A raccoglierne l'eredità un convinto zonista quale Corrado Orrico[8][9], già apparso in Serie A sulla panchina dell'Udinese tra il settembre 1979 e il marzo 1980[4][9]: pur con l'iniziale idea di un assetto «camaleontico»[9], la società mise a disposizione dell'allenatore figure di secondo piano come Dino Baggio e Montanari.[4]
Vana risultò la richiesta del tecnico massese per ottenere Paolo Di Canio[10][11], con il passaggio di Aldo Serena in rossonero compensato dal rientro di Massimo Ciocci alla base[12][13]: da menzionare anche l'arrivo del centrocampista Desideri, una cui doppietta regolò il Verona nella partita contraddistinta da ben 4 rigori fischiati in favore dei milanesi,[14][15] mentre la punta marchigiana aveva salvato l'esordio in campionato contro il Foggia di Zeman.[16][17]
Pesantemente annicchilita a Marassi dai campioni d'Italia della Sampdoria[18], l'Inter vide scemare man mano il già tiepido entusiasmo che regnava alla Pinetina[4][9]: l'affiatamento in spogliatoio andò sgretolandosi nel giro di pochi mesi[19], con i calciatori che assimilarono a fatica i dettami del nuovo «credo» tattico.[20][21] Fallimentare anche la difesa del trofeo in UEFA[6][10], con l'eliminazione avvenuta a opera del lusitano Boavista nel primo turno[22]: mentre alle feroci contestazioni della tifoseria non scampava neppure il presidente Ernesto Pellegrini[23], Orrico rassegnava le dimissioni nel gennaio 1992 dopo aver chiuso il girone d'andata perdendo a Bergamo.[24][25]
«Traghettatore» per il resto dell'annata lo spagnolo Suárez,[6][26], alla guida del club già nel 1974-75[27][28]: beffato in campo scaligero da Ezio Rossi e insultato da Desideri dopo una rete a Napoli[29][30], l'ex regista della Grande Inter pagò le asfissie di un attacco la cui incertezza offrì scampoli di gara al classe 1973 Marco Delvecchio.[31] Un gol di Massaro consegnava agli uomini di Arrigo Sacchi il derby meneghino del 18 aprile 1992[32], con San Siro «stregato» anche dal bianconero Roberto Baggio la domenica successiva[33]: sconfitti in casa dai sabaudi per la prima volta dal 1984[34], i lombardi vennero fatalmente tagliati dalla giostra continentale per mano dell'argentino Dezotti.[35]
Archiviando sul nulla di fatto ben 17 dei 34 incontri sostenuti[36], la Beneamata si classificò solamente in ottava posizione salutando così una tra le peggiori annate della propria storia.[37]
^Dal commento alla stagione: «Per l'Inter è completamente da dimenticare questa stagione, che ha prima condotto e quindi chiuso in modo fallimentare, senza mai riuscire a trovare una soluzione ai suoi problemi di gioco nonostante il cambio d'allenatore.» Cfr. Panini, Statistiche, primati e curiosità, p. 179.
Almanacco Illustrato del Calcio 1993, Modena, Panini Editore, 1992, pp. 667, ISSN 11293381 (WC · ACNP).
Filippo Grassia e Gianpiero Lotito, INTER - Dalla nascita allo scudetto del centenario, Antonio Vallardi Editore, 2008, pp. 239, ISBN978-88-95684-11-6.