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Nella sua celebre opera Apologia della storia, Marc Bloch scrive che comprendere «è un atteggiamento che non ha nulla di passivo. Per fare una scienza, occorreranno sempre due cose: una realtà, ma anche un uomo». Il senso della... more
Nella sua celebre opera Apologia della storia, Marc Bloch scrive che comprendere «è un atteggiamento che non ha nulla di passivo. Per fare una scienza, occorreranno sempre due cose: una realtà, ma anche un uomo». Il senso della riflessione del grande storico francese è che qualsiasi fonte, qualsiasi documento umano oggetto di studio potrà comunicarci ben poco senza l'attività cosciente dello studioso, la sua analisi, le sue scelte interpretative 1. Riprendendo le parole di Marta Baiardi, in numerose opere di taglio giornalistico che affrontano delicati eventi, frangenti, contesti storici, come ad esempio quelli che attraversarono il nostro Paese negli anni Settanta del secolo scorso, le scelte interpretative degli autori evitano purtroppo «il confronto con i metodi della storiografia, evitando riscontri fra repertori diversi di fonti, facendo a meno di robuste strutture interpretative, di interazioni con il contesto e di scelte intorno alla periodizzazione» 2. In questo senso, un posto particolare di preminenza si è conquistato il giornalista de «la Repubblica» Concetto Vecchio. Quest'ultimo si era già (negativamente) distinto una decina d'anni fa col suo libro Ali di piombo 3 , nel quale accanto a stereotipi di bassa lega (ad esempio sui "capelloni", dipinti come le «le mele marce del movimento»), si confondevano senza soluzione di continuità violenza di piazza e lotta armata, il movimento del '77 e il terrorismo brigatista 4. Pur tenendo presente la stretta contiguità dei due fenomeni, già in Ali di piombo manca un'analisi puntuale e profonda del fenomeno, così da non chiarire in modo adeguato la differenza di forme e obiettivi con le quali le forze della sinistra eversiva utilizzarono la violenza nel corso degli anni Settanta. La conseguenza è una generica e indistinta condanna morale di tutto: lotta armata e violenza politica, lungi dall'essere analizzate e interpretate, vengono messe in un unico calderone, come si trattasse di un "teorema Calogero" in instant book. Non contento, Concetto Vecchio ci riprova e, nell'anno del quarantesimo anniversario del movimento del '77, dà alle stampe un nuovo libro (Giorgiana Masi. Indagine su un mistero italiano, Feltrinelli, Roma, 2017) in cui la ricostruzione cronachistica si intreccia con interviste ad alcuni dei protagonisti e a giudizi (spesso discutibili) dell'autore. In breve l'episodio di cui si occupa il libro: il 12 maggio del 1977, il Partito Radicale aveva indetto una manifestazione pacifica per celebrare l'anniversario della vittoria dei "Sì" al referendum sul divorzio del 1974 e contestualmente per raccogliere le firme, insieme ad alcune organizzazioni della sinistra extraparlamentare, su altri sette referendum. A seguito del divieto di manifestare decretato dall'allora ministro dell'interno Francesco Cossiga, reparti di polizia e carabinieri caricarono selvaggiamente i manifestanti e, a seguito di queste cariche, si svilupparono durissimi scontri fra una parte dei dimostranti e le forze dell'ordine che infiammarono vari punti del centro della capitale. Durante una carica dei carabinieri nella zona di Ponte Garibaldi, un proiettile calibro 22 colpì alla schiena la studentessa Giorgina Masi, detta "Giorgiana", ferendola mortalmente. Nello scorrere i capitoli si notano subito tre caratteristiche del libro. La prima è la totale mancanza di note bibliografiche in riferimento ai virgolettati, per cui ci si deve "fidare" dell'autore sulla bontà e rigorosità delle citazioni. Sono presenti solo due paginette di bibliografia in appendice, composta peraltro di sole opere bibliografiche, senza riferimenti alle carte dell'avvocato della famiglia Masi, Luca Boneschi, né agli atti dell'inchiesta, documenti che, insieme alla Cronaca di una 1 Cfr. M. BLOCH, Apologia della storia o Mestiere di storico, Einaudi, Torino, 2009, pp. 108-109. Ed. originale: ID., Apologie pour l'histoire ou Métier d'historien, Armand Colin Èditeur, Paris, 1993. 2 Cfr. M. GALFRÈ (a cura di), Movimenti e lotta armata nell'Italia degli anni '70, in «Passato e Presente», a. XXIV (2006), n. 69, p. 191. Si tratta in particolare della scheda sui volumi di Aldo Grandi, La generazione degli anni perduti. Storie di Potere Operaio, Einaudi, Torino, 2003, e Insurrezione armata, Rizzoli, Milano, 2005. 3 Cfr. C. VECCHIO, Ali di piombo, Rizzoli, Milano, 2007. 4 Cfr. M. GALFRÈ, L'insostenibile leggerezza del '77. Il trentennale tra nostalgia e demonizzazioni, In «Passato e Presente», a. XXVI (2008), n. 75, pp. 120 e 125.
Nella sua celebre opera Apologia della storia, Marc Bloch scrive che comprendere «è un atteggiamento che non ha nulla di passivo. Per fare una scienza, occorreranno sempre due cose: una realtà, ma anche un uomo». Il senso della... more
Nella sua celebre opera Apologia della storia, Marc Bloch scrive che comprendere «è un atteggiamento che non ha nulla di passivo. Per fare una scienza, occorreranno sempre due cose: una realtà, ma anche un uomo». Il senso della riflessione del grande storico francese è che qualsiasi fonte, qualsiasi documento umano oggetto di studio potrà comunicarci ben poco senza l'attività cosciente dello studioso, la sua analisi, le sue scelte interpretative 1. Riprendendo le parole di Marta Baiardi, in numerose opere di taglio giornalistico che affrontano delicati eventi, frangenti, contesti storici, come ad esempio quelli che attraversarono il nostro Paese negli anni Settanta del secolo scorso, le scelte interpretative degli autori evitano purtroppo «il confronto con i metodi della storiografia, evitando riscontri fra repertori diversi di fonti, facendo a meno di robuste strutture interpretative, di interazioni con il contesto e di scelte intorno alla periodizzazione» 2. In questo senso, un posto particolare di preminenza si è conquistato il giornalista de «la Repubblica» Concetto Vecchio. Quest'ultimo si era già (negativamente) distinto una decina d'anni fa col suo libro Ali di piombo 3 , nel quale accanto a stereotipi di bassa lega (ad esempio sui "capelloni", dipinti come le «le mele marce del movimento»), si confondevano senza soluzione di continuità violenza di piazza e lotta armata, il movimento del '77 e il terrorismo brigatista 4. Pur tenendo presente la stretta contiguità dei due fenomeni, già in Ali di piombo manca un'analisi puntuale e profonda del fenomeno, così da non chiarire in modo adeguato la differenza di forme e obiettivi con le quali le forze della sinistra eversiva utilizzarono la violenza nel corso degli anni Settanta. La conseguenza è una generica e indistinta condanna morale di tutto: lotta armata e violenza politica, lungi dall'essere analizzate e interpretate, vengono messe in un unico calderone, come si trattasse di un "teorema Calogero" in instant book. Non contento, Concetto Vecchio ci riprova e, nell'anno del quarantesimo anniversario del movimento del '77, dà alle stampe un nuovo libro (Giorgiana Masi. Indagine su un mistero italiano, Feltrinelli, Roma, 2017) in cui la ricostruzione cronachistica si intreccia con interviste ad alcuni dei protagonisti e a giudizi (spesso discutibili) dell'autore. In breve l'episodio di cui si occupa il libro: il 12 maggio del 1977, il Partito Radicale aveva indetto una manifestazione pacifica per celebrare l'anniversario della vittoria dei "Sì" al referendum sul divorzio del 1974 e contestualmente per raccogliere le firme, insieme ad alcune organizzazioni della sinistra extraparlamentare, su altri sette referendum. A seguito del divieto di manifestare decretato dall'allora ministro dell'interno Francesco Cossiga, reparti di polizia e carabinieri caricarono selvaggiamente i manifestanti e, a seguito di queste cariche, si svilupparono durissimi scontri fra una parte dei dimostranti e le forze dell'ordine che infiammarono vari punti del centro della capitale. Durante una carica dei carabinieri nella zona di Ponte Garibaldi, un proiettile calibro 22 colpì alla schiena la studentessa Giorgina Masi, detta "Giorgiana", ferendola mortalmente. Nello scorrere i capitoli si notano subito tre caratteristiche del libro. La prima è la totale mancanza di note bibliografiche in riferimento ai virgolettati, per cui ci si deve "fidare" dell'autore sulla bontà e rigorosità delle citazioni. Sono presenti solo due paginette di bibliografia in appendice, composta peraltro di sole opere bibliografiche, senza riferimenti alle carte dell'avvocato della famiglia Masi, Luca Boneschi, né agli atti dell'inchiesta, documenti che, insieme alla Cronaca di una 1 Cfr. M. BLOCH, Apologia della storia o Mestiere di storico, Einaudi, Torino, 2009, pp. 108-109. Ed. originale: ID., Apologie pour l'histoire ou Métier d'historien, Armand Colin Èditeur, Paris, 1993. 2 Cfr. M. GALFRÈ (a cura di), Movimenti e lotta armata nell'Italia degli anni '70, in «Passato e Presente», a. XXIV (2006), n. 69, p. 191. Si tratta in particolare della scheda sui volumi di Aldo Grandi, La generazione degli anni perduti. Storie di Potere Operaio, Einaudi, Torino, 2003, e Insurrezione armata, Rizzoli, Milano, 2005. 3 Cfr. C. VECCHIO, Ali di piombo, Rizzoli, Milano, 2007. 4 Cfr. M. GALFRÈ, L'insostenibile leggerezza del '77. Il trentennale tra nostalgia e demonizzazioni, In «Passato e Presente», a. XXVI (2008), n. 75, pp. 120 e 125.
Through the analysis of unpublished documents, newspaper articles and archive material, this article attempts to trace a historical profile of the so-called "Seventy-Seven Movement" in Turin: in a context characterized by the... more
Through the analysis of unpublished documents, newspaper articles and archive material, this article attempts to trace a historical profile of the so-called "Seventy-Seven Movement" in Turin: in a context characterized by the city’s industrial crisis, the election victory of the Communist Party and the crisis of the so-called "revolutionary groups", they are rebuilt the features of the Turin movement through the activities of the Circles of the Young Proletariat, the Feminist Collectives, the students in the occupied University, but also the attempts to compile a confrontation and a stable connection with the workers’ struggles and the collision between the movement and icp; finally the article analyzes the matter of violence, both "mass" and armed, in the evolution and above all the defeat of the movement in Turin.
Applying a Marxist methodology, the Historians’ Group has been able to combine the search for a popular revolutionary tradition (source of inspiration also for political militants) with the analysis and explanation of the historical... more
Applying a Marxist methodology, the Historians’ Group has been able to combine the search for a popular revolutionary tradition (source of inspiration also for political militants) with the analysis and explanation of the historical phases that stimulated the birth and development of industrial capitalism in Britain, from an economic, social, and cultural point of view. At the same time, this group of historians combined the rigorous scientific method of Marxist political economy and historical and dialectical materialism (history as science) with a strong anti-mechanistic spirit, that led to study the "”human factor”(history as poetry) and to keep it always in great regard. Keywords: Marxism; People’s History; Englishness; Economy; Culture.
Nella sua celebre opera Apologia della storia, Marc Bloch scrive che comprendere «è un atteggiamento che non ha nulla di passivo. Per fare una scienza, occorreranno sempre due cose: una realtà, ma anche un uomo». Il senso della... more
Nella sua celebre opera Apologia della storia, Marc Bloch scrive che comprendere «è un atteggiamento che non ha nulla di passivo. Per fare una scienza, occorreranno sempre due cose: una realtà, ma anche un uomo». Il senso della riflessione del grande storico francese è che qualsiasi fonte, qualsiasi documento umano oggetto di studio potrà comunicarci ben poco senza l'attività cosciente dello studioso, la sua analisi, le sue scelte interpretative 1. Riprendendo le parole di Marta Baiardi, in numerose opere di taglio giornalistico che affrontano delicati eventi, frangenti, contesti storici, come ad esempio quelli che attraversarono il nostro Paese negli anni Settanta del secolo scorso, le scelte interpretative degli autori evitano purtroppo «il confronto con i metodi della storiografia, evitando riscontri fra repertori diversi di fonti, facendo a meno di robuste strutture interpretative, di interazioni con il contesto e di scelte intorno alla periodizzazione» 2. In questo senso, u...
By means of the thorough analysis of unpublished documents, newspapers articles, archive records, this article traces back the reasons that led to the dissolution of the non-parliamentary political movement Lotta Continua in the city of... more
By means of the thorough analysis of unpublished documents, newspapers articles, archive records, this article traces back the reasons that led to the dissolution of the non-parliamentary political movement Lotta Continua in the city of Turin. The process developed during the period of time starting from the movement Provincial Meeting (23 and 24 September 1976) until the eve of the widespread blowup of the so called "Movimento del ’77". Events such as the deep cracks in the structure of the organisation itself, the dramatic loss of political initiative, the harsh confrontation among the "social actors" inside Lotta Continua (blue collars, young activists, women and students), furthermore the discussion about the "mass" or armed political violence had an impressive role on speeding up the inner crisis of the revolutionary movement and on the exhaustion of its experience in Turin.
Nella sua celebre opera Apologia della storia, Marc Bloch scrive che comprendere «è un atteggiamento che non ha nulla di passivo. Per fare una scienza, occorreranno sempre due cose: una realtà, ma anche un uomo». Il senso della... more
Nella sua celebre opera Apologia della storia, Marc Bloch scrive che comprendere «è un atteggiamento che non ha nulla di passivo. Per fare una scienza, occorreranno sempre due cose: una realtà, ma anche un uomo». Il senso della riflessione del grande storico francese è che qualsiasi fonte, qualsiasi documento umano oggetto di studio potrà comunicarci ben poco senza l'attività cosciente dello studioso, la sua analisi, le sue scelte interpretative 1. Riprendendo le parole di Marta Baiardi, in numerose opere di taglio giornalistico che affrontano delicati eventi, frangenti, contesti storici, come ad esempio quelli che attraversarono il nostro Paese negli anni Settanta del secolo scorso, le scelte interpretative degli autori evitano purtroppo «il confronto con i metodi della storiografia, evitando riscontri fra repertori diversi di fonti, facendo a meno di robuste strutture interpretative, di interazioni con il contesto e di scelte intorno alla periodizzazione» 2. In questo senso, u...
La ricerca verte sul rapporto fra il movimento giovanile e il movimento operaio durante il periodo cosiddetto “del ‘77”. Sullo sfondo innanzitutto la crisi economica succedutasi a seguito dello choc petrolifero e della fine degli accordi... more
La ricerca verte sul rapporto fra il movimento giovanile e il movimento
operaio durante il periodo cosiddetto “del ‘77”. Sullo sfondo innanzitutto la crisi economica succedutasi a seguito dello choc petrolifero e della fine degli accordi di Bretton Woods, la politica del compromesso storico inaugurata dal PCI di Berlinguer (e quella delle convergenze parallele ideata da Aldo Moro), il recupero di consensi e di controllo politico da parte del sindacato e la fine della conflittualità permanente con l’accordo Lama-Agnelli del 1975. Si analizzeranno in primis gli aspetti teorico-analitici, prendendo a riferimento le elaborazioni di Alberto Asor Rosa contenute nel suo celebre articolo “Le due società” e di contro quelle di Toni Negri nel suo volume “Proletari e Stato”, come esempi di riferimento di due approcci politici che partono da premesse comuni (le grandi trasformazioni che stavano caratterizzando la composizione sociale della classe operaia), sollevano identiche necessità (la necessità di rinnovare le forme politiche di espressione e rappresentanza di questa), ma individuano soluzioni diversissime e contrapposte.
Il rapporto che si diede fra le componenti organizzate del movimento
operaio (Cgil-Cisl-Uil sul piano sindacale e Pci-Fgci su quello politico) e quelle del movimento furono durissime con un altissimo livello di scontro anche fisico, simboleggiato dalla cosiddetta cacciata di Lama dall’Università “La Sapienza” di Roma il 17 febbraio del 1977. Eppure nonostante questo conflitto politico aperto, vissero tutta una serie di esperienze messe in campo da diverse componenti del movimento del ‘77, alcune significative, nelle quali si tentò non solo di allacciare
un dialogo, una comunicazione e un confronto con diverse mobilitazioni operaie, ma anche (o addirittura) di mettere in campo dei percorsi di azione e lotta comuni, in un tentativo (sostanzialmente infruttuoso) di ricomporre una frattura che si rivelò comunque insanabile. Lo stesso dibattito che pervase il movimento del ’77, già ormai declinante, intorno alla partecipazione o meno alla manifestazione nazionale di Cgil-Cisl-Uil il 2 dicembre 1977 a Roma, testimonia del fatto che, rifiuto del lavoro o meno, quel movimento si trovò (a volte “obtorto collo”, altre volte per scelta consapevole) a confrontarsi con le mobilitazioni e le contraddizioni che pervadevano la classe operaia dell’epoca.
Nella relazione vengono portati alcuni esempi di questi tentativi, ad opera soprattutto in alcune città (Torino, Milano, Roma) da soggetti sociali differenti (il movimento femminista, gli studenti, i Circoli del Proletariato Giovanile, i lavoratori precari della Sanità e di alcune aziende pubbliche, ecc.). Al tempo stesso, anche sul terreno della violenza armata e del terrorismo si svilupparono tentativi di aggregazione e ricomposizione alternativi a quello delle Brigate Rosse (basato sulla concezione della centralità della classe operaia nella lotta
“rivoluzionaria”) come quelli ispirati dall’organizzazione Prima Linea a Milano, Padova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli.
Il rapporto fra movimento operaio e contestazione giovanile nel 1977: un possibile filone di ricerca. Questo intervento è un primo abbozzo di una ricerca sul rapporto fra movimento del '77 e il mondo operaio e sindacale (e le... more
Il rapporto fra movimento operaio e contestazione giovanile nel 1977: un possibile filone di ricerca. Questo intervento è un primo abbozzo di una ricerca sul rapporto fra movimento del '77 e il mondo operaio e sindacale (e le mobilitazioni di quest'ultimo). Si tratta a mio avviso di un tema che finora non ha goduto di particolare attenzione nella comunità degli storici dell'Italia repubblicana e degli anni Settanta in particolare. In generale, finora ha avuto la meglio l'interpretazione derivata dal celebre articolo di Alberto Asor Rosa, Le due società, che ha rappresentato il rapporto fra giovani del movimento e operai come uno scontro appunto fra "due società", i "non garantiti" da una parte conto i "garantiti" dall'altra. Dobbiamo ad Alessio Gagliardi e al suo recente volume sul '77 il tentativo di una prima, sintetica sistematizzazione del prisma di diverse manifestazioni che questo rapporto ha avuto a cavallo del 1977 1. Un prisma che è necessario cominciare a decostruire per approfondire in modo approfondito e scientifico una realtà che, a mio avviso, risulta molto più contraddittoria di quanto la narrazione di Asor Rosa cercava di rappresentare. L'immagine simbolo di questo scontro è indubbiamente la cacciata di Lama dall'università di Roma (17 febbraio 1977). Ritengo, però, che questo episodio, che ebbe sicuramente portata epocale, sia da ascrivere non solo e non tanto, all'incomunicabilità, alla diversità di interessi e di prospettive o di obiettivi e di mezzi per ottenerli, fra diverse generazioni di militanti politici a sinistra, quanto piuttosto al compimento di una frattura politica, sovrastrutturale, fra la cultura politica del movimento operaio che si era affermata dalla nascita della Repubblica, e le sue istituzioni da una parte, e quella che invece veniva espressa dal movimento e dalle sue componenti organizzate e politicizzate dall'altra. Cultura, la seconda, in parte di netta derivazione delle istanze della sinistra rivoluzionaria ed extra-parlamentare degli anni precedenti, e in parte invece frutto delle nuove contraddizioni 1 Cfr. Gagliardi A., Il '77 tra storia e memoria, manifestolibri, Castel San Pietro Romano (RM), 2017.
The conclusion of the judicial case of the massacre of P.za della Loggia in Brescia, May 28, 1974 clearly establishes the direct co-participation of State apparatus not only in the ideation but also in putting into practice the massacres... more
The conclusion of the judicial case of the massacre of P.za della Loggia in Brescia, May 28, 1974 clearly establishes the direct co-participation of State apparatus not only in the ideation but also in putting into practice the massacres that bloodied Italy in the '70s within what has gone down in history with the name of "strategia della tensione". The historical compromise ("compromesso storico") between DC and PCI of the mid-seventies represents the conclusion and establishes the beginning of the social and economic normalization that the massacre proposed as one of its main objectives.
Research Interests:
Applying a Marxist methodology, the Historians' Group has been able to combine the search for a popular revolutionary tradition (source of inspiration also for political militants) with the analysis and explanation of the historical... more
Applying a Marxist methodology, the Historians' Group has been able to combine the search for a popular revolutionary tradition (source of inspiration also for political militants) with the analysis and explanation of the historical phases that stimulated the birth and development of industrial capitalism in Britain, from an economic, social, and cultural point of view. At the same time, this group of historians combined the rigorous scientific method of Marxist political economy and historical and dialectical materialism (history as science) with a strong anti-mechanistic spirit, that led to study the " " human factor " (history as poetry) and to keep it always in great regard.
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A presentation of the People's History Museum and the Working Class Movement Library, two of the major cultural institutions in Manchester and the sanctuaries of the working and democratic memory of England.
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After more than 35 years, Lanzardo's one is still actually the only research that has tried to throw a comprehensive and deep light on the Piazza Statuto riot in July 1962 in Turin.
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The relationship between studies and political activity in Gramsci's biography can not be separated. The purpose of this report is to treat one of the fundamental themes of the relationship between politics and culture in the development... more
The relationship between studies and political activity in Gramsci's biography can not be separated. The purpose of this report is to treat one of the fundamental themes of the relationship between politics and culture in the development of Sardinian scholar, the intellectuals and their role within the revolutionary process in Western Europe.
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Recensione del libro di Marica Tolomelli, "L'Italia dei movimenti"
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Premessa Nella stesura ho scelto di rimanere aderente allo svolgimento degli appunti simondoniani sull'argomento, anziché porre i tre autori in un'ordine rigorosamente cronologico. Inoltre, per ragioni di spazio e di tempo, non ho... more
Premessa
Nella stesura ho scelto di rimanere aderente allo svolgimento degli appunti simondoniani sull'argomento, anziché porre i tre autori in un'ordine rigorosamente cronologico. Inoltre, per ragioni di spazio e di tempo, non ho approfondito alcuni argomenti di cui Simondon non parla esplicitamente nei complementi, ma che invece affronta nell'introduzione, come la distinzione del suo concetto di trasduzione da quello di dialettica usato sia da Hegel, sia da Marx (passando per Kant), o di altri che ritengo potrebbero essere di grande interesse sulla questione, come lo "sdoppiamento" dell'uomo in cittadino e borghese teorizzato da Marx a causa della separazione/contraddizione fra Stato e società civile, o ancora le possibili sintonie fra il concetto simondoniano di sfasatura ed il principio - soprattutto in Engels - dei salti qualitativi prodotti dalle accumulazioni quantitative", o infine la centralità della scienza in funzione dell'uso della tecnica in Comte.

L'individuazione collettiva in Simondon e il pensiero critico dell'Ottocento
L'individuazione collettiva in Simondon ed il rapporto fra l'uomo e la società.  La relazione come dimensione dell'individuazione attraverso la quale l'individuo diviene.
Il pensiero critico ottocentesco analizza il rapporto fra individuo e società, approcciando secondo l'ordine di simultaneità, poi di successione ed infine in base all'oggetto attraverso il quale l'individuo si esprime od al quale risulta connesso.

Karl Marx
L'uomo si costituisce e realizza attraverso i rapporti sociali con gli altri uomini, ed in particolare attraverso i rapporti di lavoro (e qui entra in gioco quello che Simondon chiama «rapporto con gli oggetti tecnici»). Per Marx è la società che produce l'uomo (ordine di simultaneità), anzi, la struttura economica è l'unica che ha storia e si sviluppa nel tempo attraverso i cambiamenti dei rapporti fra forze produttive e rapporti di produzione (ordine di successione).
Inoltre, i rapporti di produzioni sono per Marx sostanzialmente rapporti di proprietà sui mezzi di produzione, quindi l'affermazione e la costituzione della soggettività umana passa anche per i rapporti con gli oggetti tecnici.
Infine, attraverso l'elaborazione del concetto di classe, Marx cerca (secondo Simondon) di unificare le due realtà di fondo dove viene colto l'individuo (ossia la società e la storia).

Georg Wilhelm Friedrich Hegel
Per Hegel l'Infinito (o Idea, Spirito, Ragione) è l'unica realtà o sostanza delle cose: «ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale» (concezione sostanzialista basata sull'ordine di simultaneità). L'Infinito è l'individuo universale. In esso ogni momento si mostra secondo la propria forma concreta e la sua propria figurazione peculiare; l'individuo particolare, invece, è lo spirito incompiuto, una figura non concreta la cui intera esistenza è dominata da un'unica determinatezza e in cui le altre determinatezze sono presenti soltanto per tratti sfumati.
Attraverso l'ordine di successione invece Hegel, nella Fenomenologia dello Spirito, illustra il percorso attraverso il quale la coscienza umana giunge al succitato principio.
Questo approccio, che tende ad identificare lo sviluppo cronologico della realtà col divenire dell'Idea, è stato poi mantenuto in ogni campo (Filosofia dell'arte, Filosofia della religione, Storia della filosofia).
In particolare nella storia, lo Spirito si manifesta attraverso gli spiriti dei popoli che si succedono nell'avere una funzione di avanguardia e gli individui sono solamente mezzi o strumenti per l'affermazione del fine della storia, cioè la realizzazione della libertà dello spirito.

Auguste Comte
Il concetto fondamentale di Comte è quello dell'Umanità (o Grande Essere), inteso come «l'insieme degli esseri passati, futuri e presenti che concorrono liberamente a perfezionare l'ordine universale».
Le due branche della sociologia comtiana: la statica sociale, che studia la relazione necessaria fra le varie parti del sistema sociale (l'ordine) e la dinamica sociale, che si basa sullo sviluppo graduale e continuo dell'umanità (progresso). Il rapporto fra popolazione oggettiva (presente) e popolazione soggettiva (passata e futura).

Conclusioni
La storia e la società diventano – per Simondon - «due realtà fondamentali all'interno delle quali è possibile cogliere la realtà individuale». 
Sentimenti come quello di nazionalità, di razza, di classe vengono visti come forze motrici della storia. La storia (che sia l'incessante divenire dell'Infinito o dell'Umanità, oppure frutto dello scontro fra le classi) diventa «una fede e una sorgente d'energia: l'individuo umano prende coscienza di sé stesso attraverso le scienze umane.
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La ricerca verte sulla dissoluzione dell'organizzazione politica extraparlamentare Lotta Continua e sulla contestuale esplosione del cosiddetto “Movimento del '77” nella città di Torino, nel periodo che prende inizio dal Congresso... more
La ricerca verte sulla dissoluzione dell'organizzazione politica extraparlamentare Lotta Continua e sulla contestuale esplosione del cosiddetto “Movimento del '77” nella città di Torino, nel periodo che prende inizio dal Congresso provinciale dell'organizzazione  (23 e 24 settembre 1976) fino al rogo dell'Angelo Azzurro (con la morte di Roberto Crescenzo, 1° ottobre 1977) e all'omicidio di Carlo Casalegno (29 novembre 1977).

Essa prende quindi le mosse dalle reazioni dei militanti di LC all'indomani della débacle del cartello elettorale Democrazia Proletaria alle elezioni politiche del 20/06/1976 e ricostruisce sia lo sfaldamento della struttura organizzativa torinese (confrontando i dati relativi alle “sezioni” e ai bilanci nei mesi precedenti e in quelli successivi alla sconfitta elettorale) sia la drastica contrazione della sua iniziativa politica; illustra i contributi dei militanti torinesi al dibattito sul futuro del giornale “Lotta Continua” ed alla sua evoluzione; dà conto non solo del dibattito e degli scontri interni fra le varie componenti sociali di Lotta Continua (gli operai, i giovani dei circoli, le donne e gli studenti), ma anche delle esperienze portate avanti da queste successivamente alla disintegrazione del gruppo, all'interno del magmatico “Movimento del '77” torinese: dai Circoli del proletariato giovanile (con una mappatura della loro presenza nella città ed in prima cintura) ai Collettivi femministi, dall'occupazione di Palazzo Nuovo e delle scuole ai tentativi di rinnovare forme di organizzazione autonoma nelle fabbriche; affronta il confronto/scontro del Movimento col PCI (emblematici sono i fatti di Palazzo Nuovo del 3 marzo 1977); ed infine analizza il peso che la “questione” della violenza, sia di “massa” (l'antifascismo “militante”, le lotte sociali) sia armata (viene analizzato il cammino che porta alla nascita ed allo sviluppo prima dell'area politica Senza Tregua e poi dell'organizzazione armata Prima Linea nel capoluogo piemontese), ha avuto sull'evoluzione e soprattutto sulla sconfitta del Movimento a Torino.

Il contesto è ovviamente di tipo nazionale ed è caratterizzato dalla profonda crisi economica e dai provvedimenti presi dal governo Andreotti per farvi fronte, così come dalla politica dei “sacrifici” inaugurata dal sindacato e, soprattutto, da quella del “compromesso storico” portata a compimento dal PCI; il riferimento è anche allo sfaldamento nazionale dei cosiddetti “gruppi” della sinistra extraparlamentare e rivoluzionaria, figli del '68, fra cui ovviamente l'implosione di Lotta Continua durante il Congresso Nazionale di Rimini (31 ottobre – 4 novembre 1976). Il vuoto politico all'estrema sinistra e la rottura della comunicazione fra PCI e movimenti (storica fu la definizione, che fu data allora da Asor Rosa, delle “due società”), ha stretto il Movimento del '77 fra l'incudine della chiusura e della repressione istituzionale da una parte, ed il martello di un terrorismo in ascesa dall'altra.


Questa ricerca vuole quindi contribuire a gettare maggiore luce su quel breve periodo della storia repubblicana che vide emergere un movimento sociale rappresentativo (per composizione sociale, generazionale e di genere) di una rottura degli equilibri e degli schemi politici figli del “boom” economico e dell'operaio-massa. Un argomento che solo recentemente ha cominciato ad attirare l'interesse degli addetti ai lavori ed il cui studio, invece, potrebbe avere effetti benefici non solo in termini di comprensione storica di quel periodo, ma anche di valutazione su implicazioni e conseguenze che potrebbero essersi riverberate fino ai giorni nostri.

Il tentativo è anche quello di rispondere ad alcune domande: il 1977 fu veramente l'inizio del periodo di eclissi della sinistra (come sostengono alcuni importanti storici come De Luna e Revelli), oppure il momento in cui dei movimenti variegati socialmente e culturalmente provarono a conciliare la lotta per i diritti collettivi con quella per i diritti individuali? Il Movimento del '77 fu l'espressione dell'“antipolitica” o di una diversa politica? Fu sconfitto dall'emarginazione attuata dal PCI, dalla chiusura della “politica ufficiale”, dalla repressione poliziesca, oppure dalla sua deriva violenta, dalla sua carica utopistica, dal suo rifiuto di modelli organizzativi tanto istituzionali (il PCI), quanto extraparlamentari (Lotta Continua, Potere Operaio, Avanguardia Operaia, ecc.)? O ancora da una combinazione di tutti questi fattori?

Inoltre, studiare e narrare la crisi dei “gruppi” ed il “Movimento del '77”, cercando di andare nel profondo dei tessuti territoriali e sociali in cui si è diffuso, potrebbe aiutare ad uscire sia da interpretazioni autoreferenziali, sia demonizzanti (entrambe, specularmente, spesso finalizzate a piegare i fatti della storia a necessità politiche più o meno contingenti), e a gettare una luce nuova e maggiore su un periodo cruciale della storia italiana.

Infine, le fonti: per eseguire questa ricerca mi sono avvalso non solo della (purtroppo limitata) storiografia disponibile, ma anche di documenti dell'epoca (i numeri del quotidiano “Lotta Continua” e molto materiale ciclostilato inedito), articoli di giornali (soprattutto La Stampa e Stampa Sera), testimonianze orali raccolte, carte di polizia consultate presso l'Archivio di Stato.
Research Interests:
Ci si sta avvicinando al quarantennale di quel fenomeno di nuova contestazione sociale meglio noto come il Movimento del ’77, ed è presumibile che diverse saranno le iniziative culturali, editoriali e politiche dedicate a questo... more
Ci si sta avvicinando al quarantennale di quel fenomeno di nuova contestazione sociale meglio noto come il Movimento del ’77, ed è presumibile che diverse saranno le iniziative culturali, editoriali e politiche dedicate a questo appuntamento, anche se verosimilmente di tono e quantità minore rispetto a quelle che si celebrarono per un altro famoso quarantennale: quello del '68. Ciò fondamentalmente perché, mentre per quest'ultimo si è tutto sommato riusciti a fornire un quadro chiaro e tendenzialmente omogeneo, per ciò che concerne il '77 il dibattito storiografico si trova ancora alle prese con un immagine spezzettata e sfocata, dove le diverse anime e le diverse manifestazioni di questo movimento si sovrappongono, si confondono, si scontrano e dove è spesso difficile trovare il bandolo della matassa. Questo “terreno ingombro di memoria”, come lo ha definito Monica Galfrè,  viene difficilmente approfondito ed affrontato nel tentativo di chiarirne al tempo stesso l'eterogeneità e la contraddittorietà interna, ma anche le linee principali che hanno caratterizzato la sua auto-rappresentazione e la sua comunicazione. Lungi dall'essere un tema di studio che necessita il necessario distacco e rigore scientifico, il '77 in Italia è ancora oggi prigioniero della propaganda politica da una parte e di una visione spesso reducistica ed autoreferenziale dall'altra.
Lawrence Hamilton, laureatosi presso la Cambridge University, è Docente Ricercatore in Teoria Politica all'Università di Johannesburg e Professore Associato in Teoria Politica presso il Dipartimento di Studi Politici e Internazionali a... more
Lawrence Hamilton, laureatosi presso la Cambridge University, è Docente Ricercatore in Teoria Politica all'Università di Johannesburg e Professore Associato in Teoria Politica presso il Dipartimento di Studi Politici e Internazionali a Cambridge. Alla fine del 2011 è stato eletto membro dell'Accademia Sudafricana delle Scienze. È autore, fra l'altro di The Political Philosophy of Needs (Cambridge University Press 2003) e Are South Africans Free? (Bloomsbury 2014).
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Il movimento operaio dalla Rivoluzione industriale alla fine del secolo breve Quaderni di storia Quaderni di storia ALBERTO PANTALONI Dalla Rivoluzione industriale all'età dell'oro del capitalismo, dai luddisti ai partiti comunisti, dalla... more
Il movimento operaio dalla Rivoluzione industriale alla fine del secolo breve Quaderni di storia Quaderni di storia ALBERTO PANTALONI Dalla Rivoluzione industriale all'età dell'oro del capitalismo, dai luddisti ai partiti comunisti, dalla crisi del socialismo a una nuova attualità del marxismo: la parabola storica del movimento operaio negli studi di un maestro della storiografia.
For nearly twenty years now, the Italian magistrate, on the input of local and national governments, is experimenting with repressive methodologies aimed at bringing the dissent and social insubordination experiences to emergencies, to be... more
For nearly twenty years now, the Italian magistrate, on the input of local and national governments, is experimenting with repressive methodologies aimed at bringing the dissent and social insubordination experiences to emergencies, to be governed by restrictive or sanctioned measures. The theme of the emergency marked the action of a large number of Italian prosecutors (except for some voices outside the choir) over the last 40 years. With a brief comparison of the anti-terrorist measures between the Seventies and the Eighties and the current situation, one wishes to emphasize, on the one hand, the perpetual nature of the emergency legislation in Italy, with all that comes from the suspension of rights (collective and individual); on the other, we want to focus on the use of the criminal code as a tool to manage not only social conflicts, but also critical thinking and free research, in the name of the technocratic principle of governability of the centers of economic and political power .
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Il volume contiene gli atti del seminario di Pavia della International Gramsci Society del settembre 2016 e altri testi.
This work examines the activity carried out by Eric Hobsbawm as economic, social and political historian of the British and European working-class movement. In his activity as a militant scholar, Hobsbawm has dealt with the entire period... more
This work examines the activity carried out by Eric Hobsbawm as economic, social and political historian of the British and European working-class movement. In his activity as a militant scholar, Hobsbawm has dealt with the entire period of gestation, birth, development and ascendancy, and ultimately the crisis of the workers' movement mainly (but not only) in European industrialized countries. The purpose of this thesis is therefore to go through the main stages of this study path, and thus to fix the elements and themes that Hobsbawm considers central (economically, socially, politically and culturally) in the history of the industrial proletariat.
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Ricordiamo che a un anno dalla pubblicazione, i numeri della rivista «Zapruder» vengono resi disponibili in download gratuito sul nostro sito! http://storieinmovimento.org/2019/10/14/quarantanovesimo-numero/
The title is as evocative as ever: 'from the state massacre to the 7 April trial: the extra-parliamentary movements tell their stories'. It is evocative from three general points of view: that of periodization, that of the history of... more
The title is as evocative as ever: 'from the state massacre to the 7 April trial: the extra-parliamentary movements tell their stories'. It is evocative from three general points of view: that of periodization, that of the history of social movements and the thematic one of the relationship between movements and violence. I will try briefly to address these, which are probably the three Gordian knots of the '1970s phenomenon' - let us say - in Italy.