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Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Storia di Bologna Direttore Renato Zangheri 4 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Comitato scientifico Renato Zangheri, Presidente Giuseppe Alberigo Aldo Berselli Francesca Bocchi Ovidio Capitani Angela Donati Lucio Gambi Nicola Matteucci Carlo Poni Paolo Prodi Adriano Prosperi Ezio Raimondi Giuseppe Sassatelli Giancarlo Susini Walter Tega Angelo Varni Isabella Zanni Rosiello Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Storia di Bologna Bologna in età contemporanea 1796-1914 a cura di Aldo Berselli e Angelo Varni Bononia University Press Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Questo volume è stato realizzato grazie al contributo del Comune di Bologna e della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna Bononia University Press Via Farini 37 – 40124 Bologna tel. (+39) 051 232 882 fax (+39) 051 221 019 © 2010 Bononia University Press © 2010 Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna © 2010 Istituto per la Storia di Bologna ISBN 978-88-7395-571-9 www.buponline.com e-mail: info@buponline.com I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi. In copertina: Pasquale Rizzoli, Monumento ai caduti dell’VIII agosto 1848, 1903 Coordinamento redazionale: Mattia Righi Redazione: Andrea Bonazzi Progettazione graica: Gianluca Bollina - DoppioClickArt Impaginazione: Irene Sartini Stampa: Oficine Graiche Litosei Prima edizione: dicembre 2010 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali INDICE DEL TOMO I Presentazione XI Angelo Varni Da napoleone alla Grande Guerra 1 Aldo Berselli Bologna nello stato della Chiesa secondo il diritto delle genti e il diritto pubblico (1780-1831) 137 Angela De Benedictis La città e il suolo urbano nel Catasto Gregoriano di Bologna (1835) 193 Roberto Fregna La borghesia professionale 249 Maria Malatesta Le classi lavoratrici alla fine dell’ottocento e nell’età giolittiana 333 Ignazio Masulli Pauperismo e demografia, conflitto e sicurezza: le condizioni sociali a Bologna nell’ottocento (1815-1880) 421 Aldino Monti il governo della città dall’Unità alla Prima guerra mondiale 485 Alberto Preti Produzione alimentare e consumi a Bologna nell’ottocento Giancarlo Roversi 577 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali tipografi, editori, lettura 687 Maria Gioia Tavoni il Credito romagnolo 769 Giampaolo Venturi La Cassa di risparmio dalle origini alla Prima guerra mondiale 805 Angelo Varni La vendita dei beni nazionali e la nuova proprietà terriera 849 Mariangela Dallaglio arte e storia a Bologna nell’ottocento. Un percorso per immagini 877 a cura di Roberto Martorelli inDiCe Dei PersonaGGi e DeGLi aUtori 927 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali tavoLa DeLLe aBBreviazioni AA = Archivio di G.B. Acquaderni, presso l’Archivio Arcivescovile di Bologna AAB = Archivio Generale Arcivescovile di Bologna ACCB = Archivio della Camera di Commercio, Industria, Artigianato, Agricoltura di Bologna ACRB = Archivio della Cassa di Risparmio in Bologna ACS = Archivio Centrale dello Stato AMDR = Atti e memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le Provincie di Romagna (1882-1935); poi Atti e memorie. R. Deputazione di Storia Patria per l’Emilia e la Romagna (1935-1943); poi Atti e Memorie Deputazione di Storia Patria per le Province di Romagna (1943-) ASB = Archivio di Stato di Bologna ASBI = Archivio Storico Banca d’Italia ASCB = Archivio Storico Comunale di Bologna AZ = Archivio Storico della Zanichelli editore s.p.a. BCAB = Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio di Bologna BCCR = Biblioteca Comunale Classense di Ravenna BUB = Biblioteca Universitaria di Bologna DBI = Dizionario Biograico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana ISB = Istituto per la Storia di Bologna ISCB = Istituto per la storia della Chiesa di Bologna MAIC = Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura Maria Gioia Tavoni Premessa Se si uniscono in unico momento espositivo le vicende di tipograi/stampatori e di editori, professionalità a monte della produzione di materiale librario, è perché molto dificilmente si riesce a disgiungere, in particolare a Bologna, l’aspetto tecnico da quello di scelta e cura dei volumi da immettere nel mercato. Quasi impossibile è distinguere il momento precipuo della composizione dei testi, proprio degli operai che ruotano intorno al torchio, da quello di coloro che a buon diritto possono deinirsi editori in quanto assumono su di sé responsabilità diverse, mestieri che si staglieranno più netti a decorrere dai primi decenni della Restaurazione in altri centri urbani della penisola, Milano in primis. L’editore è infatti colui che mette a repentaglio un proprio capitale e cura, nell’accezione più piena del termine, la scelta e la mise en page dei testi trasformandoli in pubblicazioni. Come si vedrà, almeno ino ai primi anni dell’Ottocento, possiamo delineare con certezza soprattutto la igura del libraio vero e proprio, di colui che non dispone di torchi, ma unicamente di strumenti di mediazione, quali la propria scaffalata bottega e i cataloghi, per raggiungere la clientela. La scelta di separare in due parti il lavoro è motivata dal fatto 687 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) che diverse sono le modalità di condurre ricerche sui tipograi e/o editori da quelle sulla lettura: l’anello della distribuzione e dei percorsi ad essa sottesi può essere infatti inverato scandagliando documentazione appropriata e peculiare. Si consideri che, per tratteggiare una sorta di mappa della lettura in una città, bisogna intraprendere un percorso obbligato:1 cogliere le molteplici relazioni che intercorrono fra librai e istituzioni pubbliche e private, indagare sui luoghi deputati ad ospitare il libro e sui possessori delle grandi raccolte, sui canali di approvvigionamento, sul rapporto del materiale stampato di un centro urbano con i suoi abitanti, ricorrendo pertanto a testimonianze non solo archivistiche, come la corrispondenza, i periodici del tempo, i cataloghi. Quelle d’archivio, in particolare dei fondi notarili, restano invece la fonte privilegiata per lo studio del momento produttivo, oltre, naturalmente, alla conoscenza diretta dei prodotti tipograici e alla messe di notizie che si ricavano da epistolari e carteggi, utili anche in quanto concorrono a deinire la circolazione libraria. Stampatori e editori sono ruoli fra loro interscambiabili e integrabili almeno per tutto l’ancien régime typographique, quando la pagina dipende solo dalla cassa dei caratteri e dal torchio manuale e non è raro neppure incontrare librai che si affermano nel settore dell’editoria. Per riconoscere quando un operatore diviene editore, è necessario calarsi nei contesti in cui i mestieri del libro si articolano e si differenziano. È igura che abbiamo inseguito a partire dalla ine del Settecento attraverso la ricostruzione di proili biograici e di storie di botteghe e imprese che testimoniano la vivacità culturale della città, al di là dei successi economici conseguiti. Una borghesia colta, che ha le sue punte nell’università e che sta alla base di un notevole ventaglio di proposte editoriali, è già una realtà nella società bolognese degli anni ’30-’40 dell’Ottocento.2 Va però rilevato che alla crescita del tessuto intellettuale non corrispondono il livello economico degli operatori del libro e forme di indipendenza della tipograia locale: i capitali investiti sono pochi e insuficienti a garantire una buona circolazione, dificile anche per la frammentarietà delle iniziative. 688 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura Professionisti e studiosi scelgono i torchi cittadini per le loro pubblicazioni, ma vi sono anche illustri docenti dello Studio e numerosi intellettuali che preferiscono dare maggiore pubblicità alle loro ricerche facendole stampare altrove.3 La vera impennata del proliferare di carta stampata sotto l’aspetto sia qualitativo sia quantitativo può essere ricondotta a Bologna agli anni immediatamente successivi al 1861, che videro la soppressione delle barriere doganali, quindi l’abbattimento di ostacoli nella circolazione e, per quanto riguarda luoghi e territori dello Stato pontiicio, la ine della repressiva censura ecclesiastica. Sono aspetti che hanno una indubbia ripercussione positiva: in questi decenni la città subisce una vera e propria svolta nel settore della stampa anche a seguito dei progressi di meccanizzazione, che le consentono di superare un’economia meramente artigianale e di sviluppare una imprenditoria più dinamica che sarà in grado di far fronte alla maggiore domanda di mercato. Non va tuttavia dimenticato che a fronte di ceti colti e intraprendenti in Emilia e soprattutto a Bologna,4 ancora negli anni ’70 e ’80 del secolo XIX, il tasso di analfabetismo si attesta su valori superiori al 50% della popolazione5 e che segni di inversione si registrano proprio dopo l’introduzione dei torchi meccanici che molto gradualmente sostituiranno quelli a mano. La strada percorsa analizza prevalentemente le conduzioni che in qualche modo lasciarono un segno del loro passaggio, anche se negli anni ’50-’60 dell’Ottocento ci si imbatte in una sorta di pulviscolo di piccole attività che vivono l’éspace d’un matin e che con la loro luce efimera brillano sullo sfondo delle poche aziende durature. Il mercato bolognese comincia ad essere appetito sul inire del secolo: alcuni imprenditori, come i Civelli, Carlo Schmidl e i Treves, lo scelgono per stabilirvi proprie iliali. È il periodo in cui si assiste a nuovi fermenti come il diverso ordinamento delle scuole, la ripresa dello sviluppo dell’università, evoluzioni culturali e sociali che portano a un grado maggiore di fruizione, che a sua volta trova sbocco in una più matura editoria scolastica, in una speciica letteratura scientiica, in un forte impulso nel settore dei pe- 689 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) riodici in genere, oltre che nella produzione propria di molte professioni e dei ceti emergenti. Non escono, dunque, solo stampe legate prevalentemente al territorio, ma, soprattutto negli ultimi decenni, opere che possono essere deinite risposta consapevole alla nuova cornice unitaria. Ecco dunque una base di mercato allargata, con tirature aumentate dato il conseguente abbattimento dei prezzi. La scalata ad una imprenditoria di alto proilo è comunque appannaggio di pochissimi operatori, i quali potranno dirsi di livello nazionale se rapportati a centri quali Milano, Torino e Firenze, città cardini del processo di produzione e diffusione su larga scala. Ai Bettoni, ai Treves, ai Pomba, ai Le Monnier, ai Bemporad si afiancano poche personalità: ad esclusione infatti del bolognese Romagnoli che si impone dapprima in qualità di libraio-antiquario, e di Zanichelli e Cappelli – anch’essi già librai, i quali consolidano la loro attività negli ultimi anni dell’Ottocento e la prolungano nel secolo successivo –, troviamo numerosi altri piccoli imprenditori trincerati dietro a commesse solo in parte legate alla lettura ma soprattutto debitrici dell’incalzante attività burocratica della nuova macchina amministrativa nelle sue molteplici articolazioni. Con Zanichelli e Cappelli siamo di fronte a editori qualiicati, che con le loro aziende segnano il passaggio dalla conduzione di tipo famigliare a quella a dimensione industriale. Sono questi in sintesi i motivi per i quali si è ritenuto di articolare la narrazione, prendendo a importante spartiacque l’uniicazione italiana e la sostituzione delle tradizionali attrezzature con le innovazioni tecnologiche. Per primo Aurelio Alaimo, in un saggio suggestivo che ha indagato sulla Bologna libraria oltre la metà del secolo XIX,6 ha richiamato a questa rilessione che in gran parte coincide con quella a cui siamo personalmente pervenuti. L’avvio della storia tipograica e editoriale prende le mosse dalla ine del secolo dei lumi per appurare che nulla si crea e nulla si distrugge per un lungo arco di tempo, ino a quando cioè i cambiamenti in tipograia fanno registrare balzi in avanti e conigurano personalità forti che giocano a tutto campo nel mondo della stampa. 690 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura 1. Tipografi e editori Nulla si crea e nulla si distrugge L’esordio non può essere legato che a Petronio Dalla Volpe, il vero imprenditore nella Bologna della seconda metà del Settecento. Petronio, iglio di Lelio, alla morte del padre (1749) aveva puntato ad avere un ciclo produttivo autosuficiente dalla carta alla getteria, ai torchi, allo smercio attraverso le proprie librerie, con una intensa proposta editoriale e cercando di aumentare ancora di più i rapporti avviati dal padre con i professori dell’Istituto delle Scienze. La smisurata espansione libraria degli anni ’70-’80 e macroscopici errori di valutazione nel suo catalogo di tipografo-editore agiscono però come una sorta di boomerang e lo fanno precipitare in un crollo che lo costringe ad un forzato abbandono di tutte le occupazioni. Al momento della morte (1794), lascia come erede la sorella Maria Caterina che a causa dei debiti contratti dal fratello non riuscirà a salvare l’azienda. Il 1796 vede lo smembramento del suo impero tipograico: nel maggio di quell’anno Caterina, infatti, stipula un contratto privato con il bolognese Antonio Marcheselli, «pubblico mercante librario» a cui dà in gestione il «capitale di libri, stampe diverse, rami ed altri capitali morti».7 Nello stesso anno, appare ancora tra le carte notarili una scrittura di alienazione tra Caterina e le sorelle Eleonora e Lucrezia Sanzi, eredi Sassi: la Dalla Volpe vende «una fondaria, o gettaria de’ caratteri unica in questa e altre limitrofe città, come pure un capitale per uso di stamparia consistente in caratteri, torcoli, legni incisi ed altro oltre il rispettivo capitale morto della gettaria e stamparia suddetta» per la cifra di 13.600 lire. Con la divisione causata dalla vendita dei beni ereditati dal fratello, Caterina conclude dunque l’epopea tipograica di Dalla Volpe, la cui decadenza era già evidente quando, nel 1785, Petronio eliminò la produzione della carta. Se la tipograia cessa di vivere, i suoi libri e le rimanenze del padre Lelio rimangono a lungo in circolazione. Libri e capitali “morti”, ovvero attrezzature e tutto quanto serve all’esercizio della professione 691 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) di tipografo, non andranno pertanto dispersi, ma inizia una sorta di riuso che continuerà nel tempo ino all’epoca dei tipograi-librai Tinti e Merlani (dal novembre 1831, quando essi costituiscono una società tipograica con l’intento di rilevare la tipograia Dalla Volpe). È a ridosso del crollo di Dalla Volpe che la città sembra cambiare volto. Nei primi del 1796 si contano a Bologna sei tipograie fra le quali quella dei Sassi, che per oltre due secoli ha beneiciato delle commesse del governo camerale, e la stamperia di San Tommaso d’Aquino, sorta per volontà del generale Luigi Ferdinando Marsili, fondatore dell’Istituto delle Scienze, e che opererà anche nel secolo successivo. Nonostante i torchi passino di mano in mano essi gemono più del consueto nel periodo rivoluzionario producendo stampe giacobine e una pletora di fogli periodici (secondo Pierangelo Bellettini ne uscirono circa una ventina),8 perché Bologna, nel triennio rivoluzionario, fa registrare un inittirsi delle attività tipograiche-librarie mosse prevalentemente dal bisogno di produrre e veicolare soprattutto testate giornalistiche, molte delle quali tuttavia non resistono che per brevi e motivati istanti. Gli uomini che danno vita a nuove botteghe non si discostano, per mentalità e per le concezioni con cui le guidano, dalle igure tradizionali. Nessuno emerge per capacità imprenditoriali. Gli stessi ambiziosi progetti culturali, alimentati dall’euforia dovuta alla momentanea libertà di stampa all’indomani dell’ingresso dei francesi, dovettero ridimensionarsi col ripristino di misure repressive; la vitalità degli intenti si scontrò infatti con la reintroduzione della censura (11 settembre 1798), che colpì in particolare i giornali e i fogli periodici, obbligando gli operatori a ripiegare sulle tradizionali stampe religiose e su quelle di natura burocratica. Nuovi i tempi, ma vecchie le mentalità Chi sembrò assaporare meglio l’aria che alitava a ridosso del 1796 furono due operatori, entrambi di camaleontiche virtù: Floriano Canetoli del «Genio Democratico» e Jacopo Marsigli 692 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura ai Celestini. Canetoli fu lo stampatore uficiale dei Circoli costituzionali di Bologna – il Gran Circolo, con sede nel palazzo dell’Archiginnasio, e il Piccolo Circolo, detto del Genio Democratico, le cui riunioni si svolgevano presso il negozio dello stesso tipografo –, incarico ragguardevole, che da un lato assicurò ai suoi torchi la gran messe delle stampe delle due associazioni, dall’altro contribuì a fare della sua bottega una fucina di scambi di opinioni e di idee. A Canetoli si devono inoltre i periodici più signiicativi del periodo francese: la pubblicazione del «Genio Democratico» e del «Monitore bolognese» cui collaborò anche il giovane Foscolo nel suo breve passaggio in città. Sostituite le idee in sintonia col clima dell’ancien régime con la più accesa adesione a quelle giacobine, Canetoli subì il contraccolpo dell’intervento austriaco, che lo costrinse alla proscrizione e a dover morire lontano dalla sua patria. Marsigli è personaggio di assai diverso spessore. Nonostante il suo coinvolgimento nel vento della Rivoluzione francese, passò dalle stampe intonate ai nuovi tempi ad un catalogo privo di sospetti, senza mai tralasciare il versante redditizio da cui era partito: pubblicazioni celebrative, religiose, ma anche almanacchi e lunari, che da sempre assicuravano un introito sicuro. L’intraprendenza di colui che Bernardo Monti deinì «libraio di professione» che «aprì nella propria casa stamperia consistente in un solo torchio»,9 portò infatti Marsigli dal nulla alla pubblicazione di un buon catalogo per il 1796, anno nel quale ebbe il coraggio e la lungimiranza di stampare anche il Discorso ai cittadini liberi bolognesi del senatore Carlo Filippo Aldrovandi Mariscotti. Ma è con la princeps delle Ultime lettere di Jacopo Ortis, nelle tre impressioni mutate secondo l’avvicendamento dei governi a Bologna, che Marsigli dimostra tutte le sue più gattopardesche capacità di aderire, con un sapiente gioco tipograico ed editoriale, alle diverse stagioni politiche che si avvicendarono nell’arco di pochissimi anni. Con il ritorno degli austriaci e durante il Regno d’Italia, Marsigli tentò di consolidare la sua posizione, ma andò incontro a non poche restrizioni, inaspritesi con il restaurato governo pontiicio che lo privò delle commesse delle stampe uficiali. Nel 1816 si vide 693 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) costretto a scrivere una petizione, sicuramente enfatizzata, alla Camera di Commercio, alla quale, informando dell’avvenuto licenziamento di alcuni suoi operai, a causa della scarsità di commesse, chiedeva di essere posto in «una classe più inferiore» in quanto, «se le tasse devono essere proporzionate ai proventi che dall’arte propria si ritrae», egli avrebbe dovuto esserne «del tutto esonerato».10 Neppure l’operazione sostenuta con Pietro Brighenti, di “sfruttare” Leopardi e la sua primitiva passione per Bologna, gli arrecò il tanto ambito riconoscimento economico del suo lavoro. Il “caso” Leopardi è legato solo in parte al tipografo Marsigli; il personaggio chiave è infatti Pietro Brighenti, editore sui generis, o meglio procacciatore d’affari per conto terzi. Seppure dificile da inquadrare, vale la pena soffermarsi su questo talent scout, senza mezzi né sedi proprie, ma pronto a escogitare sempre nuovi stratagemmi per rendersi autonomo nel panorama librario della città. Toltosi i panni di giurista, Brighenti cercò fortuna nell’appoggio delle tipograie locali attraverso la ricerca di buoni autori e buone opere da dare in luce sotto la propria cura. Su di lui fece afidamento il Contino, sopravvalutando però l’inluenza dell’avvocato nell’ambiente cittadino. Leopardi credeva di aver visto giusto nel considerare Bologna come terreno fertile per novità letterarie: nel 1818, infatti, esecutore della politica illuminata del cardinale Ercole Consalvi era l’intelligente cardinale Giuseppe Spina, e, altro fattore di rilievo, il governo episcopale era retto con estrema apertura dal cardinale Carlo Oppizzoni (18031855). Ad una tanto promettente situazione faceva eco il iorire di imprese culturali, fra cui l’apertura di gabinetti di lettura e la presenza di grandi personalità di biblioili come il poliglotta Giuseppe Mezzofanti. Eppure nel centro emiliano anche scrittori di chiara fama erano costantemente occupati a sbarcare il lunario con pubblicazioni d’occasione di poco conto. Il primo progetto della stampa delle Canzoni, abbracciato da Brighenti, prevedeva l’impegno economico di 20 scudi a carico del poeta, il quale avrebbe dovuto sobbarcarsi perino le spese di legatura. La motivazione addotta da Marsigli e da Brighenti – noto come «faccendiere», secondo la severa deini- 694 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura zione di Carlo Dionisotti – per gli alti costi imputati all’autore, fu la dificoltà di reperimento di materiale scrittorio di qualità. Leopardi dovette rinunciare alla stampa delle cinque Canzoni poiché non disponeva di tanto denaro. Marsigli tuttavia, sempre tallonato da Brighenti, decise, per non troncare il rapporto, di pubblicare della Canzone ad Angelo Mai 500 copie in ottavo e 6 in quarto con la dedica a Trissino, scelto dallo stesso poeta. L’edizione Marsigli si esaurì ma sta di fatto che Brighenti, ancor prima di tentare di stringere a sé deinitivamente il poeta con l’apertura della sua personale tipograia (“Delle Muse”, 1826-29), nella quale stampò la princeps dei Versi che non lo salvò dal tracollo deinitivo, aveva instradato Leopardi verso la tipograia “Nobili”, la più afidabile della città, per la tanto agognata stampa delle Canzoni.11 Chi fosse Nobili è presto detto: sicuramente un tipografoeditore di altra tempra rispetto a Brighenti e ai suoi predecessori. Nei primi anni della Restaurazione, Bologna si presentava come piazza ambita da imprenditori forestieri che vi giungevano col proposito di conseguire fortuna professionale ed economica. Fu probabilmente questo il motivo che spinse Annesio Nobili, nativo di Norcia, quindi tipografo a Foligno e ad Ancona, a trasferirsi a Bologna, in un periodo nel quale l’arte della stampa non poteva contare su grandi personalità, con conseguente riduzione dei rischi di concorrenza. Un elenco del 1818 riporta i nomi dei tipograi attivi: oltre a Nobili, troviamo i fratelli Masi, Jacopo Marsigli, Giuseppe De’ Franceschi, Luigi Gamberini e Gaspare Parmeggiani, Giuseppe Lucchesini, Giuseppe Rusconi erede Sassi, Ulisse Ramponi,12 ma da altre fonti sappiamo che nel novero entravano anche altre oficine, certo segnate da estrema precarietà.13 Nobili aprì la sua bottega in via Toschi, nel cuore della città. Si hanno buoni motivi per credere che la conduzione della sua impresa – si parla di più di 80 maestranze impegnate – fosse già piuttosto radicata nel 1817: essa, se non mostrava la pretesa di estendersi oltre i conini della Legazione, poteva comunque contare sulla iducia di numerosi docenti dello Studio, senza trascurare alcune pubblicazioni che il tipografo-editore umbro 695 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) intraprese a sue spese, come probabilmente fu per uno dei suoi maggiori successi: la Guida di Bologna di Girolamo Bianconi (1820). Il catalogo di Nobili comprende testi in gran parte stampati su commissione, come gli Opuscoli scientiici (18171823) e gli Opuscoli letterari (1818-1820), e alcune opere, quali ad esempio la Collezione delle opere sacre e profane (1821-1823), per la cui pubblicazione egli agisce da vero editore: collana certo di non grande levatura culturale, ma che costituiva un nucleo “mirato” in grado di accordargli la protezione del potere pontiicio per poter diffondere la collezione nelle istituzioni scolastiche. Nel mondo dell’università sembrò essere particolarmente protetto, essendosi assicurato la collaborazione di Camillo Ranzani, docente di Storia naturale e vice-reggente dell’Ateneo, divenuto suo consulente per le edizioni scientiiche.14 Nobili parve decollare: a lui si rivolsero anche esponenti di spicco della Scuola classica romagnola. Vista l’afidabilità della sua tipograia, non stupisce la scelta di Brighenti a favore di Leopardi: le Canzoni (1824-25), sebbene in forma un po’ dimessa, uscirono in un’edizione corretta ed ebbero buona diffusione, come testimonia la loro presenza in molte librerie private del tempo.15 Neppure Annesio Nobili si salvò tuttavia dalla precarietà propria della professione e nel ’24 fu costretto ad uficializzare presso il notaio Cassani la collaborazione che dall’anno precedente aveva intrapreso con il bolognese Giacinto Fiori, il quale assumeva addirittura la responsabilità decisionale nell’azienda, mentre il tipografo umbro già da tempo era in cerca di fortuna altrove. Perché Nobili, nonostante appaia come l’unico ad aver fondato una ditta che con i suoi nove torchi era probabilmente la più grande di Bologna, fu costretto a un tanto svantaggioso compromesso? La risposta a questo interrogativo sta nel pesante e insoluto debito (ben 2.400 scudi) contratto proprio con Fiori nel 1823, quando le spese per la conduzione dell’esercizio erano divenute insostenibili: Nobili dovette ricorrere al capitale di Fiori, esperto più nel campo inanziario che non in quello tipograico, e non seppe evitare un nodo societario, che lo indusse poi a lasciare la città.16 Ancor prima di vedersi costretto 696 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura a cedere gran parte dell’attività, riparerà a Pesaro, dove, fedele editore di Monaldo Leopardi e del suo entourage culturale, farà fortuna. Quanto alla sua permanenza bolognese, si può dire che Nobili restò ancorato alla vecchia igura del tipografo o, per usare la parole di Mario Infelise, «non fu capace di uscire dalle secche classiche dei mercati provinciali che lo portarono a contare più sulle commissioni che sulle proprie iniziative».17 Una lunga durata Di molti “addetti ai lavori” di questi decenni non sono rimasti che i nomi, alcuni dei quali menzionati nel saggio di Salvatore Muzzi di cui si dirà. E che i dati in nostro possesso riguardino spesso solo nomi e non storie è provato da un documento della Cancelleria ecclesiastica nel quale si enucleano le stamperie bolognesi che esercitavano nel 1826: fra le altre: De Franceschi, Masi, Ramponi, Camerale, Bortolotti, Turchi e Veroli, Cardinali.18 Alcune restano sulla scena per brevi periodi, altre invece seppero sopravvivere, come la tipograia dei fratelli Masi, che avevano la bottega nell’ex convento dei Celestini e la libreria sotto il portico del Pavaglione, e quella di Ulisse Ramponi, che esercitava nei pressi dell’attuale via Farini, verso via Castiglione. Della tipograia Masi fu primo titolare Tommaso, il quale era già libraio e stampatore nella nativa Livorno. Sbarcato a Bologna nel 1800 poté dar fuori moltissime pubblicazioni da Albano Sorbelli deinite «belle ed accurate»,19 fra cui parecchi scritti del noto botanico Filippo Re; lasciò quindi la direzione dell’azienda al iglio Riccardo (prima del 1813), che condusse l’impresa con il fratello più giovane, Spiridione, ino al 1828, anno in cui al primo restò la stamperia e al secondo la libreria. E che anche i giovani Masi si distinguessero per l’occhio attento alla società locale è confermato dai tre volumi in dodicesimo di un “pezzo forte” volpiano come il Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno (1822). Riccardo lavorò ino alla morte (1839) prima nella sede dei Celestini, poi nell’antica tipograia di San Tommaso d’Aquino; due anni più 697 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) Fig. 1. Frontespizio del calendario della Chiesa Bolognese del 1824, stampato dalla Tipograia Arcivescovile, gestita da Luigi Gamberini e Gaspare Parmeggiani. tardi sarà suo iglio Tito a vendere l’attività. La rivendita di libri fu poi deinitivamente ceduta da Spiridione nel 1849. Un’impennata di piccole e medie imprese si registra a partire dagli anni ’50: documenti provano con certezza infatti che a Bologna esistevano circa dodici o tredici tipograie e quasi altrettante librerie: un numero inferiore a quello di altri importanti centri di produzione, tuttavia rilevante per la città, in special modo se rapportato ai periodi precedenti. Dai Ruoli dei contribuenti della provincia della Camera di Commercio è possibile evincere le “classi” e l’importo delle tasse pagate da quasi tutti gli operatori del settore. La maggior parte degli esercenti è coninata nella quarta classe, quella che annovera esercizi e commerci minori.20 Non escono pertanto dal clima di ristagno neppure alcuni degli operatori di cui si sono tratteggiate le vicende. Uno spaccato della tipograia bolognese della prima metà dell’Ottocento, che va considerato come una vendemmia di nomi e di attività, si deve a Salvatore Muzzi, letterato e profondo conoscitore di storia locale, che pubblicò la Stampa in Bologna21 in occasione del secondo Congresso tipograico italiano, tenutosi a Bologna nel 1869. Riandando all’arte tipograica cittadina, a partire dal glorioso nome di Baldassare Azzoguidi, Muzzi conclude la sua narrazione con un interessante quanto, purtroppo, schematico affresco della situazione a lui contemporanea.22 Di antica origine è la Tipograia Arcivescovile, per gran parte del secolo condotta da Gamberini e Parmeggiani, che stampavano ora 698 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura col proprio nome, ora con la sottoscrizione «Tipi arcivescovili». Alessandro Bacchi, proprietario dell’attività dal 1880, in occasione dell’Esposizione Emiliana dell’88 scrisse una dettagliata storia di questa azienda, con l’avvicendamento dei tipograi impegnati nei torchi arcivescovili dal 1625 ino al 1816, anno in cui compaiono Luigi Gamberini e Gaspare Parmeggiani; la conduzione passò poi di padre in iglio ino ad essere ceduta allo stesso Bacchi (1880). Bacchi esprime con chiarezza le inalità dell’esercizio, che ha sempre stampato tutto ciò che proveniva dalla curia, ma che si prestava anche per pubblicazioni profane. Sottolinea che solo dalla ine degli anni ’30 la tipograia aveva cominciato ad estendere la propria clientela anche in ambito laico e che da numerosi intellettuali venne deinita «Tipograia dei dotti». La gamma delle stampe abbraccia diverse tipologie testuali, soprattutto a partire dagli anni ’50 del secolo. A opere prestigiose quali le «Memorie della Regia Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna» (1850-1861), di cui Gamberini e Parmeggiani furono solo meri esecutori in quanto la responsabilità dell’edizione risulta dell’Accademia stessa, si afianca un lungo elenco di lavori religiosi. Non mancano titoli di letteratura classica e si rileva consistente la lista dei testi scientiici: due tomi della collezione delle «Memorie della Società Medico-Chirurgica di Bologna», il periodico «Bullettino delle Scienze Mediche». La cifra dell’azienda sta nell’essersi aggiornata nelle attrezzature tipograiche; infatti durante la gestione Bacchi possiede «macchine con motore a gas, sistema Otto, oltre torchi» e «nel suo esercizio e spaccio tiene impiegati costantemente da 30 a 35 individui». Un avviato esercizio tipograico, che chiuderà, secondo il Sorbelli, solo ai primi del sec. XX, dopo essere passato ai igli di Bacchi, in particolare a Luigi (1891), come appare dall’indicazione della nuova ragione sociale.23 Della Tipograia Arcivescovile si ha una stima del patrimonio, che risale però al 1896: «la taberna instrutta detta Tipograia Arcivescovile igurante sotto la Ditta Gamberini e Parmeggiani posta in Bologna nella Via Altabella N° 6» risulta costituita da un patrimonio di 23.000 lire.24 Per rapportare la stima al prezzo 699 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) di generi di prima necessità o di largo consumo dell’epoca, si tenga conto che un chilogrammo di carne bovina costava circa 1,37 lire, un metro di tela di lino 1,55 lire e la retribuzione annua lorda di un inserviente statale era di sole 1.000 lire.25 È chiaro quindi che il capitale considerato, se confrontato con gli investimenti di Brighenti26 o di altri operatori dei primi decenni dell’Ottocento, è da considerarsi di rilevante entità. Apparentata all’Arcivescovile è un’altra tipograia, anch’essa assai longeva, la quale dopo il fondatore fu gestita dagli eredi che, pur non variandone il nome, vollero sottolineare il “passaggio delle consegne”: si tratta della bottega impiantata da Giacomo Monti, che acquisì la ditta di Bortolotti e che compare nell’elenco dei negozianti bolognesi redatto nel 1849, col solo titolo di «libraio».27 Monti trasferì l’esercizio nel palazzo De’ Buoi in piazza San Martino e dopo la sua morte (1870) l’attività continuò ad essere esercitata in via Cavaliera sotto la denominazione di “Successori Monti”.28 L’impresa iorì principalmente grazie all’esclusiva che ottenne sulle stampe dell’Università, quali gli «Annuari della Regia Università di Bologna», il Catalogo dei lavori pubblicati dai professori, dai dottori collegiati e dagli assistenti (1886) e la Commemorazione di Giuseppe Ceneri di Giuseppe Brini (1899). Il catalogo della Monti manifesta anche apertura alla letteratura e alle arti con testi che vanno dallo studio di Angelo Gatti La scuola di Michelangiolo e la scuola dei Caracci (1888) ai sonetti di Pietro Longhi su La Chiesa del Rosario in Cento e i dipinti del Guercino (1891), dalla saggistica dello storico e romanziere Oscar Pio alla poesia del celebre Olindo Guerrini, ino a raccolte dovute all’abilità di ricerca di Ludovico Frati e Corrado Ricci, due personaggi di punta di quel crogiuolo che fu il cenacolo carducciano, e alcune opere del poeta e commediografo Carlo Zangarini. Radicata nella città per un considerevole periodo fu anche la Regia Tipograia, la cui storia, che affonda le radici negli anni ’30, vede la costituzione della società tipograica fra Leone Merlani e Raffaele Tinti (novembre 1831) al ine di rilevare la vecchia tipograia Dalla Volpe e la libreria Marcheselli. Vale la pena di ripercorrere i tratti più signiicativi della sua 700 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura vicenda lunga e complessa anche perché i mutamenti societari inducono a pensare che essa attraversò momenti dificili, superati grazie all’oculata gestione di alcuni suoi conduttori. Nel 1854, infatti, la ditta “Tinti e Merlani alla Volpe” acquistò anche l’impresa Sassi di proprietà dei conti Rusconi, dopo aver raggiunto la fusione con la Società Tipograica Bolognese di Filippo Tiocchi. Risultavano quindi due ditte separate: l’una, la “Società Tipograica Bolognese e Ditta Sassi” di proprietà di Tiocchi, Tinti e Merlani, l’altra “Tinti e Merlani Tipograi governativi alla Volpe, in Bologna sotto il portico del Pavaglione alla insegna della Volpe” di proprietà dei soli Tinti e Merlani.29 Un precedente conduttore, Giuseppe Cenerelli, che aveva afittato la Sassi dal conte Rusconi, fu indotto a ritirarsi dietro adeguato compenso. Tinti e Merlani ottennero pienamente i diritti dell’impresa e, a seguito della morte di Tiocchi (1855), anche la parte della Società Tipograica Bolognese. Deceduti sia Leone Merlani (1859) sia Raffaele Tinti (1868), l’intero patrimonio passava poi ai fratelli Gustavo e Pantaleone Merlani, igli di Leone; nel frattempo, a partire dal 1860, la tipograia, che si sottoscriveva “governativa” in quanto aveva acquisito l’esclusiva per le pubblicazioni della amministrazione pubblica, assunse deinitivamente la dizione di “regia” imponendosi come unica erede di entrambe le conduzioni Volpe e Sassi. Dal suo catalogo spunta una pubblicazione uscita in occasione del secondo Congresso tipograico italiano (1869), nella cui premessa «I fratelli Merlani» informano che la loro tipograia era attenta ai fenomeni dell’arte della stampa e della «libreria in genere»: stamparono infatti le Osservazioni del celebre letterato Gaspare Gozzi sul tema della legislazione che governava l’attività tipograica nella Venezia settecentesca, perché «trattano di un argomento ben molto acconcio all’arte nostra, conforme alle costumanze del passato secolo».30 La lunga vita della Tipograia Regia si rilette in un catalogo ricco di opere, di alcune delle quali essa si fece probabilmente anche editrice; scorrendo i titoli, ci si imbatte nel lavoro di Giacomo Cassani, sacerdote e docente universitario di Diritto canonico e Storia del diritto, Dell’antico studio di Bologna e sua 701 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) origine (1888), nell’edizione della montiana Bassvilliana con commento di Giovanni Della Valle e con la cura di Arturo Masetti (1889), ino all’inconsueto Yogavasishtaramayana a pargianya: inno recato di samskrito a comune volgare dal prof. Giuseppe Turrini (1892). Frutto di committenza sono senz’altro i regolamenti sull’ordinamento scolastico, ovvero il Programma di ginnastica per le scuole elementari del comune di Bologna (1893), la serie di pubblicazioni unita per conto di istituzioni ed enti bolognesi, come la Banca popolare di credito, l’Asilo per bambini “lattanti” (Relazione sull’andamento economico e morale, 1897), l’Istituto Ortopedico Rizzoli, la Regia Deputazione di Storia Patria e molti altri ancora. Nonostante il catalogo vario e articolato e la sua capacità di rimanere a lungo sulla scena bolognese, anche la Regia Tipograia andò incontro a grave dissesto economico.31 Nel 1894 i fratelli Merlani si videro costretti ad afittare la ditta e la situazione in seguito peggiorò, a causa di una forte concorrenza. Dalla testimonianza di Sorbelli32 risulta comunque che essa continuò ad essere attiva anche dopo la data del fallimento. Alle imprese nate da società fanno riscontro quelle sorte grazie all’impegno di un unico fondatore. Di una preme ragguagliare: la tipograia Cenerelli, che, in mano a una sola famiglia, ottenne importanti riconoscimenti nell’Esposizione provinciale del 1869 e in una mostra nazionale di lavori tipograici. Giuseppe Cenerelli, padre di Giusto e Domenico, afittò da Rusconi la ditta Sassi ino al 1848, quindi condusse la Tipograia dell’Ancora di via Galliera; alla sua morte i igli ereditarono l’impresa e la trasportarono nel 1863 in via Castiglione. Giusto condusse poi la tipograia ino al 1902, anno in cui essa fu venduta a Paolo Cuppini. Benché l’interesse di Cenerelli si rivolgesse anche agli eventi contemporanei, come prova l’opera Strada ferrata dal Po alla linea dell’Italia centrale, recante la sottoscrizione «Cenerelli all’Ancora» (1860), punto di forza della ditta fu la produzione di testi di docenti nell’ateneo bolognese, soprattutto relativi alle scienze agrarie: spiccano nel catalogo il saggio di Dario Toscano Dell’indirizzo da darsi alla viticoltura e alla enolo- 702 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura gia nella provincia di Bologna (1892), lo studio su L’inluenza dei concimi acidi in agricoltura e l’igiene dei terreni culturali di Adolfo Casali e quello di Luigi Franceschini Sulla riduzione delle semine (entrambi del 1894), ma anche la relazione di Luigi Simoni Degli uccelli ed insetti utili e dannosi all’agricoltura (1894). All’indomani dell’Unità Contemporaneamente ai primi, timidi segnali della nascitura editoria vera e propria, troviamo nella seconda metà del secolo un brulicare di piccoli e medi stabilimenti. Essi, se raramente si distinguono nel panorama del neonato Stato italiano, sono comunque sintomo di un risveglio. Bologna ottenne le prime menzioni in importanti manifestazioni del settore. Bottrigari ricorda che il 26 settembre 1869, in occasione del secondo Congresso tipograico italiano tenutosi proprio a Bologna, la distribuzione dei premi agli operai tipograi riservò la medaglia d’argento alle ditte Pomba di Torino, Cenerelli, Merlani ed Amoretti di Bologna, Panigotti e Menghini di Milano, Appiani di Firenze e ai due giornali tipograici «L’Arte della Stampa» e la «Tipograia».33 Se Cenerelli e Merlani appartengono alla schiera dei tipograi, Amoretti è un protagonista indiscusso di quel mestiere che nella città ha una storia antica: è infatti fonditore di caratteri. Proprio mentre si realizzava l’Italia unita, fra gli esercenti che a Bologna tentarono di mettersi in luce vi fu un’azienda che conobbe numerosi cambiamenti societari, indizi delle dificoltà incontrate. Si tratta della Ditta Fava e Garagnani, impiantata nel maggio 1861 da Camillo Fava, che si associò con Alfonso Garagnani e Camillo Montanari, socio accomandante, dopo aver rilevato la vecchia Tipograia del Progresso. L’esercizio si stabilì in via Malcontenti, e solo successivamente in via Indipendenza, arteria costruita dal 1885 al 1888 che rivestì in da subito una strategica importanza commerciale. È la Camera di Commercio di Bologna ad informare sulla entità dei capitali investiti da Fava e Garagnani. In data 30 dicembre 1861 si 703 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) speciica che «Il Capitale da immettersi in società è stato issato in lire 24/m, e cioè lire 8/m per ognuno socio in tre eguali parti».34 Dopo la morte del Fava, i cambi di ragione sociale, quali schegge vaganti, indicano i passaggi di proprietà e identiicano nuovi conduttori. Dal 1895 al 1899, la tipograia assunse la denominazione di “Garagnani e Figli”. La documentazione fornisce prova dei movimenti: si parla di Alfonso Garagnani «socio della ditta Tipograia del Progresso o Ditta Fava e Garagnani e C.»; si evince ancora che «in data 19 Luglio 1895 detta società venne sciolta» e che con lo stesso atto Alfonso Garagnani rilevò ogni sostanza attiva e passiva dell’azienda, assumendo come impresa “Ditta Alfonso Garagnani e Figli”; «in data 17 Ottobre 1899», egli vendette la sua azienda.35 La tipograia venne quindi ceduta a mons. Ugo Maccolini per poi cambiare ancora diversi proprietari. Profondamente radicata nell’ambiente culturale bolognese, la Fava e Garagnani fece derivare i suoi introiti più sicuri dalla pubblicazione per molti anni degli «Atti e Memorie della Regia Deputazione di Storia Patria per le provincie di Romagna» e, per un certo periodo, attorno alla ine degli anni ’70, della «Gazzetta dell’Emilia». La ditta acquistò dapprima fama anche come casa editrice musicale – diede fuori nel 1867 il Parere musicale di Rossini, nel 1873 la Storia del violino del Folegatti, nel 1900 la Giuditta: oratorio in due parti per canto ed orchestra di Antonio Pincelli36 – e un posto di rilievo nel suo catalogo rivestiva la poesia minore, come i Sei sonetti di Pellegrino Zambeccari (1887). Non manca un interesse esteso alla realtà locale: lo testimoniano I suoni, le forme e le parole dell’odierno dialetto della Città di Bologna del giurista Augusto Gaudenzi (1889), lavori sulla saggezza popolare come I proverbi bolognesi sulla donna (1890), studi celebri quali i Discorsi e scritti in onore (1894-1897) del patriota e risorgimentista di Budrio Giuseppe Barilli, che si celava sotto il nome di Quirico Filopanti, e l’opera di Giovanni Battista Comelli I primi Conti della Porretta: memorie storiche e documenti (1900). La ditta si fece inoltre promotrice di opere giuridiche, di Nino Tamassia e Giulio Diena. 704 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura Tra i numerosi professionisti che non esitarono a lanciarsi nella grande avventura della carta stampata igurano pure alcuni religiosi. Fondarono tipograie in parte anche editrici, preludendo a quelle che saranno nei primi del Novecento le grandi case cattoliche: la SEI di Torino, Vita e Pensiero e la San Paolo a Milano, sorte rispettivamente nel 1911, nel 1918 e nel 1921.37 Benché Muzzi la consideri di poco conto, ebbe il suo peso nella Bologna tardo-ottocentesca la “Tipograia Mareggiani all’insegna di Dante”, impiantata in via Malcontenti da Alessandro Mareggiani, dal 1874 in società con il fratello don Raffaele. Quest’ultimo, rimasto solo, nel 1892 incaricò l’ospedale Maggiore di Bologna di mantenere l’azienda e tutti i suoi operai, includendo l’impresa di famiglia nel suo generoso lascito testamentario all’istituzione sanitaria. Successivamente l’ospedale considerò la conduzione della tipograia un onere troppo gravoso e caldeggiò la creazione di una cooperativa fra gli operai; passata dalla sede di via Malcontenti a via Volturno, quindi a via Marsala, la Mareggiani si fregiò della stampa di opuscoli religiosi, oltre che di giornali, modulistica varia e opere per la Commissione per i Testi di Lingua. La vocazione squisitamente cattolica della Mareggiani si esprimeva in opere devozionali così come in pubblicazioni che avevano a base lo studio del rapporto fra fede e società, tutte prodotte in alte tirature. Un’attenzione particolare riservò all’infanzia e alle giovani generazioni, come prova il discorso di Sisto Franchi Dell’amore patrio nelle scuole (1888). Nella direzione di apertura alle nuove frontiere della medicina vanno le opere di Cesare Mattei, che aveva coltivato gli studi di medicina omeopatica:38 i suoi lavori sul trattamento del cancro con l’ausilio dell’“elettromeopatia” non a caso si pubblicarono, oltre che in italiano, in lingua inglese con relativa sottoscrizione «Printing Ofice Mareggiani», segno di diffusione in un contesto europeo. Non va poi dimenticato che diverse personalità approdarono al settore della tipograia e dell’editoria da altri mestieri afini, come la legatoria o il commercio in articoli di cartoleria: proprio in questo ambito si delinea la personalità di Leonardo Andreoli, che ebbe bottega in via Farini e che è ricordato 705 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) come esperto in lavori di pazienza e di precisione. La sua produzione era caratterizzata da pubblicazioni per lo più occasionali ma sempre arricchite da particolari vezzi tipograici e di tiratura limitata, tanto che ben presto molte edizioni divennero rare.39 Fra le sue specialità si rilevano le partecipazioni nuziali e funebri, gli avvisi mortuari e i sonetti «in carta lusso». Corrisponde all’ispirazione di proporsi alla clientela in modo sobrio, ma assai curato, l’elegante volume di Torquato Menniello, che celebra l’impresa tipograica tracciandone una breve storia. Andreoli, nato a Bologna nel 1859, fu anch’egli iglio d’arte. Il padre Carlo, tipografo, aveva lavorato a lungo presso lo Stabilimento tipograico Giacomo Monti, e poi con i successori. Ventiduenne, dopo aver appreso dal padre il mestiere di compositore, riuscì ad acquistare nel 1882 una piccola cartoleria in via Farini, munita solo di poca merce e di una macchinetta per stampare biglietti da visita. A poco a poco ampliò i locali e acquistò vere macchine tipograiche, cosicché anche le commesse furono di crescente prestigio ino al giugno 1888 quando, come informa Menniello, «l’Andreoli, coadiuvato dall’egregio Professor Angelo Gatti stampò in una edizione speciale, con fregi di grande effetto, il bel libro di questi, intitolato: Dazi e Monti. Appunti per una storia della inanza bolognese, quale primo saggio uscente dalla sua tipograia».40 L’editore volle dedicare questa sua fatica al Comitato ordinatore della contemporanea Esposizione Emiliana, riportandone la “Menzione onorevole”, riconoscimento a cui si aggiunse nel 1892 il “Diploma con medaglia d’argento”, ottenuto alla prima Mostra d’arte applicata all’industria. L’anno seguente, Leonardo afidò al padre, che si era ritirato dagli stabilimenti Monti, la direzione della propria tipograia: in questo modo essa acquistò «un indirizzo artistico di prim’ordine». La tipograia Andreoli raggiunse l’apice della sua notorietà quando, in occasione della visita dei sovrani Umberto I e Margherita per l’inaugurazione dell’Istituto ortopedico Rizzoli (1896), stampò un’altra opera di Gatti sulla storia di San Michele in Bosco: Andreoli la dedicò agli augusti ospiti, ai quali donò anche l’elegante opuscolo, impresso nel 1898, Il Piemonte e lo Statuto dell’avvocato Ernesto 706 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura Vitta, scritto in occasione del cinquantesimo anniversario dello Statuto Albertino. Andreoli pubblicò soprattutto libri di storia locale; si nota come andasse a caccia di commesse favorite dal crescere delle professioni e del loro affermarsi, compresi testi utili ad un artigianato iorente, quali le Regole per tutte le misure necessarie a tagliare un abito di Giuseppe Rosa (1900). A seguito della morte di Carlo, fu chiamato alla direzione della tipograia l’eccellente ed espertissimo Francesco Montanari. La dotazione delle macchine tipograiche è notevole: fra esse ve n’è una di Burckhardt di Basilea per opere e giornali illustrati, una francese per giornali e avvisi da afiggere, alcune americane «celerissime» per piccoli lavori commerciali, nonché una inglese automatica per i biglietti da visita e, soprattutto, una «Phonix, la più perfezionata che si conosca per eseguire lavori di gran lusso in tricromia ed anche con rilievo, della Casa Schelter et Giesecke di Lipsia».41 Strettamente congiunte con i mestieri del libro sono le storie di alcune maestranze il cui livello tecnico ben si ricollega alle maggiori qualiicazioni del ramo. Fra esse spiccano i rappresentanti dell’arte della litograia, che a Bologna conobbe grande successo e rapida diffusione a partire dagli inizi del XIX secolo, in particolare con la ditta denominata “Bertinazzi e Compagno”.42 Sorbelli si sofferma a questo proposito su molti nomi: fra gli altri, Francesco Casanova, Giulio Wenk, citato anche nell’Elenco dei Tipograi, Editori e Librai della «Bibliograia Italiana» in quanto «editore-litografo», Cesare Minarelli e la ditta di Sauer e Barigazzi, specializzata in carte geograiche.43 Fra le più signiicative edizioni di Casanova, con l’impiego delle tecniche inventate dal tedesco Alys Senefelder, si ricordano per gli anni ’80 e ’90 numerosi periodici, soprattutto riviste illustrate, come «Don Chisciotte e Sancio Pancia: rivista umoristica illustrata», «Il pupazzetto: rivista illustrata», il numero unico di «Rimini illustrata» (19 agosto 1888) e alcune testate di argomento locale, fra cui «Bononia ridet: rivista artisticaletteraria-universitaria settimanale» e «Bologna commerciale: effemeride illustrata». Diedero vita a periodici illustrati anche Giulio Wenk, Sauer, 707 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) Fig. 2. Prima pagina di «Bononia Ridet» del 22 novembre 1890, con vignetta elettorale disegnata da Galantara. e Barigazzi, con particolare attenzione alle composizioni in dialetto bolognese. Vedono la luce pubblicazioni come «Ehi!: ch’al scusa’: strenna per l’anno 1886» per i torchi di Sauer e Barigazzi e «Mo schivtla!: umoristico sentimentale illustrato. Carnevale 1886» per i tipi di Wenk, testi anche di carattere trattatistico, che richiedevano un ricco apparato iconograico, come Dell’annestare gli alberi fruttiferi di Edoardo Wenk (Stab. Lit. G. Wenk e Figli, 1889) o la Raccolta di principali Guasti di caldaie a vapore isse e locomobili (Lit. Sauer e Barigazzi, 1900). 708 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura Società a base cooperativa Se dunque gli esercizi in qui esaminati corrispondono a tipologie aziendali note già in passato – la gestione a base societaria e quella familiare – a partire dagli anni ’60 dell’Ottocento si fece spazio una diversa forma produttiva: la cooperativa. In questa struttura sono determinanti la formazione del capitale sociale e la igura del socio-lavoratore. Sorta come una delle più rilevanti imprese del genere, è la Società Tipograica dei Compositori, la quale ebbe a godere di notevole prestigio e caratterizzò la sua produzione con la messa in stampa di numerosi periodici. Nata nel 1865 su iniziativa di alcuni operai compositori, divenne impresa cooperativa nel 1868 e, nonostante nel 1879 fosse sciolta e passasse all’imprenditoria privata, prendendo la denominazione di “Società Tipograica Già Compositori”, visse un decennio di intensa attività. Si distinse per capacità il presidente, il tipografo Paolo Bentivoglio, che portò l’azienda a un ruolo di primo piano nel già citato secondo Congresso tipograico italiano. L’importanza della cooperativa è legata all’interesse che essa seppe suscitare nei confronti delle condizioni di lavoro e delle rivendicazioni dei suoi soci. Sebbene sia vissuta un solo decennio, la Compositori rimane un esempio luminoso nell’ambito dell’associazionismo di mestieri: al nuovo gestore Antonio Calzoni pervenne infatti un’organizzazione solida, di cui si stima ancora alla ine del secolo una certa continuità nella linea produttiva. Numerosi uscirono i periodici; mai tralasciata neppure la “varia” per un impegno su più fronti, come informa Alaimo.44 Durante gli ultimi decenni dell’Ottocento, sono poco presenti nel suo catalogo titoli di argomento bolognese e di storia locale, e non sono da trascurare due edizioni, rispettivamente del 1887 e del 1888, del Diario bolognese dall’anno 1796 al 1818 dell’erudito Giuseppe Guidicini. Gli indirizzi perseguiti dalla Compositori vanno da una certa attenzione alle scienze agrarie a una serie di pubblicazioni di chiara utilità pratica e commissionate da associazioni, come il bollettino degli «Atti dell’Accademia dei Ragionieri in Bologna» (1888) e l’Annuario della R. Scuola 709 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) d’Applicazione per gli Ingegneri in Bologna per l’anno 1894 (1895). Perino le federazioni sportive si rivolsero alla società tipograica: ne sono esempi lo Statuto della Virtus (1890) e quello della Federazione ciclistica emiliana (1894). Poco frequenti sono invece le pubblicazioni di argomento religioso, fra le quali la Guida storica pei Devoti della Madonna di S. Luca del sacerdote Paolo Mattioli (1894) e, a partire dal 1896, la stampa del bollettino «Guida delle istituzioni pubbliche di beneicenza». Coerente con la coeva esperienza delle associazioni di mutuo soccorso, una menzione merita anche la Cooperativa tipograica Azzoguidi, nata da un gruppo di maestranze del settore con lo scopo di raggiungere condizioni di lavoro meno subordinate e con inalità assistenziali. Ne delinea brevemente la storia Cesare Ratta in un opuscolo «composto e stampato, sotto la guida dei rispettivi insegnanti, nella scuola di arte tipograica del Comune di Bologna, in via San Petronio Vecchio, da soci e allievi appartenenti alla Cooperativa tipograica Azzoguidi, inscritti ai corsi serali di perfezionamento».45 L’idea che portò alla costituzione della cooperativa tipograica maturò quando, la sera del 28 febbraio 1873, sei operai impressori e altri diciassette colleghi delle tipograie locali si riunirono nella sala del Circolo dei Concordi: viste le «deplorevoli condizioni» in cui si trovavano e sulla base dell’esempio dei compositori-tipograi, fu deciso di costituire a Bologna una cooperativa tipograica formata da soli specialisti della stampa. L’obiettivo era quello di fondare o acquistare un’oficina tipograica, e di destinare gli utili al sostegno dei soci ammalati assicurando loro pensioni di vecchiaia. Nel 1875 fu dunque acquistata l’oficina del defunto Antonio Chierici in via delle Grade da San Domenico, pagando solo 1.200 lire, che consentirono la dotazione di un unico torchio a leva e di caratteri per lo più logori e antiquati, presto sostituiti con la produzione in proprio. Nel 1879 divenne «società anonima per azioni nominative di operai tipograi» e un decreto reale dell’anno successivo approvò il suo statuto. L’alacrità, la laboriosità, l’abilità lavorativa già impresse nella marca tipograica che recita «Labor improbus omnia vincit», caratterizzeranno l’azienda. Sulla varietà delle tecniche adotta- 710 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura te informa anche l’art. 2 dello Statuto, in cui si precisa che la Società Tipograica Azzoguidi «può estendere le sue operazioni alla stereotipia, alla litograia e alla fonderia dei caratteri».46 Scorrendo la lista dei titoli della Azzoguidi, ci si rende conto di come questa tipograia godesse della iducia dei responsabili delle associazioni locali, i quali la incaricavano della divulgazione dei loro statuti: ne sono esempi lo Statuto e regolamento della Consociazione ippica italiana pel trotto (1887), la Boniica della bassa pianura bolognese a destra di Reno: Verbale di assemblea 11 Maggio 1890, ma anche il discorso Per la Croce rossa (1890) della scrittrice centese Maria Majocchi Plattis, conosciuta più col nome de plume di Jolanda; non mancano poi pubblicazioni relative alla vita universitaria, studi come quelli del giureconsulto Adolfo Sacerdoti, o encomi di grandi personaggi, quali le Onoranze a Gioacchino Rossini nell’Archiginnasio di Bologna, 26 aprile 1893 (1893). Particolarmente signiicativa è la produzione di testate giornalistiche, serie e umoristiche.47 La cooperativa poté anche fregiarsi della stampa dei primi numeri de «Il Resto del Carlino», testata poi acquistata dall’avvocato Amilcare Zamorani, il quale nel gennaio 1889 si rese conto che il giornale doveva contare su una tipograia propria e riuscì a strappare alla Azzoguidi un veterano del mestiere che ne era stato il direttore tecnico, Gaetano Albertazzi. Oltre alla pubblicazione del più famoso periodico bolognese, numerosi sono i titoli che ci sono giunti con la sottoscrizione «Zamorani e Albertazzi», un ampio ventaglio di proposte per offrire letture al passo con i tempi. Lo dimostrano il libro di Anacleto Carlani Del Risorgimento economico d’Italia: discorso di un Socialista (1894) e La nuova telegraia: un’intervista col sig. Marconi di H. J. W. Dam (1897). Non mancano la saggistica storica, alcune opere letterarie e, naturalmente, pubblicazioni su commissione come lo Statuto del Circolo fotograico bolognese (1900). Interessanti sono i libri destinati all’infanzia, fra i quali Prime letture pei fanciulletti della prima classe del professor Alessandro Graziani (1890) e Per lo studio della musica nelle scuole elementari del musicologo Cesare Dall’Olio (1895); per quanto riguarda la medicina, Zamorani e 711 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) Albertazzi furono referenti, per testi di ginecologia e ostetricia, di autori quali Bettino Pozzoli e Giovanni Pini. Un mercato appetito Fig. 3. Copertina de «Il Diavoletto» del 27 marzo 1860 con vignetta satirica. Nell’epoca in cui Bologna offriva maggiori occasioni e più consolidati rapporti con l’università, con la scuola di ogni ordine e grado, con commesse pubbliche di ampio spessore, alcuni imprenditori formatisi al di fuori delle sue mura vi impiantarono la propria attività. Nel 1887, infatti, fece il suo ingresso a Bologna l’impresa fondata dal tipografo-editore lombardo Giuseppe Civelli.48 La ditta Civelli, nonostante la morte del titolare, avvenuta nel 1882, quando tuttavia già possedeva cartiere, fonderie di caratteri e stamperie, si era consolidata attraverso gli eredi mantenendo quasi inalterata la ragione sociale. La sua forza risiedeva nelle dotazioni tecniche; basti pensare che fu l’unica tipograia bolognese ad essere segnalata nella rilevazione ministeriale del 1887, perché in essa colpì la presenza di un motore a gas di dodici cavalli. Va sottolineato tuttavia che anche questa fu più tipograia che non casa editrice. L’impresa si caratterizzò per la stampa di modulistica ad uso delle amministrazioni pubbliche e private, soprattutto di quella ferroviaria, per la quale deteneva la prerogativa di stampare l’orario; a questa produzione si afiancarono testi di carattere sociale, come la relazione di Giovanni Pastore Sui provvedimenti da prendersi nei teatri per la pubblica incolumità (1891) e alcuni studi di Salvatore Del Vecchio, professore di Statistica. Numerose le edizioni specialistiche, sempre sorrette dalle amministrazioni, come la Relazione sul commercio dell’Italia coll’India, 6 febbraio 1896-10 Maggio 1896 di Gualtiero Fries (1896), ma anche il «Bollettino 712 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura della Società di Mutuo Soccorso fra i commessi di commercio della Città» (1896) e il «Bollettino degli impiegati delle istituzioni pubbliche di beneicenza» (1897). Interessante segnale di apertura della Civelli è la stampa di un titolo in tedesco: si tratta della traduzione di un’opera di G. Camillo Borgnino, Abanderung zu den Metallenen Kupplungsmuffen in den Schlauchen der Vacuum-Bremse: (system Hardy): Denkschrift.49 Riconducibile all’attività editoriale della Civelli sono la pubblicazione di brani per pianoforte e vocali di Alfonso e Disma Fumagalli e la collezione «Atlante Musicale», in cui furono inserite composizioni del medico e musicista Pietro Lichtenthal.50 La città wagneriana per eccellenza,51 con la sua antica tradizione musicale, costantemente alimentata dall’ampia partecipazione alla vita teatrale, come testimonia il Catalogo uficiale della esposizione internazionale di musica in Bologna,52 rappresentava un centro assai importante per l’editoria specialistica53 e non è un caso che verso la ine del secolo un altro forestiero, precisamente un triestino che già aveva iniziato una redditizia attività editoriale in patria, entrasse in Bologna allo scopo di alimentare maggiormente i propri trafici: Carlo Schmidl, iglio di musicista, critico, musicologo, che si fece editore a partire dal 1883. Nel 1889 fondò il proprio stabilimento col nome di “Ditta C. Schmidl e Co.”; in seguito acquistò i fondi di altre case, fra cui l’editrice musicale di Cesare Baldin e la ditta A. Puccio di Milano, lo stabilimento R. Maurri di Firenze e la ditta Luigi Trebbi di Bologna.54 L’acquisizione del fondo di Luigi Trebbi è databile al 1891, anno nel quale egli si sottoscrive “C. Schmidl & Co. Trieste-Bologna”, ragione sociale che cambierà l’anno successivo, dopo l’accordo con Achille Tedeschi, in “Edizioni Schmidl & Tedeschi”, prima che la succursale bolognese passasse in proprietà al solo Tedeschi.55 Sono giunti ino a noi altri titoli che confermano l’interesse della iliale bolognese unicamente nei confronti della musica: dall’edizione di partiture e spartiti alle biograie, alla saggistica, alla manualistica, quale Lo studio dell’estetica musicale del musicologo Tancredi Mantovani (1892). Schmidl fu inoltre l’autore del fortunatissimo Dizionario Universale dei Musicisti, edito per la prima volta dalla Ricordi di 713 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) Milano nel 1887 e oggetto di numerose ristampe; avviò poi una biblioteca circolante di musica e costituì una ricca raccolta storico-musicale, oggi parte fondamentale del Civico Museo Teatrale triestino a lui intitolato.56 Fra i forestieri che operarono a Bologna vanno senz’altro ricordati anche i fratelli milanesi Emilio e Giuseppe Treves, che già avevano fondato una libreria nella vicina Modena.57 A Bologna essi acquistarono una libreria in via Farini, gestita dal 1892 dall’editore Pietro Virano, venduta poi a Luigi Beltrami, quindi, nel 1906, ceduta a Cappelli. Annoverata fra le più prestigiose case editrici, la Treves era stata fondata nel 1861 da Emilio; dal 1872 l’azienda si era giovata della collaborazione del fratello del fondatore, Giuseppe, e si fece portavoce degli astri nascenti delle lettere italiane: non esitò infatti a pubblicare le opere degli scapigliati così come i lavori di Verga, nonché il più grande best seller di ine secolo: Cuore di De Amicis.58 Fra i numerosi titoli promossi a Bologna nelle cui sottoscrizioni si legge “Fratelli Treves di Pietro Virano” oppure “Fratelli Treves di Luigi Beltrami”, vi sono testi scientiici, di medicina e di scienze agrarie, opere in lingua straniera e scritti per il costruttivo diletto delle fanciulle; non manca la saggistica storicosociale, quali i lavori di Emilio Cossa, docente di Economia Politica, usciti sotto la conduzione di Virano. Appartengono invece alla gestione successiva alcuni classici come le Odi di Orazio in una traduzione in prosa di Carlo Rotondi (Luigi Beltrami, 1898) e una vasta gamma di materie fra cui testi di storia e saggistica storica, come ad esempio il Fallimento: retroscene del socialismo contemporaneo del giornalista Enrico Insabato (1898) e l’Atlante del Risorgimento Italiano, con tavole cronologiche di Ugo Parmeggiani (1900) e opere di linguistica, quali L’elemento Germanico nella Lingua italiana di Enrico Zaccaria (1900). 714 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura Una sfaccettata figura di imprenditore: Gaetano Romagnoli Ascrivibile a un’imprenditoria in sintonia con quanto avveniva nel Nord e nel Centro Italia è da annoverarsi l’attività di Gaetano Romagnoli, operatore che dalla conduzione di una libreria trovò terreno fertile per lanciarsi nell’editoria, caratterizzandosi per le sue profonde intuizioni e le abili strategie. Romagnoli nasce a Bologna il 15 agosto 1812. Sposa Claudia Pirotti, dalla quale ha due iglie: Erminia (1842-1893) e Lavinia (1844-1920). Episodiche e frammentarie sono le informazioni sugli inizi della sua attività. Secondo le testimonianze di Francesco Zambrini e di Bacchi della Lega,59 Romagnoli esordisce come legatore di libri e da un documento della Camera di Commercio di Bologna si apprende che egli è iscritto nei registri commerciali come “libraio” in dal 1849. Si specializza nel campo antiquario in un’epoca in cui, come ha osservato Flavia Cristiano,60 il commercio librario antiquario inizia a differenziarsi in modo più chiaro da quello d’assortimento: con tale qualiica è citato nell’Elenco dei Tipograi, Editori e Librai pubblicato sulla «Bibliograia Italiana» nel 1872. La sua fortuna sembra abbia avuto origine dalla vendita della famosissima libreria dei marchesi Costabili di Ferrara nel 185861 e notizie più esaurienti sulle sue strategie di libraio vengono fornite dalle lettere ad Antonio Cappelli che era con lui in rapporti abbastanza conidenziali. Egli è per Romagnoli allo stesso tempo un cliente (in quanto funzionario della Biblioteca Estense di Modena), un consulente bibliograico, il tramite per rapporti con altri clienti, studiosi e biblioili: il libraio bolognese è infatti sempre molto interessato a librerie private messe in vendita nel modenese e Cappelli gioca il ruolo di intermediario nelle trattative. Romagnoli ha poi una vasta rete di corrispondenti in Italia e in Europa.62 Per dare visibilità al suo commercio, pubblica cataloghi di vendita, pratica molto diffusa tra i librai antiquari. Non sembra dapprima in possesso di una solida cultura letteraria e bibliograica e per costruirsela si avvale dell’apporto di vari esperti, in primo luogo di Zambrini e Alberto Bacchi della Lega, bibliograi di squisite qualità. La sua bottega appare 715 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) quindi come un punto di ritrovo per biblioili ed eruditi non solo bolognesi, un ponte gettato verso la sua conversione da libraio ad editore: pur mantenendo viva la sua primitiva scelta di lavoro, anticipa i tempi gloriosi di Nicola Zanichelli, che si spegnerà nel 1884, stesso anno della sua morte. Dal carteggio con Cappelli63 sappiamo con sicurezza che Romagnoli nel 1850 è titolare di una libreria antiquaria a Bologna.64 Come editore egli inizia a lavorare in particolare prendendo in carico, a partire dal 1861, la Commissione pe’ Testi di Lingua di cui diventa dal 1863 l’editore uficiale, succedendo a Giuseppe Pomba. È questa una spia importante per comprendere che anche Bologna si è attrezzata e non ha più necessità di ricorrere ad operatori esterni. Il suo impegno cresce negli anni successivi all’Unità e viene riconosciuto anche dal governo che lo ascrive all’Ordine de’ Cavalieri della Corona d’Italia e insieme con Zanichelli diviene membro – unico tra gli imprenditori bolognesi – della Associazione tipograico libraria.65 La scalata al successo si interrompe nel novembre del 1883, quando viene colpito da grave malattia,66 così da indurre a subentrare nella gestione degli affari il genero Lorenzo Dall’Acqua. Alla morte di Gaetano le due iglie conservano l’azienda afidandone la conduzione a Lorenzo Dall’Acqua e nel 1886, in seguito alla divisione dell’eredità tra le due sorelle Erminia e Lavinia, nascono due ditte ben distinte:67 la “Libreria Antiquaria Romagnoli Dall’Acqua” (che continua ad essere l’editrice della Regia Commissione pe’ Testi di Lingua) e la “Libreria Erminia Romagnoli”.68 La storia di Romagnoli è senz’altro fra le più signiicative del panorama della seconda metà del secolo, quando le occasioni di stampa si moltiplicano e investono il mondo della produzione e della distribuzione, insieme congiunte. È l’editoria la branca in cui maggiormente si connota l’attività del Romagnoli, anche se va precisato che egli si muove all’interno di coordinate protette da una committenza che agevola e sostiene il processo di produzione. Esercita il suo intuito nel momento di scegliere i testi da pubblicare, e si muove abilmente, secondo valutazioni di mercato e personali strategie editoriali.69 716 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura Il lavoro editoriale di Romagnoli è dunque legato principalmente alla Commissione per i Testi di Lingua:70 i primi due volumi della collana maggiore della Commissione vengono pubblicati dalla casa Pomba; in seguito la collaborazione viene sospesa e, prolungandosi eccessivamente la trattative con l’editore Le Monnier, il presidente della Commissione Francesco Zambrini decide di rivolgersi al Romagnoli, con cui pubblica il terzo volume della Collezione di opere inedite o rare. Nel frattempo, sempre presso Romagnoli, dal 1861, Zambrini ha intrapreso una collezione minore o semiuficiale da afiancare alla maggiore come appendice, dal titolo Scelta di Curiosità inedite o rare dal secolo XIII al XIX. Come altri celebri editori a lui contemporanei, quali Hoepli e Loescher, non dispone di proprie attrezzature tipograiche e per le due collezioni della Commissione l’imprenditore si afida principalmente alla tipograia Fava e Garagnani e alla Regia Tipograia, in misura minore allo Stabilimento Tipograico Monti ed alla tipograia Ignazio Galeati e Figlio di Imola. Dal 1868 su iniziativa di Zambrini e sostenuto da Romagnoli, esce il giornale uficiale della Commissione: «Il Propugnatore», periodico bimestrale, il primo in Italia con un programma esclusivamente ilologico. Tutte e tre le pubblicazioni vengono messe in commercio con la nota e antica forma della sottoscrizione, ma la collezione maggiore e il «Propugnatore» rivelano gravi dificoltà a trovare un numero suficiente di associati per cui Romagnoli ottiene che la Commissione acquisti come garanzia un certo numero di copie.71 Diversamente la Scelta di curiosità, che è più agile nel formato, meno austera nell’impostazione e completamente a carico del Romagnoli, ha un esito commerciale più felice.72 Oltre ai cataloghi di vendita, Romagnoli si avvale di tutti gli stratagemmi promozionali propri della commercializzazione e della diffusione su larga scala, a cominciare dalla pubblicità sui quotidiani. Analizzando i numerosi titoli del suo catalogo editoriale si deduce il particolare interesse per la letteratura italiana dei primordi e per testi ilologici di buon livello: si va dal Libro primo del tesoro di Brunetto Latini volgarizzato (1869) ai Testi inediti di antiche rime volgari (1883), ino ai dieci vo- 717 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) lumi della Bibbia volgare: secondo la rara edizione del 1 di ottobre 1471, curata da Carlo Negroni (1882-1887). Romagnoli fu inoltre editore di alcune opere di bibliograia, che costituiscono la grande artiglieria anche per le sale di consultazione delle biblioteche, come la Bibliograia dei testi di lingua a stampa citati dagli Accademici della Crusca (1878), condotta da Bacchi della Lega e Luigi Razzolini e gli Annali tipograici dei Soncino, curati dal noto biblioilo Giacomo Manzoni (1883-1886). Con Romagnoli inisce la vicenda di un libraio che fece il balzo nel mondo dell’editoria, pur senza calcare il più ambizioso percorso di Zanichelli e Cappelli. La dimensione di vera e propria impresa caratterizzerà infatti la “moderna” professione, con tutti i risvolti che essa comporta anche di spregiudicatezza nei rapporti, nella ricerca di mercati, nell’attività di promozione. Si ribalta il rapporto produttivo: l’autore da committente diventa cliente, mentre la politica di prezzi, costi e percentuali va a bilanciare i fattori di rischio. Nuove frontiere dell’editoria: Zanichelli e Cappelli La fama delle case Zanichelli e Cappelli può sembrare a prima vista legata soprattutto al mondo dell’editoria scolastica, in special modo alla manualistica. Fu sicuramente questo uno degli aspetti editoriali nei quali entrambe le aziende raggiunsero importanti traguardi, anche se non fu l’unico. Per quanto riguarda l’istruzione, la legge Casati (1859) aveva consentito che nel capoluogo emiliano si ampliasse la rete delle scuole elementari e con la legge Coppino del 1877 era stato possibile assistere ad un notevole sviluppo di tutti gli istituti, in particolare di quelli di grado superiore. Questi ultimi ricevettero nuovo impulso dando origine a scuole, anche femminili, che costituirono un apparato scolastico in grado di ridisegnare l’istruzione classica, tecnica e normale.73 A questi fermenti, come si è visto, non rimasero estranei alcuni editori locali. Furono comunque in primis Zanichelli e Cappelli che scovarono strategie per inserirsi nel mondo delle adozioni. Queste due nuove case, ambedue 718 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura fondate da non bolognesi – modenese Nicola Zanichelli e romagnolo di Rocca San Casciano (presso Forlì) Licinio Cappelli –, possono essere ricordate come quelle che aprirono la produzione libraria ai nuovi orizzonti dell’editoria nazionale, grazie all’innato talento dimostrato dai fondatori e ad un’accorta serie di scelte che permisero loro di avvalersi di collaboratori i quali seppero rendere competitiva l’attività intrapresa con impeto e slancio non comuni. Per ricostruire le strategie commerciali e il protagonismo delle due case editrici non sarà inutile ripercorrere per sommi capi la vicenda personale degli ispiratori, che come sempre è la storia di uomini che seppero farsi interpreti della profonda evoluzione italiana. Partirono dalla collaudata forma di librerie-editrici inaugurata a Bologna da Romagnoli, e via via superarono la visione tradizionale del mestiere legata ai soli nuclei famigliari. La Zanichelli, fondata come impresa a gestione familiare da Nicola, nato a Modena nel 1819, beneicia di una corposa monograia dalle cui minuziose pagine è possibile ricostruire la personalità e parte del catalogo del fondatore, vero imprenditore che da Modena trasferì i suoi torchi a Bologna.74 Qualche notizia sui suoi esordi si coglie anche da un necrologio: in esso si ricorda che il «padre, semplice muratore, lo collocò a dieci anni, come operaio, nella bottega di legatore di libri, certo Garutti, dalla quale passò, nel 1839, in quella del libraio antiquario Luppi».75 La prima libreria Zanichelli aprì i battenti nel 1843 a Modena, a seguito dell’acquisto del negozio di “Vincenzi e Nipoti” ad opera dell’allora ventiquattrenne Nicola, che nel frattempo aveva maturato una vera e propria “vocazione” per la professione di libraio e aveva stretto con il reggiano Giacinto Menozzi un sodalizio economico, dal quale si sarebbe sciolto solo qualche anno dopo il trasferimento a Bologna. «Figlio della nuova Italia liberale che veniva crescendo fra carceri e congiure»,76 il giovane Zanichelli negli anni modenesi non esitò a farsi cospiratore e a creare nella sua bottega una sorta di “quartier generale” in cui si riunivano gli intellettuali liberali, per lo più ilopiemontesi, e che ospitava la redazione del giornale «L’indipendenza italiana», il cui titolo, 719 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) dopo Custoza, fu mutato in «Il Vessillo». Si dedicò persino allo smercio di libri proibiti, deinito da lui stesso un «dovere patriottico». A motivo di ciò, a partire dal 1849 il libraio fu colpito da una lunga serie di severe restrizioni, multe, sequestri e perquisizioni.77 Nel 1853 le autorità imposero una temporanea chiusura del negozio. Ciononostante, dal 1859 la libreria modenese divenne la sede della Società Nazionale Italiana, e si fece centro di raccolta delle informazioni relative alle operazioni militari. Dopo la temporanea chiusura della libreria per ordine dello stesso Francesco V, durante il governo provvisorio di Modena, Zanichelli compì il passo che avrebbe segnato la sua carriera: assunse infatti su invito del dittatore Luigi Carlo Farini l’onere di pubblicare l’esplicita denuncia del malgoverno estense nei Documenti risguardanti il Governo degli AustroEstensi in Modena dal 1814 al 1859, raccolti dalla Commissione apposita istituita con Decreto 21 luglio 1859 e pubblicati per ordine del Dittatore delle Provincie modenesi, di cui diede alla luce ben presto una traduzione francese. I volumi furono stampati a Milano, a causa dell’inadeguatezza della strumentazione tecnica in dotazione di Zanichelli; ciò nondimeno l’editore ne assunse la totale responsabilità «nel caso improbabile, ma allora non ritenuto da tutti impossibile, d’una restaurazione».78 Un esordio signiicativo, anche se il suo catalogo, almeno all’inizio, fu piuttosto povero; vi brillavano alcune eccezioni, fra cui la prima traduzione italiana del celeberrimo studio Sull’origine delle specie di Charles Darwin (1864), folgorante preludio alla futura produzione scientiica. Desideroso di espandersi, nel 1866 trasferì la libreria a Bologna, dove aveva acquistato i locali della Marsigli e Rocchi, situati sotto il loggiato del Pavaglione. La tipograia restava per il momento nella città estense e solo nel 1883 traslocò a Bologna, in Corte Galluzzi, ove col nuovo secolo sarebbe stata aperta dalla Zanichelli anche una libreria antiquaria, iniziativa anch’essa sulla scia dell’esperienza di Romagnoli. L’editore seppe gestire la sua impresa con intelligenza e passione. Azzeccato appare il motto che volle per la sua azienda, quel «Laboravi identer» con cui si poneva l’accento sulla iducia nel lavoro. Il simbolo che dal 1879 egli stesso de- 720 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura siderò sui suoi libri fu l’eficace metafora del seminatore, che univa la profonda adesione alla civiltà emiliana agricola con la semina della cultura. E in linea con il fermo credo nel valore del confronto, Zanichelli apriva la sua libreria a rappresentanti di posizioni opposte, mentre, in occasione della visita uficiale nella città emiliana dei sovrani, Umberto I e Margherita, nel 1878 fu uno dei pochissimi commercianti del Pavaglione che, a dispetto della generale ostilità, espose la bandiera reale. Il catalogo Zanichelli di questi anni si presenta ricco di pubblicazioni, la maggior parte delle quali legata all’ambiente universitario bolognese. Ma la casa editrice si prodigò anche per la neonata editoria scolastica, nello sforzo di stabilire un contatto fra gli studi universitari, quelli superiori e l’istruzione popolare. La pubblicazione del giornale «Il Panaro», nel periodo compreso fra il 13 ottobre 1862 e il 13 giugno 1877, è ulteriore prova di quanto Zanichelli si riconoscesse negli ideali propugnati dal Fig. 4. Marca tipograica della Casa Editrice Nicola Zanichelli in cui compare il motto «Laboravi identer». 721 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) periodico, come la lotta all’analfabetismo e il rinnovamento scolastico. I nomi che si incontrano nel catalogo sono ancora oggi di grande rinomanza: giuristi quali Giuseppe Ceneri e Oreste Regnoli; economisti di valore quali Angelo Marescotti, il mineralogista Luigi Bombicci, il geologo Giovanni Capellini, l’archeologo Francesco Rocchi e Olindo Guerrini, i cui Postuma sotto lo pseudonimo assai noto di Lorenzo Stecchetti (1877) avrebbero costituito il primo best seller della casa bolognese.79 Fra tutti primeggia la igura di Giosue Carducci, ma ci sono anche giovani come Corrado Ricci e Severino Ferrari. Dal momento in cui Nicola riuscì a legare il poeta indissolubilmente alla propria casa editrice, Carducci ebbe continuativi e frequenti rapporti con lui, anche se a volte si lamentò delle sue insistenze.80 Per Carducci, Nicola pubblicò innanzitutto le Odi Barbare – alla cui prima edizione (1877), che riscosse grande successo di vendite, fecero seguito molte altre, le prime quattro delle quali nell’arco di soli cinque anni – e le Nuove Odi barbare (1882), che rappresentarono i prodromi per la pubblicazione della sua opera omnia. Il poeta si dimostrerà valido collaboratore e amico soprattutto dei igli di Nicola, Cesare e Giacomo, i quali continueranno l’attività a seguito della morte del padre (1884). La direzione dell’azienda passò dunque a tre dei cinque igli di Nicola: a Carlo toccò la gestione tipograica, mentre Cesare, il maggiore, curò la casa editrice e la libreria con l’aiuto di Giacomo, il più giovane. Morto prematuramente anche Giacomo Zanichelli (1897), Cesare, rimasto solo e dovendo far fronte ad un momento di crisi, nel 1906 favorì la costituzione della Società anonima Zanichelli: la forma giuridica societaria consentiva l’impiego di capitali di operatori non bolognesi – la maggior parte di comune appartenenza ebraica – e avrebbe risollevato le sorti dell’impresa, che negli ultimi anni non si rivelava più tanto redditizia. Sullo stato di crisi della Zanichelli, il «dissesto che minacciava il buon Cesarino» tanto da imporgli la cessione della ditta a Bemporad, fanno fede le parole di Pascoli riportate da Mariù.81 Rapporti bancari e intrecci societari si materializzano nella conversione in Società anonima della casa editrice Nicola Zanichelli, costituitasi a Bologna il 14 giugno dello stesso 722 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura anno, ricercata per risollevare l’azienda bolognese dalla precaria situazione inanziaria in cui versava, dopo che Cesare Zanichelli, nel 1897, alla morte del fratello Giacomo, ne aveva assunto la conduzione.82 L’immissione di nuovi capitali si rivelò di importanza vitale per la sopravvivenza dell’impresa editoriale, nonostante che la isionomia della casa editrice ne uscisse snaturata: i fondatori della società furono Enrico Bemporad ed Emilio Treves, deinito da Giovanni Papini «il padrone del mercato italiano»,83 con capitali personali o a loro direttamente legati. Il pacchetto di maggioranza relativa quindi era detenuto dal gruppo inanziario iorentino, rappresentato proprio da Bemporad, che aveva acquistato quote di partecipazione sia come singolo sia come casa editrice, e dall’avvocato Guido Ravà, con un totale di 1.400 azioni su 4.000 di capitale sociale; il gruppo milanese, formato da Emilio Treves e dalla Banca Zaccaria Pisa, possedeva 1.200 azioni, alle quali vanno aggiunte le 100 di Eugenio Rignano, che aveva sposato la iglia del banchiere Sullam; il capitale di origine bolognese era così ridotto a sole 500 azioni, di cui 250 appartenenti a Cesare Zanichelli, 100 alla Società Zamorani e Albertazzi, editrice proprietaria del più inluente giornale locale, «Il Resto del Carlino», 50 al matematico Federigo Enriques, e le rimanenti a personaggi legati, in vari modi, allo stesso «Carlino», come ad esempio Giulio Padovani, inventore del nome del quotidiano bolognese.84 In sede di costituzione della società fu eletto il consiglio di amministrazione, che rispecchiava gli equilibri di potere tra gli azionisti: presidente fu nominato Alberto Dallolio, liberale moderato, ex sindaco di Bologna (dal 1891 al 1901) e futuro senatore, che rappresentava la continuità con la direzione editoriale di Cesare Zanichelli; la carica di vicepresidente fu assegnata a Emilio Treves, che realizzava il proposito, lungamente perseguito, di essere, seppur in modo Fig. 5. Ritratto di Cesare Zanichelli. 723 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) indiretto, editore di Carducci;85 Bemporad assunse la carica di amministratore delegato, spingendosi, negli anni, ad avocare a sé il controllo pressoché totale dei poteri decisionali. La forte consonanza di intenti e di vedute di Bemporad con l’editore milanese si staglia netta in dal verbale della prima seduta del Consiglio di amministrazione. È Bemporad infatti ad affermare che «desidera di avere, nella conclusione dei contratti editoriali la cooperazione del Com. Treves, e ciò non solo in omaggio alla grande esperienza ed autorità in materia del V. Presidente, ma anche a diminuzione della propria responsabilità e per l’utile maggiore dell’azienda sociale», proponendo che «per la conclusione dei contratti editoriali debba essere interpellato il Com. Treves», la cui approvazione è «necessaria».86 Gli altri esponenti chiamati a far parte del consiglio erano Luigi Rava, Guido Ravà di Firenze, Augusto Righi, l’avvocato Giulio Vita, che svolse le funzioni di segretario e lo stesso Cesare Zanichelli, al quale venne conferita, su iniziativa di Bemporad, una procura speciale per svolgere l’ordinaria amministrazione.87 L’editore iorentino puntò subito ad acquistare l’azienda Nicola Zanichelli, compresi il magazzino, la libreria, la carta, le attrezzature, oltre ai diritti d’autore e alla ragione sociale, esclusa la tipograia, rilevata dalla ditta Zamorani e Albertazzi.88 Il reticolo delle alleanze e degli interessi economici tracciato dal iorentino Enrico Bemporad diventa sempre più evidente e si materializza nel tentativo di egemonizzare la realtà editoriale bolognese: sul inire del 1906 Bemporad entra infatti come azionista e consigliere anche nella Società anonima “Stabilimento Poligraico Emiliano”, nata dalla trasformazione della Società Tipograica Zamorani-Albertazzi, che, ricordiamo, pochi mesi prima aveva fatto parte della cordata nell’operazione Zanichelli. Le parole dell’editore iorentino, verbalizzate in sede di Consiglio di amministrazione nel gennaio del 1907, rivelano la svolta imprenditoriale intrapresa nella gestione della casa editrice e la sua politica economica: Bemporad informa il Consiglio come nel novembre 1906 si è costituita in Bologna la Società Anonima “Stabilimento 724 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura Poligraico Emiliano” con capitale di L. 500.000 in tante azioni di L. 100: questa società ha per iscopo l’esercizio dell’industria tipograica e l’edizione di giornali, ed ha già assunta la vecchia azienda Zamorani e Albertazzi. Egli crede che alla nostra Società sia conveniente di acquistare azioni dello Stabilimento Poligraico Emiliano, non solo perché l’azienda è rimunerativa, ma anche perché a noi conviene avere una ingerenza tanto nella tipograia, che eseguisce la maggior parte dei nostri lavori, quanto nel giornale cittadino «il Resto del Carlino».89 Nel 1911 Bemporad, dopo aver accennato in via uficiale90 a «divergenze di vedute» fra lui e l’amministratore delegato dello Stabilimento Poligraico Emiliano Sanguinetti, sorte probabilmente in relazione alle trattative in corso per il passaggio della proprietà del quotidiano bolognese, che in quei mesi stava per essere ceduto ad un gruppo di azionisti clerico-moderati,91 vende le azioni detenute dalla Zanichelli con una perdita di lire 5.000. Questa vicenda rappresenta indubbiamente una prima incrinatura nel rapporto iduciario tra Bemporad e il consiglio, che fa nascere voci di dissenso e critiche verso la politica editoriale dell’amministratore delegato, arroccata in un atteggiamento deinito troppo “prudente”. Nonostante che nello stesso anno il presidente Dallolio avesse proposto e fatto approvare una delibera che gli attribuiva «tutte le facoltà di gestione e di rappresentanza che già tacitamente gli furono conferite mediante la nomina ad amministratore delegato»,92 Bemporad subisce qualche attacco. In particolare Eugenio Rignano, a capo della società di autori che promosse la nascita della «Rivista Scientiica. Organo internazionale di sintesi scientiica», edita dalla Zanichelli a partire dal 1907,93 direttamente coinvolto nella gestione della casa editrice come consigliere, sollecita a più riprese una «maggiore produzione e produzione più organica».94 Va comunque rilevato che la politica editoriale e inanziaria della Zanichelli, negli anni di direzione di Bemporad, è condotta all’insegna della norma di «stampare poche opere e buone»,95 e presenta bilanci sempre attivi proprio grazie all’atteggiamento accorto dell’amministratore delegato, che tenta di far fronte alle dificoltà col «restringimento di ogni affare editoriale già in corso ed astensione da affari nuovi».96 725 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) Ancora nel 1911 Bemporad ribadisce la propria linea editoriale e si raccomanda a Cesare Zanichelli afinché vengano eseguite scrupolosamente le sue istruzioni: Se avessi potuto fare a meno del mio assegno semestrale non avrei insistito per averlo; per cui fate pure lo sconto alla Banca Pisa come d’accordo. Ricevo molto volentieri lo specchietto che vi ripromettete di fare, ma spero che con qualche lieve sovvenzione potremo riuscire a superare questi mesi senza ricorrere all’espediente dell’aumento del capitale. È indispensabile però non assumere nuovi impegni editoriali; per cui vi prego, insieme allo specchietto degli impegni mandarmi anche lo specchietto dei lavori assunti e di tutti i lavori in corso. È cosa che mi preme sopra tutto e di capitale importanza. Sacriicherò la speranza d’ingenti guadagni futuri al benessere presente dell’azienda.97 A partire dal settembre del 1914, intravede i problemi che attanagliano l’editoria a causa del conlitto bellico. Il verbale riferisce sull’intervento dell’amministratore delegato: «[…] la grande crisi inanziaria cagionata dalla guerra europea si ripercuoterà anche sull’andamento della nostra azienda», queste le sue parole. Passa poi ad esporre i provvedimenti presi «per diminuire o smobilizzare i crediti, e per non impegnarsi in soverchi acquisti o in imprese editoriali che richiedano rilevanti mezzi inanziari», non senza porre il dito sulla vera piaga che la guerra in corso proila: «le adozioni di nostri libri nelle scuole erano molto promettenti; ora resta a vedersi se le scuole si apriranno regolarmente».98 La Società anonima fu dunque egemonizzata da Enrico Bemporad, che ne fu consigliere delegato e azionista di maggioranza. Socio di minoranza, ma assai inluente per la notorietà di cui godeva all’epoca, fu Federigo Enriques, il noto matematico. Sulla centralità del ruolo di Enriques si è soffermata Annamaria Tagliavini, cogliendo le innovazioni del grande matematico che «in un’epoca […] dominata dall’idealismo crociano e dall’attualismo gentiliano sceglieva invece di mantenersi fedele a ciò che restava del progetto positivistico e di sottolineare l’importanza di una rilessione ilosoica che 726 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura fosse in larga misura partecipe dei progressi della conoscenza scientiica».99 Il catalogo di Zanichelli si arricchì di numerose sue opere: dai Problemi della scienza (nel 1906 la prima edizione, quindi la seconda due anni più tardi e una revisione di quest’ultima nel 1909) al saggio Scienza e Razionalismo (1912). La scelta di abbracciare il mondo dell’editoria scolastica relegò ai margini titoli di “diversa umanità”: in numero inferiore furono i testi umanistici e non furono trascurate neppure occasioni storiche, di cui è prova un discorso dello storico Nerio Malvezzi per il centenario della nascita di Cavour. Non mancarono collane in cui pubblicarono personalità del calibro di Augusto Righi, Giacomo Ciamician e Augusto Murri: fra queste si ricordino «Attualità scientiiche», nata nel 1907, e la «Biblioteca di opere scientiiche»; fra le testate «Scientia»; il «Periodico di Matematiche», dirette entrambe da Enriques e la «Rivista di Psicologia», dal 1919. Compaiono altresì i più importanti lavori di Albano Sorbelli, non solo studioso di punta, ma direttore del glorioso Archiginnasio. La gestione Bemporad, durata ino al 1917, diede vita ad un periodo lorido, favorito dalle riforme dell’età giolittiana, cui corrispose una espansione dell’area commerciale con l’apertura della libreria antiquaria nella frequentatissima via Indipendenza, col rilevamento della Reber di Palermo, librerie che tuttavia non diedero i frutti sperati. Dal punto di vista editoriale, invece, i successi furono tanti, a cominciare dal buon esito della collana «Biblioteca di cultura popolare» che incontrò molte aspettative. Differenziata e accorta fu la politica dell’azienda nei confronti dei diritti d’autore; Bemporad riservò lauti diritti agli autori di volumi scolastici.100 A Sorbelli, per esempio, il quale nel 1912 terminava la pubblicazione del manuale Storia d’Italia, di cui si conoscono numerose ristampe, la Zanichelli offrì il 17% sul prezzo di copertina. Da un confronto dei prezzi dei prodotti librari italiani negli anni ’10 del Novecento si evince che il costo delle edizioni Zanichelli si presentava piuttosto in linea con quello imposto dagli altri editori: i manuali Hoepli costavano attorno al 1910 una lira e cinquanta e i più costosi, nel 727 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) 1912, non raggiungevano le otto lire, i Canti di Castelvecchio di Pascoli (1910) la Zanichelli li metteva in vendita a quattro lire.101 Pur circondata dal plauso dei contemporanei, la casa editrice bolognese non fu immune da critiche scaturite da una certa spregiudicatezza con cui Cesare, si dice, trattasse alcuni collaboratori. Piuttosto adirato nei confronti del «Signor Zanichelli» si mostra Alberto Bacchi della Lega, per molti anni segretario particolare e idato consigliere di Carducci, nonché intellettuale di notevole levatura, non ancora ben messo a fuoco dagli studi bibliograici.102 In una lettera a Corrado Ricci, Bacchi lamentava che il signor Zanichelli lo aveva «congedato… come l’ultimo dei mascalzoni».103 Rivolgendosi sempre a Ricci, lo studioso forniva precisazioni sull’opportunismo dell’editore, capace di lusinghe verso chi in un dato momento gli riusciva di qualche utilità, per poi voltargli le spalle allorché non avesse più bisogno.104 Lo stesso Pascoli, il quale molte sue opere diede alla casa editrice Zanichelli, non dimostrò sempre piena iducia nei suoi vertici.105 Le impressioni negative non impedirono comunque che proprio alla maggior casa bolognese Mariù consegnasse tutto il materiale della postuma princeps dei Carmina pascoliani. Zanichelli fu bersaglio anche di pareri negativi della concorrenza alla quale tentava di portar via autori importanti. Parole durissime furono quelle di Attilio Vallecchi, che nel 1916 aveva rilevato lo Stabilimento tipograico Aldino e che come imprenditore commerciale si era attestato a livelli alti stampando anche per la Libreria della Voce, dopo essere entrato in società nell’omonima Società anonima cooperativa. Così si esprimeva con l’intellettuale Giovanni Papini in merito ad alcuni suoi colleghi, non senza forte acredine: «Bemporad, Zanichelli e Treves – scrive Vallecchi a Papini nel novembre 1916 – igure poco simpatiche, conosciute per usuraie, destinate a scomparire dagli alti scanni che occupano; […] da tempo diminuite di importanza». Vallecchi era legato da amicizia a Papini, ma anche da un sodalizio professionale a cui non voleva rinunciare per colpa delle «tre faine», per non chiamarle «iene».106 Il tentativo della Zanichelli di assicurarsi le opere di 728 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura uno scrittore di fama come Papini rientra probabilmente in un piano di intervento inalizzato a superare un’altra crisi nella quale l’impresa bolognese correva il rischio di precipitare: non solo i motivi bellici attanagliavano l’editoria italiana ma, nello speciico, la morte di Emilio Treves (gennaio 1916), cui fece seguito quella dello stesso Cesare Zanichelli (febbraio 1917), e le dimissioni rassegnate da Bemporad dalla carica di consigliere delegato, creavano un vuoto dificile da colmare. In tale situazione di incertezza, il presidente Dallolio propose la nomina di un direttore generale: la scelta cadde su Oliviero Franchi, anch’egli vero e proprio self-made man che aveva ricoperto vari Fig. 6. Frontespizio dei Carmina di Giovanni Pascoli, edito postumo da Zanichelli nel 1914. 729 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) Fig. 7. Frontespizio di Anima di Tommaso Nediani del 1906, in cui compaiono Licinio Cappelli e Luigi Beltrami quali proprietari della ditta Zanichelli. ruoli nell’azienda da quando, nel 1892, era stato assunto come commesso di libreria. Franchi seppe muoversi con notevole dinamismo imprenditoriale: infatti, nel 1918, l’impresa si estese in altre città italiane, come Padova, dove acquistò la libreria Drucker, e Trieste, dove, in accordo con la Treves, apriva un nuovo negozio e rilevava l’antico esercizio Schimpff. Nel 1919 l’azienda aderì all’Anonima Libraria Italiana, a cui partecipavano i Treves, Utet e Barbèra; nello stesso anno la Zanichelli si assicurò il pacchetto azionario di maggioranza della iorentina S. A. Tipograica editrice dei Successori Le Monnier e nel 1920 partecipò alla società della Cartiera di Valle Olona. Franchi dunque rappresentò, nel torno di tempo che vide l’incombere del primo conlitto mondiale e il dificile dopoguerra, la guida necessaria per condurre l’impresa ad alti traguardi. Un passo indietro aiuterà a capire come anche la Cappelli si fosse dapprima legata alla Zanichelli. Prima della crisi che l’impresa Zanichelli dovette affrontare, il nome di Cappelli igura in alcune sottoscrizioni. Poco prima della costituzione in società della Zanichelli, vi fu il vano tentativo di un salvataggio “autoctono”, testimoniato dalla sottoscrizione su alcune opere del 1906, in cui si legge: «Ditta Zanichelli di L. Beltrami e L. Cappelli». Qui dunque entra in scena Licinio Cappelli: giuntagli per caso all’orecchio la notizia che Cesare Zanichelli era interessato alla vendita della libreria con l’annessa tipograia e casa editrice, Cappelli aveva preso accordi con Luigi Beltrami, gestore della libreria Treves e all’epoca suo socio, per rilevare l’attività e condurla ino allo scioglimento del rapporto societario, imputato per lo più a una manovra da parte di un gruppo inanziario guidato da «un Bemporad»; al termine 730 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura della collaborazione avrà luogo il sostanziale cambiamento di forma giuridica dell’azienda stessa.107 Ma chi era questo «montanaro», nel quale l’accorto Cesare ripose la sua iducia e la cui operosità si arresterà solo nel 1952, alla sua morte, lasciando una ditta avviata ai propri igli? Licinio Cappelli nasceva nel 1866 in un paesino del forlivese.108 Figlio d’arte, tenne le redini della tipograia del padre Federigo a partire dal 1880, quando rimase orfano; all’epoca l’impresa non navigava certo in acque tranquille: benché Licinio avesse «messo insieme una certa praticaccia di tipograia»,109 poteva conidare solamente su un torchio piuttosto datato (del 1747), poche casse di caratteri e una tagliatrice, mentre doveva fare i conti con un grave deicit di 70.000 lire. La passione del lavoro non scoraggiò il giovane tipografo di provincia. Solo nel 1890 Licinio poté acquistare una macchina stampatrice a pedale e una a tavoletta, mentre se ne procurò una seconda, dieci anni dopo, quando il genere di lavoro «da commerciale si era tramutato prevalentemente in editoriale». Fin dagli esordi, la sua produzione fu caratterizzata da una certa varietà di proposte. Nel 1883 aveva ottenuto l’esclusiva per la strenna Fra sorelle in appendice alla rivista «Mamma»: primo prodotto editoriale di Cappelli. Gli esordi furono una durissima esperienza, complici la cospicua mole del lavoro e i tempi strettissimi imposti dai committenti. Ad accrescere il suo catalogo fu poi la scelta di pubblicare nel 1884 l’Almanach héraldique et drôlatique del nobile Goffredo di Crollalanza, fondatore del «Giornale Araldico Genealogico e Diplomatico» e dell’Accademia Araldica Italiana, nonché affezionato amico di Licinio: a suggello di questa amicizia basti pensare al nome del terzo iglio di Cappelli, chiamato proprio Araldo.110 Di Giovanni Battista Crollalanza l’editore stampò anche i tre celebri volumi Fig. 8. Frontespizio dell’Almanach héraldique et drôlatique di Goffredo di Crollalanza del 1884. 731 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) del Dizionario storico blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e iorenti, di cui sono note numerose ristampe.111 Seguì la fondazione di fortunate collane, fra cui la «Collezione di letteratura amena» e la «Biblioteca della Roma letteraria», fra gli autori della quale annoverò l’allora poco conosciuta Grazia Deledda con L’ospite (1898). Sicuramente destinata ad una più ristretta élite fu la collana «Archivi della Storia d’Italia» fondata da Mazzatinti. A quell’epoca, Licinio Cappelli era già entrato nell’ambiente bolognese, ma il suo ingresso uficiale nella città risale solo al 1913, quando rilevò da Luigi Beltrami la ex libreria Treves, di cui divenne unico proprietario: l’anno seguente trasferì lì anche la casa editrice mentre in terra romagnola resterà con il solo stabilimento tipograico.112 Il primo decennio del nuovo secolo fu comunque denso di impegni per la Cappelli, che curò soprattutto la letteratura per ragazzi, la storia letteraria e naturalmente l’editoria scolastica:113 fra le più rilevanti collane, vi è la «Enciclopedia scolastica» (fondata nel 1910, si protrasse sino agli anni ’20) e la «Biblioteca dei classici latini nel testo e nella versione» (nata nel 1912); dopo la guerra vide poi la luce la «Collana di testi ilosoici e pedagogici», fondata nel 1924 da Rodolfo Mondolfo e Giuseppe Saitta; l’anno seguente si afiancò un’altra collezione: i «Classici nostri», dove si pubblicavano testi teatrali e traduzioni di diversi commediograi. L’editore non trascurò le collezioni per i ragazzi, come quella sorta nel 1905 e costituita da commedie brevi, «Sul palcoscenico. Commedie per fanciulli», o la «Biblioteca dei ragazzi», nata nel 1911, in anni di piena consapevolezza che un nuovo soggetto entrava nel panorama culturale italiano: l’adolescente scolarizzato. La Cappelli dedicò particolari cure alla letteratura rivolta al pubblico femminile, anch’esso tassello importantissimo nel mosaico dei nuovi lettori, avendo rilevato dai iorentini Ademollo la rivista per signorine «Cordelia», ino al 1911 diretta da Ida Baccini; a partire dal 1911, in questo settore Cappelli puntò soprattutto sulla personalità di Jolanda (Maria Majocchi Plattis),114 la giornalista centese che diresse «Cordelia» ino al 1917 e che espresse una profonda consapevolezza del nuovo ruolo della donna nella società moderna. Cappelli, inoltre, 732 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura facendo afidamento sulla sua preziosa collaborazione, decise di lanciare una collana di letture scelte per le giovinette, la «Biblioteca scelta di Cordelia ad uso delle Signorine», che poi divenne più semplicemente «Biblioteca della Signorina». Molte delle fortunate opere jolandiane vi rivestirono un ruolo di rilievo: motivo d’orgoglio fu, ad esempio, il romanzo Le tre Marie che, inizialmente pubblicato sulla rivista, ebbe complessivamente una tiratura di centomila copie, toccando la dodicesima edizione. Tutto il lavoro della scrittrice si rivelò assai vantaggioso per l’editore, persino quello speso nelle recensioni da lei condotte su «Cordelia», sotto lo pseudonimo di Viola d’Alba.115 Letteratura scolastica, quindi, ma anche d’evasione furono le proposte dell’editrice Cappelli, la quale, durante la guerra, afiancò al suo nutrito catalogo una nuova branca di studi: la medicina. Allo scoppio del primo conlitto mondiale, infatti, l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna aveva registrato un notevole aumento di pazienti, per lo più feriti e mutilati provenienti dal fronte: ciò aveva procurato un veloce e signiicativo progresso nella scienza ortopedica. Si avvertì ben presto la necessità di diffondere tali scoperte e fu perciò che lo stesso Vittorio Putti, grazie al quale si era rilevato tale incremento di studi medici all’Istituto Rizzoli, convinse Cappelli a pubblicare il periodico «La chirurgia degli organi di movimento», il cui primo numero uscì nel settembre 1917. Tale pubblicazione si distingueva non solo per la novità dei contributi raccolti, ma anche per la inconsueta veste editoriale: fu scelta una copertina di colore giallo-arancione, che certo non passava inosservata,116 espediente paratestuale importante, al quale Cappelli dedicava grande attenzione. Egli inaugurava così la sua fortunata stagione di pubblicazioni mediche, che si sarebbe poi fregiata di celebri autori come Giovanni Cavina, docente di Patologia e Clinica Chirurgica, e dell’ortopedico Alessandro Codivilla; negli anni ’20 l’editore giunse poi alla pubblicazione della collezione diretta al grande pubblico: la «Collana medica Murri» con inalità esplicitamente divulgative. Accanto a questa produzione, numerose riviste specialistiche registravano fra i collaboratori 733 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) anche insigni nomi dello Studio bolognese, come Giacinto Viola, successore del celebre Augusto Murri e fondatore nel 1921 del periodico «Archivio di Patologia e Clinica Medica». La Cappelli pubblicava anche collane monograiche, come la «Collezione medica di attualità scientiiche» e «Monograie dell’Istituto Rizzoli», nata nel 1921. L’interesse di Cappelli nei confronti della medicina fu di certo la ragione che lo spinse a costituire negli anni ’20 una sala di consultazione relativa a queste tematiche, situata al piano superiore della sua libreria. Si parla dell’iniziativa nella rubrica Notizie de «L’Archiginnasio» nel 1926: nel periodico bolognese si sottolinea la rapidità con cui lo schedario riusciva a fornire un’accurata e aggiornata bibliograia su qualsiasi argomento di medicina.117 Sempre caratterizzata da un certo “eclettismo” fu l’azione di Cappelli: nel 1930, infatti, Arnoldo Mondadori affermava che Licinio, suo collega ed amico, «nel dar vita alle sue pubblicazioni, non si è mai voluto preiggere una linea prestabilita, un programma deinito e preciso»; è «nata così una serie di pubblicazioni le più disparate e quasi sempre fortunate».118 In pieno accordo con Mondadori su questo argomento, Attilio Frescura deiniva Cappelli «un editore che, senza speciico programma, si è dato a stampare di tutto, illudendosi sempre (è cinquanta anni che s’illude, ma le illusioni qualche volta – e questo è il caso – portano alla prosperità) di aver trovato il romanziere destinato al grande successo». Frescura mira a evidenziare anche il buon senso dell’editore, pronto ad ascoltare la timida voce di autori sconosciuti.119 Proprio questo “iuto” condusse Cappelli a portare a termine una delle sue più importanti imprese come talent scout: la pubblicazione nel 1923 di un romanzo inconsueto, scritto dal triestino Ettore Schmitz sotto lo pseudonimo di Italo Svevo, ovvero la prima edizione dell’opera La coscienza di Zeno, pietra miliare della letteratura italiana. A onor del vero, l’editore si mosse con cautela nella pubblicazione di questa novità.120 Licinio subì anche la censura propria del periodo fascista: è il caso della terza edizione di Sulle orme di Marx dell’illustre storico della ilosoia Rodolfo Mondolfo (1923), che uscì in due volumi, di ciascuno dei quali furono tirate duemila copie, di 734 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura cui ben mille nel ’34 furono mandate al macero. La stessa vita familiare di Licinio è l’icona delle sue capacità di trasferire il proprio bagaglio d’esperienze ai suoi successori. Si sposò nel 1887 con Antonietta Casanti, da cui ebbe sei igli, quattro dei quali furono da lui stesso indirizzati alla professione di editore, con l’accortezza di spingere ognuno a una diversa specializzazione: Federico diresse le Arti Graiche Cappelli a Rocca San Casciano, Umberto la produzione di argomento medico, Araldo la produzione per la scuola mentre Carlo Alberto si occupò dell’organizzazione generale. In occasione dei festeggiamenti per il cinquantesimo anniversario dell’attività di Cappelli (1930), Ulrico Hoepli in persona giungerà a manifestare profonda ammirazione nei confronti dell’editore romagnolo e della sua discendenza,121 tanto ben preparata professionalmente da garantire una certa continuità all’azienda anche dopo la morte del fondatore, che aveva lasciato in eredità alcune importanti librerie aperte ormai da tempo a Trieste, Bolzano, Milano, Roma e Napoli. Una vita, quella di Licinio Cappelli, che ben incarnò il motto petrarchesco da egli stesso voluto sui suoi libri, «Col buon voler s’aìta», a completamento dall’emblema del ragno, umile «modello di diligenza e di pazienza, di temperanza e di saviezza, di pertinacia e di metodicità».122 Abbiamo percorso le vicende di tipograi ed editori nel lungo arco temporale che dalla ine del XVIII secolo arriva al Novecento. Vediamo ora di completare il panorama librario analizzando il versante della lettura. 2. Lettura I librai autentici Si contavano numerosi i librai nel Settecento. Si erano installati a Bologna perino personaggi francesi del calibro dei Bouchard, nativi del Delinato che, con altri provenienti dal medesimo centro, come è stato opportunamente messo in luce,123 divenuti stanziali dopo la calata dalle Alpi, avevano aperto bottega 735 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) dapprima a Firenze nel 1735 per poi espandersi con iliali e varie diramazioni famigliari a Roma e successivamente nella seconda città dello Stato pontiicio. Joseph Bouchard aveva scelto Bologna per inaugurarvi una rivendita di libri in società con Joseph Guibert, anch’esso chiaramente di origine francese, e con il quale aveva stretto rapporti a partire dal 1758. La solidità economica di Guibert è ampiamente provata dai documenti della Societé Typographique de Neuchâtel, da cui il libraio si riforniva di testi in lingua francese. Nel 1773 così si esprimeva un uomo di iducia della ditta elvetica, Charles Tribolet: «A Bologne une seule bonne maison qui merite votre attention est celle de M. Joseph Guibert, au quel j’ai fait le possible pour accrocher une bonne commission». Strettosi in società con Bouchard, Guibert passerà il testimone a Michel, nipote di Joseph Bouchard. Questi resterà ancorato alla città e solo dopo gli anni ’90 Giovanni Angelo, della medesima famiglia, deciderà di spostarsi oltre l’Appennino: è ancora in vita a Bologna nel 1814, mentre è attiva la bottega dei Cousins Bouchard.124 La spola fra Firenze e Bologna è una testimonianza di quanto all’epoca il centro emiliano fosse prescelto in particolare per la circolazione del libro transalpino di cui i librai originari della Francia erano i più decisi importatori e diffusori, indirizzandosi a una clientela che non trascurava libri illuministici, la quale si approvvigionava prevalentemente di opere dei più importanti dibattiti d’Oltralpe. L’“infranciosamento” era di casa anche a Bologna. Verso la ine del Settecento i librai costituiscono una realtà composita e altamente signiicativa a riprova che nella città grande è l’impegno per l’arricchimento delle raccolte private dei maggiori intellettuali. Distribuiti, nella stragrande maggioranza, lungo la via del Pavaglione in prossimità delle Scuole – antica consuetudine dal valore anche simbolico – i librai svolgono un’attività intensa nei confronti di privati e di istituzioni: lungo il corso del secolo si contano più di trenta esercizi.125 Dalle maglie assai strette di questa realtà emergono alcuni personaggi che, pur non essendo “igli d’arte” ma formati sul campo dopo un lungo apprendistato, rivelano nella conduzio- 736 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura ne delle loro botteghe una mentalità che potremmo deinire moderna, con slanci nei confronti della nuova borghesia. Se Carlo Trenti126 e Giuseppe Lucchesini,127 librai quasi interamente dediti alla vendita di materiale librario e solo in loro età tarda votati a ibridare le conduzioni delle rispettive librerie afiancando ad esse l’attività di editore e di stampatore, possono ancora ascriversi a igure del passato nonostante varchino entrambi il secolo, vi sono altre personalità sulle quali vale la pena soffermarsi. È opportuno sottolineare che anche fra questi imprenditori va fatta la sostanziale distinzione fra coloro che lavorano prima dell’Unità d’Italia e altri che operano quando le occasioni di smercio si moltiplicano. Fra coloro che investono quasi tutto sul mercato del libro, un caso, esemplare in proposito, è quello di Antonio Marcheselli che occupa la scena libraria bolognese ino agli anni ’30 dell’Ottocento.128 Animato da molti interessi personali, fra i quali una smodata passione per il volo aerostatico, lo sport elitario dell’epoca, e da intenti professionali sicuramente eccessivi, viene dalla gavetta. Dapprima garzone interno alla bottega del libraio-stampatore Luigi Guidotti, dopo un periodo di apprendistato Marcheselli divenne ministro nella bottega del libraio Carlo Trenti. Trenti come Guidotti, fra i personaggi nuovi ed emergenti nel settore librario a cavaliere fra Sette e Ottocento, devono aver contribuito non poco alla dimestichezza che Marcheselli acquisì nel commercio librario, più ancora che nelle imprese tipograiche ed editoriali, côté che quasi mai frequentò rimanendo nel novero dei librai autentici. Nel 1790 si rese autonomo, acquistò numerose librerie private del tempo e si gettò a capoitto nell’«amministrazione della libreria dalla Volpe». Fece però il passo più lungo della gamba perché l’affaire Dalla Volpe gli procurò gravi dissesti economici, tanto che ancora nel 1810 Marcheselli si Fig. 9. Volume con etichetta della libreria di Antonio Marcheselli in cui compare anche il prezzo del volume. 737 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) trovava in causa con gli eredi dell’enorme patrimonio volpiano. Il passo falso, unitamente alla volontà di espandersi rilevando anche la libreria Trenti, ebbe ripercussioni tali da fargli dichiarare il fallimento alla ine degli anni ’20 e costringerlo a riparare in Svizzera. Se questa è in sintesi l’avventura di un libraio di qualità ma di eccessive ambizioni per Bologna, va sottolineata la sua capacità di rapportarsi a tutto il mondo intellettuale, per mezzo di sodalizi con i maggiori esponenti della cultura locale, fra i quali il conte Francesco Rangone, ottimo diffusore dei cataloghi migliori della propria città, cui non esitò a chiedere aiuto per arricchire la propria biblioteca, e la contessa Cornelia Martinetti, coltissima e affascinante musa bolognese del Foscolo: la nobildonna si rivolse a Rangone per ottenere alcune opere del poeta Paolo Costa, che all’epoca si pubblicavano a Firenze.129 Il conte ebbe altresì contatti con Vieusseux, con il quale intrattenne un rapporto privilegiato per la diffusione delle riviste del ginevrino, e stabilì contatti con i maggiori bibliotecari del tempo. Fu tramite per Leopardi di invii che all’illustre poeta pervenivano da altre realtà. Strinse un solidale scambio con Annesio Nobili, ancor prima che il tipografo-editore, che aveva scelto Bologna come città d’elezione, iutasse i tempi e decidesse di spostarsi a Pesaro. Tornando a Marcheselli, va sottolineato che negli anni ’20 la sua libreria è la più cospicua della città e che il suo assortimento è specchio di una dotazione di notevole rilievo, paragonabile ad altre di centri di indiscussa notorietà. Il Catalogo parziale della Libreria d’Antonio Marcheselli in Bologna elenca infatti quasi 2.500 volumi, provenienti da tutta Europa, in un arco temporale che va dal XV secolo al 1829.130 Complessivamente, si evidenzia un’accurata copertura bibliograica, oltre a una rilevante quantità di libri dei primordi della stampa. Il fatto che tutto ciò non abbia salvato Marcheselli dal tracollo inanziario signiica che le dificoltà proprie del settore, e sempre latenti in chi tenta operazioni sovradimensionate, erano particolarmente legate alla Bologna del primo Ottocento, come peraltro abbiamo visto per i tipograi e gli editori. Estremamente ricchi si presentano i cataloghi degli anni 1852 738 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura e 1854 di Carlo Ramazzotti, la cui bottega era nella centrale via Farini. Il libraio offre un’ampia gamma di prodotti risalenti specialmente ai secoli XVII e XVIII e alcune cinquecentine. L’attenzione del biblioilo è poi catturata da un’appendice al catalogo del ’52, recante la Descrizione di due libri stampati da Aldo, dove la prima delle opere in questione, la Introductio utilissima hebraice discere cupientibus, è deinita «sconosciuto libretto ebraico e latino perfettamente conservato e di grandissimo pregio, composto da 16 carte», mentre la seconda presenta testo in greco con traduzione latina;131 poco rappresentata, invece, l’editoria ottocentesca, che si concentra sulle opere scientiiche e storiche.132 Ramazzotti metteva a disposizione dei lettori una notevole varietà di argomenti e, per quanto riguarda i luoghi di edizione, prediligeva l’Italia per opere in italiano e latino, mentre l’editoria straniera consisteva prevalentemente in testi in lingua francese. Si hanno così esemplari preziosi come gli Statuta et privilegia almae universitatis Iuristarum Gymnasii Bononiensis (Bononiae, 1561) all’interno di un oceano di titoli di argomento letterario, storico e ilosoico, come il curioso quanto all’epoca diffuso Essais historiques sur la vie de Marie-Antoinette Reine de France (Londres, 1789), in aggiunta alla importante editoria secentesca di cui è esempio l’opera Cogitationes de S. Scripturae Stylo, stampata a Colonia nel 1662. L’amore per i classici che tanto aveva iniammato la Bologna del primo Ottocento sembra invece qui scemare, vista la scarsa offerta dei greci e latini, per lo più nelle traduzioni di Giovanni Marchetti. Eloquente è la rubrica Manuziana de «La Biblioilia», in cui ci si scaglia contro Ramazzotti e altri librai, compreso Romagnoli. Circa un esemplare delle Annales de l’imprimerie des Aldes (3me édition) di Antoine Auguste Renouard, Giacomo Manzoni precisava che «del libraio bolognese Carlo Ramazzotti è la nota ms. che precede il supplemento, ed è, bibliograicamente, di nessun valore, imperocché tanto Ulisse Guidi che ha dato il proprio nome agli Annali dell’Ariosto e del Tasso, e che tanto presumeva, quanto Gaetano Romagnoli, per le cui mani sono passati tanti libri eccellenti e rari, e Carlo Ramazzotti che ancor vive (1887) erano inetti a stendere sen- 739 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) satamente anche una sola nota bibliograica. E tutto ciò che va per le stampe a nome loro, è debolissima fattura d’altri».133 Le accuse di imperizia nel campo bibliograico non furono l’unica ragione a determinare il volume d’affari ridotto. L’atto di cessione della libreria all’indomani della morte di Ramazzotti (1890) denuncia un capitale fra mobili e libri di 2.925,60 lire; una parte del negozio fu nella stessa occasione rilevata da un certo Ernesto Martelli che dichiara «di aver esso per proprio conto intrapreso il detto commercio dei libri in Via Farini N. 25 lettera C».134 Un libraio, dunque, avvertito, i cui investimenti denunciano però una certa iacchezza propria di altri operatori del settore. I gabinetti di lettura Un’altra iniziativa dei librai si afianca a quella tradizionale, ancora prima dello schiudersi dell’Ottocento: animati da nuovi impulsi distanti dalla ritualità dell’offerta di vendita, gli esercenti del commercio librario permettono in molte città, a Livorno poco oltre la metà del Settecento, il nolo dei volumi, andando incontro così alle esigenze di una popolazione in crescita e desiderosa di letture di facile apprendimento non legate alla necessità dell’acquisto. Carlo Giorgi, ad esempio, noto tipografo della città labronica, nel 1765 dava a prestito a pagamento libri e giornali, mettendo a disposizione dei “letterati” un’apposita stanza di lettura.135 Il fenomeno, assai diffuso in Francia già nel XVII secolo come rivelano alcune pagine di Chartier,136 ha origine nell’antica pratica del commodatum. Per quanto poco sia stato studiato – molte tracce in luoghi diversi si rinvengono nei lavori di Mario Infelise –, esso è stato opportunamente rilevato anche per la Bologna della ine del Settecento. Pietro Stanzani, libraio di letteratura anche dialettale, così si rivolgeva al pubblico nel 1797 dalle pagine del «Monitore bolognese», sostenuto ancora dai cugini Bouchard prima che il periodico passasse nel 1798 ad Antonio Nerozzi, editore anche del «Caffè»: «Romanzi moderni, ed altre storie 740 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura piacevoli si annolano a un baiocco il giorno dal cittadino Pietro Stanzani librajo sotto il portico della Morte».137 È il prodromo per tramutare il nolo in una tassa per la lettura interna e a domicilio di nuovi stabilimenti letterari, quali saranno i gabinetti di lettura e le società letterarie che a Bologna si scorgono solo nei primi anni della Restaurazione, in anticipo tuttavia rispetto a più compiute realizzazioni come quelle di Firenze, in gran parte tributarie delle analoghe esperienze francesi e delle circulating libraries di marca anglosassone. Sui gabinetti bolognesi di lettura è necessario tuttavia fare delle precisazioni. Non tutti sono simili a quelli francesi, che nei primi dell’Ottocento, solo a Parigi, ammontavano a cinquecentoventi unità secondo una stima uficiale138 e che nacquero per sopperire alle esigenze della piccola borghesia desiderosa di apprendere attraverso il loisir collectif senza eccessivo esborso di denaro. A Bologna in particolare si possono individuare tre diverse forme, tutte animate da differenti seppur in parte coincidenti obiettivi. L’esperienza che maggiormente si può ricongiungere a inalità proprie di ilantropismo democratico è quella sostenuta da Francesco Tognetti, intellettuale spinto da motivi culturali di avanguardia, espressione della nuova società. Tognetti, che in età di rivoluzione si era creato una mentalità e una coscienza laiche, e che passerà quasi indenne dalla Repubblica allo Stato pontiicio, nel 1814 apre un gabinetto di lettura in una zona strategica della città, vicino al Teatro del Corso coninante con l’omonimo albergo che nel 1825 ospiterà Leopardi in viaggio per Milano. Il gabinetto di lettura di Tognetti non ha ini di lucro. Consapevole delle profonde motivazioni insite soprattutto nella diffusione dei periodici sia italiani sia stranieri, veicoli del nuovo sentire e mezzi importanti per la formazione dell’opinione pubblica, dal suo osservatorio di redattore dapprima del «Giornale del Dipartimento del Reno» e in epoca restaurata di direttore della «Gazzetta di Bologna», offre dal suo gabinetto, con modica cifra a carico dei lettori, una pluralità di testate.139 Che l’intento di Tognetti, a differenza di altre iniziative analoghe, fosse quello di sopperire alla mancanza di luoghi deputati alla lettura dei fogli, senza curarsi di conseguire beneici econo- 741 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) Fig. 10. Numero del 14 luglio 1789 della «Gazzetta di Bologna». mici dalla sua impegnata realizzazione, si ha prova quando fu costretto a sprangare i battenti della illuminata esperienza che si consumò nel giro di poco più di un anno. Le autorità restaurate infatti operarono un giro di vite e indirizzandosi a Tognetti, ingiustamente deinito «libraio», lo costrinsero alla chiusura di una iniziativa fra le più nuove e certamente non di “mercato” quale fu il suo gabinetto. In risposta alla lettera del nuovo governo, Tognetti non esiterà a prendere le distanze dalla sfera del commercio, in cui le nuove autorità lo avevano volutamente collocato, esprimendosi così in una lettera al cav. Greppi, aggiunto del delegato apostolico: «La prego […] di cancellarmi dall’Elenco de’ Librari non intendendo per questo di domandare cosa che sia contro alle vigenti ordinazioni, alle quali mi professo subordinato. Siccome questo Gabinetto niuna fonte di guadagno mi reca non comprendo la concorrenza dei lettori col pagamento della tenue corrisposta per seduta a soddisfare alle molteplici spese del mantenimento di detto istituto, così non parmi doveroso che abbia a soggiacere ad alcun peso che potesse essere imposto alla classe de’ librai cui per nessun titolo appartengo». Ed è proprio la “classe dei librai” ad assumersi l’onere del doppio binario commerciale: vendita dei volumi secondo i canoni tradizionali e afitto di quelli che maggiormente riscuotono l’attenzione di vecchi e nuovi lettori, cui ci si rivolge con dovizia di proposte che vanno in particolare dai romanzi alla amena lettura, non senza il coinvolgimento operato dai fogli periodici, i veri protagonisti anche dei gabinetti di lettura gestiti secondo quest’ottica solo dai librai. In questo modo si circoscrive la clientela, si preservano gli esemplari destinati alla vendita, ci si avvicina alle inalità proprie di molte altre esperienze straniere volte a promuovere la lettura in molti strati della popolazione, con offerte differenziate fra quelle che maggiormente contri- 742 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura buiscono al bisogno di conoscenze di un’utenza formata da più ampi strati sociali. Seppur non numerosi, sulla scia di quanto avviene a Firenze con il Gabinetto scientiico e letterario del Vieusseux, animato da vero spirito imprenditoriale, anche a Bologna cominciano a contarsi i gabinetti di lettura allestiti e condotti da librai a cominciare dal 1823, anno che segna una svolta nella storia culturale bolognese, nonostante d’ora in poi prenda avvio un controllo più repressivo del governo e la censura faccia maggiormente sentire il suo peso. Si caratterizzano per essere imprenditori nuovi il iorentino Gaspare Cipriani e il bolognese Francesco Calegari che aprono il loro gabinetto di lettura il primo luglio del ’23, negli stessi spazi che furono di Tognetti, mettendo a disposizione dei lettori, dietro versamento di una modesta cifra, numerosi fogli, prevalentemente esteri, molti dei quali non presenti neppure nella Pontiicia Biblioteca Universitaria. Il modello è quello del Vieusseux. Non a caso Cipriani è imprenditore di editoria musicale e l’unione con Calegari è prova della necessità di associarsi a personalità che abbiano per così dire il polso delle esigenze locali. I fogli francesi, ma soprattutto quelli inglesi, sono inoltre la testimonianza, come peraltro avveniva per Firenze, del fatto che il gabinetto forniva l’occasione anche ai “forestieri” di incontrarsi in un luogo che offrisse letture diverse rispetto alla monotonia delle gazzette. Viene messo in consultazione un importante nucleo di testate, 36 fogli che spaziano da quelli più propriamente “politici” – dal «Sun» al «Morning Chronicle» – a quelli più scientiici e letterari fra i quali si stagliano la «Biblioteca Italiana» e la ginevrina «Bibliothèque Universelle», ino ai periodici propriamente femminili come il «Figurino di Vienna» e «Il Corriere delle dame con igurino» di Milano. È questo il modello del vero gabinetto di lettura che troverà successiva realizzazione, nel 1824, grazie a Giuseppe Lanfranchini «libraio in Bologna» con la nascita di un nuovo stabilimento dove «provvedere si possono de’ libri, che istruttivi essendo, abbisognano, ma perché costosi non si potrebbero da tutti acquistare»: libri, cioè, «che dilettevoli essendo fanno passare piacevolmente le ore di ricreazione».140 L’esperienza si 743 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) lega alla precedente, ma con risvolti che privilegiano i libri a scapito dei fogli giornalistici la cui attualità, a Bologna come anche a Napoli, desta il sospetto delle autorità, che guardano ai gabinetti di lettura con molta difidenza.141 Il Catalogo di Lanfranchini e i suoi supplementi142 sono parchi di testate di periodici, fra i quali troviamo il «Bollettino Universale di Scienze, Lettere, Arti e Politica» e «Il Caffè, o sia brevi discorsi distribuiti in fogli periodici dal Giu. 1764 a tutto il Mag. 1765» (Milano, 1804); si rivolge con prudenza agli associati denunciando a chiare lettere che i libri proibiti si rilasceranno solo a coloro che, muniti di speciale licenza, potranno prenderli a prestito o leggerli in sede; privilegia la cosiddetta “buona lettura” con un occhio attento ai libri per le donne e sulle donne, le quali, nel mosaico dei lettori, cominciano a costituire tessere di notevole importanza. Testimonianza di ciò potrebbe essere la massiccia presenza delle opere dell’allora popolarissima Madame de Genlis, autrice francese di lavori riguardanti per lo più il tema dell’educazione e della morale, come Alphonsine, ou la Tendresse maternelle (Paris, 1810) oppure Adèle e Théodore, ou Lettres sur l’éducation (Paris, 1822); un’opera come la Biblioteca di famiglia, ovvero lettura dilettevole, istruttiva e morale per la Gioventù (Milano, 1822), poi, non lascia dubbi sugli intenti didattici del gabinetto; vi igurano classici anche contemporanei, come i foscoliani Prose e Versi, l’Adelchi manzoniano, entrambi in edizioni milanesi del 1822, numerosi romanzi, racconti, libri di viaggio, fra cui il Viaggio all’interno dell’Africa fatto negli anni 1795, 1796 e 1797 dal Signor Mungo-Park (Milano, 1816), e una pletora di memorie storiche con insistenza di testi di autori bolognesi (i Manfredi, Francesco Albergati Capacelli e numerosi altri) che rappresentano una notevole batteria. Bisogna menzionare anche l’importante collana parigina degli anni 1817-22 delle «Beautés de l’histoire» (de l’Empire Germanique, des Espagnes, d’Amérique…), di cui Lanfranchini aveva acquistato le traduzioni italiane pubblicate a Napoli. Il gabinetto si compone di oltre seimila volumi con una piccolissima appendice di libri, soprattutto romanzi, in lingua inglese, fra cui prevalgono le opere di Sir Walter Scott, senza dimenticare classici come The 744 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura Poetical Works di Alexander Pope (Paris, 1782) ed i Selected Plays di Shakespeare in un’edizione avignonese del 1802: un’offerta sicuramente di rilievo che a Bologna non troverà più analoga corrispondenza in altre realizzazioni né a quelle date né oltre. Va altresì rilevato che un terzo livello è costituito da iniziative analoghe collocate in alcune società di lettura e intrattenimento. Differiscono sostanzialmente dalle esperienze di Tognetti e dei librai, perché non prevedono alcuna quota da parte degli iscritti; perché sono in nuce le biblioteche delle numerose associazioni; perché si rivolgono ad un pubblico rappresentato dai propri adepti; perché non sono il frutto dell’iniziativa privata di un singolo. È il gabinetto di lettura della Società del Casino, il circolo ricreativo più rilevante della città che, agli inizi del 1823, si sposta nella nuova sede di palazzo Bolognini, ora Salina Amorini, e offre «i fogli più accreditati tanto politici che letterarj», come denuncia il suo statuto. Fra i soci fondatori, gli esponenti più in vista del mondo cittadino; non più solo nobili, ma anche intellettuali borghesi: alla società aristocratica, infatti, saranno assimilati i notabili borghesi. Sono tutti nomi illustri: Massimiliano Angelelli, Giuseppe Mezzofanti, Francesco Sampieri e di certo non da ultimo Francesco Tognetti, che porterà sicuramente il suo contributo all’organizzazione della diffusione dei fogli nei locali della Società. Anche le società più specialistiche, quali quella Medica Chirurgica, istituita già a partire dal 1802, apre ai soci la consultazione di periodici prevalentemente scientiici dotandosi, nel 1827, di un gabinetto di lettura nato per l’intrattenimento dei suoi iscritti. Sono forme nuove di sociabilità che avranno poi il loro riverbero in numerose associazioni, anche letterarie, e troveranno spazio nei caffè e nei salotti femminili nei quali al piacevole conversare seguiva spesso la lettura ad alta voce.143 Verso il “popolo” L’acculturazione degli strati meno abbienti, senza inalità di 745 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) lucro, trasmigra poi nelle biblioteche popolari, che a Bologna dovranno attendere l’inizio del Novecento per vedere una loro più compiuta espressione e affermazione. Le biblioteche popolari che si affermano subito dopo l’Unità, e per le quali tutti gli editori e i tipograi-editori si attrezzano dando luogo a cataloghi o a semplici liste dell’offerta libraria, sono luoghi, come si sa, volti ad incontrare il lettore-lavoratore nei suoi spazi di apprendimento, di ricreazione e anche di aggiornamento professionale. Numerosissimi i titoli di questo particolare settore culturale che coinvolge l’utente anche per meglio renderlo consapevole del suo apporto al processo produttivo. Milano, Torino e Firenze brillano per i loro cataloghi rivolti a questo pubblico, oltre che alle donne che, come si è visto, costituiscono un’altra importante fonte di ricezione del libro popolare. Su questa linea della diffusione del libro a livello popolare si inserisce a Bologna l’esperienza delle cosiddette «biblioteche circolanti», i cataloghi di due delle quali sono conservati presso la Biblioteca dell’Archiginnasio. Tali biblioteche, coeve – entrambe datano il loro inizio nel 1874 – benché di diversa ispirazione culturale, sono quella laica della Lega Bolognese144 e la cattolica San Tommaso d’Aquino.145 La Lega Bolognese per l’Istruzione del Popolo fu un’iniziativa culturale di ampio respiro inalizzata all’estensione dell’alfabetizzazione attraverso la cultura popolare, grazie anche all’istituzione di ausili socio-culturali, come una scuola materna ispirata al froebeliano Kindergarten, tanto in voga nella seconda metà dell’Ottocento, e questa biblioteca circolante, avviata nel 1872. La Lega si avvaleva dell’apporto di privati cittadini e di società di mutuo soccorso o cooperative autonome, come la Società cooperativa dei Compositori Tipograi e la Società di Mutuo Soccorso fra i Tipograi ed Arti Afini. Nello studio di questo fenomeno è bene sottolineare che, per citare D’Ascenzo, «i valori e i contenuti ideologici veicolati attraverso le attività di tale Lega, ed in particolare della biblioteca popolare circolante, erano consoni alle matrici progressiste, positive e selfhelpiste della cultura laica del tempo, non solo bolognese» e inoltre che «la Lega Bolognese nacque proprio negli anni in cui era stata avviata 746 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura quella complessa opera di riorganizzazione della scolarità secondo il progetto laico e progressista-democratico della Giunta Casarini». Per quanto riguarda la biblioteca, l’idea innovativa fu quella di fondere i patrimoni librari delle varie società appartenenti alla Lega, di radunarli in un’unica sede, sotto una singola gestione. L’esordio registra la presenza in sede di 2.616 volumi che poi, nel 1886, diventeranno 3.936, per raggiungere il picco di 5.715 unità nel 1878, anno a partire dal quale il loro numero iniziò a diminuire senza un motivo apparente. Probabilmente nel 1886 si pensò di chiudere la biblioteca perché occorreva destinare i fondi alle istituzioni a favore dell’infanzia.146 Analizzando il catalogo del 1874, si nota che esso comprende in tutto 2.857 opere, fra le quali prevale l’editoria italiana (soprattutto Bologna è ben rappresentata, ma anche altre città emiliane, oltre ai centri maggiori di produzione Milano e Firenze) per lo più del sec. XIX, sebbene il Settecento non sia del tutto assente. Suddividendo il patrimonio per argomento, appare una massiccia presenza di titoli di «educazione, morale, religione, ilosoia, politica, giurisprudenza, economia», fra cui le opere di Muratori, Alieri e D’Azeglio, Gioberti, Gravina, Marco Minghetti e Pellegrino Farini; non manca la contemporanea presenza della Morale di Confucio (Bologna, 1822) e di santa Caterina da Siena, Leggenda minore e letture dei suoi discepoli (Bologna, 1868), della collana «Scienza del Popolo: raccolta di letture scientiiche popolari in Italia» e di Movimento cooperativo o le banche popolari tedesche e italiane e loro confederazione dell’economista Francesco Viganò (Milano, 1873), indici di una certa apertura di pensiero di cui la biblioteca voleva forse farsi aliere. Piuttosto consistenti si mostrano anche le sezioni «storia, viaggi, geograia, statistica, ecc.» e «letteratura, romanzi, novelle, drammi, ecc.», entro le quali si menzionano numerosi titoli di storia bolognese, primi fra tutti i lavori di Salvatore Muzzi, gli Elementi di geograia e storia antica per le scuole ginnasiali di Bemüller (Vienna, 1855), le opere di Dante, Petrarca, Pietro Bembo, Ariosto, Fénélon, Alieri, Foscolo, Paolo Costa, Giordani, Giovanni Marchetti, Pellico, Manzoni, 747 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) Nievo, Carducci e numerosi altri classici. Poco presenti testi in lingua francese che a Bologna avevano avuto larga diffusione; scarsi i classici latini e greci, ad eccezione di Omero, Sallustio, Virgilio e Ovidio. Decisamente più povere sono invece le sezioni scientiiche e quella relativa ad enciclopedie, dizionari e periodici: esse si limitano infatti ai nomi famosi di Bombicci, per la mineralogia, e alla «Rivista bolognese: periodico mensuale di scienze e letteratura, compilato dai professori Albicini, Fiorentino e Panzacchi» Anno I e II (Bologna, 1867-1868). Grande assente nell’offerta della biblioteca circolante della Lega Bolognese è la letteratura religiosa, che costituisce invece la più consistente delle dieci sezioni in cui è suddiviso il catalogo della biblioteca circolante San Tommaso d’Aquino. In esso, contenente in tutto 2.091 opere, compare ad introduzione una lettera con la benedizione apostolica di papa Pio IX, il quale loda l’iniziativa dei circoli bolognesi dedicati a San Petronio e San Stanislao, fondatori della biblioteca, per il loro impegno volto ad allontanare l’attenzione del pubblico dalle opere oscene allora in circolazione: nello Statuto dei soci è infatti sottolineato che siccome lo scopo è «procurare al popolo e specialmente alla gioventù dilettevoli e sane letture, atte a diffondere principii in tutto conformi alla Religione e alla Morale Cattolica», «tutti i libri saranno sottoposti alla Revisione Ecclesiastica, che li munirà di apposito sigillo, oltre a quello della Biblioteca». L’argomento religioso domina dunque incontrastato. Si va da I sette dolori di Maria SS.ma che possono servire di considerazione per ciascun giorno della settimana di mons. Paolo Babini, a Le ottanta eresie del nostro secolo condannate dalla Chiesa di Roberto Berlinghieri; da Della Carità Cristiana in quanto essa è amore del prossimo. Trattato morale del Muratori, ai libri di morale, come gli Ammonimenti cristiani e preghiere di mons. Giulio Arrigoni, al manzoniano trattato Sulla morale cattolica e al saggio di Giuseppe Melandri Il concetto di Maria SS.ma secondo Dante Alighieri. Anche in ambito letterario si notano prevalentemente opere ediicanti come moltissimi titoli di San Giovanni Bosco, oltre ai Promessi Sposi, e a una purgata edizione della Secchia rapita nel cui sottotitolo si legge: Poema eroicomico castigato ad uso della 748 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura costumata gioventù. Anche gli altri campi del sapere mantengono il comune denominatore religioso: se ne hanno esempi nella sezione «viaggi, costumi, geograia» con Lavinio da Hamme, Guida indicatrice dei Santuari e luoghi storici di Terra Santa, o in quella di «storia, cronaca, memorie» con la Storia dell’Inquisizione e di alcuni errori alla medesima falsamente imputati del sacerdote Pietro Boccalandro. La linea educativa-moraleggiante si rinviene pure nella piccola appendice di libri francesi: fra essi Madame de Broglie, Les vertus Chrétiennes expliquées par des récits tirés de la vie des Saints. Benché in numero nettamente inferiore, sono presenti anche alcune opere scientiiche fra cui gli Elementi di chimica generale ed analitica per servire all’introduzione allo studio dell’Agricoltura di Antonio Selmi. Le iniziative volte a diffondere il libro in ampi strati della popolazione toccarono anche l’infanzia. Sul inire del secolo, come peraltro si è visto, a seguito di una più estesa scolarizzazione, si era assistito ad una esplosione dell’editoria scolastica anche a Bologna, città nella quale si ridisegnò un circuito di scuole di ogni ordine e grado.147 Vista la crescente importanza di questo settore e sulla scia della tradizione delle biblioteche circolanti, ai primi del Novecento partì da Ferrara per poi raggiungere anche Bologna l’innovativo esperimento delle “bibliotechine scolastiche”, nato su intuizione di Clara Archivolti Cavalieri, di origine livornese.148 Avendo compreso la necessità di alimentare le scuole, in dalla infanzia, con un patrimonio librario di alto valore morale ad uso dei fanciulli delle elementari, a partire dal marzo 1905 la Cavalieri rivolse appelli alle donne italiane al ine di raccogliere volumi destinati ai piccoli lettori, che, una volta adulti, sarebbero stati in grado di usufruire delle biblioteche popolari. A seguito della creazione di un Comitato per le biblioteche circolari gratuite ad uso delle scuole elementari del Regno, che avrebbe dovuto servire il territorio ferrarese, e dei pieni consensi che l’ispiratrice riscosse a livello nazionale tanto da meritare il patrocinio della regina Elena, l’iniziativa si estese in tutta Italia, grazie anche alla disponibilità di alcune case editrici. Il mondo politico-culturale bolognese appoggiò il programma della Cavalieri; specialmente Giuseppe 749 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) Tanari si adoperò perché si costituisse fra i bolognesi il nuovo Comitato Centrale delle bibliotechine delle scuole elementari del Regno, tanto che nel 1908 l’associazione, formata da membri residenti a Bologna, approvò un nuovo Statuto. Nelle “bibliotechine” veniva iltrato il pensiero dei promotori; è interessante analizzare il Catalogo sistematico per le biblioteche scolastiche, che la stessa Cavalieri aveva pubblicato nel 1906 e che fu costituito essenzialmente dalla cosiddetta “narrativa pedagogica” contrapposta ai soli testi scolastici: spiccano classici come i libri di Collodi e De Amicis, Verne e Salgari, ma anche Umili eroi della patria e dell’umanità del giornalista Ettore Socci, Vite di personaggi illustri raccontate alla gioventù di Luisa Cittadella Vigo d’Arzere, riduzioni o estratti di scritti di grandi personaggi come Mazzini, D’Azeglio e Pellico, quindi qualche titolo di tipo manualistico come Nozioni di igiene del biologo Giotto Bizzarini e Lezioni di agricoltura moderna di Giovanni Bonsignori. Un secondo e più completo Catalogo ordinato e dimostrativo dei migliori libri per fanciulli e giovanetti fu quindi pubblicato nel 1914, ancora dalla Cavalieri che, con le dotazioni delle istituzioni per l’infanzia, intendeva affermare con sempre maggiore vigore l’intento pedagogico sotteso alle scelte del catalogo. Bibliofili e collezionisti Al fermento nel commercio librario fa eco la costituzione di importanti e a volte specialistiche collezioni private che, se non è possibile appurare con certezza come e quando siano state assemblate, sono prova del fatto che a Bologna si legge di tutto o almeno ci si informa acquisendo materiale proveniente non solo dalla città o da centri della penisola. È chiaro che diviene impossibile, in mancanza di documentazione di supporto, riuscire a comprender quanto dei libri appartenga veramente agli interessi di lettura dei possessori e quanto, invece, rientri nel “furore” del libro così tipico della formazione di alcune raccolte presso le quali, non va dimenticato, giungevano via dono o via scambio numerosi volumi per quel crocicchio di relazioni che è proprio della formazione di molte biblioteche private. 750 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura Pochi esempi saranno suficienti a provare il complesso delle inclinazioni biblioile manifestatosi in città. Già nella prima metà dell’Ottocento un personaggio non bolognese ma “trapiantato” a Bologna, e che comunque seppe ben apprezzare le opportunità che la città offriva a livello culturale, organizzò qui la sua ricca raccolta, forse in parte già precedentemente costituita. Si tratta del principe Felice Baciocchi, sposato a Elisa Bonaparte, sorella di Napoleone, il quale decise di vivere a Bologna nel 1820, dopo la morte della moglie. Il catalogo della biblioteca dei Baciocchi, già principi di Lucca e Piombino in epoca napoleonica, datato 1834 e consistente in 7.374 volumi, presenta una netta prevalenza di opere umanistiche, con particolare attenzione alle edizioni rare e preziose, alle quali è dedicata una sezione speciica: senza ombra di dubbio Baciocchi fu un raccoglitore attento di materiale antico. Fra le perle del suo catalogo si rilevano i Cronica di Eusebio (Venetiis, 1488) e un Decamerone. Ricorretto in Roma ed emendato secondo l’ordine del Sacro Concilio di Trento (Fiorenza, Stamperia Giunti, 1573). La lingua francese domina incontrastata, specialmente in alcune sezioni tematiche in cui è suddiviso tutto il patrimonio; persino opere e saggi celebri, in edizioni originale, sono conservati nella loro traduzione francese (è il caso di Tom Jones ou l’enfant trouvé dell’inglese Fielding, pubblicato a Parigi nel 1804); a questa ricchezza di unità librarie nell’idioma d’oltralpe aveva contribuito di certo la vicinanza della moglie. All’interno della cospicua offerta di titoli, si nota il vivo interesse dei Baciocchi, forse più che di Elisa, per la storia politica d’Europa: troviamo menzionata una lunga raccolta di storie delle repubbliche e monarchie contemporanee; notevole doveva essere anche il desiderio di conoscere terre lontane, indicato dalla presenza non solo dell’Atlas Générale de Chine (Paris, 1785), ma da moltissimi titoli di Voyages (Terres Australes, Dalmatie, au Pole, Indes Occidentales, dans les Pyrenées…), che accompagnavano l’amore per la poesia e la letteratura collocati in una raccolta di certo non tutta allestita a Bologna, ma quivi arricchita a partire dagli anni ’20.149 Basta scorrere le donazioni pervenute all’Archiginnasio, biblio- 751 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) teca divenuta pubblica nel 1801, per trovare risposte che confortano l’assunto dell’importanza del centro emiliano riguardo all’arricchimento delle suppellettili librarie dei suoi maggiori esponenti culturali, che sicuramente si rifornivano anche nella piazza di Bologna. Signiicative appaiono le collezioni di due famosi medici bolognesi, primari all’ospedale Maggiore e brillanti studiosi presso l’Alma Mater: i professori Michele Medici (1782-1859)150 e Giovanni Brugnoli (1814-1894),151 raccolte donate interamente o quasi alla Biblioteca pubblica di Bologna.152 In entrambi i casi i luoghi di edizione dei libri posseduti sono per lo più italiani; fra le località straniere, prevalgono le edizioni francesi (Parigi, Montpellier, Lione…) ed anche Amsterdam è ben rappresentata: si rileva nella biblioteca di Medici la traduzione di uno studio di John Locke, Essai Philosophique concernant l’entendement humain, nell’edizione di Mortier (Amsterdam, Pierre Mortier, 1742). Dal punto di vista contenutistico, la netta prevalenza è, ovviamente, di dissertazioni mediche, che vanno dai classici come la seicentina londinese di proprietà di Medici The Anatomy of Humane Bodies Epitomized (London, Flesher, 1682) all’Opera medica et anatomica varia del celeberrimo anatomista Marcello Malpighi (Venetiis, Andreas Poletti, 1743) posseduta da Brugnoli, all’editoria medico-scientiica più al passo con i tempi ed estremamente specialistica, fra cui le Questioni di medicina legale secondo lo spirito delle leggi civili e penali veglianti nei Governi d’Italia di Giacomo Barzellotti (Pisa, Prosperi, 1835) appartenuta a Medici e, addirittura, lo Studio sperimentale sul campo dell’ipnotismo di Krafft (Milano, Max Kantorowicz, 1893), presente nella collezione di Brugnoli. In particolare la raccolta di Medici può a buon diritto essere deinita una biblioteca eclettica: sono rappresentate infatti le scienze naturalistiche (Michele Ferrara, Lettera sull’analisi della cenere del Monte Vesuvio eruttata nel dì 16-17 e 18 Giugno 1794, Napoli, [1794]) così come la letteratura di molti autori italiani, quali ad esempio Pietro Giordani, oltre a classici quale il Decameron pubblicato ad Amsterdam nel 1665, edizione attribuita a Daniel Elzevier, le opere di Machiavelli e di Giuseppe Parini, mentre, a sorpresa, piuttosto scarso è l’insie- 752 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura me dei classici latini e greci –, con chiaro interesse per la storia locale, la passione per i viaggi e per i medaglioni di personaggi illustri. Curioso quanto, forse, rispondente alla cura di Medici per i propri libri è il lavoro del bibliotecario Pompilio Pozzetti Pensieri sopra un particolare insetto nocivo ai libri ed alle Carte e sopra i mezzi da usarsi per liberarne le Biblioteche (Verona, Gambaretti, 1808), la cui presenza in un elenco tanto ben ordinato, fornito perino di chiare istruzioni per la consultazione e della speciica del compilatore – «Eseguito da Francesco Maldini e terminato li 20 Febraio 1844» – di certo non stupisce. Preponderante è comunque come si è detto l’inclinazione medico-scientiica, documentata non solo dagli innumerevoli opuscoli contenuti nelle miscellanee, descritte in un catalogo a parte, e di testi già all’epoca datati, quale il trattato De Morbis Venereis del medico Ioanne Astruc (Lutetiae Parisiorum, Cavalier, 1736), ino ai dodici volumi del Codex Medicamentarius Europaeus (Mediolani, Tip. Classicorum, 1823) e l’Elenco degli esercenti le Arti salutari nella città e provincia di Bologna (Bologna, Tipograia Governativa alla Volpe, 1846) di chiara utilità pratica. Meno varia appare la raccolta di Brugnoli, che alla prevalenza di libri di medicina afianca una forte presenza della cultura religiosa, espressa in titoli che vanno da L’imitazione di Cristo in un’edizione veneziana (presso Francesco Niccolò Pezzana del 1782), ino all’Ufizio della Settimana Santa e dell’ottava di Pasqua (Lodi, tip. Orcesi, 1826). Non mancano, tuttavia, i Prolegomeni del Primato Morale e Civile degli Italiani di Vincenzo Gioberti (Lugano, Tipograia della Scienza Italiana, 1846) e le Montagne e vallate del territorio di Bologna di Luigi Bombicci, nell’edizione bolognese di Fava e Garagnani del 1882. Scorrendo i titoli si ha comunque l’impressione di una biblioteca altamente specialistica, entro cui la medicina, soprattutto della stagione ottocentesca, regna incontrastata: dal trattato Des Maladies Mentales di Esquirol (Paris, chez I.B. Baillière, 1838) a studi di ginecologia, fra cui il saggio del chirurgo Giuseppe Colucci Della Endometrite (Napoli, G. De Angelis, 1877), ino alla passione per la ricerca di Marcellino Venturoli, Il Bacillo Virgola di Koch e la microscopia (Bologna, Tip. Arcivescovile, 1884). 753 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) A testimonianza dell’interesse di Brugnoli per opere antiche e di pregio, resta una lettera di Olindo Guerrini, direttore della Biblioteca Universitaria bolognese, il quale nel maggio 1890 lo ringraziava uficialmente per il dono di un prezioso incunabolo dove erano riuniti in un solo volume il De veris narrationibus di Luciano e la Bibliotheca historica di Diodoro Siculo nella traduzione di Poggio Bracciolini, stampato a Venezia da Filippo Pinzi nel 1493 (IGI 5841), ancora oggi posseduto dalla biblioteca bolognese.153 Se gli spaccati di biblioteche in qui còlti sono quelli che riafiorano, scorrendo un volume sull’Archiginnasio,154 non si può fare a meno di ricavarvi quanto e come, nell’arco di quasi due secoli, la biblioteca civica bolognese si sia arricchita prevalentemente con donazioni di raccolte di insigni proprietari, assemblate specialmente nei secoli XVIII e XIX e su molte delle quali sarebbe auspicabile ritornare: si ricordino i circa 25.000 volumi appartenuti al gesuita Antonio Magnani (1743-1811), la libreria dell’artista Pelagio Palagi (1775-1860), arricchita di numerosissimi oggetti d’arte, i 6.000 volumi e altrettanti opuscoli dello storico e archeologo Giovanni Gozzadini (18101887), offerti dalla iglia Gozzadina nel 1889, ma pervenuti alla biblioteca solo nel 1902, senza scordare gli oltre 15.000 volumi, con pregevole sezione artistica, lasciati dal noto ilantropo Carlo Alberto Pizzardi (1850-1922), in aggiunta alla rilevante collezione della sua ava irlandese lady Soia Butler Mariscotti (1769-1840), già da lui donata nel 1914.155 Appare dunque forte il senso civico avvertito dai bolognesi volti ad incrementare ed aggiornare le più importanti biblioteche della città. All’Archiginnasio infatti fa da contrappunto la Biblioteca Universitaria che custodiva la libreria e il museo del celebre Ulisse Aldrovandi (1522-1605) – giunti come lascito testamentario al Senato di Bologna, che poi li cedette alla biblioteca nel 1742 –, la donazione settecentesca del cardinale Filippo Maria Monti (1675-1749) – composta da una libreria erudita di 12.000 volumi e una preziosa quadreria di 403 ritratti di personaggi illustri – oltre a quella, ricchissima, di papa Benedetto XIV, il quale volle offrire alla sua città uno spac- 754 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura cato della propria collezione, allo scopo, secondo Di Carlo, di allestire una «biblioteca universale». Con Motu proprio del 6 settembre 1754, infatti, il ponteice aveva aggiunto la propria biblioteca privata alle raccolte dell’Istituto delle Scienze – le cui linee culturali erano già state tracciate da Luigi Ferdinando Marsili e il cui patrimonio librario avrebbe costituito il nucleo primo dell’attuale Universitaria – al ine di offrire strumenti per la ricerca in ogni campo dello scibile; nel 1755 imponeva poi agli stampatori bolognesi di consegnare alla biblioteca un esemplare di ogni edizione e il 12 novembre 1756 aveva luogo la solenne cerimonia d’inaugurazione per l’apertura al pubblico.156 Nuovamente arricchita con libri e manoscritti, grazie all’acquisizione di parte del patrimonio delle librerie conventuali a seguito della soppressione del 1797 e nel 1866, quando già era divenuta biblioteca dell’Università, l’Universitaria bolognese è anch’essa un ricchissimo deposito di collezioni pervenute per dono. Nel 1857 Pio IX le aveva offerto la libreria poliglotta del cardinale Giuseppe Gaspare Mezzofanti, da lui acquistata per 2.000 scudi. Numerose sono poi le raccolte private di docenti che conluirono, per lascito o acquisto, nell’istituto culturale che più rappresentava il loro impegno e la loro professione. Fra questi fondi, si menzionano quello di Cesare Tarufi (1821-1902) di Teratologia e Anatomia patologica, gli oltre 1.000 volumi e 2.000 opuscoli del ilologo classico Vittorio Puntoni (1859-1926), la libreria del glottologo e accademico d’Italia Alfredo Trombetti (1866-1929), l’archivio di Pietro Ellero (1833-1933), professore di Diritto e Procedura penale: spaccati librari che qualiicano ancor oggi il patrimonio dell’Universitaria.157 Sembra pertanto pertinente chiudere l’excursus con una frase dell’abate Gioacchino Muñoz (1777-1847), le cui raccolte pervennero alla municipalità bolognese, il quale così si esprimeva nel suo testamento conservato presso l’Archivio di Stato di Bologna: Non mancherà chi voglia opporre (ma sarà compatito) che i libri sono capitali morti, come lo sono tutte le biblioteche; ma 755 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) oltre ad essere un pregio ed onoriica magniicenza alle città e alle nazioni l’avere copiose biblioteche; è un capitale vivissimo e fruttifero, perché i libri sono quelli che contribuiscono alla pubblica istruzione, rende educata ed utile la gioventù, e serve alla cultura di ogni ceto di persone; e se non vi fossero libri al mondo, la società sarebbe piena di ignoranti.158 Note Desidero esprimere un affettuoso ringraziamento ai miei allievi Anna Bernabè e Ivan Kasal per alcune importanti ricerche. Ci riferiamo al percorso indicato ripetutamente da Roger Chartier in numerosi saggi specialistici e, di recente, unitamente a Guglielmo Cavallo, nella laterziana Storia della lettura in cui metodo e obiettivi di ricerca sono stati riaffermati per una più vasta fruizione. 2 Sulla borghesia sia veda il saggio di Maria Malatesta. 3 È il caso di Giovanni Aldini, erudito di levatura europea, di Francesco Orioli e anche del noto esponente della Scuola classica romagnola, Paolo Costa, che a Bologna ebbe per un solo anno (1831) la cattedra di Scienza ideologica. 4 Sulla cultura a Bologna nell’Ottocento e sui suoi protagonisti, si vedano: A. Battistini, La cultura umanistica a Bologna e G. Pancaldi, Gli scienziati, i ilosoi, la città, in R. Zangheri, Bologna, Roma-Bari, Laterza, 1986, rispettivamente alle pp. 317-354 e pp. 355-387. 5 T. De Mauro, Storia linguistica dell’Italia Unita, Roma-Bari, Laterza, 1965, p. 81. 6 A. Alaimo, Le tipograie a Bologna nella seconda metà dell’Ottocento e il caso della Compositori, in Editoria e Università a Bologna fra Ottocento e Novecento, Atti del 5° convegno (Bologna, 26-27 gennaio 1990), a cura di A. Berselli, Bologna, ISB, 1991, pp. 21-60. Si vedano anche i saggi di Gianfranco Tortorelli ora ripubblicati in Il torchio e le torri: editoria e cultura a Bologna dall’Unità al secondo dopoguerra, Bologna, Pendragon, 2006. 7 ASB, Notarile, Giuseppe Pedevilla, 14 maggio 1796 e alle date indicate. 8 Si veda in particolare P. Bellettini, Il Tricolore dalla Cispadana alla Cisalpina: il Triennio Giacobino, Atti del Convegno di studi storici per la celebrazione del bicentenario del Tricolore (Modena, 6-7 febbraio 1998), Modena, Aedes Muratoriana, 1998, pp. 185-207. Cfr. anche Stampa periodica dell’età giacobina e napoleonica in Emilia-Romagna (17961815), a cura di A. Pesante, M.G. Tavoni, Bologna, Analisi, 1993. 9 Notizie dei stampatori, e librai per opera dei quali fu esercitata in Bologna la stampa con il catalogo di molte loro produzioni. Opera di Bernardo Monti cittadino bolognese incominciata l’anno 1793 (BCAB, mss. B 1317-1320). 1 756 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura ACCB, Brighenti Pietro. Per le vicende di Leopardi a Bologna rinvio al mio saggio, Un editore e tre tipograie, in Leopardi e Bologna, Atti del Convegno di Studi per il Secondo Centenario Leopardiano (Bologna, 18-19 Maggio 1998), a cura di M.A. Bazzocchi, Firenze, Olschki, 1999, pp. 79-111 e al catalogo della mostra alla Biblioteca dell’Archiginnasio, Giacomo Leopardi e Bologna. Libri, immagini e documenti, a cura di C. Bersani e V. Roncuzzi RoversiMonaco, Bologna, Pàtron, 2001. 12 La notizia deriva da F. Pasti, Un poliglotta in biblioteca, Bologna, Pàtron, 2006. 13 Al momento della consegna di questo lavoro è uscito il repertorio Editori italiani dell’Ottocento, a cura di A. G. Marchetti, M. Infelise, L. Mascilli Migliorini, M.I. Palazzolo, G. Turi in collaborazione con la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Milano, Angeli, 2004, che è stato un buon sussidio di confronto per alcune biograie dei protagonisti del libro bolognesi. 14 Lettera manoscritta di Nobili a Ranzani in data 15 maggio 1817, BUB. 15 M.G. Tavoni, Un editore e tre tipograie, cit., pp. 97-99. 16 Per uno studio più dettagliato della igura e dell’attività di Annesio Nobili, cfr. M.G. Tavoni, Lettura, libri e librai nella Bologna della Restaurazione, in Ead., Libri e lettura da un secolo all’altro, Modena, Mucchi, 1988, pp. 79-162, in particolare pp. 109-120. In appendice al saggio compare il testo integrale del rogito Cassani del 2 settembre 1824, recante l’intestazione: «Soccietà contratta fra li signori Annesio Nobili, e Giacinto Fiori per l’esercizio della tipograia sotto la Dita Annessio Nobili, e Compagno Giacinto Fiori in Bologna». 17 Cfr. M. Infelise, La nuova igura dell’editore, in Storia dell’editoria nell’Italia contemporanea, a cura di G. Turi, Firenze, Giunti, 1997, in particolare p. 63. 18 AAB, Cancelleria ecclesiastica, cartone 597, n. 1, Minuta di circolare diretta agli stampatori e tesa al lamento per l’inosservanza del versamento della copia d’obbligo, a irma Oppizzoni. 19 A. Sorbelli, Storia della Stampa in Bologna, Bologna, Zanichelli, 1929, p. 203. L’opera è ora disponibile anche nel reprint della casa editrice Forni di Sala Bolognese (2003), a cura di M.G. Tavoni. 20 A. Alaimo, Le tipograie a Bologna nella seconda metà dell’Ottocento, cit., pp. 26-27. 21 G. Tortorelli, Salvatore Muzzi (1807-1884), un mediatore della cultura nella Bologna dell’Ottocento, in Id., Tra le pagine. Autori, editori, tipograi nell’Ottocento e nel Novecento, Bologna, Pendragon, 2002, pp. 159-189. 22 La Stampa in Bologna. Sommario storico scritto da Salvatore Muzzi e pubblicato in occasione del II Congresso Tipograico Italiano, Bologna, Società 10 11 757 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) Tipograica dei Compositori, 1869, p. 18. Per buona parte delle notizie relative alle tipograie a Bologna nell’Ottocento e ai primi del Novecento si rimanda a A. Alaimo, Le tipograie a Bologna nella seconda metà dell’Ottocento, cit. e a A. Sorbelli, Storia della stampa in Bologna, cit. e G. Tortorelli, Il torchio e le torri, cit. 23 A. Bacchi, Relazione storica ed illustrativa dei prodotti esposti dalla Tipograia Arcivescovile di Bologna ditta Gamberini e Parmeggiani, Bologna, Tip. Arcivescovile, 1888, in particolare pp. 15-17. 24 ACCB, Archivio del Registro delle Ditte (1804-1925), Ditta Gamberini e Parmeggiani: Atto Notarile, Notaio dott. Francesco Blesio, datato 16 maggio 1896 ma riferito al rogito dell’11 aprile 1896. 25 Per queste cifre e per quelle che saranno riportate in seguito si rimanda a Istituto Centrale di Statistica, Sommario di Statistiche Storiche Italiane: 1861-1955, Roma, Istat, 1958, in particolare alle tavole 98-107 (“Prezzi al consumo” e “Retribuzioni di alcune categorie del personale civile dello Stato”). 26 Da alcuni atti conservati presso la Camera di Commercio di Bologna, sappiamo che il capitale investito da Brighenti ammontava a 800 lire, quello di Jacopo Marsigli nel 1813 a 2.000 lire, e quello di Annesio Nobili nel 1819 a 1.000 lire. Cfr. nell’archivio le rispettive voci. 27 Elenco dei negozianti esistenti nella città e provincia suddetta redatto dalla Camera primaria di Commercio, Bologna, Tipograia Governativa alla Volpe, 1849, p. 21. 28 A. Sorbelli, Storia della Stampa in Bologna, cit., p. 219. 29 L’unica eccezione è rappresentata da alcune stampe degli anni 1836-38 recanti l’indicazione «Tipograia della Volpe al Sassi», con la quale si accenna ad un accordo temporaneo fra le due ditte, che poi operarono separatamente. 30 Secondo Congresso tipograico italiano in Bologna (Osservazioni di Gaspare Gozzi sopra alcuni articoli spettanti all’Università de’ Librai), Bologna, Regia Tip., [1869]. 31 ACCB, Archivio del Registro delle Ditte (1804-1925), Ditta Tinti e Merlani, Sentenza del R. Tribunale Civile di Bologna, 7 giugno 1900. 32 A. Sorbelli, Storia della Stampa in Bologna, cit., p. 215. 33 E. Bottrigari, Cronaca di Bologna, a cura di A. Berselli, Bologna, Zanichelli, 1960-61, vol. IV, p. 97. 34 ACCB, Archivio del Registro delle Ditte (1804-1925), Ditta Fava e Garagnani: Atto di istituzione della società, datato Bologna, 30 Dicembre 1861 e irmato da Camillo Fava, Alfonso Garagnani, Camillo Montanari e testimoni. 35 ACCB, Archivio del Registro delle Ditte (1804-1925), Ditta Fava e Garagnani: Certiicato dell’Uficio Provinciale del Commercio e dell’Industria, datato 14 Gennaio 1946 e irmato dal segretario generale. 758 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura C. Sartori, Dizionario degli Editori Musicali Italiani: tipograi, incisori, librai-editori, Firenze, Olschki, 1958, p. 66. 37 G. Tortorelli, Tra le pagine, cit., in particolare pp. 234-238. 38 M. Facci, Il conte Cesare Mattei: vita e opere di un singolare guaritore dell’Ottocento, inventore dell’elettromeopatia, costruttore della Rocchetta di Riola, presentazione di M. Fanti, Porretta Terme, Gruppo di studi Alta Valle del Reno - Nuetèr: Gruppo di studi Savena Setta Sambro, 2002. 39 A. Sorbelli, Storia della Stampa in Bologna, cit., p. 222. 40 T. Menniello, Sulla origine della Cartoleria e Tipograia di Leonardo Andreoli, Bologna, coi tipi della propria tipograia, 1900, p. 14. 41 Ibidem, p. 26. 42 La «Gazzetta di Bologna» (22 dicembre 1817) informava che «L’arte litograica, di cui in Francia si è fatto un oggetto della più grande importanza e che come un’invenzione particolare della nazione è stata a Parigi privilegiata con un brevetto d’invenzione, si è pure introdotta da alcuni anni in questa città e mediante le cure del Sig. Carlo Bruera, i Soci Bertinazzi hanno nel suo negozio in Via Venezia, eretta una stamperia fornita di tutto il meccanismo occorrente a rendere più facili e perfette le commesse operazioni». Non bisogna poi trascurare che in una città come Bologna, dove lo studio della musica fu sempre grandemente considerato, l’arte litograica fu molto utile anche per la pubblicazione di spartiti musicali, tanto che quello che Sighinoli indica come «il primo capo d’opera» in litograia dei Bertinazzi fu Sei Ariette coll’accompagnamento di Pianoforte composte da Benedetto Donelli Accademico Filarmonico di Bologna e dedicate dal medesimo a Sua Eccellenza la Nobil Donna Signora Contessa Catterina Pallavicini Ranuzzi, recante l’interessante indicazione tipograica «col nuovo metodo in pietra nella Stamperia della Dita Bertinazzi e Compagno in Bologna nella Strada detta Venezia al N. 1749». Cfr. L. Sighinoli, Le origini della litograia a Bologna, Bologna, Stabilimenti Poligraici Riuniti, 1931. 43 A. Sorbelli, Storia della Stampa a Bologna, cit., p. 207. 44 Per un’ampia trattazione delle vicende e delle caratteristiche della Compositori, v. A. Alaimo, Le tipograie a Bologna nella seconda metà dell’Ottocento, cit., in particolare pp. 45-57. 45 C. Ratta, Divagazioni stilistiche. Per ricordare sei nomi e tre date, Bologna, s.e., 1920. 46 Cooperativa tipograica Azzoguidi, Statuto della Società Tipograica Azzoguidi in Bologna, Bologna, Azzoguidi, 1885, p. 3. 47 «Bologna che dorme, periodico umoristico, letterario, illustrato», «Il diavoletto, giornaletto allegro, satirico, rimedio economico», e anche «La rondine, Giornale della Domenica: Letterario, artistico, scientiico», «Il rospo volante: Giornale teatrale indipendente» e «Il pubblico: Giornale di Bologna». 36 759 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) Per una breve biograia di Giuseppe Civelli, nella quale non è tuttavia menzionata la stamperia bolognese, v. E. Bottasso, Civelli Giuseppe, in DBI, XXVI, 1982, pp. 89-91. 49 [Modiicazione ai raccordi metallici nei tubi lessibili del freno a vuoto, (sistema Hardy), memoria], Bologna, Druckrei von Giuseppe Civelli, 1897. 50 C. Sartori, Dizionario degli Editori Musicali Italiani, cit., pp. 48-49. V. a. B.M. Antolini, Civelli Giuseppe, in Dizionario degli Editori Musicali Italiani, 1750-1930, a cura di B.M. Antolini, Pisa, Edizioni ETS, 2000, p. 129. 51 Si veda in particolare A. Guarnieri Corazzol, Tristano, mio Tristano, Bologna, il Mulino, 1988. 52 Parma, Tip. L. Battei, 1888. 53 Fra gli studi relativi alla diffusione e apprezzamento dell’arte musicale a Bologna nei secoli XIX e XX, si ricordino F. Bosdari, La vita musicale a Bologna nel periodo napoleonico, in «L’Archiginnasio», IX (1914) e F. Vatielli, Cinquant’anni di vita musicale a Bologna (1850-1900), in «L’Archiginnasio», XV-XVI (1920-21); si rimanda poi anche al più recente studio di M. Calore, Appunti di vita musicale a Bologna tra ’800 e ’900, in «Strenna Storica Bolognese», 1980. Per un concreto esempio della passione dei bolognesi dell’Ottocento per il teatro e la lirica, si legga lo spassoso resoconto dell’avventura bolognese di una celebre cantante in O. Trebbi, Cronache del Teatro Comunale: Giuditta Pasta, in «Strenna Storica Bolognese», 1928. 54 C. Sartori, Dizionario degli Editori Musicali Italiani, cit., pp. 140-141. 55 M. Canale Degrassi, F. Licciardi, Schmidl Carlo, in Dizionario degli Editori Musicali Italiani, cit., pp. 322-325. 56 Ibidem, p. 323. Per una breve bio-bibliograia di Carlo Schmidl e della sua attività, si veda G. Cesari, Cent’anni di vita di uno stabilimento musicale triestino. Le origini dello stabilimento “C. Schmidl & Co.”, Trieste, Caprin, 1913. 57 P. Tinti, Tra libri e lettori nella Modena dell’Ottocento. La biblioteca del conte Luigi Alberto Gandini, in Luigi Alberto Gandini. Proilo biograico e culturale, a cura di P. Bonacini e F. Piccinini, Formigine, Comune di Formigine, 2003, pp. 106-152. 58 A. Gigli Marchetti, Le nuove dimensioni dell’impresa editoriale, in Storia dell’editoria nell’Italia contemporanea, cit., pp. 115-163, in particolare pp. 129-131, e M. Grillandi, Emilio Treves, Torino, UTET, 1977. 59 F. Zambrini, Il cav. Gaetano Romagnoli libraio editore di questo periodico, in «Il Propugnatore», XVII (1884), pp. 478-480; A. Bacchi della Lega, La R. Commissione pe’ Testi di Lingua e i suoi presidenti, Bologna, Cooperativa Tipograica Mareggiani, 1918, pp. 4-5. 60 F. Cristiano, Biblioteche private e antiquariato librario, in Biblioteche nobiliari e circolazione del libro tra Settecento e Ottocento, Atti del Convegno 48 760 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura nazionale di studio (Perugia, 29-30 giugno 2001), a cura di G. Tortorelli, Bologna, Edizioni Pendragon, 2002. 61 Ibidem, p. 103. 62 Sono suoi punti di riferimento europeo operatori francesi quali Jean Demichelis, l’inglese Bernard Quaritch, il tedesco Albert Cohn. 63 Alla BUB è depositata una raccolta di 110 lettere autografe (18501883) di G. Romagnoli ad A. Cappelli e alcune di L. Dall’Acqua (dal 1883 al 1887). Antonio Cappelli (1818-1887) fu socio della Commissione per i Testi di Lingua, vice segretario e poi vice bibliotecario della Biblioteca Estense di Modena, socio e poi segretario della Deputazione di Storia Patria per le Province Modenese e Parmense. 64 Inizialmente in via Borgo Salamo, in seguito in via Toschi. 65 A. Alaimo, Le tipograie a Bologna nella seconda metà dell’Ottocento, cit. p. 35. 66 BUB, Lettera di L. Dall’Acqua ad A. Cappelli del 1 Dicembre 1883. 67 F. Cristiano, Librai e cataloghi antiquari italiani di ine Ottocento (18801890). Appunti per una bibliograia, in «Nuovi annali della Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari», I (1987), pp. 70-71. 68 I. Kasal, Gaetano Romagnoli libraio ed editore a Bologna nell’Ottocento, tesi di laurea in Biblioteconomia e Bibliograia, Università di Bologna, relatore prof.ssa M.G. Tavoni, a.a. 2002-2003. 69 Ibidem, p. 137. 70 Per quanto riguarda i rapporti tra Romagnoli e la Commissione per i Testi di Lingua, le informazioni sono prese da M.E. Francia, Storia della Commissione per i Testi di Lingua in Bologna, tesi di laurea, Facoltà di Lettere e Filosoia, Università di Bologna, relatore prof. R. Spongano, a.a. 1955-1956; Archivio della Commissione per i Testi di Lingua in Bologna (1841-1974), a cura di A. Antonelli e R. Pedrini, Bologna, Comune di Bologna, 2002; F. Zambrini, Memorie sulla mia vita, a cura di A. Antonelli e R. Pedrini, Bologna, Commissione per i Testi di Lingua, 1999. 71 Per la Collezione di opere inedite o rare il numero di copie acquistate dalla Commissione è di 50 unità a partire dal 1862, la cifra viene aumentata a 75 copie nel 1864 su pressione di Romagnoli che minaccia di interrompere le pubblicazioni. 72 Le dispense della Scelta hanno una tiratura limitata e numerata che va da 40 a circa 200 copie. 73 Sugli istituti tecnici vedi in particolare F. Bochicchio, I precedenti storici dell’istruzione tecnico-professionale nell’area bolognese. Dalla legge Casati alla Carta della Scuola, in Istituto per i Beni Artistici e Culturali della Regione Emilia-Romagna, Manutenzione e sostituzione. L’artigianato, i suoi modelli culturali, la città storica, Bologna, CLUEB, 1983, ora in Id., Democratizzazione della scuola italiana. Momenti e problemi, Bologna, CLUEB, 1991, pp. 203-222. 761 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) L. De Franceschi, Nicola Zanichelli libraio tipografo editore (1843-1884), Prefazione di Giorgio Montecchi, Milano, Angeli, 2004. Si vedano anche i saggi di G. Tortorelli, ora in Il torchio e le torri, cit. 75 Nicola Zanichelli, necrologio, in «Bibliograia Italiana», 31 maggio-15 giugno 1884, parte II, Cronaca, XVIII, n. 10-11, p. 23. 76 M. Pazzaglia, Una vita per la cultura. Nicola Zanichelli, in Le edizioni Zanichelli 1859-1939, Bologna, Zanichelli, 1984, pp. IX-XXVII. 77 Su Nicola Zanichelli “patriota” si veda L. De Franceschi, Nicola Zanichelli, cit., in particolare pp. 47-78. 78 D. Zanichelli, La libreria di Nicola Zanichelli, in Le edizioni Zanichelli, cit., pp. XXXV-LIX, in particolare p. L. 79 Cinquemila copie furono vendute in soli quattro mesi ed ebbe numerose edizioni successive, di cui la seconda, con aggiunte, uscì nello stesso anno. 80 In una lettera a Lidia del 1875 scriveva: «Zanichelli m’è sempre alle spalle: mi manda dietro i suoi valletti, con stamponi, da per tutto: a lezione, a desinare, alla bottiglieria, sempre Zanichelli padre, Zanichelli igli, Zanichelli garzoni. Chi mi salva da Zanichelli?». Vedi G. Tellini, Le «opere di amena lettura» dell’editore Barbèra, in Editori a Firenze nel secondo Ottocento, Atti del Convegno (13-15 Novembre 1981), a cura di I. Porciani, Prefazione di G. Spadolini, Firenze, Olschki, 1983, pp. 43-93. 81 M. Pascoli, Lungo la vita di Giovanni Pascoli. Memorie curate e integrate da Augusto Vicinelli, Milano, Mondadori, 1961, pp. 821 e 827-828. 82 Sulle vicende societarie della casa editrice Zanichelli si rimanda a B. Dalla Casa, La società anonima Nicola Zanichelli: un’impresa editoriale tra le due guerre, in Editoria e Università a Bologna tra Ottocento e Novecento, cit., pp. 89-117 e al recente contributo di L. De Franceschi, La Società Anonima per Azioni «Nicola Zanichelli»: dalla costituzione alla ine della prima guerra mondiale (1906-1918), in «Bollettino del Museo del Risorgimento», LI-LII (2006-2007), pp. 29-71. Su Bemporad e la casa iorentina vedi Paggi e Bemporad editori per la scuola. Libri per leggere, scrivere e far di conto, a cura di C.I. Salviati, Firenze, Giunti, 2007. 83 Papini-Prezzolini: storia di un’amicizia 1900/1924, Firenze, Vallecchi, 1966, p. 148. 84 M. Malatesta, Il Resto del Carlino: potere politico ed economico a Bologna dal 1885 al 1922, Milano, Guanda, 1978. 85 Già dal 1880 i collaboratori di Treves notavano: «Sono giorni che Emilio cerca di agganciarsi a Bologna e così transige con la Zanichelli, accattando una resa di libri», cfr. M. Grillandi, Emilio Treves, Torino, UTET, 1979, pp. 378-383. 86 AZ, Libro dei Verbali delle Sedute del Consiglio di Amministrazione, 14 giugno 1906, p. 2. Su Bempoard si veda Paggi e Bemporad editori per la scuola, cit. 74 762 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura AZ, Libro dei Verbali, 14 giugno 1906, p. 2. Ibidem, 23 settembre 1906, p. 6. 89 Ibidem, 5 gennaio 1907, p. 9. 90 Ibidem, 10 marzo 1909, p. 32. 91 B. Dalla Casa, La società anonima, cit., p. 95. 92 AZ, Libro dei Verbali, cit., 20 febbraio 1911, p. 51. 93 Le edizioni Zanichelli. 1859-1939, Bologna, Zanichelli, 1984. 94 AZ, Libro dei Verbali, cit., 10 luglio 1912, p. 66. 95 Ibidem, 12 ottobre 1912, p. 68. 96 Ibidem, 2 luglio 1915, pp. 87-88. 97 AZ, Lettere di Enrico Bemporad a Cesare Zanichelli, 6 gennaio 1911. 98 AZ, Libro dei Verbali, cit., 6 settembre 1914, pp. 81-82. 99 A. Tagliavini, Intellettuali e scelte editoriali. Il catalogo Zanichelli fra le due guerre, in Editoria e Università a Bologna fra Ottocento e Novecento, cit., pp. 119-139, in particolare p. 124. 100 Cfr. S. Linguerri, Al servizio della scienza. L’attività editoriale di Eugenio Rignano e Federigo Enriques dal 1907 alle leggi razziali, in «Storia in Lombardia», XXII (2002), 1, pp. 97-147. 101 C. Tagliaferri, Olschki: un secolo di editoria: 1886-1986, I, La libreria antiquaria editrice Leo S. Olschki (1886-1945), Prefazione di E. Garin, testimonianze di L. Firpo, E. Garin, O. Kristeller, A. Perosa, L.M. Personé, U. Procacci, R. Ridoli, Firenze, Olschki, 1986, p. 157. 102 Per un proilo della igura di Alberto Bacchi della Lega, v. M.G. Tavoni, «Quegli antichi compagni de’ miei sogni e de’ miei pensieri», in Ead., Libri e lettura da un secolo all’altro, cit., pp. 163-206. 103 BCCR, Carteggio Ricci, II Sala Ricci 2.1.6 / 1577, Lettera di A. Bacchi della Lega a C. Ricci, Bologna, 31 luglio 1906. 104 BCCR, Carteggio Ricci, II Sala Ricci 2.1.6 / 1581, Lettera di A. Bacchi della Lega a C. Ricci, Bologna, 26 ottobre 1907. 105 F. Ori, Per l’edizione critica delle Odi di Giovanni Pascoli, tesi di laurea in Filologia Italiana, Università di Bologna, relatore Prof. C. Mazzotta, a.a. 2001-2002, p. 22. 106 Lettera di A. Vallecchi a G. Papini, Firenze, 15 novembre 1916, in G. Papini, A. Vallecchi, Carteggio (1914-1941), a cura di M. Gozzini, premessa di G. Luti, Firenze, Vallecchi, 1984, pp. 49-50, e in G. Luti, C. Signorelli, La crisi di ine secolo: verso una nuova editoria, in Editori a Firenze nel secondo Ottocento, cit., pp. 419-447, in particolare p. 440. 107 Licinio Cappelli Cavaliere del Lavoro. Rocca San Casciano 21-12-1864 Bologna, 10-2-1952, a cura di G. Bonuzzi, Rocca San Casciano, Cappelli, 1953, pp. 50-53. 108 Per la biograia di Licinio Cappelli, v. E. Venturi Nenzioni, Cappelli Licinio, in DBI, XVIII, 1975, pp. 723-725. 109 Questa e le successive citazioni sono tratte dall’autobiograia dell’editore in L. Cappelli, Sguardo a mezzo secolo di lavoro. 12 luglio 1880 - 20 87 88 763 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) settembre 1930, Bologna, Cappelli, 1930; quest’opera è poi in gran parte conluita in Licinio Cappelli Cavaliere del Lavoro, cit. 110 L’Almanach, che riscosse notevole successo a Parigi, recava in calce la prestigiosa iscrizione «Achevé d’imprimer le 30 Septembre 1884 sous les presses de l’établissement typographique Cappelli imprimeur de la R. Académie Héraldique Italienne Rocca San Casciano (Italie)». 111 Sul rapporto tra Licinio Cappelli e i Crollalanza, v. G.L. Masetti Zannini, Licinio Cappelli tipografo-editore in Rocca San Casciano, in «Studi Romagnoli», XLIII (1992), pp. 175-193. 112 S. Favero, Un’impresa editoriale: la storia della casa editrice Cappelli in un recente passato, in Editoria e Università a Bologna fra Ottocento e Novecento, cit., pp. 61-87. 113 Ibidem, in particolare pp. 69 e ss. 114 Per la biograia di Jolanda, cfr. M.G. Tavoni, Sulle ali di Ariele. Jolanda (1864-1917), Cento, Comune di Cento, 1997, riveduto e ampliato e con il titolo Fortuna e personalità di un nome de plume: Jolanda, in Storie di donne, a cura di P. Boero, Genova, Brigati, 2002, pp. 89-129. Sull’autrice che venne a costituire un punto di forza del catalogo Cappelli, si veda Jolanda. Le idee e l’opera, Atti del convegno di studi (Cento, 28 e 29 novembre 1997), a cura di C. Mazzotta, Bologna-Pieve di Cento, Editograica e Comune di Cento, 1999. 115 C.I. Salviati, «Per voi, giovinette». Jolanda e la scrittura per ragazzi, in Jolanda: le idee e l’opera, cit., pp. 49-76, in particolare pp. 52-53. 116 Cappelli divulgatore della scienza, in A Licinio Cappelli, maestro del libro – artiere alacre e probo – nel cinquantesimo anniversario della sua attività editoriale: 1880-1930, Rocca San Casciano, Cappelli, 1930, pp. 89-104. 117 Risveglio librario in Bologna, in «L’Archiginnasio», XXI (1926), 4-6, pp. 268-269. 118 A. Mondadori, Cappelli e gli editori, in A Licinio Cappelli, maestro del libro, cit., pp. 17-23, in particolare pp. 20-21. 119 A. Frescura, Cappelli e gli autori, in A Licinio Cappelli, maestro del libro, cit., pp. 39-51, in particolare pp. 45-46. 120 Lettera di I. Svevo a L. Cappelli, Trieste, 9 Dicembre 1922, in I. Svevo, Epistolario, Milano, dall’Oglio, 1966, pp. 744-745. In una lettera ad Attilio Frescura, il giornalista e scrittore padovano a cui Cappelli aveva afidato la lettura e l’eventuale revisione del manoscritto de La coscienza di Zeno, Svevo scrive invece frasi di riconoscenza – «le parole Sue sul mio lavoro riferitemi dal comm. Cappelli e specialmente quelle che da Bologna mi portò il iglio suo [Umberto Cappelli] a voce furono per me dei dolci regali» – e dubita del fatto che, vista la levatura culturale del destinatario della sua missiva, dopo la pubblicazione del romanzo potrà godere di «un’altra soddisfazione simile» (Lettera di I. Svevo ad A. Frescura, s.d. [1922], in I. Svevo, Epistolario, cit., p. 745). 764 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura Licinio Cappelli Cavaliere del Lavoro, a cura di G. Bonuzzi, cit., p. 59. Ibidem, p. 56. 123 L. Braida, Il commercio delle idee. Editoria e circolazione del libro nella Torino del Settecento, Firenze, Olschki, 1995. 124 R. Pasta, Editoria e cultura nel Settecento, Firenze, Olschki, 1997, pp. 140 e ss. 125 E. Fregni, Libri e botteghe di libri, in Produzione e circolazione libraria a Bologna nel Settecento: avvio di un’indagine, Atti del V colloquio (Bologna, 22-23 febbraio 1985), Bologna, ISB, 1987, pp. 295-310. 126 Su Carlo Trenti si veda M.G. Tavoni, Il banco del libraio e lo scaffale del giurista. Carlo Trenti nella Bologna di ine Settecento, Bologna, Pàtron, 1993. 127 Cfr. C. Di Carlo, Giuseppe Lucchesini libraio e tipografo a Bologna (1739-1820), in «Nuovi Annali della Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari», VII (1993), pp. 341-378. 128 Su Antonio Marcheselli, la più lucida e attenta biograia è ancora quella di C. Di Carlo, «…A pianger il perduto onore…»: ascesa e caduta di un libraio bolognese, in «Rivista di Studi Napoleonici», XXXI (1994), II, pp. 77-110. 129 Lettera di Cornelia Martinetti a Francesco Rangone (BCAB, ms. B 2837, c. 94). V. A. Bernabè, Vicende bio-bibliograiche della contessa Cornelia Rossi Martinetti, tesi di laurea in Biblioteconomia e Bibliograia, Università di Bologna, relatore prof.ssa M.G. Tavoni, a.a. 2001-2002, p. 17. 130 Il catalogo viene deinito parziale perché, come si legge a p. 165, «Nella stessa Libreria esistono alcuni Libri proibiti, che si rilasciano ai soli muniti di Licenza Pontiica, resa ostensibile all’atto della compra. Un elenco di oltre a cento cinquanta Associazioni in corso. Più, un Catalogo di Libri Scolastici. In ine un Catalogo di opere in numero, per gli oggetti di Cambio». Privo del frontespizio, reca un imprimatur – incollato in calce al volumetto, quindi probabilmente non autentico – del 1830. L’esemplare consultato è di mia proprietà. 131 Horae beatissimae Virginis secundum consuetudinem Romanae Curiae. Septem psalmi poenitentiales cum Letaniis et Orationibus. 132 Catalogo della Libreria di Carlo Ramazzotti libraio in Bologna, Bologna, Tip. Guidi all’insegna dell’Àncora, 1852-54 (2 voll.). 133 «La Biblioilia: rivista dell’arte antica in libri, stampe, manoscritti, autograi e legature», XIV (1913), Dispensa 10-11. 134 ACCB, Archivio del Registro delle Ditte (1804-1925), Ditta Carlo Ramazzotti: Denuncia alla Camera di Commercio di Bologna, datata 28 aprile 1891 e irmata da Domenico e Vincenzo Calori e Ernesto Martelli. 135 S. Corrieri, Il torchio fra «palco» e «tromba». Uomini e libri a Livorno nel Settecento, Introduzione di M.G. Tavoni, Modena, Mucchi, 2000, pp. 162-164. 121 122 765 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) 136 R. Chartier, Letture e lettori nella Francia di Antico Regime, Torino, Einaudi, 1987, pp. 162-164. 137 P. Bellettini, Tipograi, librai e pubblicisti a Bologna nel Triennio giacobino, cit., nota 8, p. 187. Così si esprime, in un breve saggio Renato Pasta: «poco nota, ma presumibilmente diffusa la pratica del noleggio di libri e giornali». Si veda dell’autore Appunti sul consumo culturale: pubblico, letture nel ’700, in «La fabbrica del Libro», 2 (2004), pp. 2-9. 138 La letteratura francese sui gabinetti di lettura si è molto arricchita in questi ultimi anni. Per i dati si rinvia al pionieristico saggio: F. Parent Lardeur, Les cabinets de lecture. La lecture publique à Paris sous la Restauration, Paris, Payot, 1982, p. 13. 139 Sui gabinetti di lettura bolognesi si vedano M.G. Tavoni, Lettura, libri e librai nella Bologna della Restaurazione, cit. e S. Ferrari, Gli empori del letterato. Un itinerario tra conservazione, produzione e commercio del libro a Bologna nel triennio 1825-1827, in Giacomo Leopardi e Bologna, cit., pp. 187-207, e il suo medaglione su Francesco Tognetti, nel medesimo volume. Sui luoghi della sociabilità e sulla Società del Casino, P. Morabito, Divertimento e élites sociali a Bologna nella prima metà dell’Ottocento. La Società del Casino, in «Cheiron», giugno 1989, pp. 169-191 e le indicazioni alla nota 4, p. 209 del già citato saggio di Ferrari. 140 S. Ferrari, Gli empori del letterato, cit., p. 194. Si veda inoltre F. Tarozzi, Il tempo libero. Tempo della festa, tempo del gioco, tempo per sé, Torino, Paravia, 1999. 141 Si vedano, per Napoli, le brevi ma pertinenti osservazioni di V. Trombetta, Storia e cultura delle Biblioteche napoletane. Librerie private, istituzioni francesi e borboniche, strutture postunitarie, Napoli, Vivarium, 2002, pp. 419-423. 142 Primo supplemento al catalogo dei libri di lettura di Giuseppe Lanfranchini, s.n.t. [Bologna, 1824]. 143 E. Musiani, Circoli e salotti femminili nell’Ottocento. Le donne bolognesi tra politica e sociabilità, Bologna, CLUEB, 2003. 144 Catalogo della Biblioteca Circolante San Tommaso d’Aquino in Bologna, Bologna, dalla Tipograia Felsinea, 1874. 145 Catalogo della Biblioteca Circolante della Lega Bolognese per l’Istruzione del Popolo, Bologna, Società Tipograica dei Compositori, 1874. 146 M. D’Ascenzo, Istruzione popolare e biblioteche circolanti a Bologna nel secondo Ottocento. Il caso della Lega bolognese per l’istruzione del popolo, in Editoria e Lettura a Bologna tra Ottocento e Novecento. Studi e catalogo del fondo di storia dell’editoria dell’Istituto Gramsci Emilia-Romagna, Bologna, Istituto Gramsci, 1999, pp. 91-115. 147 A. Gigli Marchetti, Le nuove dimensioni dell’impresa editoriale, cit. 148 Per un’ampia trattazione dell’origine e sviluppo dell’idea della Cavalieri, v. P.V. Picco, Clara Archivolti Cavalieri: continuità ed innova- 766 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Tipografi, editori, lettura zione nelle biblioteche scolastiche, tesi di laurea in Storia del Libro e delle Biblioteche, Università di Bologna, relatore prof.ssa M.G. Tavoni, a.a. 1993-94. Si veda anche L. De Franceschi, Alle origini delle biblioteche scolastiche: l’iniziativa di Clara Archivolti Cavalieri, in «Ricerche pedagogiche», XXVIII (1994), 110, pp. 31-40. 149 Catalogo generale della Biblioteca di S. Altezza il Principe Baciocchi. Bologna, 1834 (BCAB, ms. B 1973). Fra gli studi sulle personalità di Felice Baciocchi ed Elisa Bonaparte, v. F. Bartoccini, Felice Baciocchi, in DBI, V, 1963, pp. 59-61; Il principato napoleonico dei Baciocchi (1805-1814). Riforma dello Stato e Società, Atti del Convegno Internazionale (Lucca, 1012 Maggio 1984), a cura di V. Tirelli, Lucca, Banca del Monte di Lucca, Maria Pacini Fazzi, 1986; nel volume Il principato napoleonico dei Baciocchi (1805-1814): riforma dello Stato e Società, Lucca, Museo di Palazzo Mansi (9 giugno-11 novembre 1984): catalogo della mostra, a cura di V. Tirelli, Lucca, Nuova Graica Lucchese, 1984, si vedano in particolare C.M. Simonetti, Attività tipograica, pp. 121-127, e i due studi di M.L. Moriconi Carpaneto, Attività di controllo sui tipograi ed i libri, pp. 129-133 e La biblioteca pubblica, pp. 135-137; C. Colitta, Elisa Bonaparte e Felice Baciocchi a Bologna, in «Strenna Storica Bolognese», 1973, pp. 81-100. 150 Catalogo della Libreria del Prof. Michele Medici (1861) (BCAB, ms. B 2038) e Speciica delle miscellanee esistenti nella libreria del professore Michele Medici (BCAB, ms. B 2555). Per alcune notizie sulla igura di Michele Medici, cfr. S. Arieti, Michele Medici e la prima cattedra di Fisiologia nell’Università di Bologna, in «Il Carrobbio», 1996, pp. 153-158, e Sette secoli di vita ospedaliera in Bologna, Bologna, Cappelli, 1960, pp. 219-222. 151 Catalogo della libreria del Prof. Giovanni Brugnoli (1895) (BCAB, ms. B 1996), che fu donato insieme ad altre carte del Brugnoli, secondo quanto attesta A. Sorbelli, I manoscritti Brugnoli, in «L’Archiginnasio», VI (1911), fasc. 4-5. Per una biograia di Brugnoli, v. G. Scarano, Brugnoli Giovanni, in DBI, XIV, 1972, pp. 505-506, e Sette secoli di vita ospedaliera in Bologna, cit., pp. 222-227. 152 In realtà, solamente la Biblioteca di Medici conluì interamente alla Comunale. Quella del Brugnoli, in base alle disposizioni testamentarie, inì in parte all’Universitaria, in parte all’Archiginnasio e in parte, per decisione dell’esecutore testamentario, alla Biblioteca di Castel San Pietro. Nel 1895 furono donati alla Comunale di Bologna anche i manoscritti del Brugnoli. Si veda A. Sorbelli, I manoscritti Brugnoli, cit. e V. Roncuzzi Roversi-Monaco, S. Saccone, Per un’indagine sui fondi librari nella Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio. Censimento delle librerie giunte per dono, lascito e deposito, in «L’Archiginnasio», 1985, pp. 279-350, in particolare p. 313. Vedi anche M.G. Tavoni, Le collezioni librarie: medici e ingegneri dell’Ottocento, in Atlante delle professioni, a cura di M. Malatesta, Bologna, Bononia University Press, 2009, pp. 50-54. 767 Pdf concesso da Bononia University Press all'autore per l'espletamento delle procedure concorsuali Bologna in età contemporanea (1796-1914) Lettera di Olindo Guerrini a Giovanni Brugnoli, Bologna, maggio 1890 (BCAB, Ms. Brugnoli, XII, 25). 154 V. Roncuzzi Roversi-Monaco, S. Saccone, con la collaborazione di A. Riccò, Librerie private nella biblioteca pubblica. Doni, lasciti e acquisti, in Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio Bologna, a cura di P. Bellettini, Firenze, Nardini, 2001, pp. 91-117; ancora più approfondito si rivela poi il saggio di V. Roncuzzi Roversi-Monaco, S. Saccone, Per un’indagine sui fondi librari nella Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, in ibidem. 155 In merito a gran parte di queste donazioni esistono studi o si ricavano notizie dal Bollettino dell’Archiginnasio. Per i lasciti ricordati, si vedano, ad esempio: Pelagio Palagi artista e collezionista, Bologna, Grais, 1976; L. Bonora, A.M. Scardovi, Il carteggio di Pelagio Palagi nella Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, in «L’Archiginnasio», LXXIV (1979), pp. 3968; L. Bonora, Documenti e memorie riguardanti Pelagio Palagi nella Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, in «L’Archiginnasio», LXXXII (1987), pp. 139-167; Manoscritti Gozzadini, in «L’Archiginnasio», III (1908), p. 162; M. Fanti, La revisione dell’archivio Gozzadini, in «L’Archiginnasio», LXXIV (1979), pp. 127-130; La libreria di Lady Butler Mariscotti donata all’Archiginnasio, in «L’Archiginnasio», IX (1914), p. 113. 156 Cfr. C. Di Carlo, Il libro in Benedetto XIV. Dalla «Domestica Libraria» alla Biblioteca Universale, Bologna, Pàtron, 2000. Sulla prolusione in occasione dell’apertura della Biblioteca vedi B. Antonino, Una ricorrenza da celebrare: il 250° anno dall’apertura al pubblico della Biblioteca Universitaria, in Il libro illustrato a Bologna nel Settecento, Bologna, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna, Dipartimento di Italianistica, 2007, pp. 9-17. 157 F. Arduini, La Biblioteca Universitaria, in I laboratori storici e i musei dell’Università di Bologna. I luoghi del conoscere, Bologna, Banca del Monte di Bologna e Ravenna, 1988, pp. 161-169; vedi anche L’erbario di Ulisse Aldrovandi. Natura, arte e scienza in un tesoro del Rinascimento, a cura di B. Antonino, Milano, Motta, 2003. Per quanto riguarda i cataloghi, specialmente quelli di fondi speciali, della BUB, si veda anche l’opuscolo [Biblioteca della R. Università di Bologna] Cataloghi, Bologna, Coop. Tip. Mareggiani, 1915. Sulla BUB cfr. Tesori della Biblioteca universitaria di Bologna, a cura di B. Antonino, Bologna, Bononia University Press, 2004. 158 A.M. Selini, Gioacchino Muñoz (1777-1847): un collezionista «accattone» e la sua ricca raccolta libraria, tesi di laurea in Biblioteconomia e Bibliograia, Università di Bologna, relatore prof.ssa M.G. Tavoni, a.a. 2001-2002. 153 768