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The present study offers a synthetic overview of some of the key insights that emerged from the first critical commented edition of the plays of the 16th-century Rozzi 119 Congregation (Congrega dei Rozzi). The edition focused on the... more
The present study offers a synthetic overview of some of the key insights that emerged from the first critical commented edition of the plays of the 16th-century Rozzi 119 Congregation (Congrega dei Rozzi). The edition focused on the corpus of the Congregation’s chief exponent, Salvestro, the paper-manufacturer, called Il Fumoso. That work not only provided fundamental methodological indications regarding the philological analysis of dramatic works, but also suggested the possibility of becoming acquainted with a dramatic art quite different from the kind of “theatre we have in mind”. The approach involved suspending any hermeneutic pre-judgement, by relying on a painstaking consideration of those witnesses that – albeit reticent – have handed down to us the otherness and richness of that culture
The recent and excellent edition of the most famous Ruzante's comedy, curated by Luca D'Onghia, offers, among other things, a text restored and free of dense didactic remark with which it was always read to analyze it or to stage,... more
The recent and excellent edition of the most famous Ruzante's comedy, curated by Luca D'Onghia, offers, among other things, a text restored and free of dense didactic remark with which it was always read to analyze it or to stage, since the sixties of last century and since the edition of Ludovico Zorzi. Written for four hands, the present work moves in two directions: on the one hand it reconstructs the history of this didactic interpolation, bearer not only of interpretation but of a real rewrite and secondly it wants to return to original text, coming to propose a conclusion of the play completely different from what was supposed to be and from what was view on stage.
This extensive essay revolves around some unpublished documents about the ambitious and pioneering attempt to establish a permanent company in the ‘enlightened’ duchy of Parma (1770-1771). What emerges is an original cross-section of the... more
This extensive essay revolves around some unpublished documents about the ambitious and pioneering attempt to establish a permanent company in the ‘enlightened’ duchy of Parma (1770-1771). What emerges is an original cross-section of the Italian theatrical life in the second half of the 18th century that highlights the ins and outs, the relationship between politics and theatre, the most outstanding companies of the time, the rules of engagement, the profiles of actors and actresses – already established or in training – for the first time described above rhetoric and anecdotal tendencies.
Preamble and stimulus to more systematic investigations, the paper proposes an initial review of the actresses demography in Italy in the 18th century. Beyond its significant quantitative impact, the female component is significant above... more
Preamble and stimulus to more systematic investigations, the paper proposes an initial review of the actresses demography in Italy in the 18th century. Beyond its significant quantitative impact, the female component is significant above all because it attests the persistence of that mixture of different performative languages which is the distinctive feature of the Commedia dell’Arte, and that – not yet overwhelmed by the sectoral progress of professional skills –, is still visible in the 18th century. From a preliminary anagraphic survey, and through the sieve of exemplary events (like that of many actresses, as the Medebach and Marliani, Passalacqua and Rosina Costa, Teresa Gandini; Maria Donati, Antonia D’Arbes, Teodora Ricci and her sisters, Faustina Tesi), it emerges clearly the phenomenon of actresses who build their professionalism even as acrobats, dancers, singers and even businesswomen: this phenomenon is a particularly eloquent, when compared to a historical and legal co...

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I saggi riuniti in questo volume hanno contribuito alla recente, radicale, renovatio del canone critico goldoniano. In essi infatti l’officina drammaturgica del “Molière italiano” viene perlustrata e illuminata di una luce nuova, o... more
I saggi riuniti in questo volume hanno contribuito alla recente, radicale, renovatio del canone critico goldoniano. In essi infatti l’officina drammaturgica del “Molière italiano” viene perlustrata e illuminata di una luce nuova, o diversa: la precoce scoperta della categoria dell’esotico, testimoniata da un cruciale rinvenimento documentario, consente la possibilità di contemplare “da un’altra orbita” la cifra storicamente più distintiva di un’esperienza artistica eccezionale (l’effigie del mostro di cui Carlo Gozzi ci ha lasciato una visionaria testimonianza); il trattamento di tipi teatrali di ascendenza illustre (il bugiardo) o soggetti a radicale riconversione (il padre di famiglia), o di nuovo conio (la massera), sono illuminati nella complessa relazione con i modelli retrostanti (non sempre peraltro di ordine teatrale stricto sensu) o con le “coercizioni” del sistema produttivo, accettate e al tempo stesso superate nell’ottica di un’innovativa idea di teatro, pronta a gratificare l’ineludibile orizzonte d’attesa del pubblico quanto a sorprenderlo, suscitando o alimentando nuove strutture di atteggiamento e di riferimento. Ricognizioni analoghe sono condotte su sensibilità e fenomeni emergenti nella società contemporanea (il patriottismo, il giornalismo) che Goldoni, rabdomantico lettore del Mondo, assume sollecitamente nel proprio “baule” di poeta teatrale, e trasforma in eventi memorabili dell’offerta spettacolare settecentesca.
Research Interests:
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«Finora le commedie popolari senesi sono state lette nella prima edizione che capitava sotto mano. Ci si deve invece convincere che questi testi vanno trattati con lo stesso metodo filologico con cui trattiamo quelli di Cicerone e... more
«Finora le commedie popolari senesi sono state lette nella prima edizione che capitava sotto mano. Ci si deve invece convincere che questi testi vanno trattati con lo stesso metodo filologico con cui trattiamo quelli di Cicerone e Petrarca, che la tradizione va censita e valutata come quella di qualsiasi altro testo», lamentava – venticinque anni or sono –  uno studioso del calibro di Michele Feo; e, di fronte al rigoglio storico-critico che il tema poteva aver registrato almeno a partire dalla celebre monografia sul Teatro dei Rozzi di un esordiente Roberto Alonge (1967), ammoniva: «noi riteniamo che sia giunto il momento di non scrivere più saggi critici. I compiti veri sono quelli del nuovo catalogo scientifico, della costituzione e edizione dei testi nel loro complesso, accompagnati da commento linguistico, storico e folklorico». A tale esigenza risponde la presente edizione, dedicata all’opera teatrale del Fumoso, scrittore di punta della tradizione senese.
Ultima commedia dell’autore, Il travaglio è la sua opera più militante: infatti, nonostante assuma la grammatica drammaturgica della commedia erudita (pentapartizione, contrasti generazionali, intrighi amorosi con canonico travestimento maschile della donna innamorata), non perde il suo carattere rusticale (come dichiarato nella dedica e nel prologo) e, attraverso le figure di due villani, gli autentici protagonisti della commedia, dà voce alla drammatica “scena” di una repubblica senese vessata dalla carestia e dall’oppressione spagnola, simbolicamente incarnata dal minaccioso incombere della fortezza (evocata amaramente nell’opera e qui riproposta in copertina). La torsione della figura tradizionale del villano acquista così uno sviluppo decisivo: pur rispondente ad una precisa convenzione rappresentativa e non certo macchietta engagée, egli tuttavia è personaggio che sa uscire “fuori di chiave” e farsi latore di una visione demistificante della realtà socio-politica coeva.
«Finora le commedie popolari senesi sono state lette nella prima edizione che capitava sotto mano. Ci si deve invece convincere che questi testi vanno trattati con lo stesso metodo filologico con cui trattiamo quelli di Cicerone e... more
«Finora le commedie popolari senesi sono state lette nella prima edizione che capitava sotto mano. Ci si deve invece convincere che questi testi vanno trattati con lo stesso metodo filologico con cui trattiamo quelli di Cicerone e Petrarca, che la tradizione va censita e valutata come quella di qualsiasi altro testo», lamentava – venticinque anni or sono –  uno studioso del calibro di Michele Feo; e, di fronte al rigoglio storico-critico che il tema poteva aver registrato almeno a partire dalla celebre monografia sul Teatro dei Rozzi di un esordiente Roberto Alonge (1967), ammoniva: «noi riteniamo che sia giunto il momento di non scrivere più saggi critici. I compiti veri sono quelli del nuovo catalogo scientifico, della costituzione e edizione dei testi nel loro complesso, accompagnati da commento linguistico, storico e folklorico». A tale esigenza risponde la presente edizione, dedicata all’opera teatrale del Fumoso, scrittore di punta della tradizione senese.
Ultima commedia dell’autore, Il travaglio è la sua opera più militante: infatti, nonostante assuma la grammatica drammaturgica della commedia erudita (pentapartizione, contrasti generazionali, intrighi amorosi con canonico travestimento maschile della donna innamorata), non perde il suo carattere rusticale (come dichiarato nella dedica e nel prologo) e, attraverso le figure di due villani, gli autentici protagonisti della commedia, dà voce alla drammatica “scena” di una repubblica senese vessata dalla carestia e dall’oppressione spagnola, simbolicamente incarnata dal minaccioso incombere della fortezza (evocata amaramente nell’opera e qui riproposta in copertina). La torsione della figura tradizionale del villano acquista così uno sviluppo decisivo: pur rispondente ad una precisa convenzione rappresentativa e non certo macchietta engagée, egli tuttavia è personaggio che sa uscire “fuori di chiave” e farsi latore di una visione demistificante della realtà socio-politica coeva.
Penultima commedia dell’autore, Capotondo introduce per la prima volta il personaggio del cittadino (non una mera astrazione sociale della duratura opposizione città-campagna, ma un’entità politica molto definita nella Siena del tempo),... more
Penultima commedia dell’autore, Capotondo introduce per la prima volta il personaggio del cittadino (non una mera astrazione sociale della duratura opposizione città-campagna, ma un’entità politica molto definita nella Siena del tempo), determinando un radicale ripensamento del trattamento rappresentativo della realtà contadina. La “scena” cittadina e quella del contado si illuminano reciprocamente, e i villani (in particolare il personaggio più comicamente prevedibile, quello del marito cornuto) assumono una dignità scenica sinora inedita.
Le pagine di questo libro restituiscono in uno sguardo d'insieme un'altra storia, o, almeno, un diverso punto di vista su una storia che crediamo di conoscere a memoria. Le narrazioni deputate attraverso cui è stato ordito e tramandato il... more
Le pagine di questo libro restituiscono in uno sguardo d'insieme un'altra storia, o, almeno, un diverso punto di vista su una storia che crediamo di conoscere a memoria. Le narrazioni deputate attraverso cui è stato ordito e tramandato il significato di tanta parte del teatro settecentesco sono qui ripercorse nelle loro logiche segrete, fatte dialogare (se del caso, confliggere) con voci d'archivio e testimoni inascoltati, o per lungo tempo reticenti. Ai Comici, gli attori, viene restituito un ruolo comprimario a quello dei Poeti, gli autori, e di entrambi viene posta in luce quella sinergia compositiva che fu all'origine di una delle stagioni più creative del nostro teatro.
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Scovata in un mercatino dell’usato, malconcia, una stampa del 1796 fa riemergere una commedia singolare: si intravede il titolo, non il nome dell’autore, e la trama risulta ispirata a una vicenda scabrosa dell’Europa dei lumi. Si tratta... more
Scovata in un mercatino dell’usato, malconcia, una stampa del 1796 fa riemergere una commedia singolare: si intravede il titolo, non il nome dell’autore, e la trama risulta ispirata a una vicenda scabrosa dell’Europa dei lumi. Si tratta del celebre affaire Spallanzani, in cui invidie brucianti e livorose ripicche tra scienziati di chiara fama diedero luogo a uno “spettacolo”, comico e inquietante al tempo stesso, che metteva a nudo le inconfessabili miserie della Repubblica delle Lettere. Non una commedia qualsiasi, forse non un autore qualsiasi: il carattere dei personaggi, alcune situazioni, l’abilità con cui è svolta la vicenda, la fisionomia stessa dell’edizione fanno pensare a Goldoni…
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«Finora le commedie popolari senesi sono state lette nella prima edizione che capitava sotto mano. Ci si deve invece convincere che questi testi vanno trattati con lo stesso metodo filologico con cui trattiamo quelli di Cicerone e... more
«Finora le commedie popolari senesi sono state lette nella prima edizione che capitava sotto mano. Ci si deve invece convincere che questi testi vanno trattati con lo stesso metodo filologico con cui trattiamo quelli di Cicerone e Petrarca, che la tradizione va censita e valutata come quella di qualsiasi altro testo», lamentava – venticinque anni or sono –  uno studioso del calibro di Michele Feo; e, di fronte al rigoglio storico-critico che il tema poteva aver registrato almeno a partire dalla celebre monografia sul Teatro dei Rozzi di un esordiente Roberto Alonge (1967), ammoniva: «noi riteniamo che sia giunto il momento di non scrivere più saggi critici. I compiti veri sono quelli del nuovo catalogo scientifico, della costituzione e edizione dei testi nel loro complesso, accompagnati da commento linguistico, storico e folklorico». A tale esigenza risponde la presente edizione, dedicata all’opera teatrale dell’autore di punta della tradizione rusticale senese: un corpus di sei commedie – di cui questo volume presenta le prime due: Panechio e Tiranfallo –, la cui ricchezza culturale e la cui originalità artistica erano da tempo meritevoli di un ampio risarcimento filologico e critico.
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Un’innovativa “visione” del teatro dalla Venezia di fine Settecento si irradia dal Ragionamento ingenuo, qui riletto nel suo travaglio compositivo e nel suo spessore critico. Agli antipodi dalle «false in parte, in parte muffate, e in... more
Un’innovativa “visione” del teatro dalla Venezia di fine Settecento si irradia dal Ragionamento ingenuo, qui riletto nel suo travaglio compositivo e nel suo spessore critico. Agli antipodi dalle «false in parte, in parte muffate, e in tutto pedantesche» teorie del suo tempo, quella di Carlo Gozzi si rivela infatti una visione inedita, limpida, del fare teatrale, ricondotto alle sue coordinate produttive e alle dinamiche che ne regolano la varietà repertoriale, in un approccio intriso di forti umori etico-politici e lontanissimo da tanti consolidati clichés storiografici.
Intento a sondare gli effetti dell’unilateralità, delle «imprudenti insidie» di quelli che definisce i «ciechi alluminati», il Solitario trasforma la riflessione sul fenomeno teatrale in una riflessione a più ampio raggio sulla società di cui quel fenomeno è espressione. La lucidità con cui ripercorre la storia del teatro italiano ed europeo si viene così intrecciando all’acutezza con cui analizza le magnifiche sorti e progressive delle lumières. E l’ingenuità si rivela come lo strumento più adatto a demistificare un mondo che ha eletto l’impostura a suo nume tutelare.
Research Interests:
Napoli 12-14 dicembre 2019 con patrocinio e organizzazione di MIBACT, Università degli Studi di Napoli Federico II, Università Ca' Foscari Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Conservatorio San Pietro a Majella, Fondazione Pietà de'... more
Napoli 12-14 dicembre 2019 con patrocinio e organizzazione  di MIBACT, Università degli Studi di Napoli Federico II,  Università Ca' Foscari Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Conservatorio San Pietro a Majella, Fondazione Pietà de' Turchini, Divino Sospiro Centro de Estudios, Museo Duca di Martina, Fondazione Banco di Napoli e Città Metropolitana di Napoli, si dà vita al convegno internazionale "Napoli e Venezia due capitali dello spettacolo nel Settecento". Comitato scientifico: Maria Ida Biggi, Marco Bizzarini, Michele Calella, Francesco Cotticelli, Javier Gutièrrez Carou, Paologiovanni Maione, Anna Scannapieco, Piermario Vescovo, Iskrena Yordanova.