Coordinate: 37°45′03.01″N 14°59′35.59″E

Etna

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Etna
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneSicilia (bandiera) Sicilia
Provincia  Catania
Altezza3 403 m s.l.m.
Prominenza3 329 m
Isolamento998,79 km
Ultima eruzione29 settembre 2024
Ultimo VEI2 (stromboliana/vulcaniana)
Codice VNUM211060
Coordinate37°45′03.01″N 14°59′35.59″E
Altri nomi e significati
  • Muncibbeḍḍu
  • A Muntagna
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Sicilia isola
Etna
Etna
 Bene protetto dall'UNESCO
Monte Etna
 Patrimonio dell'umanità
TipoNaturale
Criterio(VIII)
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal2013
Scheda UNESCO(EN) Mount Etna
(FR) Scheda

L'Etna (detto anche Mongibello[1], in siciliano Muncibbeḍḍu[2]) è uno stratovulcano complesso[3][4] della Sicilia originatosi nel Quaternario, ed è il più alto vulcano attivo della placca euroasiatica[5]. Le sue frequenti eruzioni nel corso del tempo hanno modificato, a volte anche profondamente, il paesaggio circostante e in tante occasioni hanno costituito una minaccia per gli insediamenti abitativi nati nel tempo alle sue pendici. Il 21 giugno 2013, la XXXVII sessione del Comitato UNESCO ha inserito l'Etna nell'elenco dei beni costituenti il Patrimonio dell'umanità[6].

Geografia fisica

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L'Etna sorge sulla costa orientale della Sicilia, a sud-ovest dei Monti Peloritani e a sud-est dei Monti Nebrodi (Appennino siculo), entro il territorio della città metropolitana di Catania ed è attraversato dal 15º meridiano est, che da esso prende il nome. Con un diametro di oltre 40 chilometri e un perimetro di base di circa 135 km, occupa una superficie di 1265 km². La regione etnea, delimitata dal corso dell’Alcantara e da quello del Simeto, ha un perimetro di 212 km e una superficie di 1570 km².[7]

Immagine dell'Etna e del territorio in cui insiste vista dal satellite (fonte NASA 2005)

Il vulcano è classificato tra quelli definiti a scudo a cui è sovrapposto uno stratovulcano, l'edificio attuale (eruzioni degli ultimi 15 000 anni). La sua altezza varia nel tempo a causa delle sue eruzioni che ne determinano l'innalzamento o l'abbassamento. Nel 1900 la sua altezza raggiungeva i 3274 m e nel 1950 i 3326 m; nel 1978 era stata raggiunta la quota di 3345 m[8] e nel 1981 quella di 3350 m al Cratere di Nord-Est. Dalla metà degli anni 1980 l'altezza è progressivamente diminuita: 3340 m nel 1986, 3329 m nel 1999. Nel luglio 2018 due squadre indipendenti con GPS ad altissima risoluzione, rivelarono che l'altezza dell'Etna era di 3326 m. Il 25 luglio 2021 fu misurata l'altezza di 3357 m[9] al Cratere di Sud-Est. Dopo il parossismo del Cratere Centrale (Voragine) del 4 luglio 2024, quest'ultimo diventa la nuova cima del vulcano con quota stimata di 3369 m metri.[10] I successivi parossismi che si sono protratti fino al 15 agosto 2024 hanno fatto innalzare la vetta del vulcano a 3403 m metri sul livello del mare, così come accertato dalle misurazioni dell'INGV (pubblicate nel Bollettino Settimanale Etna del 17 settembre 2024).[11][12]

L'Etna ha una struttura piuttosto complessa a causa della formazione, nel tempo, di numerosi edifici vulcanici che tuttavia in molti casi sono in seguito collassati e sono stati sostituiti, affiancati o coperti interamente da nuovi centri eruttivi. Sono riconoscibili nella "fase moderna" del vulcano almeno 300 tra coni e fratture eruttive.[13] L'area è soggetta a moderato rischio sismico[14][15] oltreché a possibile tremore vulcanico.

I crateri sommitali sono: la Voragine e la Bocca Nuova, che si sono formate all'interno del Cratere Centrale rispettivamente nel 1945 e 1968, il Cratere di Nord-Est, che esiste dal 1911 e il Cratere di Sud-Est nato nel 1971.[16]

Lo stesso argomento in dettaglio: Parco dell'Etna.

La superficie del vulcano è caratterizzata da una ricca varietà di ambienti che alterna paesaggi urbani, folti boschi che conservano diverse specie botaniche endemiche, aree desolate ricoperte da roccia magmatica e prive di vegetazione e, oltre a una certa quota, soggette a innevamento invernale e ghiacciai perenni alle più elevate (ad es. Grotta del Gelo).

La cima dell'Etna nel 2005, in basso i resti del rifugio Torre del Filosofo ricoperto dalla colata del 2002

Il territorio presenta aspetti molto differenti per morfologia e tipologia in funzione dell'altitudine. Fortemente urbanizzato sui versanti est e sud si presenta selvaggio e brullo sul lato occidentale dove predominano le "sciare" (termine siciliano locale che indica terreno di scorie vulcaniche incoerenti), specie nel versante nord. Poco urbanizzato, ma di aspetto più dolce, il versante nord con il predominio dei boschi al di sopra di Linguaglossa. Il versante est è dominato dalla Valle del Bove sui margini della quale si inerpicano fitti boschi.

Il circondario ha caratteristiche che ne rendono le terre ottime per produzioni agricole, grazie alla particolare fertilità dei detriti vulcanici. La zona abitata e coltivata giunge quasi ai 1000 m s.l.m. mentre le zone boschive arrivano fino ai 1 500 metri[17] Ampie parti delle sue pendici sono comprese nell'omonimo parco naturale. Il versante sud del vulcano è percorso dalla strada provinciale SP92 che si arrampica sulla montagna fino a quasi 2000 m di quota, generando circa 20 km di tornanti. L'infrastruttura non permette di raggiungere la cima in auto ma, raggiunta la stazione turistica attorno alla Funivia dell'Etna, continua poi il suo percorso per altri 20 km circa in direzione di Zafferana Etnea.[18].

In inverno è presente la neve che, alle quote più elevate, resiste fin quasi all'estate. Le aree turistiche da dove si può partire per le escursioni in cima al vulcano sono raggiungibili agevolmente dai versanti sud e nord-est in cui si trovano anche le due stazioni sciistiche del vulcano (Etna sud ed Etna nord). Da quella sud, dallo storico Rifugio Sapienza[18] nel territorio di Nicolosi è possibile ammirare il golfo di Catania e la valle del Simeto. Dalle piste di Piano Provenzana a nord, in territorio di Linguaglossa, sono visibili Taormina e le coste della Calabria.

Nelle parti più alte del vulcano il clima è di tipo alpino. Le temperature medie annue variano dai 13-14 °C della base ai 2-3 °C della vetta.[19]

La sommità dell'Etna illustrata nell'opera di Lazzaro Spallanzani "Viaggi alle due Sicilie e in alcune parti dell'Appennino" (1799)
Voyage critique à l'Etna en 1819. Da BEIC, biblioteca digitale

«... l'Etna nevoso, colonna del cielo / d'acuto gelo perenne nutrice / lo comprime. / Sgorgano da segrete caverne / fonti purissime d'orrido fuoco, / fiumi nel giorno riversano / corrente di livido fumo / e nella notte rotola / con bagliori di sangue / rocce portando alla discesa / profonda del mare, con fragore.»

I primi riferimenti storici all'attività eruttiva dell'Etna si trovano negli scritti di Tucidide e Diodoro Siculo e del poeta Pindaro[20]; altri riferimenti sono per lo più mitologici. Secondo Diodoro Siculo, circa 3 000 anni fa, in seguito a una fase di attività violentemente esplosive (probabilmente sub-pliniane) dell'Etna, gli abitanti del tempo, i Sicani, si spostarono verso le parti occidentali dell'isola[21].

I primi studiosi a intuire che il vulcano fosse in realtà costituito da un grande numero di strutture più piccole e variamente sovrapposte o affiancate furono il Lyell, Sartorius von Waltershausen e il Gemmellaro; questi riconobbero nell'Etna almeno due principali coni eruttivi, il più recente Mongibello e il più antico Trifoglietto (nell'area della Valle del Bove).[22]. Tale impostazione non venne rivista fino agli anni sessanta quando il belga J. Klerkx (sotto la guida di Alfred Rittmann) individuò nella predetta valle una successione di altri prodotti eruttivi precedenti al Mongibello. Studi successivi hanno rivelato una maggiore complessità della struttura che risulta costituita da numerosissimi centri eruttivi con caratteristiche tipologiche del tutto differenti[23].

L'attività maggioritaria in tempi storici è stata connessa a quella del sistema centrale, che in tempi più recenti ha interessato altre nuove bocche sommitali: il Cratere di Nord-Est, formatosi nel 1911, la Voragine nata all'interno del Cratere centrale nel 1945 e la Bocca Nuova originatasi sempre al suo interno, nel 1968[13].

Nel 1971 si è formato il nuovo Cratere di Sud-Est. Infine, nel 2007, è nato il Nuovo Cratere di Sud-Est che in seguito all'intensa e frequente attività stromboliana e alle fontane di lava, tra il 2011 e il 2013 ha assunto dimensioni imponenti raggiungendo l'altezza dei crateri precedenti[13].

Etimologia del nome

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L'etimologia del nome Etna è da sempre dibattuta. Sembrerebbe derivare dal toponimo Aἴτνα (Aitna), nome che fu attribuito alle città di Katane e Inessa e che deriverebbe dal verbo greco αἴθω (àithō), cioè "bruciare"[24][25]. L'Etna era infatti conosciuto dai Greci come Αἴτνη (Àitnē) e dai Romani come Aetna. Non è comunque esclusa la possibile origine indigena del termine, attribuendolo al sicano *aith-na ("ardente"), comunque derivante dalla radice protoindoeuropea ai-dh ("bruciare; fuoco").

Gli scritti in lingua araba[26] si riferivano a esso come Jabal al-burkān (montagna del vulcano) o Jabal Aṭma Ṣiqilliya ("montagna somma della Sicilia") o Jabal an-Nār ("montagna di fuoco"). Questo nome fu più tardi mutato in Mons Gibel, letteralmente "monte Gibel"[27] (dal latino mons "monte" e dall'arabo jabal (جبل) "monte"[28]), da cui il siciliano Muncibbeḍḍu, reso poi in italiano come Mongibello (o anche Montebello).

Il nome Muncibbeḍḍu è tuttora di uso comune, anche se le popolazioni locali si riferiscono all'Etna anche semplicemente attraverso il siciliano "A Muntagna".

Storia geologica

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Genesi del vulcano

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Geologia e planimetria dettagliata dell'Etna
Schema geologico semplificato del complesso vulcanico dell'Etna
Antica incisione che mostra il percorso fino al mare delle colate laviche del 1669
Dipinto di Thomas Cole del 1842; evidente l'aspetto differente del vulcano rispetto a quello recente
L'Etna vista da Catania negli anni dieci del XX secolo; si nota l'aspetto del tutto diverso del vulcano modificato ampiamente dalla successiva nascita dei nuovi crateri
Complesso craterico sommitale dell'Etna il 28 novembre 2015; la vista da sud-ovest evidenzia lo spostamento dei centri effusivi verso ESE. L'altezza raggiunta è pari a quella del complesso più antico
L'Etna in eruzione il 30 ottobre 2002, vista dalla Stazione spaziale internazionale
Colata lavica del 2002 a Linguaglossa
L'Etna in eruzione il 13 gennaio 2011, vista da Reggio Calabria
Evento eruttivo del 4 marzo 2012, visto dalla Plaia di Catania
Foto a lunga esposizione dell'eruzione dal NSEC (New South East Crater) con due camini del febbraio 2014
Canale lavico sull'Etna
I Faraglioni dei Ciclopi - Aci Trezza (Catania)

L'Etna si è formato nel corso delle ere con un processo di costruzione e distruzione incominciato intorno a 570 000 anni fa, nel periodo Quaternario, durante il Pleistocene medio[29]. Al suo posto si ritiene vi fosse un ampio golfo nel punto di contatto tra la zolla euro-asiatica a nord e la zolla africana a sud, corrispondente alla catena dei monti Peloritani a settentrione e all'altopiano Ibleo a meridione. Fu proprio il colossale attrito tra le due zolle a dare origine alle prime eruzioni sottomarine di lava basaltica fluidissima con la nascita dei primi coni vulcanici, al centro del golfo primordiale detto pre-etneo, nel periodo del Pleistocene medio-superiore 700 000 anni fa[30].

Di tali attività restano gli splendidi affioramenti della Riviera dei Ciclopi con i loro prismi basaltici (l'isola Lachea e i faraglioni di Aci Trezza), le brecce vulcaniche vetrose (ialoclastiti) e le lave a pillow della rupe di Aci Castello, ma anche i basalti colonnari affioranti nel terrazzo fluviale del Simeto, esteso nei versanti sud occidentale e sud orientale da Adrano e Paternò fino alla costa Ionica[29]. Il sollevamento tettonico dell'area, unitamente all'accumulo dei prodotti eruttivi, determinò l'emersione della regione e la formazione di un edificio vulcanico a scudo che è quello che costituisce il basamento dell'attuale[31].

Tra i 350 000 e i 200 000 anni fa, da un'attività di tipo fessurale, spesso anche subacquea, scaturirono lave estremamente fluide che diedero luogo alla formazione di bancate laviche tabulari di elevato spessore (fino a 50 m), i cui resti sono gli imponenti terrazzamenti visibili nell'area sud occidentale dell'edificio vulcanico a quote comprese fra i 300 e i 600 m s.l.m.[29]

Gli studi sulla composizione di queste lave hanno messo in evidenza che questi prodotti vulcanici (sia subacquei sia subaerei) rappresentano le cosiddette vulcaniti tholeiitiche basali, cioè magmi simili, anche se con delle differenze, a quelli che vengono prodotti in aree del mantello terrestre caratterizzate da alti gradi di fusione parziale di grande attività distensive, tipiche delle dorsali e delle isole oceaniche. Le tholeiiti costituiscono una percentuale assai limitata dei prodotti dell'area etnea e sono state eruttate in più riprese a partire da circa 500 000 anni fa, questa è infatti l'età dei più antichi prodotti etnei[32]. Allo stesso periodo geologico si attribuisce anche la formazione del notevole Neck di Motta Sant'Anastasia, una rupe isolata di lave colonnari su cui è edificato il centro storico della cittadina etnea[29].

Si ritiene che tra 200 000 e 110 000 anni fa ci fu uno spostamento degli assi eruttivi verso nord e verso ovest con un contemporaneo mutamento nell'attività di risalita e nei meccanismi di effusione, accompagnati da una variazione nella composizione chimica dei magmi e nel tipo di attività[29]. La nuova fase eruttiva vide come protagonisti coni subaerei che emettevano lave di tipo "alcalino". L'attività si concentrò lungo la costa ionica in corrispondenza del sistema di faglie dirette denominato delle Timpe. I prodotti alcalini costituiscono la gran mole del vulcano etneo e vengono eruttati ancora oggi. La distinzione tra i termini viene effettuata mediante i rapporti tra le percentuali di alcuni ossidi e in particolare SiO2 e K2O+Na2O ritenuti indicativi delle condizioni di genesi dei magmi stessi[33].

Durante il Tarantiano, 110 000-60 000 anni fa, l'attività eruttiva si sposta dalla zona Val Calanna-Moscarello verso l'area adesso occupata dalla depressione della Valle del Bove. Da un'attività di tipo fissurale, come quella che ha caratterizzato le prime due fasi, si passerà gradualmente a un'attività di tipo centrale caratterizzata da eruzioni sia effusive sia esplosive. Questo tipo di attività porterà alla formazione di diversi centri eruttivi. Il principale dei coni, che viene denominato dagli studiosi Monte Calanna, è inglobato al di sotto del vulcano.

Cessata l'attività di questo, circa ottantamila anni fa entrò in eruzione un nuovo complesso di coni vulcanici, detto Trifoglietto, più a ovest del precedente, che a dispetto del grazioso nome fu un vulcano estremamente pericoloso, di tipo esplosivo caratterizzato da eruzioni pliniane polifasiche, come ad esempio il Vesuvio e Vulcano delle isole Eolie, che emetteva lave di tipo molto viscoso. L'attività vulcanica si spostò poi ancor più a ovest con la nascita di un'ulteriore bocca vulcanica a cui vien dato il nome di Trifoglietto II (dai 70 000 ai 55 000 anni fa). Il collasso di questo edificio ha dato origine all'immensa caldera della già citata Valle del Bove, profonda circa mille metri e larga cinque chilometri, lasciando esposti sulle pareti di questa gli affioramenti di rocce piroclastiche che evidenziano lo stile particolarmente esplosivo della sua attività. L'esplosività è probabilmente collegata alle grandi quantità di acqua nell'edificio che vaporizzandosi frammentava il magma.

Intorno a 55 000 anni fa circa si verifica un ulteriore spostamento dell'attività eruttiva verso nord-ovest dopo la fine dell'attività dei centri della Valle del Bove. È la fase detta dello stratovulcano. Tale spostamento porterà alla formazione del vulcano Ellittico, il più grosso centro eruttivo che costituisce la struttura principale del monte Etna. Il nome Ellittico deriva dalla forma, appunto di ellisse (2 km asse maggiore e 1 km asse minore), della caldera che ha segnato la fine della sua attività. I suoi prodotti, sia colate laviche sia piroclastiti, costruirono un edificio di dimensioni notevoli che, prima del collasso calderico avvenuto 15 000 anni fa, doveva probabilmente raggiungere i 4 000 metri di altezza. Le eruzioni laterali dell'Ellittico hanno prodotto la graduale espansione laterale dell'edificio vulcanico attraverso la messa in posto di colate laviche che hanno causato un radicale cambiamento dell'assetto del reticolo idrografico principalmente nel settore nord e nord-orientale[34]. In quest'area le colate laviche colmarono antiche paleovallate come quella del fiume Alcantara generando numerosi fenomeni di sbarramento lavico del paleoalveo del fiume Simeto[35].

L'intensa e continua attività effusiva degli ultimi 15 000 anni riempirà del tutto la caldera del vulcano Ellittico coprendo in gran parte i suoi versanti e formando il nuovo cono craterico sommitale. Tale attività effusiva, originata sia dalle bocche sommitali sia da apparati eruttivi parassiti, porterà alla formazione dell'edificio vulcanico che forma il complesso in attività: il Mongibello.

Nel corso del tempo si sono avute fasi di stanca e fasi di attività eruttiva, con un collasso del Mongibello intorno a otto-novemila anni fa; nei prodotti del Mongibello è stata osservata una generale transizione da termini più antichi e acidi (relativamente arricchiti in SiO2) a più recenti e basici (cioè relativamente povere di SiO2) e porfirici (ricchi di minerali cristallizzati in profondità prima dell'emissione), le lave sono quindi ritornate a essere di tipo fluido basaltico e si sono formati altri coni di cui alcuni molto recenti.

A periodi abbastanza ravvicinati entra in eruzione incominciando in genere con un periodo di degassamento ed emissione di sabbia vulcanica a cui fa seguito un'emissione di lava abbastanza fluida all'origine. Talvolta vi sono dei periodi di attività stromboliana che attirano folle di visitatori d'ogni parte del mondo per via della loro spettacolarità.

Nonostante i vulcani eruttino prevalentemente dalla loro cima, da uno o più crateri sommitali, l'Etna si caratterizza per essere uno dei pochi vulcani al mondo in cui è stato possibile osservare a memoria d'uomo la nascita di nuove bocche eruttive sommitali, formatesi prevalentemente nel secolo scorso[36]. Il vulcano attuale era costituito fino agli anni 2000 essenzialmente da quattro crateri sommitali attivi: il cratere centrale o Voragine, il cratere subterminale di Nord-est formatosi nel 1911 (NEC), la Bocca Nuova del 1968 (BN) e il cratere subterminale di Sud-est (del 1971) (SEC)[37].

Tuttavia, solo nell'ultimo decennio, per la prima volta, i vulcanologi sono riusciti ad applicare un moderno approccio multidisciplinare per monitorare la nascita di un nuovo cratere sommitale e cercare di comprendere cosa renda tanto instabile un vulcano come l'Etna in corrispondenza delle bocche sommitali: alla fine del 2011 dove prima c'era un cratere a pozzo (o pit crater) alla base orientale del SEC, si è infatti sviluppato quello che ormai gli studiosi hanno ribattezzato Nuovo Cratere di Sud-Est (NSEC)[38]. L'edificio vulcanico del Nuovo Cratere di Sud-Est, formatosi lungo una frattura orientata lungo una direzione Nord-Ovest Sud-Est, è successivamente cresciuto con grande rapidità sull'orlo di una parete a strapiombo della Valle del Bove, alta circa mille metri, presentando quindi una relativa instabilità che caratterizza tutto il fianco nord-orientale del vulcano e mantiene alta l'attenzione degli scienziati.

Questi hanno recentemente stabilito che il vulcano subisce ciclicamente nel tempo dei fenomeni di inflazione (rigonfiamento), seguiti da deflazione (sgonfiamento) che possono durare per un periodo di alcuni mesi fino a qualche anno. Come riferito da Marco Neri, coordinatore del lavoro di studi e primo ricercatore presso l'Osservatorio etneo dell'INGV (INGV-OE), durante un recente periodo di inflazione, «il fianco nord-orientale dell'Etna si è deformato, seguendo traiettorie di "traslazione" semi-circolari: la porzione sommitale si è spostata verso Nord-est, la parte intermedia verso Est e infine la parte distale, in prossimità del Mare Ionio, è traslata verso Sud-est. Lo spostamento verso Nord-est della parte sommitale del vulcano ha favorito l'apertura di numerose fessure eruttive orientate in senso Nord-ovest Sud-est e la conseguente nascita del Nuovo Cratere di Sud-est»[36]. La traslazione verso lo Ionio è confermata anche dagli studi condotti dalla Open University[39].

Durante una campagna di misurazioni con GPS effettuata dall'INGV nel gennaio del 2014 si constatò che il punto più alto del nuovo cono si era assestato a una quota di 3 290 m s.l.m.[40] facendone di fatto una delle bocche sommitali più alte del grande vulcano. Nel corso della seconda metà degli anni 2010, la sella intracraterica del Sud-Est fu notevolmente sconvolta con le attività del 2016, 2017, 2018. Nel 2020, a dicembre, iniziò un ciclo eruttivo che stravolse totalmente l'assetto della zona terminale: a seguito di attività esplosive, infatti, il nuovo cono intracraterico del Sud-Est superava i 3 357 m s.l.m. tra il 13 e il 25 giugno 2021 assestandosi quale nuova vetta, in sostituzione del NEC[41].

L'Etna presenta inoltre diverse piccole bocche laterali sparse a varie altitudini, dette crateri avventizi, prodotte dalle tante eruzioni laterali nel tempo. Esistono anche dei centri eruttivi eccentrici caratterizzati dalla non condivisione del condotto vulcanico con il vulcano principale, ma del solo bacino magmatico, quali i monti Rossi e il monte Mojo.

Eruzioni notevoli in periodo storico

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Lo stesso argomento in dettaglio: Eruzioni dell'Etna.

In genere le eruzioni dell'Etna pur fortemente distruttive delle cose, non lo sono per le persone se si eccettuano i casi fortuiti come quello di Bronte del 25 novembre del 1843 in cui a causa di una falda freatica la lava esplose colpendo una settantina di persone delle quali persero la vita almeno 36[42] o di palese imprudenza come nel 1979 quando un'improvvisa pioggia di massi uccise nove turisti, avventuratisi fino al cratere apparentemente spento, e ne ferì un'altra decina. Le fonti della memoria storica ricordano centinaia di eruzioni di cui alcune fortemente distruttive.

L'eruzione più lunga a memoria storica è quella del luglio 1614. Il fenomeno durò ben dieci anni ed emise oltre un miliardo di metri cubi di lava, coprendo 21 chilometri quadrati di superficie sul versante settentrionale del vulcano. Le colate ebbero origine a quota 2 550 e presentarono la caratteristica particolare di ingrottarsi ed emergere poi molto più a valle fino alla quota di 975 m s.l.m., al di sopra comunque dei centri abitati. Lo svuotamento dei condotti di ingrottamento originò tutta una serie di grotte laviche, visitabili, come la grotta del Gelo, la grotta dei Lamponi, la grotta delle Palombe, il Complesso Immacolatelle e Micio Conti[43][44].

Nel 1669 avvenne l'eruzione più conosciuta e distruttiva, che raggiunse e superò, dal lato occidentale, la città di Catania; ne distrusse la parte esterna fino alle mura, circondando il Castello Ursino e superandolo creò oltre un chilometro di nuova terraferma. L'eruzione fu annunciata da un fortissimo boato e da un terremoto che distrusse il paese di Nicolosi e danneggiò Trecastagni, Pedara, Mascalucia e Gravina. Poi si aprì un'enorme fenditura a partire dalla zona sommitale e, sopra Nicolosi, si iniziò l'emissione di un'enorme quantità di lava. Il gigantesco fronte lavico avanzò inesorabilmente seppellendo Malpasso, Mompilieri, Camporotondo, San Pietro Clarenza, San Giovanni Galermo e Misterbianco oltre a villaggi minori dirigendosi verso il mare. Si formarono i due coni piroclastici che sono denominati Monti Rossi, a nord di Nicolosi. L'eruzione durò 122 giorni ed emise un volume di lava di circa 950 milioni di metri cubi.

Nel 1892 un'altra eruzione portò alla formazione, a circa 1 800 m di quota, del complesso dei Monti Silvestri.

Nel 1928, ai primi di novembre, ebbe inizio l'eruzione più distruttiva del XX secolo. Essa portò, in pochi giorni, alla distruzione della cittadina di Mascali. La colata fuoriuscì da diverse bocche laterali sul versante orientale del vulcano e minacciò anche Sant'Alfio e Nunziata.

L'eruzione del 5 aprile del 1971 ebbe inizio a quota 3 050 da una voragine dalla quale l'emissione di prodotti piroclastici formò il cono sub-terminale di Sud-est. Vennero distrutti l'Osservatorio Vulcanologico e la funivia dell'Etna. Ai primi di maggio si aprì una lunga fenditura a quota 1 800 m s.l.m. che raggiunse Fornazzo e minacciò Milo. La lava emessa fu di 75 milioni di metri cubi.

L'eruzione del 1981 ebbe inizio il 17 marzo e si rivelò abbastanza minacciosa: in appena poche ore si aprirono fenditure da quota 2 550 via via fino a 1 140. Le lave emesse, molto fluide, raggiunsero e tagliarono la Ferrovia Circumetnea; un braccio si arrestò appena 200 metri prima di Randazzo. Il fronte lavico tagliò la strada provinciale e la Ferrovia Taormina-Alcantara-Randazzo delle Ferrovie dello Stato, proseguendo fino alle sponde del fiume Alcantara. Si temette la distruzione della pittoresca e fertile vallata, ma la furia del vulcano si arrestò alla quota di 600 m.

Il 1983 è da ricordare oltre che per la durata dell'eruzione, 131 giorni, con 100 milioni di metri cubi di lava emessi (che distrussero impianti sciistici, ristoranti, altre attività turistiche, nuovamente la funivia dell'Etna e lunghi tratti della S.P. 92), anche per il primo tentativo al mondo di deviazione per mezzo di esplosivo della colata lavica. L'eruzione si presentava abbastanza imprevedibile, con numerosi ingrottamenti ed emersioni di lava fluida a valle, che fecero temere per i centri abitati di Ragalna, Belpasso e Nicolosi. Pur tra molte polemiche, e divergenze tra gli studiosi, vennero praticati, con notevole difficoltà, date le altissime temperature che arrivavano a rovinare le punte da foratura, decine e decine di fornelli per consentire agli artificieri di immettere le cariche esplosive. La colata venne parzialmente deviata; l'eruzione ebbe comunque termine di lì a poco.

Il 14 dicembre del 1991 ebbe inizio la più lunga eruzione del XX secolo (durata 473 giorni), con l'apertura di una frattura eruttiva alla base del cratere di Sud-est, alle quote da 3 100 m a 2 400 m s.l.m. in direzione della Valle del Bove. L'esteso campo lavico ricoprì la zona detta del Trifoglietto e si diresse verso il Salto della Giumenta, che superò il 25 dicembre 1991 dirigendosi verso la Val Calanna. La situazione fu giudicata pericolosa per il comune di Zafferana Etnea e venne messa in opera una strategia di contenimento concertata tra la Protezione civile e il Genio dell'Esercito. In venti giorni venne eretto un argine di venti metri d'altezza che, per due mesi, resse alla spinta del fronte lavico. La tecnica fu quella dell'erezione di barriere in terra per mezzo di lavoro ininterrotto di grandi ruspe ed escavatori a cucchiaio.

Questa tecnica in seguito si rivelerà efficace nel tentativo di salvataggio del rifugio Sapienza e della stazione turistica di Etna Sud nel corso dell'eruzione 2001, e sarà oggetto di studio da parte di équipe internazionali, tra cui esperti giapponesi[45]. Tutto si rivelò efficace nel rallentare il flusso lavico guadagnando tempo ma ancora una volta non risolutivo in caso di persistenza dell'evento eruttivo. Furono chiamati gli incursori della Marina che operarono nel canale principale, a quota 2 200 m, con cariche esplosive al plastico (C4) e speciali cariche esplosive cave per deviare il flusso di lava nel canale d'invito e inviarla così nella valle del Bove, riportando la posizione del fronte lavico a quella di circa sei mesi prima. L'operazione riuscì perfettamente, utilizzando una carica di C4 pari a 7 tonnellate e trenta cariche cave; il tutto, fatto esplodere in rapidissima successione, fece crollare il diaframma che separava il magma dal canale d'invito. Successivamente venne ostruito con grandi macigni di pietra lavica il canale principale che scendeva pericolosamente verso Zafferana Etnea.[46]

Attività vulcanica recente

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L'Etna continua ad essere un vulcano attivo. Negli ultimi anni l'area sommitale dell'Etna è cambiata, si trasforma continuamente. Al 2024 presenta cinque crateri in attività (Cratere di Sud-est, Nuovo Cratere di Sud-est, Bocca Nuova, Voragine, Cratere di Nord-est). Il cratere considerato il ''più giovane'' è il Nuovo Cratere di Sud-Est (2007) che negli anni ha avuto parecchie eruzioni e parossismi con emissione di cenere vulcanica [47].

Nel corso dell'ultimo ventennio l'attività vulcanica non si è mai arrestata del tutto alternando episodi di attività stromboliana, brevi pause e violente fasi di degassamento ed emissione di cenere ma con limitate fasi effusive interessando i vari crateri.

Evoluzione della fascia pedemontana etnea

L'Etna è meta costante delle visite di turisti interessati al vulcano e alle sue manifestazioni in quanto si tratta di uno dei pochi vulcani attivi al mondo a essere facilmente accessibile. Sono presenti strutture di supporto con guide specializzate e mezzi fuoristrada che in sicurezza portano i visitatori fino ai crateri sommitali.

Pista da sci a Piano Provenzana sopra Linguaglossa (Etna Nord)

L'Etna si presta, in virtù dell'altitudine e dell'innevamento invernale, a sport quali sci alpino, sci di fondo, scialpinismo, snowboard, sleedog. L'abbondante innevamento consente l'apertura stagionale degli impianti delle due stazioni sciistiche presenti (una nel versante sud e l'altra in quello nord) in genere dalla metà di dicembre a primavera inoltrata. Nel versante sud (Etna Sud), dal Rifugio Giovannino Sapienza (Nicolosi) si può usufruire di una cabinovia da 6 posti, di una seggiovia biposto e di tre skilift per raggiungere le piste. Il comprensorio meridionale offre circa 10 km di piste. Il versante nord (Etna Nord, Piano Provenzana, Linguaglossa, situato a 1 825 m), è dotato invece di tre skilift e di una seggiovia. Nel versante est è presente il rifugio Citelli, in comune di Sant'Alfio.

Entrambe le stazioni sciistiche hanno subito, in due eruzioni differenti, la quasi totale distruzione delle strutture da parte di colate laviche. In particolare le piste di Nicolosi furono danneggiate dall'eruzione dell'estate del 2001 quando una colata lavica distrusse la stazione d'arrivo della funivia e il centro servizi passando a pochi metri dal "Rifugio Sapienza". Le piste di Piano Provenzana furono colpite dalla colata dell'autunno del 2002. Tuttavia, dopo qualche anno di interruzione, gli impianti furono riattivati.

Negli anni settanta del XX secolo le piste del versante sud hanno accolto la Tre giorni Internazionale dell'Etna, gara di sci alpino che vedeva alla partenza grandi nomi dello sci alla fine delle gare della Coppa del Mondo di sci alpino.

Escursionismo

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Nella foto il rifugio Sapienza sopra Nicolosi (Etna Sud)

Il vulcano è meta frequente per l'escursionismo sia montano sia legato all'attività vulcanica.

Il Monte Etna,nell'antichità, fu meta di una visita dell'imperatore Adriano[senza fonte] e la leggenda narra che fu anche il luogo di morte del filosofo Empedocle. Negli anni trenta la Valle del Bove, lungo il versante orientale dell'Etna, fu meta di alcuni alpinisti che esplorarono alcuni speroni rocciosi tracciandovi brevi itinerari poi caduti nell'oblio[senza fonte]. Negli anni successivi l'evoluzione dei materiali e dell'arrampicata (soprattutto quella su ghiaccio) ha portato all'esplorazione sistematica delle pieghe della valle con l'apertura di grandiosi itinerari che sono tra i più lunghi e completi del Mezzogiorno d'Italia quali Serra Cuvigghiuni (1 000 m, AD ma con passi fino al VI-); Serra Giannicola Grande (1 000 m, PD+); Cenerentola (300 m, AD) e molti altri.

La salita Sud-Est dell'Etna fino al Rifugio Sapienza (circa 1 900 m s.l.m.) dalla costa catanese, classificabile come salita lunga e dalle medie pendenze, presenta un dislivello di circa 1 850 m con pendenze medie del 6-7% ed è una delle salite più dure del Centro-Sud Italia. Oltre il Rifugio Sapienza la salita prosegue tortuosa su terreno sterrato per altri mille metri di dislivello circa fino alla Torre del Filosofo (2 900 m circa) che ne fanno complessivamente la salita con il più elevato dislivello in Europa assieme al Pico del Veleta in Spagna, al Teide nelle Isole Canarie e al Colle della Bonette in Francia. L'Etna conta molteplici versanti di ascesa, quelli più noti sono sette di cui cinque posti sul versante Sud e due sul versante Nord-Est.

Dal 2019 è attivo il Parco Ciclistico Etna che mette in palio dei brevetti speciali per coloro che riescono a completare da uno a sette versanti in un unico giorno solare.[senza fonte]

Giro d'Italia

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Il Giro d'Italia è arrivato sull'Etna in diversi arrivi di tappa:

Edizione Tappa Percorso km Vincitore di tappa Versante/Arrivo
1967 Catania > Etna 198,0 Italia (bandiera) Franco Bitossi Rifugio Sapienza
1989 Catania >Etna 195,0 Portogallo (bandiera) Acácio da Silva Piano Bottaro
2011 Messina > Etna 179,0 Spagna (bandiera) Alberto Contador * Rifugio Sapienza
2017 Cefalù > Etna 181,0 Slovenia (bandiera) Jan Polanc Rifugio Sapienza
2018 Caltanissetta > Etna 169,0 Colombia (bandiera) Esteban Chaves Serra La Nave
2020 Enna > Etna 150,0 Ecuador (bandiera) Jonathan Caicedo Piano Provenzana
2022 Avola > Etna 172,0 Germania (bandiera) Lennard Kämna Rifugio Sapienza
  • Nel 2011 Contador è stato successivamente squalificato. La vittoria di tappa è passata a José Rujano (Venezuela).

Dal 1980 al 2004 è esistito, in ambito professionistico, il Giro dell'Etna.

Corsa a piedi

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Il 22 agosto 1982, per la prima volta, venne corsa una maratona di beneficenza; i partecipanti indossavano una maglia bianca con la scritta Corri Catania.[senza fonte]

Dal 2004, il vulcano è sede della SuperMaratona dell'Etna, maratona difficile con i suoi tremila metri di dislivello. La manifestazione sportiva parte dalla spiaggia di Marina di Cottone sul livello del mare e si conclude, appunto, sul vulcano a quota tremila.

Dal 2010, intorno a metà luglio, sull'Etna si corre l'Etna Trail, insieme di gare di trail running su diverse distanze, dai 12 ai 94 km[48][49].

Automobilismo

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Sulle strade del versante sud si è disputata, sin dal 1924, una gara automobilistica, la Cronoscalata Catania-Etna con partenza da Catania. Motivi di sicurezza e di circolazione suggerirono in seguito di spostare il punto di partenza a nord di Nicolosi.

Nell'arte e nella cultura

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Lo stesso argomento in dettaglio: Etna (mitologia).

«…Trescano ai piedi tuoi silfi e sirene;/ Fremon dentro di te sofi e giganti…»

L'Etna vista dal sito megalitico dell'Argimusco

Le eruzioni regolari della montagna, a volte drammatiche, l'hanno resa un soggetto di grande interesse per la mitologia greca e romana e le credenze popolari che hanno cercato di spiegare il comportamento del vulcano tramite i vari dei e giganti delle leggende romane e greche.

A proposito del dio Eolo, il re dei venti, si diceva che avesse imprigionato i venti sotto le caverne dell'Etna. Secondo Esiodo e il poeta Eschilo, il gigante Tifone fu confinato nell'Etna e fu motivo di eruzioni. Un altro gigante, Encelado, si ribellò contro gli dei, venne sconfitto da Atena e sepolto sotto un enorme cumulo di terra che la dea raccolse dalle coste del continente. Encelado soccombette, si appiattì e divenne l'isola di Sicilia. Si racconta che il suo corpo sia disteso sotto l'isola con la testa e la sua bocca sotto l'Etna che sputa fuoco a ogni grido del gigante[50]. Di Encelado sepolto sotto l'Etna parla pure Virgilio[51]. Su Efesto o Vulcano, dio del fuoco e della metallurgia e fabbro degli dei, venne detto di aver avuto la sua fucina sotto l'Etna e di aver domato il demone del fuoco Adranos e di averlo guidato fuori dalla montagna, mentre i Ciclopi vi tenevano un'officina di forgiatura nella quale producevano le saette usate come armi da Zeus. Si supponeva che il "mondo dei morti" greco, il Tartaro, fosse situato sotto l'Etna.

L'Etna vista dal sito di Pizzo Vento sopra Fondachelli Fantina

Si racconta che Empedocle, un importante filosofo presocratico e uomo politico greco del V secolo a.C., si gettò nel cratere del vulcano per scoprire il segreto della sua attività eruttiva. Il suo corpo sarebbe stato in seguito restituito dal mare al largo della costa siciliana, anche se in realtà sembra che sia morto in Grecia.

Re Artù risiederebbe, secondo la leggenda, in un castello sull'Etna, il cui celato ingresso sarebbe una delle tante e misteriose grotte che la costellano. Il mitico re dei Britanni appare anche in una leggenda, quella del cavallo del vescovo, narrata da Gervasio di Tilbury[52]. Secondo una leggenda inglese l'anima della regina Elisabetta I d'Inghilterra risiederebbe nell'Etna, a causa di un patto che lei avrebbe fatto col diavolo in cambio del suo aiuto per governare il regno.

L'Etna ha ispirato nell'antichità diverse opere letterarie, tra cui la Teogonia di Esiodo e una perduta tragedia di Eschilo, intitolata Le Etnee, il dramma satiresco Il ciclope di Euripide, ispirato alla figura omerica di Polifemo e ambientato alle balze dell'Etna,[53] e il poemetto pseudovirgiliano Aetna compreso all'interno dell'Appendix Vergiliana. Da menzionare poi nel Rinascimento il De Aetna, un saggio in latino di Pietro Bembo, in cui la descrizione del vulcano e della sua ascensione è un pretesto per discutere dei classici. L'Etna ha poi ispirato anche diverse poesie nell'età moderna; esempi significativi possono essere la Fábula de Polifemo y Galatea, opera scritta nel 1616 da Luis de Góngora ispirata alla leggenda di Aci e Galatea e ambientata in una caverna etnea, A' piè dell'Etna di Alfio Belluso,[54] e All'Etna di Mario Rapisardi.[55]

È stata anche citata nel primo monologo di Segismundo ne La vida es sueño di Pedro Calderón de la Barca, come metafora della forza umana.

La salita sul vulcano viene descritta negli ultimi capitoli del libro Il Bel Paese di Antonio Stoppani.

Nel 2021 La nave di Teseo ha pubblicato Il sangue della Montagna di Massimo Maugeri, romanzo ambientato sull'Etna e che indaga sul rapporto tra uomo e vulcano[56] (candidato all'edizione 2022 del Premio Strega da Maria Rosa Cutrufelli).

Osservatorio astronomico

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Lo stesso argomento in dettaglio: Osservatorio vulcanologico dell'Etna.

Sull'Etna è presente l'Osservatorio astronomico di Serra la Nave nel territorio di Ragalna, una struttura dedicata all'osservazione del cielo sul visibile[57].

Luoghi di culto

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Lo stesso argomento in dettaglio: Luoghi di culto dell'Etna.

Influenza culturale

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All'Etna sono stati intitolati il Mongibello Mons su Io, un satellite naturale di Giove, e un asteroide, 11249 Etna[58]. La sagoma del vulcano figura inoltre negli stemmi comunali di diversi comuni della città metropolitana di Catania: Adrano, Belpasso, Mascalucia, Milo, Misterbianco, Nicolosi, Piedimonte Etneo, Ragalna, Santa Venerina, Tremestieri Etneo e Zafferana Etnea.

Galleria d'immagini

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  12. ^ Il cratere Voragine dell'Etna cresce, bordo supera 3.400 metri, su Ansa.it, 18 settembre 2024. URL consultato il 19 settembre 2024.
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  23. ^ Cristofolini-Improsa-Patanè, pp. 13-15.
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  25. ^ In base ad alcuni[senza fonte] – fra gli altri il già citato Andre RoomPlacenames of the World (1997) – Etna deriva dal fenicio; le principali radici poste come etimologia per Αἴτνη sono la fenicia attuna (fornace o ciminiera) e il greco αἴθω (àithō, bruciare); attuna dà ['ajtnɛ] con metatesi a contatto del fono vocalico-semiconsonantico [w] e spostamento dell'articolazione verso l'approssimante palatale [j]. [θ] in αἴθω[il greco ha sviluppato e generalizzato [θ] piuttosto tardi (inizio non prima del I sec. a.C.); l'ipotesi non è credibile.] sposterebbe l'articolazione verso [s] e inoltre la [n] di Αἴτνη Àitnē dovrebbe essere qualche forma di infisso che darebbe una forma *ainthano.
  26. ^ Vedi ad esempio Michele Amari, Biblioteca Arabo-Sicula, 1887..
  27. ^ In epoca moderna interpretato e tradotto come "Montagna due volte" o "Monte dei Monti". In realtà la coesistenza in altri luoghi di etimologie simili si deve ridimensionare a una vera e propria ignoranza da parte dei geografi medievali i quali non conoscevano il significato di gibel. La coesistenza delle due lingue, latino e arabo, infatti deve far pensare all'introduzione del lemma non prima della età Normanna.
  28. ^ "Altra ripetizione in Mongibello (…) derivato da “Mons” (latino: monte) e “Jabal” (arabo: monte)" in Note di toponomastica (PDF), su araldicacivica.it. URL consultato il 20 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 27 marzo 2009)..
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  32. ^ Fase delle Tholeiiti Basali, su ct.ingv.it, INGV Catania. URL consultato il 16 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 28 novembre 2017).
  33. ^ “Petrologia ed evoluzione strutturale dell'Etna: studi geologici e geofisici sull'Etna” dott. Carmelo Ferlito, INGV Catania.
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Voci correlate

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