Arte Moderna

Anche in Storia della civiltà europea. Vol. 16 - il Novecento. Arti visive, pp. 104-108.

Dal mondo antico allʼinizio del terzo millennio: migliaia di saggi e oltre 10.000 immagini, un imponente corpus testuale e iconografico organizzato in periodi cronologici e in aree tematiche: storia, filosofia, arti visive, scienza e tecnologia, musica, letteratura e teatro, comunicazione. Unʼopera curata da Umberto Eco, che propone nuove modalità di esplorazione della storia e del sapere e che offre potenti strumenti capaci di intrecciare e collegare, grazie a percorsi dinamici, i personaggi, le idee e gli eventi che hanno formato la nostra cultura. Lʼidea di partenza di Umberto Eco è quella di realizzare unʼopera a carattere enciclopedico che aiuti ad avere il senso delle distanze storiche, a stabilire rapporti di contemporaneità tra eventi di natura diversa e che consenta di ricostruire fenomeni di lunga durata, dinamiche sociali e culturali, comportamenti della vita quotidiana. Il progetto della Storia della Civiltà Europea, nato nel 1993, antesignano di unʼeditoria multimediale di qualità, raggiunge solo il suo compimento editoriale e la sua maturità tecnologica, organizzando i propri contenuti in ogni formato disponibile per ogni tipo di pubblico.

Nel Novecento gli intrecci fra arte, politica, società hanno prodotto ribaltamenti, cancellazioni e rinascite di modelli artistici oscillanti fra la ricerca di un ordine nuovo e la fascinazione per l’irrazionale, fra l’assunzione dell’arte come strumento politico e il rigetto di ogni ideologia, fra la tensione a un’arte individuale e aristocratica o al contrario anonima e collettiva. Nella collisione di fine Ottocento fra tradizione e novità dirompenti cola a picco l’idea di continuità nella storia: il secolo si apre all’insegna della rottura e delle sperimentazioni più ardite in termini di linguaggio e di contenuti. Le avanguardie, tra cui si contano cubismo, espressionismo, futurismo, neoplasticismo e costruttivismo, alleate in un percorso di astrazione, tagliano traguardi che paiono senza ritorno: la cancellazione del soggetto, la forma come forma assoluta, la nuova preminenza del linguaggio, la negazione del racconto, l’esilio dei sentimenti, tutte conquiste che sanciscono il primato culturale dell’Europa. Finché nell’arco di alcuni decenni si verifica un capovolgimento di prospettiva col ritorno al figurativo e con lo spostamento del cuore culturale dall’Europa verso New York e Los Angeles, rimesso più tardi in discussione dall’emergere della nuova polarità dell’Asia. In questo ebook si possono trovare tutte le maggiori espressioni artistiche del Novecento, in cui l’ideale dell’arte subisce un progressivo spostamento verso il futuro, arrivando, nelle sue forme più estreme, a produrre un’arte internazionalista, senza radici e senza memoria, dotata di una lingua aniconica universale, che cancella i confini delle identità nazionali e si proietta nella realtà globalizzata.

Il Concilio di Trento (1545-1563) determinò nuove esigenze liturgiche, che portarono a una rapida trasformazione e a un drastico rinnovamento delle chiese sia dal punto di vista strutturale che dell’arredo. Questo articolo desidera indagare i caratteri fondamentali di un fenomeno poco conosciuto e sicuramente sottovalutato della storia dell’arte moderna legata a questi cambiamenti: la ri-funzionalizzazione delle immagini medievali e bizantine, prendendo come esempio il caso toscano. In particolare verrà evidenziato come la percezione da parte dei fedeli di queste immagini si evolva nel corso dei secoli.


http://journalabyme.wix.com/mise-en-abyme

Esse livro faz uma análise do pensamento ocidental a partir das relações ambivalentes entre a religião e a liturgia cristã com o mundo da arte. Essas relações têm um histórico complexo, de amplas possibilidades, mas também de medos, preconceitos e falta de confiança que acabam por eliminar as possiblidades e criar um arcabouço de mútua negação, como se um mundo pudesse acabar com o outro. Algo real no mundo em que vivemos. Tentando desfazer essas relações de negação, o autor estabelece pontos de contato a partir de movimentos de transgressão e correlação e assim criar pontes entre esses mundos de modo que tanto a arte quanto a religião e sua liturgia se ampliem para além de suas fronteiras. Por fim, esse livro fala de uma estética de
vida mais plena, mais conectada, e por fim, mais livre.

La mostra allestita presso il Coworking Gottifredo ad Alatri [13 novembre 2021 – 09 gennaio 2022] dal titolo «Ciacelli: la visione molteplice» rimette in luce una delle figure più singolari dell’avanguardia novecentista, purtroppo spesso ingiustamente trascurata: Arturo Ciacelli [1883 – 1966].
L’opportunità è stata offerta dalla felice congiuntura tra l’Associazione Gottifredo, che si occupa di promozione culturale ad ampio spettro, e la Collezione Costantini, raccolta con passione e competenza dall’avv. Remo Costantini che, da anni, osserva il mercato delle aste alla ricerca delle tracce di Ciacelli, artista ciociaro per molti versi dimenticato nella sua stessa terra d’origine.

La storia della chiesa piacentina di San Sisto vanta origini illustri: fu infatti l'imperatrice Angilberga che qui, a metà Ottocento, fondò il primo insediamento per poi proseguire con il nuovo impianto architettonico rinascimentale, opera del piacentino Alessio Tramello tra il 1499 e il 15111. La chiesa conserva opere pittoriche che documentano le attente e aggiornate scelte dei monaci benedettini, custodi fino all'inizio dell'Ottocento del complesso. La storia delle pale d'altare in San Sisto inizia con un formidabile exploit, la Madonna Sistina di Raffaello, venduta poi nel Settecento ad Augusto III di Sassonia. Da quel momento la visita della chiesa potrebbe rappresentare la testimonianza di una sorta di vuoto, ma San Sisto resta un magnifico esempio di grande impianto urbano dell'ordine benedettino, che trova attorno al 1500 un nuovo sviluppo artistico i cui capolavori della pittura ancora oggi sono testimoni.

Il contributo indaga alcune suppellettili liturgiche del Tesoro della Chiesa Madre di Pollina, centro delle alte Madonie. Si tratta di opere in argento, in discreto stato di conservazione, che sono sopravvissute nel corso dei secoli e che talvolta risultano menzionate negli inventari redatti in occasione delle visite pastorali. Sono manufatti, perlopiù inediti ed utilizzati per la liturgia, realizzati da argentieri siciliani dalla fine del Quattrocento agli inizi dell’Ottocento. Alcune suppellettili, al pari delle opere d’arte figurativa, sono state commissionate da dotti prelati, dai munifici Ventimiglia, dalle benestanti famiglie locali, come i Minneci o i Carcavecha, oppure da semplici fedeli.

Este artigo busca esclarecer e discutir a obra de Marcel Duchamp na primeira metade do século XX, examinando uma questão mais específica: a relação entre Arte e Conceito nesta produção artística, atentando neste caso para os modos como a redefinição do espaço artístico e do objeto artístico terminam por propor uma nova noção de Arte e uma nova noção de Artista. PALAVRAS-CHAVE: arte moderna; Marcel Duchamp; arte e conceito. ABSTRACT: This article attempts to clarify and discuss the works of Marcel Duchamp in the first half of twenty century, examining a specific question: the relation between Art and Concept in this artistic production, attempting in this case for the ways in which ones de redefinition of the artistic space and the artistic object conduces to propose a new notion of Art and a new notion of Artist. KEY WORDS: modern art; Marcel Duchamp; art and concept.

The essay intends to examine that particular cultural approach offered by Giuseppe Zander to the field of interventions on the existing ecclesiastical heritage, based on a profound knowledge of the reality of architecture as a methodological guide for the definition of an old-new balance. Prof. Zander, architect-restorer active in Rome, Lazio and beyond, since the delicate moment of the Second World War, is recognized as a refined contribution to the cultural world of his time, in particular on the themes of restoration, in which he demonstrates care and sensitivity in contemporary insertions on ancient pre-existences and in post-conciliar liturgical adaptation. It is considered useful to examine some distinctive aspects in the liturgical adaptation projects of religious architecture, through case studies, chosen from among the numerous existing ones, in order to bring out the theoretical reflections and the progressive cultural refinements of one of the protagonists of the second Italian twentieth century.

Si esamina la diffusione e la circolazione delle reliquie da Roma alla Sicilia e la conseguente proliferazione, a seguito dei dettami del Concilio di Trento recepiti dai vari Sinodi diocesani, di sacre custodie in metallo prezioso o in legno. Vengono, infatti, indagati alcuni reliquiari d’argento che, custoditi nei Tesori siciliani, sono contestualizzati nella pertinente temperie storico-culturale. Due di essi, inediti e dalla tipologia a busto, sono conservati nel Tesoro della Matrice di San Mauro Castelverde (Pa). Della suppellettile liturgica contenente le sacra vestigia di S. Vittoria, sono stati individuati autore e committenti. L’altra inedita opera, voluta dal marchese Simone I Ventimiglia, signore del luogo, custodiva in origine le reliquie di S. Giorgio, primo protettore del borgo. Le  spoglie della Santa furono donate da don Vincenzo Greco (1597-1687), di cui viene delineata la figura. Il presbitero, nato a S. Mauro, si trasferì a Roma, dove, oltre a rivestire incarichi di prestigio, entrò in contatto con influenti cardinali come L. Capponi, P. L. Caraffa, D. Carafa, F. e G. Verospi. Fu sovrintendente ai “Cimiterij de Santi Martiri”, incarico che gli permise di avere numerose reliquie di martiri che donò a diverse chiese siciliane. Greco regalò opere al suo borgo natio, come la Stauroteca riferita ad orafo lombardo della fine del XV sec. e per la cui committenza è stato ipotizzato l’ambito di Papa Alessandro VI, e il Salvator Mundi in marmo scolpito nel 1674 da Ercole Ferrata.

A obra de Roberto Burle Marx define de uma estética moderna de paisagem, incorporando o espírito da pesquisa plástica às soluções dos jardins. Suas produções são descobertas de uma nova forma de arte
intelectual, uma linguagem moderna, harmonizando valores geométricos e de ordem com os valores instáveis da natureza. Esse processo de trabalho pressupõe uma forma articulada de visão, que
considera o jogo entre constantes e variantes: a definição formal do espaço (que busca um foco extremamente visual na composição, como numa tela em que os elementos possuem uma lógica intrínseca), o conhecimento das espécies com a compreensão do movimento e a dimensão do tempo no jardim. Estas composições paisagísticas passam a constituir uma unidade, uma experiência própria e autônoma possuidora de lógica interna, ainda que ligadas a uma extensão e a um movimento infinitamente mais vasto da natureza como um todo.

L’articolo ricostruisce la progressiva funzionalizzazione della figura di Dino Buzzati in termini di icona del fumetto, percorrendo la vicenda editoriale e la fortuna critica di un gruppo di testi significativi: Poema a fumetti, Le storie dipinte, I miracoli di Val Morel e Il reggimento parte all’alba. L’analisi storica delle forme libro assunte da queste opere, e delle ricerche condotte da vari studiosi intorno ad esse, mette in evidenza tre aspetti interrelati: la crescente attenzione nella preparazione dell’immagine; la salvaguardia dei rapporti tra le componenti iconica e testuale; la presentazione dello scrittore di Belluno al lettore contemporaneo come autore di graphic novel. Nelle conclusioni si rintracciano ulteriori conferme del ruolo di Buzzati fumettista, in contesti più strettamente pertinenti all’ambito di genere, quali riviste, raccolte e manuali di fumetto e spazi di diffusione ed elaborazione di cultura fumettistica.

My analysis retraces the role played by Dino Buzzati as an icon for the development of comics in Italy. I draw my considerations from the editorial history and the critical fortune of a group of works combining words and pictures: Poema a fumetti (Poem strip), Le storie dipinte, I miracoli di Val Morel and Il reggimento parte all’alba. A close examination of the editorial formats as well as an analysis of the scholarship emphasizes three interrelated aspects: the growing attention to the importance of the images in Buzzati’s hybrid works; the safeguard of the relationships between texts and images; the presentation of Buzzati as graphic novelist. Finally, I draw my conclusions by analyzing how Buzzati’s works are dealt with in contexts that are closer to comics’ elaboration and distribution, including comics magazines, collections and manuals, as well as spaces for comics culture.

Cet article retrace le rôle joué par Dino Buzzati en tant que figure centrale de la bande dessinée à travers l’aventure éditoriale et la réception critique d’un ensemble de travaux où texte et image cohabitent: Poema a fumetti, Le storie dipinte, I miracoli di Val Morel, et Il reggimento parte all’alba. L’analyse historique de la forme éditoriale et des recherches consacrées à ces œuvres permet de relever trois aspects étroitement liés: une attention croissante à la préparation de l’image; la conservation des rapports entre les éléments iconiques et textuels; la présentation de l’écrivain de Belluno au lecteur contemporain en tant qu’auteur de romans graphiques. Dans les conclusions nous allons rappeler aussi d’autres confirmations du rapport de Buzzati avec le monde de la bande-dessinée dans un contexte plus directement pertinent au cadre du genre, comme les magazines de BD, les recueils, les manuels et les espaces de diffusion et d’élaboration de la culture de la bande-dessinée.

Un breve confronto tra i due "Trionfi di Galatea" dipinti da due grandi personalità: Raffaello Sanzio e Pietro da Cortona (Pietro Berrettini). A distanza di più di un secolo il maestro del barocco Pietro da Cortona copierà Raffaello dalla Farnesina...

The article aims to explain the first contacts between Franco Russoli and Fernanda Wittgens thanks to their correspondence from 1950, when the young officer of the Soprintendenza of Pisa was assigned to the Milanese one, to 1953, when he curated the Picasso exhibition at Palazzo Reale in Milan. Furthermore this work allows to highlight the contribution Russoli offered in organising the Parisian Exposition d’art Moderne Italien in 1950, when he acted on behalf of the Amici di Brera.

This article looks at art and religion in the work of Marc Chagall (1887-1985) from the exhibition "Chagall. Divino y Humano ", presented at the Canal Foundation, in Madrid, from February to April 2016. The show brought together over a hundred original works in lithography techniques, woodcut and engraving, including works on paper, created by the artist between the decades 1940 and 1980.

Disponível em: https://www.periodicos.ufmg.br/index.php/maaravi/article/view/14341

Il catalogo raccoglie le schede delle opere d’arte decorativa esposte da Maria Accascina alla Mostra d’Arte Sacra delle Madonie allestita nel 1937 presso il Convento dei PP. Riformati di Petralia Sottana, centro delle alte Madonie. Si tratta di gioielli, suppellettili liturgiche, oggetti preziosi di uso profano, coralli, paramenti sacri, tessuti, statue lignee, intagli, maioliche e tappeti realizzati dal XI al XIX secolo. Le opere, alcune delle quali perdute, provengono dalle collezioni nobiliari, dall’allora Museo Nazionale di Palermo, ora Galleria Regionale della Sicilia, Palazzo Abatellis, dal Real Istituto d’Arte della stessa città e soprattutto dalle chiese dei centri delle Madonie, nello specifico Castelbuono, Collesano, Isnello, Gangi, Geraci Siculo, Petralia Soprana, Petralia Sottana e Polizzi Generosa. Le schede, con aggiornamento bibliografico, sono disposte per paese e per tipologia di materiali impiegati secondo un criterio cronologico.

Esse material é resultante da pesquisa Olly e Werner Reinheimer: moda, arte e política. Do arquivo pessoal ao patrimônio nacional, aprovada no edital Universal do CNPq, em 2013. Trata-se de material em construção.
Apresento aqui a primeira parte da investigação sobre a trajetória do casal, a construção do acervo e o material visual ali constante. Nessa parte procuro apresentar as famílias de ambos até o encontro do casal e as primeiras investidas de Olly na experimentação artística, na década de 1950. Dada a inexistência de uma sistematização anterior dessas trajetórias, esse trabalho supôs um processo longo e minucioso de cotejamento de dados, de busca de informações de diversas ordens e o contato com uma série de pessoas dispersas pelo mundo, muitas vezes no melhor estilo detetivesco, para o qual a Internet foi uma ferramenta imprescindível. Nesse processo, alguns historiadores alemães e um brasileiro foram de grande contribuição: Angelika Heider, Monika Schmidt, Gerhardt Brändle e Fábio Koifman. Há diversas inferências no texto, dada a impossibilidade de recuperar algumas informações. Todas essas inferências foram explicitamente indicadas no texto.

Modern art remains a mystery because most people – including art critics and even artists themselves – are unable to see beyond the imprisoning confines of classical fine art. Everything is judged in terms of beauty and technical skill, when it should be viewed from a quite different perspective, namely that of the imaginative world that the modern artwork is a part of. Successful and authentic modern art is about creating worlds of the imagination - like a film, or a novel - only this time using different media. Modern artworks are like lobby cards and film stills to imaginative worlds, and they should not be seen as aesthetic ends-in-themselves. And for an artwork to be authentically artistic, as opposed to merely crafted, it must invoke a ‘strange and disturbing’ imaginative world, not a variant of the world we currently inhabit, as that world is the world of crafted and aesthetic objects.

Le suppellettili liturgiche delle confraternite e delle compagnie di Polizzi Generosa, così come quelle di altri centri siciliani, sono la chiara testimonianza della fede e della devozione dei confrati che, talora spinti da esigenze liturgiche, hanno commissionato numerose opere ad argentieri ed orafi attivi in Sicilia. Parte di questi manufatti, come rivelano i documenti, si sono perduti nel corso dei secoli sia per il loro naturale utilizzo sia per l’incuria. Alcune di queste opere, come i reliquiari dei Santi, unitamente ai simulacri lignei talora adorni di ex-voto, vengono portati in processione durante le feste. Tra le più antiche congregazioni del centro madonita, le fonti locali annoverano quella del Santissimo Sacramento che, composta essenzialmente da nobili, aveva sede, almeno sino agli inizi del XVII secolo, in Chiesa Madre. Alla citata compagnia appartiene, infatti, la custodia d’argento firmata da Nibilio Gagini nel 1586, argentiere palermitano a cui sono riferite altre opere. La commissione di suppellettili liturgiche continua pure nel Sei e nel Settecento, restituendoci opere di pregevole interesse, come quelle volute dal nobile Francesco Mudaro.

Nel 2006 scrissi la voce su Giuseppe Sammartino per Wikipedia Italia. Alla fine del 2016 ripresi quella voce e la riscrissi completamente ampliandola notevolmente e inserendo notizie ricavate anche da libri contemporanei dello scultore napoletano autore del Cristo Velato che campeggia nella Cappella Sansevero. Questo che pubblico è il testo originale da cui ho tratto la voce di Wikipedia pubblicata ex-novo nel gennaio-marzo 2017.

Il libro tratta la produzione dell'intagliatore Pietro Bencivinni, natio di Polizzi Generosa, di cui per la prima volta si ricostruisce la biografia e il catalogo, ed esamina più di 250 sculture e intagli lignei dal Quattrocento all'inizio dell'Ottocento custoditi nelle chiese dei quattordici paesi delle Madonie (Caltavuturo, Castelbuono, Cefalù, Collesano, Gangi, Geraci Siculo, Gratteri, Isnello, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Pollina, San Mauro Castelverde e Sclafani Bagni). Sono centri che appartengono alla provincia di Palermo e che rientrano nell’antica Diocesi di Cefalù. La pubblicazione presenta una appendice documentaria costituita da 547 documenti rinvenuti presso l’archivio di Stato di Termini Imerese, in quello Diocesano di Cefalù nonché in quelli delle parrocchie dei centri madoniti. La ricerca ha rivelato un cospicuo numero di artisti locali che hanno realizzato opere ancora esistenti, come i cori delle Matrici di Petralia Soprana e Gratteri, il mobile di sagrestia della chiesa del Santissimo Salvatore di Petralia Soprana, il Cristo Risorto della chiesa di S. Michele di Isnello, l'Immacolata della Chiesa Madre di Geraci Siculo, la vara della crocifissione della chiesa di San Filippo di Scafani Bagni, le cornici, le custodie e le cantorie di numerose chiese. È stato pure ampliato il catalogo degli artisti del Cinque e del Seicento attivi pure in altri centri della Sicilia, come quello dello spagnolo Diego Ingutierrez, dei Matinati, dei Li Volsi da Tusa-Nicosia, di fra' Innocenzo da Petralia Sottana e del più noto fra' Umile da Petralia Soprana, di Vincenzo Di Giovanni e di Francesco Reyna. Particolare attenzione viene riservata alla produzione dei Ragona e a quella del gangitano Filippo Quattrocchi, scultori attestati in altri centri dell’Isola, da Messina a Catania, da Agrigento a Trapani. Il volume comprende un capitolo sulle sculture realizzate dai napoletani tra la fine del Seicento e il Settecento, come Giacomo Colombo, Lorenzo Cerasuolo, Gaetano Franzese, Gaspare Castelli e Domenico Puglisi, ed un altro interamente dedicato ai palermitani Bagnasco che concludono la grande stagione della scultura lignea in epoca Neoclassica.

O presente trabalho busca explorar a vida e obra da artista brasileira Maria Martins, com ênfase em sua exposição Maria: New Sculptures, realizada em 1943, na Valentine Gallery em Nova York. A pesquisa também destaca a relação da artista com o movimento surrealista e seu envolvimento no meio artístico internacional, a fim de compreender a hostilidade com que foi recebida pela crítica brasileira ao retornar ao Brasil em 1950, resultando na invisibilidade de sua arte e marcando, também, sua imagem na história da arte do país. Retirar Maria do ostracismo em que se encontra na arte brasileira, é uma tarefa delicada e um tanto quanto injusta, já que a escultora passou anos de sua vida retratando temas relacionados à cultura do povo brasileiro em suas obras. Maria: New Sculptures talvez seja a exposição mais relevante da carreira de Maria, responsável não só por colocar a artista nos holofotes do movimento surrealista, mas por também marcar uma mudança na estética de sua arte, que deixa de ser figurativa para adotar uma postura mais desfigurada, exibindo corpos híbridos com toques metamórficos que davam um ar obscuro às suas obras. As esculturas juntas a textos e poemas que compuseram a exposição de 1943, retratavam uma narrativa mística que explorava os mitos e as lendas da região amazonense, dando vida a oito personagens, que na visão da artista, representariam o folclore brasileiro: Amazônia, Cobra Grande, Boiuna, Yara, Yemenjá, Aiokâ, Iacy e Boto. O sucesso da exposição ocorreu graças ao grupo de artistas surrealistas que estavam exilados em Nova York nos anos 40 e que encontraram nas obras de Maria a representação dos ideais defendidos pelo movimento surrealista na época. Além de abordar o universo folclórico, suas esculturas também exploravam a sexualidade feminina, dando forma a corpos que exibiam explicitamente seios e vulvas. Em suma, a história de Maria Martins na arte brasileira segue em esquecimento ou em irrelevância e, até mesmo sua ilustre participação no meio surrealista é, de certa forma, ignorada pelo movimento. Investigar os motivos que contribuiriam para a marginalização de Maria Martins na história da arte ocidental, abriu espaço para diálogos que envolvem problemáticas de gênero, políticas nacionalistas e outros tópicos que ultrapassam as questões meramente estéticas.

In piazza Vittorio Emanuele II a Corato (Ba), vi è una fontana raffigurante una donzella a cui gli fu dato il nome di Montagnola. Attraverso un’analisi degli eventi storici che caratterizzarono il periodo della sua realizzazione ed una ricerca iconografica dei particolari con l'utilizzo di foto d'epoca, è stato possibile avanzare una nuova ipotesi sul suo significato storico e simbolico. (24 marzo 2021).

Il saggio esamina la statua lignea rivestita in lamine d’argento della Madonna del Carmelo e alcune suppellettili liturgiche custodite nella chiesa del Carmine Maggiore di Palermo. Si tratta di opere realizzate da artisti siciliani tra il Settecento e l’Ottocento.  Collocato nell’antico mercato storico di Ballarò, la chiesa, con annesso convento dei PP. Carmelitani, custodisce opere che testimoniano la raffinata committenza dell’Ordine. Tra queste le tavole dello smembrato polittico in cui vi lavorarono Pietro Ruzzolone e Antonello Crescenzo , la Madonna del Carmelo firmata dal pittore Tommaso De Vigilia e altre opere eseguite da Antonello Gagini, Pietro Novelli, Giacomo e Giuseppe Serpotta.

L'articolo propone un argomento inedito, tratto dalla mia tesi di dottorato (conseguito in data 4 marzo 2016) dal titolo "La committenza gesuitica e la pittura a Palermo tra XVI e XVIII secolo".
Oggetto del contributo in questione è un inedito ciclo pittorico ritrovato nella chiesa del Gesù a Casa Professa di Palermo, di committenza gesuitica e attribuito in questa sede al pittore Orazio Ferraro da Giuliana S. J. Il soggetto degli affreschi seicenteschi è quello delle Quarantore, arricchito da riferimenti alle Sacre Scritture cui il pittore guarda per l’iconografia del Serpente di bronzo e per la rappresentazione dell'episodio veterotestamentario relativo a Giona e la balena. L’attribuzione, fondata su una esaustiva indagine bibliografica e su raffronti iconografici, è confermata dalle notizie riportate da documenti già noti e relativi all’attività del Ferraro nella stessa Casa Professa.

Il saggio esamina le sculture e gli intagli lignei conservati nelle chiese francescane della Madonie, centri della parte settentrionale della Sicilia. Sono opere realizzate dal XVI al XIX secolo da vari scultori come Frate Umile da Petralia Soprana, Frate Innocenzo da Petralia Sottana, Frate Benedetto da Petralia Sottana, Frate Ludovico da Calascibetta, Filippo Quattrocchi e Gaspare Castelli. Si tratta perlopiù di custodie lignee, di Crocifissi e di sculture raffiguranti santi legati all'ordine francescano