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Dittongamento Toscano1

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DITTONGAMENTO TOSCANO

E uno dei fenomeni pi tipici dellitaliano letterario derivato dalla toscanit,


consiste nel dittongamento di una E o O breve latina tonica in sillaba libera in
posizione incondizionata, cio indipendentemente dalla presenza di un
determinato fono successivo.
Diverso dal dittongamento toscano il dittongamento metafonetico,
caratteristico dei dialetti meridionali. In questi dialetti la E e la O breve latina si
dittongano, tanto in sillaba aperta quanto implicata, solo a condizione che nella
sillaba finale della base latina si trovasse una I lunga o una U breve. Il fenomeno
tocca litaliano solo nei casi dei cognomi meridionali, come Luongo da Longum,
Cappiello da Cappellum, e si trova nel nome del tribuno trecentesco Cola di
Rienzo.
Alcune caratteristiche del dittongamento toscano sono :
E breve: dedit > diede, ferum > fiero, heri > ieri, petram > pietra.
O breve: bonum > buono, core > cuore, locum > luogo, nocet > nuoce, novum >
nuovo.
Il fenomeno non si produce nei latinismi, per cui dallaggettivo decimum si ha
decimo, mentre il numerale decem a dato regolarmente dieci.
Il dittongamento non sistematico nei proparossitoni, cio nelle parole accentate
nella terzultima sillaba, cos se vero che abbiamo levitum > lievito, homines >
uomini, socerum > suocero, tepidum > tiepido, si registrano anche operam >
opera, pecora > pecora.
Da erat, erant si avuto regolarmente nel fiorentino del 1200 le forme iera e
ierano, successivamente il dittongo stato eliminato per effetto della regola del
dittongo mobile. Per cui i dittonghi ie e uo si dicono dittonghi mobili perch
tendono a ridursi, fuori accento, alla sola vocale. Il fenomeno evidente nei
paradigmi verbali: siede, sediamo, nelle basi latine c la stessa vocale una E
breve, ma il dittongo si produce solo sotto accento, o viene, veniva; si manifesta
anche in serie corradicali, cio con parole grammaticalmente distanti che
presentano la stessa radice: piede padata, muove movimento, siede sedile. Nel
caso di iera, ierano, bisogna tenere conto che le due parole non si pronunciano
normalmente prima di una pausa ma in stretta relazione con una parola
successiva su cui cade un accento, per esempio era bello, era vero. In questi casi
il dittongo veniva a trovarsi in posizione protonica e tendeva a ridursi alla sola
componente vocalica.
In tre parossitoni, cio parola accentate sulla penultima sillaba, il dittongamento
non si verifica: bene, novem, illei. Per bene si pu pensare al meccanismo del
dittongo mobile allinterno di frase, mentre per novem si pensato allinflusso del
latino , mentre per illei non c spiegazione.
In due casi litaliano antico aveva un dittongo che poi si monottongato
nellitaliano moderno:
1) dopo un gruppo di consonante pi R: brevem > brieve, precat > priega,
tremat > triema, probat > pruova.
2) dopo un fono palatale (gn, gli) si manifesta molto presto una tendenza alla
riduzione, che tuttavia non ha completamente eroso certe forme dittongate
rimaste nelluso scritto, come filiolum > figliuolo, areolam > aiula, iocat > giuoca.

ANAFONESI
E linnalzamento (dal greco sopra suono) delle due vocali chiuse toniche, E O,
davanti a determinanti foni consonantici. Si innalzano di un tono perch per
pronunciarle dobbiamo sollevare pi in alto le labbra. E un fenomeno
tipicamente toscano , anzi anticamente neppure di tutta la Toscana ma solo di
Firenze, Prato, Pistoia, Lucca Pisa e Volterra. Se ne distinguono due tipi:
1) la E del latino volgare diventa I davanti a GL e GN, purche provenienti dal
latino classico Lj e Nj, per esempio :
GRAMINEAM- GRAMEGNA-GRAMIGNA
CONSILUM- CONSEGLIO-CONSIGLIO
FAMILIAM-FAMEGLIA-FAMIGLIA
In ogni caso se GN proviene da un nesso latino GN lanafonesi non si produce, per
esempio lignum > legno, signum > segno. Evidentemente allepoca
dellanafonesi il nesso GN non era ancora pronunciato bens come il tedesco
Wagner.
2) La E del latino volgare diventa I tonica, e la O diventa U quando segue o
seguiva una nasale velare, ossia davanti a nessi NG, NK, tuttavia nella formula
ONK la O si conserva. Per esempio:
LINGUAM- LENGUA- LINGUA
VINCO- VENCO VINCO
FUNGUM- FONGO- FUNGO
CHIUSURA DELLE VOCALI TONICHE IN IATO
Le vocali toniche E O aperte o chiuse seguite da unaltra vocale che non sia I
tendono a chiudersi, fino ad arrivare alle vocali estreme I U. Nel caso che lo iato
risalga gi al latino classico, la vocale tonica era breve in base alla norma
prosodica vocalis ante vocalem brevis est .
Esempi:
EGO- EO-IO
MEUM- MEO-MIO
DEUM-DEO DIO
TUAM-TOA-TUA
DUAS-DOE-DUE
BOVEM-BOE-BUE
Invece davanti a I: MEI-MIEI.
Il fenomeno manca nei latinismi tra cui numerosi nomi propri, soprattutto quelli
influenzati dalla Chiesa nel Medioevo come Matthaeus (Matteo), Bartholomeaus
(Bartolomeo), Andreas (Andrea). Inoltre si conservata la e dellantica desinenza
dellimperfetto dei verbi in ERE: temea, parea, prendea, certo per ragioni
morfologiche essendo gi in IA la desinenza dei verbi della 4 coniugiazione
latina, sentia.
TRATTAMENTO DI E PROTONICA

Una E protonica del latino volgare tende a chiudersi in I in unarea che era
limitata alla Toscana.
Esempi:
DECEMBREM- DECEMBRE-DICEMBRE
MENSURAM-MESURA-MISURA
MINOREM-MENORE-MINORE
Nel fiorentino antico alcune parole hanno mantenuto la E protonica a lungo, cos
migliore, nipote, segnore, pregione, melano. Il fenomeno avviene non solo
allinterno di parola ma anche di frase, coinvolgendo i monosillabi dotati di scarso
corpo fonico che tendono ad appoggiarsi alla parola seguente. Cos DE ROMA
diventa di Roma, ME LAVO diventa mi lavo, TE AMAT diventa ti ama. Si parla cos
di protonia sintattica. Tuttavia questa norma soggetta a molti turbamenti :
molte parole che nellitaliano antico avevano i protonica hanno oggi e per effetto
della rilatinizzazione di et rinascimentale, il caso di felice e delicato, eguale;
non c nei latinismi e nei semilatinismi, cio forme in cui tratti popolari
convivono con tratti colti, come veleno, segreto; nelle parole di origine straniera
importate da lingue che conservano la e protonica, la vocale pu mantenersi
anche in italiano, cos in regalo dallo spagnolo, petardo e dettaglio dal francese;
nelle forme verbali rizotoniche, con accento cio sulla radice, e con desinenza
atona, come pensat rimane pesa, vdet rimane vide.
TRATTAMENTO DI I BREVE POSTONICO NON FINALE
Nella stessa area in cui E protonica tendeva a passare a I era spontaneo un altro
fenomeno, sistematico: la E postonica non finale del latino volgare
corrispondente alla I breve del latino classico si chiudeva in I.
Esempi:
HOMINES- UOMENI- UOMINI
ANIMAM- ANEMA- ANIMA
Se la E postonica non finale del latino volgare rappresenta una E breve invece del
latino classico tende a mantenersi in italiano, in particolare davanti a R :
LITTERAM-LETTERA
DIXERUNT-DISSERO
LEGERE-LEGGERE
MITTERE-METTERE
AR ED ER INTERTONICI E POSTONICI
Nel fiorentino il gruppo AR in posizione intertonica ( cio tra accento principale
accento secondario, per esempio in Margarita accento principale sulla penultima
e accento secondario sulla sillaba iniziale) e postonica passa ad ER. Quindi
Margarita passa a Margherita, Lazarum passa a Lazzero.

E una tendenza tipica solo di Firenze, non condivisa nemmeno dai dialetti toscani
antichi che modificano AR solo nei futuri e nei condizionali della prima
coniugazione. I casi in cui si presenta sono:
SUFFISSIO ARIA (calzoleria, porcheria)
SUFFISSO ARELLO (fatterello)
SUFFISSO ARECCIO (villereccio)
SUFFISSO AROZZO (bacherozzo)
Tuttavia il fenomeno oggi in declino, inoltre si sono affermate negli ultimi
decenni si sono affermate forme suffissali di origine non fiorentina, ma romane,
meridionali o milanesi, come spogliarello, mozzarella, pennarello, casereccio,
acquarello.
LABIALIZZAZIONE DELLA VOCALE PROTONICA
In alcuni casi un fono labiale successivo ( le tre occlusive P B M e le due
labiodentali F V) ha determinato lalterazione della vocale palatale precedente,
attirandola come O U :esempi:
DEBERE-DEVERE-DOVERE
DEMANDARE- DOMANDARE
LIMACA-LUMACA
FENOMENI GENERALI
PROSTESI, EPENTESI, EPITESI
Consiste nellaggiunta di un elemento in posizione iniziale (prostesi), in posizione
intermedia (epentesi), in posizione finale (epitesi). In italiano tipica la prostesi
di I davanti a parole comincianti per S pi consonante (la S impura), quindi
iscuola, iscritto. Ma il fenomeno quasi del tutto scomparso. Lepentesi pu
consistere nellaggiunta di una vocale o di una consonante, per esempio
linserimento di una V per estirpare uno iato: Ioannes > Giovanni, Mantuam >
Mantova. Pu anche consistere nellaggiunta di una I per evitare il gruppo SM
che il latino aveva assunto per derivazioni greche, come spasmum > spasimo,
phantasma > fantasima.
Un esempio di epitesi vocalica lo sviluppo della vocale dappoggio E in
monosillabi ossitoni, propria dei toscani, come piu, virte.
AFERESI E SINCOPE
SONO FENOMENI PER CUI SI PERDE UN FONO O UNA SILLABA IN POSIZIONE
INIZIALE-AFERESI- CENTRALE-SINCOPE. O FINALE-APOCOPE.
Un esempio di aferesi sillabica la discrezione dellarticolo, per cui per effetto
della stretta unione tra articolo e parola i parlanti possono interpretare come
articolo una elle iniziale che viene cos separata dalla parola stessa. E il caso di
Labellum, poi diventato lavello o avello per indicare una tomba. Spesso la
discrezione riguarda la A iniziale, sentita come la vocale dellarticolo femminile,
come la apiculam, avvertito come la pecchia.
Per quanto riguarda la sincope ci sono due casi:

sincope della vocale postonica del suffisso ulum, -ulam, dunque vetelum
vecchio, speculum specchio, circulum cerchio.
Sincope della vocale intertonica: cerebellum cervello, bonitadem boutade,
verecundiam vergogna.
APOCOPE

Bisogna distinguere tra apocope vocalica e sillabica. Quella sillabica sopravvive in


italiano solo in GRAN E SAN. Nel caso delle preposizioni articolate come dello-del,
allo-al si avr semplice apocope vocalica: la vocale finale, cadendo, ha
determinato automaticamente la riduzione dintensit della laterale precedente,
dal momento che una consonante intensa pu essere solo in posizione
intervocalica. Litaliano antico presentava qualche altro caso di apocope sillabica
come ver per verso, che si trova in Dante, e me per meglio. Lapocope vocalica
pu essere obbligatoria (buon giorno professor bianchi) o facoltativa (amor mio,
bicchier dacqua). Lapocope facoltativa ha una distribuzione disomogenea: molto
frequente in Toscana e nellItalia settentrionale, rara o inusitata a Roma e al
Sud. Le condizioni che consento lapocope sono :
La parola non deve trovarsi in fine di frase o comunque davanti a pausa.
Lapocope era presente in fine di verso nellitaliano poetico, come in Carducci n il
sol pi ti rallegra n ti risveglia amor, istituto creato da Leonardo Giustinian, e dal
secentista Chiabrera.
La vocale deve essere atona.
La vocale deve essere preceduta da liquida o nasale, dunque l,r,m,n.
La vocale non deve essere n A, tranne che in ora, allora i composti, n I E se
hanno valore morfologico, esempio servono per il plurale.
Anche se tutti questi casi esistono, non detto che lapocope si verifichi, tanto
che in molti casi non avviene, come in car padre che non si usa. Non si ha mai
apocope nemmeno in un discorso tecnico o scientifico. Inoltre non deve essere
confusa con lelisione, che invece la perdita della vocale finale atona di una
parola davanti alla vocale iniziale della parola seguente, dunque a differenza
dellapocope, condizionata dal contesto sintattico. Questo spiega perch
lelisione ha bisogno di un apostrofo, mentre lapocope generando una parola
automa non ne necessita.
RADDOPPIAMENTO FONOSINTATTICO
Quando un meridionale deve dire a casa in realt pronuncia accasa, con una
velare sorda di tipo intenso.
In questo caso bisogna partire dallassimilazione consonantica: nellincontro di
due consonanti non ammesse dal contesto linguistico la reazione pi frequenta
lassimilazione di una consonante allaltra, per cui una delle due consonanti
rende simile a s laltra, col risultato di una sola consonante di grado intenso.
Possono aversi due possibilit:
1. assimilazione progressiva: lelemento che si impone quello che sta davanti
2. assimilazione regressiva: si impone lelemento che sta dietro.

Normalmente nel passaggio dal latino volgare allitaliano si hanno assimilazioni


regressive, per esempio factum diventa fatto, ruptum rotto. Mentre un esempio di
assimilazione progressiva offerto dai dialetti centro meridionali, in cui il nesso
ND, per effetto del sostrato osco umbro, passa a NN, dando luogo quanno e
simili. Per questo motivo noi pronunciamo accasa: il raddoppiamento
fonosintattico praticamente unassimilazione regressiva allinterno di frase,
come ad vos diventato avvoi. Anzi allinterno di frase i fenomeni di
assimilazione si verificano con maggiore regolarit rispetto alle singole parole,
come tres capras : treccapre, iam passatum giappasato.
Il fenomeno non registrato nella grafia a meno che le due parole non siano
scritte unite, essendo percepite come una parola sola: univerbazione, come in
dappoco, eppure, macch, soprattutto; al contratio dei dialetti dellItalia
settentrionale dove le consonanti intense tendono a diventare tenui.
Il raddoppiamento fonostinattico avviene in tre casi:
1. Dopo un monosillabo cosiddetto forte, ovvero con accento grafico, come d n
, e di diverse forme disaccentate, come chi, da, do, fra, ha, ho, ma ,se (esempio
cheffai)
2. Dopo un qualsiasi polisillabo ossitono (virtussomma, caffllungo)
3. Dopo le parole baritone, cio non accentate sullultima sillaba, come
comemme, qualcheccosa.
Alcune forme non dovrebbero determinare questo fenomeno eppure accade, il
motivo stato spiegato da Lo porcaro: in una prima fase si aveva concomitanza
tra raddoppiamento fonostinattico provocato dalla consonante finale e accento
sulla vocale immediatamente precedente. Una volta perdute le consonanti finali,
laccento finale diviene un naturale candidato al ruolo di condizione fonologica
per la determinazione del raddoppiamento: viene cos esteso il potere
raddoppiante a ogni altra parola terminante in vocale accentata,
indipendentemente dalla presenza di consonanti finali etimologiche.
LABIOVELARE

E labiovelare il nesso costituito da un elemento velare K o G e da unappendice


labiale, la semiconsonante wau. Esiste la labiovelare sorda (KW: cuore, quasi) e
labiovelare sonora (GW: guerra, guasto).
La labiovelare sonora in posizione iniziale lindizio nella stragrande
maggioranza dei casi di germanismo, come guerra, guardare, guarir. Tra le poche
eccezioni solo guaiaco, un albero tropicale, che origina da una lingua
precolombiana poi mutuata attraverso lo spagnolo. Mentre in Guado (da Vadum),
Guastare (da Vastare) e Guaina (da Vaginam) si ha germanizzazione secondaria.
In posizione interna una labiovelare sonora poteva aversi invece anche in latino:
come sanguen, linguam.
La labiovelare sorda invece in posizione iniziale si conservata solo davanti ad A,
come quattor, qualem, quid, quis.
SPIRANTIZZAZIONE DELLA LABIALE SONORA INTERVOCALICA

Fin dai primi secoli di era volgare la B latina si trasformata in costrittiva, e


questo fono B occlusivo, sconosciuto allitaliano passato solo allo spagnolo. In
area italiana invece la B latina ha presto modificato il luogo di articolazione dando
vita a una labiodentale sonora V, cio a una costrittiva spirante: come Habere
(avere), Debere (dovere), Fabula (favola). I casi di conservazione di B sono
cultismi, come abitare, subito, nobile, gleba, e si conservata anche nei
germanismi, entrati troppo tadi perch B potesse spirantizzarsi: come in roba,
rubare, Roberto.
SONORIZZAZIONE CONSONANTICA

Le consonanti sorde in posizione iniziale restano generalmente intatte. Un certo


numero di sonorizzazioni si ha solo nel caso della velare K. Spesso il fenomeno
risale al latino volgare e riguarda grecismi, come Camba che diventa gamba,
Cammarum che diventa gambero, ma anche parole latine come Cattum da cui
gatto, Quiritare da cui gridare.
Mentre molto importante la sonorizzazione delle consonanti in posizione
intervocalica e interconsonantica (cio tra vocale ed R), un fenomeno generale
nella Romania occidentale ( e nei dialetti dellItalia settentrionale) in cui la
consonante sonorizzata pu successivamente spirantizzarsi e poi cadere, come
Amicam in francese amie. Le consonanti interessate sono quattro:
K-G
T-D
P-B
SZ
La sonorizzazione della sibilante interessa la grande maggioranza dei casi in
Toscani (la sorda resiste solo in casa, cosa, cos e nel suffisso OSO); ma per la
mancata registrazione grafica non riuscita a diffondersi nel resto dItalia.
Quanto alle occlusive la sonorizzazione parziale e non riguarda la maggioranza
degli esempi utili:
LACUMlago, ACUM-ago, LOCUMluogo, MACRUMmagro: MA SI
CONSERVA IN AMICO, FUOCO, LUMACA, ORTICA.
HOSPITALEM-ospedale, SCUTUM-scudo, STRATAMstrada, MATREM
madre; MA SI CONSERVA IN FRATELLO, LIETO, NIPOTE, VITELLO, PIETRA.
EPISCOPUMversovo, RECIPERE-ricevere, RIPAMriva: MA SI CONSERVA IN
CIPOLLA, APERTO, LEPRE.
Come si vede ci sono numerose alternanze, per cui sono state proposte svariate
ipotesi:
1. la tendenza spontanea era la sonorizzazione e la grande quantit di sorde
conservate si debba per influsso del latino, anche se sembra strano come si siano
conservate parole legate alla quotidianit come vitello, cipolla, lumaca.
2. la tendenza spontanea era la conservazione della sorda, in accordo con i
dialetti centro meridionali e le forme sonorizzate si devono allinflusso dei dialetti
settentrionali. Questa tesi ha una testimonianza importante, difatti nei toponimi
normale la sorda, come Paterno al posto del settentrionale Paderno, presenti solo

al nord, dunque pensabile che la sonorizzazione si deve a influssi settentrionali.


Successivamente, si pensato, la sonorizzazione, come ha detto Castellani,
diventata una sorta di moda, in cui inizi risalgono agli ultimi anni dellimpero
romano o a quelli della dominazione gotica. La pronuncia settentrionale
apparsa degna di essere imitata.
NESSI DI CONSONANTE DIVERSA DA R E S PIU IOD

Davanti a una Iod del latino volgare ( in cui erano confluite le i e le e brevi in iato
del latino classico) gran parte delle consonanti precedenti si rafforzano.
Rafforzamento si ha per le labiali PI, BI, VI: esempi:
SAPIAT-SAPPIA, SEPIAMSEPPIA, HABEATABBIA, RABIAMRABBIA, SIMIAM
SCIMMIA, VINDEMIAMVENDEMMIA
Se la consonante unaffricata palatale sorda e sonor(C G ) a la iod viene
assorbita da quella consonante. Esempi:
FACIAT-FACCIA, ACIARUMACCIAIO, FAGEUM-FAGGIO, REGIAMREGGIA
Dopo una nasale la iod produce palatalizzazione, cio fa arretrare larticolazione
della consonante precedente, determinanto una nasale palatale (gn) e una
laterale palatale (gli). Esempi
VINEAM-VIGNA, FILIUM-FIGLIO, FOLIUMFOGLIO.
Infine dopo una dentale sorda o sonora T D la iod intacca la consonante
producendo la assibilazione, cio la trasformata in affricata. Esempi:
PUTEUMPOZZO, VITIUMVEZZO, MEDIUM.-MEZZO, RUDIUM-ROZZO.
(se il nesso non in posizione intervocalica il risultato non una consonante
intensa, come fortia, forza, prandium, pranzo).
Gi nei primi secoli di era volgare alcune iscrizioni testimoniano forme che
presentano il raddoppiamento della consonante davanti a una i in iato,
soprattutto nei nomi propri, come Licinnius e altri. Lassibilazione del nesso TI
attribuibile alla fine del 2 secolo, lepoca alla quale risale una lamina di piombo
trovata a Cartagine e scritta in parte in latino e in parte in greco, qui invocano
maledizioni contro un certo Vincentius, il cui nome sempre scritto con TI, con un
grafema latino t e il grafema greco zeta, evidentemente si voleva rendere il
nesso pronunciato come NTS.
Dal nesso DI si ha unaffricata alveolare, come Prandium pranzo, Hordeum, rozo,
Viridiam, verza. Questo il caso dopo una consonante, ma in posizione
intervocalica lesito duplice: nel senso che si pu avere anche unaffricata
palatale, come in Radium, raggio, Medium, moggio, Podium, poggio, Hodie, oggi,
Video, veggio.
Molto probabilmente nella Roma del 1 secolo D.C., una corrente popolare doveva
aver diffuso una pronuncia iod per le parole DI, da cui si sar sviluppata
unaffricata prepalatale sonora, come in Maiorem, maggiore, Peius, peggio. Ma il
controllo della scuola ha preservato da questo trattamento popolare n certo
numero di parole, ma anche queste aree di pronuncia pi sorvegliata sono stte
investite da una nuova ondata nel 2 secolo, quando gran parte delle consonanti
si raddoppiavano di fronte a iod, per cui una parola come meius che era riuscita a
sopravvivere, divenne verso la fine del secondo secolo mezzus.

Anche il nesso TI va incontro a esiti diversi. In alcuni casi in Toscana si ha una


sibilante palatale sonora, un fono non esistente nellitaliana ufficiale, e simile al
francese, non a caso si tratta probabilmente di prestiti del francese antico:
esempi:
RATIONEM-RAGIONE, STATONEM-STAGIONE, PRETIUMPREGIO, SERVITIUMSERVIGIO. GI
Poi, ma non si sa lorigine, un altro gruppo di forme in cui il nesso Ti preceduto
da consonante si trasformato in unaffricata prepalatale e non alveolare.
Esempi:
CUMINITIARE-COMINCIARE, EXQUARTIARE-SQUARCIARE, CAPITIARECACCIARE. CI
NESSO DI R PIU IOD

In Toscana e nelle aree vicine il nesso RI ha perso la vibrante, riducendosi al solo


Iod. Esempi:
AREAM-AIA, CORIUMCUOIO, GLAREAMGHIAIA, SUFFISSI IN ARIUM, ORIUM,
COME CORRIDOIO, SPOGLIATOIO, NOTAIO, FIORAIO.
Nella maggior parte degli altri dialetti invece lesito R, come paninaro,
palazzinaro, calamaro, palombaro. Nel caso di danaro, denaro, non siamo di
fronte a un esito antitoscano, bench nei primi secoli la forma spontanea era
danaro, che sopravvive oggi in salvadanaio. Infatti il passaggio RI a I possibile
solo al singolare, nel plurale arriva ad ARI. E solo lanalogia che ha modellato gli
originali plurali fornari, notari sui singolari notaio, fornaio. Ma nel caso di denaro,
che nel sistema monetario medievale rappresentava il sottomultiplo monetario,
mentre lunit era la libbra, era pi frequente il plurale- di qui lestensione al
singolare ARO.
NESSO DI S PIU IOD

LESITO Del nesso SI in Toscana duplice:


1. sibilante palatale sorda di grado tenue, non esistente nella pronuncia ufficiale;
esempi: BASIUM-BACIO, CAMISIAM-CAMICIA, CASEUMCACIO. CI
2. sibilante palatale sonora. Esempi: OCCASIONECAGIONE, PENSIONEM
PIGIONE, BLASIUM-BIAGIO. GI
QUESTA DUPLICIT SI SPIEGA ANCORA CON I TOPONIMI, che testimoniano
entrambi gli esiti popolari.
NESSO DI CONSONANTE PIU L

Nei nessi di consonante pi L questa si palatalizza trasformandosi in Iod;


BLASIUM-BIAGIO, CLAMATCHIAMA, FLOREMFIORE, GLAREAM-GHIAIA,
PLACET-PIACEAMPLUMAMPIO.
Mentre in posizione intevocalica il risultato quello di una consonante intensa.
Esempi in posizione intervocalica:

OCULUM-OCCHIO, MACULAMMACCHIA, SUFFLATSOFFIA, CAPULUMCAPPIO, DUPLUM-DOPPIO, NEBULAMNEBBIA.


Nel nesso SL sconosciuto al latino e possibile in posizione iniziale e in parole
forestiere e in posizione intervocalica in seguito alla sincope di una vocale
postonica, si ha lepentesi di una velare sorda:
SLAVUMSCHIAVO, INSULAMISCHIA
Il nesso TL viene sostituito da CL:esempi:
SITULAMSECCHIA, VETULUMVECCHIO, FISTULARE-FISCHIARE.
Particolare lesito di GL. Nel fiorentino antico gli esiti erano quelli regolari, per
cui da tegulam si aveva tegghia, da vigilare vegghiare. Le forme attuali per
teglia e vegliare si diffondono nel fiorentino del 1500 e costituiscono un esempio
di ipercorrettismo, per cui si andava oltre la correzione, dal momento che nel
fiorentino del tardo 1400 si erano diffuse pronunce come figghio, pagghia,
migghiaio, a Firenze questa pronuncia dovette sembrare talmente forzata da
trascinare con s anche forme come vegghiare e tegghia.

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