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in Venezia e la Puglia nel Cinquecento, atti del convegno (Bitonto, 25-26 ottobre 2013), a cura di N. Barbone Pugliese, A. Donati e L. Puppi, Foggia 2015, pp. 111-125.
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Saggio sui rapporti tra ritrattistica e incisione a Verona: un filo conduttore per una lettura d'insieme.
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Articolo su Domenico Peterlin. con diversi documenti inediti su questo importante pittore vicentino dell'800, principalmente focalizzato sul dipinto "Vittorio Emanuele II decora con la medaglia d'oro la bandiera di Vicenza del 10 giugno... more
Articolo su Domenico Peterlin. con diversi documenti inediti su questo importante pittore vicentino dell'800, principalmente focalizzato sul dipinto "Vittorio Emanuele II decora con la medaglia d'oro la bandiera di Vicenza del 10 giugno 1848" e sul "Ritratto di Giacomo Zanella".
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Nota presentata dall'accademico Franco Barbieri Finalmente proclamato il Regno d'Italia (1861), annessovi poi il Veneto (1866), restava, si disse, di «fare gli Italiani»: tra i tanti mezzi prescelti allo scopo certo non ultimo il mantener... more
Nota presentata dall'accademico Franco Barbieri Finalmente proclamato il Regno d'Italia (1861), annessovi poi il Veneto (1866), restava, si disse, di «fare gli Italiani»: tra i tanti mezzi prescelti allo scopo certo non ultimo il mantener vivo il ricordo di nostri importanti famosi personaggi, consacrandoli alla pubblica riconoscenza. Allo scopo, facile strumento le città: la cui toponomastica ne finì radicalmente stravolta sostituendovisi, in strade e piazze, alla tradizio-nale denominazione, di antica origine popolare, i nomi di uomini illu-stri, benemeriti, nei più svariati campi, del nazionale passato, o testi-moni di una più immediata attualità. Clima di entusiastico fervore in cui non tardarono a sopraggiungere semplici lapidi e più grandiosi monumenti: questi secondi, soprattutto, ritenuti mezzi i più efficaci di pubblica edificazione; né la nostra Vicenza volle sottrarsi al d'altronde non facilmente eludibile imperativo. Ecco, dunque, in serrata successione cronologica, aprirsi la serie con il monumento al Palladio, il grande architetto civico orgoglio indiscus-so (1859); segue quello a Vittorio Emanuele II, il «Padre della Patria» (1878); e non può mancare quello a Garibaldi, mitico «eroe dei due mondi» (1887). Nella non eccessiva disponibilità dei mezzi, niente scal-pitanti destrieri o affollate allegorie ma solo nobili impettite figure: «gusto» di provinciale verismo a lungo protrattosi anche in tempi che lo vorrebbero sostanzialmente superato: pensiamo al monumento a Fedele Lampertico (1924) fino a quello al Fogazzaro (1936) e, varcata addirittura la metà del secolo XX, a quello per Filippo Pigafetta (1959). In verità, tra tanta profusa retorica, oggi giustificabile unicamente in nome di patriottico entusiasmo, spicca, nel suo espressivo realismo non disgiunto da incisiva rigorosa serietà dello «stile» il monumento a Giacomo Zanella (1893), poeta non solo della fin troppo abusata «Con-chiglia fossile», ma pure gentile cantore dei sonetti dell'Astichello, deli-catissimi idilli paesani, nonché coraggioso esponente di italici liberi ideali. Ma proprio le vicende attraverso cui si giunse alla realizzazione di questo qualificato omaggio allo Zanella non sempre furono limpide ed encomiabili: un percorso di nascosti maneggi e più o meno scoperte
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