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2022, FATTI E FINZIONI. Convegno annuale MOD. Napoli, 15-17 giugno
2018 •
La scrittura scritta o metascrittura traccia una sottile linea rossa nell’opera di Italo Svevo: una linea serpeggiante e frammentata, ma sempre agevolmente identificabile. Fragile e allo stesso tempo iperbolico compromesso tra la scena pubblica e la scena privata, la scrittura rivendica la propria appartenenza ora all’una ora all’altra scena, con modalità che di volta in volta spaziano tra la semplice asserzione, l’infrazione clamorosa, la bugia inconsapevole, il compromesso ironico. Questo saggio indaga le fasi successive dell’evoluzione della metascrittura di Svevo, mostrando come egli riesca a mettere in scena estensivamente e nel modo più clamoroso la scrittura solo quando essa, grazie all’ultima controfigura dell’autore (Zeno Cosini), è stata messa in salvo da ogni possibile relazione con la letteratura
Introduzione Nel corso degli ultimi anni, in Italia, è entrato nel linguaggio critico un nuovo termine: "autofiction". È stato spesso usato per definire alcuni romanzi a metà appunto fra autobiografia e finzione, fra cronaca lineare di avvenimenti vissuti e loro palese distorsione romanzesca. L'etichetta di autofiction è andata a colpire testi fra loro molto diversi sia per intenti poetici, sia per realizzazioni stilistiche e che prima sembrava impossibile mettere in un unico sottogenere. L'unico aspetto in comune, apparentemente, era però abbastanza forte: tutti questi romanzi, infatti, raccontavano la vita dell'autore mescolandola a fatti incredibili quando non contraddittori, ed erano dunque soggetti a un continuo sospetto riguardo la veracità di quel vissuto. La critica nel recensire le opere evidenziava, stigmatizzandolo, un certo carattere à la page di questo nuovo stratagemma letterario, che ai più sembrava solo un artificio ammiccante, sterile e vuoto. Mettendo in scena l'io autoriale con una violenza descrittiva al limite del morboso, sembrava, dunque, solo prolungare la serie di romanzi "ombelicali", senza innovare in nulla il romanzo postmoderno italiano, stretto, secondo la critica ufficiale, tra fallimentari tentativi sperimentali e nuove ricadute nei generi. La parola "autofiction" ha origine francese ed è stata coniata nel 1977 da Serge Doubrovsky, professore e scrittore francese, che la pose sulla quarta di copertina del suo romanzo (la notazione peritestuale, come vedremo, non è banale) Fils1. Il termine ha avuto più fortuna del romanzo stesso (mai tradotto in Italia al pari delle altre opere di Doubrovsky), a tal punto che sin da subito critici e scrittori hanno cominciato a interrogarsi sulla natura di questo nuovo oggetto letterario e in alcuni casi a sfruttare la formula in altre opere. La proficua riflessione sulle forme che il racconto ha assunto e può assumere, da sempre caratteristica della cultura francese, ha fatto sì che questo termine non giungesse estraneo come un meteorite, ma che invece stimolasse polemiche e lavori specifici, impegnando non solo giovani ricercatori (Colonna), ma anche accademici affermati (Lejeune, Genette). In special modo ha costretto gli specialisti del racconto fattuale e quelli dei dispositivi finzionali a fare i conti vicendevolmente; e allo stesso tempo ha offerto una nuova chiave per rileggere opere antiche come lavori più recenti. L'intento di questo lavoro è indagare il modo in cui è stato ricevuto in Italia il termine “autofiction” e le forme letterarie che questa traduzione ha prodotto. Si proporrà quindi prima una disamina del dibattito critico francese, in cui le varie concezioni si sono scontrate per dare uno statuto preciso a una forma disagevole e piena di contraddizioni; si vedrà poi come in Italia è stato accolto il genere ˗ e il termine che molto precariamente lo designava ˗ e si proporrà una sorta di cronistoria delle opere per le quali si è parlato o si potrebbe parlare di autofiction; a questo proposito si analizzeranno nello specifico tre romanzi pubblicati in Italia negli ultimissimi anni: romanzi che nella loro profonda diversità sono accomunati non solo da caratteristiche formali ma soprattutto da un atteggiamento comune verso la trasposizione del vissuto personale. Esso è raccontato allo stesso tempo con la perizia e la scaltrezza del romanziere e l'ingenuità e la partecipazione emozionale del diarista, il quale sente sulla propria pelle, spesso letteralmente, il peso di quel che narra. Nel 2006 Walter Siti pubblica per Einaudi Troppi paradisi2, terzo romanzo della trilogia iniziata dodici anni prima con Scuola di nudo3, e proseguita con Un dolore normale4, uscito nel 1999. Due anni dopo Giuseppe Genna dà alle stampe Italia De Profundis5 per minimun fax mentre nel 2010 Giorgio Vasta fa uscire per i tipi Contromano di Laterza, il suo Spaesamento6. L'indicazione editoriale, della collana, così come quella peritestuale, sarà importante per delineare le aspettative del lettore e le dinamiche di ricezione che questi "oggetti letterari" provocano prima, durante e dopo la fruizione. Nel giro di pochissimi anni, insomma, autori diversissimi per profilo storico-culturale, età, precedenti letterari, fortuna critica ed editoriale, si cimentano, vedremo quanto consapevolmente, con una forma particolare e sicuramente molto rischiosa di narrazione. Sfida e ambizione di questo lavoro è riuscire a rendere ragione dei testi e del loro accostamento, provare a dare uno spaccato della situazione narrativa in Italia, molteplice e forse irriducibile a qualsiasi tentativo di mappatura sistematica. La difficoltà nel tracciare una linea precisa del percorso della nostra letteratura, l'oggettiva impossibilità di riferirsi a una koinè artistica dominante, o a una poetica egemone, non deve però impedire che si continui a indagare, senza pregiudizi, cercando di guardare il reale e le sue rappresentazioni con occhio attento, nuovi strumenti e nuove categorie, senza recedere mai dall'istanza critica, dando giudizi sui testi senza mai prescindervi. E magari insinuare un dubbio, avanzare una proposta. È pacifico, ad esempio, che il nostro contesto narrativo sembra composto da monadi, da traiettorie isolate e non intercettabili, soprattutto se lo paragoniamo a quello americano dove invece non solo i romanzi ma anche altre e nuove forme d'arte come la serie tv concorrono alla produzione e alla messa in scena di una grande narrazione romanzesca. Ebbene, non sarà che proprio dalla scrittura autobiografica, dal ripensamento del sé in forma fittizia, la narrativa italiana trovi finalmente una grande narrazione dei propri tempi? Che proprio il dispositivo finzionale, a lungo osteggiato, riesca a mettere in discussione il deposito consapevole dell'io e a mostrare nuove, inaspettate, verità? Sarebbe l'estremo paradosso, fra i tanti, dell'autofiction. Raccontare di sé attraverso la scrittura narrativa significa fare una scelta ben precisa, una scelta che può venire a coincidere con una piccola sfida: modificare, attraverso la messinscena narrativa, le letture della nostra vita che nel tempo si sono solidificate, mettendole in discussione in maniera fertile. Questo perché la scrittura non è un supporto neutro ma interviene a modificare direttamente – reinventandola – la percezione che abbiamo di noi stessi.7
Critica Letteraria
Le “voci” di Zeno nel terzo romanzo di Italo Svevo2023 •
Premessa pag. Elisabetta Abignente, Lo schiaffo del patriarca. Autorità e debolezza ne I Buddenbrook e La coscienza di Zeno » Ponendo a confronto due scene emblematiche e per certi versi speculari tratte da I Buddenbrook (1901) di Thomas Mann e La coscienza di Zeno di Italo Svevo (1923), l'articolo si propone di riflettere su alcuni nodi tematici che caratterizzano la relazione padre-figlio all'interno dei due romanzi-aspettativa e inadeguatezza, pressione e fragilità, forza e debolezza-e di mostrare come il carattere irrisolto del conflitto intergenerazionale si rifletta, in modo più o meno sotterraneo, nella costruzione del testo letterario e nella sua interpretazione. Parole chiave: I Buddenbrook; La coscienza di Zeno; relazione padrefiglio; fragilità dell'erede; instabilità semantica. ★ By comparing two emblematic and in part specular scenes from Thomas Mann's Buddenbrooks (1901) and Italo Svevo's La coscienza di Zeno (1923), this article aims to consider the father-son topos within the two novels-expectation and inadequacy, pressure and frailty, strength and weakness-and to show how the unresolved character of the generation conflict is subtly mirrored in the construction of the text and its interpretation.
Franco Cesati Editore
La coscienza prima di Zeno. Ideologie scientifiche e discorso letterario in Svevo2018 •
Il volume indaga il rapporto di Svevo con le "ideologie scientifiche" (Canguilhem) di fine Ottocento, soffermandosi in particolare sulla ricezione del dibattito sulla personalità, fra Taine e Ribot, sul confronto con Charcot e più in generale sulla riscrittura della psicologia sperimentale, da Janet a Binet a Delboeuf.
2003 •
Riccardo Renzi - Francesca Trapè, Svevo e la rivoluzione della narrativa europea: a cent'anni dalla pubblicazione di La Coscienza di Zeno, in Letteratura e Pensiero, n. 17,
Riccardo Renzi - Francesca Trapè, Svevo e la rivoluzione della narrativa europea: a cent'anni dalla pubblicazione di La Coscienza di Zeno, in Letteratura e Pensiero, n. 17, luglio-settembre 20232023 •
Riccardo Renzi - Francesca Trapè, Svevo e la rivoluzione della narrativa europea: a cent'anni dalla pubblicazione di La Coscienza di Zeno, in Letteratura e Pensiero, n. 17, luglio-settembre 2023
"In qualunque lingua sia scritta". Miscellanea di studi sulla fortuna della novella nell'Europa del Rinascimento e del Barocco
"Fa di me ciò che ti piace", ossia come A. Zeno adattò la storia di Griselda in un librettoIl saggio studia in che modo Apostolo Zeno adattò la novella boccaccesca alla struttura dei libretti riformati. Si considerano le diverse fonti e l'influenza di altri libretti coevi. Il saggio si trova all'interno di "In qualunque lingua sia scritta". Miscellanea di studi sulla fortuna della novella nell'Europa del Rinascimento e del Barocco, a cura di Guillermo Carrascon Garrido
Informes y Trabajos 21 Instituto del Patrimonio Cultural de España
Tras los pasos de Asdrúbal Barca: el Proyecto MetauroZenodo (CERN European Organization for Nuclear Research)
The Effect of Training and Developing Employees on the Performance of an Organisation2022 •
A. Schiavo, Scienza, esperienza e ontologia in Kant
Prefazione a A. Schiavo, Scienza, esperienza e ontologia in Kant2024 •
Instrumenta inscripata VIII. Plumbum litteratum. Studia epigraphica Giovanni Mennella oblata
Piccoli contenitori in piombo ad anforetta: due esemplari dal Modenese2021 •
2018 •
Тарас Шевченко: сучасна рецепція
Сучасний коментар до Шевченкової повісті «Наймичка» // Тарас Шевченко: сучасна рецепція: монографія. Київ, 2024. С. 3–33.2024 •
The Journal of Nutritional Biochemistry
Glutamine supplementation attenuates ethanol-induced disruption of apical junctional complexes in colonic epithelium and ameliorates gut barrier dysfunction and fatty liver in mice2016 •
Biotechnology Journal International
Microbial Diversity of Nigerian Sludge and Its Potential for Use as Biofertilizer2021 •
International Journal of Environmental Research and Public Health
Differences in the Association between Physical Activity and People’s Resilience and Emotions during Two Consecutive Covid-19 Lockdowns in Israel2021 •
2018 •
Proceedings of the 2017 ACM on Conference on Information and Knowledge Management
Collaborative Topic Regression with Denoising AutoEncoder for Content and Community Co-Representation2017 •
Genome announcements
Genome Sequence of Lactococcus lactis subsp. lactis NCDO 2118, a GABA-Producing Strain2014 •
International Journal of Scientific Development and Research (IJSDR
SOCIO-ECONOMIC AND ENVIRONMENTAL EFFECTS OF TRADITIONAL CHARCOAL PRODUCTION IN SIERRA LEONE2024 •