Reduce dal lustro scarno di soddisfazioni che accompagnava il suo insediamento alla presidenza[4][5], nell'estate 1960 Angelo Moratti chiamò in panchina Helenio Herrera[5][6]: impostosi come uno dei migliori allenatori d'Europa sulle difficili piazze di Madrid e Barcellona[7][5], l'argentino (soprannominato «Mago»[6]) comportò un esborso pari a 100 milioni di lire per il suo ingaggio nonché bonus contrattuali duplicati rispetto agli altri tesserati.[8][5]
Le rigide disposizioni impartite in spogliatoio e la necessità di una svolta tattica suscitarono attriti con vari elementi della rosa[5], tra i quali Armando Picchi e Mario Corso[12][13]: burrascoso anche il rapporto con Antonio Angelillo[14], del quale venivano criticati in particolare gli eccessi mondani.[15] A protezione dei pali fu scelto l'ex genoanoLorenzo Buffon[16], con il compito di sanare la «difesa colabrodo» delle recenti stagioni.[17]
Una «macchina da gol» ammirata nelle giornate iniziali andava inceppandosi in autunno[18], con il Padova guidato da Nereo Rocco che riservò a Herrera il suo primo dispiacere italiano[19][20]: aggiudicandosi con un acuto di Picchi il combattuto derby milanese del 20 novembre 1960[21][22], la squadra guadagnò un prezioso 1-1 a Firenze con Lindskog a pareggiare i conti dagli 11 metri per fallire poi un secondo rigore (accordato tra le polemiche[23]) istanti più tardi.[24]
L'Inter si laureò quindi campione d'inverno a San Siro regolando con ampio margine il Catania[25], sommerso dalle autoreti[26]: un primato a metà torneo che legittimò le ambizioni[27], con il dichiarato obiettivo di scucire il tricolore alla Juventus.[28][29] A frenare la rincorsa contribuiva però il leccheseGilardoni[30][31], imitato una settimana più tardi da Aurelio Milani[32][33] (questi in forza ai succitati patavini[19]): fatale infine alla classifica la stracittadina del 26 marzo 1961[34], con le marcature da record di Altafini dopo 20" e Liedholm a 38 anni (numeri poi migliorati da Mazzola e Ibrahimović nelle sfide del 24 febbraio 1963 e 9 febbraio 2020).[35][36]
Domenica 16 aprile 1961 il Comunale di Torino ospitò l'atteso scontro diretto[29], con 4 lunghezze a separare in classifica le avversarie[37][38]: sospeso dopo mezz'ora di gioco per un affollamento compiuto dal pubblico nei pressi del manto erboso — una «invasione» tale da imputare l'oggettiva responsabilità al club sabaudo —[39][29] l'incontro veniva tramutato in vittoria a tavolino per la Beneamata[40][27], favorendo un temporaneo aggancio concretizzatosi il 30 aprile.[41]
Concesso frattanto l'esordio in Serie A al classe 1942 Giacinto Facchetti in occasione della trasferta a Roma[42][43], Angelillo e soci figurarono ex aequo coi bianconeri a 90' dal termine del campionato.[44] Il 3 giugno, vigilia dell'ultimo turno[27], ebbe però luogo un improvviso colpo di scena quando la Commissione d'Appello Federale dispose la ripetizione del match il cui punteggio era stato deciso dalla giustizia sportiva[45][29]: nel mirino della critica venne posto Umberto Agnelli[27], in contemporanea presidente del sodalizio torinese e numero uno della Federazione.[46][47]
L'inopinata sconfitta dei lombardi in campo etneo[27] — episodio passato agli annali con la nomea di "clamoroso al Cibali!" —[48][49] finì per consegnare il titolo alla rivale di Carlo Parola[29], ai cui uomini risultò sufficiente impattare contro il Bari per l'aritmetica certezza del primo posto a quota 47[50]: mentre il Milan archiviò regolarmente la propria stagione con 45 punti all'attivo sopravanzando i concittadini[27], Moratti chiese a Herrera di far spazio alla formazione «Ragazzi» nell'ormai ininfluente recupero quale gesto di protesta.[29][27]
La strada di un Boniperti al passo d'addio s'incrociò con quella del debuttante Sandro Mazzola[51], figlio di Valentino[27][52]: fu proprio questi a marcare, dal dischetto, la rete della bandiera contro le 9 segnature dei padroni di casa (con addirittura una «sestina» per Omar Sivori).[53][54]
^abAcquistato durante la sessione invernale di calciomercato.
^abcdefghijAggregato alla prima squadra dalla formazione Cadetti.
^Ripetizione dell'incontro sospeso il 16 aprile 1961 al 31' per invasione di campo, sul punteggio di 0-0; cfr. Leo Cattini, Juventus-Inter si disputerà sabato, in La Stampa, 7 giugno 1961, p. 6.