- Università degli Studi di Salerno, Dispac, Department Memberadd
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In occasione del convengo promosso dal DiSPaC (Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale) dell’Università degli Studi di Salerno sul tema Studi e ricerche tra ‘400 e ‘900. Novità dai musei storico-artistici del Salernitano, la... more
In occasione del convengo promosso dal DiSPaC (Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale) dell’Università degli Studi di Salerno sul tema Studi e ricerche tra ‘400 e ‘900. Novità dai musei storico-artistici del Salernitano, la prof. ssa Francesca Dell’Acqua e il dott. Dario Cantarella hanno partecipato con una relazione dal titolo Longue durée: alcuni busti-reliquiario della Costa amalfitana tra Medioevo ed Età Contemporanea. La relazione ha affrontato lo studio dei busti d’argento di Santa Felicita (Abbazia Benedettina della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni), Santa Barbara (Museo del Duomo di Ravello) e San Basilio Magno vescovo, San Filippo, San Diomede, Santa Caterina d’Alessandria (Museo del duomo di Amalfi), in relazione alle differenti significazioni di cui sono stati investiti nel corso dei secoli. Utilizzati come strumento di richiesta di grazia in momenti di particolare difficoltà per la popolazione, come durante la diffusione della peste, o in periodi di siccità, hanno esercitato un forte potere nell’immaginario collettivo rendendosi protagonisti di processioni penitenziali. Realizzati in una fascia cronologica compresa tra XIII e XV secolo non smettono di esercitare il proprio ascendente anche in epoca rinascimentale e barocca. Il materiale col quale sono realizzate, l’argento, permetteva alla statua in movimento di riflettere la luce con effetti sulla percezione dell’immagine stessa, contribuendo ad evocare una presenza mistica. Quando la sensibilità estetica muta, nel corso dell'Epoca Moderna, le teste reliquiario vengono aggiornate con l’applicazione di busti lignei (negli esemplari di Amalfi e Ravello) e con l’aggiunta di aureola e tessuto in broccato (esemplare di Cava de’ Tirreni).
Gli autori compiono un’attenta indagine del territorio di San Lorenzo, una volta chiamato Orilia, in Cava de’ Tirreni. Con la scoperta di documenti inediti, Cantarella e Milano restituiscono un’immagine per la prima volta nitida di questa... more
Gli autori compiono un’attenta indagine del territorio di San Lorenzo, una volta chiamato Orilia, in Cava de’ Tirreni. Con la scoperta di documenti inediti, Cantarella e Milano restituiscono un’immagine per la prima volta nitida di questa località, della sua chiesa principale, delle importanti famiglie che l’abitavano. Inoltre, con un’ampia ricognizione di numerosi palazzi storici, il libro offre un corposo itinerario di bellezze artistiche e architettoniche difficilmente accessibili al pubblico.
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Il volume esplora la valenza dei reliquiari come contenitori di storie. I busti e le teste d’argento più antichi di Cava de’ Tirreni, Ravello, Amalfi e Positano hanno svolto un’azione taumaturgica in tempi difficili per la popolazione,... more
Il volume esplora la valenza dei reliquiari come contenitori di storie. I busti e le teste d’argento più antichi di Cava de’ Tirreni, Ravello, Amalfi e Positano hanno svolto un’azione taumaturgica in tempi difficili per la popolazione, come in occasione del dilagare della peste o di fenomeni climatici distruttivi. Prodotti nel Medioevo, in epoca moderna hanno subito una ri-significazione, che ha comportato un aggiornamento estetico. L’‘attivazione’ di questi reliquiari avveniva tramite la loro movimentazione per le strade cittadine in occasione di processioni. Queste processioni avevano lo scopo di far incontrare il sacro negli spazi pubblici, incoraggiando la partecipazione dei laici, spettatori di una messinscena suggestiva. Riportato in chiesa, il busto era inserito all’interno di un sistema di reliquiari, di cui occupava una posizione privilegiata, illuminato da candele che fornivano un’immagine molto diversa da quella attuale, quindi meno statica e più drammatica. Attualmente queste opere hanno perso gran parte della propria carica religiosa pur rimanendo simbolo di comunità orgogliose di perpetuare la tradizione.
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This essay investigates the monumental transformation of the cathedral of Santa Trofimena in the eighteenth century, when decorative interventions became necessary to deal with the renewed pride for the episcopal see and for the cult of... more
This essay investigates the monumental transformation of the cathedral of Santa Trofimena in the eighteenth century, when decorative interventions became necessary to deal with the renewed pride for the episcopal see and for the cult of Saint Trofimena. Unpublished documents on marble, silver and stucco sculptors and new works to the attention of scholars and the public are presented here, with a rich iconographic apparatus.
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The essay explores the theme of reliquaries and relics from a private setting and currently exhibited in the museum. The relics present in domestic contexts were the only means of connection with the supernatural available to the laity.... more
The essay explores the theme of reliquaries and relics from a private setting and currently exhibited in the museum. The relics present in domestic contexts were the only means of connection with the supernatural available to the laity. Upon entering the museum, these reliquaries raise questions relating to the symbolic position they must occupy in the exhibition space. From the intimate-family context, they now find themselves in the presence of a vast public, and perhaps they are definitively removed from the devotional function. The essay examines a case study that is the cabinet-chapel donated by Di Domenico's family to the Museo Diocesano di San Prisco (of the Diocese of Nocera-Sarno).
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La chiesa del Santissimo Salvatore di Cava de' Tirreni è stata vittima di numerosi furti che l'hanno privata della suppellettile liturgica antica. Tuttavia dal 2000 è stata avviata una progressiva riacquisizione di vasi sacri, sebbene non... more
La chiesa del Santissimo Salvatore di Cava de' Tirreni è stata vittima di numerosi furti che l'hanno privata della suppellettile liturgica antica. Tuttavia dal 2000 è stata avviata una progressiva riacquisizione di vasi sacri, sebbene non si tratti di quelli in origine appartenuti alla chiesa, che ha permesso di ricostituire un corredo liturgico di preziosi prodotti a Napoli e in Italia meridionale tra XVI e XIX secolo. Nel volume sono stati schedati quattrordici pezzi, scelti da una raccolta ben più ampia.
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Il ciclo di affreschi analizzato rappresenta un'importante testimonianza visiva della Costiera Amalfitana tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo. Gli elementi formali, le storie raccontate e gli oggetti raffigurati si intrecciano... more
Il ciclo di affreschi analizzato rappresenta un'importante testimonianza visiva della Costiera Amalfitana tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo. Gli elementi formali, le storie raccontate e gli oggetti raffigurati si intrecciano in una narrazione utile alla comprensione della realtà amalfitana del tempo.
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