XI
Congresso
Nazionale
di Archeologia
Cristiana
Isole
e terraferma
nel primo
cristianesimo
Identità locale ed interscambi
culturali, religiosi e produttivi
university press
Studi e Ricerche di Cultura Religiosa
Nuova Serie
viii
Isole e terraferma nel primo cristianesimo
Identità locale ed interscambi culturali, religiosi e produttivi
Atti XI Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana
Cagliari, Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio – sede della Cittadella dei Musei
Cagliari, Pontiicia Facoltà Teologica della Sardegna
Sant’Antioco, Sala Consiliare del Comune
23-27 settembre 2014
a cura di
Rossana Martorelli ‐ Antonio Piras ‐ Pier Giorgio Spanu
university press
2015
università di cagliari
dipartimento di storia, beni culturali e territorio
università di sassari
dipartimento di storia, scienze dell’uomo e della formazione
pontificia facoltà teologica della sardegna
dipartimento di scienze bibliche e patristiche
Con il contributo del Servizio Nazionale per gli Studi Superiori di Teologia e di Scienze
Religiose della Conferenza Episcopale Italiana
e del Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio dell’Università di Cagliari
© 2015 PFTS University Press
Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna
via Sanjust, 13 - 09129 Cagliari
isbn 978-88-98146-22-2
INDICE
13
Introduzione
Francesco Atzeni
15
Saluto del Rettore dell’Università di Sassari
Attilio Mastino
17
Saluto del Preside della Pontiicia Facoltà Teologica della Sardegna
Maurizio Teani
17
Saluto del Comitato promotore
Rossana Martorelli
21
Cronaca del Congresso
27
Programma del Congresso
33
Relazione introduttiva:
Le origini cristiane di isole e “continenti” tra identità e uniformità, alla prova dell’archeologia
Philippe Pergola
47
I. Origine ed evoluzione del cristianesimo fra la terraferma e le isole
49
L’organizzazione delle Chiese nell’Italia tardoantica tra isole e terraferma
Donatella Nuzzo
63
Concettualizzazione e simbologia di “isola” e “terraferma” nella letteratura biblica e patristica
Antonio Piras
73
Discussione
79
II. Organizzazione dei cimiteri, dei santuari martiriali e diffusione
del culto dei santi fra isole e terraferma
81
Sviluppi monumentali e insediativi dei santuari dei martiri in Sardegna
Vincenzo Fiocchi Nicolai & Lucrezia Spera
125
Sepolture cristiane e pagane tra III e IV secolo: il caso della necropoli
sul colle di Bonaria a Cagliari
Sabrina Cisci & Piergiorgio Floris
135
Le aree funerarie fra isole e terraferma: esempi dalla Sicilia e dalla Sardegna
Rosa Maria Carra Bonacasa, Giuseppe Falzone, Giuseppina Schirò,
Emma Vitale & Elisabetta Sanna
indice
181
Latomie, apprestamenti idraulici, oicine di vasai e luoghi di culto pagani. Il reimpiego delle
preesistenze nelle catacombe di Siracusa e le puntuali analogie con alcuni dei cimiteri sotterranei
magiori e minori di Roma
Gioacchina T. Ricciardi
191
Cimiteri riservati negli ediici di culto. Il caso di Caucana (Sicilia)
Giovanni Distefano
197
Lo spazio degli infanti nei cimiteri tardo-antichi: organizzazione e distribuzione spaziale fra
ritualità e consuetudini sociali
Lidia Vitale
203
Riti e pratiche funerarie nel processo di costruzione di una memoria identitaria: esempi da Sardegna e Sicilia
Paola De Santis
221
Il ruolo delle isole magiori e minori nella difusione del culto dei santi. Dinamiche e modalità di
circolazione della devozione
Rossana Martorelli, Lucia Mura, Marco Muresu & Laura Soro
255
Culto e reliquie tra isole e terraferma: l’isola di Bergegi (Liguria)
Alessandra Frondoni
267
Discussione
271
III. Edifici di culto cristiani, architettura e scultura fra isole e terraferma
273
La ricostruzione della rete ecclesiastica attraverso il corpus europeo
delle chiese altomedievali (CARE)
Gian Pietro Brogiolo
291
Spazi urbani di età bizantina e sedi episcopali della Sardegna settentrionale nell’XI secolo: spunti di rilessione attraverso il caso di Bosa (V-VII secolo)
Laura Biccone, Franco G.R. Campus & Alessandro Vecciu
307
Suppellettile in bronzo di età tardoantica in Sicilia e Sardegna: produzione, uso e committenza
Isabella Baldini & Rita Schiaffino
317
Ecclesiae aediicantur, dedicantur, implentur (Agost. serm. cccxxxvi, 3). La “cattedrale”
paleocristiana: costanti e variabili tra IV e VI secolo, tra isole e terraferma
Gisella Cantino Wataghin
341
La cattedrale di Regio Emilia. Evoluzione architettonica tra tardo antico e alto medioevo
Renata Curina
349
Il ruolo dei marmi bizantini nella produzione scultorea della Sardegna
tardoantica e paleocristiana
Claudia Barsanti & Alessandra Guiglia
369
Sigle di lavorazione e atelier marmorari: nuove rilessioni sul relitto di Marzamemi
Giulia Marsili
377
Nuove considerazioni sulla scultura protobizantina delle isole
tra importazione e produzione locale: il caso della Sicilia
Silvia Pedone
6
isole e terraferma nel primo cristianesimo
395
Produzione e commercio del marmo lungo le rotte del Mediterraneo:
evidenze dai depositi e dai relitti navali delle coste italiane
Andrea Paribeni & Elena Flavia Castagnino Berlinghieri
403
Su un frammento scultoreo di Vico III Lanusei (Cagliari): modelli e circolazione
della decorazione a tralcio e foglia cuoriforme nel Mediterraneo occidentale
Andrea Pala
409
Discussione
415
IV. La circolazione e gli scambi commerciali fra isole e terraferma
417
Produzioni, merci e scambi tra isole e terraferma nel Mediterraneo occidentale tardoantico
Giuliano Volpe, Danilo Leone, Pier Giorgio Spanu & Maria Turchiano
441
Dalla Sicilia “granaio dell’Urbe” all’autorifornimento regionale nel Lazio: forme e modi
dell’approvvigionamento alimentare a Roma tra la tarda antichità e l’alto medioevo
Daniela De Francesco
447
L’Isola di Pantelleria e il canale di Sicilia. Scambi commerciali e circolazione delle merci in età
tardo antica
Roberta Baldassari
457
Ricerche archeologiche nell’ager Tharrensis. Gli insediamenti tardoantichi
Barbara Panico, Pier Giorgio Spanu & Raimondo Zucca
465
Rapporti economici tra la Chiesa di Ravenna e la Sicilia nell’altomedioevo: storia e archeologia
Mila Bondi & Marco Cavalazzi
471
Circolazione e scambi commerciali sulla rotta Cartagine-Roma:
il caso dell’arcipelago delle Egadi
Fabiola Ardizzone & Filippo Pisciotta
481
Sulle sponde del Mediterraneo. Il porto di Agrigentum in età tardo antica e bizantina
Valentina Caminneci
491
Discussione
495
V. Epigrafia cristiana fra isole e terraferma
497
Appunti e spunti sull’epigraia cristiana fra isole e terraferma
Danilo Mazzoleni
511
Un testo epigraico sul sacramento del battesimo in Sardinia
Attilio Mastino, Paola Ruggeri & Raimondo Zucca
521
L’epigraia nei manoscritti. La seduzione del falso
Antonio M. Corda
529
Discussione
7
indice
533
VI. Iconografia cristiana fra isole e terraferma
535
Rotte igurative cristiane della tarda antichità:
la rete dei movimenti iconograici tra isole e terraferma
Fabrizio Bisconti & Matteo Braconi
557
L’apparato iconograico dei mosaici funerari in Sardegna:
apporti esterni ed interpretazioni locali
Giovanna Ferri
565
Il ciclo pittorico nel Cubicolo di Giona a Cagliari.
Un’iconograia a confronto tra isole e terraferma
Nicoletta Usai
571
Nuove rilessioni iconograiche sul registro inferiore del sarcofago con il sacriicio di Isacco
del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari
Dimitri Cascianelli
577
Circolazione dei Vangeli apocrii tra isole e terraferma:
rilessi nell’iconograia cristiana dei primi secoli (IV-VII)
Sandra Sedda
587
Motivi cristiani ed ebraici nei corredi della necropoli di Pill’e Matta, Quartucciu (CA).
Materiali e contesti inediti
Donatella Salvi
597
Discussione
603
VII. Correnti monastiche fra isole e terraferma
605
Le ‘isole’ di Girolamo. Visioni sullo spazio dell’ascesi fra Roma e l’Italia alla ine del IV secolo
Federico Marazzi
615
Sviluppo e prime manifestazioni del monachesimo tra terraferma e isole: il contesto italiano
Maria Carla Somma
631
I monasteri tra isole e terraferma all’età di Gregorio Magno
Francesca Romana Stasolla
645
Discussione
647
VIII. Novità
649
I metropoliti milanesi a Genova (569-644?) e il ritrovamento di un fonte battesimale
paleocristiano nella Cattedrale di San Lorenzo
Mario Marcenaro
657
Un inedito complesso cimiteriale suburbano della Torino paleocristiana
Luisella Pejrani Baricco
667
Nuovi dati su S. Marziano di Tortona e la cattedrale di Asti
Alberto Crosetto
8
isole e terraferma nel primo cristianesimo
673
Nuovi dati dal Verbano Cusio Ossola: gli scavi della chiesa di S. Pietro a Gravellona Toce
e dell’oratorio dei SS. Fabiano e Sebastiano a Verbania
Francesca Garanzini
681
La necropoli della Ferrovia di Cividale del Friuli, tra vecchi rinvenimenti e nuove scoperte
Fabio Pagano
687
Nuovi scavi e ricerche sulle prime fasi insediative cristiane nel complesso degli horti Domitiae
Lucillae e della “domus Annii” (comprensorio ospedaliero S. Giovanni-Addolorata, Roma)
Jun Yamada & Alessandra Cerrito
695
Nuove considerazioni sull’attività dei presbiteri Urso e Proclino a Roma. Altari a confronto
Agnese Pergola
703
Nuovi dati sulle lucerne tardo antiche di Ostia
Roberta Ruotolo
711
Nuove acquisizioni sulla chiesa di San Pietro in Campo di Merlo sulla via Portuense a Roma
Marialuisa Zegretti
719
Cristianizzazione, culti e aree funerarie.
Nuove acquisizioni dall’Abruzzo interno in età tardoantica
Sonia Antonelli & Marzia Tornese
727
Le lucerne di età tardoantica e altomedievale dalla catacomba di S. Gennaro a Napoli
Carlo Ebanista, Claudia Giordano & Antonio Del Gaudio
743
Inediti elementi scultorei altomedievali dal santuario di S. Felice a Cimitile
Carlo Ebanista
757
Gangivecchio (PA), Prima campagna di scavo. Nuovi dati sul destino delle ville romane
Fabiola Ardizzone & Marco Manenti
767
La cristianizzazione delle isole minori: il caso dell’abitato di Scauri a Pantelleria
Leonardo Abelli & Pier Giorgio Spanu
781
Possibili indizi per l’ubicazione della cattedrale paleocristiana di Cagliari
Rossana Martorelli
791
Un possibile caso di antico “antiquariato cristiano” dall’agro serdianese:
rilessioni sull’iniziale difusione del Cristianesimo nell’hinterland di Cagliari
Antonello V. Greco
797
La Basilica urbana di Nora tra terra e mare: i nuovi rilievi
Jacopo Bonetto, Anna Bertelli, Giovanni Gallucci & Ivan Minella
807
Tomba ipogeica di Decimoputzu, loc. San Giorgio
Massimo Casagrande
815
Olbia tra paganesimo e cristianesimo
Giovanna Pietra
821
Nuove attestazioni epigraico-scultoree della grecità bizantina in Sardegna
Fabrizio Sanna & Luca Sarriu
825
Discussione
9
indice
835
IX. Poster
837
Scavi, scoperte e restauri in Liguria nell’ultimo decennio
Alessandra Frondoni
847
La basilica funeraria e battesimale di Capo Don (Liguria. Riva Ligure-IM). Nuove ipotesi
sulla sequenza delle fasi costruttive dalla tarda età imperiale all’età post-medievale
Luigi Gambaro & Aurora Cagnana
853
Spazi del sacro a Campo della Fiera (Orvieto, Umbria) tra tarda antichità e medioevo
Danilo Leone
861
Nuove acquisizioni dai recenti restauri nelle catacombe romane
dei SS. Marcellino e Pietro ad duas lauros
Rafaella Giuliani
867
Archeologia paleocristiana nella valle del iume Torto
Rosa Maria Cucco
871
Dalla villa al villagio. L’età romana e tardoantica attraverso la circolazione di merci,
prodotti e manufatti nelle Valli dello Jato e del Belìce Destro (PA)
Antonio Alfano
877
Iconograie narrative su alcune coppe e lucerne siciliane
Giovanni Distefano & Angelica Ferraro
881
L’evoluzione dello spazio sacro del complesso di San Saturnino a Cagliari. Metodi di lettura della
cartograia storica e rappresentazione GIS per la tutela del contesto urbano e del sistema archeologico e monumentale di una piazza contemporanea
Laura Zanini
889
ISTHMOS Project. Indagini archeologiche a Nora (Pula, CA). Campagne 2013-2014
Romina Carboni, Francesca Collu, Emiliano Cruccas & Maura Vargiu
895
Markers di difusione cristiana a Tratalias: agiotoponomastica e materiali
Claudia Cocco
901
Il territorio di Iglesias in epoca prepisana: considerazioni storico-archeologiche
alla luce dei principi dell’archeologia del paesagio
Elena Bellu
907
Indagini archeologiche nel territorio di Astia, comune di Villamassargia. Primi risultati
Marta Macrì
915
Εἰς μέταλλον Σαρδονίας. Metalla ed il Sulcis iglesiente prima della pax costantiniana
Mattia Sanna Montanelli
921
Il territorio di Gonnosfanadiga (Medio Campidano) tra la tarda antichità e l’alto medioevo
Cristiana Cilla & Giovanni Ugas
929
San Giorgio di Sinis. I materiali metallici
Barbara Panico & Pier Giorgio Spanu
935
Il Sinis di Cabras tra tarda antichità e Alto Medioevo: primi risultati di una ricerca territoriale
Carla Del Vais, Salvatore Sebis, Valentina Chergia, Maria Mureddu,
Enrico Dirminti & Pietro Francesco Serreli
10
isole e terraferma nel primo cristianesimo
941
Il territorio di Usellus (OR) tra l’età romana imperiale e l’alto medioevo:
primi risultati del censimento archeologico dell’area comunale
Carla Del Vais & Pietro Francesco Serreli
947
Porto Torres (SS). Quotidianità e rapporti commerciali nella Turris Libisonis tardo antica.
Un contesto di V-VI secolo d.C. dall’area portuale
Daniela Deriu
951
Il sito tardoromano-altomedievale di Santa Filitica (Sorso-SS): nuove ricerche
Elisabetta Garau, Daniela Rovina, Luca Sanna, Valeria Testone & Vittorio Longo
961
La moneta come “indicatore” dell’insediamento in età bizantina: una ricerca in corso.
L’esempio del villagio attorno alla chiesa di S. Giovanni di Noale (Ossi, Sassari)
Marco Muresu
969
Un’iscrizione paleocristiana di Carales riscoperta attraverso la documentazione secentesca
(CIL X, 7589)
Pierpaolo Longu
975
Conclusioni:
Isole e terraferma nel primo cristianesimo.
Identità locale ed interscambi culturali, religiosi e produttivi
Marc Mayer i Olivé
979
Chiusura dei lavori
11
DALLA VILLA AL VILLAGGIO.
L’ETà ROMANA E TARDOANTICA
ATTRAVERSO LA CIRCOLAZIONE DI
MERCI, PRODOTTI E MANUFATTI
NELLE VALLI DELLO JATO E DEL BELÌCE
DESTRO (PA)1
Antonio Alfano
Libero ricercatore – Sapienza Università di Roma
antonioalfano33@gmail.com
Riassunto
Si presentano in questa sede i risultati delle ricognizioni
intensive e sistematiche condotte nel territorio dell’immediato retroterra di Palermo. Le importazioni, sia per
quanto riguarda la ceramica ine che i contenitori da trasporto, sono legate in modo quasi esclusivo alla Tunisia
ed agli atelier del golfo d’Hammamet. La presenza di almeno quattro ville tra II e IV d.C. (frammenti di serpentino, colonne, frammenti di porido, stucchi e mosaici), nei
cui luoghi sorgeranno poi dei villaggi, sia tra il V ed il VII
che in età islamica, ci informa inoltre della persistenza
abitativa di aree geograiche ben strutturate. Sebbene si
noti una contrazione del popolamento, tra seconda metà
VI e VII sono continui i rapporti con l’Africa, già fondamentali per la rinnovata importanza che assume la Sicilia
quale collegamento con Roma.
Parole chiave: Valle Jato, villaggio, porido
Abstract
With this contribution, we would like to present data of the
survey undertaken in the Valle di Jato, situated in Palermo’s
hinterland. In this paper we would like to contribute to the
reconstruction of the roman history of this archaeological
landscape, and of its material culture that relecting the strong
relationship of this territory to the Tunisia. There is an exceptional concentration of Tunisian imports coarse ware, amphorae and also ine wares in particular D production. The
villages take the place of villae (with marbles, column, fresco
and mosaics) between 4th and 5th in strategic point of territory,
and reveal a marked longevity until the inal phase of Islamic
rule and, in several cases, beyond this. A irst phase of decrease
in settlement density took place in the second half of 6th A.D.
Nonetheless, the settlement network continued to be complex
and variegated.
Keywords: Valle of Jato, villages, marbles
Si ringraziano le famiglie Lepore e Pusceddu per l’accoglienza e per aver reso il soggiorno intenso e piacevole
durante i giorni del Congresso. Grato alla prof.ssa Rossana Martorelli ed al dott. M. Muresu per la possibilità
di partecipare al Congresso e per l’accoglienza eccellente
riservata. Grazie ancora alla mia famiglia ed a Margherita
che hanno reso possibile tale esperienza.
Introduzione
L
o studio, ora concluso, del territorio delle Valli dello Jato e del Belìce Destro ha portato alla
luce diverse testimonianze archeologiche (UT –
Unità Topograiche) che si concentrano soprattutto
tra i secoli IV-VII e X-XII (tav. I, 1). In questa sede ci
occuperemo del primo periodo con particolare attenzione al momento di delicato passaggio tra tardoantico e medioevo. Per la metodologia adottata
ed i risultati delle ricerche relativi ai secoli più tardi
si rimanda alla bibliograia già edita (Alfano, 2014;
Alfano & Muratore, 2014; Alfano & Salamone, 2015;
Alfano & Sacco, 2014; Maurici et al., 2014).
Dalla Villa al Villaggio
Le dinamiche territoriali della prima età imperiale
sono legate alla presenza della importante città di
Ietas, che tra le tributarie di Roma risultava uno dei
più importanti insediamenti dell’isola. Gli scavi condotti da ben 43 anni dalle missioni universitarie svizzere hanno infatti mostrato la ricchezza e la vastità
dell’insediamento (circa 40 ha) che ino al IV secolo
risulta inserito nei circuiti commerciali con l’Africa
e con le province occidentali dell’Impero Romano2.
A partire dalla metà del V è indicato un periodo di
decadenza in contrasto con quanto avviene nel territorio circostante. Su questa premessa il nostro studio ha cercato di cogliere le diferenti soluzioni abitative tra la prima e la tarda età imperiale. Ci si rende
conto infatti che la natura e l’importanza del sito
hanno costituito centro di attrazione per l’abitato
intercalare che risulta già intenso a partire dal I sec.
a.C. In assenza di scavi archeologici non possiamo
spingere oltre le nostre considerazioni, ma crediamo che le campagne dello Jato e del Belìce Destro
siano state ittamente insediate su tutte le condizioni geomorfologiche, con una netta prevalenza per le
scelte legate alla vicinanza delle risorse idriche.
Dall’insediamento di Iatas si dovevano scorgere decine di unità abitative che progressivamente vennero abbandonate in favore di una nuova articolazione
insediativa. L’area di c.da Dammusi e quella della
Chiusa, nello Jato ed in prossimità del iume, sono
quelle più dense e ricche di Unità topograiche come
quella di Monte Aperto nel Belìce Destro. Si raccol-
1
2
La bibliograia su Monte Iato e sui ritrovamenti è molto
estesa. Si consiglia lo spoglio della rivista Sicilia Archeologica a partire dal 1971 e della rivista Antike Kunst dal 1972 su
cui a cadenza annuale appaiono i resoconti delle campagne di scavo, inoltre la serie Studia Ietina con volumi speciici dedicati ad alcune classi di materiali o all’urbanistica.
antonio alfano
gono diversi frammenti in sigillata sia italica che
nelle produzioni A e D e qualcuna in C. Oltre ai prodotti di fabbrica africana si riconoscono anfore di
produzione regionale (Dressel 21-22) o microasiatica (MAUXXVII-XXVIII/ Agora G 199) e forme vicine al Tipo Termini Imerese 151/354 (Malitana et al.,
2008). Tutto questo attesta come l’attività di importazione di prodotti d’uso comune fosse varia ed articolata al contrario delle anfore che, per i primi secoli dell’impero, si riscontrano in un numero esiguo di
esemplari, a signiicare l’autosuicienza del territorio. Eccezionale il ritrovamento di tre frammenti di
sectilia in serpentino ed uno in porido dalle UT 33,
138, 149 (tav. I, 2, 4); la prima, Arcivocale, nel Belìce
e le altre due in c.da Fellamonica ed in c.da Dammusi. Entrambe le tipologie provengono da cave imperiali ed hanno il loro momento di circolazione più
iorente in epoca lavia (Gnoli, 1971). Accompagnate
dalla presenza di frammenti architettonici di rivestimento, vetri, colonne, frammenti di mosaici come
nelle UT 83 e 100 sempre nello Jato, suggeriscono la
presenza di strutture di un certo impegno, sebbene
il loro carattere non possa essere portato alla luce
dai soli rinvenimenti di supericie. Altro grande insediamento, attivo tra III a.C. ed inizi del IV è quello in
c.da Fellamonica (UT 188). Un primo momento di
cambiamento si ha proprio a partire dalla metà del
IV secolo: gli insediamenti appena citati si riducono
notevolmente ed il registro archeologico appare
meno articolato. Continua in molti casi la persistenza geograica, ma cambia l’articolazione insediativa
generale. Si fanno più presenti piccoli nuclei abitativi cui si aiancano notevoli agglomerati che possiamo certamente individuare come villaggi. Scompaiono i siti lungo il iume Jato e persistono quelli
lungo la via pedemontana settentrionale della Valle
dello Jato, in connessione con la viabilità da e verso
Palermo. Lo sfruttamento agricolo risulta intensivo
ed in stretto rapporto con Roma grazie anche alla
rinnovata importanza che assume la Sicilia quale testa di ponte per l’Africa (Vera, 2010; Vitale, 2012 pp.
9-13). Se i villaggi sorgono e si sviluppano in luogo
di insediamenti precedenti (c.da Signora, Dammusi,
Monte Aperto, Verzanica, Pietralunga) i piccoli nuclei abitativi sono distribuiti senza una particolare
connotazione geograica (tav. I, 3, 5). Nondimeno i
prodotti quali anfore africane e le più comuni forme
in sigillata D (Hayes 59, 61 e 67 in diverse varianti)
arrivano dovunque. A partire dall’età costantiniana
e ino alla ine del V secolo il villaggio (Volpe, 1996),
quale luogo di smistamento delle risorse del latifondo e sede di mercato, risulta essere la forma abitativa più presente. Nel quadro generale che emerge
dalla lettura dei frammenti si individua un netto
predominio di prodotti di fabbrica africana, con una
varietà tipologica che riguarda tanto le produzioni
ini quanto i contenitori da trasporto, e sottolinea lo
stretto rapporto con la Tunisia e in particolare con
gli atelier del golfo di Hammamet. La parte più considerevole di esemplari è riconducibile alla produzione D ino alla ine del VII secolo quando il numero dei villaggi sarà ridotto nonostante il continuo
approvvigionamento di prodotti dal Nord-Africa
(sigillata D nelle forme 81 A, 91 A, B e D, 99 A e C,
104 A1 e A2, 105 B e 109). Scarsi i rapporti con l’oriente ad esclusione di alcuni frammenti di contenitori
riferibili ai tipi LRA1 e LRA2. Anche la ceramica da
fuoco risulta quasi tutta d’importazione: accanto
alle produzioni di Pantelleria si trovano le forme
Hayes 23, 181 e 197 di provenienza africana. Interessante a tale proposito l’UT 197, in cui è stata praticata una raccolta per quadrettatura. Qui, su una supericie di 600 m2 si è raccolta una percentuale pari
al 78 % di ceramica da fuoco del tipo Hayes 197 in
numerose varianti. A seguito della guerra grecogotica il popolamento subisce una contrazione e
continuano a persistere alcuni nuclei di abitato che
raggiungono dimensioni molto estese. Oltre ai rinvenimenti appena citati si rintracciano in diverse
forme e decorazioni i coppi a supericie striata che
costituiscono un ottimo fossile guida per i secoli VI
e VII. Per questo periodo, nelle aree di c.da Verzanica, c.da Monte Aperto, Pietralunga, Dammusi, Procura, è possibile riconoscere degli agrotowns per usare le parole di Roger Wilson, quali grandi
insediamenti inseriti in una rete commerciale internazionale rivolta allo sfruttamento agricolo intensivo e posti in vicinanza di punti cardine del territorio
(tav. II, 1). Rispetto ai secoli precedenti questi insediamenti si pongono infatti in punti nevralgici soprattutto in relazione alla viabilità (tav. II, 2). Dammusi e Procura sono legati alla via pedemontana
che dal iume Jato raggiunge Palermo da un lato e la
fertile piana di Partinico dall’altro; Pietralunga, Verzanica e Monte Aperto sono invece legate alla viabilità trasversale che dal Belìce raggiunge le aree del
corleonese e la costa meridionale della Sicilia. Dal
confronto con le aree attigue alla nostra ricerca e
sottoposte ad indagini di uguale tipo, risulta stringente il paragone con i siti di Acquae Segestanae e
c.da Rosignolo a Segesta (Cambi, 2005; Molinari &
Neri, 2004) e con i siti di contrada Carrubbella, contrada Duchessa e contrada Miccina nell’area di Entella (Facella et al., 2012). Sia nell’esempio segestano
(Acquae Segestanae) che in quello entellino il paragone ha un peso ancora maggiore se consideriamo che
872
dalla villa al villaggio
estese dimensioni in cui si segnalano anche attività
artigianali (fornace per mattoni in c.da Verzanica
– UTT 2/11), ed alcune ville in cui gli elementi di
pregio più notevole sono costituiti dai sectilia in serpentino e porido: nessuna traccia delle distruzioni
operate dai Vandali alla metà del V secolo. Come
nel caso della vicina area segestana, non si individua
alcuna lessione ma solo l’abbandono di alcuni siti
periferici in conseguenza della crescita esponenziale
dei villaggi. Ciò che invece è veriicabile anche con
le fonti è il passaggio alla coltivazione monocolturale. Le anfore sono quasi tutte di importazione africana per tutto il periodo compreso tra il IV ed il VII
ed il latifondo, anche ecclesiastico, è ormai l’unica
forma di sfruttamento del territorio. Tutto contribuisce a fare della Sicilia centro-occidentale la fertile
terra di mezzo per la fortuna geograica di trovarsi
tra l’Africa e Roma.
questi insediamenti presentano anche frequentazioni di età successive, come rivela il nostro territorio
ad esclusione di c.da Verzanica che conclude la sua
vita alla metà del VII d.C. Se allarghiamo lo sguardo
all’intera Sicilia ci accorgiamo che il panorama è
molto simile: latifondo civile ed ecclesiastico in cui i
prodotti africani costituiscono la maggioranza delle
importazioni già da età imperiale (Fentress et al.,
2004). Il villaggio è quindi la forma di insediamento
più attestata, indice della vitalità delle campagne e
della loro equiparazione alla vita nelle città; entrambe le entità sono inserite nella rete di traici mediterranei a medio e lungo raggio, in cui la Tunisia
rappresenta il principale interlocutore per l’approvvigionamento di merci e beni. Con una percentuale
pari al 78 % poi, le sedi geograiche di questi villaggi
saranno occupate da insediamenti medievali già alla
ine del IX ed a volte per tutto il XII secolo, ad indicare la rilevanza dei luoghi.
La presenza del Cristianesimo
Bibliografia
Tra ine VI ed inizi VII inine, un nuovo impulso
al popolamento o la semplice tenuta di aree strategicamente aidabili, si può legare al pontiicato
di Papa Gregorio Magno il cui epistolario consente di apprezzare l’evoluzione e l’importanza del
latifondo ecclesiastico e la difusione del cristianesimo nell’isola (Mammino, 2004; Puglisi, 1986; Rizzo, 2002 p. 119). Alcune necropoli sub divo e diversi
gruppi di sepolture scavate in aioramenti calcarei
sono infatti la prova di questo dato ed un elemento
in più per comprendere al meglio l’articolazione del
paesaggio (Alfano, c.s.). Due grandi necropoli sub
divo coesistono nel Belìce Destro: la UT 18 in c.da
Verzanica a servizio dell’esteso villaggio formato
dalle UUTT 2-11, e la notissima necropoli in c.da
Sant’Agata lungo la direttrice per Corleone ed il cui
momento più rilevante di frequentazione, a giudicare dai corredi, si data alla seconda metà del V secolo. Non conosciamo la diocesi di appartenenza di
queste strutture, sebbene la vicinanza di Carini possa costituire un elemento a favore per questa sede.
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Conclusioni
Tra il I ed il III d.C. l’insediamento territoriale appare vario ed articolato, le produzioni importate si
riferiscono in modo quasi esclusivo alla ceramica da
mensa (sigillata A nelle forme Hayes 3 a e b, Hayes 8
a e b, Hayes 9 a e b) e a quella da fuoco mentre olio
e vino erano prodotti localmente. Accanto ai piccoli siti a vocazione agricola, si sviluppano villaggi di
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