Location via proxy:   [ UP ]  
[Report a bug]   [Manage cookies]                
MACUGNAGA RICORDA IL PITTORE ERNESTO TRECCANI Comune di Macugnaga MACUGNAGA RICORDA IL PITTORE ERNESTO TRECCANI Comune di Macugnaga Azzurro Quella mattina si sentiva l’anima tutta azzurra. Si mise a dipingere una siepe (foglie verdi, foglie rosse, sterpi, roselline finte) e i tubetti di azzurro non bastavano mai. Un pittore è fasciato di luce. I singoli colori non esistono in pittura. Ho preso dell’azzurro e l’azzurro non bastava mai. Vorrei dipingere un ghiacciaio, così trasparente e cristallino. Ho messo del verde veronese e mancava di trasparenza. Allora ho messo del blu e ancora dell’azzurro. Poi degli scuri, un verdone, del rosso e ancora dell’azzurro. Ho avuto una esitazione e ho messo del bianco di tubetto per alleggerire l’insieme. C’è stato un effetto di neve. Anche le foglioline rotondette sono di un tenero verde azzurro. (Ernesto Treccani, Il segreto dell’arte, Amadeus, 1987) Ernesto Treccani a Macugnaga, 1970 ERNESTO TRECCANI A MACUGNAGA, TRACCE DI VITA E PITTURA Ernesto Treccani nei suoi scritti si riferisce di rado a Macugnaga, eppure in questi luoghi il legame tra vita e pittura è stato profondo. Sono rari i quadri in cui il Monte Rosa si mostra con chiarezza, tuttavia il suo profilo compare più volte come una traccia, una presenza legata ad un ritratto. Il Rosa è per Treccani non solo il paesaggio dove intrattenere con lo studio della natura un rapporto privilegiato, come ad esempio è stata la San Victoire per Cézanne, ma è un luogo di appartenenza, legato alla memoria delle radici familiari, vissuto dall’infanzia agli ultimi anni di vita. Le ragioni di una mostra a Macugnaga, pertanto, intrecciano indissolubilmente il percorso intellettuale ed artistico di Treccani al mondo degli affetti. La Casa di Macugnaga è l’incipit della mostra, rappresentata nella facciata e costruita con colori lievi a pastello e tempera, a segnalare la dimensione intima. Prende vita, dalla casa paterna in poi, un percorso tra frammenti del quotidiano: se il ritratto della madre e del padre nasce da un’immagine fissata nella memoria, il Menù del Capodanno 1981, inedito di una serie di dodici esposto in anteprima, ricorda la tradizione di feste e visite che ha animato i soggiorni invernali ed estivi della famiglia. Il Ricordo di Don Sisto emerge da un legame di stima ed amicizia: pennellate essenziali definiscono il carattere di un personaggio che riaffiora come da un sogno, accompagnato dal canto libero e poetico di un usignolo. Poche pennellate di colore sfiorano la tela e con rapide tracce in ampi vuoti di luce definiscono anche i conigli, i cerbiatti e gli uccellini, oggetto di uno studio che, attraverso modelli impagliati e ricostruiti nell’atelier, esplicitano il metodo di lavoro di Treccani, in cui l’osservazione della natura è sempre mediata dal pensiero, dalla ricerca dell’espressione del colore-luce. Giovanni Treccani Degli Alfieri e famiglia nel giardino di casa a Macugnaga, 1949 Tra cielo e terra ritroviamo i temi cari a Treccani: siepi, torrenti ed il cielo attraversato da un volo di passeri, sono elementi della natura che vivono nella sua pittura come mezzo di invenzione e non di imitazione; anche le tenebre notturne prendono vita se accese dal bagliore di un Cielo stellato. Compito primo della pittura è per Treccani portare la luce, portare alla luce, raschiare l’opaca grevità della materia, rimuovere quelle “toppe d’insistenza”, in questo caso del colore, “pronte a farsi movimento e luce”, come scriveva l’amico Vittorio Sereni nella poesia La spiaggia. Nel Monte Rosa d’inverno la luce che muove gli azzurri e i grigi del monte è la stessa del cielo e delle nuvole, in un equilibrio di rispondenze che ha nella linea frastagliata del profilo della montagna il suo sottile confine. Il cielo di questa tela è diverso dall’azzurro senza una nuvola, acceso dalla luce di Agosto, che caratterizza altre composizioni, cosi come è diverso dalla lucentezza morbida degli smalti, di cui è esposto un esemplare recentemente presentato presso la Fondazione Corrente di Milano nella mostra dedicata alla produzione di vetri, ceramiche e smalti dell’artista. Le siepi esposte fanno emergere la componente più materica, corposa e gestuale della pittura di Treccani. Osserviamo la Siepe d’estate, dove dominano i gialli e gli arancioni: il pittore crea una composizione in cui mescola il sole della sua Macugnaga con quello della memoria di un volto, forse quello del padre, che appare severo e rassicurante al tempo stesso. Le composizioni di colori, sempre diverse, danno l’impressione di un ordine nascente, in cui accade spesso che una o più presenze compaiano nella loro corporeità sotto i nostri occhi. Una natura che non appare mai con le stesse sembianze, che si defila come un invito verso altri orizzonti, mentre la sua forma nasconde complessità segrete. Raffaele, Lidia e Magda De Grada con Ernesto Treccani - Nozze a Macugnaga, 1943 Nella compresenza tra uomo e natura, ciò che conta è la forza vitale della luce, simbolo antico della trascendenza e della verità ed emblema moderno della ragione e della conoscenza, capace di trasformare un angolo di mondo in un paradiso terrestre o in un locus amoenus. Nell’Autoritratto con la montagna, come nelle figure immerse nel paesaggio, l’artista dipinge la montagna come “da camminarvi dentro” - come scrive Treccani poeta - con il massiccio che sembra aprirsi ai suoi passi, mentre i colori tessono una parte della natura e l’uomo tenta di porsi attivamente in essa. Alzando gli occhi al cielo, nel Volo di passeri la luce addensa e forma un’atmosfera aerea di gialli e verdi splendenti stesi con pennellate ampie, vibranti come il batter d’ali degli uccelli in volo. La luce, catturata come se emanasse dalla materia stessa, ed il movimento, che è proprio di ogni essere animato, nascono dalla volontà di cogliere il “colore della vita” - come afferma l’artista stesso - e sono il contributo più prezioso che Ernesto Treccani ha portato all’arte del nostro tempo. Deianira Amico Casa di Macugnaga, pastello e tempera su tela, 50 x 62 cm Madre e padre, tecnica mista su tela, 40 x 60 cm Madre e padre, tecnica mista su tela, 40 x 60 cm Menù di Capodanno 1981, inchiostro e acrilici su tela, 50 x 35 cm Ricordo di Don Sisto, anni ‘80, tecnica mista su tela, 50 x 35 cm Cerbiatto nella neve, acrilico su tela, 61 x 74 cm Il coniglietto – A Lidia, inchiostro e acquerello su cartoncino, 23 x 31 cm Monte Rosa d’inverno, 1963, olio su tela, 25 x 35 cm Monte Rosa, acrilici su tela, 14 x 28, 15 x 23 cm Monte Rosa, smalto a fuoco su rame, 15 x 20,5 cm Autoritratto con il Monte Rosa, acrilici su tela, 50 x 35 cm Macugnaga, 2002, acrilici su tela, 40 x 20 cm Cielo stellato – Macugnaga, 1986, acrilico su tela, 50 x 70 cm Neve a Macugnaga, 1997, acrilico su tela, 50 x 70 cm Siepe di montagna, acrilici su tela, 50 x 50 cm Siepe d’estate, 1989, acrilico su tela, 100 x 70 cm Cerbiatto, 1998, acrilico su tela, 50 x 70 cm Volo di passeri, 2003, acrilico su tela, 80 x 100 cm Questo volume è stato realizzato in occasione della mostra allestita presso il Museo della Montagna di Macugnaga dal 10 al 31 Agosto 2013. Si ringraziano per la collaborazione Teresio Valsesia, Valerio Muzio, Giulio e Giuseppe Treccani Degli Alfieri Promotori nuovo spazio mostre temporanee presso il Museo della Montagna di Macugnaga Alberto Pala e Jacopo Muzio, Beba Schranz (Assessore alla Cultura Comune di Macugnaga) Selezione opere Maddalena Muzio Treccani Testo Deianira Amico Grafica e allestimento mostra Jacopo Muzio Architetto, Milano Organizzazione mostra Alberto Pala Referenze fotografiche Archivio fotografico Fondazione Corrente, Milano Archivio Comitato per la tutela delle opere di Ernesto Treccani, Milano Stampa Virus S.n.c., Milano Con il patrocinio di Comune di Macugnaga, Pro Loco Macugnaga, Fondazione Corrente di Milano