Location via proxy:   [ UP ]  
[Report a bug]   [Manage cookies]                
Parole Rubate / Purloined Letters http://www.parolerubate.unipr.it Fascicolo n. 23 / Issue no. 23 – Giugno 2021 / June 2021 FRANCESCO MONTONE SIDONIO APOLLINARE E I SUOI MODELLI. UN MOSAICO LETTERARIO E LE CONQUISTE ORIENTALI DI ROMA A mia madre in memoriam 1. Oriente e Occidente Lo scrittore gallo-romano Sidonio Apollinare (430 ca.-486) 1 si trovava nel 467 a Roma, a capo della delegazione dell’Alvernia (la regione francese da cui proveniva); era lì per trovare udienza presso personaggi 1 Si veda C. E. Stevens, Sidonius Apollinaris and his Age, Oxford, Clarendon Press, 1933; F. E. Consolino, Codice retorico e manierismo stilistico nella poetica di Sidonio Apollinare, in “Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa”, Classe di Lettere e Filosofia, s. III, vol. 4, n. 2, 1974, pp. 423-460; J. Harries, Sidonius Apollinaris and the Fall of Rome. A. D. 407-485, Oxford, Clarendon Press, 1994; S. Tamburri, Sidonio Apollinare. L’uomo e il letterato, Napoli, D’Auria, 1996; S. Condorelli, Il poeta ‘doctus’ nel V sec. d. C. Aspetti della poetica di Sidonio Apollinare, Napoli, Loffredo, 2008; J. A. Van Waarden – G. Kelly, New Approaches to Sidonius Apollinaris, Leuven, Peeters, 2013; M. Onorato, Il castone e la gemma. Studi su Sidonio Apollinare, Napoli, Loffredo, 2016; G. Kelly – J. Van Waarden, The Edinburgh Companion to Sidonius Apollinaris, Edinburgh, Edinburgh University Press, 2020. Parole Rubate / Purloined Letters 208 eminenti del Senato romano; egli ci racconta in un’epistola 2 il fervore che regnava in città; si preparava infatti un matrimonio tra Alipia, la figlia del nobile orientale Antemio, asceso al soglio dell’Occidente per volere dell’imperatore d’Oriente Leone, e il potente magister militum Ricimero. 3 Tra il 450 e il 465 i rapporti tra le due parti dell’impero erano stati minimi; un Graeculus, come venne definito con disprezzo, 4 aveva preso possesso del trono d’Occidente e doveva convivere con colui che deteneva il potere a Roma. 5 Il matrimonio tra Alipia e Ricimero doveva servire ad evitare attriti tra Antemio e il magister militum (che purtroppo ci sarebbero stati e avrebbero portato alla morte di Antemio nel 472). Lo scrittore transalpino ricevette una particolare proposta da un senatore romano, Cecina Basilio, in cambio dell’accoglienza delle istanze sue e dei suoi compatrioti: comporre il suo terzo panegirico, dopo quelli recitati diversi anni prima per gli imperatori Avito e Maggioriano, in occasione della rituale assunzione da parte di Antemio, il primo gennaio 468, dei Fasci consolari. Il panegirico fu apprezzato e Sidonio ottenne la prestigiosa carica di praefectus urbi. 6 2 Si veda Sollius Apollinaris Sidonius, Briefe Buch I, Einleitung, Text, Übersetzung Kommentar von H. Köhler, Heidelberg, C. Winter, 1995, pp. 183-215 (1, 5) e M. Hanaghan, Latent Criticism of Anthemius and Ricimer in Sidonius Apollinaris’ Epistulae 1. 5, in “The Classical Quarterly”, LXVII, 2, 2017, pp. 631-649. 3 Si veda G. Lacam, Ricimer. Un Barbare au service de Rome, Lille, Atelier National, 1986; P. MacGeorge, Late Roman Warlords, Oxford, Oxford University Press, 2003, pp. 167-268; M. Flomen, The Original Godfather. Ricimer and the Fall of Rome, in “Hirundo” VIII, 2009, pp. 9-17; F. Montone, L’ultimo arbitro dei destini dell’Impero Romano d’Occidente. Il barbaro Ricimero nel panegirico ad Antemio di Sidonio Apollinare, in “Salternum”, XXXIV-XXXV, 2015, pp. 89-103. 4 Si veda Ennodio, Vita Epiphani, 54. 5 Si veda U. Roberto, Politica, tradizione e strategie familiari: Antemio e l'ultima difesa dell'unità dell'impero (467-472), in U. Roberto – L. Mecella, Governare e riformare l'impero al momento della sua divisione: Oriente, Occidente, Illirico, Roma, École française de Rome, 2016, pp. 1-26; F. Oppedisano, L’insediamento di Antemio (467 d. C.), in “Aevum”, XIC, 1, 2017, pp. 241-263. 6 Si veda A. Loyen, Recherches historiques sur les Panègyriques de Sidoine Apollinaire, Roma, L'Erma di Bretschneider, 1967; L. Watson, Representing the Past, Redefyning the Future: Sidonius Apollinaris’s Panegyrics of Avitus and Anthemius, in The Propaganda of Power. The Role of Panegyrics in Late Antiquity, edited with an Francesco Montone, Sidonio Apollinare e i suoi modelli 209 Il panegirico ad Antemio è un testo pieno di virtuosismi linguistici, con continui richiami intertestuali agli auctores del mondo latino, come consuetudine della letteratura tardo-antica; 7 è, però, anche un testo politicamente funzionale: lo scrittore gallo-romano conosce la difficile situazione di Roma, comprende le dinamiche in cui dovrà muoversi l’imperatore venuto dall’Oriente e sa bene quanto era importante per lui essere accettato dal senato romano e mantenere buoni rapporti con Ricimero, che aveva già in passato contribuito alla caduta di altri imperatori. Dopo una prima parte canonica, dedicata alla patria, all’educazione e alle imprese di Antemio, che ne legittimano l’assunzione del potere, inizia una lunga sezione mitologica, in cui si innestano numerosi echi linguistici degli auctores cari a Sidonio, il cui fine è quello di dimostrare che Antemio, la cui nascita è accompagnata da prodigi che annunciano una nuova età dell’oro, come quella del puer virgiliano della famosa quarta ecloga, è l’uomo incaricato dal Fato per cambiare il corso della storia. introduction by M. Whitby, Leiden-Boston, Brill, 1998, pp. 177-198; A. Bruzzone, Archetipi culturali nei panegirici di età romano-barbarica, in “Romanobarbarica”, XVIII, 2003/2005, pp. 371-384; A. Stoehr-Monjou, Sidoine Apollinaire et la fin d’un monde. Poétique de l’éclat dans les panégyriques et leurs préfaces, in “Revue des études latines”, LXXXVII, 2009, pp. 207-230; F. Montone, ‘Lupi d’autore’ nel Panegirico ad Avito di Sidonio Apollinare (carm. 7, 361-368), in “Parole Rubate. Rivista internazionale di studi sulla citazione / Purloined Letters. An International Journal of Quotation Studies”, 4, 2011, pp. 113-129, all’indirizzo elettronico http://www.parolerubate.unipr.it/fascicolo4_pdf/F4_5_montone_sidonio.pdf; Id., I barbari contro l’impero. L’‘excursus’ sugli Unni nel Panegirico per l’imperatore Antemio di Sidonio Apollinare, in “Salternum”, XXX-XXXI, 2013, pp. 35-48; C. T. Tommasi, Teo-teleologia in Sidonio Apollinare: tra modulo encomiastico e provvidenzialità dell’impero, in Poesia e teologia nella produzione latina dei secoli IVV, a cura di F. Gasti e M.Cutino, Pavia, Pavia University Press, 2015, pp. 73-105. 7 Si veda M. Roberts, The Jeweled Style. Poetry and Poetics in Late Antiquity, Ithaca and London, Cornell University Press, 1989; J. Elsner – J. H. Lobato, The Poetics of Late Latin Literature, Oxford, Oxford University Press, 2016. Parole Rubate / Purloined Letters 210 La dea Italia chiede al Tevere di convincere Roma a recarsi nel regno di Aurora, 8 per ottenere Antemio come imperatore dell’Occidente e realizzare così il disegno divino. In questo quadro un momento di assoluto rilievo è la digressione che compie la dea Roma (un personaggio presente in tutti i panegirici sidoniani) 9 nel suo dialogo con Aurora, sulle campagne militari che hanno portato alla costruzione della pars Orientis dell’impero. La sezione doveva apparire gradita alla corte che aveva dovuto concordare con Leone il suo nuovo imperatore; la scelta non doveva essere stata indolore per il pregiudizio legato all’etnia greca di Antemio; tuttavia era urgente limitare il potere di Ricimero e organizzare una campagna militare contro i Vandali. Nel panegirico la dea Roma, dopo aver ribadito che l’impero orientale era stato da lei e dai suoi generali conquistato, dichiara il suo diritto di fare a sua volta una richiesta all’Oriente: scegliere Antemio, destinato a cambiare le sorti del mondo e ad instaurare la tanto auspicata concordia tra le due parti dell’impero. In tal modo Sidonio rovesciava la realtà, sancendo il diritto dell’Occidente a chiedere un imperatore all’Oriente. 8 Si veda J. C. Jolivet, Aurore et Rome : topothésie ovidienne et chorographie virgilienne dans le “Panégyrique d’Anthémius” de Sidoine Apollinaire (Carmen II), in La représentation du “couple” Virgile-Ovide dans la tradition culturelle de l'antiquité à nos jours, directrices S. Clément-Tarantino – F. Klein, Villeneuve d'Ascq, Presses Universitaires du Septentrion 2015, pp. 155-176. 9 Si veda M. Bonjour, Personnification, allégorie et prosopopée dans les Panégyriques de Sidoine Apollinaire, in “Vichiana”, n. s., XI, 1982, pp. 5-17 ; J. Grzywaczewski, Sidonius Apollinaris’ Pagan Vision of Ancient Roma Bellatrix in Christian Rome, in “Studia theologica Varsaviensia”, I, 2014, pp. 179-194. Francesco Montone, Sidonio Apollinare e i suoi modelli 211 2. La prosopopea della dea Roma La prima parte della prosopopea della dea Roma contiene una lunga enumeratio delle conquiste compiute, di cui ora usufruisce l’impero orientale: “‘Quidve iubes?’ Paulum illa silens atque aspera miscens mitibus haec coepit: ‘Venio (desiste moveri nec multum trepida), non ut mihi pressus Araxes imposito sub ponte fluat nec ut ordine prisco indicus Ausonia potetur casside Ganges, aut ut tigriferi pharetrata per arva Niphatis depopuletur ovans Artaxata Caspia consul. Non Pori modo regna precor nec ut hisce lacertis frangat Hydaspeas aries impactus Erythras.’” 10 Si evidenzia qui una tendenza tipica di Sidonio Apollinare: costruire tessuti linguistici mescolando parole ed espressioni altrui, creando un nuovo ordito che faccia rivivere le parole degli autori più amati. Così, per l’immagine della dea che mescola parole aspre a quelle miti, il poeta ha in mente probabilmente un verso di Stazio riferito a Tideo che si reca alla corte di Eteocle per invitarlo a rispettare i patti e il diritto al trono di Polinice: “iustis miscens tamen aspera coepit”. E analogo è un altro passo staziano in cui Licurgo, dopo aver perso il figlio Ofelte, si rivolge a Giove: “ac talia fletu / verba pio miscens”. 11 L’aggettivo “mitibus” riecheggia invece un passo di Ausonio, altro autore preferito, che esorta il nipote a non temere l’aspetto fisico del maestro come non erano ripugnanti alla vista né Chirone né Atlante: “sed blandus uterque / mitibus adloquiis teneros 10 Sidonius, Panegyricus dictus Anthemio Augusto bis consuli, in Id., Poems and Letters, with an english translation, introduction, and notes by W. B. Anderson, Cambridge (Mass.) – London, Harvard University Press – William Heinemann, 1936, vol. I, p. 46 (II, 439-447). 11 Cfr. Stazio, Thebais, II, 392 e VI, 196-197. Parole Rubate / Purloined Letters 212 mulcebat alumnos”. 12 Anche il successivo “nec multum trepida”, a inizio verso, è forse un’eco del “ne trepida” 13 di Stazio, ugualmente in posizione iniziale. Roma non rivuole indietro i territori orientali, né il ponte sull’Arasse né l’India bagnata dal Gange, sebbene siano stati conquistati grazie a lei. Era stato Augusto a costruire un ponte su questo fiume dell’Armenia che era tradizionale confine orientale dell’impero romano (si veda il virgiliano “pontem indignatus Araxes”). 14 Sidonio riecheggia qui i versi di un altro panegirista, l’egiziano Claudiano, che aveva rappresentato la dea Roma supplice di fronte a Zeus: “advenio supplex, non ut proculcet Araxem consul ovans nostraeve premant pharetrata secures Susa, nec ut rubris aquilas figamus harenis.” 15 Il contesto, invero, è simile a quello di Sidonio, poiché Claudiano celebra qui la fine della guerra ad opera di Stilicone, che ha riportato l’armonia tra i due figli di Teodosio e quindi tra Oriente e Occidente (si noti il comune riferimento all’Arasse, che è sottomesso in Sidonio e calpestato in Claudiano). 16 La giuntura “ovans [...] consul” è attestata in Stazio (riferita a Capaneo che scala trionfante le mura di Tebe), 17 ma il poeta ricorda probabilmente il passo di Claudiano da cui riprende anche il termine “pharetrata”; ancora a Claudiano rinvia il sintagma “ordine prisco”, 12 Cfr. Ausonio, Protrepticus, 23-24. Cf. Stazio, Thebais, IV, 642. 14 Cfr. Virgilio, Aeneis, VIII, 728. 15 Claudiano, De bello Gildonico, 31-33. 16 Sul tema iconografico della calcatio, caratteristico del ‘repertory of imperial triumphal Agestures’ cfr. M. McCormick, Eternal Victory. Triumphal Rulership in Late ntiquity, Byzantium, and the Early Medieval West, Cambridge, Cambridge University Press, 1987, p. 58. L’immagine della calcatio del fiume torna nel panegirico di Claudiano, Panegyricus de sexto consulatu Honorii Augusti, XXVIII, 648. 17 Cfr. Stazio, Thebais, X, 849. 13 Francesco Montone, Sidonio Apollinare e i suoi modelli 213 presente nel panegirico per Stilicone. 18 Infine, se i due aggettivi geografici che inaugurano il verso “Indicus Ausonia potetur casside Ganges” (seguiti dal verbo e dai due sostantivi in chiasmo) 19 ricordano un verso di Manilio (“ultimus et sola vos tranans colit Indica Ganges”), 20 il riferimento successivo ai territori del fiume Nifate popolato da tigri (ma “tigrifer” potrebbe anche alludere al Tigri che nasceva proprio dal Nifate) sembrano echeggiare una giuntura analoga dello stesso Claudiano, dove il Nifate impervio è perlustrato da Cerere paragonata proprio a una tigre ircana (“arduus Hyrcana quatitur sic matre Niphates”). 21 Anche la sezione successiva del discorso di Roma, dedicata alle conquiste del Medio Oriente, si presenta come un mosaico di sintagmi tratti dalle opere di autori già utilizzati da Sidonio. Quando infatti la dea afferma di non volere né Battra né Babilonia: “Non in Bactra feror nec committentia pugnas nostra Semiramiae rident ad classica portae”; 22 cita la formula epica committere pugnam ben presente in Virgilio (Aeneis, V, 69), Ovidio (Metamorphoseon libri, V, 75, Fasti, II, 723), Stazio (Thebais, VI, 143) e soprattutto impiega l’epiteto “Semiramiae”. Quest’ultimo è sì usato da Marziale (“Non ego praetulerim Babylonos picta 18 Cfr. Claudiano, De consulatu Stilichonis, 327. Si tratta di un verso aureo: si veda M. Baños Baños, El versus aureus de Ennio a Estacio, in “Latomus”, 51, 1992, pp. 762-774. Per studi metrici sugli esametri sidoniani si veda J. Beltran Serra, Las cláusulas en el hexámetro de Sidonio, in “Helmantica” 47, 1996, 161-173 e S. Condorelli, L’esametro dei Panegyrici di Sidonio Apollinare, Napoli, Loffredo, 2001. 20 Cfr. Manilio, Astronomica, IV, 757. 21 Cfr. Claudiano, De raptu Proserpinae, III, 263. Si veda M. Onorato, “Tigrifer Niphates”: a proposito dell’anfibologia nei carmi di Sidonio Apollinare, in “Bollettino di studi latini”, XLIV, 2014, pp. 70-82. 22 Sidonius, Panegyricus dictus Anthemio Augusto bis consuli, cit., p. 46 (II, 448-449). 19 Parole Rubate / Purloined Letters 214 superbae / texta, Samiramia quae variantur acu”), 23 ma qui è certamente richiamato da un altro passo claudianeo scritto in occasione del consolato di Probino e Olibrio: “Adnue: sic nobis Scythicus famuletur Araxes, sic Rhenus per utrumque latus, Medisque subactis nostra Semiramiae timeant insignia turres; sic fluat attonitus Romana per oppida Ganges”. 24 Questi versi ci fanno ritrovare l’Arasse e il Gange, ma soprattutto lo schema puntuale (“nostra Semiramiae timeant insignia turres”) del verso di Sidonio (“nostra Semiramiae rident ad classica portae”), dove proprio il sintagma “ad classica” è claudianeo ancorchè già staziano. 25 Alle medesime porte di Babilonia, del resto, allude Sidonio in un altro luogo del suo panegirico, quando dichiara che la città si era sentita indifesa durante una missione diplomatica di Procopio, padre di Antemio: “ [...] Tremuerunt Medica rura, quaeque draconigenae portas non clauserat hosti, tum demum Babylon nimis est sibi uisa patere.” 26 La rinuncia di Roma alle proprie conquiste prosegue ricordando gli attuali possedimenti medio-orientali di Costantinopoli; anche questa sezione presenta un erudito gioco di richiami letterari: “Arsacias non quaero domus nec tessera castris in Ctesiphonta datur. Totum hunc tibi cessimus axem, et nec sic mereor nostram ut tueare senectam? 23 Cfr. Marziale, Epigrammata, VIII, 28, 17-18. Claudiano, Panegyricus dictus Probino et Olybrio consulibus, 160-163. 25 Si veda Claudiano, Panegyricus de tertio consulatu Honorii Augusti, VII, 98 e Stazio, Thebais, III, 662. 26 Sidonius, Panegyricus dictus Anthemio Augusto bis consuli, cit., p. 12 (II, 7981). 24 Francesco Montone, Sidonio Apollinare e i suoi modelli 215 Omne quod Euphraten Tigrimque interiacet, olim sola tenes; res empta mihi est de sanguine Crassi; ad Carrhas pretium scripsi; nec inulta remansi aut periit sic emptus ager; si fallo, probasti, Ventidio mactate Sapor [...] .” 27 Il raro aggettivo Arsacius, con cui si fa riferimento ai Parti (molti re di quel popolo adottarono il nome di Arsace), è attestato per la prima volta in un epigramma di Marziale e si ritrova poi in Claudiano. 28 La clausola “tessera castris”, con riferimento all’ordine scritto del comandante alle truppe, compare già in Silio Italico. 29 Staziano è poi l’impiego raro in poesia del verbo interiaceo, che si ritrova nella medesima posizione metrica sia nell’Achilleis (“qui medius portus celsamque interiacet urbem”) che nella Thebais (“quidquid et Asopon veteresque interiacet Argos”). 30 Si noti infine l’allusione al sangue versato da Crasso nella battaglia di Carre, 31 ricordando i territori situati fra il Tigri e l’Eufrate, poiché questa è autocitazione di Sidonio; la battaglia e la morte di Crasso erano infatti già presenti nel panegirico ad Avito: “ […] Plus, summe deorum. Sum iusto tibi visa potens quod Parthicus ultro restituit mea signa Sapor positoque tiara funera Crassorum flevit dum purgat.” 32 L’elogio di Antemio, probabilmente ultimo fra i ventiquattro carmina sidoniani, contiene numerosi altri echi di testi precedenti, 27 Ivi, pp. 46-48 (I, 450-457). Si veda Marziale, Epigrammata, IX, 35, 3; Claudiano, In Eutropium, I, 415; Id., Panegyriucus de quarto consulatu Honorii Augusti, 216. 29 Si veda Silio Italico, Punica, VII, 347. 30 Cfr. Stazio, Achilleis, I, 710 e Id., Thebais, III, 337. 31 Si veda G. Traina, La resa di Roma. 9 giugno 53 a. C., battaglia a Carre, Roma-Bari, Laterza, 2010. 32 Sidonius, Panegyricus dictus Avito Augusto, in Id., Poems and Letters, vol. I, p. 126 (VII, 97-100). 28 Parole Rubate / Purloined Letters 216 ripetizioni di singoli sintagmi e riprese di interi brani. 33 L’autore, che riceveva per la terza volta l’incarico di celebrare con un panegirico l’assunzione dei fasci consolari di un imperatore, considerava ormai se stesso come un auctor da imitare, al pari degli altri illustri colleghi. La prosopopea della dea Roma continua con l’elenco di altre acquisizioni territoriali in Oriente, evocando ora i nomi dei grandi generali che le realizzarono: “ [...] Nec sufficit istud: Armenias Pontumque dedi, quo Marte petitum dicat Sylla tibi; forsan non creditur uni: consule Lucullum. Taceo iam Cycladas omnes; adquisita meo seruit tibi Creta Metello. Transcripsi Cilicas: hos Magnus fuderat olim. Adieci Syriae, quos nunc moderaris, Isauros: hos quoque sub nostris domuit Seruilius armis. Concessi Aetolos ueteres Acheloiaque arua, transfudi Attalicum male credula testamentum.” 34 Le campagne militari di Silla sono testimoniate da Lucio Licinio Lucullo, che combatté contro Mitridate al suo servizio, e la clausola “creditur uni” è ancora una volta citazione staziana. 35 Ugualmente da Stazio proviene il sintagma “sub nostris [...] armis”36 riferito alle imprese di Publio Servilio Vatia (dopo quelle di Metello a Creta e di Pompeo in Asia), che sgominò i pirati della Cilicia espugnando la capitale degli Isauri. E analoga provenienza dalla Thebais ha la clausola “Acheloiaque arma”, 37 dove identica è l’accezione semantica attribuita all’aggettivo (l’Acheloo è un fiume dell’Etolia). Quando infine la dea si dichiara troppo fiduciosa, per 33 Si veda F. Montone, Il Panegirico ad Antemio di Sidonio Apollinare: metapoetica e intratestualità, in “Vichiana”, LXI, 1, 2019, pp. 33-60. 34 Sidonius, Panegyricus dictus Anthemio Augusto bis consuli, cit., p. 48 (II, 457-466). 35 Si veda Stazio, Silvae, III, 3, 86. 36 Si veda Id., Thebais, II, 456. 37 Si veda ivi, I, 453. Francesco Montone, Sidonio Apollinare e i suoi modelli 217 aver ceduto il regno di Pergamo ottenuto per testamento da Attalo III, impiega una iunctura tipicamente sidoniana (“male credula”) 38 che si ritrova in Draconzio 39 ma è presente anche in Properzio, 40 con un aggettivo poco attestato nella poesia epica ma piuttosto fortunato nell’elegia. Lo sguardo di Roma si muove poi verso Ovest, ricordando la sconfitta di Pirro e l’acquisizione di Illiria e Macedonia (“Macetum terras”, come già in Lucano), 41 evocando i “nepotes” in grado di emulare le gesta dell’altro generale, Lucio Emilio Paolo, che aveva sconfitto Perseo a Pidna (la movenza riecheggia il virgiliano “Itala de gente nepotes”): “Epirum retines: tu scis, cui debeat illam Pyrrhus. In Illyricum specto te mittere iura ac Macetum terras: et habes tu, Paule, nepotes!” 42 Roma ricorda poi l’acquisizione dell’Egitto dopo la vittoria di Azio, 43 la sottomissione della Giudea ad opera di Tito e Vespasiano, l’annessione di Cipro da parte di Catone l’Uticense (con un topico riferimento ai due Catoni) e infine la conquista della Grecia realizzata grazie al generale Lucio Mummio, che aveva distrutto la lega achea e saccheggiato Corinto. 38 Si veda Sidonius, Panegyricus dictus Avito Augusto, cit., p. 146 (VII, 330) e per un’espressione antitetica (“creditoribus bene credulis”) cfr. Id., Letters, in Id., Poems and Letters, cit., 1965, vol. II, p. 268 (VI, viii, 1). 39 Si veda Draconzio, Orestis tragoedia, 283. 40 Si veda Properzio, Elegiae, II, 21, 6. 41 Si veda Lucano, Pharsalia, 5, 2. 42 Sidonius, Panegyricus dictus Anthemio Augusto bis consuli, cit., p. 48 (II, 467-469) e cfr. Virgilio, Aeneis, VI, 757. 43 Già citato nei precedenti panegirici per Avito e per Maggioriano, questo epico scontro fra Occidente e Oriente non poteva avere ampio spazio in un panegirico che celebrava proprio la rinnovata concordia tra le due parti dell’impero, grazie all’ascesa al trono di Roma di Antemio. Si veda F. Montone, Memoria poetica e propaganda augustea. Per un commento di tre luoghi sidoniani sulla battaglia di Azio, in “Parole rubate. Rivista internazionale di studi sulla citazione / Purloined Letters. An International Journal of Quotation Studies”, 9, 2014, pp. 3-25, all’indirizzo elettronico www.parolerubate.unipr.it/fascicolo9_pdf/F9-1_montone_sidonio.pdf. Parole Rubate / Purloined Letters 218 “Aegypti frumenta dedi: mihi uicerat olim Leucadiis Agrippa fretis. Iudaea tenetur sub dicione tua, tamquam tu miseris illuc insignem cum patre Titum. Tibi Cypria merces fertur: pugnaces ego pauper laudo Catones. Dorica te tellus et Achaica rura tremiscunt, tendis et in bimarem felicia regna Corinthon: dic, Byzantinus quis rem tibi Mummius egit?” 44 Se l’espressione “Achaica rura” ha un precedente in Silio Italico, 45 il verbo incoativo “tremiscunt” (che attribuisce sentimenti umani al territorio acheo che incomincia a tremare di fronte ad Antemio) richiama un famoso discorso virgiliano di Turno (“Nunc et Myrmidonum proceres Phrygia arma tremescunt”), ma anche un verso dell’amato Stazio, dove a tremare di fronte al nemico sono ugualmente entità inanimate (“ripaeque undaeque tremescunt”). 46 Staziano, del resto, è pure il sintagma “felicia regna”. 47 Così ha termine il lungo elenco delle conquiste che hanno portato alla costruzione dell’impero d’Oriente e proprio in chiusura troviamo la nota più polemica: Bisanzio si gode il frutto dell’antica conquista di Lucio Mummio, pur non avendo mai avuto uno stratega (un Mummio bizantino) in grado di eguagliarlo. La conclusione della prosopopea ribadisce la richiesta di Antemio come gubernator, ovvero timoniere della nave d’Occidente, in parallelo a Leone che regna in Oriente: “Sed si forte placet veteres sopire querelas, Anthemium concede mihi. Sit partibus istis Augustus longumque Leo; mea iura gubernet, quem petii; patrio vestiri murice natam 44 Sidonius, Panegyricus dictus Anthemio Augusto bis consuli, cit., p. 48 (II, 470-477). 45 Si veda Silio Italico, Punica, XIV, 5. 46 Cfr. Virgilio, Aeneis, 11, 403 e Stazio, Thebais, IX, 394. 47 Si veda ivi, XI, 708-709 e anche Valerio Flacco, Argonautica, VI, 138. Francesco Montone, Sidonio Apollinare e i suoi modelli 219 gaudeat Euphemiam sidus diuale parentis.” 48 La metafora topica della nave dello stato, vinta dalle tempeste e priva di un timoniere, era già stata sviluppata in precedenza nel panegirico: “Hic est, o proceres, petiit quem Romula virtus et quem vester amor; cui se ceu victa procellis atque carens rectore ratis respublica fractam intulit, ut digno melius flectenda magistro.” 49 Il topos risale alla lirica greca e nel mondo latino rimanda a Cicerone e Orazio, 50 ma qui Sidonio imita ancora una volta il De bello Gildonico di Claudiano, che accenna alle condizioni dell’impero romano prima dell’intervento di Arcadio e Onorio: “sic cum praecipites artem vicere procellae adsiduoque gemens undarum verbere nutat descensura ratis [...] ”. 51 Anche Eufemia allora, figlia dell’imperatore Marciano e sposa del nuovo imperatore Antemio, potrà vestirsi di porpora (con auto-citazione per il sintagma “vestiri murice”, già impiegato da Sidonio nel panegirico ad Avito). 52 La richiesta della dea Roma è accolta e Alipia, figlia di Antemio, 48 Sidonius, Panegyricus dictus Anthemio Augusto bis consuli, cit., p. 50 (II, 478-482). 49 Ivi, p. 6 (II, 13-16). 50 Si veda Cicerone, In L. Calpurnium Pisonem oratio, 20; Id., Pro Publio Sestio oratio, 46; Orazio, Carmina, I, 14, 1-2. Si veda A. Cucchiarelli, La nave e lo spettatore. Forme dell’allegoria da Alceo ad Orazio, in “Studi italiani di filologia classica”, s. IV, II, 2004, pp. 189-206. 51 Claudiano, De bello Gildonico, 219-221; si veda anche Id., De raptu Proserpinae, I, 1-14. Sul passo claudianeo si innesta il ricordo di Virgilio, Aeneis, 9, 9192 (“nec cursu quassatae ullo nec turbine venti / vincantur”) e di Ovidio, Tristia, 1, 4, 12 (“iam sequitur victam, non regit arte ratem”). 52 Si veda Sidonius, Panegyricus dictus Avito Augusto, cit., p. 164 (VII, 542). Il sintagma è ripreso da Ennodio, Carmina, 1, 9, 147 H. Si veda S. Condorelli, Sidonio 220 Parole Rubate / Purloined Letters sposerà Ricimero: Oriente e Occidente potranno vivere in concordia e il nuovo principe si coprirà di gloria con le sue gesta militari, che Sidonio si augura di poter celebrare in futuro. 53 3. Far rivivere le parole degli ‘auctores’ Sidonio ha così creato, all’interno del suo panegirico, un pezzo di sicuro effetto e certo gradito alla corte di Roma. La prosopopea, con il suo excursus su secoli gloriosi di vittorie militari, rivendica l’assoluta preminenza dell’Occidente su Costantinopoli: l’incoronazione di Antemio (ribaltando i rispettivi ruoli politici) si presenta come una legittima richiesta di Roma e non come il frutto di un sofferto accordo diplomatico con Leone. Propagandare in poesia la grandezza di Roma, che Sidonio non si rassegna a veder tramontare, significa allora ricordare le grandi battaglie ma anche ripetere le parole dei grandi autori della letteratura latina, annullando in parte il presente e restaurando nostalgicamente il passato. Lo stile prezioso di Sidonio54 fa rivivere allora in nuovi costrutti linguistici, in ogni passaggio, verso e clausola, gli auctores preferiti: Virgilio, Orazio, Silio, Marziale e soprattutto Stazio e Claudiano. 55 maestro di Ennodio?, in Quarta Giornata Ennodiana, a cura di S. Condorelli e D. Di Rienzo, Cesena, Stilgraf, 2011, pp. 61-98. 53 Si veda Sidonius, Panegyricus dictus Avito Augusto, cit., pp. 54-56 (II, 337548). 54 Si veda A. Loyen, Sidoine Apollinaire et l’esprit précieux en Gaule aux derniers jours de l’Empire, Paris, Les Belles Lettres, 1943, pp. 152-153; A. La Penna, Gli svaghi letterari della nobiltà gallica nella tarda antichità: il caso di Sidonio Apollinare, in “Maia”, XLVII, 1995, pp. 3-34. 55 Sulle modalità di imitatio tipiche di Sidonio si veda fra l’altro T. Privitera, Ipotesi sulla “memoria glossografica” di Sidonio Apollinare, in “Giornale italiano di filologia”, XLV, 1993, pp. 133-150; R. E. Colton, Some Literary Influences on Sidonius Apollinaris, Amsterdam, Adolf M. Hakkert, 2000; Á. Horváth, The education of Sidonius Apollinaris in the light of his citations, in “Acta classica Universitatis Scientiarum Debreceniensis”, XXXVI, 2000, pp. 151-162; C. Montuschi, Sidonio Apollinare e Ovidio: esempi di riprese non verbali (Sidon. carm. 2, 405-435; 22, 47-49), Francesco Montone, Sidonio Apollinare e i suoi modelli 221 La natura artificiosa e riflessa della sua ragnatela poetica, tesa a scomporre e ricomporre continuamente i testi della tradizione, 56 sembra ispirarsi al fascino vertiginoso della ripetizione e del tempo che ritorna, come in una delle città invisibili di Italo Calvino: “Tutte queste bellezze il viaggiatore già conosce per averle viste anche in altre città. Ma la proprietà di questa è che chi vi arriva una sera di settembre, [...] gli viene da invidiare quelli che ora pensano di aver già vissuto una sera uguale a questa e d'esser stati quella volta felici.” 57 Sidonio, come altri autori tardo-antichi, evoca questa insolita bellezza, dove ogni parola sembra l’eco di un’altra già pronunciata in un continuo rimescolamento di topoi e sintagmi dei classici. Il fascino consiste proprio nel prezioso sfolgorìo che emana da queste ripetizioni, nella loro struggente nostalgia che è anche il gesto di fedeltà ad un mondo che sta scomparendo ma che non si vuole veder scomparire. Esorcizzare la decadenza significa allora rinnegare la contemporaneità, con un omnaggio ostinato “ad una romanità ideale”. 58 La letteratura, come scrive Sidonio in un’epistola all’amico Arbogast, è davvero la traccia di un mondo che sta svanendo, nel quale l’umanità è ancora superstite: “Quapropter alternum salve rependens granditer laetor saltim in inlustri pectore in “Invigilata lucernis” XXIII, 2001, pp. 161-181; G. Flammini, La presenza di Orazio negli scritti di Caio Sollio Sidonio Apollinare: la cultura di un ‘auctor’ cristiano nella Gallia del V secolo, in “Giornale italiano di filologia”, LXI, 2009, pp. 221-256; C. Formicola, Poetica dell’‘imitatio’ e funzione del modello: Properzio nei versi di Sidonio Apollinare, in “Voces”, XX, 2009, pp. 81-101; A. Di Stefano – M. Onorato, Lo specchio del modello. Orizzonti intertestuali e ‘Fortleben’ di Sidonio Apollinare, Napoli, Loffredo 2020, pp. 7-278. 56 Si veda G. Rosati, La strategia del ragno, ovvero la rivincita di Aracne. Fortuna tardo-antica (Sidonio Apollinare, Claudiano) di un mito ovidiano, in “Dyctinna”, I, 2004, pp. 63-82. 57 I. Calvino, Le città invisibili, Torino, Einaudi, 1972, p. 15. 58 Cfr. I. Gualandri, “Furtiva lectio”. Studi su Sidonio Apollinare, Milano, Cisalpino-Goliardica, 1979, p. 83. Parole Rubate / Purloined Letters 222 tuo vanescentium litterarum remansisse vestigia, quae si frequenti lectione continuas, experiere per dies, quanto antecellunt beluis homines, tanto anteferri rusticis institutos.” 59 59 D. Amherdt, Sidoine Apollinaire. Le quatrième livre de la correspondance. Introduction et commentaire, Berne, Peter Lang, pp. 387-390 (4, 17, 2). Copyright © 2021 Parole rubate. Rivista internazionale di studi sulla citazione / Purloined Letters. An International Journal of Quotation Studies