CLASSI TERZE
LE AVANGUARDIE ARTISTICHE DEL NOVECENTO 1
“Io posso capire”: entrare in rapporto con lʼopera.
La comprensione del fenomeno delle Avanguardie è vitale per la formazione culturale dei
ragazzi, che spesso si sentono respinti dalla cosiddetta “arte moderna” per i caratteri
formali così poco familiari quando invece davanti alle opere essi sono perfettamente in
grado di comprendere e sentire ciò che essa comunica. Si tratta allora di far fare loro
unʼesperienza di conoscenza in cui percepiscano che è la loro esperienza che interagisce
con quella degli artisti e permette la comprensione, prima ancora delle spiegazioni
teoriche che lʼinsegnante darà. Superare questo scoglio porta una grande liberazione dai
pregiudizi e una certezza: è possibile entrare in rapporto con unʼopera a partire
dallʼesperienza che essa provoca in noi, e di giudicarla per poterla apprezzare o anche
respingere come non interessante, ma sempre con ragioni adeguate. Pregiudizi non
affrontati durante gli anni di scuola rischiano di cristallizzarsi per sempre impedendo che
questa parte della cultura sia frequentabile, quasi fosse un territorio in cui si parla una
lingua sconosciuta...mentre è - come ogni arte- espressione di unʼesperienza umana che
contiene sempre caratteri universali. Come afferma il filosofo di scuola fenomenologica
Max Scheler, la conoscenza umana avviene in modo sintetico e immediato, non analiticodeduttivo: «é errato che i fenomeni espressivi dei vissuti di un individuo estraneo -riso,
pianto, rossore, mani imploranti, ecc., o meglio i loro contenuti di colore, forma, linea,
movimento- debbano essere prima appresi come qualità e attività di corpi per poi essere
colti come simboli di vissuti psichici. [...] Anche la vergogna, la preghiera possono essere
intese e “percepite” nei fenomeni, senza che io, per esempio, colga il fenomeno del
rossore per la vergogna in prima istanza come flusso sanguigno nella testa o nelle
guance. Io percepisco nel rossore la vergogna, nel riso la gioia, senza aver bisogno di
unʼoperazione deduttiva». 2
Lʼaiuto che le lettere, i manifesti, le interviste, le osservazioni dei critici possono offrire è
grande ma non deve sostituire lʼinterazione diretta con lʼopera.
Cominceremo quindi con lʼosservazione di alcune delle più significative correnti, offrendo
suggerimenti e spunti per quanto permette lo spazio a disposizione; senza la pretesa di
affrontarle tutte e tenendo conto che per alcuni artisti come Picasso (e quindi il Cubismo),
sarà dedicato un articolo a parte.
Sintomi di una radicale trasformazione
«Il mio grande desiderio è dʼimparare a fare delle deformazioni, o inesattezze, o
mutamenti del vero; il mio desiderio è che vengano fuori, se si vuole, anche delle bugie,
ma bugie che siano più vere della verità letterale».3 Questa frase di Van Gogh introduce
bene ciò che le Avanguardie saranno: unʼarte di espressione, non di impressione, che
esprime non la verità apparente delle cose, ma la loro profonda sostanza: «Al posto di
cercar di rendere esattamente ciò che ho davanti agli occhi, io mi servo dei colori
1
Pubblicato in Scuola e Didattica, n° 7, Marzo 2014, Ed. LA SCUOLA
2
cfr. M. Scheler, Il valore della vita emotiva, Edizioni Angelo Guerini e Associati Spa, Milano, 1999, corsivi
nostri.
3
Questa e altre citazioni di Van Gogh sono citate in Mario de Micheli, Le Avanguardie artistiche del
Novecento, Feltrinelli, Milano 2010, pp.32-35
arbitrariamente per esprimermi in maniera più forte». È un profondo dramma in cui Van
Gogh si agita e che nasce dal vedere distrutta la base dei valori spirituali che avevano
dominato lʼOttocento: il socialismo utopistico e umanitario, il populismo, il realismo, ideali
in cui egli aveva visto la salvezza. Egli apre così la strada a quella libera espressione del
contenuto dellʼesperienza che è la corrente
moderna. LʼUrlo di Munch è un esempio
efficace di una deformazione giunta a un
limite sconosciuto per lʼepoca: tutto è
puntato sullʼespressione del “grido della
natura”: tutto - disegno, colore,
composizione - obbedisce al contenuto
profondo e tragico. Come dice Gombrich, «le
nostre sensazioni delle cose colorano il
nostro modo di vederle e ancor più le forme
che ricordiamo. Chiunque può aver sentito
come lo stesso luogo ci appaia diverso a
seconda del nostro stato dʼanimo». 4
(Immagine 1: Edward Munch: lʼUrlo, olio,
tempera, pastello su cartone, 1885, Oslo,
Nasjonalgalleriet).
Un episodio interessante che fa capire come
uno degli stimoli maggiori alla nascita delle
nuove forme fosse il primitivismo: ogni
oggetto artistico che fosse pre-classico, prerinascimentale, “barbaro”, arcaico, attirava
gli artisti con insolita violenza, in particolare
la scultura negra. Sarebbe stato Vlamick a
“scoprire” in un bistrot, intorno al 1907, una
scultura negra: egli portò la sua statua nello studio di Derain, allora suo compagno
inseparabile, la mise su un cavalletto, la contemplò e disse: “é quasi bella come la Venere
di Milo! -No, è bella allo stesso modo - rispose Derain. Non riuscendo a mettersi
dʼaccordo, i due amici andarono a chiedere il parere di Picasso. Picasso, a sua volta,
guardò la scultura, ascoltò il giudizio sia di Vlaminck che di Derain, poi sentenziò: “Avete
torto tutti e due: è molto più bella!”. 5
Era il fascino di una visione nuova, libera dalle convenzioni stabilite dalla pesante cultura
accademica Ottocentesca, fatta di celebrazione e decadentismo. Per gli espressionisti in
particolare, la scultura negra ebbe un significato profondo: nelle forme assolute e
deformate di quegli idoli primitivi essi videro presentificate le stesse ansie, tristezze,
potenze misteriose della natura e del cosmo, di cui essi erano in cerca. Proprio
lʼEspressionismo può essere il punto da cui passare per comprendere lʼarte del primo
Novecento.
Espressionismo
LʼEspressionismo nasce in polemica con il positivismo, con quellʼottimismo fondato sulla
presunzione del Progresso e della capacità umana di sistemare, con la scienza e
lʼindustria e il benessere, il problema umano. Esso produrrà, ed è la sua forza e limite
4 4
5
cfr. E. H. Gombrich, La Storia dellʼArte, Gruppo Editoriale lʼEspresso S.p.A. Roma, 1995, p.564
Ibid, p. 65
insieme, unʼarte dʼopposizione; totalmente pervasa di motivi anti-naturalistici e antiimpressionistici.
La realtà non è più qualcosa da osservare dallʼesterno, ma da vivere dallʼinterno. La
pittura diventa così un modo per scatenare sulla tela la violenza delle emozioni: «I colori»
ha scritto Derain, «erano per noi cartucce di dinamite [...] ero un barbaro tenero e pieno di
violenza. Traducevo dʼistinto, senza metodo, una verità non artistica, ma umana». 6
Questa immediatezza dʼespressione del contenuto emotivo è rilevabile anche nelle
tecniche impiegate da questi artisti, come per esempio la xilografia. Tale tecnica impedisce
le piacevolezze del segno accademico, obbliga alla sintesi, chiede una trasformazione del
segno in pura incisione rupestre, stampa con durezza
quanto ottenuto impedendo la sensualità del tocco. Un
lavoro interessante da proporre è quello di un ritratto a
xilografia, anche se incidere il legno è piuttosto
pericoloso e difficoltoso, mentre esistono materiali
come lʼAdigraf o il linoleum che si prestano molto
meglio allʼincisione. Scelto un volto a piacere, se ne
riporteranno le linee principali a ricalco o a copia sulla
superficie da incidere. Tutta la difficoltà sta nel
governare lo strumento che incide (sgorbia) e nel
pensare “in negativo”: ciò che si scava risulterà bianco
mentre ciò che rimane intatto nero. La stampa deve
avvenire con inchiostro apposito applicato a rullo e a
pressione diretta. Nel caso di un autoritratto si può
suggerire di deformare o semplificare (cosa già
implicata nella tecnica) i lineamenti in senso
espressivo o addirittura caricaturale, ed
eventualmente di aggiungere particolari intorno al
volto legati alla propria personalità. Il risultato è quasi
sempre molto sorprendente e soddisfacente per i
ragazzi: la componente di “mestiere” e lʼattesa del
risultato del processo di stampa rende il
lavoro suggestivo. (Immagine 2)
Il gusto espressionista di area
francese, fauve, conduce più verso un
uso espressivo del colore: in opere
come quelle di Vlaminck o Matisse si
nota un uso del colore finalmente puro
e giocato sugli accordi armonici o sui
contrasti drammatici. Oltre la copia da
opera, sempre utile a rendersi conto
della difficoltà che figure “semplici”
presentano (come quelle della Danza
di Matisse), suggeriamo di lavorare in
senso più creativo, facendo portare una
fotografia di un luogo affettivamente
significativo e reinterpretandola in chiave
espressionistica, liberando il segno e il colore. (Immagine 3)
Astrattismo
6
Maurice de Vlaminck, Tournant dangereux, souvenirs de ma vie, Flammarion, Paris, 1929
LʼAstrattismo merita almeno una lezione dedicata, soprattutto alla figura e al percorso di V.
Kandinskij. Il cammino che egli percorre per giungere allʼastrattismo lirico che lo ha reso
famoso è lungo, segno del fatto che non nasce secondo un arbitrio ma dalla ricerca di una
forma espressiva pura, che colga lʼaspetto spirituale dellʼesperienza estetica: «Parlare del
recondito attraverso il recondito». 7 Mi sembra che il seguente passo, tratto da uno scritto
di Marc, possa giustificare e rendere interessante lʼapproccio del lavoro che sto per
proporre. Ecco dunque cosa dice Franz Marc: «Cosa ci ripromettiamo dallʼ ʻarte astrattaʼ?
È il tentativo di far parlare, invece della nostra anima eccitata dallʼimmagine del mondo, il
mondo stesso...Noi abbiamo lʼesperienza millenaria che le cose diventano tanto più mute
quanto più chiaramente noi teniamo dinanzi ad esse lo specchio ottico della loro
apparenza fenomenica. Lʼapparenza è sempre piatta, ma allontanatela, allontanatela
completamente dal vostro spirito - immaginate che né voi, né la vostra immagine del
mondo esistano più - e il mondo rimane nella sua vera forma, e noi artisti intuiamo questa
forma; un demone ci concede di vedere tra le fessure del mondo, e ci conduce in sogno
dietro la sua variopinta scena». 8 Il cercare di rappresentare non direttamente ciò che si
vede, ma le sensazioni visive suscitate da unʼesperienza, è lo scopo di un lavoro come
quello di cercare di mettere in forma visiva, tramite linee, punti, colori, segno,
composizione, il sentimento e il
significato di una poesia. Daremo ai
ragazzi una scelta di poesie
(conosciute o sconosciute), in cui sia
afferrabile immediatamente il
contenuto dʼesperienza, e chiederemo
loro di tradurre le sensazioni che la
poesia dice in termini visivi.
Unʼesemplificazione preliminare di
alcuni significati che Kandiskij
attribuisce alle diverse tipologie di
linee o alle associazioni più cogenti
tra suoni e colori, sarà come lʼABC di
partenza. 9
La tecnica che più
favorisce lʼimmediatezza e la
freschezza di colore e segno è
lʼacquarello (meglio se precedentemente affrontato nei suoi elementi tecnici di fondo).
Lʼimmagine mostra un esempio ispirato alla poesia Corno inglese di E. Montale. 10
(Immagine 4) Lʼassociazione tra musica e pittura è esperibile in modo potente e
convincente osservando lʼepisodio del film Fantasia della Disney, che ha come musica
portante la Toccata e fuga in Re minore di J.S. Bach 11 dove, lungi dallʼessere didascalico,
si coglie la complessità inesprimibile delle corrispondenze tra musica, suono, movimento,
colore.
7
W. Grohmann, V. Kandisky, Il Saggiatore, Milano 1959, p.64
8
cfr. Mario de Micheli,op. cit., p.103
9
Il tutto si trova meravigliosamente esposto in V. Kandiskij, Lo spirituale nellʼarte, SE, Milano 2005, pp.47-76
10«ll
vento che stasera suona attento/ ricorda un forte scotere di lame/ gli strumenti dei fitti alberi e spazza/
l'orizzonte di rame/ dove strisce di luce si protendono/ come aquiloni al cielo che rimbomba/ (Nuvole in
viaggio, chiari/ reami di lassù! D'alti Eldoradi/ malchiuse porte!)/ e il mare che scaglia a scaglia,/ livido, muta
colore/ lancia a terra una tromba/ di schiume intorte;/ il vento che nasce e muore/ nell'ora che lenta s'annera/
suonasse te pure stasera/ scordato strumento,/ cuore», in E. Montale, Ossi di Seppia.
11
W. Disney, Fantasia, colore, sonoro, USA 1940
Surrealismo
«La pittura surrealista tende a un altro risultato: alla creazione di un mondo in cui lʼuomo
trovi il meraviglioso: un regno dello spirito dovʼegli si sciolga da ogni gravezza e inibizione,
da ogni complesso, attingendo una libertà impareggiabile, incondizionata». 12
Se è può risultare molto difficile la comprensione del significato delle opere surrealiste, in
quanto spesso si tratta di enigmi la cui soluzione non ci è dato sapere; pure si può
imparare un loro metodo di grande forza espressiva: la resa formalmente realistica di
immagini che a livello di contenuto logico sono incompatibili, anche se intuibili nella sfera
della soggettività, conscia o inconscia che sia. Magritte è forse lʼartista più interessante da
questo punto di vista. Con una tecnica pittorica quasi fotografica egli rappresenta mondi
apparentemente verosimili ma pieni di incongruenze e di squarci simbolici di grande
efficacia, attraverso operazioni
come lʼalterazione dei rapporti
dimensionali, lo scambio delle parti
e delle proprietà, lʼindistinguibilità
tra realtà ed apparenza. Unʼopera
come I valori personali, dà lo
spunto per il lavoro: attraverso lʼuso
della prospettiva centrale
(precedentemente affrontato) si
chiederà ai ragazzi di costruire un
semplice interno, nel quale poi
inserire oggetti appartenenti alla
propria sfera personale quotidiana,
copiandoli dal vero ma alterandone
le dimensioni (già nel medioevo
tale operazione significava
lʼimportanza affettivo-simbolica
attribuita agli elementi);13 e
colorando poi tutto con matite
acquarellabili, che permettono una buona velocità e un buon grado di realismo. (Immagine
5: R. Magritte, I valori personali, olio su tela, 1952)
Futurismo
“Noi canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne;
canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente luci
elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole
pei contorti fili dei loro fumi, le locomotive dallʼampio petto, che scalpitano sulle rotaie,
come enormi cavalli dʼacciaio imbrigliati di tubi...” 14 I proclami spesso hanno del
12
cfr. Mario de Micheli,op. cit., p.184
13
«Gli oggetti ingranditi sollevano dubbi sulle nostre stesse dimensioni. O siamo dominati dalle cose che
maneggiamo costantemente o siamo cresciuti con esse, nel qual caso la nostra statura aumenta la
congestione. La stanza è piena persino di cielo…Qui anche il cielo opera in modo oppressivo, perché la sua
presenza aumenta la congestione» D. Sylvester cit. in http://www.ilmuromag.it/rene-magritte-les-valeurspersonnelles-i-valori-personali/
14
F. T. Marinetti, Manifesto del Futurismo, 1909, cfr. Archivi del futurismo, De Luca Editore, Roma 1958, p.17
suggestivo, ma spesso si rivelano meno interessanti delle opere. Allʼaperto elogio di una
“borghesia guerrafondaia”, della guerra “sola igiene del mondo”; ai deliri di
“Panitalianismo” e “svaticanamento” di Marinetti, si contrappone la ricerca artistica
profonda e coraggiosa di Umberto Boccioni, vero grande artista del Futurismo. Egli cerca
veramente qualcosa di nuovo dentro la struttura stessa della realtà, desiderandone una
«conoscenza completa, ottenuta immedesimandosi intuitivamente nellʼoggetto e
vivendone dal di dentro la sua vita nellʼintegrità del suo divenire». 15 Si tratta quindi non
solo di tematiche che abbiano a che fare con il dinamismo, ma lʼesperienza del dinamismo
stesso come qualcosa che coglie in una sintesi superiore tutti i momenti accidentali del
divenire di un oggetto nello spazio:
«Il dinamismo è la solidificazione
dellʼimpressione senza amputare
lʼoggetto o isolarlo dal solo elemento
che lo nutre: la vita, cioè il moto.».
(Immagine 6, U. Boccioni,
Dinamismo di un ciclista, olio su tela,
1913). La cosa importante è che i
ragazzi colgano quanto Boccioni
senta la sua ricerca come carica di
verità scientifica e filosofica, cioè
come sia alla ricerca di
unʼespressione della realtà totale. Ad
esempio, è interessante che ciò che
egli dice del dinamismo della materia
sia confermato dalla scoperta
scientifica (avvenuta alla fine
dellʼOttocento) della struttura dellʼatomo: alla base della composizione della materia non vi
è staticità e continuità ma movimento incessante di particelle discrete, unite da energie
che si compenetrano e si bilanciano. La stessa tecnica pittorica che Boccioni elabora,
mutuata dallʼimpressionismo e dal divisionismo, esprime questa realtà: filamenti di colore
puro che accostandosi creano la vibrazioni energetico-cromatica di cui le forme sono
espressioni geometriche
superiori. Per lavorare in
questo senso chiederemo ai
ragazzi di ritagliare da una
rivista qualunque unʼimmagine
che sia potenzialmente carica
di energia e dinamismo, e di
trasformarla in modo da
esprimerne il dinamismo: la
tecnica consigliata è quella dei
pastelli ad olio su cartoncino
nero, molto adatti
allʼaccostamento di segni di
colore puro e allʼeffetto di
contrasto dei colori
complementari. (Immagine 7).
Verificare
15
cfr. Mario de Micheli,op. cit., p.253
Una verifica potrà essere quella di proporre ai ragazzi alcune immagini mai viste
appartenenti però alle correnti studiate, chiedendo loro di assegnarle a una corrente, a un
periodo storico, a un autore e poi di provare a interpretare il loro significato espressivo a
partire da quello che si è studiato e detto. Tale verifica evidenziarà quindi le competenze
acquisite, come capacità di entrare in relazione con unʼopera, leggendone «gli elementi
principali del linguaggio visivo, [...] i significati di immagini statiche [...] sapendole collocare
nei rispettivi contesti storici, culturali, ambientali etc...». 16
16
cfr. Indicazioni Nazionali 2012, documento pdf del Miur, p. 61