Emanuele Conte

This paper considers the historical contexts in which theories of legal pluralism grew and developed between the final third of the nineteenth century and the first half of the twentieth century. Theories of the state as a pluralistic system, as opposed to the abso- lute supremacy of state-made law, were the focus of German legal historical scholarship in the late nineteenth century, represented by the towering figure of Otto von Gierke. Gierke’s image of a pluralist German Middle Ages largely influenced legal scholarship in Europe, even affecting the Italian scholar Santi Romano, whose book on the “legal order” has been considered a milestone in the construction of pluralist legal theories. Once passed from a legal historian like Gierke to a theorist like Romano, the model of a pluralist legal order returned to legal historiography, inspiring the innovative historical interpretation of medieval law proposed by Francesco Calasso. Gierke was a conservative, right-wing socialist, and Romano was a fascist and counselor of the fascist Italian govern- ment. Calasso, on the contrary, was a liberal opponent of the fascist regime. The three versions of legal pluralism, then, decline the same basic vision in three different ways, being influenced by the political contexts in which the three authors operated.

La legge, anche se non e piu la fonte suprema, “resta comunque al centro del sistema delle fonti, perche e fondamentalmente rispetto ad essa che puo determinarsi la posizione” di tutte le altre fonti. Un sintomo evidente di questa valenza evocativa della fonte legge e del suo nomen lo cogliamo nel Progetto di Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa. In esso (artt. I-33 ss.), pur lasciando immutata la tipologia delle fonti (e i relativi problemi di deficit democratico) rispetto a quanto previsto nell’art. 249 Tr. Ce, si procede a modificare il loro nomen juris da “regolamento” e “direttiva” in “legge europea” e la “legge quadro europea”.

1. Bologne et l’historiographie juridique - 2. De la Manche aux Apennins: une carte de l’espace doctrinal européen au 12ème siècle - 3. Le Midi et l’Italie: des savants, des genres, des textes, des livres - 4. Le Nord. Les théologiens juristes de l’aire anglo-normande.

Il più antico trattato di diritto pubblico che la dottrina giuridica medievale abbia prodotto è la Summa Trium Librorum di Rolando da Lucca, che vede la luce qui per la prima volta in edizione critica. Integrato perfettamente nel gusto e nello stile della scuola dei glossatori del XII secolo, Rolando non è però un professore: è un giudice, impegnato nella pratica dei tribunali cittadini e nella politica comunale. La sua opera induce a riconsiderare complessivamente il rapporto fra dottrina giuridica e prassi istituzionale a ridosso del tornante del 1200, quando il rilancio dell’Impero d’età sveva coincide con l’affermazione progressiva delle autonomie comunali. Un’ampia introduzione al testo si propone di aprire una discussione rinnovata sul diritto pubblico medievale, che trova la sua formulazione teorica proprio nell’ambiente urbano, dove si avvia una riflessione profonda sul rapporto fra Comuni e Impero. Si tratta di un’elaborazione fortemente laica, che costituisce un elemento indispensabile per comprendere le successive teorie pubblicistiche del Duecento, fiorite negli ambienti nazionali europei e da decenni al centro della ricerca medievistica. Download HERE https://perspectivia.net/receive/pnet_mods_00002297

In the eleventh book of his Codex, Justinian gathered constitutions concerning the colonate. This title of the Code was copied also separately from the rest of the Tres Libri. Towards 1200, the most influential Bologna professor of Roman Law, Azo, included a chapter on this title of the Codex among his Summulae Digestorum, a collection of little treatises that he composed to complete his great Summa Aurea on the Codex and the Institutions. The article offers a survey of Azo's interpretation of the late ancient colonate and connects it with the practical use of those legal categories in court in a text by Iacobus Balduini.

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What goes true of every jungle is also valid for what Emil Seckel called “der Urwald der Glossenhandschriften”, or ‘the primeval forest of glossed manuscripts’1: it consists of many different kinds of trees. We can try to arrange them into genera and species, but must always respect the peculiarities of every individual instance because, as with trees, every species and every individual of a species has particular features, worthy of attention and description.

Italian legal historians have published a number of important books since 1995, offering reconsiderations of the general significance of the history of medieval law. These recent works have considerably altered the traditional interpretation centred on the importance of the renaissance of the 12th century and the birth of legal science at Bologna. The very concept of a ius commune, which Francesco Calasso treated as the invention of post-eleventh-century legal science, must now be regarded as deeply rooted in a much longer western tradition of the centuries after the fall of the Roman Empire. One leading effort to raise doubts about the importance of legal science for the creation of the medieval legal system is the work of Paolo Grossi, who puts considerable emphasis on the first centuries of the Middle Ages. As Grossi sees it, the peculiarities of medieval law developed in this early period, which established the critical features that distinguished the entire Middle Ages from both the Roman and Modern eras. In particular, the legal science that arose in the 12th century did nothing more than give scientific form to law whose substance was already to be found in early medieval custom. This article is an attempt to show that this vision of Grossi represents a revival of the Germanist program of the 19th century, which opposed individualistic Roman law to the communitarianism of medieval German law. The Germanist image of the Middle Ages was anachronistic when it was first presented in the 19th century, and the same is true of Grossi's revived version of it. This is an interpretation that fails to grapple with the real tensions of the past and that misses the diversity and flexibility of the solutions given by law to changing realities.

L’idea che le dottrine giuridiche dei giuristi medievali non abbiano avuto alcuna rilevanza nella determinazione delle condizioni personali dei dipendenti rurali è relativamente recente. Ancora nel XVIII secolo Christian Thomasius riconosceva ai iuris professores di aver svolto un ruolo nell’affrancazione dei servi della gleba tedeschi. L’astrazione giuridica aveva in effetti elaborato strumenti argomentativi efficaci sia per affermare la libertà dei rustici dipendenti sia per tutelare i diritti dei signori a riceverne le prestazioni. La lettura parallela di un consilium di Iacopo Balduini e di una Summula di Azzone consente di rilevare che la legislazione giustinianea sul colonato è utilizzata dai glossatori per escludere che i rustici medievali possano esser considerati veri e propri coloni. Più complessa la dialettica fra gli argomenti contrapposti quando è in discussione l’obbligazione a prestare i servizi servili e il corrispettivo diritto del signore a riceverli. La dottrina e la pratica finiranno per assimilare questi obblighi ai diritti reali.

La Summa trium librorum de Roland, juge et praticien de Lucques, fut composée du vivant de l’empereur Henri VI. C’est le seul ouvrage juridique de son temps qui applique les principes du droit de Justinien aux développements de l’Empire souabe. La Summa, ouvertement gibeline, fait écho à la propagande souabe ; elle précise néanmoins les limites des prérogatives et du dominium mundi de l’empereur, affirmant aussi le droit, pour le sujet, de résister à l’injustice. Relayée par un Tractatus de imperatore (c. 1194), la Summa se caractérise par un souci proprement humaniste d’archéologie juridique : les fragments du corpus ne sont pas seulement des principes de droit qu’il faut articuler et agencer, comme le faisait l’École de Bologne. Roland veut rendre vie à la construction institutionnelle de Justinien – ou plutôt : il assigne cette mission à l’empereur souabe, mettant à son service sa propre science juridique et philologique.

Il problema dell'appartenenza dei beni comunali sfruttati collettivamente dalle popolazioni-i cosiddetti «usi civici»-si direbbe affiorare periodicamente nella coscienza dei giuristi. Nel diritto attuale la materia è parzialmente aggirata per mezzo del ricorso all'espressione «ente esponenziale» per designare un Comune che non si vuole definire né come un titolare né come un rappresentante della popolazione titolare. Di oscillazioni in tal senso ve ne furono durante gli ultimi due secoli ; ma nella dottrina medievale, a quel che sembra, si preferiva attribuire i beni al Comune e il diritto d'uso ai singoli componenti della popolazione. Una soluzione ampiamente accettata nell'età moderna fu quella di considerare il diritto di sfruttamento dei beni comuni come una pertinenza delle case che costituivano il villaggio, e far dipendere il godimento di tali diritti appunto dal diritto di godimento che si aveva sulla casa di abitazione. Questa prospettiva fece breccia anche nella dottrina francese, e superò la codificazione napoleonica adattando allo scopo la figura della servitù prediale. In conclusione, la configurazione di questi diritti come proprietà collettiva (Gesamteigentum) comparve soltanto assai tardi e fu enfatizzata oltre misura dalla dottrina germanistica dell'Ottocento. Citer ce document / Cite this document : Conte Emanuele. Comune proprietario o comune rappresentante? La titolarità dei beni collettivi tra dogmatica e storiografia. In: Mélanges de l'École française de Rome.

La musica corale ha svolto una funzione importante nell'identificazione del popolo nazionale come soggetto delle costituzioni. L'articolo propone tre contesti storici europei: il Regno Unito nel secolo XVIII, la Francia degli anni rivoluzionari, la Germania fra primo Ottocento e primo Novecento. La matrice liturgica della funzione costituzionale della musica sembra emergere come un elemento rilevante della nuova legittimità costituzionale.

Medieval coronation and medieval constitution. - The Emperor and the Roman law. - Balancing law and power. - The use of images to communicate constitutional contents: three Roman examples (1125; 1248; 1346). - Kingdom: The example of Sicily. - Frederick II. - Customs and the “ascending theme” of government in the late Middle Ages. -

1. Tecnocrazia e nuova forma delle istituzioni per modernizzare l’Italia. 2. Tecnologia, economia e diritto per l’innovazione amministrativa. 3. Lo spirito della legge del 1916. 4. Critiche al nuovo decreto legislativo. 5. Le prime applicazioni della legge e la giurisprudenza. 6. Il Tribunale Superiore delle Acque oggi. Prospettive.

Zusammenfassung: Im Anschluss an Kristeller hat Ronald Witt (1933-2017) sich in zwei wichtigen Studien, die nun in italienischer Übersetzung vorliegen, den mit-telalterlichen Ursprüngen des italienischen Humanismus gewidmet. Der zweite Band reicht bis in die Zeit der Karolinger zurück, um den Wurzeln der italienischen Außergewöhnlichkeit nachzuspüren, mit der sich die antiquarische Begeisterung der Renaissance begründen läßt. Da die Autorität der Antike oftmals in politischer Absicht angerufen wurde, um Machtgewalt und Einrichtungen zu rechtfertigen, haben Kristeller-und nun umfassender Witt-diese Außergewöhnlichkeit Italiens auf das Fortdauern einer jenseits der Alpen verschwundenen laizistischen Kultur zurückgeführt. Die Entstehung der Rechtswissenschaft und die Innovationskraft einer Schicht von öffentlichen Beamten, die sich für die Antike zu begeistern began-nen, stellt für die Zeit ab dem 12. Jahrhundert in der Tat eine italienische Besonderheit dar. Für die Periode vom 8. Jahrhundert bis zur gregorianischen Reform hingegen ent-wickelte sich der laizistische Ansatz eher innerhalb der Klerikerkultur und bereitete die Wende vor, in deren Folge die laizistische Orientierung die Oberhand gewann und sich eine neue, dynamische Führungsschicht herausformte.

Abstract: Taking up the teachings of Kristeller, Ronald Witt (1933-2017) has devoted two important books to the medieval origins of Italian humanism, both now translated into Italian. In the second volume, the study goes back to the Carolingian period in search of the origins of the Italian exceptionality that might justify the antiquarian passions of the Renaissance. Since the authority of Antiquity is often evoked in a political context to justify powers and institutions, initially Kristeller and later and more extensively Witt have linked this Italian exceptionality to the persistence of a secular culture that had disappeared on the other side of the Alps. Starting from the 12th century, the emergence of jurisprudence and the innovative culture of the class of public functionaries who began to cultivate a passion for Antiquity is a very Italian peculiarity. During the preceding period, from the 8th century to the Gregorian reform, by contrast, secularism is an internal feature of clerical culture and helped to pave the way for the turning point that saw laymen taking charge to form a new and dynamic ruling class. 374

The legal phrase dominium utile is commonly known to express the property rights enjoyed by the person to whom a piece of land has been granted in fief or under other similar concessions. A considerable amount of legal-historical research has been spent on the origins, the reasons and effects of this legal concept, which proved to have played a very significant role in European history. One of the results of this historical research was that the first jurist who introduced the expression dominium utile was Pillius de Medicina, a law professor who moved from Bologna to the new born school of Modena in 1180. This article aims at an
transcend its particular circumstances to remain part of the tool-box which can be used by intellectuals in a completely different historical context, perhaps very remote from time and place of their first
origins.

Depuis longtemps, l'intérêt de la théorie du droit pour l'histoire juridique du Moyen Âge n'est plus celui du XIX e et de la première moitié du XX e siècle. En revanche, en Italie, le projet d'introduire la catégorie des « biens communs » se fonde sur un « ordre juridique » médiéval qui aurait proposé une alternative à la propriété moderne. L'article montre comment l'image idyllique d'un Moyen Âge sans État dépend de l'historiographie allemande, en particulier de la Verfassungsgeschichte des années 1920 et 1930 du siècle dernier. Influencée par les théories des Germanistes de l'école historique allemande, cette historiographie a été également marquée par la doctrine constitutionnelle de Carl Schmitt. En particulier, le mot Ordnung, utilisé pour marquer l'indépendance du système de droit par rapport au pouvoir de l'État, a eu une vaste fortune dans la culture allemande pendant la dictature, lorsque la norme se prétendait enracinée directement dans la volonté du Volk. I. LE RECOURS À L'HISTOIRE COMME OUTIL D'ARGUMENTATION DE POLITIQUE JURIDIQUE Aux heures de gloire de l'histoire du droit, entre le XIX e et le XX e siècle, la théorie du droit, comme les sciences sociales qui s'en détachaient, étaient largement fondées sur l'histoire du droit 1 : toute doctrine de droit privé se fondait sur un système complexe qui finalement trouvait sa légitimité dans l'enracinement historique de très longue durée. On ne pourrait pas comprendre les discussions du XIX e siècle sur la propriété privée, par exemple, sans en saisir la dimension historique ; de la même façon, sur le plan des institutions publiques, il serait impossible de comprendre le grand débat européen sur l'institutionnalisme sans se référer aux analyses historiques de Saleilles sur les piae causae du temps de Justinien, de Gierke sur les institutions juridiques allemandes du Moyen Âge, de Ruffini sur le 1 J.Q. Whitman, « Bring back the Glory ! », Rechtsgeschichte 4, 2004, p. 74-81.

Sommario: 1. La Germania: il MPI e gli orientamenti della ricerca. - 2. Storia del diritto e diritto comparato in Germania. - 3. La Francia e la traccia lasciata da Yan Thomas. - 4. La storia del diritto dentro e fuori dalle Facoltà giuridiche. - 5. Alcune osservazioni sui paesi di lingua inglese. - 6. Qualche considerazione conclusiva.

A new awareness of the relevance of legal history is rising among economists and sociologists. Two recent books (Orts and Cella) about corporate personality recall the long history of legal abstractions that made possible the creation of corporate subjectivity. During the first years of the 20th century, the historical writings of Otto von Gierke had a very large resonance in England (Maitland) and France (Saleilles). Both scholars used the research of Gierke to support a real entity theory, as opposed to the state grant theory. According to the real entity theory, the legal capacity of a corporation does not depend on its acknowledgment by the state, but rather flows from its “natural” existence. Despite Gierke’s efforts to prove the Germanic origins of the autonomous corporations, the European debate quickly revealed that the legal theories of social organizations, with their internal rules and their subjective rights, were largely dependent on Canon law.

Various views of the historical phenomenon of custom coexist in the world’s legal historical schol- arship. Some scholars hold that customs are the primary feature of a people’s autonomy and self- determination in the permanent struggle against the »imperialist« attitudes of major powers. Others try to stay closer to historical sources, where the concept of custom has apparently served as a tool of argumentation that has proven very useful in defending the jurisdictional rights of collective subjects, such as cities, religious communities or regional powers.
The key to correctly understanding medieval theories of custom is the relationship between custom and the ius commune. The latter is the complex of normative authorities and doctrinal interpretations produced by jurists from the 12th to the 15th century. This relationship was not as conflictual as some of the legal historical literature depicts. Some examples regarding serfdom, private peace and customary procedures of evidence show how complicated the intertwining of the ius com- mune, customary laws and municipal statutes in the late Middle Ages can be.

Il più antico trattato di diritto pubblico che la dottrina giuridica medievale abbia prodotto è la Summa Trium Librorum di Rolando da Lucca, che vede la luce qui per la prima volta in edizione critica. Integrato perfettamente nel gusto e nello stile della scuola dei glossatori del XII secolo, Rolando non è però un professore: è un giudice, impegnato nella pratica dei tribunali cittadini e nella politica comunale. La sua opera induce a riconsiderare complessivamente il rapporto fra dottrina giuridica e prassi istituzionale a ridosso del tornante del 1200, quando il rilancio dell’Impero d’età sveva coincide con l’affermazione progressiva delle autonomie comunali. Un’ampia introduzione al testo si propone di aprire una discussione rinnovata sul diritto pubblico medievale, che trova la sua formulazione teorica proprio nell’ambiente urbano, dove si avvia una riflessione profonda sul rapporto fra Comuni e Impero. Si tratta di un’elaborazione fortemente laica, che costituisce un elemento indispensabile per comprendere le successive teorie pubblicistiche del Duecento, fiorite negli ambienti nazionali europei e da decenni al centro della ricerca medievistica.
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This is the second volume of a series of six, published by Bloomsbury in 2019. The contributions included in this volume cast new light on the cultural significance of law in the Middle Ages. As it evolved from a combination of religious norms, local customs, secular legislations and Roman jurisprudence, medieval law defined a normative order that was more than the sum of its parts. It promoted new forms of individual and social representation. It fostered the political renewal that heralded the transition from feudalism to the early modern state and contributed to the diffusion of a common legal language with the emergence of the ius commune.

... Azzone seguì le sue lezioni. Si interessò al diritto canonico . . .94 31. ... E qui forse Azzone faceva torto al maestro del suo maestro, al quale un paio di glosse attribuiscono proprio l'opinione sulla illigatio del colono alla terra che sarà sostenuta nella summula azzoniana29. ...

Si el derecho es una “ciencia”, si nuestro mundo recurre aún a él para regular las relaciones sociales, económicas y políticas, es porque la autoridad normativa de los textos legislativos se aplica a la realidad a través de una serie de mecanismos lógicos extremadamente refinados que han sido usados durante siglos, primero en Europa, luego en Occidente y finalmente en el mundo global. Como todo expediente lógico, se trata de creaciones artificiales que responden a necesidades sociales particulares y que han sido continuamente reutilizadas y reinterpretadas. Para comprender estos mecanismos es indispensable entender su historia. Así, este libro se abre con una evocación de lo que en Europa se ha designado como “historia del derecho” y despliega luego una serie de temas centrales del derecho medieval desde una perspectiva innovadora, que exige distancia con respecto a las ideologías que han condicionado a los historiadores-juristas durante los dos últimos siglos. La forma de los textos normativos, la elucidación de los mecanismos del proceso público recuperado de la tradición romana, la calificación jurídica de las relaciones de dependencia feudal y servil, la atribución de los bienes públicos a los entes eclesiásticos, son los núcleos en torno a los cuales se despliegan “ejercicios” de historiografía jurídica que revelan lógicas inesperadas, capaces de movilizar la fuerza del texto para construir un sistema de equilibrio dinámico, lábil, sensible a los cambios de la sociedad urbana de una Europa que atravesaba una fase de intensas mutaciones

At the recent symposium, “Judge & Scholar: Perspectives on the Intellectual Legacy of John T. Noonan,” a distinguished group of international scholars, attorneys, and judges probed the lasting influence of the judge’s lifetime of work. Co-organizer Peter Stern said the event aimed “to bring together strands of Judge Noonan’s rich contributions to law, history, ethics, and religion. Judge Noonan was known and respected for the force of his intellect and the depth of his humanity.” The symposium was sponsored by the Robbins Collection and Research Center in Civil and Religious Law over two days at Berkeley Law in September 2019.
https://www.law.berkeley.edu/center-article/symposium-explores-legacy-john-noonan/

The series of podcasts recorded by Emanuele Conte for his Legal History class has been enriched and improved thanks to the collaborative work of the research group of legal historians based at St. Andrews University and led by John Hudson.
https://clicme.wp.st-andrews.ac.uk/legal-history-from-a-european-perspective/