Ricercatrice all'Università di Torino e docente a contratto all'Università di Bologna (campus di Rimini) si occupa di fashion theories dopo un dottorato a Torino in semiotica della moda. Di recente pubblicazione, con Mimesis, il volume "Moda e trasparenza. Regimi discorsivi e dialettiche tra sguardi" (2023).
L’alternarsi delle mode e fortemente temporalizzato e il giornalismo di settore deve confrontarsi... more L’alternarsi delle mode e fortemente temporalizzato e il giornalismo di settore deve confrontarsi con il trascorrere delle stagioni comunicative. Le connessioni tra la moda e il tempo sono chiare in Volli (1989): «la moda e (...) quello per cui esso e legato al tempo sicche cio che piace oggi domani sara superato». Il giornalismo di moda classico si prepara (forse) a fare la medesima fine. Nel 1967 quando vide la luce il Systeme di Barthes era solo il giornalismo specializzato a costituire il luogo della messa in discorso della moda. Oggi, con l’I-moda, le lettrici sono chiamate a negozia-re il “senso della moda”.
espanol“Visible” y “no visible” (oculto) son categorias fundamentales en el discurso que se ha he... more espanol“Visible” y “no visible” (oculto) son categorias fundamentales en el discurso que se ha hecho historicamente sobre la moda. Por un lado, en el mundo contemporaneo existe la moda representada a traves de los medios de comunicacion que parece estar orientada hacia una visibilidad tout court que es, en primer lugar, compartida y compartible. Por otro lado, sin embargo, esos espacios urbanos utilizados historicamente para la representacion de la moda diaria, los escaparates, continuan alternando los conceptos de visible y no visible al proponer, en un caso y en otro, diferentes narrativas. ?De que naturaleza son estos intercambios? ?Es posible imaginar diferentes tipos de escaparates como la manifestacion mas inmediata de diferentes intencionalidades comunicativas? EnglishThose of “visible” and “not visible” (hidden) are fundamental categories in the discourse that historically has been made on fashion. On the one hand, in the contemporary world there is the fashion represented t...
Vestimentary choices are vehicles of identity because they create (and influence) the mechanisms ... more Vestimentary choices are vehicles of identity because they create (and influence) the mechanisms of self-representation. When such choices acquire a global dimension, both the will to represent (intentio autoris) and the will to represent oneself (intentio lectoris) take on a central role in the daily discourse of fashion by drawing from the wardrobe of an "other" culture. The case of the so-called "African Fashion" is illustrative in this sense and allows us to question the concepts of "colonialism" and "coloniality" by observing how, over the years, the two terms have been central in generating both a western perception and a western esthetic of Afro-couture. 1. Introduzione Storicamente le scelte vestimentarie si propongono come veicoli d'identità, creando (e poi condizionando) la rappresentazione del sé e proponendosi come testi passibili di un'interpretazione 2. Abiti e accessori, d'altra parte, sono effettivamente il più immediato tra i mezzi attraverso cui scegliamo di mostrare la nostra identità sociale e la loro giustapposizione crea un'unità visiva all'interno della quale il senso circola con coerenza. Questa coerenza, però, non è mai scontata bensì è piuttosto il risultato di un'attenta opera di mediazione tra il "corpo nudo" 3 e l'immagine che ciascuno desidera mostrare di se stesso. L'utilizzo di una certa 1 Il saggio è il risultato delle ricerche e delle riflessioni dei due autori. La stesura dei paragrafi 1, 2 e 4 sono di Eleonora Chiais, quella del paragrafo 3 di Lorenzo Maida. Per quanto concerne l'attività di ricerca e di redazione di Eleonora Chiais, questo articolo si inserisce nell'attività di ricerca finanziata dal Progetto ERC "NeMoSanctI: New Models of Sanctity in Italy (1960s-2000s)-A Semiotic Analysis of Norms, Causes of Saints, Hagiography, and Narratives". Questo progetto ha ricevuto finanziamenti dal Consiglio Europeo della Ricerca (CER) nell'ambito del programma di ricerca e innovazione Orizzonte 2020 dell'Unione Europea, in virtù della convenzione di sovvenzione n. 757314. 2 "Al fine di cogliere le funzioni sociali dei costumi dobbiamo imparare a leggerli come segni nello stesso modo in cui impariamo a leggere e comprendere le lingue" (Bogatyrev 1971, p. 83). 3 Si preferisce, in questa sede, parlare di "corpo nudo" anziché di "corpo naturale" perché quando si presenta agli occhi dei suoi destinanti il corpo non è mai, almeno nella nostra cultura, naturale in senso stretto, cioè non modificato né culturalizzato. Esistono, infatti, alcune attenzioni con le quali ciascuno si prende cura del proprio corpo e che possono, a seconda dei casi, essere orientate, per esempio, alla prevenzione o alla conservazione o, ancora, al desiderio di sottolineare alcune zone celandone altre. Tutte, però, assumono il medesimo aspetto di "cura". Il corpo che vediamo nella cultura occidentale contemporanea è, infatti, nella quasi totalità dei casi un corpo modificato (è sbarbato, è depilato, è in qualche modo oggetto delle attenzioni quotidiane che vengono proposte attraverso creme, unguenti, maschere, abbronzature, sessioni di allenamento, regimi alimentari studiati ad hoc) che ha rinunciato da tempo a quello che potrebbe essere il suo aspetto "naturale". L'obiettivo dichiarato di questi corpi contemporanei è la volontà di proporsi allo sguardo altrui sottostando, nella misura del possibile, a quelli che sono riconosciuti come i canoni di bellezza sociale condivisi. Qualsiasi corpo non è quindi altro che il risultato di una serie di trattamenti che modificano quello che sarebbe il suo aspetto "naturale" creando un corpo nuovo e culturalizzato, plasmato, insomma, a immagine e somiglianza di un ideale di bellezza tramite l'influenza
Those of “visible” and “not visible” (hidden) are fundamental categories in the discourse that hi... more Those of “visible” and “not visible” (hidden) are fundamental categories in the discourse that historically has been made on fashion. On the one hand, in the contempo- rary world there is the fashion represented through the media which seems to be oriented towards a visibility tout court that is, in the first place, shared and shareable. On the other hand, however, those urban spaces historically used for the representation of daily fashion (the shop windows) continue to alternate the concepts of visibility and non-visibility by proposing, from case to case, different narratives. So, what are these talks? Is it possible to imagine different types of showcases as the most immediate manifestation of different communicative wills?
L’alternarsi delle mode è fortemente temporalizzato e il giornalismo di settore deve confrontarsi... more L’alternarsi delle mode è fortemente temporalizzato e il giornalismo di settore deve confrontarsi con il trascorrere delle stagioni comunicative. Le connessioni tra la moda e il tempo sono chiare in Volli (1989): «la moda è (...) quello per cui esso è legato al tempo sicché ciò che piace oggi domani sarà superato». Il giornalismo di moda classico si prepara (forse) a fare la medesima fine. Nel 1967 quando vide la luce il Système di Barthes era solo il giornalismo specializzato a costituire il luogo della messa in discorso della moda. Oggi, con l’I-moda, le lettrici sono chiamate a negozia-re il “senso della moda”.
Miniskirt has gone from being the uniform of dissent to be the most common dress for dancers on s... more Miniskirt has gone from being the uniform of dissent to be the most common dress for dancers on show business, from being the object of feminist struggles to be the absolute protagonist in tacky dance shows. From the creation of miniskirt , by Mary Quant during the Sixties, this dress had changed his social status, becoming accepted in various social contest and becoming very successful over the years, even giving origins to similar dresses like "belt-skirt" and "hot-pants". How has the miniskirt meaning changed? Focusing on a selection of meiningful cases while analysing them with semiotics' instruments, we will underline the processes that allowed this change which is, first of all, a preception change in society. The main goal will be to follow the evolution of what was considered just a gender protest troughout apparel and than became, over the years, a perfectly common dress in show business universe and in everyday life.
Non è solo teologicamente che si pone la trascendenza, o nel foro interiore degli individui, ma a... more Non è solo teologicamente che si pone la trascendenza, o nel foro interiore degli individui, ma anche, e forse soprattutto, nella comunicazione: è at-traverso la parola, financo quella interiore, come pure attraverso i gesti, le posture, le espressioni del volto, che gli esseri umani proiettano nello spa-zio e nel tempo il simulacro di un essere superiore, o perlomeno di una su-periore dimensione dell'esistenza, cui accedere solo in occasioni extra-or-dinarie, e secondo percorsi accuratamente codificati. È poi sempre nella co-municazione, largamente intesa, che questi simulacri dell'"ontologicamente altro" sono condivisi e potenziati nell'afflato di un gruppo, di una comu-nità, di una fede. Il numero 11-12 di «Lexia» getta uno sguardo partecipe ma rigoroso sulle forme semiolinguistiche di questa interazione, caratte-ristica dell'umano attraverso i secoli e le culture. Contemporaneamente si interessa al destino di tali forme nell'epoca delle società secolarizzate, o di quelle in cui le vie tradizionali del sacro convivono e competono con nuo-vi modi di porre la trascendenza. Da un lato, dunque, ci si interroga su cosa siano (e su come siano) la preghiera, il rituale e il culto nelle religioni tra-dizionalmente intese. Dall'altro lato si investigano le metamorfosi di que-sta comunicazione nelle avventure postmoderne del sacro, quando il sen-so della trascendenza si tramuta in quello di una trascendenza del senso. Ne deriva un mosaico complesso di saggi e analisi, che spaziano dalla pre-ghiera nelle Religioni del Libro sino ai culti civili, mediatici, consumistici, artistici delle società contemporanee.
Protagonista assoluto della storia della semiotica italiana sin dagli albori e intensamente attiv... more Protagonista assoluto della storia della semiotica italiana sin dagli albori e intensamente attivo sin dalla sua fondazione, Ugo Volli intercetta, modella e influenza alcune fra le tendenze intellettuali più cruciali degli ultimi cinquanta anni. La sua produzione accademica, in termini di pubblicazioni, lavoro culturale e formazione di studiosi, è prodigiosa. Le pubblicazioni spaziano fra più formati, dalla monografia filosofica al manuale, e costantemente intrecciano alcuni temi ricorrenti: la razionalità interpretativa; la singolarità delle forme testuali; la necessità di conseguire un’intelligibilità delle culture e delle loro forme di comunicazione senza cedere all’ideologia. Nel lavoro accademico, l’esempio di Volli ispira un’etica professionale e una scrupolosità epistemologica che sono il suo lascito più importante per la moltitudine di giovani semiotici che egli ha contribuito a formare, specialmente nell’ambito della “scuola torinese di semiotica”.
L’alternarsi delle mode e fortemente temporalizzato e il giornalismo di settore deve confrontarsi... more L’alternarsi delle mode e fortemente temporalizzato e il giornalismo di settore deve confrontarsi con il trascorrere delle stagioni comunicative. Le connessioni tra la moda e il tempo sono chiare in Volli (1989): «la moda e (...) quello per cui esso e legato al tempo sicche cio che piace oggi domani sara superato». Il giornalismo di moda classico si prepara (forse) a fare la medesima fine. Nel 1967 quando vide la luce il Systeme di Barthes era solo il giornalismo specializzato a costituire il luogo della messa in discorso della moda. Oggi, con l’I-moda, le lettrici sono chiamate a negozia-re il “senso della moda”.
espanol“Visible” y “no visible” (oculto) son categorias fundamentales en el discurso que se ha he... more espanol“Visible” y “no visible” (oculto) son categorias fundamentales en el discurso que se ha hecho historicamente sobre la moda. Por un lado, en el mundo contemporaneo existe la moda representada a traves de los medios de comunicacion que parece estar orientada hacia una visibilidad tout court que es, en primer lugar, compartida y compartible. Por otro lado, sin embargo, esos espacios urbanos utilizados historicamente para la representacion de la moda diaria, los escaparates, continuan alternando los conceptos de visible y no visible al proponer, en un caso y en otro, diferentes narrativas. ?De que naturaleza son estos intercambios? ?Es posible imaginar diferentes tipos de escaparates como la manifestacion mas inmediata de diferentes intencionalidades comunicativas? EnglishThose of “visible” and “not visible” (hidden) are fundamental categories in the discourse that historically has been made on fashion. On the one hand, in the contemporary world there is the fashion represented t...
Vestimentary choices are vehicles of identity because they create (and influence) the mechanisms ... more Vestimentary choices are vehicles of identity because they create (and influence) the mechanisms of self-representation. When such choices acquire a global dimension, both the will to represent (intentio autoris) and the will to represent oneself (intentio lectoris) take on a central role in the daily discourse of fashion by drawing from the wardrobe of an "other" culture. The case of the so-called "African Fashion" is illustrative in this sense and allows us to question the concepts of "colonialism" and "coloniality" by observing how, over the years, the two terms have been central in generating both a western perception and a western esthetic of Afro-couture. 1. Introduzione Storicamente le scelte vestimentarie si propongono come veicoli d'identità, creando (e poi condizionando) la rappresentazione del sé e proponendosi come testi passibili di un'interpretazione 2. Abiti e accessori, d'altra parte, sono effettivamente il più immediato tra i mezzi attraverso cui scegliamo di mostrare la nostra identità sociale e la loro giustapposizione crea un'unità visiva all'interno della quale il senso circola con coerenza. Questa coerenza, però, non è mai scontata bensì è piuttosto il risultato di un'attenta opera di mediazione tra il "corpo nudo" 3 e l'immagine che ciascuno desidera mostrare di se stesso. L'utilizzo di una certa 1 Il saggio è il risultato delle ricerche e delle riflessioni dei due autori. La stesura dei paragrafi 1, 2 e 4 sono di Eleonora Chiais, quella del paragrafo 3 di Lorenzo Maida. Per quanto concerne l'attività di ricerca e di redazione di Eleonora Chiais, questo articolo si inserisce nell'attività di ricerca finanziata dal Progetto ERC "NeMoSanctI: New Models of Sanctity in Italy (1960s-2000s)-A Semiotic Analysis of Norms, Causes of Saints, Hagiography, and Narratives". Questo progetto ha ricevuto finanziamenti dal Consiglio Europeo della Ricerca (CER) nell'ambito del programma di ricerca e innovazione Orizzonte 2020 dell'Unione Europea, in virtù della convenzione di sovvenzione n. 757314. 2 "Al fine di cogliere le funzioni sociali dei costumi dobbiamo imparare a leggerli come segni nello stesso modo in cui impariamo a leggere e comprendere le lingue" (Bogatyrev 1971, p. 83). 3 Si preferisce, in questa sede, parlare di "corpo nudo" anziché di "corpo naturale" perché quando si presenta agli occhi dei suoi destinanti il corpo non è mai, almeno nella nostra cultura, naturale in senso stretto, cioè non modificato né culturalizzato. Esistono, infatti, alcune attenzioni con le quali ciascuno si prende cura del proprio corpo e che possono, a seconda dei casi, essere orientate, per esempio, alla prevenzione o alla conservazione o, ancora, al desiderio di sottolineare alcune zone celandone altre. Tutte, però, assumono il medesimo aspetto di "cura". Il corpo che vediamo nella cultura occidentale contemporanea è, infatti, nella quasi totalità dei casi un corpo modificato (è sbarbato, è depilato, è in qualche modo oggetto delle attenzioni quotidiane che vengono proposte attraverso creme, unguenti, maschere, abbronzature, sessioni di allenamento, regimi alimentari studiati ad hoc) che ha rinunciato da tempo a quello che potrebbe essere il suo aspetto "naturale". L'obiettivo dichiarato di questi corpi contemporanei è la volontà di proporsi allo sguardo altrui sottostando, nella misura del possibile, a quelli che sono riconosciuti come i canoni di bellezza sociale condivisi. Qualsiasi corpo non è quindi altro che il risultato di una serie di trattamenti che modificano quello che sarebbe il suo aspetto "naturale" creando un corpo nuovo e culturalizzato, plasmato, insomma, a immagine e somiglianza di un ideale di bellezza tramite l'influenza
Those of “visible” and “not visible” (hidden) are fundamental categories in the discourse that hi... more Those of “visible” and “not visible” (hidden) are fundamental categories in the discourse that historically has been made on fashion. On the one hand, in the contempo- rary world there is the fashion represented through the media which seems to be oriented towards a visibility tout court that is, in the first place, shared and shareable. On the other hand, however, those urban spaces historically used for the representation of daily fashion (the shop windows) continue to alternate the concepts of visibility and non-visibility by proposing, from case to case, different narratives. So, what are these talks? Is it possible to imagine different types of showcases as the most immediate manifestation of different communicative wills?
L’alternarsi delle mode è fortemente temporalizzato e il giornalismo di settore deve confrontarsi... more L’alternarsi delle mode è fortemente temporalizzato e il giornalismo di settore deve confrontarsi con il trascorrere delle stagioni comunicative. Le connessioni tra la moda e il tempo sono chiare in Volli (1989): «la moda è (...) quello per cui esso è legato al tempo sicché ciò che piace oggi domani sarà superato». Il giornalismo di moda classico si prepara (forse) a fare la medesima fine. Nel 1967 quando vide la luce il Système di Barthes era solo il giornalismo specializzato a costituire il luogo della messa in discorso della moda. Oggi, con l’I-moda, le lettrici sono chiamate a negozia-re il “senso della moda”.
Miniskirt has gone from being the uniform of dissent to be the most common dress for dancers on s... more Miniskirt has gone from being the uniform of dissent to be the most common dress for dancers on show business, from being the object of feminist struggles to be the absolute protagonist in tacky dance shows. From the creation of miniskirt , by Mary Quant during the Sixties, this dress had changed his social status, becoming accepted in various social contest and becoming very successful over the years, even giving origins to similar dresses like "belt-skirt" and "hot-pants". How has the miniskirt meaning changed? Focusing on a selection of meiningful cases while analysing them with semiotics' instruments, we will underline the processes that allowed this change which is, first of all, a preception change in society. The main goal will be to follow the evolution of what was considered just a gender protest troughout apparel and than became, over the years, a perfectly common dress in show business universe and in everyday life.
Non è solo teologicamente che si pone la trascendenza, o nel foro interiore degli individui, ma a... more Non è solo teologicamente che si pone la trascendenza, o nel foro interiore degli individui, ma anche, e forse soprattutto, nella comunicazione: è at-traverso la parola, financo quella interiore, come pure attraverso i gesti, le posture, le espressioni del volto, che gli esseri umani proiettano nello spa-zio e nel tempo il simulacro di un essere superiore, o perlomeno di una su-periore dimensione dell'esistenza, cui accedere solo in occasioni extra-or-dinarie, e secondo percorsi accuratamente codificati. È poi sempre nella co-municazione, largamente intesa, che questi simulacri dell'"ontologicamente altro" sono condivisi e potenziati nell'afflato di un gruppo, di una comu-nità, di una fede. Il numero 11-12 di «Lexia» getta uno sguardo partecipe ma rigoroso sulle forme semiolinguistiche di questa interazione, caratte-ristica dell'umano attraverso i secoli e le culture. Contemporaneamente si interessa al destino di tali forme nell'epoca delle società secolarizzate, o di quelle in cui le vie tradizionali del sacro convivono e competono con nuo-vi modi di porre la trascendenza. Da un lato, dunque, ci si interroga su cosa siano (e su come siano) la preghiera, il rituale e il culto nelle religioni tra-dizionalmente intese. Dall'altro lato si investigano le metamorfosi di que-sta comunicazione nelle avventure postmoderne del sacro, quando il sen-so della trascendenza si tramuta in quello di una trascendenza del senso. Ne deriva un mosaico complesso di saggi e analisi, che spaziano dalla pre-ghiera nelle Religioni del Libro sino ai culti civili, mediatici, consumistici, artistici delle società contemporanee.
Protagonista assoluto della storia della semiotica italiana sin dagli albori e intensamente attiv... more Protagonista assoluto della storia della semiotica italiana sin dagli albori e intensamente attivo sin dalla sua fondazione, Ugo Volli intercetta, modella e influenza alcune fra le tendenze intellettuali più cruciali degli ultimi cinquanta anni. La sua produzione accademica, in termini di pubblicazioni, lavoro culturale e formazione di studiosi, è prodigiosa. Le pubblicazioni spaziano fra più formati, dalla monografia filosofica al manuale, e costantemente intrecciano alcuni temi ricorrenti: la razionalità interpretativa; la singolarità delle forme testuali; la necessità di conseguire un’intelligibilità delle culture e delle loro forme di comunicazione senza cedere all’ideologia. Nel lavoro accademico, l’esempio di Volli ispira un’etica professionale e una scrupolosità epistemologica che sono il suo lascito più importante per la moltitudine di giovani semiotici che egli ha contribuito a formare, specialmente nell’ambito della “scuola torinese di semiotica”.
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