GRUPPO STUDI BASSA MODENESE
QUADERNI DELLA
BASSA MODENESE
Storia, tradizione, ambiente
72
Anno XXXI, numero 2
Dicembre 2017
SAN FELICE SULPANARO
(MODENA)
20t7
ENzo GmooNI - MassrurltaNo RrcHrNt
I "CANNONI" FRANCESI DI LUDOVICO II PICO*
l. Aspetti politici
Martedì 10 novembre 1556 una lunga teoria di carri pesanti, trainati da oltre
quattrocento paia di buoi, esce lentamente da Parma prendendo la strada verso
Sorbolo. Il convoglio, messo a disposizione dagli Anziani della città, trasporta
nove ((cannoni grossi>>, una <<longa colubrina», una «bastarda>>, quattro cannoni
«mezani» e quattro «falconetti» destinati al conte della Mirandola Ludovico II
Pico. Il Pico è appena rientrato da un non meglio precisabile viaggiol. I cannoni
sono un equilibrato mix di pezzi in bronzo di grosso, medio e piccolo calibro
fina\izzato ad implementare, e forse ad aggiornare, con differenziata potenza,
agilità e rapidità di tiro, la capacità pichiana di risposta al fuoco. Una capacità
che appena cinque anni prima ha pur sempre fatto la sua parte nel far fallire,
durante la guerra per la Successione di Parma del 1551-1552, l'assedio posto
alla Mirandola dalle truppe ecclesiastico-imperiali di papa Giulio III2. A corredo
dei pezzi vi è anche un consistente quantitativo di polvere, salnitro, zolfo, palle
e diversificate munizioni. Se è stato stimato che alla fine del XVI secolo un paio
di buoi è sufficiente atrainare mille libbre di artiglieria3, il materiale destinato a
Ludovico II dovrebbe pesare alf incirca 132 tonnellate.
Per non logorare eccessivamente gli animali nello sforzo, a Sorbolo i buoi
sono sostituiti da altri quattrocento «e piu paia» inviati dalla comunità di Brescello, dove il convoglio si dirige. Qui artiglieria, munizioni e i molti uomini di
servizio e scorta armata sono imbarcati su dieci grandi barche per discendere il
Po sino a bocca di Secchia, dove arrivano martedì 17 . Di lì sono trainate sulla
fiumara sino al porto pichiano della Concordia. Con una spola ininterrotta di
trecentoventi bovari, come solito precettati, con grande travaglio per le pessime
strade che collegano la piccola «terra>> alla Mirandola,tra il 18 e 19 novembre
x
Il
presente contributo è l'esito di un proficuo scambio di idee tra i due autori, si precisa tuttavia che
7 Aspetti politici è stato scritto da Enzo Ghidoni, il § 2 Aspetti mililarl da Massimiliano Righini.
il§
1
Ancnrvio or S1lro or MooeNe (ASMo), Carteggio principi esteri, Mirandola (CPEM), b.
2
G.DpLpvt,LaguerradipapaGiLtliolllcontroOttavbFarnesesinoaLprincipiodellenegoziazioni di pace con la Francia, in «Rivista Storica Italiana», I (1884), pp. 632-680, 713-132;
3
122112.
I
novembre 1 556.
ANoNnao, Cronaca detta nobilissima .famiglia Pico,Il deÌle «Memorie storiche della città e
antico ducato della Mirandola» , a cura di F. Ceretti , Mirandola (Mo), 1874, pp ' 98- 1 30.
W. PeNcrr,n e, Il governo delle artiglierie. Tecnolctgin bellica e istituzioni veneziane nel secondo
Cinquecento,Milano 2005, p. I 92. L'imporlanza riservata dai Pico a questo strumento di difesa
li indurrà, nel XVII secolo, ad istitu:ire la carica di got;ernatore delle armi.
32
Erzo Gsr»olr - Messtru-mlto RtcHlNt
tutto il materiale è introdotto all'interno dellafortezza'
L'interal'operazione è stata finanziata dal re di Francia Enrico II di Valois+'
Lo certiflca con un apposito rogito, del giorno 20 novembre, il notaio mirandolese Giacomo Antonio Magnanini, che, assieme al consigliere regio «Ziliberto
Coyffiero» tesoriere generale di Francia e commissario deputato all'operazione,
contabilizza ogni singola spesa col supporto dei «capitani regi Nicolò Losco e
Lorenzo Turchetto da navi»>s.
Una fornitura quindi di elevato valore economico, e al tempo stesso una tangibile intensificazione di quell'investimento politico e militare awiato un veniennio prima sulla Mirandòla du Francesco I accettando tra i clienti regi Galeotto II Pico, per contrastare in ogni forma possibile I'imperialistico egemonismo
impresso .rll'Ituliu da Carlo V6. Un'intensificazione che sembrerebbe derogare
in qualche parte da quanto ribadito dagli storici. secondo i quali il disastro di
Scannagallo (2 agosto l554),durante il conflitto di Siena. sarebbe stato la causa
decisivà del tramonto delle ambizioni francesi in Italia;. Anche perché questa
fornitura deve attendibilmente misurarsi come complementare alla rimodulazione in corso alla Mirandola del fronte bastionato orientale insita all'addizione
urbana messa in pianta come noto, a cavallo de-eli anni Cinquanta del '500, da
Giovan Pietro Pélloia, ingegnere regio di Enrico II8. La fornitura di cannoni
assume un signiflcato più ampio se viene contestualizzata all'interno di una operazione strategica moito piir verticalizzata. r.olta al contenimento antispagnolo
nella penisola. Il cui vertice s'illumina. appunto. in quella sorta di bilancio consuntivo rappresentato dalla bella mappa del Pelloia. in cui è descritto 1o stato
di avanzaiento dei lavori ai bastioni: e altresì quanto ci sarebbe ancora da fare
per perfezionare il potenziale deterrente di una Mirandola progettata come una
poderosa città da guelra «alla moderna»g.
Secondo le teorie militari del tempo una «perfetta>> fortezza poligonale, ben
dotata di artiglieria per il tiro incrociato. è un fondamentale fattore di vantaggio tattico in caso di conflino. L'esperienza del fallito assedio di Giulio III alla
il4irandola ha infatti dimostrato. una I'olta in piu, come una ben munita fortezza
4
5
I. Croures. Henri II,Paris 1985.
ASMo, Archivio Notarile Mirandola. b. 194,19 novembre 1556. Un sentito grazie a Carlo
Giovannini per le preziose informazioni.
E. GnrooNt,'Il grande delitto,Mirandola (Mo) 2012'
r o;eoroxti, Il problema senese nella storia italiana della prima yt_e_tg fit Cinquecento (la
6
i
di Siena),Firenze 1958; R. C.qNrec,qllt , kt guerra di Siena (.1552-1559), Siena 1962.
g [uur"
in merito si vedano di M .Ptcozzr, Laforma urbana di Mirandola nel Cinquecento. L'intervento
di Giovan Battista Pelori. L'addiziòne,dove si confonde il nome dell'ingegnere; e V. Ceppt,
Da ,,Oppido a Città".11 jprogetto Peloia e la trasformazione della Mirandola nel XVI secolo,
9
i lavori in I Sg6 t SiZ: Mirandola piccola capitale, a cura di B. Andreolli e V. Erlindo,
"ntru.ti (Mo) 2001, pp. 83-105, 107-lli.D. Bosso, 1/ Cavalier Pietro Pelloia "ingénieur du
Ulianaota
roi" . un trntotiro biogràfico, in «Studi Chivassesi», 7 (2016), pp' 51-80'
E. CoNcrNn , La macchiia territoriale. l-a progettazione della difesa nel C_inquecento veneto,
Roma-Bari, Laterza
Mura,
e
le
Cittò
la
Roma-Bari ,Lut rru 1989. C. Dr Sgu - J. Lr Goer,
potere>' dei
1989. A. Fen,c., l, Città da Guerra,Torino, Einaudi 1993. E' Gutoot'tl, L'<<lsola del
pico,in Il Cajretlo dei Pico. Contributi allo stutlio delle trasformazioni del Castello di Mirandola dal xIV al xIX secolo,Mirandola (Mo), Gruppo studi Bassa Modenese 2005,pp.11-32.
I
-lJ
"cannoni" Jrancesi di Ludovico II Pico
abbia la capacità di logorare anche grossi eserciti e quindi di modificarne i piani
strategici. In termini politici, il potenziamento delle mura cittadine con maggiori
e nuovi cannoni si conflgura per Ludovico II come un vitale valore aggiunto per
la conservazione dello statol0. Una piu evoluta difesa che in occasione di dimcili passaggi politici sarà infatti piu volte ostentata, non senza qualche punta di
millanteria, dai successori del Picott. Questi cannoni sono pertanto f interfaccia
di un'infrastruttura idonea a esaltare ancor piu quella capacità di condizionare le linee geostrategiche ispanico-imperiali messa in evidenza durante conflitti
degli anni Quaranta e Cinquanta del '500, quando la <<terra» pichiana è stata il
punto di aggregazione degli eserciti francesi operanti in alta Italia contro gli
Asburgor2, denunciata con forza a Carlo V da Cosimo I de' Medici e ripresa da
diversi altri osservatorit3. Il «nido e la rocca de'Francesi in Italia»1a, collocata
al centro della pianurapadana risulta assai pericolosa per gli interessi di Spagna
e Impero, consolidata per questa funzione con larghi mezzi da Enrico llls. A
questo proposito vale la pena riportare, per dimostrare la percezione avuta dai
contemporanei della Mirandola-fortezza, un passo della Relazioneletta al senato
veneto da Federico Badoer, ambasciatore presso il duca di Urbino Guidobaldo
II Della Rovere (1547): «Il re cristianissimo (Francesco.Q padre del presente
(Enrico 11) ha tenuta la Mirandola e si tiene tuttavia con sua grandissima spesa
et incomodità, non per altro se non poter divertire la guerra che fosse mossa nel
Piemonte, e soccoffer i luoghi assediati»16.
Appare altresì evidente come con questi vantaggiosi contributi tattici francesi, veri e propri dividendi di una lunga e fedele alleanza verificata sul campo,
Ludovico II recuperi a livello mediatico una rinnovata visibilità politica e militare, in qualche modo offriscatasi nella brutta disfatta di Scannagallo, in cui
seppur impropriamente è stato tirato in causal7. Nel rapporto da sempre in essere
nei vincoli di alleanza tra la diplomazia di potenza e, per effetto, la produzione
e la fornitura di armi ai clienti e alleati, sembra ristabilita nel Pico l'attitudine
nel gestire le relazioni politiche e quelf indirizzo francofilo utile ad emergere
sul mercato politico sovraterritoriale e a trovare una superiorc garanzia strate-
10 P. oer- Necno, Raimondo Montecuccoli e
la rivoluzione militare,in Raimondo Montecuccoli.
Teoria, pratica militare, politica e cultura nell'Europa del Seicento,Pavullo nel Frignano 2009,
pp.51-58; R. Gsenenor-F. M,lncellr, La pace degli eserciti e dell'economia. Montecuccoli e
Marsili alla Corte di Vienna, Bologna 2009,p.78.
1l M.RrcnrNr, Learmiel'arsenaledellaMirandolaelnventariodell'artiglieriaedeglialtriattrezzi militari nel Castello di Mirandola,in Il castello di Mirandola.lnventari di arredi, quadri
e armi (t469-1714),acura di M. Calzolari, Mirandola (Mo) 2006, pp. 9l-102, 329-336.
12G. Rreren, Lettres et mémoires d'Estat des Roys, Princes, Ambassadeurs et autres Ministres
sous les règnes de Fragois ler, Henri
II
et Frangois
II,2voll.,Paris 1666,passim.
l3 G. SprNr, Cosimo I e I'indipendenza del principato mediceo,Firenze 1980, pp' 15' 16'56'59'
62,85,90,97,185.
M. F. SeNsovrNo, De lla cronaca universale del mondo. Chiamata già Sopplimento delle Croniche . Parte III ,Yenezia 151 5 , p . 640 .
15 M. Pnr-r-scxtm,Le guerre d'Italia 1494-1530, Bologna 2009'
16 Relazioni degli ambasciatori veneti, a cura di E. Alberi, s. II, V, Firenze 1 863, p. 403 '
17 E. GnrooNr, Pichianerie (4),in «Atti e Memorie Deputazione Storia Patria Antiche Provincie
Modenesi>>, s. XI, XXXV (2O13),pp.69-95.
14
34
ENzo Gmoorr - MessrNtrr-r,qNo RrcurNl
gica per il suo statol8. I cannoni di Enrico II e il fondamentale supporto tecnico
prestato dal Pelloia alla costruzione dei nuovi bastioni rappresentano infatti un
aspetto dirimente per la comparazione della sua azione politica e, nondimeno,
della sua capacità di riuscire a flssarla in una cospicua eredità materiale per chi
verrà dopo di lui. D'altronde uno dei principali impegni programmatici di una
piccola dinastia sovrana italiana d'Età moderna è appunto quello di trovare una
dimensione di sicwezzanei grandi giochi delle potenze continentali di Francia e
Imp.ero che si contendono il predominio sulla penisola.
E inoltre evidente che questi consistenti investimenti francesi producano sulla
Mirandola un salto di qualita e un forte impulso per f intera struffura socioproduttiva dello stato pichiano. Una rimodulazione dei bastioni in forme più aggiornate
e valide, cui è insita una signiflcativa addizione urbana, tutta da svilupparsi strutturalmente, è senza dubbio un potente acceleratore economico, oltreché un fattore
d'incentivazione demografica, comportante un aumento netto degli impegni lavorativi e finanziari intemi. Non solo di quelli statali, perché mettendo nuovi spazi a
disposizione, conl'addizione, sono stimolati anche capitali di enti e privatilo.
Allo stato non è dato sapere se o in che misura siano intervenute in merito
altre speciflche sowenzioni francesi, come avverrà ad esempio nella metà del
XVII secolo con le migliaia di doppie elargite da Lui,ei XVI ad Alessandro II per
rifortiflcare il lato occidentale della Mirandola2o. In ogni caso la quasi totalità
del capitale economico e sociale mirandolese è coinvolto in sacrifici. A partire
dagli espropri di terre e gli abbattimenti di edifici a ridosso dei nuovi tracciati
murari. Così pure per le prestazioni in forme piir o meno coatte di manodopera
e trasporti, le quali tuttavia finiscono per trasformarsi in componenti per il consenso politico, perché finalizzate a garantire sictxezza pubblica. Fondamentali
sono altresì gli sterri delle nuove fosse e i tamponamenti delle vecchie, oramai
alf intemo della cerchia cittadina. Molteplici settori produttivi legali all'edllizia
acquisiscono accelerazioni: nello scavo di argllla, sabbia e sabbione nelle valli,
per produrre mattoni e laterizi; nella raccolta di brusaglia (arb:usti e cannicciati)
per la loro cottura, e sfruttare anche le piu marginali fonti energetiche2i; nell'ab-
battimento e nella ripiantumazione di roveri e noci e di tutte le altre essenze da
costruzione su cui gravano diritti di riserva sovrani; nella sagomatura di pali di
fondazione, messi in opera dai mugnai della Concordia, esperti nelle paliflcazio-
18 E. GnrooNr,
pp.13-156.
I Pico nelle prime guerre d'Italia, in «Quademi della Bassa Modenese»,68 (2015),
titolo di sintesi si vedano: V. Fn-rNcurrrr, Città, architetture,
maestranze tra tarda antichità ed età moderna, Milano 2007', L'économie de la constuction
dans I'Italie moderne,a cura di J.-F Chauvard-L. Mocarelli, in «Mélanges de l'École Franqaise
de Rome» 119,2 (200'7): degli stessi: Obre la pietrificazione del denaro: ripensare I'edilizia
in una prospettiya storico-economica, in «Città e Storiar>, a. IV I (2009), pp. 65-88; per un
confronto con la fortiiìcazione di Carpi: M. GurzzoNr, La pietraforte: Carpi città e cantieri alle
fortificazioni. Xil-XVIII secolo, Casalecchio di Reno (Bo) 1997.
20 E. GurooNI, Pichianerie (14),in corso di stampa in «Atti e Memorie Deputazione Storia Patria
19 La bibliografla in merito è vasta, a
Antiche Provincie Modenesi», (2018).
21 Nella cottura di mattoni elateizi la legna forte è utilizzata solo in casi di elevate temperature,
per sfruttare anche le risorse interne marginali.
I
"cannoni" ;francesi di Ludovico II Pico
35
ni delle chiuse22, nella squadratura di tavolame; nelf innalzamento di impalcature; nell'assemblaggio di strumenti tecnici, argani e sollevatori, ma nondimeno
di attrezzi più ordinari come le carriole, veloci a rompersi per il grande uso e
bisognose di assidui ripristini. Lavori che compoftano anche notevoli acquisti
esterni di materiali, la cui produzione alf interno dello stato non è sufficiente
a soddisfare in pieno il fabbisogno, come gli alberi da costruzione, tavolame e
mattoni cotti, acquistati da privati e da fornaciai di paesi vicini; o che non sono
del tutto producibili come la calce23. Non ultima vi è la necessità di accantonare
adeguate scorte, in particolare di polvere da sparo largamente lutllizzata anche in
tempi di pace, per l'addestramento al fuoco di artiglieri e archibugieri, e nelle
annuali ricorrenze e feste dinastiche. Nei frequenti «sbarri» giubilari di cannoni
archibugi si consumano grandi quantitativi di polvere, che per intrinseca natura
strategica deve essere prodotta in loco, nell'arsenale o in apposite nitriere, per
non dipendere da aleatorie forniture e/o acquisti esterni24.
I costi della fornitura dei cannoni sono arrivati a oggi purtroppo solo in modo
molto discontinuo per la perdita delle pezze d'appoggio. I nove cannoni grossi
gettati nelle officine famesiane, forse su tipologia di quelli estensi25, dal fonditore avignonese «mastro Giovanni» Coutur, costano 120 scudi l'uno, per un
valore totale di 1080 scudiz6. Non è possibile precisare, invece, quello degli altri
dieci pezzi27. Ignoto è anche quello delle munizioni e delle altre materie prime
e
22 "La ruina dei modenesi".I mulini natanti di Concordia sulLa Secchia. storia di wna civiltà
idraulica, a cura di B. Andreolii, Concordia sulla Secchia (Mo) 2001 .
23 Cfr.in ASMo, Documenti stati e città, Mirandola,b.4O, Libro della Ordinazione per la Casa
di S . A. Ser.ma. Qui i programmi stilati settimanalmente alla metà del XVII secolo per i lavori
ai nuovi bastioni occidentali della Mirandola.
24 PeNcrEne,l/ goyerno delle artiglierie,ctt.Il salnitro e Io zolfo presenti nella fornitura di Enrico
II sono tra le materie primi utili alla produzione di polvere da sparo. Lo zolfo è l'unica materia
prima da cui i Pico devono dipendere da acquisti estemi. La polvere scriteriatamente conservata
aII'interno del torrione principale nella notte dell' 1 1 giugno 17 14 sarà colpita da un fulmine e
nell'esplosione gran pafie del castello sarà distrutto: M. Cer-zor-,A.nl-L. BoNrarrt, Il Castello di
Mirandola dagli inizi del Settecento alla fine dell'Ottocento: "descrizioni", docttmentazione
cartografica e trasformaT,ioni planimetiche,irirll Castello dei Pico,cit., pp. 115-193.
25ASMo, CPEM,b. 122112,28 ottobre 1555, lettera di Ludovico II Pico al principe Aifonso
d'Este (il futuro duca Alfonso II).
26 I cannoni grossi da cinquanta fusi da mastro Giovanni presumibilmente con tecniche costruttive
all'avanguardia per l'ef{ìcienza balistica e i tempi di ricarica, sono dieci per un costo totale di
i200 scudi.
27 Citati in una lettera di Ottavio Farnese al duca Ercole II d'Este del 18 febbraio 1557: A. ANcprucct, Documenti inediti per la storia delle armi da fuoco italiane,I, pt. I, Torino 1869, p. 336;
L. MenrNr, Architettura militare di F. De Marchi,II, pt. II, Roma 1810, cap. XIX, pp. 29-30:
«Dimensione di alcuni pezzi d'artiglieria che hanno fatto fondere Enrico II e Ottavio Farnese>>,
in cui parla delle misure da lui prese arpezzi fusi da mastro Giovanni nel 1553: cannoni da 60
libbre lunghi 21 calibri, pesano 10.240 libbre (un libra di Parma equivale a328 gr.),lunghi 18
calibri e Vc,libbre 8.878; cannoni da 50, Iunghi calibri 18 e l/8,libbre 7.550 e 8.004, secondo il
focone; mezzi cannoni da 30,lunghi calibri 19 e2l5,llbbre 5.020; colubrine lunghe da 30, calibri 30 e 2l3,llbbre 7.750; falconi da 6,lunghi calibri 35 e/z,libbre 1.575. Su mastro Giovanni,
entrato al servizio di Ottavio Farnese nel 1553 sino al 1560,le informazioni sono estremamente
scarse e quelle riportate in diversi lavori sono del tutto ripetitive. Nel museo dell'artiglieria di
Torino si trova un suo famoso pezzo ottagonale'. Le .fortune di Cosimo I, la Battaglia di Scannagallo, a cura di G. Giannelli, Arezzo 1992,p.77 .
36
ENzo Gsrooxr - Massnau-reNo RrcurNr
a coffedo. Niente è dato sapere sull'importo speso nei lavori occorsi per sollevare con argani i tre pezzi grossi «ancora a terra)) e montarli «a cavallo» degli
affusti; come pure non è possibile quantiflcare i salari erogati ai molti facchini
e guastatori impiegati per estrarre i pezzi dai magazzini e metterli in condizione
di marcia. Lo stesso dicasi per la grande quantità di legname, corde, ferramenta,
chiodi e grassi, barili, lanterne, torce e «altri simili aprestamenti» comprati per
assemblare carri matti e i letti dei cannoni per agevolarne il trasporto. Neppure è
noto 1'ammontare del nolo delle diecibarche; e descritti solo come «molti scudi»
sono quelli sborsati per l'acquisto di grosse travi e altro legname per costruire
appositi ponti per poter caricare sulle stesse i cannoni, senza doverli smontare.
La scorta armata di cento fanti, dodici cavalli leggeri e circa quaranta guastatori,
inviata dalla Mirandola per proteggere il convoglio, soprattutto nel tratto di quattro miglia in cui il Po attraversala <<terra imperiale» di Guastalla, somma invece
un costo di circa 117 scudi28. L'affitto degli oltre quattrocento paia di buoi e dei
carri, non quantificati questi ultimi nel numero, che da Parma hanno condotto il
materiale sino al porto di Brescello ha assommato una spesa all'incirca di 2000
scudi2e, cui devono aggiungersene altri 70 per quei centocinquanta buoi andati
«piu lontano>>. Non è sapere inoltre il valore dato a un bue morto per lo sforzo.
Neppure è precisabile la spesa per il fleno comprato per alimentare in modo adeguato il bestiame. E altresì i costi d'affitto per altri carri e paia di bluoilutllizzati,
ma non specificati nel numero, e tuttavia pagati «uno e due giuli più dell'ordinario>>, per servizi corollari. L'alloggio in Parma dei capitani, dei cannonieri e di
alcuni soldati mirandolesi, più l'affitto di diversi cavalli di posta, impiegati per
andarc diverse volte <<avanti e indietro», ammonta a ben 900 scudi. Ignotatuttavia è la spesa per l'altro legname, «assi di rovere chiodi e cavicchi>>, acquistati
per fare nuovi ponti sulle navi. Le vivande consumate durante la navigazione
assommano per contro a 6 scudi; e di 14 è l'onorario dei guastatori durante la navigazione. Le spese di sbarco sono annotate per un importo di appena l0 scudi.
Ma molte altre pezze d'appoggio, pur citate nella stipula con notule a parte, non
ci sono pervenute e hanno compoftato importi imprecisabili.
Un notevole impegno finanziario, quindi, programmato, per ciò che riguarda
i cannoni, da almeno un anno. Ne sarebbe la prova la richiesta fatta da Ludovico
II, il 28 ottobre 1555, al principe Alfonso d'Este - il futuro duca Alfonso II della
<<gratia di farmi mandare una misura della lunghezzaetdellagrossezza delli cannoni da cinquanta chel Sr. Duca ha fatto fare ultimamente et così delli girifalchi
da dodici et di quelli da sei, che pensando d'haverne a far fare anch'io alcun
pezzo di quella sorte ho gran bisogno d'havere le dette misure>>30.
Non compete in questa sede analizzare l'ambigua politica adottata nell'occa-
28 La cifra è calcolata dal giorno otto al diciassette novembre, al costo di 2 giuli e /z
il giorno
per
cavallo, I giulioafantee I giulio ey2agtastalore,peruntotaledi llT0giuli,chenelrapporto
di l0 giuli a scudo secondo alcuni cambi del 1570, importano all'incirca 117 scudi.
29 8 giuÌi il paio al giorno per i buoi e 6 giuli per i carri.
30 ASMo, CPEM,b.l22ll2; per i calibri cfr. indicativamente: Pauctpna ,Il governo delle artiglierie , cit., p. 169 .
I
3t
"cannoni" francesi di Ludovico II Pico
i cannoni, infatti, sono stati fusi in Parma quando
duca è ancora allineato con la potenza transalpina il loro trasporto avviene
invece due mesi dopo il suo essersi accostato a Carlo Y dal quale il precedente
15 settembre ha riottenuto, a seguito del trattato di Gand (13 agosto 1556), la
restituzione di Piacenza e Novara, con le rendite dei feudi napoletani di Aiello e
Ferentillo. E nondimeno esso avvenga due giorni dopo la sua fastosa incoronazione a duca. Il Farrese, dichiaratosi tempestivamente neutrale, il 13 settembre,
nei rumori di una guerra alzatisitra il papa Paolo IV Carafa e Carlo V e suo figlio
Filippo II, non fa dunque nulla per impedire un'operazione chiaramente ostile
per la Spagna e l'lmpero. Forse per timore di doversi scontrare con Enrico II, o
forse per chiudere il piu in fretta possibile ogni pregressa collusione con la Francia31. Su suggerimento del suo capitano Camillo Orsini, trattiene pero presso di
sé, forse in conto spese, un cannone da cinquanta32.
La fornitura dei cannoni al Pico awiene inoltre in un momento di crescente
tensione nella geopolitica italiana; nonostante il precedente il 5 febbraio Enrico
II, nell'abbazia di Vaucelles, abbia firmato con Filippo II di Spagna una tregua
quinquennale abbastanza vantaggiosa33. Con essa dimostra, come accennato, di
non avere nessuna intenzione di lasciare piena mano libera agli Asburgo in Italia.
II re francese, per di più, sta dando ascolto alle pressanti richieste d'intervento
che gli vengono dal papa Paolo IV. Il pontefice, che detesta i due Asburgo considerandoli poco contratanti e collusi con gli eretici riformati, è determinato per
quanto è nelle sue possibilità ad incrinare l'egemonia ispanico-imperiale sulla
penisola e ai primi di settembre ha temerariamente aperlo le ostilità:+. Larapida
avanzata dal napoletano del duca d'Alba su Frosinone, Anagni e Tivoli ha messo
però ben presto in difflcoltà 1'esercito papalino, determinando Enrico lI a correre
in suo aiuto. La piena adesione del re alla lega antiasburgica per la liber1à d'Italia
promossa, nel gennaio 1557, dal pontefice3s e il successivo invio di un esercito
in Italia capitanato da Francesco di Guisa potrebbero pertanto trovare qualche
ragionevole premessa nella fornitura dei cannoni a Ludovico II.
Allo stato delle ricerche non pare tuttavia che il Pico venga direttamente impiegato nella spedizione del Guisa in centro Italia, anche se conosce molto bene
il maresciallo36. A1 contrario della guerra di Siena sembra rimanere alla Miransione da Ottavio Farrrese. Se
il
31 G. Coccror e,
I Farnesi
ed
il ducato di Parma
e Piacenza
durante il pontificato di Paolo IV,tn
«Archivio Storico per le Province Parmensi»,III (1903), pp.l-232.
32 La cosa è attestata nel rogito del Magnanini; si veda alla n. 25.
33 F. Bne.uner, Civittà e Imperi del Mediterraneo nell'età di Filippo 11, Torino 1991, pp. 10031006. Il testo della tregua in: RIBIER, lelrres et mémoires d'Estat, cit., pp' 626-631.
34 P. NonBs, Storia della guerra di Paolo IV contro gli spagnoli, a cura di L. Scarabelli, in «Archivio Storico Italiano», XII (1847), pp .1-512; L. Se«naNo, Causas de la guerra entre el Papa
Paulo IV y Fetipe II, Roma 1918; A. AueeRr, Paolo IV. Politictt, Inquisizione e storiografia,
Firenze 1990, pp. l3-43;1o., Paolo IV,in «Enciclopedia dei Papi>> III, Roma 2000 ,pp.128-142;
D. Sexmnour, Il papato di Paolo IV nella crisi politico-religiosa del Cinquecento,Roma 2008,
pp.41-134.
35 G.
Marrmsrrl, Papa Paolo IV suo nepotismo e la lega per la libertà d'Italia, con documenti
diplomatici inediti, in «Rivista Europea», VIII
36 Gnrooxr, Pichianerie
(4),cit.
(I
872), pp. 219-247
.
38
ENzo GHrooNr - MessrurlraNo RlcHrlr
dola, forse per continuare a sovraintendere i lavori in corso alle mura, o forse
per dare appoggio tattico al duca Ercole II d'Este in grosse difficoltà nel riuscire a stemperare l'accerchiamento (giugno 1557) degli imperiali3T. Né vi sono
riscontri che l'artiglieria fornita a Ludovico sia stata :utlLizzata nella campagna
conclusasi senza esiti positivi dell'esercito francese contro il regno napoletano.
Lapace segreta firmata a Cave nel settembre 1557 tra il papa e Filippo II spegne comunque, l'ultimo conflitto delle «horrende guerre d'Ytalia»3s.
2. Aspetti
militori
La fomitura di questi diciannove pezzi si colloca in un momento storico particolarmente significativo per la creazione di una nuova e più moderna artiglieria.
Dagli anni Venti del Cinquecento, lo sviluppo delle armi da fuoco pesanti si lega
ad un'ottimizzazione operativa della guerra di posizione, sia nella demolizione
delle fortezze che, per opposto, per la loro difesa.
La necessità di una evoluzione rapida, emersa durante i maggiori fatti d'arme
europei39, è dovuta allatendenza, sempre maggiore, di condurre campagne militari improntate alla conquista di città e fortezze (flg. 1). Queste necessariamente
si trasformano dotandosi di nuove ed efficaci architetture difensive. In questo
periodo è fervente il dibattito, tra gli esperti di tattiche militari e di poliorcetica,
sulle modifiche da apportare ai modelli di artiglieria impiegati nei campi di battaglia, soprattutto quelli italiani, dagli eserciti riuniti sotto le bandiere francesi e
imperiali. Alcuni sostengono la necessità di incrementare la potenza delle boc-
Fig.
I
datata
- L'artiglieria imperiale raffigurata durante l'assedio di Munster. Erhard Shoen, incisione
I 53
6, particolare.
37 G. BeNzoNr, Ercole II d'Este, in «Dizionario Biografico degli Italiani>>, 43, Roma 1993.
38 G. Coccror- a, Paolo IV e la capitolaqione segreta di Cave, Pistoia 1900.
39 Si ricordano le battaglie di Ravenna, Marignano, della Bicocca e di Pavia dove l'artiglieria francese, e dei suoi alleati, è protagonista di azioni efficaci e innovative tali da eliminare per sempre
le ambizioni di conquiste territoriali della Confederazione Elvetica e di contenere l'efflcacia
delle fanterie mercenarie che oramai sono indiscusse protagoniste dei campi di battaglia.
I
"cannoni" Jrancesi di Ludovico II Pico
39
che da fuoco, e quindi anche dei calibri, sia per ipezzi da assedio che per quelli
campali. Altri al contrario propendono per un miglioramento delle prestazioni
dvute al ridimensionamento deipezzi. Questo allo scopo di aumentare la cadenza di tiro, rendere piìr tese le traiettorie e più mobili le batterie, così da impedire
la formazione di angoli morti utrlizzabili dalle fanterie nemiche per condurre
efficaci assalti alle difeseao.
Un episodio fondamentale per 1o sviluppo futuro di nuovi prototipi è l'assedio di Vienna operato dei Turchi nel1529. Gli assedianti, guidati sul campo da
Solimano II, sono dotati di un eccellente parco d'artiglieria4l che conta circa 300
pezzi piantati sotto le mura della capitale dell'Impero. I difensori contrappongono ai Turchi 72 grossi cannoni, ed oltre 60 pezzi di altre tipologie. La difesa
più efflcace contro i venti assalti alla città effettuati dall'esercito turco è però
assicurata dai pezzi più leggeri, a camapiù lunga, posizionati sui dieci bastioni,
che coronano le coftine difensive della città. Su ognuno di essi sono piazzate due
colubrine e sei falconi, mentre lungo le cortineaz vengono realizzati dei cavalieri+3 dotati ognuno di 16 pezzi leggeri. Quest'impostazione della difesa costringe
i Turchi alla ritirata. La maggiore efficacia deipezzi medi rispetto agli enormi
cannoni turchi convince l'Imperatore Carlo V a mettere in atto una vera e propria
riforma dell'artiglieria ispanico-cesarea. Un' iniziativa che avrà un' influenza generale su tutti gli eserciti europei ed anche sui piccoli stati italiani, che in alcuni
casi già eccellevano nella fusione di ottime bocche da fuocoaa. Ipezzi più grossi
vengono quasi totalmente accantonati in favore di tipologie piìr leggere, specificamente scelte, di cui vengono standardizzati i calibri, per una migliore movimentazione ed un impiego piu efficace e versatile sul campo e nelle operazioni
ossidionalias. Di consegùenza la produzione di pezzi d'artiglieria straordinari
viene quasi del tutto abbandonata, salvo che per alcuni cannoni e colubrine da
assedio, che spesso rimangono imttllizzati e vengono più che altro celebrare il
prestigio dei principi e delle loro officine46.
40
E. Ecc, J. Joee, H. L,qcsoueup, PH-E. Cr-aeron, D. RlrcHEI-, Storia dell'artiglieria, Milano
1971, pp.38-39.
41 L eseròito turco, grazie al lavoro dei più abili fonditori occidentali, riuscì in brevissimo tempo
a creare un potente parco di artiglierie, forse il più efficace dell'epoca, in grado di consentire
I'attuazione di una òampagna dfinvasione dell'Occidente che in pochi mesi vide cadere nel
1522 la cittadella dei Càvalieri di San Giovanni a Rodi, ritenuta inespugnabile, e nel 1526 a
sconfi ggere l'esercito ungherese.
42Con if iermine cortina si identifica il muro principale di un'opera difènsiva che solitamente
collega le opere principali della difesa come torri o bastioni'
43 Con luesto^termìne si definisce qualsiasi opera fortificata che risulti più elevata rispetto ai bastioni e alle cortine facenti parte dello stesso complesso fortiflcato.
44 Si prenda come esempio il Ducato di Ferrara e la Serenissima Repubblica di Venezia.
45 Un inventario del 154b elenca le tipologie dipezzi in uso: cannone da 40 libbre; cannone medio
da 24; colubrina grande da 12; colubrina media da 6; falcone da l0; falconetto da 3 e mortaio
da 100.
46 Si ricordano: la colubrina doppia sforzata da 125 libbre, chiamata "La Regina", gettata a Ferrara da Annibale Borgognoni nel I 556 e le 1 2 bocche da fuoco da 50 e 70 libbre, fatte gettare
da Carlo V nel 1535 è denominate "I 12 apostoli". Questi cannoni erano considerati i migliori
"pezzi" da assedio del tempo.
40
ENzo GmooNr - M,qssrrurrlraNo Rtcmrt
Anche la Francia, nonostante la supremazia mantenutatrala metà e la fine
del XV secolo (in particolare durante le Guerre d'Italial+t, si avvicina ai modelli
produttivi imperiali mutuandone di fatto la stessa lunghezza e calibro delle canne. Un inventario del 1550 ne identiflca alcuni modelli: cannone intero; colubrina grande; colubrina media; colubrina piccola; falcone e falconetto. L'artiglieria
spagnola (fig.2), che si allinea alle tipologie ed ai calibri imperiali, si differenzia
per le forme delle canne, che tendono ad essere piu spesse al centro rispetto ai
modelli europei.
In questo contesto i piccoli stati italiani, per logica differenza di risorse rispetto alle grandi potenze continentali, non riescono a rivaleggiare per quantità
di artiglieria prodotta, ma la continua presenza di eserciti stranieri porta nella penisola un gran numero di mastri bombardieri e mastri fonditori. Molti di costoro,
attratti dalle prospettive offerte dai principi italiani, si mettono al loro serriizio.
Queste qualificate maestranze, anche grazie al lavoro svolto in precedenza da
grandi maestri come Leonardo e Francesco di Giorgio Martini, e all'esperienza contemporanea dei fonditori italiani, contribuiscono in maniera decisiva ad
aumentare la capacità e la qualità produttiva delle officine peninsulari, dove si
producono esemplari eccezionali per bellezza ed efflcacia. Tra tutti in particolare
è 1o Stato estense dove sull'esperienza di Ercole I e in specie diAlfonso I+8, si
gettano le basi per creare una officina di artiglieria che dalla metà Cinquecento,
47 Si veda: nella discesa in Italia di Carlo VIII l'impressionante mobilità dell'artiglieria che fece
un'enorme impressione tra i principi italiani e la grande potenza di fuoco espressa dai cannoni
francesi durante le battaglie delle Guerre d'Italia.
48 Ercole I d'Este seppe dare un impulso produttivo alla fabbrica dell'artiglieria estense soprattutto durante il conflitto contro Venezia (1482-84). La produzione in questo periodo fu impressionante per quantità e per qualità degli esemplari prodotti; dalle piccole spingarde alle grandi
bombarde da assedio realizzate intre pezzi. Alfonso I viene ancora oggi ricordato come il "duca
artigliere" per eccellenza. Paolo Giovio ne esalta le doti: "Alfonso d'Este, dandosi egli ancora
a fondere metalli a guisa di fabbro e a gittare cose in bronzo, gli successe tanto bene e facilmente tale arte, che egli superò con il suo ingegno, sia nel mescolar metalli con meravigliosa
temperatura sia nel gittare artiglierie grandissime e di inusitata misura, tutti i migliori artefici et
di più autorità che si trovassero ai suoi tempi". Sotto il suo comando l'officina delle artiglierie
produsse nuovi pezzi che segneranno Ia storia delle armi da fuoco. La prima battaglia dove le
armi da fuoco ferraresi vennero impiegate fu l'assedio di Padova, dove aprirono una breccia
nelle mura cittadine. L'anno dopo furono decisive nella battaglia di Polesella dove, protette da
fortiflcazioni campali, annientarono la flotta veneziana che risaliva il Po. L'evento più importante per le bocche da fuoco di Alfonso fu Ia Battaglia di Ravenna dove, al fianco dell'esercito
francese, seppe muovere sul campo, in modo del tutto innovativo, la sua potente artiglieria in
modo da bersagliare i nemici al fianco e alla coda dello schieramento. Questa tattica risultò vincente per 1o schieramento francese. In questo periodo vennero create le più rinomate artiglierie
estensi. "La Giulia" era una colubrina doppia da 50 libbre, fabbricata con il bronzo, donato dalla
famiglia Bentivoglio, ricavato dalla distruzione di uno statua raflìgurante Giulio Il reahzzata
da Michelangelo a Bologna. "Terremoto" e "Gran Diavolo" furono i nomi di grosse colubrine,
anche esse doppie sforzate, con palla da 125 libbre, utllizzate per la difesa delle mura ferraresi
e per la campagna di riconquista, awenuta nel 1521, dei territori del Ducato di Modena sottratti
al duca estense dallo Stato pontificio qualche anno prima. Le colubrine sparano solitamente
proiettili pesanti da 25 e30 libbre, Ia colubrina è detta "doppia" se la palla supera le 30 libbre,
diviene poi "sforzata" se il proiettile pesa il triplo o il quadruplo del normale. Proprio queste
ultime costituiscono il vanto della produzione estense.
I
4t
"cannoni" francesi di Ludovico II Pico
sotto la guida di Ercole
II
ed Alfonso
II, diviene uno dei grandi poli produttivi
europei.
Tra i piu grandi fonditori del tempo spicca Annibale Borgognoni (Burgundier). Figlio del fonditore imperiale Pietro, da Trento, si trasferisce a Ferrara
nei primi decenni del '500, dove la sua presenza è documentata dal1537+q. Un
inventario dell'artiglieria ducale, redatto ((sotto la felice memoria del Ser.mo
Sig.re Duca Hercole Secondo>>5o, descrive alcuni pezzi di artiglieria in servizio
aFerraru e nella «Monitione di Berselo»sl. Prima fra tutte è citata "La Regina" (flg. 3), una colubrina doppia sforzata dal calibro di 125 libbre, gettata da
Annibale Borgognone nel 155652; seguono altre colubrine da 60 e da25libbre,
anch'esse ad opera del Borgognone, ci sono poi cannoni da40,50 e 60, falconi
da4,6 e da 8 libbre, un "cannoncino cufto" da25, girifalchi da 6 e da 8, falconetti da 3. La classificazione delle artiglierie estensi prevede una standardizzazione
delle tipologie e dei calibri già dal tempo di Alfonso l. I cannoni propriamente
detti sono del calibro di 50 e 60 libbre (fig. 4), ilmezzo cannone è da25, il quarto
cannone da 72, mentre il doppio cannone tira palle da 100 e da l25libbre. Anche i pezzi ad anima lunga appaiono suddivisi in diverse tipologie: le colubrine
hanno un calibro di25 e 30 libbre, le mezze colubrine sono da 12, i passavolanti
hanno un calibro di 6, 9 e 12 libbre, i falconi sono da 6 e da 8, i falconetti tirano
palle da 2 e 4libbre, i girifalchi presentano calibri di 6 e 8 libbre, mentre le spingarde, di piccole dimensioni, tirano una palla di peso inferiore ad una libbras3.
- Cannone. Dal manoscritto Epitomi delle fortificazioni moderne
Antonelli, Toledo I 560-61.
Fig. 2
51
52
53
Battista
Lafabbrica ducale estense delle artiglierie (da Leonello ad Alfonso II d'Este),
Bologna 1985,p.72.
A. ANcsr-ucct, Documenti inediti per la storia delle armi da fuoco italiane, Torino 1869, pp.
314-317.
Nome antico che definisce la città di Brescello.
De "La Regina" è possibile vedere una copia moderna, gettata in ghisa, presso il Castello Estense di Ferrara.
Locarntrt, In fabbrica ducale estense, cit., p.7 5.
49 F. Locarer-r-r,
50
di Giovan
42
ENzo GmooNr -
M.
ssnrrr-r.qNo RlGHrNr
Oltre a questi, in altri documenti sono citati pezz| come il "cortaldo" e di pezzi
"ferrieri"54, destinati peraltro presto all'abbandono.
La capacità tecnologica raggiunta nel produrre canne di notevole qualità e
fatfrxa, oltreché in grande quantità, artiva a rivestire per gli Este anche un rilevante aspetto economico. Già Alfonso I, del resto, trasse notevoli vantaggi dalla vendita della polvere nera e delle artiglierie prodotte nell'Officina Ducale.
Ma altrettanto opportunamente futtilizzata eome mezzo politico: per esercitare
pressioni, per condurre rapporti diplomatici e per allacciare alleanze. La vendita
da parte di un personaggio di alto lignaggio è ritenuta sconveniente, quindi viene
adoperato l'escamotage del sistema del baratto per cui il duca (ed i suoi sucessorl) lutrlizzano queste preziose merci di scambio in favore di permute, appoggi
politici e convenienze. Diversi sono i casi documentati. Nell'acquisizione dei
resti della statua di papa Giulio II, fusa da Michelangelo a Bologna, per gettare
in spregio "La Giulia", Alfonso I scambia il bronzo conpezzi d'artiglieria. In occasione dell'assedio di Pavia, nel 1525, consegna a Giovanni de'Medici, a nome
del re Francesco I e con i buoni auspici di Papa Clemente yII, 12 cannoni, molti
danari e ben 100.000 libbre di polvere nera. Due anni dopo, per contro, fornisce
ailanzichenecchi imperiali guidati dal Frundsberg, diretti verso Roma, dodici tra
falconetti e mezze colubrine. Fra i clienti degli estensi si annoverano i Signori di
Ragusa e la Repubblica di Sienass. In aiuto di quest'ultima durante la guerra con
Cosimo I de' Medici, viene inviato Annibale Borgognoni per fondere cannoni
nel convento di San Francesco.
Certamente uno dei principali rapporti, allacciati dagli Este in più generazioni, è quello con la Francia. Appare dunque molto probabile l'esistenza di rapporto diretto tra i metodi costruttivi dell'offlcina ferrarese e la fusione fatta in
Parma da mastro Giovanni dei pezzi destinati a Ludovico II. La rinomanza dei
cannoni e delle artiglierie a canna lunga gettati nelle fonderie estensi si basa infatti sulf impiego di una lega di bronzo particolarmente povera di stagno, cui è
aggiunta una certa quantità di rame, la quale è in grado di fomire una eccezionale
resistenza eleggerezzaaipezzi che risultano caratterizzati anche da uno spessore limitato delle pareti. Di questo procedimento vi è notizia nella lettera, del 19
febbraio del 1557, in cui il Duca Ottavio Famese raccomanda il pagamento delle
artiglierie fabbricate per il Re di Francia destinate a Mirandolas6. Nel documento
si fa riferimento alla tecnica citata'. «ci ha posto il metalo et il rame del suo come
appare)). La lettera è successiva ad una missiva precedente dove Ludovico II
Pico chiede di poter avere i disegni deipezzi da cinquanta libbre e dei girifalchi
da dodici e da seisT allo scopo di poterli riprodurre. Qualche anno prima, nel
7554,ll Borgognone viene incaricato dal principe Alfonso (poi duca Alfonso II)
54I pezzi denominati "ferrieri" erano artiglierie realizzare in ferro, ormai antiquati a causa del
sistema costruttivo e delle prestazioni non più performanti per l'epoca.
55 ANcsr-uccr, D o c ume nt i ine dit i, cit., pp. 326-329 .
56 ANcsr-uccr, D o c ume nti ine diti, cit., pp. 33 6 -337 .
57 Con il termine locale «zirifalchi» si intendono con tutta probabilità artiglierie codiflcate più
largamente con il termine di falcone e falconetto.
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43
"cannoni";francesi di Ludovico II Pico
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Fig. 3 - Disegni, non in scala fra loro, di artiglierie italiane del1a metà del Cinquecento daDocumenti
inediti per la storia delle armi da.fuoco italiane di Angelo Angelucci, p. 314.
Fig. 4 - Incisione tedesca de1la metà del Cinquecento in cui è raffrgurato un bombardiere di flanco
ad un cannone di grosso calibro.
44
Eruzo Gur»oNr - M.rssntr-raNo RrcnrNr
di «far disegni di zirifalchil> e di un'altra artiglieria che vengono inviati a Enrico
II di Francia.
Nel 1557 nelle officine ferraresi lavora per alcuni giorni anche il pittore Battista Dossi, fratello di Dosso; con il compito di fare rilievi in cera allo scopo di
replicare alcune canne. Nel 1565 il duca d'Urbino Guidobaldo II della Rovere
prega il Duca di Ferrara di inviargli Annibale Borgognoni per perfezionare alunipezzi che aveva fatto fonderesS. Del mastro fonditore avignonese Giovanni
(Jean) Coutur, chiamato anche Coltura o Colturo, autore delle artiglierie inviate
a Mirandola, non si hanno molte informazioni. Sappiamo che nel parco delle
artiglierie del duca Cosimo I de'Medici era presente un falcone da lui fuso nel
1553, per Enrico II di valois, al tempo in cui era al servizio di ottavio Farnese. A
quel tempo, come risulta dall'opera di Francesco De Marchi da Bolognasg, che
allora ricopriva il ruolo di responsabile della fonderia, è al servizio del duca in
qualità di Mastro delle fonderie e fonditore. Dal testo risulta che «la maestà del
Re Enrico di Franza et l'Illustrissimo Duca Ottavio Famese hanno fatto fare ldal
couturf una quantità d'artiglierie a Parma dall'anno 1553, delle quali io ho tolto
misura, diligentemente delle larghezze et grossezze et peso»60. A questa produzione sembra appaftenere una colubrina a sezione ottagonale (flg. 5), gettata nel
1553 e recante le armi di Francia, che secondo alcuni studiosi apparteneva ad un
gruppo di otto gettate dal fonditore di Avignone ed oggi collocata nelle collezioni
del Museo Storico Nazionale d'Artiglieria di Torino. Secondo alcuni, Giovanni
Coutur potrebbe essere il famoso mastro Lanni autore di molti getti di artiglieria
riportati in documenti medicei6l.
Le tipologie inviate alla Mirandola, come anticipato, incrementano il numero
di bocche da fuoco già presenti nellafortezza pichiana, di cui non ci è dato sapere esattamente tipologia e quantità, anche se, relativamente all'assedio posto alle
truppe collegate a Giulio II, possiamo annoverare trale dotazioni mirandolesi:
unamezza colubrina, alcuni falconetti e un passavolante62.Ipezzi sono destinati
a rendere efficaci le capacità reattive delle nuove fortificazioni in fase di costruzione (fig. 6), che saranno dotate di otto bastioni a pianta pentagonale (o a foglia
d'edera), concepiti sia per avere un'ottima profilatura balistica63 sia per non lasciare punti ciechi al tiro di difensiva. Le artiglierie descritte nel documento sono
un contributo eterogeneo alle necessità della fortezza di Mirandola, dove possono essere schierati suo bastioni ed al bisogno impiegati anche in campo aperto.
I nove cannoni da 50 libbre e i cannoni mezzani, probabilmente da25, erano
58 ANceruccr, Documenti inediti, cit., pp. 347 -348.
Architettura Militare,MDXCIX, T. III, parte I1,p.773.
6o col ferro e col fuoco. Robe di artiglieria nella cittadella di rorino,Mllano 1995 , p. 278 .
61 M. Scnr-rNr, L'artiglieria e le rtrmi dafuoco,in La Battaglia di Scannagallo.2 agosto 1554,
Firenze 2004, pp. 72 e 7 8.
62 M. RrcHrNr, Artiglieria, armamenti e tecniche militari nell'assedio della Mirandola del 1511,
in I Pico: 1311-1711. Quattrocento anni di potere alla Mirandola, San Felice sul Panaro (Mo)
59
2011,p.130.
63 R. Lursr, Scudi
di Pietra. I castelli e I'arte della guerra tra Medioevo e Rinascimento,Bari
1996,pp.142-144.
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45
"cannoni" francesi di Ludovico II Pico
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Fig. 5 - Colubrina gettata, a Parma per il re di Francia, nel 1553, e probabile opera di Mastro
Giovanni Coltura.
46
ENzo GsrooNr - M,q.ssrvrlreNo RrcrrrNr
infatti adatli, in caso di assedio, per un impiego di controbatteia.La
{<longa>>6+
colubrina e la «bastardvvs6', sarattarizzate da un tiro più lungo, teso e preciso (fig.
7), sono funzionali per bersagliare il nemico a lunga distanza mentre i falconetti,
posizionati sui bastioni e nelle cannoniere «alla traditolsyy66, vengono impiegati
per "battere" le aree più adiacenti allafortezza (fig. B).
Un taccuino redatto nella seconda metà del Cinquecento6T, conservato presso l'Archivio di Stato di Modena, riguardante l'artiglieria estense, ci riporta di
«quanto tirano li [...] pezzi di artilleria da campagna, a tiro di punto in bianche
[...], per l'anima, o fugha, e quanto tirano alla sua maggiore elevatione che
il suo magiore tire, che possono fare, che a punti sei della Squadra». Secondo
quanto riportato, una colubrina da 20 o 30 libbre tirava di punto in bianco alla
distanza di 2090 passi, mentre a elevazione massima (45 ") il tiro utile ayanzaya a
8200 passi. La colubrina <<bastarda»>, meno lunga delle ordinarie, ma sempre con
lo stesso calibro, aveva un tiro leggermente più corto. Il falconetto da 4 libbre
poteva tirare palle da 450 a 3100 passi. Secondo una tabella tratta dal volume
Dell'Arte Militare di Girolamo Cattaneo, pubblicato a Brescia nel 1564, un cannone da 60 libbre poteva tirare di punto in bianco alla distanza di 153 cavezzi
(436 m), mentre un tiro con elevazione massima poteva raggiungere i 1523 cavezzi (4340 m). Le misure dei calibri di questi pezzi, secondo quanto riportato da
Panciera68, sono: il cannone da 50 libbre misura mm 173; ll mezzo cannone da
25 libbre mm 144; la colubrina da 30 libre mm I l4; la colubrina da 50 mm 173;
il falconetto da 3 tre mm 58.
Come riportato, il convoglio che trasporta questi pezzi,le palle di ferro, la
polvere nera e il resto del materiale destinato alla Mirandola, è organizzato mediante l'impiego di carri, cari matti, letti e altri mezzi trainati da quattrocento
paia di buoi. Secondo i precetti contenuti nel manuale di artiglieria di Pietro
Sardi69, i buoi e i muli sono adatti a <<condurre>> ipezzi in tempo di pace, mentre
in guerra si preferiscono i «cavalli grossi» (figg. 9-10). In verità il trasporto delle
artiglierie nel secondo Cinquecento in Italia vede l'impiego di buoi anche in
contesti bellici. Per carro matto si intende «un carro longo a proporzione dell'artiglieria più grossa», rcalizzato con <<grossi, e forti legni, e tiene quattro ruote
molto basse, ma forti e ben ferrate»70. Su questo mezzo speciale veniva issata,
per mezzo di alcuni strumenti come la capra e la scaletta, solo la canna in bronzo che veniva poi saldamente fissata per consentirne il trasporto. Questo sistema
64 Con il termine «longa» si potrebbe intendere una colubrina più lunga nel rapporto tra calibro e
htnghezza della canna e più grossa di calibro sul modello delle colubrine doppie prodotte dalle
fonderie ferraresi.
65 Con iI termine «bastardo» si indicava ùnpezzo di artiglieria solitamente più corto rispetto agli
standard. L'accezione al femminile del termine dovrebbe indicare una colubrina bastarda.
66 Sono chiamate in questo modo le cannoniere ricavate nelle gole dei bastioni allo scopo di colpire, con un tiro di inIìlata, i nemici qualora si fossero avvicinati alle cortine.
67 ANceluccr, D o cumenti inediti, cit., pp. 345 -346.
68 W. PaNcrrn Il Governo delle artiglierie. Tecnologia bellica e istituzioni veneziane nel secondo
Cinquecento,Milano, 2005, p. 169.
69 P. Senor,I'Artiglieria di Pietro Sardi romano divisa in tre libri..., Venezia, 1621 ,p. 133.
70 P. Snnor, L'Artiglieria di Pietro Sardi romano divisa in tre libri..., Venezia, 1621,p. 132.
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Fig. 6 - Veduta de1la fortezza di Mirandola in cui sono rappresentate le artiglierie posizionate sui
bastioni. Immagine tratta da Il teatro delle guerue, di Fra Vincenzo Coronelli, Yenezia 1707.
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Ftg. 7 - Pezzo d'artigheria a canna lunga, forse una colubrina, raffigurato nel trattato Dell'esercito
d'artiglieria nella quale si tratta dell'invenzione di essa scritto, alla fine del Cinquecento, da
Alessandro Capobianco (Udine, Biblioteca Joppi).
ENzo GnIooNt - Messrutltelo Rtcnn'r
48
al
permette di risparmiare i letti su cui il pezzo, o <dapezza>), viene riposizionato
di
l'impiego
probabile
momento dellimpiego. Per il trasportò della colubrina è
più lungo cataltetizzato da ((ruote alte e
un <<carrettone» 1Àg. t t 1, ovvero ,n
"utto
loro
gagliarde». Molto probabilmente, i pezzi piu leggeri sono stati condotti sui
nella parte finale o coda sono fissati al <<berro o carrino>> (fig. 12), per
i.tt"i,
"h"
mantenerli operativi in caso di attacco al convoglio durante il trasporto.
Oltre ai càvafli leggeri e ai cento fanti posti a scorta dell'importante trasporto,
Coutur,
fanno parte anche i tòmbardieri, sicuramente istruiti, forse dallo stesso
fuoco'
da
bocche
nuove
delle
sulle carafieristiche tecniche e sull'utilizzo pratico
il
compihanno
che
Fondamentale è f impiego degli oltre cinquanta guastatori
to di attendere ai lavori-pltr pisanti, come il prelievo dei pezzi dai magazzini,
sui
l,assemblaggio delle .urrr" ugti affusti, la costruzione di opere per l'imbarco
delle strade'
<<barconil> fàr il trasporto fluùale. A loro è a{fidata anche la boniflca
convoglio,
del
passaggio
il
problematico
rendono
laddove visiano asperità che
il
carico.
trasportano
che
letti
dei
ed inflne lariparazione dei carri e
La documentazionenon permette ulteriori approfondimenti tecnici sulla fore le domazione del convoglio, ,nr rru cronaca del 155871, ci ripropone l'assetto
di
Odoardo'
farnesiano
tazionidell'artiglieria éstense impiegata contro l'esercito
in una campagna
I1 duca di Parma, questa volta nemico di Ferrara, è impegnato
e
di invasione del territorio reggiano, dove ha già fatto capitolare alcune rocche
castelli. Per fèrmare l'avaniita del Farnese, supportato dall'esercito spagnolo,
formazioni di arsono impiegato oltre alla fanteria che alla cavalleria, anche due
da 50 libbre con
cannoni
8
da
composta
è
tiglieria. Liprima,partrtada Modena,
per tre giorni.
giorno
al
colpi
cinquanta
qiantità di pàlvere è palle per poter tirare
per
il loro traino;
pezzo,
per
Iì convoglià è costituito da:64 coppie di buoi, otto
di polvere;
36'000.libbre
per il trasporto di
iA puruii brroi, suddivisa su l8 carri, jOO
carri. Di
su
30
palle di ferro suddivise
e 6ò paia di buoi per il trasporto di t
per
eventuali
riserva sono portati t6 paia di buoi, per sòstituzioni programmate,
ostici' Al
emergenze o p", ur-.rtare la forzi di tiro su terreni particolarmente
dei cannoni
seruiTio del cànvoglio vi sono: 4 gentiluomini volontari; per servizio
per ogni
aiutanti
l0
pezzo'tL
per
3
in
suddivisi
sono mobilitatiZ[bombardieri,
Il
secondo
pesanti'
più
lavori
ai
attendono
bocca da fuoco; e 200 guastatori che
in
s'awia
RE),
(Canossa
Rossena
convoglio, diretto ad alsediare il castello di
6
di
traino
un
muove
si
parte àa Modena, Carpi e Finale Emilia- Da Modena
"tronare"
per
Àezri cannoni da 2s iibbre con quantità di polvere e dotazioni
di
cinquanta colpi al giorno per tre gìorni. 11 convoglio trasporta: 14-400libbre
palle
di
trainati ciascuno da una coppia di buoi; 900
polrre." suddivise ù g
"r.ii
ierro trasportate su 8 carri trainatt da24 coppie di animali, due_coppie pel calro;
36 paiadì buoi per il trasporto di 6 mezzi cannoni e 12 pata di buoi di riserva.
MoNrù, Storia dell' artiglieria italiana,I, Roma 1934 , pp ' 562-597 ' .
altri: uno è un "carradore" con conoÒr"riiUo.bardieri hanno"mansioni diverse l'uno dagli fabbrile per poter.attendere a riparaù"nr" tecniche Oefte ruoie, il secondo è esperto nell'àrte
quindi aver maggiore
zioni di vario genere, mentie il terzo deve èssere "parone o collafato" e
etc'
nodi,
braghe,
funi,
cavi,
dimestichezza nell'uso di
7 1 C.
Zi-
.
I
49
"cannoni" francesi di Ludovico II Pico
§§
-:s-
Fig. 8 - Pezziposizionati"alla traditora" nelle cannoniere poste sul fianco di un baluardo. Dal
volume Della fortificazione delle Crtù di M. Girolamo Maggi e del Capitan Iacomo Castriotto,
Venezia 1583.
50
ENzo GmooNr - MessnrrLreNo RrcurNr
Agovemare questi pezzivi sono: 18 bombardieri,3 per pezzo,40 aiutanti e 60
guastatori. Da Carpi si muovono 2 sagri da l0 libbre e da Finale Emilia due
colubrine. Anche questi pezzi sono prowisti del munizionamento per sparare
cinquanta colpi al giorno per tre giorni.
Ulteriori notizie sul parco d'artiglieria di Mirandola sono riscontrabili, quasi
un secolo dopo, nel 1649 in un inventario redatto alla morte di Alessandro I Pico.
Gli elenchi, forse non esatti, fanno menzione di un certo numero di bocche in
cui è possibile constatare solo la presenza di una parte delle artiglierie fornite
nel 1557 dal Re di Franciaz3. Anche nell'inventario del 1711 molti di questi
pezzipaiono scomparsi, sono menzionati soltanto tre dei 9 cannoni da 50 libbre,
mentre dei cannoni mezzani non c'è alcun accenno. Sono ancora citate invece
colubrine e falconetti di vario callbrola. Attualmente non è possibile stabilire se
qualcuna di quelle moderne artiglierie francesi sia in qualche modo soprawissuta al tempo e alla storia.
RrcHrNr, Le armi e I'arsenale della Mirandola,in Il Castello di Mirandola. Inventari di
arredi, quadri e armi,a cura di M. Calzolari, Mirandola (Mo) 2006, p.95.
74 M. Cerzor-anr ,Inventario dell'artiglieria e degli attrezzi militari nel castello della Mirandola,
trascrizione dei documenti, in Il Castello della Mirandola. Inventari di arredi, qtndri e armi, a
cura di, Mirandola (Mo) 2006, pp.329-336.
73
M.
I
51
"cannoni".francesi di Ludovico II Pico
",8
-qi."};t+;'ttr§t 4.
fi
Fig. 9 - Convoglio a seguito dell'aftig1ieria. Su carri trainati da cavalli sono trasportate le palle e la
polvere, le ruote di ricambio oltre all'attrezzatura per eseguire riparazioni sul campo. Dal Discorso
del capitano Vasselieu, Francia inizio del XVII secolo.
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Fig. 10 - Convoglio di artiglieria del "corpo da battaglia" mediante molte paia di cavalli. Dal
Discorso de1 capitano Vasselieu, Francia inizio del XVII secolo. I cannoni e le colubrine sono
scortati da due squadre di cavalleria pesante.
52
ENzo Gnroorrr - MassnrrlreNo RrcHlNr
Fig*r+ Trigefimagrima.
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a doppia piramide per sollevare e trasportare un cannone. Immagine
tratta dal volume di J. Besson, Theatrum instrumentorum et machinarium..., pubblicato a Ginevra
nel 1582. Nell'illustraziote tfl pezzo di artiglieria viene posizionato, mediante il sistema di
sollevamento, su un <<Carrettone>>.
Fig. 11 - Sistema di carnrcole
Fig. 12
- "Carrini" per il traino delle
artiglierie. Da1 manoscritto Epitomi delle fortificazioni
moderne di Giovan BattistaAntonelli, Toledo 1560-61.