MOSTRE • ROMA
19000 METRI
DI STORIA
56 A R C H E O
L’IMPONENTE CIRCUITO MURARIO VOLUTO
DALL’IMPERATORE AURELIANO A DIFESA
DI ROMA È PROTAGONISTA DI UNA MOSTRA
FOTOGRAFICA ALLESTITA NEL MUSEO
DELL’ARA PACIS. UN’OCCASIONE PER
SCOPRIRE UN’OPERA UNICA NEL SUO
GENERE ATTRAVERSO LE IMMAGINI INEDITE
DI ANDREA JEMOLO, AL QUALE SI DEVE
LA PRIMA DOCUMENTAZIONE SISTEMATICA
DI QUESTO GRANDIOSO MONUMENTO
di Stefano Mammini
A
pochi passi dalla redazione
di «Archeo» si apre piazza
Fiume, uno degli snodi nevralgici del caotico traffico romano.
Al centro, ignorata dai piú e quotidianamente percorsa da autobus e
taxi, la pavimentazione mostra un
insolito intarsio, composto da due
grandi lobi, al centro dei quale sta
una lapide, con su scritto «Porta
Salaria». In quel punto, infatti, si
apriva uno degli ingressi alla città e
per giunta uno dei piú importanti,
considerando che la Salaria era uno
dei percorsi che per primi vennero
regolarizzati da Roma, ricalcando il
tracciato sul quale, da sempre, transitavano i carichi di sale, da cui il
nome della strada e della porta. Che
ora non esiste piú, ma che lí troneggiava, poiché ci troviamo in corrispondenza di uno dei varchi delle
Mura Aureliane, che ancora oggi
fanno da quinta a piazza Fiume.
È una presenza maestosa, eppure
sostanzialmente ignorata. Se chiedete come si possa riconoscere la
piazza, infatti, la risposta sarà quasi
certamente che su di essa si affaccia
il palazzo della Rinascente e difficilmente verranno ricordate le mura,
perché il destino moderno di molte
delle antichità romane è proprio
questo: l’invisibilita. Forse perché
fanno da sempre parte del paesaggio
urbano e non sono ufficialmente
compresi nelle aree archeologiche
attrezzate per la visita, molti resti
della città imperiale sono divenuti
nel tempo uno sfondo, magari pit-
Salvo diversa indicazione, tutte le foto
che corredano l’articolo sono di
Andrea Jemolo e sono attualmente
esposte nella mostra «Walls. Le mura
di Roma», allestita presso il Museo
dell’Ara Pacis.
Il tratto delle Mura Aureliane che si
snoda fra le porte Latina e Metronia,
lungo l’odierno viale Metronio, nel
quadrante meridionale della città
(vedi pianta a p. 59).
A R C H E O 57
MOSTRE • ROMA
toresco, ma di cui raramente si percepisce la nobile vetustà. E le Mura
Aureliane non fanno eccezione.
LA PRIMA CAMPAGNA
SISTEMATICA
Del resto, per quanto possa sembrare sorprendente, anche la mostra
allestita nel Museo dell’Ara Pacis
nasce da una sorta di rimozione: le
magnifiche fotografie di Andrea
Jemolo esposte nelle sale disegnate
da Richard Meier sono infatti il
frutto di una campagna di documentazione sistematica, realizzata
fra il settembre e il dicembre 2017,
la prima del genere mai realizzata.
In almeno un secolo e mezzo di
studi e ricerche, le Mura Aureliane
Muro Torto
Un tratto delle Mura Aureliane ai
piedi del quale si snoda il viale del
Muro Torto. La strada, che lambisce
il parco di Villa Borghese, prende
nome dai resti delle sostruzioni
delle ville fatte costruire dagli
Anici, dagli Acili e dai Pinci sulla
collina sovrastante (che dagli ultimi
trasse il nome di Pincio),
successivamente inglobati nel
circuito delle Mura Aureliane.
58 A R C H E O
Porta San Paolo
Porta San Paolo si apriva in corrispondenza del tracciato della via Ostiense,
di cui infatti, in origine, portava il nome. È una fra le meglio conservate di
quelle che si aprivano lungo il circuito delle Mura Aureliane. Sulla sinistra,
spicca l’inconfondibile sagoma del monumento funerario che Caio Cestio
volle in forma di piramide seguendo la moda egittizzante che si era diffusa a
Roma all’indomani della conquista del Paese dei faraoni, nel 31 a.C.
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2. Portico degli Argonauti
3. Tempio di Matidia
4. Tempio di Serapide
5. Tempio della Salute
6. Teatro di Balbo
7. Arce capitolina e
Tempio di Giunone
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8. Portico di Filippo
9. Portico di Ottavia
10. Tempio di Apollo
11. Teatro di Marcello
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12. Tempio di Giove
Capitolino
13. Tempio di Esculapio
14. Tempio di Giano
15. Foro di Augusto
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Nerva
17. Basilica di Massenzio
18. Basilica di Costantino
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Roma
20. Arco di Costantino
21. Terme di Tito
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di Roma. La zona
in verde piú scuro
indica l’area
compresa nel
circuito delle
Mura Serviane;
quella di colore
piú chiaro
l’estensione
raggiunta in
epoca imperiale
e chiusa dalle
Mura Aureliane.
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erano state fotografate a piú riprese,
accumulando un patrimonio di immagini ricchissimo, eppure lacunoso. Da oggi, invece, la conoscenza
di quest’opera straordinaria può
contare sulla ricognizione integrale del suo intero circuito, che si
snoda per ben 19 chilometri intorno al cuore della capitale.
La colossale impresa, lo ricordiamo,
fu avviata nella seconda metà del III
secolo d.C., quando Aureliano,
all’indomani dell’invasione dell’Italia settentrionale da parte degli Alamanni, comprese che anche il cuore
A R C H E O 59
MOSTRE • ROMA
IL FONDO PARKER
A integrare le foto di Andrea
Jemolo, i curatori della mostra
«Walls. Le mura di Roma» hanno
inserito nel percorso espositivo una
cinquantina di fotografie selezionate
dal fondo Parker: si tratta di stampe
all’albumina realizzate da Carlo
Baldassarre Simelli (1811-post
1877), uno tra i piú abili fotografi
scelti da Parker per la sua raccolta.
L’archeologo inglese John Henry
Parker (1806-1884) fece eseguire a
piú riprese, tra il 1864 e il 1877, da
fotografi professionisti, durante i
suoi soggiorni a Roma, una raccolta
fotografica di oltre 3300 immagini
sulla città e sui suoi dintorni che
porta il suo nome. Molti degli antichi
negativi sono andati distrutti in un
incendio, tranne alcuni, oggi presso
l’Accademia Americana e al
Gabinetto Fotografico NazionaleICCD, mentre i positivi originali si
conservano, oltre che nell’Archivio
Fotografico del Museo di Roma, alla
Scuola Britannica di Roma e
all’Istituto Archeologico Germanico.
Le immagini raffigurano importanti
costruzioni del mondo romano: dalla
Porta Ostiense all’Arco di Dolabella,
da Porta Metronia alle Mura del
Castro Pretorio, da Porta Maggiore
alla Porta Asinara, dall’Anfiteatro
Castrense all’Acquedotto Claudio.
(red.)
In alto: Porta
Maggiore
in una stampa
all’albumina di
Carlo Baldassarre
Simelli. Roma,
Archivio
Fotografico
Comunale, Museo
di Roma.
A sinistra: la
Porta Asinaria in
una foto di
Gustavo Eugenio
Chaffourier.
Roma, Archivio
Fotografico
Comunale, Museo
di Roma.
60 A R C H E O
A destra: le Mura
Aureliane lungo
la via Casilina
Vecchia, dove
l’opera sfrutta le
arcate
dell’Acquedotto
Claudio.
In basso: lo studio
di Francesco
Randone, con la
Scuola di
ceramica, che
occupano
ambienti ricavati
all’interno delle
Mura Aureliane
nel tratto fra le
porte Pinciana e
Salaria, oggi in
corrispondenza di
via Campania, nel
rione Ludovisi.
dell’impero poteva essere direttamente attaccato dalle popolazioni
che già avevano cominciato a minacciarne i confini. I lavori ebbero
inizio nel 271 d.C. e si conclusero
appena quattro anni piú tardi. Un
dato che suona quasi beffardo, a ricordarlo adesso, in una Roma in cui
la certezza sui tempi di realizzazione delle opere pubbliche sembra un
frutto proibito.
UN EVENTO TRAUMATICO
A voler essere precisi, le ultime rifiniture furono eseguite sotto l’imperatore Probo e ultimate nel 279, ma
il nerbo dell’intero sistema aveva già
assunto forma compiuta nel 275. In
seguito si ebbero interventi di restauro e ristrutturazione, il piú importante dei quali fu promosso dagli
imperatori Arcadio e Onorio, che,
tra il 401 e il 403, disposero il raddoppio dell’altezza delle mura e
delle torri che ne scandivano il perA R C H E O 61
MOSTRE • ROMA
corso. Accorgimenti destinati a rivelarsi di lí a poco insufficienti: nel
410, infatti, Alarico, alla testa dei
Visigoti, riuscí a violare le mura e
mise a sacco Roma, scrivendo una
delle pagine piú drammatiche nella
storia dell’Urbe.
Né la sua impresa rimase isolata: fra
il 455 e il 549, Roma dovette assistere alle sortite di Genserico, Recimero, Vitige e Totila. In tempi ben
piú recenti, la resistenza delle Mura
Aureliane fu vinta, il 20 settembre
1870, dalle truppe piemontesi, che
aprirono la celebre breccia, fra Porta Pia e Porta Salaria. Ma in quel
caso almeno una parte della popolazione guardò all’invasore con occhi diversi da quelli di chi aveva
visto le vie della città farsi teatro
delle scorrerie di Vandali e Goti.
Quella di cui questi 19 000 metri di
mattoni e pietre sono stati testimoni
è dunque una storia plurisecolare,
In alto: la faccia
interna delle
Mura Aureliane
nel tratto che
corre lungo
l’odierno viale di
Porta Ardeatina.
A destra:
un’immagine
emblematica del
rapporto che nel
tempo si è venuto
a creare fra le
Mura Aureliane e
la città moderna:
qui siamo in viale
Pretoriano,
nell’area fra la
Stazione Termini
e l’Università
«Sapienza» di
Roma. Alle spalle
dei resti
dell’opera
difensiva, è il
palazzo che
ospita l’Istituto di
Medicina
Aerospaziale.
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che ora possiamo ripercorrere grazie all’itinerario per immagini proposto da Jemolo. Al di là del valore
documentario in materia di tecnica
edilizia e architettura militare, le
fotografie sono, infatti e soprattutto,
la prova tangibile di quanto le Mura Aureliane siano state – e spesso
continuino a essere – un organismo
vivo e che, fin dalla sua costruzione,
non ha costituito un corpo estraneo.
USO E RIUSO
Basti pensare, per esempio, alle
numerose occasioni in cui, anche
per rispondere all’esigenza di portare a termine l’opera nel piú breve tempo possibile, gli architetti
coinvolti nell’impresa sfruttarono
sapientemente stutture già esistenti, cosí da ridurre i volumi da realizzare ex novo. Il caso piú noto è
senz’altro quello dei Castra Praetoria e dell’Anfiteatro Castrense, ma
non sono meno significativi quelli
di Porta Tiburtina – che inglobò
un arco monumentale eretto alla
confluenza di tre acquedotti, l’Aqua Marcia, l’Aqua Iulia e l’Aqua
Tepula – del tratto di mura che,
dove oggi corre il viale del Muro
Torto, incorporò i muraglioni di
contenimento della collina del
Pincio, o, ancora, del segmento del
circuito che sfruttò parte dell’Acquedotto Claudio.
I camminamenti
Un tratto dei camminamenti interni
lungo viale Carlo Felice. Come si
può vedere dalla foto, le mura
furono costruite in opera laterizia:
un solido impasto di malta e pezzi
di tufo, pietre e mattoni. La parte
superiore del circuito era
percorribile attraverso un corridoio
scoperto e protetto da un parapetto
merlato, movimentato ogni 30 m da
torri quadrate con quattro finestre,
dotate di una camera di manovra
per le artiglierie e sopraelevata
rispetto al camminamento.
A R C H E O 63
MOSTRE • ROMA
64 A R C H E O
In alto: via Tiburtina Vecchia. L’esterno delle Mura Aureliane, una cui torre è inglobata nella Villa Dominici, residenza
signorile realizzata fra il 1741 e il 1748, su progetto dell’architetto Filippo Raguzzini.
Nella pagina accanto: l’interno della Porta Tiburtina (o San Lorenzo), per la cui costruzione venne sfruttato l’arco
monumentale realizzato in età augustea all’incrocio di tre acquedotti: l’Aqua Marcia, l’Aqua Iulia e l’Aqua Tepula.
All’indomani dell’età imperiale, la
pratica del riuso fu costante e conobbe episodi anche particolarmente significativi, come a Porta
Appia, poi ribattezzata Porta San
Sebastiano, una delle piú grandi e
meglio conservate dell’intero circuito. Per esempio, nel 1536 e nel
1571, il monumento venne scelto
per l’entrata trionfale in città di
Carlo V di Spagna e di Marcantonio
Colonna, e poi, nel Settecento, fu
oggetto di restauri disposti da papa
Benedetto XIV.
Descritta in buono stato da Giuseppe Valadier nell’Ottocento, tra il
1940 e il 1943, la porta fu concessa
a uso di studio e abitazione al segretario del Partito Nazionale Fascista
Ettore Muti e, in quell’occasione,
furono eseguite varie ristrutturazioni. All’indomani del secondo conflitto mondiale, l’edificio venne riaperto al pubblico e, dopo essere
stato a var io titolo utilizzato
dall’amministrazione comunale, di-
venne sede, nel 1989, del Museo
delle Mura di Roma, la cui visita
può costituire il corollario naturale
della mostra in corso all’Ara Pacis.
Altri spazi della cinta muraria furono peraltro concessi a uso di studio
e abitazione, come nel caso dei tratti a ridosso di Porta Salaria – assegnato allo scultore Ettore Ferrari
(1845-1929) – o di via Campania,
dove il pittore e ceramista Francesco Randone (1864-1935) diede
vita alla Scuola d’arte educatrice,
dopo che, nel 1894, il ministro
dell’Istruzione Baccelli gli aveva
messo a disposizione la torre
XXXIX delle mura.
tiche nella loro possente resa», sperando che i Romani, ma non solo,
smettano di non farci «piú caso,
come se quel serpentone fosse parte
di un paesaggio eterno e indifferente, una ruga del tempo, una malinconia abituale».
UNA RUGA DEL TEMPO
Storie di personaggi illustri e di
gente comune hanno dunque animato la vita delle Mura Aureliane,
che come ha scritto Marco Lodoli
in uno dei testi del catalogo che
accompagna la mostra «stanno ancora lí, meravigliose, sconfitte, poe-
«Walls. Le mura di Roma
Fotografie di Andrea Jemolo»
Roma, Museo dell’Ara Pacis
fino al 9 settembre
Orario tutti i giorni, 9,30-19,30
Info tel. 060608 (tutti i giorni,
9,00-19,00); www.arapacis.it
Catalogo Treccani
DOVE E QUANDO
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