divulgazione in Sardegna: appunti su un incontro tra studiosi e cittadi... more ARCHEOMEET. Archeologia e divulgazione in Sardegna: appunti su un incontro tra studiosi e cittadini, a cura di Giacomo Paglietti e Maurizio Onnis.
Testi tratti dall’incontro-dibattito pubblico “Archeomeet”, tenuto il 7 luglio 2018 nel paese di Villanovaforru (sud Sardegna). Amministrazione comunale di Villanovaforru – Arcadia editore, 2019.
Da pagina 37 del testo, l’incontro sul tema “Onda su onda. Dialogo su tsunami marini e mediatici”, nel quale dibatto con Matteo Tatti e Luigi Sanciu.
Il tempo dei nuraghi. La Sardegna dal XVIII al VIII secolo a.C. , a cura di Tatiana Cossu, Mauro Perra, Alessandro Usai, Nuoro, Ilisso, 2018, pp. 424 – 432, 2018
Il nostro è un racconto di viaggi che si svolgono nel Grande Mare, quello che noi oggi chiamiamo ... more Il nostro è un racconto di viaggi che si svolgono nel Grande Mare, quello che noi oggi chiamiamo Mediterraneo: quello orientale, luogo di origine dei ‘Fenici’, quello occidentale al cui centro vivevano i ‘Nuragici’ e ‘l’Atlantico Mediterraneo’ nel quale viaggiavano assieme.
Racconteremo una storia globale perché gli avvenimenti locali sono inseriti in una rete che mette in connessione l’estremo oriente mediterraneo, la costa siro-palestinese – attuali Israele, Palestina, Libano e Siria – con l’Oceano, che nelle coste andaluse e marocchine diventa la proiezione del Mare Interno, al di qua e al di là delle Colonne di Melqart, che i Greci vorranno d’Eracle, istoriate nel tempio di Gadir (Cadice), punto di arrivo e di partenza di lunghi viaggi.
I luoghi che frequenteremo sono sparsi in un ampio spazio. In primo luogo il Mediterraneo centro-occidentale, un vasto lago compreso tra la Sicilia, il Nord Africa, la Tunisia, l’Algeria, la penisola Iberica, le coste provenzali e liguri, fino a tutto il mar Tirreno, al cui centro navigano la Sardegna e la Corsica. Più oltre, l’Atlantico Mediterraneo, quella parte dell’Oceano compresa tra le sponde settentrionali dell’Africa, Algeria e Marocco e quelle meridionali della Penisola iberica, Andalusia e Portogallo.
Quello dei rapporti tra ‘Nuragici’ e ‘Fenici’ è un continuo movimento tra est e ovest e viceversa, ma non solo; è storia complicata che, nelle sue radici intrecciate, mette in discussione i nostri convincimenti, attraverso un fitto intreccio di problemi.
Affrontare il tema degli incontri, quindi, è un modo di viaggiare oltre l’orizzonte, alla ricerca di narrazioni scientifiche che ci daranno una diversa immagine di queste nostre terre.
Le tracce del passato e l'impronta del presente. Scritti in memoria di Giovanni Lilliu, a cura di Riccardo Cicilloni, Mauro Perra, Quaderni di Layers, 2018
Estratto
Il tema Shardana/Sardegna è presente nelle riflessioni di Giovanni Lilliu sin dagli ann... more Estratto
Il tema Shardana/Sardegna è presente nelle riflessioni di Giovanni Lilliu sin dagli anni quaranta del XX secolo. Dapprima decisamente scettico, Lilliu diviene col tempo possibilista anche se non manca di sottolineare sempre l'assenza di prove.
L'attuale stato delle ricerche sul tema rimette in discussione l'intero quadro legato ai ‘Popoli del Mare’ e apre l'indagine a nuove impostazioni metodologiche.
Abstract
The theme Shardana / Sardegna is present in the reflections of Giovanni Lilliu since the forties of the twentieth century. At first decidedly skeptical, Lilliu becomes possibilist with time even if it does not fail to emphasize the absence of evidence. The current state of research calls into question the entire framework linked to the 'Sea Peoples' and opens the investigation to new methodological approaches.
Medea, 2017
Con la scoperta dell’America il racconto platonico di Atlantide diventa oggetto di innumerevoli s... more Con la scoperta dell’America il racconto platonico di Atlantide diventa oggetto di innumerevoli studi. A partire dal XVIII secolo alcuni studiosi collocano Atlantide nel Mediterraneo. All’interno di questo filone occupa uno spazio non secondario l’isola di Sardegna. Questo lavoro sintetizza il processo di identificazione di Atlantide con l’isola sarda.
With the discovery of America, the Platonic tale of Atlantis becomes subject to countless studies. From the 18th century some scholars place Atlantis in the Mediterranean. Within this resort occupies a non-secondary space on the island of Sardinia. This work synthesizes the Atlantis identification process with the Sardinian island.
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Books by alfonso stiglitz
Se, da una parte, appare ovvio collocare nel contesto delle ‘influenze’ certe posture, gesti o singoli elementi presenti nella statuaria in bronzo e in pietra, non altrettanto evidente è il significato del passaggio di questi elementi da un ambiente culturale a un altro. Fenomeno condiviso anche dalle ‘interferenze’, con la presenza di oggetti in sé ‘orientali’, diremo meglio ‘altri’, che vengono acquisiti in originale o copiati tal quale e che, però, non necessariamente mantengono lo stesso significato originale.
In sostanza una proposta di lettura che cercherà di superare la tipologizzazione meccanicista degli oggetti e la visione preistoricista dello scambio e dei rapporti. Per affrontare il tema della trasmissione dell’immaginario dell’altrove e delle modalità di rilettura si seguirà la biografia di alcune immagini – scaraboide di Mont’e Prama e i bronzetti di personaggi ‘benedicenti’ – e di alcune pratiche – il bere vino ‘all’orientale’ – e si proporranno percorsi di lettura e strumenti utili per capire le modalità, le ragioni e il quadro temporale.
Le ‘influenze’ o ‘interferenze’ o, per meglio dire, le condivisioni viaggiano e si realizzano attraverso persone in carne e ossa. Non siamo, cioè, in presenza di un ‘immaginario orientale’ – paccottiglia dell’esotismo coloniale occidentale – ma di oggetti, di messaggi, di immagini migranti che viaggiano con e grazie a persone in carne e ossa.
Avvertenza: il capitolo sulla necropoli come indicatore urbano (pp. 73-76), va integrato con il testo: Cagliari fenicia e punica, pubblicato in Rivista di Studi Fenici 35.1 (2007), pp. 43-71, che contiene i dati aggiornati alle ultime ricerche."
Papers by alfonso stiglitz
La ricerca che qui illustro riguarda l'aspetto antico di un’area in particolare, il Golfo di Oristano ma anche l'approccio moderno a questo tema che ha il suo punto di arrivo nell'impatto massmediale del caso Monte Prama e le sue conseguenti letture politiche. Infatti, la domanda che ci si deve porre e alla quale proporre delle risposte è: quanto delle letture che facciamo del passato rispondono alla realtà dell'epoca e quanto sono frutto di visioni ideologiche attuali? Detto in altre parole: i nuragici di Monte Prama e di s'Urachi si riconoscerebbero nelle nostre interpretazioni e si identificherebbero in quella identità che noi definiamo nuragica?
Monte Prama è oggi entrata in una spirale massmediologica che coinvolge gli aspetti scientifici così come quelli politici e nella quale l’originalità e l’importanza del sito finisce per perdere i suoi connotati storici, il suo aggancio alla società che l’ha prodotto. Sintomo e prova di questo sono le continue proposizioni delle statue, generalmente in polistirolo, ormai trasformate in ‘Giganti’ e, quindi, spogliate della loro realtà per assurgere a entità incorporee, come tali innocue, prive di domande.
In questi ultimi anni si è passati dall'atteggiamento sussiegoso degli accademici alla passerella dei nostri politici in cerca di legittimazione propagandistica, dall'esaltazione pseudo-indipendentista alle miracolistiche soluzioni tecniciste archeometriche, trasformando uno straordinario fatto archeologico in un fenomeno da baraccone.
O per meglio dire e per usare un linguaggio più consono a un convegno, si è trasformato un paesaggio di potere dell'epoca tardo nuragica in un paesaggio di potere del III millennio d.C.
Se, da una parte, appare ovvio collocare nel contesto delle ‘influenze’ certe posture, gesti o singoli elementi presenti nella statuaria in bronzo e in pietra, non altrettanto evidente è il significato del passaggio di questi elementi da un ambiente culturale a un altro. Fenomeno condiviso anche dalle ‘interferenze’, con la presenza di oggetti in sé ‘orientali’, diremo meglio ‘altri’, che vengono acquisiti in originale o copiati tal quale e che, però, non necessariamente mantengono lo stesso significato originale.
In sostanza una proposta di lettura che cercherà di superare la tipologizzazione meccanicista degli oggetti e la visione preistoricista dello scambio e dei rapporti. Per affrontare il tema della trasmissione dell’immaginario dell’altrove e delle modalità di rilettura si seguirà la biografia di alcune immagini – scaraboide di Mont’e Prama e i bronzetti di personaggi ‘benedicenti’ – e di alcune pratiche – il bere vino ‘all’orientale’ – e si proporranno percorsi di lettura e strumenti utili per capire le modalità, le ragioni e il quadro temporale.
Le ‘influenze’ o ‘interferenze’ o, per meglio dire, le condivisioni viaggiano e si realizzano attraverso persone in carne e ossa. Non siamo, cioè, in presenza di un ‘immaginario orientale’ – paccottiglia dell’esotismo coloniale occidentale – ma di oggetti, di messaggi, di immagini migranti che viaggiano con e grazie a persone in carne e ossa.
L'emergere di un pensiero postcoloniale anche in Sardegna, sebbene ancora evanescente nell'ambito archeologico, impermeabile a discussioni di carattere epistemologico ed etico, sta faticosamente portando al "liberare" i nuragici da questi gravami ideologici colonialisti.
Lo scopo di questo lavoro è quello di porre ordine ai dati relativi alla fase nuragica di Cagliari (Sardegna, Italia). Già da questo primo lavoro di ordinamento si può affermare che, sebbene scarsi e decontestualizzati, i dati ci forniscono alcuni indizi su una presenza nuragica diffusa nell'attuale spazio urbano. Spicca la predilezione per le aree costiere di approdo e il controllo di alcuni spazi di transito verso l’interno. Si può ipotizzare l'esistenza di una pluralità di centri abitati, in uno dei quali, via Brenta, si avvia un processo di integrazione che progressivamente porterà a complesse trasformazioni sino alla formazione della città, da riportare, allo stato attuale delle conoscenze a piena età punica.
Abstract
The aim of this work is to bring order to the data relating to the Nuragic phase of Cagliari (Sardegna, Italia). It can be stated that, although scarce and decontextualized, the data provides us with some clues about a widespread nuragic presence in the current urban space. The predilection for coastal landing areas and the control of some inland transit spaces stands out. We can hypothesize the existence of a plurality of inhabited centers, in one of which, via Brenta, an integration process begins which will progressively lead to complex transformations up to the formation of the city, to be brought back to the current state of knowledge at full age Punic.
Una lettura che, nel versante classicista di matrice greca, ha portato alla definizione – anacronistica e fuorviante – di medioevo o di secoli bui. Una visione negativa frutto dei modelli di analisi ottocenteschi, colonialisti e diffusionisti, legati alla gerarchia delle civiltà e al loro andamento evoluzionista: nascita, sviluppo, apogeo, declino, fine (generalmente catastrofica).
In questo testo, invece, si vuole riportare il termine ‘crisi’ a un più complesso valore semantico, più aderente al linguaggio scientifico che non a quello impressionista. Crisi come momento di passaggio da una fase a un’altra, da un modo di essere a un altro, talvolta frutto di una evoluzione lenta, talaltra più dinamica; non necessariamente pacifica, ma non inevitabilmente negativa.
L’intervento è indirizzato a porre problemi piuttosto che a proporre soluzioni e vuole essere un richiamo alla necessita di affrontare i temi metodologici e quelli relativi ai pregiudizi ideologici che portano, talvolta, a fraintendere i dati e le ricostruzioni storiche.
Va precisato che il testo edito nel 2023 è, in realtà, aggiornato al 2020 data della consegna per la pubblicazione.
Indice
- I promontori e il sacro
- I promontori sacri in Sardegna
- Karaly, citta dei promontori
- Il promontorio di Baalshamem
- L’iscrizione
- La scelta del dio
- Ruolo sociale
- Una citta e le sue divinità
Il lavoro prende lo spunto dalla pubblicazione di una nuova raffigurazione di nuraghe in pietra dal Sinis settentrionale (Sardegna). Vengono analizzate le altre rappresentazioni rinvenute nell'area e si propone un percorso di lettura parzialmente differente da quelli attualmente in essere. Le rappresentazioni di nuraghi sono interpretate come atti politici espliciti e non come memorie del passato. I recenti scavi a S'Urachi (San Vero Milis), infatti, mostrano come i nuraghi svolgano ancora ruoli attivi nell’età del Ferro e le loro rappresentazioni sono il segno contemporaneo che legittima il potere in un momento di gravi tensioni sociali e politiche.
Parole chiave
Modelli di nuraghe, paesaggi di potere, Età del Ferro, S'Urachi, Mont'e Prama
Abstract
This paper is about a new stone representation of nuraghe from northern Sinis (Sardinia). Other representations found in the area are analyzed and a partially different reading is proposed. The representations of nuraghi are interpreted as explicit political acts and not as memories of the past. The recent excavations in S'Urachi (San Vero Milis), in fact, show how the nuraghi still play active roles in the Iron Age and their representations are the contemporary sign that legitimizes power in a moment of serious social and political tensions.
In questo contributo vengono presentati due casi studio: la Sardegna e i Balcani occidentali. Attraverso la storia dello sviluppo dell’archeologia come disciplina scientifica, l’etica del racconto archeologico, ovvero la restituzione dell’archeologia alla società, viene esplorata seguendo le linee del rapporto fra scienza e politica.
In questo testo si propone uno dei percorsi indicati da Paolo Bernardini, quello del «controllo sulle terre “del margineargine”, al limite tra la terra e il mare: terre mobili che potranno essere fermate perché l’uomo possa costruirvi i suoi spazi di scambio, di incontro, di insediamento».
Nucleo centrale della narrazione è Cagliari nel suo modificarsi nel tempo e nello spazio; uno spazio vivo e pulsante che nei suoi ottomila anni di storia – dai primi insediamenti sparsi neolitici all’attuale spazio urbano – si trasforma, si espande, si muove. Un processo legato al continuo mutare delle condizioni fisiche, di quelle economico-produttive, sociali, politiche e culturali.
The geographical, chronological and contextual distinctions briefly summarized in this article question the old dichotomy between colonial occupation and resistance that viewed the world in ethnic terms. Instead, I argue that the terms ‘Nuragic, Punic or Roman’ lost their ethnic connotation and became mere labels to classify material culture. It also does not necessarily mean the replacement of the indigenous inhabitants with colonial outsiders. The communities under Carthaginian and Roman political control seem to form new cultural features adapted to the new colonial situation and in line with the concepts of hegemony and subordination as defined by Gramsci, rather than in nineteenth-century colonial terms. Notions such as ‘survival, persistence and continuity’, which have long been used to analyse these situations, no longer seem to be able to provide the appropriate conceptual tools for interpreting these complex realities.
The Tharros area is an ideal place to study the evolution of landscapes through the ages, due to the intensity of the occupation, the quality of the available data and the variety of past and present research. In this text we want to give an account of a personal journey of “landscape archaeology” in which the evolution of social and cultural factors as producers of landscapes are located at the centre of the discussion. Tharros landscapes are characterised by a strong mobility and change that span from the Late Bronze Age to the Second Iron Age, following different trajectories in the different periods, and not reduced to a linear evolution. The elements of crisis / change provide us with useful clues to hypothesise how an urban process of “Nuragic” type, that began around the Final Bronze Age / Early Iron Age cannot find a linear exit, but was subject to forms of internal tension in the passage between the 8th and 7th centuries BC that eventually undermined its compactness and led to the formation of a city of “Phoenician” type in the late 7th century BC, following contact with the eastern components that arrived on Sardinia.
Testi tratti dall’incontro-dibattito pubblico “Archeomeet”, tenuto il 7 luglio 2018 nel paese di Villanovaforru (sud Sardegna). Amministrazione comunale di Villanovaforru – Arcadia editore, 2019.
Da pagina 37 del testo, l’incontro sul tema “Onda su onda. Dialogo su tsunami marini e mediatici”, nel quale dibatto con Matteo Tatti e Luigi Sanciu.
Racconteremo una storia globale perché gli avvenimenti locali sono inseriti in una rete che mette in connessione l’estremo oriente mediterraneo, la costa siro-palestinese – attuali Israele, Palestina, Libano e Siria – con l’Oceano, che nelle coste andaluse e marocchine diventa la proiezione del Mare Interno, al di qua e al di là delle Colonne di Melqart, che i Greci vorranno d’Eracle, istoriate nel tempio di Gadir (Cadice), punto di arrivo e di partenza di lunghi viaggi.
I luoghi che frequenteremo sono sparsi in un ampio spazio. In primo luogo il Mediterraneo centro-occidentale, un vasto lago compreso tra la Sicilia, il Nord Africa, la Tunisia, l’Algeria, la penisola Iberica, le coste provenzali e liguri, fino a tutto il mar Tirreno, al cui centro navigano la Sardegna e la Corsica. Più oltre, l’Atlantico Mediterraneo, quella parte dell’Oceano compresa tra le sponde settentrionali dell’Africa, Algeria e Marocco e quelle meridionali della Penisola iberica, Andalusia e Portogallo.
Quello dei rapporti tra ‘Nuragici’ e ‘Fenici’ è un continuo movimento tra est e ovest e viceversa, ma non solo; è storia complicata che, nelle sue radici intrecciate, mette in discussione i nostri convincimenti, attraverso un fitto intreccio di problemi.
Affrontare il tema degli incontri, quindi, è un modo di viaggiare oltre l’orizzonte, alla ricerca di narrazioni scientifiche che ci daranno una diversa immagine di queste nostre terre.
Il tema Shardana/Sardegna è presente nelle riflessioni di Giovanni Lilliu sin dagli anni quaranta del XX secolo. Dapprima decisamente scettico, Lilliu diviene col tempo possibilista anche se non manca di sottolineare sempre l'assenza di prove.
L'attuale stato delle ricerche sul tema rimette in discussione l'intero quadro legato ai ‘Popoli del Mare’ e apre l'indagine a nuove impostazioni metodologiche.
Abstract
The theme Shardana / Sardegna is present in the reflections of Giovanni Lilliu since the forties of the twentieth century. At first decidedly skeptical, Lilliu becomes possibilist with time even if it does not fail to emphasize the absence of evidence. The current state of research calls into question the entire framework linked to the 'Sea Peoples' and opens the investigation to new methodological approaches.
With the discovery of America, the Platonic tale of Atlantis becomes subject to countless studies. From the 18th century some scholars place Atlantis in the Mediterranean. Within this resort occupies a non-secondary space on the island of Sardinia. This work synthesizes the Atlantis identification process with the Sardinian island.
Se, da una parte, appare ovvio collocare nel contesto delle ‘influenze’ certe posture, gesti o singoli elementi presenti nella statuaria in bronzo e in pietra, non altrettanto evidente è il significato del passaggio di questi elementi da un ambiente culturale a un altro. Fenomeno condiviso anche dalle ‘interferenze’, con la presenza di oggetti in sé ‘orientali’, diremo meglio ‘altri’, che vengono acquisiti in originale o copiati tal quale e che, però, non necessariamente mantengono lo stesso significato originale.
In sostanza una proposta di lettura che cercherà di superare la tipologizzazione meccanicista degli oggetti e la visione preistoricista dello scambio e dei rapporti. Per affrontare il tema della trasmissione dell’immaginario dell’altrove e delle modalità di rilettura si seguirà la biografia di alcune immagini – scaraboide di Mont’e Prama e i bronzetti di personaggi ‘benedicenti’ – e di alcune pratiche – il bere vino ‘all’orientale’ – e si proporranno percorsi di lettura e strumenti utili per capire le modalità, le ragioni e il quadro temporale.
Le ‘influenze’ o ‘interferenze’ o, per meglio dire, le condivisioni viaggiano e si realizzano attraverso persone in carne e ossa. Non siamo, cioè, in presenza di un ‘immaginario orientale’ – paccottiglia dell’esotismo coloniale occidentale – ma di oggetti, di messaggi, di immagini migranti che viaggiano con e grazie a persone in carne e ossa.
Avvertenza: il capitolo sulla necropoli come indicatore urbano (pp. 73-76), va integrato con il testo: Cagliari fenicia e punica, pubblicato in Rivista di Studi Fenici 35.1 (2007), pp. 43-71, che contiene i dati aggiornati alle ultime ricerche."
La ricerca che qui illustro riguarda l'aspetto antico di un’area in particolare, il Golfo di Oristano ma anche l'approccio moderno a questo tema che ha il suo punto di arrivo nell'impatto massmediale del caso Monte Prama e le sue conseguenti letture politiche. Infatti, la domanda che ci si deve porre e alla quale proporre delle risposte è: quanto delle letture che facciamo del passato rispondono alla realtà dell'epoca e quanto sono frutto di visioni ideologiche attuali? Detto in altre parole: i nuragici di Monte Prama e di s'Urachi si riconoscerebbero nelle nostre interpretazioni e si identificherebbero in quella identità che noi definiamo nuragica?
Monte Prama è oggi entrata in una spirale massmediologica che coinvolge gli aspetti scientifici così come quelli politici e nella quale l’originalità e l’importanza del sito finisce per perdere i suoi connotati storici, il suo aggancio alla società che l’ha prodotto. Sintomo e prova di questo sono le continue proposizioni delle statue, generalmente in polistirolo, ormai trasformate in ‘Giganti’ e, quindi, spogliate della loro realtà per assurgere a entità incorporee, come tali innocue, prive di domande.
In questi ultimi anni si è passati dall'atteggiamento sussiegoso degli accademici alla passerella dei nostri politici in cerca di legittimazione propagandistica, dall'esaltazione pseudo-indipendentista alle miracolistiche soluzioni tecniciste archeometriche, trasformando uno straordinario fatto archeologico in un fenomeno da baraccone.
O per meglio dire e per usare un linguaggio più consono a un convegno, si è trasformato un paesaggio di potere dell'epoca tardo nuragica in un paesaggio di potere del III millennio d.C.
Se, da una parte, appare ovvio collocare nel contesto delle ‘influenze’ certe posture, gesti o singoli elementi presenti nella statuaria in bronzo e in pietra, non altrettanto evidente è il significato del passaggio di questi elementi da un ambiente culturale a un altro. Fenomeno condiviso anche dalle ‘interferenze’, con la presenza di oggetti in sé ‘orientali’, diremo meglio ‘altri’, che vengono acquisiti in originale o copiati tal quale e che, però, non necessariamente mantengono lo stesso significato originale.
In sostanza una proposta di lettura che cercherà di superare la tipologizzazione meccanicista degli oggetti e la visione preistoricista dello scambio e dei rapporti. Per affrontare il tema della trasmissione dell’immaginario dell’altrove e delle modalità di rilettura si seguirà la biografia di alcune immagini – scaraboide di Mont’e Prama e i bronzetti di personaggi ‘benedicenti’ – e di alcune pratiche – il bere vino ‘all’orientale’ – e si proporranno percorsi di lettura e strumenti utili per capire le modalità, le ragioni e il quadro temporale.
Le ‘influenze’ o ‘interferenze’ o, per meglio dire, le condivisioni viaggiano e si realizzano attraverso persone in carne e ossa. Non siamo, cioè, in presenza di un ‘immaginario orientale’ – paccottiglia dell’esotismo coloniale occidentale – ma di oggetti, di messaggi, di immagini migranti che viaggiano con e grazie a persone in carne e ossa.
L'emergere di un pensiero postcoloniale anche in Sardegna, sebbene ancora evanescente nell'ambito archeologico, impermeabile a discussioni di carattere epistemologico ed etico, sta faticosamente portando al "liberare" i nuragici da questi gravami ideologici colonialisti.
Lo scopo di questo lavoro è quello di porre ordine ai dati relativi alla fase nuragica di Cagliari (Sardegna, Italia). Già da questo primo lavoro di ordinamento si può affermare che, sebbene scarsi e decontestualizzati, i dati ci forniscono alcuni indizi su una presenza nuragica diffusa nell'attuale spazio urbano. Spicca la predilezione per le aree costiere di approdo e il controllo di alcuni spazi di transito verso l’interno. Si può ipotizzare l'esistenza di una pluralità di centri abitati, in uno dei quali, via Brenta, si avvia un processo di integrazione che progressivamente porterà a complesse trasformazioni sino alla formazione della città, da riportare, allo stato attuale delle conoscenze a piena età punica.
Abstract
The aim of this work is to bring order to the data relating to the Nuragic phase of Cagliari (Sardegna, Italia). It can be stated that, although scarce and decontextualized, the data provides us with some clues about a widespread nuragic presence in the current urban space. The predilection for coastal landing areas and the control of some inland transit spaces stands out. We can hypothesize the existence of a plurality of inhabited centers, in one of which, via Brenta, an integration process begins which will progressively lead to complex transformations up to the formation of the city, to be brought back to the current state of knowledge at full age Punic.
Una lettura che, nel versante classicista di matrice greca, ha portato alla definizione – anacronistica e fuorviante – di medioevo o di secoli bui. Una visione negativa frutto dei modelli di analisi ottocenteschi, colonialisti e diffusionisti, legati alla gerarchia delle civiltà e al loro andamento evoluzionista: nascita, sviluppo, apogeo, declino, fine (generalmente catastrofica).
In questo testo, invece, si vuole riportare il termine ‘crisi’ a un più complesso valore semantico, più aderente al linguaggio scientifico che non a quello impressionista. Crisi come momento di passaggio da una fase a un’altra, da un modo di essere a un altro, talvolta frutto di una evoluzione lenta, talaltra più dinamica; non necessariamente pacifica, ma non inevitabilmente negativa.
L’intervento è indirizzato a porre problemi piuttosto che a proporre soluzioni e vuole essere un richiamo alla necessita di affrontare i temi metodologici e quelli relativi ai pregiudizi ideologici che portano, talvolta, a fraintendere i dati e le ricostruzioni storiche.
Va precisato che il testo edito nel 2023 è, in realtà, aggiornato al 2020 data della consegna per la pubblicazione.
Indice
- I promontori e il sacro
- I promontori sacri in Sardegna
- Karaly, citta dei promontori
- Il promontorio di Baalshamem
- L’iscrizione
- La scelta del dio
- Ruolo sociale
- Una citta e le sue divinità
Il lavoro prende lo spunto dalla pubblicazione di una nuova raffigurazione di nuraghe in pietra dal Sinis settentrionale (Sardegna). Vengono analizzate le altre rappresentazioni rinvenute nell'area e si propone un percorso di lettura parzialmente differente da quelli attualmente in essere. Le rappresentazioni di nuraghi sono interpretate come atti politici espliciti e non come memorie del passato. I recenti scavi a S'Urachi (San Vero Milis), infatti, mostrano come i nuraghi svolgano ancora ruoli attivi nell’età del Ferro e le loro rappresentazioni sono il segno contemporaneo che legittima il potere in un momento di gravi tensioni sociali e politiche.
Parole chiave
Modelli di nuraghe, paesaggi di potere, Età del Ferro, S'Urachi, Mont'e Prama
Abstract
This paper is about a new stone representation of nuraghe from northern Sinis (Sardinia). Other representations found in the area are analyzed and a partially different reading is proposed. The representations of nuraghi are interpreted as explicit political acts and not as memories of the past. The recent excavations in S'Urachi (San Vero Milis), in fact, show how the nuraghi still play active roles in the Iron Age and their representations are the contemporary sign that legitimizes power in a moment of serious social and political tensions.
In questo contributo vengono presentati due casi studio: la Sardegna e i Balcani occidentali. Attraverso la storia dello sviluppo dell’archeologia come disciplina scientifica, l’etica del racconto archeologico, ovvero la restituzione dell’archeologia alla società, viene esplorata seguendo le linee del rapporto fra scienza e politica.
In questo testo si propone uno dei percorsi indicati da Paolo Bernardini, quello del «controllo sulle terre “del margineargine”, al limite tra la terra e il mare: terre mobili che potranno essere fermate perché l’uomo possa costruirvi i suoi spazi di scambio, di incontro, di insediamento».
Nucleo centrale della narrazione è Cagliari nel suo modificarsi nel tempo e nello spazio; uno spazio vivo e pulsante che nei suoi ottomila anni di storia – dai primi insediamenti sparsi neolitici all’attuale spazio urbano – si trasforma, si espande, si muove. Un processo legato al continuo mutare delle condizioni fisiche, di quelle economico-produttive, sociali, politiche e culturali.
The geographical, chronological and contextual distinctions briefly summarized in this article question the old dichotomy between colonial occupation and resistance that viewed the world in ethnic terms. Instead, I argue that the terms ‘Nuragic, Punic or Roman’ lost their ethnic connotation and became mere labels to classify material culture. It also does not necessarily mean the replacement of the indigenous inhabitants with colonial outsiders. The communities under Carthaginian and Roman political control seem to form new cultural features adapted to the new colonial situation and in line with the concepts of hegemony and subordination as defined by Gramsci, rather than in nineteenth-century colonial terms. Notions such as ‘survival, persistence and continuity’, which have long been used to analyse these situations, no longer seem to be able to provide the appropriate conceptual tools for interpreting these complex realities.
The Tharros area is an ideal place to study the evolution of landscapes through the ages, due to the intensity of the occupation, the quality of the available data and the variety of past and present research. In this text we want to give an account of a personal journey of “landscape archaeology” in which the evolution of social and cultural factors as producers of landscapes are located at the centre of the discussion. Tharros landscapes are characterised by a strong mobility and change that span from the Late Bronze Age to the Second Iron Age, following different trajectories in the different periods, and not reduced to a linear evolution. The elements of crisis / change provide us with useful clues to hypothesise how an urban process of “Nuragic” type, that began around the Final Bronze Age / Early Iron Age cannot find a linear exit, but was subject to forms of internal tension in the passage between the 8th and 7th centuries BC that eventually undermined its compactness and led to the formation of a city of “Phoenician” type in the late 7th century BC, following contact with the eastern components that arrived on Sardinia.
Testi tratti dall’incontro-dibattito pubblico “Archeomeet”, tenuto il 7 luglio 2018 nel paese di Villanovaforru (sud Sardegna). Amministrazione comunale di Villanovaforru – Arcadia editore, 2019.
Da pagina 37 del testo, l’incontro sul tema “Onda su onda. Dialogo su tsunami marini e mediatici”, nel quale dibatto con Matteo Tatti e Luigi Sanciu.
Racconteremo una storia globale perché gli avvenimenti locali sono inseriti in una rete che mette in connessione l’estremo oriente mediterraneo, la costa siro-palestinese – attuali Israele, Palestina, Libano e Siria – con l’Oceano, che nelle coste andaluse e marocchine diventa la proiezione del Mare Interno, al di qua e al di là delle Colonne di Melqart, che i Greci vorranno d’Eracle, istoriate nel tempio di Gadir (Cadice), punto di arrivo e di partenza di lunghi viaggi.
I luoghi che frequenteremo sono sparsi in un ampio spazio. In primo luogo il Mediterraneo centro-occidentale, un vasto lago compreso tra la Sicilia, il Nord Africa, la Tunisia, l’Algeria, la penisola Iberica, le coste provenzali e liguri, fino a tutto il mar Tirreno, al cui centro navigano la Sardegna e la Corsica. Più oltre, l’Atlantico Mediterraneo, quella parte dell’Oceano compresa tra le sponde settentrionali dell’Africa, Algeria e Marocco e quelle meridionali della Penisola iberica, Andalusia e Portogallo.
Quello dei rapporti tra ‘Nuragici’ e ‘Fenici’ è un continuo movimento tra est e ovest e viceversa, ma non solo; è storia complicata che, nelle sue radici intrecciate, mette in discussione i nostri convincimenti, attraverso un fitto intreccio di problemi.
Affrontare il tema degli incontri, quindi, è un modo di viaggiare oltre l’orizzonte, alla ricerca di narrazioni scientifiche che ci daranno una diversa immagine di queste nostre terre.
Il tema Shardana/Sardegna è presente nelle riflessioni di Giovanni Lilliu sin dagli anni quaranta del XX secolo. Dapprima decisamente scettico, Lilliu diviene col tempo possibilista anche se non manca di sottolineare sempre l'assenza di prove.
L'attuale stato delle ricerche sul tema rimette in discussione l'intero quadro legato ai ‘Popoli del Mare’ e apre l'indagine a nuove impostazioni metodologiche.
Abstract
The theme Shardana / Sardegna is present in the reflections of Giovanni Lilliu since the forties of the twentieth century. At first decidedly skeptical, Lilliu becomes possibilist with time even if it does not fail to emphasize the absence of evidence. The current state of research calls into question the entire framework linked to the 'Sea Peoples' and opens the investigation to new methodological approaches.
With the discovery of America, the Platonic tale of Atlantis becomes subject to countless studies. From the 18th century some scholars place Atlantis in the Mediterranean. Within this resort occupies a non-secondary space on the island of Sardinia. This work synthesizes the Atlantis identification process with the Sardinian island.
history of his time.
Il saggio ha come oggetto alcune riflessioni sul tema delle identità delle persone che vivevano a s’Urachi nel I millennio a.C. Il complesso monumentale, incentrato su un gigantesco nuraghe recintato da un antemurale turrito, ha restituito una situazione storica molto articolata che arriva sino all’età romana.Attraverso l’analisi dei reperti provenienti dagli scavi vengono analizzati i cambiamenti che sono avvenuti nella comunità che viveva in questo insediamento. Una comunità dinamica ricca di identità flessibili e attiva nella storia del suo tempo.
Il testo è stato presentato al “VIIème congrès international des études phéniciennes et puniques”, tenutosi ad Hammamet dal 9 - 14 novembre 2009. Va letto in relazione con il successivo intervento dal titolo “Madre de Forasteros: Cagliari in età fenicia e punica” presentato nell’8 Congresso di studi fenici e punici tenutosi a Sant’Antioco dal 21 al 26 ottobre 2013. Quest’ultimo, ancorché edito prima (2017), aggiorna il presente intervento per la parte urbana.
versità di Cagliari in collaborazione con il Comune di Cagliari e la Marina Militare. Le indagini hanno portato alla luce le strutture della Chiesa e le prime evidenze di un ambiente di età romana con pavimento in cementizio decorato con motivo a reticolo.
Sant'Elia a Cagliari, nell'area del Tempio di Astarte e della Chiesa di Sant'Elia al Monte, condotte dall'Uni‐
versità di Cagliari in collaborazione con il Comune di Cagliari e la Marina Militare. Le indagini hanno
portato alla luce le strutture della Chiesa e le prime evidenze di un ambiente di età romana con pavimento in
cementizio decorato con motivo a reticolo.
The paper is an updated model of the city of Cagliari in Phoenician and Punic age and its relationship with the hinterland. As usual, the first evidence of Phoenician presence in Cagliari is in the site of a nuragic settlement dating back to the Iron Age, in an area that has yielded interesting evidence of this phase in the Gulf of Cagliari. In the Punic age, we observe the complete urban structure of the city, according to planning parameters that are affected by its connection with Carthage.
Parole chiave: Cultura Monte Claro; tombe a pozzo; tombe a facciata monumentale; urbanistica funeraria
Abstract: The hill of Tuvixeddu-Tuvumannu (Cagliari) has been used as main funeral space of Cagliari for long periods. First with the necropolis of “Monte Claro Culture” (a.C millennium III), characterized by hypogeums; then with the very wide Punic necropolis, with thousands of underground chamber tombs; last with the monumental Roman age tombs. The putting off mode of space use and the ‘town planning’ organization of the necropolis in the three phases are analysed. The conclusion is devoted to the issue of the protection of this important archaeological site, subject to interventions that have severely compromised its conservation.
Keywords: Monte Claro Culture; rock-cut chamber tombs; monumental tombs, funerary planning
Cagliari in a time span from the Neolithic age to modern times. Today it is quite easy to find virtual reconstructions of specific monuments or limited urban areas. However, the Ark of time is the only project – as far as we know – which has dared the reconstruction of such a wide area in such numerous epochs.
From the hill of Cuccuru Nuraxi, below whose summit a Nuragic well temple was built, the view embraces the wetlands, the eastern coast of the gulf, the Sette Fratelli massif and the metropolitan area of Cagliari city and its satellite towns.
This vantage point inspired the cultural project of the Ark of time: its aim is to show that the landscape is the product of slow historical stratification. The historical reconstructions show us how the interactions between human beings and nature, which has its own resources and laws, have generated human-altered
landscapes. Inside the building, you can explore time and space through four ergonomic stations suitable for adults, children, family groups up to five components, disabled, where you can freely navigate. In the underground room you can assist to the spectacle of the multimedia, projected on a 14x2 m circular
arch-screen, where you experience the sensation to be inside the landscapes in the historical periods and in the virtual reconstructions of the monuments.
Keywords: multimedia, virtual reconstruction, virtual heritage, virtual museum, pilot educational and dissemination centre.
Sommario: l. Diffusione della pittura nelle necropoli sarde - 2. La tecnica - 3. Il repertorio pittorico - 4. Problemi cronologici - 5. Conclusioni.
guida per i1 percorso di ricerca sul terreno, relativi a tre livelli di indagine: l'organizzazione dello spazio rurale in funzione dell'organizzazione produttiva agricola; l'organizzazione territoriale sarda nel rapporto spazio punico - spazio indigeno; i1 rapporto metropoli - città – territorio.
"
In this framework, multi-frequency and multi-coil electromagnetic measurements (FDEM) and Electrical resistivity tomography (ERT) were carried out in 2018, 2019, and 2020, over and close to the nuraghe towers, to gain a better understanding of the inner part of the main structure and to investigate the surrounding area that was intensively settled in Phoenician and Punic times. The preliminary results of the geophysical measurements provide new and interesting evidence that supports new hypotheses and suggests possible future archaeological and geophysical strategies to investigate the unexcavated part of the archaeological site of S'Urachi.
Excavations carried out around the multi-towered settlement of nuraghe S’Urachi in west central Sardinia have brought to light strong archaeological evidence of continuity throughout the whole first millennium BC. In this paper, we focus on an important phase of building activity which took place in the Late Punic/Roman Republican period (2nd to 1st century BC), when the island had already been annexed to Rome, yet still retained strong Punic cultural features. This phase substantially transformed the appearance of the nuraghe.
La prima relazione preliminare sul Progetto S’Urachi (San Vero Milis, OR) presenta gli obiettivi del progetto per lo studio dell’età del Ferro e delle successive fasi di età storica del primo millennio a.C., e delinea le varie attività di ricerca realizzate durante le prime campagne di lavoro (2013-15). Si tratta in primo luogo di scavi stratigrafici in due aree all'esterno dell’antemurale del complesso nuragico e di un minuzioso rilevamento e analisi architettonica dell’antemurale. La zona intorno al nuraghe è stata indagata con una prospezione magnetometrica e una raccolta sistematica di reperti presenti in superficie, mentre il territorio circostante è stato documentato con ricognizioni pedologiche e geomorfologiche per valutare il potenziale agronomico del territorio.
Il rinvenimento di un “torciere bronzeo di tipo cipriota”, avvenuto nel XIX sec. nel nuraghe s’Urachi di San Vero Milis, rappresenta l’inizio delle ricerche sull’età del Ferro, che nel territorio sanverese ha uno dei luoghi di studio privilegiati. L’esemplare, in ottime condizioni di conservazione, rappresenta l’utile pretesto per interrogarci sulla realtà culturale, sociale e politica dei rapporti tra l’ambito di provenienza del pezzo, o dell’idea di questo manufatto, e quello di chi lo utilizza. L’arrivo di un oggetto di prestigio segnala processi di profondo cambiamento, in un gruppo sociale che, progressivamente, acquisisce e ricrea nuovi modelli di comportamento.
La comparsa di oggetti 'esotici' che denotano un certo status in chi li acquisisce, può essere indice di trasformazioni nelle quali l’ostentazione di status rivela la necessità di ribadire il ruolo dell'individuo e del gruppo sociale di appartenenza.
Abstract
The fortuitous recovery of a so-called ‘Cypriot-style bronze thymiaterion’ at nuraghe S’Urachi on the northern reaches of the Gulf of Oristano marks the onset of Iron Age studies in Sardinia, in which the district of San Vero Milis has long played a key role. The well-preserved object embodies a set of research questions for this period, such as the socio-political and cultural relationships between its context of production and provenance, its perception and its actual use contexts. The appearance of such a prestigious item at nuraghe s’Urachi is evidence of underlying and ongoing processes of social transformation within a community that gradually adopted and elaborated new models of behaviour. The appearance of such exotic objects, which are status markers per se, may denote the increased needs of self-representation of individuals and social groups during the early Iron Age.
The Sinis peninsula (Oristano – Sardinia) is a space that provides us the essential tools to read the ‘archaeology of landscapes’. And what about the past? The Sinis represents the most paradigmatic example of how the landscape is a highly dynamic element, intensely populated since the Prehistoric Age, at least from the fifth millennium BC, up to the progressive depopulation at the end of the Roman Empire, which was completed in the eighth century. AD, when the peninsula was depopulated, up to the 1900s, except for some remaining productive activities in the ponds (fisheries, salt extraction), at sea (tuna fishing), and coastal watchtowers. Today it is a tourist and agricultural site made of hamlets and fields belonging to farmers who do not live nearby as it was the case in Roman times, but in distant villages: Cabras, Riola Sardo, San Vero Milis, Narbolia, far from the peninsula.
Lo studio riguarda un oggetto “esotico” rinvenuto insieme ad altri elementi d’ornamento all’interno della tomba 25 della necropoli di Mont’e Prama scavata da Carlo Tronchetti. Si tratta di uno scaraboide in steatite appartenente alla tipologia dei cauroidi. Sulla base è presente, incisa, una decorazione schematica del tipo encompassed central ‘plus’ cross, recente esito di decorazioni floreali più antiche.
Il reperto, sicuramente di importazione, è databile per i confronti tra il 1130 e il 945 a.C. e appartiene a produzioni riportabili a un’area compresa tra il territorio cananeo, nell’attuale striscia di Gaza, e il Delta del Nilo.
La presenza di questo oggetto, unito in collana con altri elementi, nella tomba di un maschio nel pieno della sua maturità pone il problema del suo significato, da intendersi ipoteticamente come ostentazione di status. Allo stesso modo viene posto il problema dell’improvvisa comparsa di oggetti in una necropoli che nelle altre tombe precedenti risultava caratterizzata dall’assenza di corredi.
ABSTRACT
This study examines an “exotic” object found alongside other ornamental fragments inside burial 25 of the Mont’e Prama cemetery excavated by Carlo Tronchetti. It represents a so-called ‘scaraboid seal’ of steatite that may be classified as a ‘cauroid’. The base shows an incised schematic decoration that has been defined as an “encompassed central ‘plus’ cross”, which is a later rendition of older floral designs.
There can be no question that the object was imported to Sardinia. Comparison to similar items suggests it may be dated between 1130 and 945 BC and that it was manufactured in Canaanite territory, somewhere between Gaza and the Nile Delta.
The presence of this object in a male adult burial and in association with a necklace including other elements, begs the question of its meaning, which may broadly be understood in terms of status display. It also points to a change in funerary customs, as all previous burials in the Mont’e Prama cemetery are strictly without any grave goods.
La diffusione di questo materiale evidenzia il ruolo attivo e la centralità dell’isola, nella quale l’incontro con il mondo orientale e, in particolare, quello fenicio avviene in luoghi di attiva presenza nuragica; viene a cadere così la vecchia ipotesi di vuoti territoriali colmati dalle fondazioni fenicie. Infine viene evidenziato il ruolo delle aree di culto come luoghi di incontro e di trasmissione di ricchezze e di cultura, in un andamento bidirezionale.
Il mestiere dell'archeologo: studiare le tracce delle comunità del passato, condividere le conoscenze e le competenze, partecipare alla storia che si svolge sotto i nostri occhi e della quale siamo direttamente o indirettamente partecipi o complici, anche con il nostro silenzio.
Il webinar si è tenuto nei giorni 21 – 22 aprile 2021
Questo è il testo che ho dedicato a Paolo Bernardini e letto in occasione della prima edizione del “Premio Paolo Bernardini per la divulgazione in archeologia” istituito dall’Associazione culturale Itzokor di Cagliari. Il premio è stato conferito alla collega Donatella Salvi archeologa e attiva sul campo della divulgazione, oltre che funzionaria del Ministero per tanti anni assieme a Paolo.
Nell’occasione in tanti, familiari, amici e colleghi abbiamo ricordato un amico che ci ha portato a navigare per lunghi viaggi tra il Mediterraneo e l’Oceano fatti da persone pronte a mettersi in gioco. E ci ha raccontato di incontri, di accoglienze e di nuove avventure culturali, sociali, economiche; di società che non si chiudono, di società aperte.
Di questi tempi, i suoi scritti rappresentano un portolano che ci guida lungo le rotte perigliose dei nostri giorni, nei quali molte persone muoiono in mare perché abbiamo dimenticato cosa siamo stati, chi abbiamo accolto e chi ci ha accolto.
L’intervento discute i modelli tradizionali fin qui utilizzati per analizzare la presenza di strutture votive nei nuraghi, nel I millennio a.C. Si propone di superare la visione del nuraghe come fossile dell’età del Bronzo, proponendo la sua interpretazione come organismo vivente con il quale gli abitanti interagiscono; lo trasformano e lo usano nella loro quotidianità, come parte integrante della loro esperienza viva, anche quando utilizzano alcuni suo spazi per i propri rituali, non regressivi, non residuali, ma votati alla realtà simbolica contemporanea. L’uso delle categorie gramsciane di egemonia e subalternità fornisce lo strumentario per il superamento della tradizionale visione resistenziale.
Nel caso della genetica, infatti, il problema non è nelle analisi genetiche in sé, ma nei modelli storici da esse discendenti che mostrano, nel migliore dei casi, una scarsa dimestichezza con la metodologia storica e antropologica, nel peggiore un manifesto fraintendimento della missione scientifica tramutata in narrazione gen-etnica.
L'intervento affronta uno dei casi più interessanti della Sardegna tardonuragica, quello dello strutturarsi della società nuragica nei primi secoli del primo millennio a.C., culminato nel fenomeno eclatante della statuaria e delle necropoli di Monte Prama. L'area di indagine ubicata nel Golfo di Oristano, nello spazio geografico compreso tra Monte Prama (Cabras) e s'Urachi (San Vero Milis), nel quale si formano paesaggi condizionati dalle sedi del potere politico, economico e ideologico, frutto di cambiamenti nella società nuragica ma anche forieri di crisi, con rapidi mutamenti che giungeranno a compimento nel VII secolo a.C.
L'analisi non riguarderà solamente l'aspetto antico, ma anche l'approccio moderno a questo tema e a quest'area in particolare, sintetizzato nell'impatto massmediale del caso Monte Prama e le sue conseguenti letture politiche e accademiche. La domanda, che riguarda anche tutte le altre ricerche sui paesaggi antichi, è: quanto delle letture che facciamo del passato rispondono alla realtà dell'epoca e quanto sono frutto di visioni ideologiche attuali? I nuragici di Monte Prama e di s'Urachi si riconoscerebbero nelle nostre interpretazioni? È il dilemma al quale l'archeologo è da sempre ancorato nel momento in cui dal semplice dato materiale passa alla sua interpretazione, trasformandosi da scavatore a storico.
Beyond these direct evidence we have no archaeological remains to be carried forward with certainty to the salt flats, although the the spatial distribution of settlements can provide useful information on their existence. In this paper is discussed the area of modern salt flats of Capo Mannu (central-western coast of Sardinia), whose earliest documentation dates back to the Middle Ages, but the study of coastline transformations and of dynamics of occupation allow us to postulate their use probably since the late Neolithic age.
Tra gli studiosi che si occupano di Sardegna, salvo rare e lodevoli eccezioni, il tema è stato solamente sfiorato o del tutto ignorato, senza mai superare l'impostazione ottocentesca legata alla acritica lettura delle fonti storiche e alla conseguente ricerca delle conferme archeologiche; al contrario l'attuale stato delle ricerche sul tema, soprattutto se non esclusivamente, nel Mediterraneo orientale rimette in discussione l'intero quadro legato ai c.d. Popoli del Mare, e apre l'indagine a nuove impostazioni metodologiche.
La Sardegna è assente da questo nuovo quadro di ricerca, sia per lo scarsa attenzione al tema da parte di chi si occupa dell'archeologia dell'isola, sia per la non conoscenza dell'archeologia sarda da parte di chi opera nel Mediterraneo orientale. Con questo intervento, partendo dai suggerimenti di Lilliu si vuole stimolare una maggiore attenzione al tema e la partecipazione alle nuove letture che gli studiosi che si occupano del vicino oriente stanno proponendo.
Dal 2008 è stato istituito dal Comune di San Vero Milis il Centro di documentazione della memoria "Cosimo Orrù" che porta avanti due linee di ricerca: la prima è dedicata alla ricostruzione della figura di Cosimo Orrù, con la raccolta di testimonianze e di documenti originali. La seconda linea di ricerca è rivolta a verificare come il tema del razzismo abbia influito sul modo di pensare la storia sarda, con particolare riferimento all'antichità e sul come non aver fatto i conti con quel pensiero faccia sì che ancora oggi certi modelli continuino a riproporsi.
The progress of excavations and, above all, the reassessment of interpretations, particularly in the light of post colonial theory, has led to disappearance of this dualistic image, which is replaced by a vision of a much more complex reality that also restores a concrete reality to these groups. In this way, the barbarians disappear, given that they are a literary creation of colonial ethnography, and a clearly social, economic and political world has appeared, no longer enshrined in the classic dualism of plain/mountain, city/countryside, civilisation/barbarians."
Razza e decorato da Hitler, tentò di dimostrare l'origine ariana dei Sardi Nuragici. La sua ricerca non aveva alcun riscontro documentario, archeologico e scientifico ma si inseriva nel più ampio
processo che portò alla deportazione di migliaia di Italiani
From the diatopic and diachronic perspective, common salt—with all its natural or artificial metamorphoses—has influenced humanity in the most diverse aspects. This is why, within a brief enumeration, the salt-related research themes are intriguingly various: explorations (hunting for salt), exploitation techniques, techniques to obtain different products, exploitation and use tools, transport and storage containers, human and animal feeding, conservation (meat, bacon, cheese, vegetables, green goods, fruits). The themes also include manufacture-related uses (including the construction of salt houses), mythology, religion, cult, rituals, beliefs, superstitions, mentalities, secret societies, magic, vows, curses, prohibitions, popular medicine, sexuality, economy, hide working, population, alchemical procedures, scientific and cultural representations, treatment of the deceased, barter, commerce, contraband, robbery.
On the other hand, the themes also include human and animal mobility, the attraction exerted on savage beasts, symbolic uses, folk literature (stories, tales, and proverbs) and cult literature, the control of salt resources, conflicts, strategic value, geographic perceptions, professions related to salt exploitation and uses, economic, legal and administrative regulations, vocabulary, toponymy, anthroponomy and the list can go on.
All these themes already constitute a study object for an impressive number of sciences, disciplines, or sub-disciplines, such as archaeology, heritage studies, history, ethnography, ethnoarchaeology, economic anthropology, food sciences, statistics, sociology, geology, mineralogy, geography, hydrology, botany, chemistry, medicine, pharmacology, ethology, theology, agronomy, symbology, linguistics, folklore studies, cultural studies, literary studies, hermeneutics, legal sciences, etc. Obviously, some themes must be approached only in an interdisciplinary vision.