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Steno

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Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Steno (disambigua).
Steno

Steno, pseudonimo di Stefano Vanzina (Roma, 19 gennaio 1917Roma, 13 marzo 1988), è stato un regista, sceneggiatore e vignettista italiano.[1]

Figlio di Alberto Vanzina, un giornalista piemontese del Corriere della Sera emigrato molto giovane in Argentina per fondare un giornale italiano, e di Giulia Boggio, una ragazza conosciuta dal padre su un transatlantico durante uno dei suoi viaggi.[2] A soli tre anni rimase orfano del padre con la famiglia che versava in gravi difficoltà economiche. Completò gli studi liceali e si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza non terminando gli studi universitari.

Diplomatosi scenografo all'Accademia di Belle Arti, verso la metà degli anni Trenta entrò al Centro sperimentale di cinematografia e iniziò a disegnare caricature, vignette e articoli umoristici adottando lo pseudonimo di Steno (che utilizzerà anche al cinema tranne in due occasioni nelle quali si firmò con il suo vero nome) in omaggio ai romanzi di Flavia Steno,[3] dapprima alla Tribuna Illustrata, quindi entrando nella redazione del celebre giornale umoristico Marc'Aurelio, fucina di nomi in seguito importanti come Marcello Marchesi e Federico Fellini, dove rimase per cinque anni, scrivendo nel medesimo tempo anche copioni radiofonici e testi per il teatro di avanspettacolo.[4] Dopo l'8 settembre 1943, si rifugiò a Napoli insieme a Leo Longanesi, Mario Soldati e al pugile Enzo Fiermonte.[5]

Nella seconda metà degli anni Quaranta, le porte del cinema si aprirono a Steno grazie a Mario Mattoli che lo vuole come sceneggiatore, gagman e spesso aiuto regista in molti suoi film, scrivendo copioni anche per Simonelli, Bragaglia, Freda e Borghesio, oltre ad apparire come attore in due film. Nel 1949, con Al diavolo la celebrità fece il suo esordio alla regia dirigendo otto film in collaborazione con Mario Monicelli, già suo compagno di sceneggiature sin dall'immediato dopoguerra. A partire dal 1952, con Totò a colori firmò da solo le sue pellicole.[6]

Guardie e ladri (1951) con Totò e Aldo Fabrizi, film che consolidò la collaborazione tra Steno e Mario Monicelli

Nei trent'anni seguenti, specializzatosi nel prediletto cinema comico, diresse un grande numero di film che ottennero spesso grandi successi con attori cari al grande pubblico, tra i quali quelli più grandi, Totò e Alberto Sordi, ma anche Aldo Fabrizi, Renato Rascel, Peppino De Filippo, Nino Taranto, Erminio Macario, le coppie Tognazzi-Vianello e Franchi-Ingrassia, Johnny Dorelli, Bud Spencer, Lando Buzzanca, Gigi Proietti, Enrico Montesano, Renato Pozzetto, Paolo Villaggio e Diego Abatantuono, nonché attrici celebri quali Marisa Allasio, Sylva Koscina, Edwige Fenech, Ornella Muti, Monica Vitti, Mariangela Melato, Stefania Sandrelli e tante altre.

I titoli dei film da lui diretti hanno segnato un'epoca. Regista ironico e, a volte, dissacrante, subì nel 1954 anche una disavventura censoria con la commedia "galante" Le avventure di Giacomo Casanova, ritirata dagli schermi e rimessa in circolazione dopo numerosi tagli.[7] Una versione restaurata di questa pellicola è stata presentata in una sezione collaterale della 62ª Mostra del Cinema di Venezia.[8]

Negli anni settanta e ottanta ottenne ancora consensi con il notevole La polizia ringrazia, interpretato da Enrico Maria Salerno e capostipite della serie definita "poliziottesca", e dirigendo Bud Spencer nei quattro film della serie di "Piedone" e nei sei film per la televisione della serie Big Man, lasciati incompiuti a causa della sua improvvisa scomparsa dovuta a un ictus cerebrale.[9] Il suo ultimo lavoro per il grande schermo fu Animali metropolitani, un film uscito postumo che non riscosse particolari consensi e venne giudicato un ritratto pessimista per la visione negativa che aveva dell'essere umano del futuro.[10] Nel 1993 Sellerio ha pubblicato Sotto le stelle del 44, diario che Steno ha tenuto durante la guerra. Il volume è stato rieditato nel 2017 da Rubbettino.

Morto all'età di 71 anni, Steno è sepolto nel cimitero Flaminio di Roma.[11]

Sposato con Maria Teresa Nati, fu il padre dei fratelli Enrico e Carlo Vanzina, entrambi entrati con successo nel mondo del cinema, il primo come sceneggiatore, il secondo come regista e produttore.[12] Come ricordato più volte dal figlio Enrico (per esempio in Una famiglia italiana), Steno era politicamente simpatizzante liberale.

Collaborazioni

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  • Belzebù, rivista settimanale di attualità di Age, Steno e Vittorio Metz, regia di Nino Meloni, trasmesso gennaio 1947.
  • Abracadabra, rivista di Metz, Steno e Age, regia di Nino Meloni, Compagnia del Teatro comico di Radio Roma, orchestra Mario Vallini (1947)
  • Viva il teatro, rivista radiofonica di Steno, regia di Nino Meloni, orchestra di Mario Vallini, trasmessa il 7 dicembre 1947.
  • Viva il cinema, rivista di Steno, regia di Lorenzo Ferrero, compagnia di rivista di Radio Torino, trasmessa il 25 febbraio 1948.
  • La girandola, radiodivertimento a cura di Marcello Marchesi e Steno, regia di Franco Rossi, Compagnia del Teatro comico di Roma, orchestra di Nello Segurini (1948)
  • Il bilione, varietà settimanale di Agenore Incrocci, Marchesi e Steno, regia di Nino Meloni, Compagnia del Teatro comico di Roma, orchestra di Mario Vallini (1947 1948)
  • Enciclopedia della Radio, varietà di Steno e Vignotti, regia di Silvio Gigli, trasmessa il 12 ottobre 1952.

Opere letterarie

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  • Sotto le stelle del 44, Sellerio, 1993.
  1. ^ Ad Arona le radici dei Vanzina: “Steno è cresciuto con me”, su lastampa.it, 21 aprile 2017. URL consultato il 27 aprile 2021.
  2. ^ Fratelli Vanzina, ciak in piazza San Carlo "Il nostro road movie pensando a papà", su ricerca.repubblica.it (archiviato dall'url originale il 28 febbraio 2019).
  3. ^ Bruno Ventavoli, Al diavolo la celebrità: Steno dal Marc'Aurelio alla televisione : 50 anni di cinema e spettacolo in Italia, Lindau, 1º gennaio 1999, ISBN 9788871802800. URL consultato il 5 ottobre 2015.
  4. ^ L'importanza di chiamarsi Steno, in L'Unità, n. 20, 1985, p. 14.
  5. ^ Steno, nostro padre
  6. ^ Orio Caldiron, Totò a colori di Steno, Edizioni interculturali, 2003, ISBN 978-88-8837-554-0.
  7. ^ Perché è stato ritirato il film su Casanova, in La Stampa, n. 61, 1955, p. 6.
  8. ^ Così Casanova ritorna a sedurre la sua Venezia, in La Stampa, n. 229, 2005, p. 32.
  9. ^ È morto Steno re della risata, in Stampa Sera, n. 65, 1988, pp. 1-2.
  10. ^ Questo Steno è pessimista - L'uomo ridiventerà scimmia, in Stampa Sera, n. 261, 1987, p. 7.
  11. ^ Cimitero Flaminio, su cimitericapitolini.it. URL consultato il 30 aprile 2021.
  12. ^ Carlo Vanzina, una vita nel cinema: da Totò ai successi al botteghino (ma non di critica), su roma.corriere.it, 8 luglio 2018. URL consultato il 30 aprile 2021.
  • Bruno Ventavoli, "Al diavolo la celebrità", Edizioni Lindau, Torino (1999)
  • Andrea Pergolari, Verso la commedia. Momenti del cinema di Steno, Salce, Festa Campanile, Firenze Libri, Firenze, 2002.
  • Orio Caldiron, Totò a colori di Steno, Edizioni interculturali, Roma, 2003.
  • Massimo Giraldi, I film di Steno, Gremese, Roma, 2007.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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