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Antonio Alfano
  • Via Frate Giovanni Pantaleo 20, 90143 Palermo

Antonio Alfano

Studio topografico ed archeologico sul territorio intorno al Casale di Piazza Armerina
Studio petrografico su alcuni campioni di ceramiche di età islamica.
The paper illustrates the results of the surveys carried out along the Jato Alto and Belice Destro rivers, and the research methodology based on computer applications. The study was conducted through the integration of analytical... more
The paper illustrates the results of the surveys carried out along the Jato Alto and Belice Destro rivers, and the research methodology based on computer applications. The study was conducted through the integration of analytical techniques based on a GIS platform to manage and process spatial data. The principles followed in the settlement distribution (possibility of water supply, exposition, slope and intra-site visibility) and the influence of foreign elements in the territory were examined with innovative methodologies. Specific attention was therefore directed to describing the relationships between settlements and the neighbouring area, by applying landscape archaeology to study this part of Western Sicily from Prehistory to the Middle Ages, and to develop a methodology for studying the ancient landscape. The area that was chosen extends about 180 km2, to the S-E of Palermo, between the mountains near the town of Monreale and the Oreto Valley. The use of Geographic Informatio...
In the last years there has been a renewed interest in Medieval Sicily. With this contribution, we would like to introduce the preliminary data of the survey undertaken in the Valle of Jato, situated in Palermo's hinterland. The time... more
In the last years there has been a renewed interest in Medieval Sicily. With this contribution, we would like to introduce the preliminary data of the survey undertaken in the Valle of Jato, situated in Palermo's hinterland. The time frame here taken into considerations extends from the 6 th to the 13 th centuries A.D. In this paper we would like to contribute to the reconstruction of the medieval history of this archaeological landscape, through the study of written sources, mainly the giarīda of Monreale, and of its material culture. The comparison of the pottery recovered in the valley with that of Palermo, object of a recent chrono-typological revision, has been very important for this study. Thanks to this we are able to recognise that some settlements already existed during the Islamic period, probably dating from around the 10 th century A.D., in spite of the fact that our first written sources are dated from the end of the 11 th century. Moreover, analysis of the ceramic...
Research Interests:
Herein the results are presented of field surveys carried out in the collaboration of students of the Liceo Classico "Tito Livio" di Milano. These investigations have covered an area of approximately 6 km2 during 14 working days, adopting... more
Herein the results are presented of field surveys carried out in the collaboration of students of the Liceo Classico "Tito Livio" di Milano. These investigations have covered an area of approximately 6 km2 during 14 working days, adopting an intensive and systematic methodology. This line of research has allowed us to identify multiple archaeological features on the ground, which despite the spatial limits of the area under scrutiny, offer valuable insights into the diachronic evolution of this territory. One site is particularly worthy of attention, on which we hope to focus our future research agenda by means of didactic archaeological investigations.
L’area si colloca nella porzione settentrionale della Provincia di Palermo a circa 30 Km dallo stesso capoluogo sulla direttrice viaria interna per la costa mediterranea dell’isola all’altezza di Sciacca. La principale caratteristica di... more
L’area si colloca nella porzione settentrionale della Provincia di Palermo a circa 30 Km dallo stesso capoluogo sulla direttrice viaria interna per la costa mediterranea dell’isola all’altezza di Sciacca. La principale caratteristica di questo territorio è la presenza di uno sbarramento montuoso costituito dalle propaggini più settentrionali dei Monti Sicani con quote tra i 1000 ed i 1300 m s.l.m. che ha avuto notevole influenza nello sviluppo del popolamento. Le montagne ospitano tracce di vita riferibili alla preistoria ed al basso medioevo, in relazione soprattutto a fortificazioni erette nei punti di controllo dei valichi. La Valle del fiume Jato è molto profonda, ricca di sorgenti che sgorgano dalla base dei massicci montuosi e con terreni coltivati in prevalenza a vigneto ed uliveto. Il fiume biforca il suo percorso nei pressi dell’invaso artificiale Poma; da qui, tornando indietro e seguendo il Vallone Desise si raggiunge il ramo destro del fiume Belìce dove il paesaggio è più dolce e le colline hanno quote che variano dai 400 ai 700 m s.l.m. Raitano, Cozzo Arcivocale, Monte Arcivocalotto, Pietralunga e Cozzo Monaca costituiscono la dorsale calcarea che divide i due rami del Belìce e su cui l’insediamento umano si è avuto sin dalla preistoria. Il paesaggio è quasi esclusivamente coltivato a seminativi stagionali fino ai rilievi del corleonese. Punto di incontro tra i due territori è la dorsale formata dai Monti Iato, Perciana, Pagnocco e Serre della Ginestra anch’essi di notevole altezza (tra 900 e 1300 m. s.l.m) che per la loro posizione centrale costituiscono eccezionali punti di vedetta fin verso i rilievi del trapanese e dell’agrigentino. Si spiega per questo la scelta insediativa su Monte Iato quale punto di controllo e gestione dei traffici commerciali tra la costa settentrionale e quella meridionale della Sicilia. Ancora per le fasi iniziali dell’altomedioevo (VI-VIII sec.), l’insediamento si concentra in grossi villaggi aperti in aree collinari mentre a partire dalla fine del IX, con l’avanzata musulmana, e fino alla metà del secolo XI si ha quella che abbiamo definito “esplosione rurale”, per via dei grandi e piccoli insediamenti posti su diversi punti del paesaggio con un record archeologico ricchissimo ed avvicinabile ai contesti urbani. Benessere economico, vitalità dei territori e sfruttamento intensivo delle risorse agricole sono i fattori scatenanti questa eterogeneità degli abitati, cui spesso riusciamo a collegare il dato toponomastico ed archivistico. Durante il periodo del regno normanno (1130) e fino ad età guglielmina (1180 ca.) le risorse del fiume Jato vengono ulteriormente sfruttate con la costruzione di alcuni mulini, mentre il fiume Belìce, nel tratto oggetto del nostro studio, non sembra essere sfruttato in tal senso, visto il corso più tortuoso, le continue esondazioni e la difficoltà dei terreni limitanei (come si evince dalle lanche fossili). L’osservazione autoptica degli impasti della ceramica da mensa ci consente una osservazione in particolare. Se da un lato si nota come tra i reperti di età islamica sia attestata, con qualche rarissima eccezione, solamente la produzione palermitana, per quelli di età normanna sembrerebbe aumentare la frequenza di altre produzioni, al momento non ben identificate, anche se la presenza di vasellame di Palermo resta sempre preponderante. Se questo dato sia collegato alla migrazione di popolazione dalla Sicilia centrale e/o orientale è ancora troppo presto per dirlo, certamente risposte più decisive potrebbero venire da dati di scavo. Alla fine del periodo normanno, si data la nascita dell’Arcidiocesi di Monreale, le cui platee ci informano in modo puntuale sul paesaggio rurale e sulle strutture abitate. Nella prima metà del XIII secolo, le campagne risultano già in parziale abbandono ed il territorio diventa oggetto delle repressioni contro la popolazione musulmana residente. Eccezionale risulta così il fortilizio di assedio fatto edificare da Federico II contro parte della popolazione musulmana residua di Sicilia, assediata nel vicino centro fortificato di Giato. Gli assedi avvennero tra gli anni 1223-1226 e nel 1246. L’esistenza di questo accampamento fortificato è attestata da una serie di documenti di Federico II dati in castris in obsidione Iati fra 1222 e 1224 e da un passo di una cronaca, per quanto riguarda l’assedio finale del 1246. Gli scavi archeologici, ancora in corso, hanno mostrato uno spaccato della vita militare di un esercito federiciano con tutte una serie di informazioni circa la tecnologia militare, la dieta e la tecnica costruttiva.
Studio topografico ed archeologico sul territorio intorno al Casale di Piazza Armerina
Studio petrografico su alcuni campioni di ceramiche di età islamica.
Studio omogeneo e puntuale dei contesti di età islamica (Fine X - Fine XI secolo) ritrovati presso il complesso delle Terme Meridionali della Villa del Casale
Si tratta della descrizione dettagliata delle fasi individuate presso le Terme Meridionali della Villa del Casale.
Il contributo intende presentare i risultati di un progetto didattico svolto tra il 2017 ed il 2018 con gli studenti del Liceo Classico Tito Livio di Milano che hanno lavorato nei magazzini del Museo Regionale di Palazzo D’Aumale. Gli... more
Il contributo intende presentare i risultati di un progetto didattico svolto tra il 2017 ed il 2018 con gli studenti del Liceo Classico Tito Livio di Milano che hanno lavorato nei magazzini del Museo Regionale di Palazzo D’Aumale. Gli studenti, seguiti dagli archeologi hanno catalogato attraverso l’organizzazione di un database tutti i reperti ivi conservati ed hanno proceduto alla realizzazione di un catalogo fotografico di ogni oggetto, pertinente sia all’ambito subacqueo sia al territorio limitrofo alla struttura museale. Tale lavoro si è infine concretizzato nella selezione di alcuni oggetti di prossima esposizione e nella realizzazione di un catalogo informatico presto accessibile.
Il presente poster intende tracciare un quadro aggiornato sui relitti Tardoantichi e Tardo medievali presenti nei mari siciliani. Tali dati saranno incrociati con gli studi più recenti sulle rotte marittime mediterranee in antico,... more
Il presente poster intende tracciare un quadro aggiornato sui relitti  Tardoantichi e Tardo medievali presenti nei mari siciliani. Tali dati saranno incrociati con gli studi più recenti sulle rotte marittime mediterranee in antico, cercando di comprendere quali connessioni esistessero tra le merci trasportate, le rotte seguite ed i luoghi del naufragio.
Breve riassunto: si presentano i risultati di un recente studio che ha riguardato le escavazioni ipogee per la conservazione anaerobica dei cereali. Partendo dalle fonti scritte si è proceduto ad un’approfondita analisi tecnica ed allo... more
Breve riassunto: si presentano i risultati di un recente studio che ha riguardato le escavazioni ipogee per la conservazione anaerobica dei cereali. Partendo dalle fonti scritte si è proceduto ad un’approfondita analisi tecnica ed allo spoglio bibliografico che ha portato al censimento di numerose escavazioni di diversa forma in un arco cronologico compreso tra il VI ed il XV secolo. Nello specifico l’area di interesse è quella delle valli del fiume Jato e del Belìce Destro, in cui si concentrano escavazioni dalle dimensioni inusuali e relative all’immagazzinamento del surplus raccolto nei territori della diocesi di Monreale. La creazione di una tipologia e di una sua evoluzione nel tempo costituisce infine la peculiarità dello studio, accompagnato dai necessari rilievi tecnici.

Abstract: we present the results of a recent study regarding the underground excavations for anaerobic conservation of grain. Starting from the written sources it proceeded to an in-depth technical analysis and to a bibliographic bare that led to the census of numerous cavities of different shapes in a period between the sixth and fourteenth centuries. In particular, the interested areas are the valleys of the Jato River and the “Belìce Destro”, where some of excavations by the unusual size and concerning the storage of surplus collected in the territories of the diocese of Monreale. The creation of a typology and its evolution over time, finally is the peculiarity of the study.
Il presente articolo, traccia un quadro aggiornato sulla conoscenze archeologiche di questa parte di costa siciliana e sul rapporto che aveva con l'immediato entro-terra. I dati parzialmente editi delle ricognizioni sistematiche nella... more
Il presente articolo, traccia un quadro aggiornato sulla conoscenze archeologiche di questa parte di costa siciliana e sul rapporto che aveva con l'immediato entro-terra. I dati parzialmente editi delle ricognizioni sistematiche nella valle del fiume Jato mostrano, soprattutto per la tarda età romana, un rapporto diretto con i ma-nufatti di produzione tunisina che arrivavano nei porti di San Cataldo-Partinico, Calatubo e Punta Molinazzo-Terrasini. Purtroppo ad esclusione di Punta Moli-nazzo e Isola delle Femmine non si conservano i resti archeologici di alcuna struttura portuale o relativi ad altre attività. Gli studi degli anni'80 del prof. Gian-franco Purpura hanno evidenziato un'intensa presenza di attività marinare che devono comunque essere rivalutate sulla base dei recenti studi e soprattutto sullo "scavo in magazzino" presso alcuni musei locali che sarà obiettivo di questo studio. Il ruolo dell'archeologia subacquea si pone allora come punto di partenza nella comprensione delle rotte e delle dinamiche che queste implicavano. Nonostante gli studi generali, questa porzione della Sicilia Nord-occidentale non è inserita perfettamente nei traffici trans-marini mentre le ricerche di superficie e le fonti scritte evidenziano una situazione assolutamente differente. Il dato acquisito è implementato in una piattaforma GIS per la gestione integrata dei dati. Ciò permette un'analisi precisa e immediata del dato archeologico in continua evoluzione. Carta con le principali rotte nel Mediterraneo romano e tardoantico Nello Jato l'età imperiale e tardoantica si caratterizza per la presenza capillare di insediamenti volti allo sfruttamento agricolo ed in stretto rapporto con Roma grazie anche alla rinnovata importanza che assume la Sicilia quale testa di ponte per l'Africa. È il momento in cui le campagne rendono al massimo delle loro possibilità ed anche terreni "marginali", per usare le parole del Traina, subiscono un processo di rivalutazione. Tra I e III d.C. il numero degli insediamenti risulta comunque alto, ma il loro "livello archeologico" si riconosce meno che in età tardoantica. La presenza di almeno quattro ville (UT 83, 100, 138 e 149) tutte nel bacino del fiume Jato e sulla via pedemontana, è attestata da elementi di pregio sia architettonico, colonne e capitelli, che di rivestimento come mosaici, intonaci e sectilia in porfido rosso e serpentino. A queste strutture si affiancano piccoli nuclei abitativi e centri a vocazione agricola distribuiti senza una particolare connotazione geografica. Oltre ai prodotti di fabbrica africana si riconoscono anfore di produzione regionale (Dressel 21-22) o microasiatica (MAUXXVII-XXVIII/ Agora G 199). A partire dall'età costantiniana e fino alla fine del V secolo il villaggio, quale luogo di smistamento delle risorse del latifondo e sede di mercato, risulta essere la forma abitativa più presente. Il quadro generale che emerge dalla lettura dei frammenti individua un netto predominio di prodotti di fabbrica africana, con una varietà tipologica che riguarda tanto le produzioni fini quanto i contenitori da trasporto, e sottolinea lo stretto rapporto con la Tunisia e in particolare con gli atelier del golfo di Hammamet. La parte più considerevole di esemplari è riconducibile alla produzione D fino alla fine del VII secolo quando il numero dei villaggi sarà ridotto nonostante il continuo approvvigionamento di prodotti dal Nord-Africa (forme 59, 61, 67, 81 A, 91 A, B e D, 99 A e C, 104 A1 e A2, 105 B e 109). Scarsi i rapporti con l'oriente ad esclusione di alcuni frammenti di contenitori riferibili ai tipi LRA1 e LRA2. Frammenti in sigillata italica ed africana provenienti dal territorio dello Jato Carta che evidenzia l'area della ricerca e le aree con attività legate al mare Profili delle ceramiche rinvenute. Sigillata africana nelle produzioni A e D di area tunisina. Ceramica di Pantelleria Il continuo rapporto con l'Africa verificato dallo studio dei frammenti ceramici suggerisce che il tramite per l'arrivo di queste merci nel nostro territorio sia da ricercare nei porti che si affacciavano nel braccio di mare compreso tra Palermo e Castellammare del Golfo. Sebbene il dato archeologico sia da verificare ci sembra la pista giusta su cui indirizzare le nostre ricerche future.
Breve riassunto: si presentano i risultati di un recente studio che ha riguardato le escavazioni ipogee per la conservazione anaerobica dei cereali. Partendo dalle fonti scritte si è proceduto ad un’approfondita analisi tecnica ed allo... more
Breve riassunto: si presentano i risultati di un recente studio che ha riguardato le escavazioni ipogee per la conservazione anaerobica dei cereali. Partendo dalle fonti scritte si è proceduto ad un’approfondita analisi tecnica ed allo spoglio bibliografico che ha portato al censimento di numerose cavità di diversa forma in un arco cronologico compreso tra il VI ed il XV secolo. Nello specifico l’area di interesse è quella delle valli del fiume Jato e del Belìce Destro, in cui si concentrano escavazioni dalle dimensioni inusali e relative all’immagazzinamento del surplus raccolto nei territori della diocesi di Monreale. La creazione di una tipologia e di una sua evoluzione nel tempo costituisce infine la peculiarità dello studio, accompagnato dai necessari rilievi tecnici.

Abstract: we present the results of a recent study regarding the underground excavations for anaerobic conservation of grain. Starting from the written sources it proceeded to an in-depth technical analysis and to a bibliographic bare that led to the census of numerous cavities of different shapes in a period between the sixth and fourteenth centuries. In particular, the interested areas are the valleys of the Jato River and the “Belìce Destro”, where some of excavations by the unusual size and concerning the storage of surplus collected in the territories of the diocese of Monreale. The creation of a typology and its evolution over time, finally is the peculiarity of the study.
Research Interests:
Versione dattiloscritta del contributo a stampa: Archeologia del paesaggio nei territori delle diocesi normanne di Cefalù e Monreale. Due realtà a confronto, in Palermo Cuore del Mediterraneo. Giornata di studi, Palermo 1 ottobre 2018,... more
Versione dattiloscritta del contributo a stampa: Archeologia del paesaggio nei territori delle diocesi normanne di Cefalù e Monreale. Due realtà a confronto, in Palermo Cuore del Mediterraneo. Giornata di studi, Palermo 1 ottobre 2018, Arcore (MB), pp. 89-98.I
Research Interests:
Si tratta di un quadro di sintesi con presentazione di una tavola inedita che riguarda il dato volumetrico delle fosse rilevate in Sicilia centro-occidentale. Si richiama l'attenzione ad una più coerente interpretazione delle fosse quali... more
Si tratta di un quadro di sintesi con presentazione di una tavola inedita che riguarda il dato volumetrico delle fosse rilevate in Sicilia centro-occidentale. Si richiama l'attenzione ad una più coerente interpretazione delle fosse quali magazzini di età tardo-normanna
Research Interests:
A seguito delle campagne di scavo della fortezza ossidionale del “Castellazzo” di Jato, si è resa necessaria una revisione dei materiali archeologici provenienti da scavo e ricognizione in tutti quei siti fortificati che hanno accolto la... more
A seguito delle campagne di scavo della fortezza ossidionale del “Castellazzo” di Jato, si è resa necessaria una revisione dei materiali archeologici provenienti da scavo e ricognizione in tutti quei siti fortificati che hanno accolto la popolazione musulmana durante le rivolte tra età normanna e sveva. Si è così posta l’attenzione su almeno due fasi nella realizzazione di tali fortilizi, spesso semplici torri piuttosto che castelli veri e propri, corrispondenti all’inizio della dominazione normanna ed al periodo federiciano. Monte Palmeto, Monte della Fiera, Pizzo Mirabella, Castellazzo di Jato, Monte Pagnocco, La Vecchia di Corleone, sono alcuni di questi fortilizi che, insieme a quelli noti dalle fonti, Jato, Entella, Celso, Gallo, definiscono in modo chiaro l’articolazione del paesaggio rurale e soprattutto montano in questa porzione della Sicilia. Le ceramiche rinvenute mostrano un diretto rapporto con le produzioni palermitane oltre a prodotti provenienti dall’area messinese, come le pentole invetriate, o dalla Campania come le coppe decorate a spirale. I dati delle ricognizioni, mostrano inoltre la presenza di forme di insediamento precedenti all’età normanna ed a volte risalenti alla Tarda Età del Bronzo.
English version
The findings from the archaeological campaigns at the siege castle “Castellazzo di Jato” have called for a necessary re-evaluation of the material evidence coming from field surveys and digging of others surrounding strongholds, where the Muslim population found protection during the Norman and Staufen rebellions. This re-evaluation has shown two main building phases of these strongholds (often simply towers rather than castles), which are linked to the beginning of the Norman expansion in Sicily and to the period of Frederick II. Monte Palmeto, Monte della Fiera, Pizzo Mirabella, Castellazzo di Jato, Monte Pagnocco and La Vecchia di Corleone are some examples of strongholds considerate here, that together with those known via written sources (Jato, Entella, Celso, and Gallo), clearly define the setting of rural and mountain landscape of this Sicilian area. Regarding the ceramic evidence recorded, besides the tight linkage with production from Palermo, artefacts of Messina (such as glazed pots) and Campania (spiral ware bowls) production are emerging. Moreover, the data collected during the field surveys show the existence of settlements that belong to periods before the Norman phase, sometimes dated to the Late Bronze Age.
Research Interests:
Questo contributo è dedicato agli oggetti che avevano la funzione di illuminare gli ambienti che, durante il medioevo, potevano essere realizzati in vetro o in ceramica. Se per le lucerne vitree i dati a disposizione ancora scarseggiano... more
Questo contributo è dedicato agli oggetti che avevano la funzione di illuminare gli ambienti che, durante il medioevo, potevano essere realizzati in vetro o in ceramica. Se per le lucerne vitree i dati a disposizione ancora scarseggiano per l’arco cronologico preso in considerazione, a causa della fragilità ma anche al riuso che si faceva di questo tipo di materiale, più informazioni le si possiedono su quelle fittili. Oggetto già di lavori passati, proporremo un aggiornamento crono-tipologico sulle lucerne fittili circolanti durante l’età islamica (IX – XI secolo) grazie all’analisi di una serie di contesti palermitani. La distribuzione delle tipologie più diffuse della ceramica da illuminazione permetterà, infine, di mettere a confronto i consumi di lucerne tra la Sicilia occidentale e quella orientale.

This paper aim to deal with the objects whose function was to illuminate, which during the Middle Ages could be realised in glass or clay. If on one hand data are still lacking for glass lamps for the period take into consideration, because of the fragility and the reuse of this type of material, we have more information on clay lamps. Already objects of past studies, we aim to propose an update on clay lamps chrono-typologies circulating during the Islamic period (9th – 11th century) thanks to the analysis of some new Palermitan assemblages. Finally, the distribution of the most spread clay lamps types will allow us to compare the consumption of this object between the Occidental and Oriental part of Sicily.
Research Interests:
Archaeological research into the Jato and Belice valleys is bringing to light the defining features of the rural settlement patterns within these two nearby, yet geomorphological distinct territories. Throughout Roman and Early Middle... more
Archaeological research into the Jato and Belice valleys is bringing to light the defining features of the rural settlement patterns within these two nearby, yet geomorphological distinct territories. Throughout Roman and Early Middle Ages, the settlement patters show a good degree of complexity and rural units are mostly scattered across the landscape. Vice versa, during Islamic period,  the landscape appears more densely inhabited and settlements seem to undertake a process of nucleation laying at a closer distance each other. In particular, in the Jato Valley rural villages are mostly located along the slopes of limestone mountain ridges and in proximity to springs and other natural sources of water. The analysis of historical road-networks, undertaken via aerial photography, highlights and underlines the connections between  archaeological sites and ancient roads (trazzere), which were still recorded and partially active between 16th and 19th centuries. By contrast, in the Belice Valley and especially in the catchment area known by the name Pietralunga, archaeological evidence is lacking. Over the past, the river Belice Destro has indeed witnessed to substantial modifications of its riverbed, resulting in vast fossil areas which have not yielded any evidence of human activities, including watermills dating to modern period (by Matteo G. Randazzo). 

Lo studio del territorio delle valli dello Jato e del Belìce Destro sta portando alla luce le caratteristiche del popolamento rurale in due aree limitrofe ma geomorfologicamente distinte. Tra età romana e primo medioevo l’insediamento intercalare è molto articolato, ma a partire dall’età islamica l’area dello Jato sarà popolata in modo quasi esclusivo alla base dei massicci calcarei ed in prossimità di sorgenti d’acqua con un insediamento molto ravvicinato. Lo studio della viabilità storica tramite l’analisi delle foto aeree storiche ha portato alla conferma della presenza di UT (Unità Topografiche) lungo percorsi antichi ripresi poi dalla rete viaria diffusasi tra XVI e XIX secolo. Viceversa, il corso del fiume Belìce Destro, nei tratti prossimi a Pietralunga, ha subito diverse modifiche nel suo corso con l’identificazione di numerose anse fossili oggi rettificate. Lungo il fiume non si segnalano infatti testimonianze archeologiche e assenti sono anche le strutture molitorie.
Research Interests:
L’intervento intende porre in risalto la continuità insediativa tra alto e basso medioevo presso la Villa del Casale. Ceramiche, metalli e strutture artigianali hanno verificato una diversa articolazione dell’insediamento già alla fine... more
L’intervento intende porre in risalto la continuità insediativa tra alto e basso medioevo presso la Villa del Casale. Ceramiche, metalli e strutture artigianali hanno verificato una diversa articolazione dell’insediamento già alla fine del VI secolo. Alcune parti della Villa e le Terme Meridionali sono inoltre in abbandono già agli inizi del VI. I reperti rinvenuti dal Gentili negli anni ’50 suggeriscono una nuova vitalità nel corso del VII e soprattutto un importante nucleo insediativo tra fine VIII ed inizi IX. Ponendo come riferimento le stratigrafie dei nuovi scavi, si vogliono presentare alcuni contesti completi di materiali archeologici provenienti da alcuni ambienti della Villa rinvenuti tra il ’50 ed il ’51. Nonostante l’assenza di dati stratigrafici si potranno distinguere diverse classi di materiali grazie anche al confronto con dati recenti acquisiti su diversi siti in Sicilia e databili dall’età bizantina a quella islamica. I reperti degli anni ’50, estremamente interessanti per rimanere ancora inediti, potranno così mostrare l’unicità di un sito che si pone come esempio di riferimento nel passaggio da villa a villaggio.
Research Interests:
Abstract During the last archaeological campaigns at the Roman ‘Villa del Casale’ near Piazza Armerina, carried out by the University Sapienza of Rome under the direction of Prof. Patrizio Pensabene, a balneum known as the ‘South Baths’... more
Abstract

During the last archaeological campaigns at the Roman ‘Villa del Casale’ near Piazza Armerina, carried out by the University Sapienza of Rome under the direction of Prof. Patrizio Pensabene, a balneum known as the ‘South Baths’ has been discovered in the south-western border of the medieval settlement. This structures, active throughout the 5th century, was in decay as early as the beginning of the 6th century. A new settlement phase began between the 10th-11th centuries, when this area was turned into workshops and dwellings. Some burials are attested as well. The first phase it is distinguished by a considerable amount of dumps – butti - filled up with bones, pottery and metal-works. During  the 11th century are built some houses, provided with little kiln – tannur,  long walls and without an exact orientation. In medieval times a pottery-kiln with a circular ground-base was installed in to the calidarium. The pottery mirrors a self-sufficient economy of the village. Imports is less than the 10%, and it comes exclusively from Palermo and North Africa (amphorae and glazed ware).

Introduzione
Nel corso degli ultimi anni l’attività di ricerca dell’Università degli Studi di Roma “Sapienza”, si è concentrata sull’area delle cosiddette Terme Meridionali, portate alla luce quasi completamente nella loro articolazione, utilizzate e frazionate, seppur non nella loro funzione originaria, quale luogo per attività artigianali e funzione abitativa nel corso del secolo XI. La sequenza stratigrafica riconosciuta in questa parte delle Terme Meridionali risulta molto chiara: ad una fase di scarico di materiale archeologico eterogeneo in fosse circolari (fine X – inizi XI), segue l’attività della fornace e delle strutture annesse ed ancora un parziale riutilizzo dell’area ad uso funerario : Infine, nel corso della seconda metà del secolo XI si realizzano delle strutture domestiche dotate di tannur . Lo studio della ceramica e delle strutture rinvenute ci ha inoltre fatto escludere la presenza di tracce abitative riferibili ad età normanna. Quest’area della Villa risulta abbandonata dopo la conquista della Sicilia centrale nell’ultimo ventennio del secolo XI.
Research Interests:
We present the results of a recent study regarding the underground excavations for anaerobic conservation of grain. Starting from the written sources it proceeded to an in-depth technical analysis and to a bibliographic bare that led to... more
We present the results of a recent study regarding the underground excavations for anaerobic conservation of grain. Starting from the written sources it proceeded to an in-depth technical analysis and to a bibliographic bare that led to the census of numerous cavities of different shapes in a period between the sixth and fourteenth centuries. In particular, the interested areas are the valleys of the Jato River and the “Belìce Destro”, where some of excavations by the unusual size and concerning the storage of surplus collected in the territories of the diocese of Monreale. The creation of a typology and its evolution over time, finally is the peculiarity of the study, accompanied by the necessary surveys carried out by the Gruppo Archeologico Valle dello Jato – Sezione speleologia in cavità artificiali

Si presentano i risultati di un recente studio che ha riguardato le escavazioni ipogee per la conservazione anaerobica dei cereali. Partendo dalle fonti scritte si è proceduto ad un’approfondita analisi tecnica ed allo spoglio bibliografico che ha portato al censimento di numerose cavità di diversa forma in un arco cronologico compreso tra il VI ed il XIV secolo. Nello specifico l’area di interesse è quella delle valli del fiume Jato e del Belìce Destro, in cui si concentrano escavazioni dalle dimensioni inusali e relative all’immagazzinamento del surplus raccolto nei territori della diocesi di Monreale. La creazione di una tipologia e di una sua evoluzione nel tempo costituisce infine la peculiarità dello studio, accompagnato dai necessari rilievi eseguiti dal Gruppo Archeologico Valle dello Jato – Sezione speleologia in cavità artificiali
Il contributo intende presentare i risultati delle ultime campagne di scavo presso la fortezza ossidionale del Castellazzo di Monte Iato, fortilizio di assedio fatto edificare da Federico II contro parte della popolazione musulmana... more
Il contributo intende presentare i risultati delle ultime campagne di scavo presso la fortezza ossidionale del Castellazzo di Monte Iato, fortilizio di assedio fatto edificare da Federico II contro parte della popolazione musulmana residua di Sicilia, assediata nel vicino centro fortificato di Giato. Gli assedi avvennero tra gli anni 1223-1226 e nel 1246. L'esistenza di questo accampamento fortificato è attestata da una serie di documenti di Federico II dati in castris in obsidione Iati fra 1222 e 1224 e da un passo di una cronaca, per quanto riguarda l'assedio finale del 1246. Le stutture fortificate cingono un pianoro posto a quota 700 m s.l.m. con una muro a doppio paramento in pietre legate con malta di terra argillosa. In modo alternato dalla cinta si aggettano delle torri rettangolari mentre gli ambienti finora rintracciati risultano addossati alla cinta muraria. Alcuni, di forma quadrata hanno carattere squisitamente militare mentre altri, rettangolari, sono stati interpretati con funzione ludico-ricreativa. Sono stati rinvenuti manufatti dal carattere militare (punte di freccia, quadrelle di balestra, coltelli) e anche dadi in avorio, fermagli e monete. Unico ingresso ancora noto è una postierla sul lato nord che conserva gli stipiti, il blocco con il cardine per la porta e parte della pavimentazione originaria costituita da lastre irregolari allettate rilavorando il piano roccioso naturale. Le indagini magnetometriche hanno rivelato inoltre l'esistenza, al centro del pianoro circa, di un edificio dotato di abside semicircolare, forse riferibile ad una cappella per il culto. Le prossime indagini archeologiche, programmate per la tarda primavera cercheranno di verificare l'ipotesi. Insieme allo studio per il sito del Castellazzo è stata portata avanti una ricerca sul territorio circostante per la definizione delle realtà archeologiche e monumentali ancora esistenti. Sono state censite più di 200 UT (Unità Topografiche) con documenti archeologici che vanno dal Paleolitico Superiore al Basso Medioevo, a significare la ricchezza storica oltreché paesaggistica dei luoghi.
Research Interests:
The study of Jato and Belìce Destro valleys is demonstrating that are many differences over rural settlements pattern. Between roman and byzantine period there are recorded a massive amount of both big and scattered villages. The Islamic... more
The study of Jato and Belìce Destro valleys is demonstrating that are many differences over rural settlements pattern. Between roman and byzantine period there are recorded a massive amount of both big and scattered villages. The Islamic period had represented a turning point in the pattern of rural settlements: within the Jato’s Valley, villages and little house are nearly localisated at the bottom of the rock mountain near spring sources; on Belìce’s Valley there are a significant number of villages relatively far from each other and in some cases located nearby littler mountains. Analysis of the ceramic fabrics recovered during the survey reveals that most of this pottery was produced in Palermo, reflecting the strong relationship of this territory to the Sicilian capital
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During the last archaeological campaigns at the Roman ‘Villa del Casale’ near Piazza Armerina, carried out by the University Sapienza of Rome and University Kore of Enna under the direction of Prof. Patrizio Pensabene, a balneum known as... more
During the last archaeological campaigns at the Roman ‘Villa del Casale’ near Piazza Armerina, carried out by the University Sapienza of Rome and University Kore of Enna under the direction of Prof. Patrizio Pensabene, a balneum known as the ‘South Baths’ has been discovered in the south-western border of the medieval settlement. This structures, active throughout the 5th century, was in decay as early as the beginning of the 6th century. A new settlement phase began between the 10th-11th centuries, when this area was turned into workshops and dwellings. Some burials are attested as well. The first phase it is distinguished by a considerable amount of dumps – butti - filled up with bones, pottery and metal-works. During  the 11th century are built some houses, provided with little kiln – tannur,  long walls and without an exact orientation. In medieval times a pottery-kiln with a circular ground-base was installed in to the calidarium. The pottery mirrors a self-sufficient economy of the village. Imports is less than the 10%, and it comes exclusively from Palermo and North Africa (amphorae and glazed ware). Our research aims to show the entire stratigraphic sequence from the end of the 10th century to the mid-12th, taking into account both the local production and the  imported goods that reached the village of Casale.

Il contributo intende presentare in modo organico e coerente i dati provenienti dagli scavi degli ultimi anni alle Terme Meridionali presso la Villa del Casale. Il complesso risulta in uso tra IV e V secolo e in abbandono agli inizi del VI. Dopo un lungo periodo, con la presenza di alcune sepolture, la zona è occupata da discariche contenenti materiali databili tra fine X ed inizi XI. Alcune strutture sono poi costruite tra prima e seconda metà del secolo XI, caratterizzate da ambienti allungati senza un preciso orientamento ed alternate ad ampi spazi liberi. Si riconoscono sia ambienti abitativi con presenza di piccoli tannur, che ambienti artigianali il cui fulcro è costituito da una fornace per ceramica nata dalla rifunzionalizzazione degli ambienti termali del calidarium ed attiva sino agli inizi del XII secolo. Per tutto il periodo di riferimento siamo inoltre in grado di affermare l’autosufficienza del villaggio che si rivolge al mercato palermitano ed a quello nordafricano per determinate classi di materiali (anfore e ceramica con rivestimenti vetrificati). In entrambi i casi le importazioni risultano inferiori al 10 %. In questa sede si presenteranno le sequenze stratigrafiche complete per i secoli X-XII cercando di cogliere le differenze di usi e consumi, prodotti locali ed importati nel centro islamico del Casale prima della distruzione del 1161.
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The findings from the archaeological campaigns at the siege castle “Castellazzo di Jato” have called for a necessary re-evaluation of the material evidence coming from field surveys and digging of others surrounding strongholds, where the... more
The findings from the archaeological campaigns at the siege castle “Castellazzo di Jato” have called for a necessary re-evaluation of the material evidence coming from field surveys and digging of others surrounding strongholds, where the Muslim population found protection during the Norman and Staufen rebellions. This re-evaluation has shown two main building phases of these strongholds (often simply towers rather than castles), which are linked to the beginning of the Norman expansion in Sicily and to the period of Frederick II. Monte Palmeto, Monte della Fiera, Pizzo Mirabella, Castellazzo di Jato, Monte Pagnocco and La Vecchia di Corleone are some examples of strongholds considerate here, that together with those known via written sources (Jato, Entella, Celso, and Gallo), clearly define the setting of rural and mountain landscape of this Sicilian area. Regarding the ceramic evidence recorded, besides the tight linkage with production from Palermo, artefacts of Messina (such as glazed pots) and Campania (spiral ware bowls) production are emerging. Moreover, the data collected during the field surveys show the existence of settlements that belong to periods before the Norman phase, sometimes dated to the Late Bronze Age.

A seguito delle campagne di scavo della fortezza ossidionale del “Castellazzo” di Jato, si è resa necessaria una revisione dei materiali archeologici provenienti da scavo e ricognizione in tutti quei siti fortificati che hanno accolto la popolazione musulmana durante le rivolte tra età normanna e sveva. Si è così posta l’attenzione su almeno due fasi nella realizzazione di tali fortilizi, spesso semplici torri piuttosto che castelli veri e propri, corrispondenti all’inizio della dominazione normanna ed al periodo federiciano. Monte Palmeto, Monte della Fiera, Pizzo Mirabella, Castellazzo di Jato, Monte Pagnocco, La Vecchia di Corleone, sono alcuni di questi fortilizi che, insieme a quelli noti dalle fonti, Jato, Entella, Celso, Gallo, definiscono in modo chiaro l’articolazione del paesaggio rurale e soprattutto montano in questa porzione della Sicilia. Le ceramiche rinvenute mostrano un diretto rapporto con le produzioni palermitane oltre a prodotti provenienti dall’area messinese, come le pentole invetriate, o dalla Campania come le coppe decorate a spirale. I dati delle ricognizioni, mostrano inoltre la presenza di forme di insediamento precedenti all’età normanna ed a volte risalenti alla Tarda Età del Bronzo.
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From May 15th to 30th and 15th to 30th September 2015 took place the fifth and sixth excavation campaign at the Castellazzo of Monte Iato. The presence of 15 participants made it possible to deepen the research significantly and expand... more
From May 15th to 30th and 15th to 30th September 2015 took place the fifth and sixth excavation campaign at the Castellazzo of Monte Iato. The presence of 15 participants made it possible to deepen the research significantly and expand the surface area of investigation. It is completely emptied a room already identified in previous campaigns and provided new information about the relationship with the existing cemetery. Part of a burial in a supine position was destroyed by the installation of wall 20. Traces of another turret projecting from the walls have been discovered in the east and another section of the inner walls (15) was fully exposed. A gate, between two towers, is the first entry traced so far, on the northeastern side of the plateau. The archaeological materials found confirm the characteristics and type of construction. Being a military camp of ephemeral nature, although active at least 30 years, objects such as arrowheads and crossbow quarrels, knives, buckles and harnesses for horses have been found. One of the environments has been interpreted as an area where gaming took place because of the presence of four dice in ivory, glasses and different coins, in addition to the greater extent than the other environments found. Among the findings are reported a glass weight with a cufic inscription dated to the mid-twelfth century and two bronze coins dated in 15 th century.
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Dal confronto con tre zone della Sicilia che occupano aree geografiche ad oriente, al centro e ad occidente, emerge una lettura articolata delle testimonianze archeologiche che si prestano ad essere analizzate nella loro globalità. Si... more
Dal confronto con tre zone della Sicilia che occupano aree geografiche ad oriente, al centro e ad occidente, emerge una lettura articolata delle testimonianze archeologiche che si prestano ad essere analizzate nella loro globalità. Si verificano considerazioni già note e si pongono altre basi per affrontare le fasi di popolamento rurale di età islamica, sia iniziale che matura. Il periodo VIII-inizi IX è ben riconoscibile nella Sicilia centrale ed orientale sebbene alcune classi di materiali, come le ceramiche a stuoia, risultano ora presenti in almeno due siti di area occidentale senza tuttavia poter assumere un peso archeologico rilevante. Tra fine IX e prima metà X si riconoscono diversi insediamenti che si istallano su aree già abitate in altri periodi e legate alla viabilità NS da e verso la costa centro-occidentale dell’isola. Successivamente e fino alla metà del secolo XI l’insediamento subisce un incremento esponenziale sia al centro che ad occidente mentre ad oriente ci sfuggono le dinamiche generali. Ancora oltre, tra fine XII e XIII si attesta la scarsa presenza nel territorio in favore di un accentramento verso realtà urbane del tutto nuove, come nel caso di Piazza Armerina fondata a partire dal 1163. Ciò che emerge è lo “spessore archeologico” dei grandi siti rurali frequentati in moltissimi casi già dall’Età del Bronzo e fino a tutto il XII secolo ad indicare la persistenza dell’abitare che in futuro dovrà essere affiancata dalla conoscenza dei modi dell’abitare.
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Il contributo raccoglie i dati editi ed inediti sulle attuali conoscenze di impianti funerari tardoantichi ed altomedievali nel territorio provinciale di Palermo. Frutto di una capillare ricerca sul terreno, si sono registrati e rilevati... more
Il contributo raccoglie i dati editi ed inediti sulle attuali conoscenze di impianti funerari tardoantichi ed altomedievali nel territorio provinciale di Palermo. Frutto di una capillare ricerca sul terreno, si sono registrati e rilevati più di settanta siti molti dei quali sconosciuti. Si presentano i rilievi diretti alle strutture ipogee riconosciute e due Tavole di distribuzione che contengono il dato archeologico e monumentale più aggiornato attualmente disponibile.
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This paper focus on the preliminary results of a survey, conducted over a wide area between the Villa del Casale and Statio Sophianae carried out with intensive and systematic techniques and procedures and aims to define the changes,... more
This paper focus on the preliminary results of a survey, conducted over a wide area between the Villa del Casale and Statio Sophianae carried out with intensive and systematic techniques and procedures and aims to define the changes, transformations and settlement dynamics of the ancient population of this area. The main goal was to verify the distribution of sites along the ancient roads, derived from the network of the Regie Trazzere and "secondary" paths connecting the settlements. A great presence of settlements is attested in Late Antiquity and Early Middle Ages (IV - IX A.D.) confirming what has already been established by similar studies  on the area, such as Gela, Morgantina and Sophiana.
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This paper focuses on the territory of the Diocese of Cefalù during the Norman and Swabian reigns, with the presence of numerous ecclesiastical institutions set up following the immigration of latin colonists from Italy and Europe. The... more
This paper focuses on the territory of the Diocese of Cefalù during the Norman and Swabian reigns, with the presence of numerous ecclesiastical institutions set up following the immigration of latin colonists from Italy and Europe. The diocese was founded during the reign of Leo III the Isaurian in conjunction with the allocation of a military contingent in a pattern known in Calabria and Asia Minor. In 1132 Roger II created the Diocese of Cefalù separating the territory from Messina. The goal of the following research is to present the Norman's bound of diocese, showing the existence of several extraterritorial property. At the end of this paper we will consider some religious buildings located along the eastern border, unfortunately poorly preserved, but also tangible sign of the prestigious past of the Diocese of Cefalù in the Middle Ages.
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With this contribution, we would like to present data of the survey undertaken in the Valle of Jato, situated in Palermo’s hinterland. In this paper we would like to contribute to the reconstruction of the roman history of this... more
With this contribution, we would like to present data of the survey undertaken in the Valle of Jato, situated in Palermo’s hinterland. In this paper we would like to contribute to the reconstruction of the roman history of this archaeological landscape, and of its material culture that reflecting the strong relationship of this territory to the Tunisia. There is an exceptional concentration of Tunisian imports coarse ware, amphorae and also fine wares in particular D production. The villages take the place of villae (with marbles, column, fresco and mosaics) between 4th and 5th in strategic point of territory, and reveal a marked longevity until the final phase of Islamic rule and, in several cases, beyond this. A first phase of decrease in settlement density took place in the second half of 6th A.D. Nonetheless, the settlement network continued to be complex and variegated.
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Si tratta di un breve contributo che illustra il popolamento rurale in un territorio ricco di testimonianze archeolgiche.
Pubblicato negli Atti del V Convegno Nazionale dei Giovani Archeologi - Catania 23-26 maggio 2013.
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Si tratta di un contributo che spiega l'articolazione del SIT e del database realizzati ed utilizzati per il progetto di ricognizione intensiva e sistematica nelle valli dei fiumi Jato e Belìce Destro.
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Si tratta di brevi note inserite all'interno del volume 150 anni di Preistoria e Protostoria in Italia, a cura di A. Guidi
Si presentano i risultati delle prime due campagne di scavo archeologico in località Castellazzo di Jato, volte alla ricerca della fortificazione d'assedio fatta erigere dalle truppe di Federico II durante gli anni d'assedio all'ultima... more
Si presentano i risultati delle prime due campagne di scavo archeologico in località Castellazzo di Jato, volte alla ricerca della fortificazione d'assedio fatta erigere dalle truppe di Federico II durante gli anni d'assedio all'ultima roccaforte islamica di Sicilia.
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Si tratta del primo lavoro sul territorio dello Jato e del Belìce Destro licenziato alla fine del 2012 e per questo ampliato ed aggiornato di recente con il contributo della dott.ssa Viva Sacco. ALFANO A., SACCO V. 2014, Tra alto e basso... more
Si tratta del primo lavoro sul territorio dello Jato e del Belìce Destro licenziato alla fine del 2012 e per questo ampliato ed aggiornato di recente con il contributo della dott.ssa Viva Sacco. ALFANO A., SACCO V. 2014, Tra alto e basso medioevo. Ceramiche, merci e scambi nelle valli dello Jato e del Belìce Destro dalle ricognizioni nel territorio (Palermo). Online in: www.fastionline.org/docs/Folder-it-2014-309.pdf

Il contributo costituisce la base metodologica che ha dato inizio alle ricerche e che stanno per essere completate
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The first archaeological investigation concerning the site of “Castellazzo” was undertaken in the spring of 2011, in the context of an agreement between the “Parco Archeologico di San Guseppe Jato e dei comuni limitrofi” and the “Gruppo... more
The first archaeological investigation concerning the site of “Castellazzo” was undertaken in the spring of 2011, in the context of an agreement between the “Parco Archeologico di San Guseppe Jato e dei comuni limitrofi” and the “Gruppo Archeologico Valle dello Jato”. The stronghold, built upon a plateau located in front of the East Gate of the antique city of Jato, is linked to the last siege of Federico the 2nd against the rebel Muslims in Sicily, during the first half of the13 C. The excavation revealed a surrounding wall characterized by outward towers at regular intervals. An entrance was found on the north side. Moreover, it is possible to conjecture a further doorway to the southwest. The archaeological layers lay immediately under topsoil which, since antiquity, has undergone few activities, mainly related to the installation of vineyards. Furthermore, a rectangular room leaning against the surrounding wall was entirely excavated. Adjacent to it was found a burial relating to a single soldier. In parallel, a field survey was carried out onto the valley areas of “Iato” and “Belìce Destro”. The research identified and documented more than 200 sites with archaeological or structural evidence.
Il contributo intende esaminare il ruolo marittimo dell’area adriatica del centro Italia (Molise, Abruzzo, Marche) alla luce dei ritrovamenti subacquei e terrestri. Partendo dalla distribuzione dei relitti e dei giacimenti marini si... more
Il contributo intende esaminare il ruolo marittimo dell’area adriatica del centro Italia (Molise, Abruzzo, Marche) alla luce dei ritrovamenti subacquei e terrestri. Partendo dalla distribuzione dei relitti e dei giacimenti marini si cercherà di evidenziare i rapporti che intercorrevano tra i porti, gli approdi e gli scali presenti lungo le coste adriatiche. In relazione a queste evidenze e alle fonti itinerarie, storiche e archeologiche si proporrà una nuova carta inerente, non solo alla distribuzione dei relitti, ma anche alle rotte che presumibilmente in età imperiale romana interessavano il Mare Superum; tenendo presente anche il ruolo che questa parte di Mediterraneo assumerà a partire dall’età bizantina essendo considerata la vera porta d’Oriente. Nello specifico del tema del convegno, la carta di distribuzione potrà essere un utile strumento per favorire futuri progetti di tutela e valorizzazione.
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Il contributo intende presentare i risultati di un progetto didattico svolto tra il 2017 ed il 2018 con gli studenti del Liceo Classico Tito Livio di Milano che hanno lavorato nei magazzini del Museo Regionale di Palazzo D’Aumale. Gli... more
Il contributo intende presentare i risultati di un progetto didattico svolto tra il 2017 ed il 2018 con gli studenti del Liceo Classico Tito Livio di Milano che hanno lavorato nei magazzini del Museo Regionale di Palazzo D’Aumale. Gli studenti, seguiti dagli archeologi hanno catalogato attraverso l’organizzazione di un database tutti i reperti ivi conservati ed hanno proceduto alla realizzazione di un catalogo fotografico di ogni oggetto, pertinente sia all’ambito subacqueo sia al territorio limitrofo alla struttura museale. Tale lavoro si è infine concretizzato nella selezione di alcuni oggetti di prossima esposizione e nella realizzazione di un catalogo informatico presto accessibile.
Il poster qui presente intende tracciare un quadro aggiornato sui relitti tardoantichi e Tardo medievali presenti nei mari siciliani. Tali dati saranno incrociati con gli studi più recenti sulle rotte marittime mediterranee in antico,... more
Il poster qui presente intende tracciare un quadro aggiornato sui relitti tardoantichi e Tardo medievali presenti nei mari siciliani. Tali dati saranno incrociati con gli studi più recenti sulle rotte marittime mediterranee in antico, cercando di comprendere quali connessioni esistessero tra le merci trasportate, le rotte seguite ed i luoghi del naufragio, per completare tale ricerca ci si avvalsi anche di un fondo notarile dell’Archivio di Stato di Palermo, e precisamente sul registri notarili del XIV e del XV secolo, dal quale si desume come la pratica di stipulare contratti di assicurazione nel Medioevo fosse importante e urgente per chi dovesse far arrivare a destinazione in porti lontani grossi carichi di merci di ogni genere
A seguito della conclusione dei progetti di ricognizione archeologica in un vasto territorio che si pone ad est e a sud di Palermo, si propone il quadro di sintesi sulle produzioni rinvenute. Il dato è stato in parte reso noto ma a... more
A seguito della conclusione dei progetti di ricognizione archeologica in un vasto territorio che si pone ad est e a sud di Palermo, si propone il quadro di sintesi sulle produzioni rinvenute. Il dato è stato in parte reso noto ma a seguito della valutazione positiva di alcune stratigrafie urbane della città di Palermo, si propone una revisione finale utile a capire come la città ed il territorio comunicano dal periodo aghlabide a quello svevo. Il valore sociale della ceramica si riflette nell’assetto territoriale; le scelte insediative sono ben delineate e perdurano attraverso i secoli, segno di luoghi geograficamente validi nonostante il cambio di governo al potere. Se tra IX e XI secolo le produzioni di Palermo sono la quasi totalità, tra XII e XIII secolo compaiono importazioni dalla Liguria, dalla Campania e da altre zone della Sicilia secondo le nuove reti commerciali tracciate dal Regno Normanno.

This paper presents the results of recent field surveys conducted in a large territorial area located a few kilometers south-east of Palermo. Although some results of these surveys have been published, new discoveries from stratigraphic urban contexts at Palermo call for further revaluations of the dynamics linking this city to its hinterland from the late Aghlabid to the Staufen periods. The social value of ceramics can be grasped in the settlement patterns; the logics of some settlements are self-evident and lasting over centuries, testament to locations that are geographically relevant notwithstanding the changing patterns of political power. Between 9th and 11th centuries Palermitan ceramic productions are the vast majority, whereas between 12th and 13th centuries other regional and extra-regional productions started to appear in the archaeological record, for instance from Liguria and Campania, in accordance with the new trading networks established by the Norman Kingdom.
L’area si colloca nella porzione settentrionale della Provincia di Palermo a circa 30 Km dallo stesso capoluogo sulla direttrice viaria interna per la costa mediterranea dell’isola all’altezza di Sciacca. La principale caratteristica di... more
L’area si colloca nella porzione settentrionale della Provincia di Palermo a circa 30 Km dallo stesso capoluogo sulla direttrice viaria interna per la costa mediterranea dell’isola all’altezza di Sciacca. La principale caratteristica di questo territorio è la presenza di uno sbarramento montuoso costituito dalle propaggini più settentrionali dei Monti Sicani con quote tra i 1000 ed i 1300 m s.l.m. che ha avuto notevole influenza nello sviluppo del popolamento. Le montagne ospitano tracce di vita riferibili alla preistoria ed al basso medioevo, in relazione soprattutto a fortificazioni erette nei punti di controllo dei valichi. La Valle del fiume Jato è molto profonda, ricca di sorgenti che sgorgano dalla base dei massicci montuosi e con terreni coltivati in prevalenza a vigneto ed uliveto. Il fiume biforca il suo percorso nei pressi dell’invaso artificiale Poma; da qui, tornando indietro e seguendo il Vallone Desise si raggiunge il ramo destro del fiume Belìce dove il paesaggio è più dolce e le colline hanno quote che variano dai 400 ai 700 m s.l.m. Raitano, Cozzo Arcivocale, Monte Arcivocalotto, Pietralunga e Cozzo Monaca costituiscono la dorsale calcarea che divide i due rami del Belìce e su cui l’insediamento umano si è avuto sin dalla preistoria. Il paesaggio è quasi esclusivamente coltivato a seminativi stagionali fino ai rilievi del corleonese. Punto di incontro tra i due territori è la dorsale formata dai Monti Iato, Perciana, Pagnocco e Serre della Ginestra anch’essi di notevole altezza (tra 900 e 1300 m. s.l.m) che per la loro posizione centrale costituiscono eccezionali punti di vedetta fin verso i rilievi del trapanese e dell’agrigentino. Si spiega per questo la scelta insediativa su Monte Iato quale punto di controllo e gestione dei traffici commerciali tra la costa settentrionale e quella meridionale della Sicilia. Ancora per le fasi iniziali dell’altomedioevo (VI-VIII sec.), l’insediamento si concentra in grossi villaggi aperti in aree collinari mentre a partire dalla fine del IX, con l’avanzata musulmana, e fino alla metà del secolo XI si ha quella che abbiamo definito “esplosione rurale”, per via dei grandi e piccoli insediamenti posti su diversi punti del paesaggio con un record archeologico ricchissimo ed avvicinabile ai contesti urbani. Benessere economico, vitalità dei territori e sfruttamento intensivo delle risorse agricole sono i fattori scatenanti questa eterogeneità degli abitati, cui spesso riusciamo a collegare il dato toponomastico ed archivistico. Durante il periodo del regno normanno (1130) e fino ad età guglielmina (1180 ca.) le risorse del fiume Jato vengono ulteriormente sfruttate con la costruzione di alcuni mulini, mentre il fiume Belìce, nel tratto oggetto del nostro studio, non sembra essere sfruttato in tal senso, visto il corso più tortuoso, le continue esondazioni e la difficoltà dei terreni limitanei (come si evince dalle lanche fossili). L’osservazione autoptica degli impasti della ceramica da mensa ci consente una osservazione in particolare. Se da un lato si nota come tra i reperti di età islamica sia attestata, con qualche rarissima eccezione, solamente la produzione palermitana, per quelli di età normanna sembrerebbe aumentare la frequenza di altre produzioni, al momento non ben identificate, anche se la presenza di vasellame di Palermo resta sempre preponderante. Se questo dato sia collegato alla migrazione di popolazione dalla Sicilia centrale e/o orientale è ancora troppo presto per dirlo, certamente risposte più decisive potrebbero venire da dati di scavo. Alla fine del periodo normanno, si data la nascita dell’Arcidiocesi di Monreale, le cui platee ci informano in modo puntuale sul paesaggio rurale e sulle strutture abitate. Nella prima metà del XIII secolo, le campagne risultano già in parziale abbandono ed il territorio diventa oggetto delle repressioni contro la popolazione musulmana residente. Eccezionale risulta così il fortilizio di assedio fatto edificare da Federico II contro parte della popolazione musulmana residua di Sicilia, assediata nel vicino centro fortificato di Giato. Gli assedi avvennero tra gli anni 1223-1226 e nel 1246. L’esistenza di questo accampamento fortificato è attestata da una serie di documenti di Federico II dati in castris in obsidione Iati fra 1222 e 1224 e da un passo di una cronaca, per quanto riguarda l’assedio finale del 1246. Gli scavi archeologici, ancora in corso, hanno mostrato uno spaccato della vita militare di un esercito federiciano con tutte una serie di informazioni circa la tecnologia militare, la dieta e la tecnica costruttiva.
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Presentazione per il LII Convegno Internazionale della Ceramica. Ceramiche Ligure e Ceramica Siciliana a confronto, Savona - Genova 11-12 / 10 / 2019
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Atti del Convegno tenutosi all'Università di Palermo il 1 ottobre 2018.

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INDICE DEI CONTRIBUTI: Chiara Baldestein Autografia d'artista nel Tardo Medioevo Camilla Baldi La scelta artistica di un capitano di ventura: il ciclo arturiano di Frugarolo Marianna Cuomo I plinti affrescati nella Campania... more
INDICE DEI CONTRIBUTI:

Chiara Baldestein
Autografia d'artista nel Tardo Medioevo

Camilla Baldi
La scelta artistica di un capitano di ventura: il ciclo arturiano di Frugarolo

Marianna Cuomo
I plinti affrescati nella Campania altomedievale. La pittura decorativa tra VI e XI secolo

Serena Franzon
Indossare la fede. Gioielli devozionali nel Quattrocento italiano

Martina Giulietti
Il singolare fenomeno della produzione scultorea alabastrina nordeuropea nel tardo Medioevo

Claudia Sanna
Caduta e redenzione: il ciclo scultoreo della chiesa di San Michele di Murato in Corsica (prima metà del XII sec.)

Panel B: FILOSOFIA

Niccolò Bonetti
La teologia della creazione di Matteo d'Acquasparta

Raffaele Cioffi
Alcune rielaborazioni dei generi agiografico e cristologico nell’Inghilterra anglosassone: il caso del Vercelli Book

Davide Penna
Videre est esse. Quando la conoscenza diventa amore. Gnoseologia e ontologia in Guglielmo di Saint-Thierry

Panel C: ARCHEOLOGIA

Andrea Biondi, Marco De Marco
I Longobardi a Fiesole: un osservatorio archeologico per la Toscana dei secoli VI-VIII

Federica Cosenza
Il sistema dei casali della campagna romana: problemi e metodologia d’indagine

Lester Lonardo
Castella et casalia. Insediamenti fortificati e rurali nella bassa valle del Calore: evidenze materiali e documentarie

Assunta Campi
La ceramica da fuoco dall’insediamento di Montella (AV). Tipologie del vasellame in uso in una comunità del IX secolo

Alessia Frisetti
La valle del Volturno nel Medioevo: insediamenti e realtà materiale (VIII-XII secolo)

Elisa Del Galdo, Silvia Lusuardi Siena
Le sepolture nella cattedrale paleocristiana e medievale di Luni (SP)

Elena Dellù, Federica Matteoni, Silvia Lusuardi Siena
Il sepolcreto nella chiesa dei SS. Filippo e Giacomo di Nocetum (MI): dinamiche deposizionali tra altomedioevo ed età moderna

Matteo Crocchianti
I riusi di tipo funerario delle strutture e degli spazi di Età romana tra la Tarda Antichità e l’Alto Medioevo

Lorenzo Curatella
Le necropoli basso medievali italiane

Luigi Quattrocchi
Il fenomeno del mosaico funerario in Italia e isole maggiori nei secoli IV-VII

Sabina Giuliano
Il castello di Rocca Cilento (SA) nel circuito difensivo del territorio cilentano

Federica Matteoni
Edilizia storica nella Provincia di Bergamo: considerazioni preliminari sulle tecniche costruttive, le dinamiche insediative e sociali

Alessandro Mortera
Trasformazioni del paesaggio urbano nell’area del Foro Romano alle soglie del Medioevo: il caso della Basilica Aemilia

Panel D: ARCHITETTURA

Emanuele Gallotta
Il rinnovamento edilizio della città di Ferentino nel XIII secolo: l’architettura civile

Mara Giordano
Tracce tardomedievali nella chiesa di San Simeone Profeta di Camigliano

Angelo Passuello
Le fabbriche romaniche con gallerie nel continente europeo: articolazioni spaziali e possibili funzioni dei cosiddetti “matronei” fra i secoli XI e XII

Enrico Pizzoli
Una copia ideologica: il chiostro di S. Maria degli Angeli in Baida

Giulia Pollini
Restauro, ripristino e invenzione della policromia pittorica nell’architettura medievale. Alcuni esempi tra Napoli e Puglia nel XIX secolo

Panel E: STORIA

Giulio Biondi
Legislazione suntuaria a Venezia, secoli XIII-XV. Proposta per una messa a fuoco e ridefinizione del concetto suntuario, tra storiografia e documenti

Veronica De Duonni
Rivivere nelle preghiere: commemorazione e ritualità in un documento di Montevergine

Elisa Erioli
I costruttori bolognesi nella quotidianità tra Duecento e Quattrocento

Luca Finco
Viabilità antica a servizio di architettura e scultura: il caso del Piemonte centrale trattato tramite statuti medievali

Giulia Spallacci
Nuovi studi sul trattato tra Ancona e Zara del 1388
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