LA COSTANZA DELLA RICERCA
I CATALOGHI DEL CENTRO DI
Complessivamente la nostra ricerca storico-critica si fonda sull'individuazione di differenti condizioni e
situazioni progettuali, che vanno dalla raccolta antologica all'analisi del singolo progetto, alla proposta di
lettura di momenti privati se non addirittura extradisciplinari.
I Cataloghi del Centro Di nascono e si affermano come il tentativo di sintetizzare la poetica di un architetto
attraverso la documentazione più generale del suo lavoro, senza però scendere nel dettaglio del singolo
progetto. definendo la qualità complessiva attraverso la summa dei caratteri qualificanti ciascun progetto,
integrati da elementi preprogettuali atti a chiarirne ulteriormente l'iter.
II lavoro di compilazione di ciascuna pubblicazione ha pertanto comportato, ogni volta, una faticosa attività di
selezione dei materiali, che, non essendo materiali d'archivio, si presentavano costantemente disordinati e
trascurati dagli stessi autori. La restituzione di questi ci ha permesso di compiere, di volta in volta, una
attenta ricostruzione storiografica di ciascun progetto, che per evidenti ragioni è stata successivamente
sintetizzata ai fini della pubblicazione.
Dal punto di vista metodologico sono state applicate all'opera di architetti contemporanei le tecniche della
storiografia tradizionale che ci hanno permesso oltretutto di porre l'accento sul modus operandi di ciascuno
attraverso la ricostruzione del processo genetico. Questi testi rappresentano oggi un fondamentale e
frequentatissimo materiale di studio e lavoro per tutti coloro i quali operano nell'ambito della disciplina.
E' d'altra parte inevitabile comprendere la metodologia adottata, insieme allo sforzo necessario a costruire
distanze tali da consentirci di affrontare Il problema del contemporaneo con giusta serenità di giudizio. La
rappresentazione di un luogo disciplinare mette in luce il cambiamento, la trasformazione interni ad ogni
poetica: la nostra ambizione è quella di "illuminare la storia da fare".
Francesco Moschini
ZTSR
A.A.M. ARCHITETTURA ARTE MODERNA
Archivio del moderno e del contemporaneo
Centro di Produzione e Promozione di Iniziative Culturali, Studi e Ricerche
Via dei Banchi Vecchi, 61 - 00186 Roma tel. 0668307537 www.aamgalleria.it info@aamgalleria.it
Giorgio Grassi
Progetti 1960-1980
Francesco Moschini
Centro Di
Copyright 1984 Centro Di
della Edifimi s.r.l.
Centro Di Cat. 136
ISBN 88 7038 027 O
Stampa: Stiav, Firenze, giugno 1984
Il presente 」。エャッァセ
ᄋ ウエN。ッ@
pubblicato in seguito alla mostra di
progetti di Giorgio Grassi presso la A.A.M./COOP Architettura
Arte Moderna di Roma nel mese di maggio 1981.
Si ringraziano per la cortese collaborazione:
Paola Petrucci per l'ospitalità concessami nella costruzione di
questo lavoro, Giorgio Grassi ed il suo studio, in particolare
Edoardo Guazzoni, per l'assistenza fornitami nella fase iniziale,
infine Michele Beccu, le cui note specifiche sulla mostra romana,
sono confluite in quelle iniziali assieme ai testi redazionali di cui
ho potuto avvalermi.
Coordinamento del catalogo di Vittorio Hassan.
Introduzione
Quando anni fa iniziai a lavorare a questo catalogo che avrebbe
dovuto uscire in occasione di una mostra a Roma dedicata a
Giorgio Grassi, non potevo certo prevedere che il lavoro si
sarebbe trascinato per tanto tempo, sino a mettere a dura prova i
rapporti tra le persone che in questa operazione avevo coinvolto.
Ora che la vicenda si chiude felicemente, con l'uscita di questo
volume, più che chiedere alcune doverose scuse a chi ne ha
merito, vorrei aprire ricordando Ferruccio Marchi per la fiducia
accordatami nell'avviare questa serie di cataloghi monografici su
architetti contemporanei. Mi piace cosi rievocare il mio primo
incontro a Roma con lui, caldeggiato da Bambù, che fra pochi
altri e forse a dismisura, ma certo nei tempi giusti, apprezzava il
valore maieutico riposto nel mio lavoro e lo incoraggiava. Ma
vorrei ricordarlo, o ra che non è più con noi, non nella sua veste di
editore, funzione che peraltro ha svolto, in maniera esemplare,
vera eccezione nel panorama italiano fatto di stampatori più che
di editori, nella sua trepidazione umana, nella sua d iscreta e
。ヲセエオッウ@
ansia con cui ha sempre seguito e fiancheggiato, s ino
a ri ondurle sempre nel mondo del possibile, le mie avventure
edi oriali che man mano gli andavo proponendo, e sulle quali non
ha mai saputo farmi dei dinieghi. Oltre che ricorda rio quindi vorrei
anche dedicare a Ferruccio questa mia fatica, anche se ormai
lontana nel tempo, e chiusa soltanto ora, è vero, con a lcuni
imbarazzi, ma con la stessa immutata convinzione nei confronti
dell'opera di Giorgio Grassi, di quando la iniziai. Con la precisa
coscienza, sempre più consolidatasi in questi ultimi tempi, che il
suo itinerario progettuale resta uno dei più lucidi ed esemplari di
questi anni e non solo all'interno della cultura architettonica
italiana. Il suo più straordinario merito poi che rende
testimonianza della sua eccezionalità credo s ia la continuità
nella costruzione di un'opera unitaria con tutti coloro che gli sono
stati vicin i come allievi, come collaboratori, come compagni di
viaggio. Proprio perchè dopo anni, con Grassi, l'architettura è
tornata ad essere attraverso l'uso d i elementi permanenti e
sempre riconoscibili, il fatto didascalico per eccellenza con le
sue regole ed i suoi principi trasmissibili. Ritrovare allora una
sorta di alfabeto prima del suo costituirsi in linguaggio, ha potuto
ricondurre l'architettura nell'alveo della propria funzione
manualistica. Il risultato è stato cosi d i un realismo perseguito
come massimo punto di arrivo. A ciò ha contribuito la ripresa di
alcuni motivi cari ad un certo versante delle avanguardie
storiche, quali la ripetizione come concetto ribadito o
l'importanza restituita alla semplicità riacquisita come valore.
Proprio questi elementi hanno reintrodotto una sorta di nuova
moralità a partire dagli anni sessanta, in un panorama che
sembrava ormai compromesso dai velleitarismi e dall'invenzione
ad ogni costo nel campo strettamente disciplinare, per non
parlare di ciò che succedeva in quello professionale. Certo
Grassi non era solo in quegli anni a lavorare in questa d irezione.
È tutto ancora da analizzare il delicato rapporto con una
personalità come Aldo Rossi e più in generale con la cultura
lombarda di quegli anni, gli anni della Casabella di Rogers. Erano
gli anni in cui si andavano defmendo le singole individualità che
sino ai nostri giorni, hanno poi caratterizzato le diverse posizioni
teoriche dell'architettura italiana, attorno ad un punto di
riferimento che per ann i segnerà e condizionerà nel suo rigore
etico la cultura architettonica. Al di là delle vicende personali,
quel breve sodalizio di Giorgio Grassi con Aldo Rossi credo abbia
urgenza di essere rivisto proprio alla luce degli sviluppi
successivi. Ci si accorgerà quale occasione straordinaria per la
cultura architettonica si sia allora presentata e si sia consumata
e di quale stretto rapporto di mutuo scambio si è andato
costruendo sulle due opposte polarità di un'idea d i architettura
molto vicina, seppur coniugata sui due opposti versanti, della
mediterraneità in Rossi e, della nordicità in Grassi.
Certo è superfluo sottolineare l'importanza della figura di Giorgio
Grassi nel panorama dell'architettura e della teoria
architettonica, sia per la rilevanza teorica dei suoi scritti, per la
sua opera di docente alle Facoltà di Architettura di Milano e di
Pescara, per la sua attività professionale, anche se pochissime
delle sue opere sono state realizzate: " 'architecte de papier'
suo malgrado" anche lui, come Hilberseimer.
In Grassi, l'opera teorica, l'attività didattica e quella di progettista
sono strettamente intrecciate. Un solido supporto teorico
sostiene ogni elaborazione, una forte intenzionalità didattica
accompagna ogni architettura; s i può anzi affermare una
particolare coincidenza tra i momenti più alti della sua
elaborazione progettuale e i momenti più felici
dell'insegnamento. l campi di studio più analitici, quelli
maggiormente interessati dal lavoro collettivo s i trasformano, per
Grassi, in occasioni di arch itettura. Pensiamo al nesso esistente
tra la Casa dello Studente di Chieti, il territorio abruzzese e
l'insegnamento a Pescara; ma, in maniera forse più congruente,
pensiamo agli studi condotti sulla città di Pavia, che hanno
prodotto, da una parte, lavori ai vertici della scuola d'architettura
nell'ultimo decennio come il progetto di laurea di Bonicalzi e
Braghieri; dall'altra basta sottolineare la discendenza pratica da
questi studi del magistrale progetto d i unità residenziale a Borgo
Ticino e le proposte d i ristrutturazione per gli isolati a maglia
q uadrata di Pavia.
Un altro progetto, fo ndamentale nel percorso d i Grassi, discende
genealogicamente da questi studi, il progetto-concorso per gli
uffrci regionali a Trieste: ripete le caratteristiche tipologiche
(ripetizione di corti aperte) e le condizioni topografiche (la
chiusura verso l'edificato e l'apertura verso l'elemento naturale
marittimo/fluviale) del progetto d i Borgo Ticino, andandosi a
depositare sul corpo d i una città, Trieste, tra le più studiate ed
amate dagli architetti. Questo progetto, inoltre, si collega
idealmente alla tradizione normativa della città storica, nello
spirito degli studi di Pescara sul rapporto tra normativa
architetton ica, regolamenti edilizi e Piano.
Senza, per questo, trascurare l'importanza degli altri progetti, dai
progetti di 'piccole case' fino a quelli più sottilmente analogici al
patrimonio dell' Architettura Razionale: innanzitutto l'unità
residenziale di Abbiategrasso, il Laboratorio a Paullo, la casa a
Vello sul lago d'Iseo.
'A un programma stilistico di minima rigorosamente attuato
corrisponde, di regola, un programma concettuale di massima
felicemente riuscito '. Questa massima riportata da Walter
Benjamin in una lettera a Hofmannsthal del 1926 potrebbe
lapidarmente introdurre ad una ideale galleria dei progetti di
Grassi; si può affermare che la sua opera eredita serenamente la
consegna rogersiana 'coerenza, tendenza, stile'.
Rapide osservazioni sul criterio d i costruzione del catalogo
consentono di confermare il giudizio di profonda unità e
progressività del percorso grassiano. Il volume segue un
itinerario cronologico dal 1960 fmo a i recenti lavori inediti, con un
settore dedicato ai progetti di restauro, ed infine una compatta
selezione dei disegni più conosciuti e fami liari, le immagini più
insistite e ricorrenti, una sorta di antologia 'iconografica' dei
7
progetti più famosi: 'si tratta di progetti-standard in cui la tecnica
di rappresentazione ed anche, nel caso delle vedute
prospettiche, i tagli, le angolazioni, i punti di vista sono quasi
sempre gli stessi, in modo che si stabilisca una relazione tra i
diversi e successivi progetti'. (G. Grassi, l'architettura come
mestiere, pag. 195).
Il criterio cronologico, filologicamente ineccepibile non dissimula
l'aspetto di 'circolarità' rappresentato, nel lavoro di Grassi
dall'insistenza ossessiva su temi noti e circoscritti, dall'attingere
al patrimonio delle forme condivise e necessarie, dall'analisi
micrologica delle questioni poste continuamente
dall'architettura.
Una rapida disanima dei progetti inediti presentati rafforza
questa convinzione. La planimetria di studio che riprende e
approfondisce la proposta di ristrutturazione di isolati a maglia
quadrata a Pavia risulta essere un tema evidentemente caro a
Grassi per l'insistenza a riconsiderarlo periodicamente.
Ancora più significativo il progetto di ristrutturazione e
ampliamento del castello visconteo Di Fagnano Olona, collocato
in perfetta armonia nell'ideale ciclo dei progetti di restauro (il
completamento dell'edificio monumentale di via Azzario a Pavia,
il progetto di restauro del castello di Abbiategrasso) tesi tutti a
definire progressivamente l'idea di corte porticata come luogo
'analogo' di lettura e ricomposizione dell'esistente, come
risposta ogni volta rinnovata, strappata alla cripticità del testo,
alla sua frammentarietà.
Il progetto di mattatoio a Miglianico scava nel solco tradizionale
dell'architettura rurale anche se, probabilmente, dal punto di
vista tipologico, non è sufficientemente affrancato.
Esemplare è lo studio di unità residenziale, ultimo in ordine
cronologico, che presenta molti elementi del patrimonio
costruttivo e linguistico di progetti precedenti (Trieste e Borgo
Ticino): l'alto porticato, i corpi abitativi a distribuzione semplice e
doppia, lo stretto corpo di raccordo longitudinale; ma qui le
condizioni topografiche dell'area progettuale costringono il
progettista a complicazioni della rappresentazione ricche di
suggestioni formali e di densità figurativa.
In questa continua ricerca di risposte progettuali, alle questioni
che l'archichettura presenta ogni volta rinnovate, risiede lo
'spessore' del mestiere in Grassi, lo spessore della tecnica
progettuale: il rifiuto di una ingenua concezione del 'progresso'
nella prassi artistica, l'abitudine al ritorno sugli stessi luoghi, al
meditare su un percorso tortuoso e difficile, convinto che
'l'origine è la meta'. Ma se in Grassi le strategie eompositive
sono sempre ostentate, esibite, le tecniche più sottili, le astuzie
del 'mestiere' sono sempre occultate, omesse. Valga come
esempio la raffinatezza delle tecniche di rappresentazione, la
consumata abilità grafica sapientemente dissimulate da una
apparente semplicità.
L'artigiano lavora alla luce del sole, ma non svela a nessuno i
suoi segreti.
La ricerca di Grassi, considerazione non inutile in questi tempi di
'imbabarimento', è rigorosamente inscritta nel segno del
Moderno.
Moderno è la messa a nudo dei procedimenti compositivi, il
processo di semplificazione-razionalizzazione delle
caratteristiche tipologiche e formali, delle partizioni prospettiche
e decorative.
Moderno è il limite sotteso alla progettazione, il mostrare sempre
l'aspetto razionale e condivisibile del lavoro, l'espungere gli
elementi di soggettivismo e di casualità: il progetto fatto di nudi
rapporti architetturali.
'Le espressioni formali del Moderno e le costruzioni linguistiche
della modernizzazione sono segmentate, anche per quanto
riguarda le loro pratiche progettuali, dall'amergenza del classico'
(F. Dal Co, Il progetto come pratica del limite, Rassegna n. 1. pag.
72).
A queste emergenze si collega Grassi, a quelle figure che in
ideale contiguità con Schinkel hanno costituito le insorgenze del
classico 'nell'accidentato percorso del moderno': alle figure di
Loos, Tessenow, Mies, Hilberseimer. 'Lavoro collettivo ed
esigenza di stile - cioè tendenza classica - sono scelte
inseparabili' (G. Grassi;· l'·architettura come·mestiere, pag. 17.4).
La successione ordinata dei disegni, dei plastici, dei progetti di
Grassi, come già la successione ordinata dei progetti di
Hilberseimer da lui stesso ricostruita nello scritto 'Architettura e
formalismo', riconduce ad una idea precisa di città, ben definita
nei suoi elementi costitutivi, dalla casa unifamiliare all'edificio
collettivo. Un' idea di città razionale e condivisibile, un'idea
estetica la cui prefigurazione è essa stessa promessa di felicità.
8
Case unifamiliari abbinate a Capo Migliarese presso Bordighera,
1960.
La forte pendenza del terreno viene sfruttata nella distribuzione
delle singole abitazioni per individuare anche volumetricamente i
tre blocchi: soggiorno, servizi e zona letto, sfalsati fra loro di
mezzo piano. La diversa distribuzione dei due alloggi con tigui
tende ad annullare le servitù di vista.
Unità residenziale in via Tibaldi a Milano, 1961.
Concorso a inviti bandito dall'Istituto Autonomo per le Case
Popolari di Milano (con G. Celeda, G. Gavazzeni, E. Mantero, L.
Patetta, G. Spalla).
Progetto premiato.
Il concorso rientra in un programma di sostituzione di vecchie
strutture edilizie su terreni di proprietà deii' I.A.C.P.M. Il progetto
tende a risolvere il tema proposto'eoQia realizzazione di un unico
grande edificio a struttura parzialmente prefabbricata,
interamente impostato su una maglia di percorsi ortogonali che
circondano le unità residenziali a una quota inferiore. Il
collegamento fra piano e piano è realizzato mediante rampe
continue. Il progetto consente la realizzazione di tre tipi di alloggi,
prevede inoltre un piano interrato per il parcheggio e un primo
piano destinato a negozi e uffici.
Casa d'abitazione in via Leopardi a Milano, 1961.
(con G. Gavazzeni).
Il progetto prevede di mantenere la stessa occupazione del
terreno dell'edificio preesistente per non modificare l'equilibrio
dei piccoli giardini interni comuni. Riporta invece, per rispondere
alla normativa vigente, tutti i locali abitabili ad una quota
superiore ai m. 8,50; lasciando lo spazio liberato a pilotis nel
corpo interno e a uffici (su corpo semplice distribuito a ballatoio)
nel corpo verso strada. Sopra la quota 8,50 il corpo interno
prevede n. 3 alloggi in duplex.
Ristrutturazione urbanistica de/litorale di Roseto degli Abruzzi,
1962.
Concorso (con G. Gavazzeni, L. Patetta, G. Spalla).
Il progetto, oltre ad alcune rettifiche viabilistiche e volumetriche
nel vecchio centro, prevede un'importante espansione
residenziale a carattere turistico lungo il litorale a Nord. Tale
espansione, legata ad un concetto di linearità funzionale e
architettonica, è dimensionata su alcuni centri di servizi
equidistanti e suggerisce alcune strutture balneari interamente
progettate.
Casa unifamiliare su/lago, 1962.
(con G. Gavazzeni).
La casa, molto piccola e direttamente prospettante sul lago, è
impostata a partire da un locale di soggiorno alto tre piani e
interamente vetrato verso il lago. Al piano basso questo locale
contiene la darsena ed è perciò parzialmente invaso dall'acqua.
Gli altri locali d'abitazione prendono aria e luce dallo stesso
locale di soggiorno.
Casa a Vello di Marone sul Lago d'Iseo, 1962.
(con G. Gavazzeni).
L'area su cui sorge la casa è costituita da una striscia di terreno,
lunga e stretta, disposta longitudinalmente fra la vecchia strada
provinciale e il lago. La pianta, formando un rettangolo molto
allungato con il lato maggiore sul filo dell'acqua, segue questa
disposizione. La distribuzione dei locali è a pettine su corridoio.
Trattandosi tuttavia praticamente di un corpo semplice, questo
corridoio è quasi interamente vetrato a tutt'altezza verso il
giardino in corrispondenza di due ampie verande. Fra il corridoio
e il filo dell'acqua si trovano quindi tutti i locali principali: il
soggiorno e le camere da letto. La zona del soggiorno è separata
dalla zona notte da uno spazio coperto e aperto verso il lago che
contiene una terrazza e una rimessa per la barca. Questo spazio
costituisce il centro della casa e rappresenta anche l'unico
accesso al lago.
Scuola speciale nel parco della Villa Reale di Monza, 1962.
Concorso (con G. Gavazzeni, L. Meda, A. Rossi).
Progetto segnalato.
Il progetto prevede cinque unità didattiche distribuite fra loro da
una maglia regolare di percorsi interamente vetrati; tali percorsi
si sviluppano intorno ad altrettanti giardini interni, considerati
come espansione naturale delle c inque unità didattiche (orti,
ecc.). Tutte le aule sono aperte verso il parco che si sviluppa ai
piedi della piccola collina sul cui versante Ovest è disposta la
scuola.
Albergo al passo Monte Croce Comelico, 1963.
(con G. Gavazzeni, A. Rossi).
Il progetto prevede una doppia utilizzazione, estiva e invernale,
dell'albergo e delle sue attrezzature all'aperto. In vista in
particolare della seconda, si è cercato di mantenere l'edificio
entro una forma bloccata, che riducesse al minimo l'esposizione
all'innevamento e la dispersione termica. Sono previsti due tipi di
camere, le une disposte sul lato Ovest, le altre a Est: camera di
tipo tradizionale con logge in legno e cameroni a sei e a dodici
letti secondo l'uso dei rifugi di alta montagna.
Comparto edilizio N. 16 a Milano, 1963. Incarico del Comune di
Milano per la progettazione di N. 3 comparti edilizi per la legge
18-4-1962 n. 167: i lotti contraddistinti dai numeri 14, 15, 16
(con G. Celada, O. Lodola, G. Gavazzeni, E. Mantero, L. Patetta,
G. Spalla).
Per la realizzazione delle tre unità residenziali si è studiato un
unico tipo di edificio, definito soltanto nelle sue caratteristiche
generali: due corpi di fabbrica accostati fra loro alla minima
distanza consentita dal regolamento vigente, un parcheggio
interrato a doppio scorrimento sotto i due corpi. Sullo spazio
aperto delimitato dagli edifici dovrebbero affacciare tutti i locali di
servizio dei singoli alloggi e i servizi comuni della casa. Nel caso
del comparto n. 16, sul lato a Nord i due corpi del tipo edilizio
previsto si aprono a del imitare le due aree verdi isolate.
Complesso scolastico destinato alla nuova scuola media, 1964.
Concorso bandito dal Comune di Bologna per un progetto di
massima (con G. Gavazzeni, G. Spalla) .
11
Progetto premiato (terzo classificato).
Il progetto indica didatticamente, per cosi dire, la separazione
netta fra la scuola vera e propria (aule più servizi) e la struttura di
uso pubblico che ne costituisce il complemento previsto. Il
progetto indica altresì per quest'ultima una strutturazione edilizia
molto più complessa, e perciò indefinita, destinata ad accogliere
anche altri elementi della vita collettiva nella città, relativi in
particolare al tempo libero.
Monumento ai Caduti per la Resistenza a Brescia, 1965.
Concorso (con L. Meda).
Il monumento è situato in un giardino pubblico nel centro della
città. Si presenta all'estern o come un muro bianco continuo,
all'interno è costituito da una serie di percorsi che vogliono
rappresen tare una città ideale; nel loro insieme essi ricordano
sia la forma del labirinto, sia le soluzioni della scenografia
prospettica. Un piccolo palco, posto al margine del giardino,
consente di leggerne dall'alto l'ordine planimetrico. Le pareti e la
pavimentazione sono in calcestruzzo di cemento bianco levigate
a flessibile. Gli isolati sono a fondo di tappeto erboso di diverse
qualità. La pietra che porta l'epigrafe e che si trova al centro del
quadrivio è un blocco lucido di marmo bresciano.
Unità residenziale a Napoli, 1965.
Concorso selezione progettisti indetto dalla I.S.E.S. (con
A. Rossi).
Progetto segnalato.
Il progetto mette in relazione fra loro i tre tipi canonici (case
alte-medie-basse) della tipologia residenziale in linea. La
disposizione planimetrica degli edifici e gli intervalli fra i diversi
blocchi corrispondono ai dati ottimali di esposizione e di
soleggiamento sperimentati nelle Siedlungen del razionalismo.
Unità residenziale San Rocco a Monza, 1966.
Concorso (con A. Rossi) .
Il progetto sviluppa il tema della casa a corte e della sua
possibile ripetizione. Applicato a un'area periferica della città di
Monza senza caratteristiche dominanti, il progetto ricerca al suo
interno una regola compositiva, demandando altresì a due corti
principali più grandi, dove sono raccolti i servizi del quartiere, il
compito di rendere riconoscibili gli elementi ripetuti che
costituiscono il complesso edilizio.
Ristrutturazione di un edificio monumentale in Via Azario a Pavia,
1966.
La casa ha precisi vincoli di conservazione che riguardano la
facciata verso strada, parte del fronte sul cortile del corpo
interno e le due ali sporgenti di quest'ultimo che sono in realtà
due torri medioevali.
Il progetto riguarda quasi esclusivamente il rifacimento e il
dimensionamento del cortile, i cui due lati brevi sono destinati a
contenere le scale e i collegamenti orizzontali. Si tratta di una
facciata che in corrispondenza dei corpi scala si raddoppia,
contrapponendo a quelle verso il cortile identiche aperture verso
l'esterno. Le finestre di questi due corpi non portano serramenti,
mentre l'ultimo piano è a cielo aperto.
Laboratorio per la fabbricazione di apparecchiature per ricerche
biologiche a Paullo, 1968.
Il progetto prevede la costruzione di un edifrcio senza alcuna
apertura verso l'esterno ad eccezione dell'ingresso principale.
Ciò è reso possibile dalla sua disposizione a corpi semplici
intorno a una corte stretta e profonda. Il fronte di questa corte,
tagliato come un porticato con usuali aperture e sopraluce,
emerge sempre per un tratto dai volumi dell'edificio. Soltanto il
corpo dei laboratori veri e propri, che ha una profondità di m.
8,40, utilizza i sopraluce; sui rimanenti due lati della corte questi
restano aperti al di sopra della copertura.
L'edificio è staccato dai confini del lotto su ogni lato, dove è
previsto un fossato erboso, ad esclusione dell'ingresso che è
dato dalla prosecuzione fino alla strada dei due lati lunghi della
corte: qui la chiusura è ottenuta mediante un portale di lamiera
verniciato. per la corte centrale è altresì prevista una protezione
estiva: realizzata mediante teli trasversali scorrevoli su cavi
d'acciaio al di sotto dei sopraluce.
Sistemazione ad aula consiliare della sala d'onore del castello di
Abbiategrasso, 1969.
Il progetto, mantenendo inalterate le strutture costruttive e
decorative della sala del castello, prevede la costruzione di due
elementi principali, in aderenza al muro di spina: la tribuna per i
membri del consiglio comunale (a quota + 80 cm.) e la gradinata
per il pubblico, entrambi realizzati in legno e rivestiti con
perlinature pure di legno verniciato. A quota del pavimento della
sala, circondato dalla tribuna dei consiglieri, trova posto il tavolo
della giunta, in legno nero lucido.
Scuola media San Sabba a Trieste, 1969.
(con R. Agosto, A. Rossi, F. Tentori).
La distribuzione a pettine dell'edificio deriva principalmente dalle
caratteristiche del terreno, che è disposto longitudinalmente
rispetto alla strada principale con forte pendenza. Il lungo
corridoio che unisce fra loro i diversi elementi funzionali della
scuola si trova alla sommità del muro di contenimento della
pendenza. Al di là della strada, su terreno ancora della scuola,
sono previste le attività sportive all'aperto.
Proposta di ristrutturazione per gli isolati di maglia quadrata a
Pavia, 1970- 72.
Si tratta di due propbste esemplificative di ristrutturazione
ゥ セ dalle dimensioni degli isolati romani della
edilizia che, a ー。イエ
città (e dei loro multipli: vedi Castello, Università, ecc.) e con
differen ti valori di densità edilizia, affrontano il tema della
composizione con tipologie differenti.
In un caso l'isolato è racchiuso sui quattro lati da un edificio
continuo di media altezza e, a seconda dell 'esposizione, a corpo
semplice o doppio, dal cui profilo emergono elementi lamellari più
alti; una parte dell'area interna è destinata come spazio pubblico
all'aperto.
Nell'altro caso, l'isolato è ancora racchiuso da un edificio
continuo, ma viene altresì indicato un fronte privilegiato
dell' isolato stesso (es. fron te sul fiume o sulla campagna).
All'interno invece l'area è suddivisa in piccoli lotti destinati a
un'edificazione a bassa densità: case unifamiliari isolate o a
schiera, con piccoli giardini particolari.
12
Restauro del castello di Abbiategrasso e sua destinazione a nuova
sede municipale, 1970.
La soluzione planimetrica tende, mediante l'apertura di un nuovo
accesso sull'Allea, a riportare all'interno della nuova corte
porticata del castello quel movimento di affari e di scambi che
oggi si svolge nella vicina piazza Marconi. Su questa corte, che
diventa una piazza pubblica vera e propria, si affacciano gli uff1ci
municipali. La tipologia a corte chiusa -e quindi il suo
completamento con il corpo nuovo e con la torre a Sud-Est- è
sembrata la più adatta non solo per il completamento
architettonico del monumento, ma anche per un buon
funzionamento degli uffici stessi. Al porticato del piano terra
corrisponde un uguale percorso perimetrale al piano superiore: si
è realizzato questo doppio percorso innalzando una seconda
facciata, in pietra e a doppio ordine, posta davanti ai fronti del
vecchio edificio. Scopo non secondario di questo raddoppio è
quello di restituire alla corte una definita unita architettonica,
senza per questo coprire o modificare le facciate attuali. Si da \
cosi un secondo disegno di corte che si sovrappone a quello
incompleto esistente: sfalsato rispetto a questo, esso mostra
didascalicamente la successione degli interventi.
Unita residenziale sul fiume in Borgo Ticino a Pavia, 1972.
Questo progetto si ricollega a una serie di studi applicati alla
città di Pavia. La ricerca e l'individuazione dei dati dimensionali
d' intervento, insieme alle scelte relative alla densità edilizia, alla
tipologia e infine a quella della localizzazione rappresentano i
presupposti metodici più evidenti di questi studi.
Il progetto riguarda la proposta di un'unita residenziale nella
zona Sud della citta oltre il Ticino. Il complesso edilizio sorge su
una piattaforma che si spinge fino al filo dell'acqua e che si trova
a una quota pari a quella dell'attuale argine del fiume molto più
arretrato. Si tratta di due edifici a corte. Ogni edificio è composto
da due corti comunicanti, una verde e l'altra pavimentata e
prospettante direttamente sul fiume. Le case sono di quattro
piani fuori terra: gli alloggi ai singoli piani sono distribuiti da una
strada-corridoio nella corte anteriore e che diventa un ballatoio
porticato nella corte posteriore.
Unita residenziale a Abbiategrasso, 1972.
Il terreno destinato alla costruzione è compreso fra due vie. La
prima è una strada di lottizzazione recente su cui si allineano
villette e case prevalentemente unifamiliari. L'altra è una delle
due vie principali di attraversamento della citta: in questo punto
essa presenta sul suo lato Ovest una struttura edilizia a cortina
di tipo rurale ancora intatta. Lateralmente il terreno confina con
aie e giardini; è esso stesso una parte di un antico giardino, che
comprende alberi ed alto fusto e un doppio filare di piante
ornamentali molto vecchie che ne attraversano la parte centrale.
Il progetto tiene conto nei prospetti sulle due strade dei caratteri
dominanti di queste e affronta invece al suo interno la questione
di una marcata unita compositiva per il complesso edilizio.
Questo è costituito, intorno a un asse longitudinale di
attraversamento da un edificio a doppia schiera su due piani,
normale a un secondo edificio su tre piani, porticato a tutta
altez.za verso il giardino, che riprende invece la cortina stradale.
Palazzo per gli uffici regionali a Trieste, 1974.
Concorso (con. A. Monestiroli).
Progetto premiato.
L'area del progetto è un lotto rettangolare dell'espansione
ottocentesca della citta: un isolato di dimensioni eccezionali
rispetto alla maglia regolare che lo circonda, prospicente il viale
Miramare. Dell'edificio precedente, ora demolito, resta ancora il
basamento di pietra destinato a raccordare la differenza di quota
fra le due vie longitudinali. Da questo zoccolo la visuale è aperta,
sopra le attrezzature del vecchio porto-franco, fino al mare.
Nel progetto la zoccolatura di pietra diventa il basamento anche
del nuovo edificio. Questo si sviluppa come ripetizione di un
blocco a pettine, rivolto verso il mare. Ogni blocco, che ha la
dimensione degli isolati ottocenteschi di questa parte della citta,
è formato da due corpi semplici alle estremità più uno doppio al
centro collegati fra loro dal corpo dei servizi (scale, ascensori,
w.c., ecc.). La successione dei blocchi corrisponde
all'intersezione delle vie secondarie, mentre i blocchi stessi
s'interrompono, come accidentalmente, sul confine esatto del
lotto prescelto.
Scuola media nella campagna di Tollo (Chieti), 1975.
(con A. Monestiroli)
Si tratta del progetto per una scuola media di 18 aule, destinata a
servire diversi piccoli centri rurali sparsi in zona collinare
(produzione vinicola). Il terreno si trova sulla sommità di una
collina, si sviluppa verso il basso ed è interamente circondato dai
vigneti.
Il progetto è impostato al di sopra e al di sotto di un muro di
sostegno contraffortato. Nella zona superiore, resa
pianeggiante, vi sono i corpi delle aule, degli uffici, ecc. disposti
perpendicolarmente al lungo ambiente di collegamento
appoggiato sul muro di sostegno e aperto verso la valle: esso
comprende, oltre ai servizi e all'atrio, la mensa e la biblioteca
poste alle due estremità. Al piede del muro vi è un terrazzamento
destinato alle attività sportive, racchiuso lateralmente dai due
corpi della palestra e dell'auditorium. Al piano di copertura, nei
punti d'innesto dei corpi delle aule, vi sono tre aule all'aperto
coperte a padiglione, cui si accede mediante le stesse scale che
collegano i due livelli della scuola.
Proposta di localizzazione del Palazzo della Regione nel Centro
Direzionale di Milano.
(con R. Campagnola, A. Monestiroli, P. Rizzato), 1975.
Si tratta di una proposta alternativa di localizzazione del palazzo
per gli uffici della regione Lombardia. L'area prescelta è quella
della vecchia stazione ferroviaria Garibaldi, tangente al Centro
Direzionale. Il recupero di un'ampia fascia di terreno, relativa
all'antica sede ferroviaria, consente la formazione di una lunga
zona a verde, in prosecuzione del più esteso viale rettilineo di
attraversamento della citta. L'edificio di progetto si trova
all'estremità di questo asse davanti all'attuale stazione
ferroviaria.
Il tipo edilizio proposto è lo stesso del progetto per gli uffici
regionali di Trieste: in questo caso, date le maggiori dimensioni,
si prevedono delle torri di 50-60 m. di altezza, unite fra loro da un
corpo di collegamento molto stretto e di pari altezza, interamente
vetrato.
13
Casa dello studente a Chieti, 1976
Concorso (con A. Monestiroli; coli. R. Conti, E. Guazzoni).
Progetto premiato (primo classificato).
L'area del comprensorio universitario in cui è inclusa la casa
dello studente si trova su un terreno agricolo, alle pendici del
colle su cui sorge Chieti e al margine del borgo di Chieti-scalo. Il
progetto è impostato su una piattaforma artificiale, alta un metro
sul piano di campagna. La casa dello studente è costituita da piu
edifici, che rappresentano però un insieme compatto e
interamente costruito: un complesso edilizio contenuto
esattamente nel suo perimetro. Là dove s'interrompe è aperto
sulla campagna: il verde che compete al progetto è la campagna
che lo circonda. Ogni elemento del progetto (i due blocchi letto,
il blocco della mensa e quello dei servizi collettivi) è chiuso su se
stesso e aperto soltanto sulla via centrale porticata: la vita che si
svolge nella casa dello studente si affaccia e si riversa su questa
strada.
Scuola elementare di Borgaro e Fagnano O. (Varese).
Concorso (con R. Campagnola, E. Guazzoni).
Si tratta del progetto per una scuola elementare di 20 aule da
realizzare in due tempi: il progetto prevede cioè la realizzazione
di una scuola di 1O aule da raddoppiare eventualmente in un
secondo tempo.
Il terreno destinato alla scuola, che si trova in una zona periferica
di espansione, è molto allungato e compreso fra due strade. Il
progetto prevede la creazione di un percorso pedonale che
unisce le due strade. L'edificio è disposto lungo i due lati di
questo percorso, nella zona mediana del quale si trova al primo
piano l'atrio d'ingresso accessibile mediante un rampa e
un'ascensore situato nel portico al piano inferiore. Nel corpo a
Est si trovano tutte le aule, in quello a Ovest tutti i servizi
collettivi: uffici, palestra, mensa, aule comuni, ecc. Ogni gruppo di
5 classi (3 al 1• p. e 2 al p.t.) ha un ingresso indipendente e una
propria porzione di verde didattico, accessibile dall'aula comune
su cui danno i servizi igienici.
Casa unifamiliare a Fagnano O. (Varese), 1978.
(con R. Bonicalzi).
L'area destinata al progetto si trova in una zona periferica a
villette e piccole case unifamiliari: il lotto è molto piccolo (23x32
m.). La casa è risolta mediante un corpo semplice molto stretto
(4,1O m.) , distribuito da un corridoio longitudinale finestrato
verso un portico; quest'ultimo corre lungo tutto il fronte Ovest, ha
un'altezza di 2,30 m. e funge da ingresso principale della casa.
tutti i locali ricevono aria e luce dal fronte principale; le rimanenti
aperture sono destinate all'aerazione dei servizi o al riscontro
d'aria dei locali principali. Sul lato posteriore si trova l'accesso
carraio al seminterrato: all'autorimessa e al piccolo laboratorio.
questa non comune unità familiare. Il progetto riprende lo
schema tradizionale della villa rustica: prevede una grande sala
centrale a doppia altezza su cui prospettano tutti gli elementi
della casa: i 4 alloggi particolari, le foresterie, le scale, i loggiati e
la corte d'ingresso. La disposizione planimetrica dà luogo a due
spazi aperti, circondati su tre lati dai corpi di fabbrica: l'uno,
pianeggiante e lastricato, è chiuso sul quarto lato dalla fascia
boschiva e ha funzione di corte d'ingresso, l'altro, piu esteso e
aperto verso la valle, mantiene il pendio naturale del terreno ed è
circondato sui tre lati da un doppio loggiato su cui prospettano i
singoli alloggi. Questi ultimi sono disposti in linea su corpo
semplice.
Mattatoio comunale a Miglianico (Chieti), 1979.
(con G. Conti, T. Di Biase, E. Guazzoni, A. Tacconelli).
L'area destinata al progetto si trova al limite del centro abitato,
compreso fra due strade parallele, su terreno a forte pendio. Il
progetto riguarda un piccolo mattatoio comunale i cui principali
elementi funzionali sono prefissati dalla normativa vigente. Viste
le condizioni caratteristiche del terreno, si è preferito separare e
porre su due quote differenti (con accessi dalle due strade) le
funzioni attinenti gli animali vivi e quelle che riguardano invece la
conservazione e la distribuzione delle carni macellate. Dati i limiti
imposti ai costi di costruzione e per consentire la massima
flessibilità nel tempo dell'impianto (trasformazioni e
ampliamenti) , si è scelta la disposizione in linea di fabbricati a
sezione costante e l'uso esclusivo di elementi modulari
prefabbricati in c.a., secondo le dimensioni standard che sono
offerte in commercio per la costruzione di piccoli edifici
industriali.
Restauro e ampliamento del castello di Fagnano Olona destinato a
sede municipale, 1980.
(con E. Guazzoni).
La soluzione planimetrica proposta vuole recuperare all'uso del
municipio quelle parti del castello che si trovano alla quota del
fossato insieme a due edifici •• rustici» ad esse collegati e
attualmente fatiscenti. Ciò avviene m.e..Q@.nte la costruzione di
due corpi trasversali a loggiato e la ristrutturazione di parte del
fabbricato esistente. Principale elemento generatore
dell'intervento architettonico proposto è il loggiato aperto che
viene inserito parzialmente lungo il lato Est del castello, là dove
s' in-dividua una parte aggiunta rispetto alla struttura tipologica
del castello (rispetto al sistema: corte interna-torri-fronte a
valle). Nel progetto i ••rustici•• recuperati all'uso, insieme ai due
nuovi elementi trasversali (che fuoriescono dal perimetro del
complesso, scavalcando la strada a valle), sono destinati ad aula
del consiglio comunale (con accessi separati per il pubblico e
per i consiglieri) , a biblioteca pubblica (due corpi a ••L» con al
centro il deposito dei libri ricavato nell'antica ••ghiacciaia»
circolare) , piu due sale per dibattiti e/o esposizioni.
Casa per quattro fratelli a Miglianico (Chieti), 1978.
(con F. Cataldo, A. Paolucci, M. Penitente).
L'area destinata al progetto, di forma allungata e disposta su un
terreno in pendio, si trova al limite del centro abitato ed è
circondata su tre lati da una fascia boschiva molto fitta. Il
progetto riguarda una casa per quattro fratelli: la casa per una
grande famiglia composta da quattro nuclei distinti. La sua forma
deriva principalmente dalle necessità particolari espresse da
14