Location via proxy:   [ UP ]  
[Report a bug]   [Manage cookies]                
Skip to main content
In questo articolo discuterò alcuni degli argomenti presentati nel libro di Persson e Savulescu, Unfit for The Future, e il concetto di “virtue engineering” proposto da Hughes. Il mio obiettivo sarà quello di mettere in luce le criticità... more
In questo articolo discuterò alcuni degli argomenti presentati nel libro di Persson e Savulescu, Unfit for The Future, e il concetto di “virtue engineering” proposto da Hughes. Il mio obiettivo sarà quello di mettere in luce le criticità inerenti l’applicabilità e la desiderabilità del biopotenziamento morale. In particolare, sosterrò che il programma configurato da Persson e Savulescu rischia seriamente, come effetto collaterale, di produrre degli ottusi morali, mentre contesterò a Hughes l’idea che una manipolazione biologica sia sufficiente per creare delle virtù. Di questi autori accetterò tuttavia la premessa secondo cui la pedagogia morale manca di efficacia, pertanto tenterò di mostrare una possibile soluzione che non coinvolga interventi invasivi sulla persona. Prendendo ispirazione dalla lezione del pragmatismo deweyano, offrirò ragioni a favore del fatto che un qualunque progetto volto al miglioramento della condotta umana deve necessariamente tenere conto della plasticità della mente e  dell’immaginazione morale. In questo senso, gli studi di Kathinka Evers e Darcia Narvaez forniscono oggi il background teoretico a pratico per promuovere una proazione epigenetica, ovvero la possibilità di adattare le nostre strutture sociali e le nostre pratiche affinché interagiscano in modo costruttivo con l’architettura neurale dei nostri cervelli. Di particolare rilievo saranno le cure parentali nei primi anni di vita – determinanti nel plasmare la risposta fisiologica allo stress – e lo sviluppo di una nuova pratica educativa che sappia integrare l’immaginazione morale a una simpatia estesa alle entità non umane. È mia opinione che questo modello sia decisamente più praticabile, e meno rischioso, rispetto a un’ipotetica psicocivilizzazione di massa attuata con farmaci o interventi genetici.
La relazione si propone di affrontare alcuni dei punti più importanti all’interno del Rêve de d’Alembert inerenti alla questione della forma. Il testo si divide in due parti: nella prima viene proposta una contestualizzazione dell’opera... more
La relazione si propone di affrontare alcuni dei punti più importanti all’interno del Rêve de d’Alembert inerenti alla questione della forma. Il testo si divide in due parti: nella prima viene proposta una contestualizzazione dell’opera per mostrare l’evoluzione del pensiero di Diderot e le varie influenze che lo caratterizzano; la seconda offre delle riflessioni circa la distinzione tra contiguità e continuità, focalizzando l’attenzione sulla visione organica della natura propria del philosophe. Se da un lato la continuità figura come caratteristica fondamentale di una natura che organizza le sue parti, dall’altro viene spesso limitata al mondo dell’organico riproponendo uno sbarramento tra inerte e vivente che contraddice il monismo professato da Diderot. Tale questione emerge dalle parole di uno dei protagonisti del Rêve, ovvero Madamoiselle de l’Espinasse, la quale è portata a immaginare l’uomo come una rete di fili sensibili continuamente sollecitata dall’universo intero. Ma se davvero è così, allora perché l’uomo non può sentire ciò che accade su Saturno? Diderot prova a rispondersi attraverso Bordeu, ma la risposta si rivela scomposta e lascia la questione aperta nella sua ambiguità. Nonostante questo problema, il filosofo si dimostra originale nell’innestare la sua filosofia biologica sul concetto di sensibilità, intendendo per sensibilità quella causa sperimentale che sola può spiegare il dinamismo della natura. Una natura vista sia come macchina cosmica sia come organismo che tesse relazioni tra le parti, quindi una macchina che nel continuo organizzare la materia produce da se stessa ogni forma senza l’aiuto di Dio. Da questa concezione dinamica seguono teorie importanti per quello che riguarda la scienza, vedi epigenesi e proto-evoluzionismo, e per le categorie estetiche di bello, genio e gusto.
Research Interests:
Il presente capitolo analizza la critica di Pereboom alle teorie del libero arbitrio e la sua proposta di vita in un mondo senza libero arbitrio. Di questo autore colpisce la grande mole di argomenti contro l'esistenza del libero arbitrio... more
Il presente capitolo analizza la critica di Pereboom alle teorie del libero arbitrio e la sua proposta di vita in un mondo senza libero arbitrio. Di questo autore colpisce la grande mole di argomenti contro l'esistenza del libero arbitrio e la caratterizzazione della libertà come un'illusione destabilizzante sul piano pratico. Gli si oppone Smilansky, eliminativista anch'esso, che però vede nel libero arbitrio un catalizzatore sociale fondamentale per la creazione di un ordine civile e di un'etica: senza tale illusione, l'uomanità degenererebbe nell'anarchia e nella violenza
Research Interests:
Nel presente articolo sosterro che sebbene il naturalismo liberalizzato abbia buoni argomenti a favore del pluralismo ontolo- gico antiriduzionistico, esso non riesce tuttavia a mantenersi su un livello pienamente naturalistico. Il motivo... more
Nel presente articolo sosterro che sebbene il naturalismo liberalizzato abbia buoni argomenti a favore del pluralismo ontolo- gico antiriduzionistico, esso non riesce tuttavia a mantenersi su un livello pienamente naturalistico. Il motivo di cio risiederebbe in un’a- desione non completa al programma del pragmatismo, rispetto al quale il movimento di De Caro mantiene un background metafisico problematico. Forniro un esempio di simili problematiche prenden- do in esame il tema del libero arbitrio e l’argomento dell’abduzione, le cui implicazioni sembrano delineare un agente incompatibile con le leggi naturali. Infine, sosterro che il pragmatismo di John Dewey, grazie al suo stretto legame con l’esperienza e al rifiuto della metafisi- ca come studio di proprieta essenziali, rappresenta forse la migliore teorizzazione per un naturalismo pluralistico e non antiscientifico.
In this chapter I will discuss some of the arguments proposed by Persson and Savulescu, J. Hughes and T. Douglas in favor of the moral bio-enhancement. I contend that serious problems concerning the citizen’s behavior follow from their... more
In this chapter I will discuss some of the arguments proposed by Persson and Savulescu, J. Hughes and T. Douglas in favor of the moral bio-enhancement. I contend that serious problems concerning the citizen’s behavior follow from their picture. Most importantly, a bio-enhanced moral agent would paradoxically be deprived of her ability to formulate genuine moral reflexions, outside of her pre-established framework. In line with current studies of Darcia Narvaez and Kathinka Evers, I outline a pluralistic view within which neuroscientific data may help developing a more effective moral pedagogy both for theoretical and practical purposes.
In this paper I will discuss some of the arguments presented in Unfit for the Future and the concept of “virtue engineering” proposed by Hughes. Persson and Savulescu promote a reductionistic view of moral intuitions suggesting that... more
In this paper I will discuss some of the arguments presented in Unfit for the Future and the concept of “virtue engineering” proposed by Hughes. Persson and Savulescu promote a reductionistic view of moral intuitions suggesting that oxytocin, serotonin and genetic treatments could save humanity from the perils of contemporary liberalism, weapons of mass
destruction and uncontrolled pollution, whereas Hughes supports the hypothesis that the same biomedical means could even create virtues in individuals. I will contend that although we need a moral enhancement it cannot be a brute manipulation of our biological basis but something where plasticity and moral imagination must be seen as a priority. Following the lesson of Dewey’s instrumentalism, I advocate for a pluralistic view where neuroscientific data may be used to develop a more effective moral pedagogy. The studies of Kathinka Evers and Darcia Narvaez offer the theoretical and practical background to foster an epigenetic proaction, namely the possibility to adapt our social structures to benefit, influence, and constructively interact with the neuronal architecture of our brains. In my opinion, this prospect is currently much more feasible (and less risky) than a hypothetical mass psychocivilisation with drugs and genetic engineering.
In this paper I will discuss some of the arguments presented in Unfit for the Future, where the authors stress the necessity for a moral bio-enhancement to prevent a global catastrophe. Persson and Savulescu promote a reductionistic view... more
In this paper I will discuss some of the arguments presented in Unfit for the Future, where the authors stress the necessity for a moral bio-enhancement to prevent a global catastrophe. Persson and Savulescu promote a reductionistic view of moral intuitions suggesting that oxytocin, serotonin and genetic treatments could save humanity from the perils of contemporary liberalism, weapons of mass destruction and uncontrolled pollution. I will contend that although we need a moral enhancement it cannot be a brute manipulation of our biological basis but something where plasticity must be seen as a priority. Following the lesson of Dewey’s instrumentalism, I advocate a non-reductionistic, pluralistic view where neuroscientific data may be used to develop a more effective moral pedagogy. In my opinion, this prospect is currently much more feasible (and less risky) than a hypothetical mass psycho-civilisation with drugs and electrodes.
Nel presente articolo sosterrò che sebbene il naturalismo liberalizzato abbia buoni argomenti a favore del pluralismo ontolo- gico antiriduzionistico, esso non riesce tuttavia a mantenersi su un livello pienamente naturalistico. Il motivo... more
Nel presente articolo sosterrò che sebbene il naturalismo liberalizzato abbia buoni argomenti a favore del pluralismo ontolo- gico antiriduzionistico, esso non riesce tuttavia a mantenersi su un livello pienamente naturalistico. Il motivo di ciò risiederebbe in un’a- desione non completa al programma del pragmatismo, rispetto al quale il movimento di De Caro mantiene un background metafisico problematico. Fornirò un esempio di simili problematiche prenden- do in esame il tema del libero arbitrio e l’argomento dell’abduzione, le cui implicazioni sembrano delineare un agente incompatibile con le leggi naturali. Infine, sosterrò che il pragmatismo di John Dewey, grazie al suo stretto legame con l’esperienza e al rifiuto della metafisi- ca come studio di proprietà essenziali, rappresenta forse la migliore teorizzazione per un naturalismo pluralistico e non antiscientifico.
Tesina per l'esame di Filosofia Medievale (Unipr a.a. 2014-2015), utile per lo studio. L’assunzione a cui Avicenna si richiama è quella secondo cui l’essenza, intesa come l’oggetto di definizione, non è di per sé universale. Alessandro... more
Tesina per l'esame di Filosofia Medievale (Unipr a.a. 2014-2015), utile per lo studio.

L’assunzione a cui Avicenna si richiama è quella secondo cui l’essenza, intesa come l’oggetto di definizione, non è di per sé universale. Alessandro giustifica questa tesi sostenendo che se esistesse un solo animale al mondo, “animale” non potrebbe essere universale, in quanto si potrebbe predicare di un solo individuo e non di molti. Poiché il fatto che esistono più animali è accidentale, ne consegue che l’applicabilità della definizione di “animale” a più individui è essa stessa accidentale. Detto in altri termini, l’universale non rientra nella definizione dell’essenza, ma pertiene all’essenza come accidente.  Ora, il fatto che l’universale (il genere) possa pertenere all’essenza significa che questa non sarà nemmeno singolare, altrimenti precluderebbe la possibilità di predicazione ai molti. Questa essenza né universale né particolare Alessandro la chiama ‘pragma’, per poi affermare che essa è presente nei molti senza essere la stessa in molti.
Research Interests: