Location via proxy:   [ UP ]  
[Report a bug]   [Manage cookies]                
MOBILITÀ DEI PAESAGGI THARRENSI. L’ETÀ DEL FERRO NELL’AREA DEL GOLFO DI ORISTANO (SARDEGNA) Mobility of Tharrensian Landscapes. The Iron Age in the Gulf of Oristano Area (Sardinia) ALFONSO STIGLITZ * Per Antonietta Boninu amica e maestra RESUMEN La zona de Tharros representa un espacio ideal para el estudio de la evolución de los paisajes en épocas pretéritas, por la intensidad de la ocupación, por la calidad de la información disponible y por la cantidad de investigaciones pasadas y presentes. En este texto queremos presentar un viaje personal de “arqueología de los paisajes” en el que la evolución de los factores sociales y culturales como productores de paisajes se sitúa en el centro de la argumentación. Los paisajes tharrenses se caracterizan por una fuerte movilidad y profundos cambios entre las fases que van desde el Bronce Final hasta la Segunda Edad del Hierro, con trayectorias diferentes en los distintos periodos y no referibles a una evolución lineal. Los elementos de crisis / cambio nos proporcionan pistas útiles para plantear la hipótesis de cómo un proceso urbano de tipo “nurágico”, que comenzó hacia el Bronce Final / Primera Edad del Hierro, no pudo encontrar una salida lineal pero estuvo sujeto a formas de tensión interna en el tránsito entre los siglos VIII y VII a.C. que acabaron socavando su compacidad y dando lugar a la formación de una ciudad de tipo “fenicio” a finales del siglo VII a.C., tras el contacto con los componentes orientales que llegaron a Cerdeña. Palabras clave: Proceso urbano, Ritualización de paisajes, Paisajes de poder, Relaciones hegemónicas, Mont’e Prama. * Museo Civico di San Vero Milis, via Santeru, 09070 San Vero Milis (OR), Italia. alfonsostiglitz@libero.it Fecha de recepción: 03-03-2021. Fecha de aceptación: 03-05-2021. http://dx.doi.org/10.30827/CPAG.v31i0.20747 CPAG 31, 2021, 211-231. ISSN: 2174-8063 211 ALFONSO STIGLITZ ABSTRACT The Tharros area is an ideal place to study the evolution of landscapes through the ages, due to the intensity of the occupation, the quality of the available data and the variety of past and present research. In this text we want to give an account of a personal journey of “landscape archaeology” in which the evolution of social and cultural factors as producers of landscapes are located at the centre of the discussion. Tharros landscapes are characterised by a strong mobility and change that span from the Late Bronze Age to the Second Iron Age, following different trajectories in the different periods, and not reduced to a linear evolution. The elements of crisis / change provide us with useful clues to hypothesise how an urban process of “Nuragic” type, that began around the Final Bronze Age / Early Iron Age cannot find a linear exit, but was subject to forms of internal tension in the passage between the 8th and 7th centuries BC that eventually undermined its compactness and led to the formation of a city of “Phoenician” type in the late 7th century BC, following contact with the eastern components that arrived on Sardinia. Keywords: Urban Process, Ritualization of Landscapes, Landscapes of Power, Hegemonic Relations, Mont’e Prama. INTRODUZIONE Questo intervento intende essere la messa a punto di un percorso personale di archeologia dei paesaggi condotto dagli anni’ 80 a oggi (per tutti Stiglitz e Tore, 1991; Stiglitz, 2007, 2013a, 2018). Un percorso che da iniziali formulazioni legate ai temi della paleoecologia – sulla scia del programma di ricerca proposto da Francesco Fedele nell’ambito degli scavi di Tharros (Fedele, 1979, 1980) – approda, oggi, a un’archeologia della complessità (Brogiolo e Colecchia, 2017). In essa l’analisi dei paesaggi si muove in uno spazio ‘indisciplinato’1 che vuole superare la tripartizione classica dell’archeologia come scienza materiale, storica e umana (Ammerman, 2000:169). Senza nulla togliere alla importanza degli specialismi (archeometrici, geologici, fisici, chimici, astronomici e così via) e all’utilizzo delle moderne tecnologie (dal georadar al drone, passando per il GIS), l’archeologia dei paesaggi deve trovare il suo senso di storia dell’uomo nell’ambiente, con la consapevolezza che l’uomo è parte integrante dell’ambiente. In altre parole al centro dell’indagine c’è l’uomo e non gli isotopi o gli algoritmi, strumenti utili per la raccolta e analisi dei dati 2 ma che non sostituiscono lo scopo ultimo dell’archeologia che, in quanto scienza storica, si occupa dell’uomo sociale nel suo contesto. L’area di indagine è la parte settentrionale del Golfo di Oristano (Sardegna centro-occidentale), compresa nelle regioni storiche del Sinis, del Campidano mag1. Indisciplinato nel senso gramsciano “che non si lascia ingabbiare […] a livello di singole discipline accademiche” (Baratta, 2008:252). 2. Nell’ambito del progetto s’Urachi di cui chi scrive ha la codirezione scientifica, congiuntamente con Peter van Dommelen della Brown University (USA), gli specialismi e le analisi specialistiche sono parte integrante dell’indagine, costantemente in connessione e discussione con le finalità archeologiche del progetto che sono quelle della ricostruzione di una comunità nell’arco del tempo della sua esistenza. Sul progetto e le analisi condotte cfr. Stiglitz et al., 2015; Van Dommelen et al., 2018. 212 CPAG 31, 2021, 211-231. ISSN: 2174-8063 MOBILITÀ DEI PAESAGGI THARRENSI. L’ETÀ DEL FERRO NELL’AREA DEL GOLFO DI ORISTANO (SARDEGNA) giore e della Parte Milis (o Campidano di Milis), poste sulla riva destra del fiume Tirso. Essa rappresenta uno spazio eccezionale per le indagini legate all’evoluzione dei paesaggi nella lunga durata. Ciò è dovuto a una pluralità di fattori che vanno dalla complessità ambientale alla variabilità, nel tempo, dell’insediamento umano: tra il Neolitico e l'età romana quest’area rappresenta uno degli spazi più densamente abitati dell’intera isola. Un popolamento non immobile, fissato in un tempo arcaico, ma in continuo cambiamento nelle varie epoche e all’interno delle stesse; soprattutto con l’alternarsi di fenomeni di popolamento sparso, accentrato, spopolamento e ripopolamento. Lo scopo di questo testo è quello di dare conto delle modificazioni dei paesaggi nel territorio che schematicamente definiamo tharrense in un tempo ben definito, quello del processo urbano che porta alla formazione della città di Tharros. Il punto di arrivo, la città, ci fornisce la ragione dell’utilizzo della denominazione di “territorio tharrense” che, altrimenti, sarebbe anacronistico per una parte importante della storia qui narrata. LE RICERCHE NELL’AREA OGGETTO DI INDAGINE L’area è stata ed è tuttora oggetto di indagini di scavo e di prospezione condotte in forma intensiva sin dal XIX secolo. Ma è dalla metà del ‘900 che questi lavori acquisiscono moderne modalità scientifiche di ricerca sia nel campo dello scavo sia in quello delle prospezioni: dagli scavi di Tharros a Cabras (Santoni, 1978, 1985; Del Vais, 2019: ivi bibliografia specifica), a quelli di S’Urachi a San Vero Milis (Stiglitz et al., 2012, 2015; Van Dommelen et al., 2018), passando per il grande insediamento di Cuccuru Is Arrius a Cabras (Santoni, 1982) e ai più noti interventi di Mont’e Prama a Cabras (Minoja e Usai A., 2014, 2020, con ampia bibliografia; Ranieri e Zucca, 2015), per citare i centri più importanti. L’archeologia dei paesaggi nasce in quest’area con l’avvio di estese prospezioni condotte da una pluralità di studiosi sin dagli anni ’70 (Atzori et al., 1987; Stiglitz e Tore, 1991; Sebis, 1998; Usai 2005; Stiglitz, 1998, 2006, 2009, 2011, 2017) fino alle più recenti e strutturate indagini, condotte con le moderne tecniche, collegate alla concessione di scavi e ricerche archeologiche 3 che il Museo civico di San Vero Milis ha ottenuto per le aree di s’Urachi e di Serra is Araus: il Capo Mannu project (Castangia, 2012, 2013; Castangia e Stiglitz, 2020) e il Sinis Archaeological Project (Gosner e Smith, 2018; Plekhov et al., 2020). L’ampiezza, la varietà metodologica e la pluralità di scuole scientifiche coinvolte, indipendentemente tra loro, dalla metà del ‘900 a oggi, rendono questo territorio estremamente interessante per un discorso legato all’archeologia dei paesaggi e, nello specifico di questo intervento, di quella particolare temperie che 3. Concessione di ricerca archeologica e di scavo ai sensi del ‘Codice dei Beni Culturali’, D. Lgs. 42/2004, artt. 88-89. CPAG 31, 2021, 211-231. ISSN: 2174-8063 213 ALFONSO STIGLITZ vede il formarsi del mondo nuragico dell’Età del Ferro, con la particolare forma dei paesaggi di potere e la successiva nascita della città fenicia (Stiglitz, 2015). GEOGRAFIA DI UN PAESAGGIO COMPOSITO (fig. 1) Il territorio tharrense costituisce un complesso spazio geografico che si estende per diverse regioni storiche della Sardegna centro-occidentale: il Sinis, il Campidano di Milis (o Parte Milis) e il Campidano Maggiore (Stiglitz, 2011:346-351). Comprende una pluralità di morfologie e di ecosistemi posti sulla riva destra del fiume Tirso, il più importante corso d’acqua della Sardegna (Paliaga, 1995). L’area di indagine è costituita a ovest dall’ampia penisola del Sinis (circa 200 kmq), delimitata a occidente dal Mar di Sardegna, a sud dal Golfo di Oristano e a est dalla laguna di Cabras (Mar'e Pontis). Una penisola caratterizzata da una linea di costa diversificata con falesie intervallate da lunghe spiagge e da due luoghi di approdo naturale, Tharros a sud e Su Pallosu (Korakodes Portus) a nord, oltre ad alcune isole pericostiere, tra le quali spicca l’Isola di Mal di Ventre. Un complesso sistema di zone umide ricopre una parte importante dello spazio, circondato da non Fig. 1.—Geografia di un paesaggio. 214 CPAG 31, 2021, 211-231. ISSN: 2174-8063 MOBILITÀ DEI PAESAGGI THARRENSI. L’ETÀ DEL FERRO NELL’AREA DEL GOLFO DI ORISTANO (SARDEGNA) estesi spazi utili; un altopiano basaltico centrale attraversa in senso longitudinale la parte centro-meridionale della penisola (Stiglitz, 1998). A est del Sinis si estende l’ultima propaggine della grande pianura costiera, il Campidano, che collega il Golfo di Oristano con quello di Cagliari. In quest’area la piana alluvionale è frutto dell’attività del paleoTirso e dei suoi affluenti che discendono dal Montiferru e che, con il progressivo spostarsi del fiume principale, oggi confluiscono nel Mare ‘e Foghe, area palustre immissaria della laguna di Cabras, oggi purtroppo totalmente trasformata da bonifiche e canalizzazioni (Mele, 1995:53; Stiglitz, 2009). Il principale segno paesaggistico di questa complessa attività idrica è costituito dai terrazzi alluvionali, leggere e caratteristiche colline particolarmente visibili nei territori di Tramatza, Zeddiani, San Vero Milis e Nurachi, oltre alle complesse distese di alluvioni ciottolose. Anticamente, in particolare in età neolitica, questi terrazzi furono sede di vasti insediamenti abitativi e sono diventati il luogo di elezione degli abitati attuali. Una piana a destinazione agricola, ricca di una potente falda freatica tuttora attiva, come visibile nel nuraghe S’Urachi (infra). La pianura è chiusa a settentrione dal massiccio del Montiferru, antico vulcano le cui colate laviche (basalti, andesiti, trachiandesiti) ne hanno plasmato l’aspetto ancor oggi visibile e fornito la pietra da costruzione per la pianura priva, invece, di emergenze rocciose; il nome deriva dalla ricca presenza di minerali ferrosi, utilizzati sin dalla tarda età nuragica (Mele, 1993). A nord-est, invece, il rilievo sale più gradatamente a partire dall’altezza di Bauladu, fino a giungere ai gradini costituiti dagli altipiani basaltici di Paulilatino e di Abbasanta, prima di chiudersi nei contrafforti del Marghine, a Macomer. L’esame paleoecologico di questi spazi è ancora lungi dall’essere completo e soddisfacente, per gli aspetti di interesse archeologico. Un primo pionieristico progetto di analisi globale, nell’ambito degli scavi di Tharros, fu quello proposto da Francesco Fedele, purtroppo interrotto (Fedele, 1979, 1980; Stiglitz, 2011:350 n. 6). Se appare ormai evidente la connessione temporale tra lo sviluppo della società nuragica con un periodo di miglioramento climatico (Pascucci et al., 2018:281), esso non fu privo di oscillazioni che hanno reso soprattutto lo spazio costiero soggetto a rapide mutazioni, legate sia alle attività fluviali (Stiglitz, 2011:348-349) sia alle continue variazioni del livello del mare, con regressioni, anche notevoli, alternate a trasgressioni che hanno portato al continuo trasformarsi delle aree lacustri pericostiere e alla formazione di possibilità di approdo (Pascucci et al., 2018 passim). Dal punto di vista vegetazionale abbiamo solo dati generali per l’area del Sinis, nella quale le analisi palinologiche finora edite (Lentini, 1993; Palmieri e Lentini, 1994; Lentini, 1995; Melis e Di Rita, 2013) presentano il problema della non puntuale connessione con elementi cronologici significativi. Infatti, l’utilizzo di ampi intervalli di tempo rende questi dati utilizzabili solo per gli elementi di tendenza, che attestano una trasformazione radicale tra l’età del Ferro e l’inizio dell’età punica (IX-VI sec. a.C.); da una fase iniziale caratterizzata da un tasso di afforestamento superiore al 60%, con un paesaggio tipico della macchia alta, Quercus ilex, Olea, Pistacia ecc. (Lentini, 1993), si passa alla sua drastica riduzione nelle fasi successive, con l’aumento dello sfruttamento cerealicolo. CPAG 31, 2021, 211-231. ISSN: 2174-8063 215 ALFONSO STIGLITZ Gli studi editi e quelli in corso riguardano però sostanzialmente lo spazio costiero, mentre si attendono quelli delle aree più interne corrispondenti ai Campidani, di Milis e Maggiore, con l’eccezione del progetto s’Urachi, che prevede tra le sue finalità proprio la specifica ricostruzione dell’ambiente paleoecologico e di cui sono stati editi già alcuni risultati (Pérez-Jordà et al., 2020; Ramis et al., 2020) LA RITUALIZZAZIONE DEI PAESAGGI THARRENSI TRA BRONZO FINALE E PRIMO FERRO Nelle ultime fasi del BM e nel BR 4, tra XIV e XIII secolo a.C., il paesaggio dell’area tharrense, come quello del resto dell’isola, è caratterizzato dalla presenza di una miriade di nuraghi, monotorre e complessi, distribuiti sull’intero spazio geografico, dall’ambito montano del Montiferru a quello marino dell’Isola di Mal di Ventre (Usai, 2006), senza che alcun elemento fisico sembri creare degli ostacoli all’insediamento. Le differenze tra zona e zona sembrano derivare da scelte ragionate di utilizzo del territorio a carattere politico ed economico come, ad esempio, nella zona di ‘confine’ priva di torri del Sinis di Riola Sardo (Usai, 2014:32, 60 n. 3). Cosi come nel caso del diverso utilizzo dei due promontori che delimitano la penisola del Sinis: a nord, nel Capo Mannu, non è presente alcun edificio turrito, con i nuraghi più vicini posizionati a circa 1,5 km dalla costa (Stiglitz, 2006:67); a sud, il promontorio di Capo San Marco che vedrà sorgere la città di Tharros, presenta invece, le tracce di due torri visibili, più altre due ipotizzate (Usai, 2014:35,61 n. 40; Stiglitz, 2020). Siamo in presenza di un insediamento diffuso e gerarchizzato, secondo un’organizzazione politico territoriale che ha al suo centro i grandi complessi turriti, come quello di S’Urachi di San Vero Milis o di Nuracraba di Oristano posti nell’entroterra, nei Campidani, e non negli spazi costieri della Penisola del Sinis o in quelli montani del Montiferru, dove sono assenti. Si tratta di paesaggi gerarchici che sembrano, in questa fase, prediligere il controllo della piana agricola e, soprattutto, degli snodi di comunicazione, in un rapporto sinergico tra costa e montagna. Il rapporto con l’ambito costiero è garantito dalla presenza di due approdi in uso almeno dal BR e di cui ignoriamo le strutture fisiche. Il primo, a sud, era connesso al centro di Tharros, se a questo scalo, collocabile nell’area palustre di Mistras (Orrù et al., 2013:433-449), può essere attribuita la diffusione dei materiali di importazione dell’entroterra (Stiglitz, 2012:241-242) e il frammento miceneo del TE IIIA2-IIIB (Bernardini, 1989:285-286), proveniente dall’area di Su Murru Mannu (tofet), caratterizzata da un nuraghe e da un villaggio nuragico, di cui non è ancora chiara l’evoluzione cronologica (Stiglitz, 2020; Usai e Piga, 2020). L’altro 4. Nel testo, per brevità, verranno usate le seguenti sigle: BM = Bronzo Medio BR = Bronzo recente; BF = Bronzo finale; 1F = prima Età del Ferro; 2F = seconda Età del Ferro, definizione che sostituisce il periodo che, con un termine discutibile, viene definito orientalizzante (Usai A., 2013:26). 216 CPAG 31, 2021, 211-231. ISSN: 2174-8063 MOBILITÀ DEI PAESAGGI THARRENSI. L’ETÀ DEL FERRO NELL’AREA DEL GOLFO DI ORISTANO (SARDEGNA) approdo è stato ipotizzato a nord, nell’area del Capo Mannu, a Su Pallosu di San Vero Milis, dove è stato individuato e scavato un deposito di ollette pluriansate, probabilmente votivo, databile al BR e legato a strutture, ancora ignote, poste sulla duna litoranea (Castangia et al., 2020a). Non siamo in grado di determinare i fattori che portano alla crisi questo paesaggio che nel BF appare completamente differente. Al di là delle fasi intermedie, ancora non valutabili, nei secoli finali del II millennio a.C. il territorio tharrense vede comparire un complesso di strutture cerimoniali caratterizzate dalla presenza di pozzi e fonti ‘sacre’. In generale nell’isola si assiste al progressivo abbandono della forma nuraghe come elemento centrale del popolamento, anche se non sono ben chiare le modalità e i tempi puntuali di questo fenomeno (Perra, 2012). Non pare, infatti, a parere di chi scrive, che si possa istituire un parallelismo generalizzato a tutta l’isola ma che, regione per regione, si debba dar conto dello svilupparsi del processo. In questo senso, se appare abbastanza diffuso il riuso dei nuraghi, con funzioni differenziate, in un arco di tempo di vari secoli, non possono ignorarsi i dati che stanno emergendo dagli scavi di s’Urachi (fig. 2), dai quali appare sempre più chiaro che lo straordinario antemurale circolare a dieci torri che circonda il nuraghe vero e proprio (Stiglitz et al., 2015:195-200) restituisce dati stratigrafici che portano a ipotizzare o una sua costruzione, o una sua ristrutturazione nella sua funzione originaria, intorno all’ VIII sec. a. C., accompagnato a breve distanza e in stretta connessione strutturale, da un fossato ad andamento circolare largo circa 5 m e delimitato da argini in pietra (Van Dommelen et al. 2018:145-146; Deiana et al., 2021). Segno, questo, di una complessità di processi non possono essere limitati a un’unica fase. La presenza di questa struttura difensiva nella prima età del Ferro, unita alla realizzazione di muraglie difensive già nel BF, come quelle dei nuraghi Losa di Abbasanta, Pidighi di Solarussa e Santa Barbara di Bauladu (Usai, 2012a:174), ci induce a pensare che i percorsi di cambiamento che caratterizzano il BF e il 1F, siano complessi e articolati nel tempo, all’interno di una non risolta crisi del sistema sociale incentrato sulle torri, che può comportare forti elementi di tensione legati alla gestione del potere e del territorio (Perra, 2009:366, 2018:330; Usai, 2012a:174). La soluzione per questa crisi di identità della società può essere individuata nel ricorso a rituali e cerimonie che, in qualche modo, rimandano a ‘elementi sostituti’ il compito di risolvere le aporie attraverso il ricorso al sacro: “un’intensificazione del rituale religioso che appare come la risposta politica più immediata dei ceti egemoni alla crisi sociale ed economica” (Perra, 2012:135). In altre parole siamo di fronte a una ritualizzazione dei paesaggi tharrensi legata alla necessità di trovare una via d’uscita tra la crisi della società dei nuraghi e il nuovo mondo che si sta affacciando in tutto il Mediterraneo. La creazione di un paesaggio attraverso la sua ritualizzazione presuppone la presenza di atti che, attraverso strutture e oggetti, ne determinano la forma e la sostanza, unitamente alle azioni immateriali che, allo stato attuale, ci sfuggono completamente. Soprattutto in momenti di grande cambiamento, come quelli qui indagati nelle loro varie fasi, non basta la creazione di nuove strutture economiche CPAG 31, 2021, 211-231. ISSN: 2174-8063 217 ALFONSO STIGLITZ Fig. 2.—Complesso monumentale di S’Urachi, San Vero Milis (Foto di Fabrizio Pinna). Figura a colori nell’edizione elettronica. o culturali ma si rende necessario dotarsi di “punti di ancoraggio” che permettano la transizione tra il passato dei predecessori e il futuro degli eredi attraverso “l’organizzazione della memoria culturale” che ci fa riconoscere il passato come nostro, anche se irrimediabilmente altro rispetto a noi (Cossu, 2018:414). Infatti, “È a partire da questi punti di ancoraggio, da queste realtà ‘fissate nella natura delle cose’, che si formano, si sviluppano le identità individuali e collettive” 218 CPAG 31, 2021, 211-231. ISSN: 2174-8063 MOBILITÀ DEI PAESAGGI THARRENSI. L’ETÀ DEL FERRO NELL’AREA DEL GOLFO DI ORISTANO (SARDEGNA) (Godelier, 1996:269 [tr. it.]). In questo senso pare potersi analizzare il formarsi e il trasformarsi del paesaggio nelle fasi qui individuate. La diffusione di luoghi cerimoniali (fig. 3), in particolare pozzi e fonti ‘sacre’ è funzionale a costruire un nuovo paesaggio del quale i nuraghi non fanno più parte o, per meglio dire, non hanno più centralità di potere generalizzata. Il posizionamento di questi luoghi cerimoniali, nel territorio tharrense, pare estremamente significativo in quanto sembra indirizzarsi verso alcune direttrici di comunicazione complementari, che vanno a connettere i vari spazi geografici di questo territorio (Stiglitz, 2011). La prima direttrice riguarda il rapporto con il mare, in quanto luogo di contatto con l’altrove, luogo di garanzia dello scambio, sia sotto la forma di dono sia sotto quella del commercio: si tratta del deposito votivo di Su Pallosu, Fig. 3.—Distribuzione luoghi cerimoniali, rappresentazioni di nuraghi e depositi di bronzi nell’area tharrense (Stiglitz, 2012b:241, con bibliografia). A) Luoghi cerimoniali: 1, Su Pallosu (San Vero Milis); 2, Sa Rocca Tunda (San Vero Milis); 3, Cuccuru is Arrius (Cabras); 4, Mitza Pidighi (Solarussa); 5, Santa Cristina (Paulilatino); 6, Nuraghe Losa (Abbasanta). B) Modelli di nuraghe: 7, Nuraghe Su Cunventu (San Vero Milis); 8, Serra is Araus (San Vero Milis); 9, Pauli Crechi (San Vero Milis); 10, Sa Manenzia (Nurachi); 11, Fondo Camedda e Cuccuru Feurras (Cabras); 12, S. Barbara (Bauladu). CPAG 31, 2021, 211-231. ISSN: 2174-8063 219 ALFONSO STIGLITZ nella fase del 1F (Falchi, 2006) e della fonte sacra di Sa Rocca Tunda di San Vero Milis, sulla spiaggia omonima (Stiglitz, 1984), del pozzo sacro di Cuccuru Is Arrius di Cabras, sulle dune fossili costiere tra lo stagno e il mare (Sebis, 1982). Tra le due, all’interno della penisola del Sinis il pozzo di Sa Gora de Sa Scafa di Cabras, non ancora indagato (Sebis, 1998:117). La seconda direttrice è volta alle vie di penetrazione verso l’entroterra sino agli altopiani centrali, porte di passaggio per le risorse interne, in particolare i metalli: si tratta della fonte sacra di Pidighi a Solarussa (Usai, 2000), dei pozzi sacri di Santa Cristina di Paulilatino (Moravetti, 2003) e del nuraghe Losa di Abbasanta, noto solo da letteratura (Santoni, 2004:34-36). Il paesaggio di questi centri cerimoniali, nella fase compresa tra BF e 1F, è caratterizzato da una miriade di villaggi anche indipendenti dai precedenti insediamenti e dai nuraghi. MONT’E PRAMA E I PAESAGGI DI POTERE A questa prima forma di sacralizzazione del paesaggio tharrense, che sembra formarsi agli inizi del BF se non, anche, nel BR, come suggerito da qualche indizio nel pozzo sacro di Cuccuru is Arrius (Sebis, 1998:111) e nel deposito di Su Pallosu, si affianca a partire dai primi tempi del Primo Ferro, almeno dal X-IX sec. a.C. (Castangia et al., 2020b) un altro elemento, che trasferisce in modo simbolico e diffuso sul territorio gli aspetti rituali fino ad allora accentrati nei centri dotati di pozzo o fonte sacra. Si delinea, cioè, la presenza capillare, di ‘punti di ancoraggio’ sotto forma di cose (oggetti) che trasmettono “racconti, nomi, forme di pensiero per sé, per poi trasmetterli ai propri discendenti o a coloro che condividono la stessa fede” (Godelier, 1996:269 [tr. it.]). si tratta, in particolare, di rappresentazioni di nuraghi in pietra, che con termine improprio vengono denominati ‘modelli’. Allo stato attuale sono sette le località dalle quali provengono questo tipo di oggetti (fig. 3), con la straordinarietà del sito di Mont’e. Prama, che ha restituito decine esemplari, integri o in frammenti e la complessità della rappresentazione rinvenuta a Serra is Araus, nella quale sul bordo della torre nuragica sono presenti in altorilievo una figura umana e un quadrupede (Usai, 2012b). Quest’ultimo rappresenta l’unico caso di rinvenimento in situ, in associazione con un vaso, integro, databile tra X e IX sec. a.C. (Castangia et al., 2020b). Il processo di ritualizzazione del paesaggio può essere collegato alla segmentazione della società nuragica. La distribuzione territoriale di questi punti di ancoraggio ci fornisce degli indicatori precisi sulle nuove forme del paesaggio che, a partire dagli inizi del I millennio a.C. sembra perdere progressivamente una centralità esclusiva dei luoghi cerimoniali a favore di una maggiore e più capillare distribuzione nei vari villaggi. Il punto centrale nella narrazione di questa società, la formalizzazione di un nuovo paesaggio sacro più distribuito nel territorio, trova l’apice nella grande area funeraria di Mont’e Prama, con l’esorbitante numero di sepolture individuali distribuite in vari sepolcreti, composti da un centinaio di tombe a pozzetto, articolati nel tempo e nello spazio e con il considerevole numero 220 CPAG 31, 2021, 211-231. ISSN: 2174-8063 MOBILITÀ DEI PAESAGGI THARRENSI. L’ETÀ DEL FERRO NELL’AREA DEL GOLFO DI ORISTANO (SARDEGNA) di rappresentazioni di nuraghe (Usai e Usai, 2017; Minoja e Usai, 2020). Le tombe contenenti defunti, quasi esclusivamente maschi (Fonzo e Pacciani, 2014), catalizzano il rapporto con il territorio e le sue risorse verso l’affermazione di nuove identità, con nuove modalità di comunicazione, aperte verso l’esterno ma ancora pienamente nuragiche (Minoja e Usai, 2020:409). La monumentalizzazione di questo spazio cerimoniale e funerario, completa tra il X e la prima metà dell’VIII sec. a.C. (Minoja e Usai, 2020:402), avviene attraverso le numerose statue in pietra a grandezza naturale, esclusivamente di genere maschile e regolarmente armate nelle varie panoplie (Usai, L., 2014): è il manifesto più clamoroso dell’emersione di un paesaggio di potere di cui ci sfuggono ancora gli elementi costitutivi (Stiglitz, 2015). Il posizionamento topografico dell’area funeraria è un fatto parlante di per sé, che permette di individuare alcune delle sue caratteristiche: la necropoli è collocata lungo l’unica via naturale di passaggio tra il Sinis meridionale, in particolare il centro costiero di Tharros, il Sinis settentrionale da una parte e il Montiferru dall’altra. Lungo quest’ultima direttrice troviamo il grande centro di S’Urachi, alter ego di Tharros. La definizione ‘politica’ di quest’ultima direttrice di comunicazione trova conferma nel rinvenimento, poco oltre s’Urachi, di una testa di statua tipo M. Prama nel sito di Banatou a Narbolia, alla base del Montiferru (Usai, 2005:38, fig. 20; Pisanu et al., 2019). Abbiamo ancora pochi dati sulla natura del villaggio nuragico a capanne circolari in pietra, sorto sul pianoro di Su Murru Mannu a Tharros, che viene trasformato, in momenti non ancora precisabili tra BF e 1F, in un agglomerato di case plurivano con spazio aperto centrale, secondo un processo noto anche in altre aree isolane (Usai, 2014:43-46; Usai e Piga, 2020, pp. 72-73). Probabilmente siamo in presenza di articolati e progressivi cambiamenti nelle basi sociali della comunità nuragica, con l’emergere di gruppi che iniziano a reclamare un maggiore controllo del territorio e la conseguente trasformazione dello spazio geografico secondo modalità differenti rispetto ai precedenti paesaggi. L’ipotesi che qui si vuole sostenere è che la nascita di quello che si può definire un ‘paesaggio di potere’ (De Guio, 2000), con l’apoteosi del gruppo dominante manifestata attraverso le statue monumentali, è funzionale a stabilire la legittimità del ruolo sociale. L’apparente uguaglianza delle tombe prive, come di consueto in ambito nuragico, di corredi personali, salvo rare eccezioni, maschera i conflitti sociali, all’origine del crollo disastroso che avviene alla fine della fase: “orizzonte terminale del ciclo culturale nuragico” (Minoja e Usai, 2020:409). Un indizio lo abbiamo nella tomba 25 dello scavo del 1979 (Tronchetti, 2012:224-227) la cui deposizione si data tra la fine del BF e il 1F, con una cronologia 1049-756 a.C. Cal 2σ (Usai et al., 2018:139). Nella tomba venne sepolto un maschio ‘adulto giovane’ nel pieno del vigore fisico e del ruolo sociale accompagnato, in modo ‘anomalo’, da una collana composita nella quale, oltre ad alcuni vaghi, sono presenti due oggetti significanti: un frammento di spada rituale, oggetto magico-politico legato alle liturgie del potere e uno scaraboide egittizzante di importazione (Minoja, 2014; Stiglitz, 2014). Chiunque fosse il defunto è chiaro che l’esibisione di una collana, ricca di oggetti significanti, è legata alla necessità di ribadire il proprio CPAG 31, 2021, 211-231. ISSN: 2174-8063 221 ALFONSO STIGLITZ ruolo; segno che quella società non è priva di contraddizioni interne, di cui è indizio l’ostentazione individuale a fronte di un apparente egualitarismo del suo ceto dominante maschile, rappresentata dalle statue caratterizzate da forme ‘stereotipate’ e non individualizzate. Una sorta di contraddizione tra il gruppo sociale e l’individuo, da interpretare come manifesto dei profondi cambiamenti in atto e che porteranno a un nuovo e ulteriore processo di trasformacione dei paesaggi del territorio tharrense, questa volta il più drastico. NASCITA DI UN PAESAGGIO URBANO Il paesaggio delle fasi tra BF e 1F, caratterizzato da un insediamento disperso, testimoniato dalla diffusione di villaggi, alcuni dei quali con funzione di central place (fig. 4) entra in drammatica crisi con la fine del 1F. Gli scavi e le prospezioni pluriennali svolte nel territorio tharrense mostrano un fenomeno improvviso che sembra trovare il suo punto di non ritorno con la metà dell’VIII sec. a.C. Da Tharros sino al Montiferru, su 19 siti oggetto di scavo archeologico edito (Stiglitz, 2020:fig. Fig. 4.—Insediamenti della fase Mont’e Prama nell’area tharrense, con i numeri sono indicati: 1) S’Urachi; 2) Nuraghe Nuracraba; 3) Mont’e Prama. 222 CPAG 31, 2021, 211-231. ISSN: 2174-8063 MOBILITÀ DEI PAESAGGI THARRENSI. L’ETÀ DEL FERRO NELL’AREA DEL GOLFO DI ORISTANO (SARDEGNA) 2) che presentano la piena vitalità per tutta la fase BF-1F, pur con qualche distinguo, solo tre paiono sopravvivere alla fine del 1F (fig. 5). Tutti gli altri mostrano chiari segni di abbandono intorno alla metà dell’VIII sec. a.C. Fenomeno, questo, confermato anche dalle prospezioni che segnalano la mancanza di materiali della fase immediatamente successiva, cosidetto ‘orientalizzante’. Dei tre siti che hanno restituito documentazione di questa fase, Tharros è quello più problematico. Mancano per ora i dati sulle strutture e sugli elementi stratigrafici che ci chiariscano la nascita e sviluppo delle case plurivano di Su Murru Mannu; il rinvenimento, purtroppo decontestualizzato, di materiali pertinenti alle fasi dell’1F e del 2F (Bernardini, 1997:125; Santoni, 2001:302; Spanu e Zucca, 2011:29 n. 82; Usai, 2014:46) ci garantiscono la vitalità del centro che dovrebbe presentarsi nelle forme di un abitato complesso dotato probabilmente di una struttura cerimoniale attiva già dall’ 1F se non anche prima. A questa struttura sono da riferire, verosimilmente alcuni bronzetti rinvenuti durante i tumultuosi scavi ottocenteschi, in particolare un giogo di buoi e una navicella, sbrigativamente attribuiti (Zucca, 1987:118-120), senza alcun riscontro (Tore, 1981:527) alle tombe fenicie, con conseguente e anomalo ribasso cronologico alla fine del VII sec. a.C. Fig. 5.—Insediamenti del secondo Ferro nell’area tharrense. CPAG 31, 2021, 211-231. ISSN: 2174-8063 223 ALFONSO STIGLITZ La metà dell’VIII sec. a.C. sembra determinante anche per il sistema politico manifestato da Mont’e Prama. Qui non abbiamo materiali nuragici successivi alla metà dell’VIII sec. a.C., con un’ultima attestazione nuragica data da una fibula di probabile provenienza campana (Lo Schiavo, 2014); sono assenti le caratteristiche ceramiche del 2F, cosidette orientalizzanti. La ripresa della documentazione è con materiali di tipo fenicio, riportabili alla fase successiva databile tra fine VII-VI sec. a.C. (Finà, 2015; Usai et al., 2017; Usai et al., 2018). A s’Urachi le regolari indagini stratigrafiche stanno chiarendo la vitalità del centro, tra le fasi nuragiche e quelle successive. Il complesso monumentale turrito presenta chiare tracce di attività edilizia databili al 2F, con la realizzazione o ristrutturazione dell’antemurale e con lo scavo di un fossato a tutela dell’edificio, sintomo di palesi tensioni territoriali. A questo si aggiunge la comparsa di elementi di alto pregio come il ‘torciere’ in bronzo di tradizione fenicio-cipriota, segnale dei contatti con l’oltremare e della vitalità degli scali marittimi (Stiglitz, 2013b). Il terzo centro ancora vitale in questa fase è il villaggio di Su Cungià ‘e Funtà di Nuraxinieddu, a una decina di km da s’Urachi, noto solo attraverso approfondite prospezioni, che restituisce materiali nuragici del 2F o orientalizzanti, tra i quali compaiono, come a S’Urachi, alcuni segni di novità come le anfore ‘tipo S. Imbenia’ realizzate in loco, testimonianza di una nuova temperie di incontri (Del Vais et al., 2016-2017). È una crisi che, oltre alla contrazione dell’insediamento, secondo le forme di accentramento normalmente riportabili a processi urbani, non esclude momenti di tensione anche violenta. La realizzazione del fossato a s’Urachi e l’abbandono tra fine VIII – inizi VII del villaggio di Su Cungià ‘e Funtà, attestato da un vasto incendio, sono indizi chiari in questo senso, che fanno da sfondo all’abbandono/ distruzione del monumento Mont’e Prama. Fase cui segue in tempi relativamente rapidi, la stabilizzazione di un nuovo processo territoriale. A S’Urachi siamo in grado di leggere quello che sta avvenendo all’interno di questa crisi in una comunità specifica, in uno dei principali siti del territorio. Dal punto di vista della cultura materiale è presente ceramica fenicia congiuntamente a quella nuragica del 2F. Nel corso del secolo successivo, il VII a.C., queste due tradizioni manufatturiere non sono più distinguibili nettamente tra loro; si può seguire la quasi completa predominanza della componente artigianale ‘fenicia’, senza la totale scomparsa di elementi di tradizione ‘nuragica’ (Roppa et al., 2013). Significativamente questo processo di tipo ‘assimilativo’ è accompagnato dal completo interramento, volontario, del fossato (Van Dommelen et al., 2018), indice della sua perdita di funzione e, conseguentemente, di una probabile composizione delle tensioni. Mancano, per ora, i dati pertinenti a questa fase, compresa tra VIII e VII sec. a.C., al di fuori di s’Urachi, ma gli imminenti scavi di Tharros potranno darci qualche maggiore informazione. Siamo invece in grado di verificare, il punto di arrivo di questo processo che, secondo lo schema già individuato nella ceramica di S’Urachi, è di forma fenicia: alla fine del VII sec. a.C. si struttura una città, Tharros, che occupa il luogo del villaggio nuragico di Su Murru Mannu, ma ne amplia 224 CPAG 31, 2021, 211-231. ISSN: 2174-8063 MOBILITÀ DEI PAESAGGI THARRENSI. L’ETÀ DEL FERRO NELL’AREA DEL GOLFO DI ORISTANO (SARDEGNA) l’estensione andando a occupare altri spazi, a nord e a sud, con l’installazione di due necropoli a incinerazione ai due estremi geografici, una sorta di limes urbano. Il tofet che viene realizzato, significativamente, con il riutilizzo delle capanne del villaggio nuragico, certifica la nuova fase del centro, ormai pienamente urbano (Del Vais, 2019:78 e bibliografia). Siamo, ora, in presenza di un vero e proprio ‘paesaggio urbano’, costituito da una città portuale, Tharros e da pochi centri rurali, dei quali l’unico per ora studiato approfonditamente è s’Urachi. I diagrammi pollinici, ancorché generici (supra), sembrano indicarci questo fenomeno con il progressivo e sempre più rapido passaggio dalle forme tipiche della macchia mediterranea alla pressoché totalizzante campagna cerealicola dopo il VI sec. a.C. Bisognerà aspettare la fine di questo secolo e soprattutto quelli successivi, per vedere nascere un’ulteriore fase urbanistica con quello che, utilizzando categorie moderne, potremmo definire il rapporto città/campagna e nel quale i paesaggi diventano funzionali al centro urbano dominante, Tharros e, attraverso questa, alla metropoli, Cartagine (Stiglitz, 2003, 2018:54-55). Un nuovo paesaggio nel quale ritroviamo la forma dispersa degli insediamenti, con il riutilizzo di molti degli antichi centri nuragici; ma siamo in una fase che esula dagli scopi di questo intervento. CONCLUSIONI: MOBILITÀ DEI PAESAGGI VS PAESAGGI ARCAICI I paesaggi tharrensi si caratterizzano per una forte mobilità che attraversa le fasi dal BF al 2F, secondo percorsi differenti e non riconducibili a una evoluzione lineare. Gli elementi di crisi/cambiamento ci forniscono degli indizi utili a ipotizzare come un processo di tipo urbano avviato tra la fine del BF/1F non riesca a trovare uno sbocco lineare, ma sia soggetto a forme di tensione che finiscono per minarne la compattezza. La crisi della vasta necropoli monumentale di Mont’e Prama può essere il segno più eclatante di questa incapacità di ricomporre i vari segmenti sociali. Se questo modello ipotetico verrà confermato, resta da capire per quale motivo quel processo urbano nuragico – testimoniato dalla sempre maggiore complessità delle case e dalla contrazione del numero dei centri abitati – non si sia evoluto verso la forma pienamente urbana, soppiantato, invece, dall’urbanismo fenicio, che fa la sua comparsa in Sardegna tra la fine del IX inizi dell’VIII sec. a.C. a Sulky (Guirguis, 2019: ivi bibliografia specifica) e che sfocia nella nascita, a fine VII sec. a.C., della città di Tharros nel sito del centro nuragico di Su Murru Mannu (Stiglitz, 2019:52-53). Un percorso che nella fase iniziale trova consonanza con quanto avviene a Sant’ Imbenia di Alghero, Sardegna nord-occidentale, caratterizzato da una comunità locale, nuragica, fortemente dinamica che si volge verso “la strutturazione e il riconoscimento di un sistema compiuto, il coinvolgimento di un territorio, la formazione di un’entità statale nella quale agisce una serie di protagonisti differenti in forma di grandi famiglie allargate che occupano il territorio” (Rendeli in De Rosa et al., 2018:70), ma che, dopo la metà dell’VIII sec. a.C. segue percorsi radicalmente differenti, a dimostrazione di una pluralità di Sardegne. CPAG 31, 2021, 211-231. ISSN: 2174-8063 225 ALFONSO STIGLITZ I dati della cultura materiale di S’Urachi ci parlano di una forte interazione culturale e sociale tra le due componenti, ‘nuragica’ e ‘fenicia’, che man mano diventano indistinguibili, secondo processi che sarà utile indagare con gli strumenti dell’antropologia culturale (Stiglitz, 2018:431-432). È probabile che la comparsa di cultura materiale fenicia a S’Urachi e la sua progressiva evoluzione, indice di presenza, anche fisica, di componenti orientali all’interno della comunità nuragica, sia l’indizio di un ‘fattore scatenante’ il radicale cambiamento di paradigma che porta alla città ‘fenicia’ e non ‘nuragica’. Scatenante nel senso che i forti processi di crisi/cambiamento privi di uno sbocco trovano soluzione in quel fattore esterno che sarà in grado di svolgere, apparentemente senza coercizione, un ruolo egemonico nel senso gramsciano del termine (Cospito, 2016) 5. Si tratta, in altre parole, di analizzare la presenza fenicia nel suo passaggio dalla fase economico-mercantile, alla quale troppo spesso è inchiodata negli studi, a quella territoriale, con lo studio della formazione della città e del suo rapporto con le esperienze in atto nell’area. Lo sviluppo della ricerca sarà indirizzato verso questa apparente aporia di un processo che si interrompe e un altro che si avvia. BIBLIOGRAFÍA AMMERMAN, A. J. (2000): “L’archeologia teorica in pratica”, Archeologia teorica (M. Terrenato, ed.), All’Insegna del Giglio, Firenze, pp. 165-170. ATZORI, G., TORE, G., STIGLITZ, A. e SEBIS, S. (1987): “La penisola del Sinis tra il Bronzo finale e la prima età del Ferro”, La Sardegna nel Mediterraneo tra il secondo e il primo millennio a. C. (G. Lilliu, G. Ugas e G. Lai, eds), atti del 2° Convegno di studi Un millennio di relazioni fra la Sardegna e i paesi del Mediterraneo (Selargius-Cagliari, 1986), Amministrazione provinciale, Cagliari, pp. 81-116. BARATTA, G. (2008): “Intervento”, Gramsci ritrovato (A. Deias, G. M. Boninelli e E. Testa, eds.), Lares 74:2, pp. 250-265. BERNARDINI P. (1989): “Tre nuovi documenti di importazione dalla collina di Muru Mannu”, Tharros – XV-XVI (E. Acquaro, ed.), Rivista di Studi Fenici 172, pp. 285-290. BERNARDINI, P. (1997): “Le indagini nel settore occidentale del colle di Su Murru Mannu”, Phoinikes B Shrdn. I Fenici in Sardegna, nuove acquisizioni (P. Bernardini, R. D’Oriano e P. G. Spanu, eds.), S’Alvure, Oristano, pp. 119-129. BERNARDINI, P. e PERRA, M. (eds.) (2012): I Nuragici, i Fenici e gli altri. Sardegna e mediterraneo tra Bronzo finale e prima età del Ferro, Delfino, Sassari. BROGIOLO, G. P. e COLECCHIA, A. (2017): “Tra archeologia della complessità e archeologia dei paesaggi”, Scienze del Territorio 5, pp. 87-92. CASTANGIA, G. (2012): “Capo Mannu Project 2011 - Survey report”, Traces in Time 2. https://www.archaeologicaltraces.org/tit/ TIT0008.pdf CASTANGIA, G. (2013): “Capo Mannu Project 2012 - Ricognizione sistematica del territorio”, Traces in Time 3. https://www.archaeologicaltraces.org/tit/TIT0018.pdf 5. Chi scrive è consapevole che la traduzione di concetti complessi e articolati, come quello di egemonia, nel linguaggio degli studi antichistici estranei alle riflessioni di Gramsci rappresenta una sorta di ‘tradimento’ (come tutte le traduzioni), ma costituice anche uno strumento indispensabile per la comprensione di fenomeni altrimenti fermi nelle desuete forme dell’incontro/scontro di civiltà tipiche degli studi del XIX-XX secolo. 226 CPAG 31, 2021, 211-231. ISSN: 2174-8063 MOBILITÀ DEI PAESAGGI THARRENSI. L’ETÀ DEL FERRO NELL’AREA DEL GOLFO DI ORISTANO (SARDEGNA) CASTANGIA, G. e STIGLITZ, A. (2020): “Capo Mannu project”, in PAGLIETTI et al., 2020, pp. 64-74. CASTANGIA, G., MULARGIA, M., STIGLITZ, A. (2020a): “Capo Mannu Project. Seconda campagna di scavo del sito di Su Pallosu (San Vero Milis – Or)”, Notizie e scavi della Sardegna nuragica (G. Paglietti et al., eds.), Edizioni Grafiche del Parteolla, Serri, pp.271-277. CASTANGIA, G., DRUDI, S., MAFFEZZOLI, D., MULARGIA, M., SEBIS, S. e STIGLITZ, A. (2020b): “Capo Mannu Project. Il sito pluristratificato di Serra is Araus (San Vero Milis, Oristano). Gli scavi 2013”, Notizie e scavi della Sardegna nuragica (G. Paglietti et al., eds.), Edizioni Grafiche del Parteolla, Serri, pp. 159-164. COSPITO, G. (2016): “Egemonia/egemonico nei ‘Quaderni del carcere’ (e prima)”, International Gramsci Journal 2:1, pp. 49-88. COSSU, T. (2018): “Memoria culturale, miti e credenze”, Il tempo dei nuraghi. La Sardegna dal XVIII all’VIII sec. a. C. (T. Cossu et al., 2018), Ilisso, Nuoro, pp. 414-421. COSSU, T., PERRA, M. e USAI, A. (eds.) (2018): Il tempo dei nuraghi. La Sardegna dal XVIII all’VIII sec. a. C., Ilisso, Nuoro. DE GUIO, A. (2000): “Power to the People?, ‘Paesaggi di potere’ di fine millennio…”, Paesaggi di potere: problemi e prospettive, Atti del Seminario (Udine 1996) (G. Camassa, A. De Guio e F. Veronese, eds.), Edizioni Quasar, Roma, pp. 3-29. DEIANA, R., DEIDDA, G. P., DÍES CUSÍ, E., VAN DOMMELEN, P. e STIGLITZ, A. (2021): “FDEM and ERT measurements for archaeological prospections at the Nuraghe S’Urachi (West-Central Sardinia)”, Archaeological Prospection, in corso di stampa. DEL VAIS, C. (2019): “Tharros”, Il tempo dei Fenici. Incontri in Sardegna dall’VIII al III sec. a.C. (C. Del Vais et al., eds.), Ilisso, Nuoro, pp. 74-78. DEL VAIS, C., GARNIER, N., INGO, G. M., SEBIS, S. e SORO, L. (2016-2017): “Su Cungiau e Funtà (Nuraxinieddu OR): dalla frequentazione precoloniale levantina all’Alto Medioevo”, Byrsa 29-32, pp. 37-109. DEL VAIS, C., GUIRGUIS, M. e STIGLITZ, A. (eds.) (2019): Il tempo dei Fenici. Incontri CPAG 31, 2021, 211-231. ISSN: 2174-8063 in Sardegna dall’VIII al III sec. a.C., Ilisso, Nuoro, pp. 74-78. DE ROSA, B., GARAU, E. e RENDELI, M. (2018): “Interaction by design: relation between Carthage and North Western Sardinia”, Cartagine fuori da Cartagine: mobilità nordafricana nel Mediterraneo centro-occidentale fra VIII e II sec. a.C. (A. C. Fariselli e R. Secci, eds.), Byrsa 33-34, pp. 49-78. FALCHI, P. (2006): “Le coppe su alto piede da Su Pallosu (San Vero Milis, Oristano)”, Tharros felix 2 (A. Mastino et al., eds.), Roma, Carocci, pp. 34-59. FEDELE, F. (1979): “Antropologia e paleoecologia di Tharros. Ricerche sul tofet (1978) e prima campagna territoriale nel Sinis”, Rivista di Studi Fenici 7, pp. 67-112. FEDELE, F. (1980): “Antropologia e paleoecologia di Tharros. Ricerche sul tofet (1979) e seconda campagna territoriale nel Sinis”, Rivista di Studi Fenici 8, pp. 89-98. FINÀ, A. (2015): “Ceramica fenicia, punica, greca”, Mont’e Prama – I. Ricerche 2014 (G. Ranieri e Zucca, eds.), Delfino, Sassari, pp. 295-305. FONZO, O. e PACCIANI, E. (2014): “Studio antropologico degli inumati nella necropoli di Mont’e Prama”, Le sculture di Mont’e Prama. Contesto, scavi e materiali (M. Minoja e A. Usai, eds.), Gangemi, Roma, pp. 175-200. GODELIER, M. (1996): L’Énigme du don, Fayard, Paris [tr. it. L’Enigma del dono, Jaka Book, Milano, 2013]. GOSNER, L. y SMITH, A. (2018): “Landscape Use and Local Settlement at the Nuraghe S’Urachi (West-Central Sardinia): Results from the First Two Seasons of Site Survey (20142015)”, FOLD&R Fasti On Line Documents & Research, Archaeological Survey 7. www. fastionline.org/docs/FOLDER-sur-2018-7.pdf GUIRGUIS, M. (2019): “Sulky”, Il tempo dei Fenici. Incontri in Sardegna dall’VIII al III sec. a.C. (C. Del Vais et al., eds.), Ilisso, Nuoro, pp. 59-61. LENTINI, A. (1993): “Indagini palinologiche a Tharros. Risultati preliminari”, Rivista di Studi Fenici 21, pp. 191-198. LENTINI, A. (1995): “Tharros: primi risultati sull’ambiente e il territorio”, Rivista di Studi Fenici 23, suppl., pp. 129-132. 227 ALFONSO STIGLITZ LO SCHIAVO, F. (2014): “Una fibula di bronzo da Mont’e Prama”, Le sculture di Mont’e Prama. Contesto, scavi e materiali (M. Minoja e A. Usai, eds.), Gangemi, Roma, pp. 345-350. MASTINO, A., SPANU, P. G. e ZUCCA, R. (eds.) (2006), Tharros felix 2, Roma, Carocci. MELE, G. ed. (1993): Montiferru, EdiSar, Cagliari. MELE, G. (1995): “I paesaggi geomorfologici”, Il Tirso (B. Paliaga, ed.), EdiSar, Cagliari, pp. 37-53. MELIS, R.T. e DI RITA, F. (2013): “The cultural landscape near the ancient city of Tharros (central West Sardinia): vegetation changes and human impact”, Journal of Archaeological Science 40, pp. 4271-4282. MINOJA, M. (2014): “Il corredo della Tomba 25, scavo 1979”, Le sculture di Mont’e Prama. Contesto, scavi e materiali (M. Minoja e A. Usai, eds.), Gangemi, Roma, pp. 323-330. MINOJA, M. e USAI, A. (eds.) (2014): Le sculture di Mont’e Prama. Contesto, scavi e materiali, Gangemi, Roma. MINOJA, M. e USAI, A. (2020): “Le sculture nuragiche di Mont’e Prama nel quadro dei rapporti mediterranei della Sardegna dell’età del Ferro”, Rivista di Scienze Preistoriche 70 S1, pp. 401-410. MORAVETTI, A. (2003): Il santuario nuragico di Santa Cristina, Delfino, Sassari. ORRÙ, P., SOLINAS, E., SPANU, P. G. e ZUCCA, R. (2013): “Portus Tarrensis qui porta est civitatis Aristanni”, Tharros Felix 5 (A. Mastino, P. G. Spanu e R. Zucca, eds.). Carocci, Roma, pp. 433-457. PAGLIETTI, G., PORCEDDA, F. e GAVIANO, S. A. (eds.) (2020): Notizie e scavi della Sardegna nuragica, Edizioni Grafiche del Parteolla, Serri. PALIAGA, B. (ed.) (1995): Il Tirso, EdiSar, Cagliari. PALMIERI, A. M. e LENTINI, A. (1994): “Indagini paleopalinologiche e fisico-chimiche nel quadrante meridionale della sponda ovest dello stagno di Cabras”, Rivista di Studi Fenici 22, pp. 194-200. PASCUCCI, V., DE FALCO, G., DEL VAIS, C., SANNA, I., MELIS, R. T. e ANDREUCCI, S. (2018): “Climate changes and human impact on the Mistras coastal barrier system (W Sardinia, Italy), Marine Geology 395, 271-284. 228 PÉREZ-JORDÀ, G., HURLEY, J., RAMIS, D. e PETER VAN DOMMELEN, P. (2020): “Iron Age botanical remains from nuraghe S’Urachi, Sardinia”, Antiquity 94:374, E11, doi:10.15184/aqy.2020.33. PERRA, M. (2009): “Osservazioni sull’evoluzione sociale e politica in età nuragica”, Rivista di Scienze Preistoriche 59, pp. 355-368. PERRA, M. (2012): “Crisi o collasso? La società indigena tra il Bronzo Finale e il Primo Ferro”, I Nuragici, i Fenici e gli altri. Sardegna e mediterraneo tra Bronzo finale e prima età del Ferro (P. Bernardini e M. Perra, eds.), Delfino, Sassari, pp. 128-141. PERRA, M. (2018): “Mutamenti culturali e organizzazione sociale”, Il tempo dei nuraghi. La Sardegna dal XVIII all’VIII sec. a. C. (T. Cossu et al., eds.), Ilisso, Nuoro, pp. 328-331. PISANU, L., HITCHCOCK, L. e CICILLONI, R. (2019): “The Relationship between Waterscapes and Nuragic Communities in Protohistoric Sardinia”, 25th Annual Meeting of the European Association of Archaeologists (Bern, 2019), in corso di stampa. PLEKHOV, D., GOSNER, L., SMITH, A. e NOWLIN, J. (2020): “Applications of Satellite Remote Sensing for Archaeological Survey: A Case Study from the Sinis Archaeological Project, Sardinia”, Advances in Archaeological Practice 8:2, pp. 1-14. RAMIS, D., VAN DOMMELEN, P., LASH, S., ROPPA, A. e STIGLITZ, A. (2020): “Aproximación a la explotación de los recursos faunísticos en el poblado de S’Urachi”, La alimentación en el mundo púnico. Procesos, productos y consumos (Valencia, 15 y 16 de junio 2017) (C. Gómez Bellard et al., eds.), SPAL Monografias Arqueologia, 32, Editorial Universidad, Sevilla, pp. 113-128. RANIERI, G. e ZUCCA R. (eds.) (2015): Mont’e Prama – I. Ricerche 2014, Delfino, Sassari. ROPPA, A., HAYNE, J. e MADRIGALI, E. (2013): “Interazioni artigianali e sviluppi della manifattura ceramica locale a S’Uraki (Sardegna) fra la prima età del Ferro e il periodo punico”, Sagvntvm 45, p. 115-37. SANTONI, V. (1978): “Il villaggio nuragico di Tharros. Campagna 1977”, Tharros - IV, Rivista di Studi Fenici 6, pp. 81-96. CPAG 31, 2021, 211-231. ISSN: 2174-8063 MOBILITÀ DEI PAESAGGI THARRENSI. L’ETÀ DEL FERRO NELL’AREA DEL GOLFO DI ORISTANO (SARDEGNA) SANTONI V. (1985): “Il villaggio nuragico di Su Muru Mannu”, Tharros - XI, Rivista di Studi Fenici 13, pp. 33-140. SANTONI, V. (2001): “Tharros. Da San Giovanni a Capo San Marco: sviluppo e prospettive di conservazione”, Architettura arte e artigianato nel Mediterraneo dalla Preistoria all’Alto Medioevo, Atti della Tavola Rotonda Internazionale in memoria di Giovanni Tore (Cagliari, 17-19 dicembre 1999) (Associazione Culturale “Filippo Nissardi”, ed.), S’Alvure, Oristano, pp. 301-311. SANTONI, V. (2004): Il Nuraghe Losa di Abbasanta, Delfino, Sassari. SANTONI, V. (ed.) (1982): “Cabras – Cuccuru s’Arriu. Nota preliminare di scavo (1978, 1979, 1980)”, Rivista di Studi Fenici 10, pp. 111-113. SEBIS, S. (1982): “Tempio a pozzo nuragico”, in SANTONI (ed.) 1982, pp. 111-113. SEBIS, S. (1998): “Il Sinis in età nuragica e gli aspetti della produzione ceramica”, La ceramica racconta la storia. La ceramica nel Sinis dal neolitico ai giorni nostri (Oristano-Cabras, 1996), Condaghes, Cagliari, pp. 107-173. SPANU, P. G. e ZUCCA R. (2011): “Da Tarrai polis al portus sancti Marci: storia e archeologia di una città portuale dall’antichità al Medioevo”, Tharros Felix 4 (A. Mastino et al., eds.), Carocci, Roma, pp. 15-103. STIGLITZ, A. (1984): “Un edificio nuragico di tipologia inedita dal Sinis settentrionale (San Vero Milis, Sardegna - Italia)”, Early Settlement in the Western Mediterranean Island and Peripheral Areas (W.H. Waldren, W.H. et al., eds.), BAR International Series, Oxford, pp. 725-743. STIGLITZ, A. (1998): “Archeologia di un paesaggio: il Sinis (Sardegna centro-occidentale)”, La ceramica racconta la storia. La ceramica nel Sinis dal Neolitico ai giorni nostri (OristanoCabras, 1996), Condaghes, Cagliari, pp. 23-55. STIGLITZ, A. (2003): “Città e campagna nella Sardegna punica”, Ecohistoria del paisaje agrario. La agricoltura fenicio-punica en el Mediterraneo (C. Gomez Bellard, ed.), PUV, Valencia, pp. 111-128. STIGLITZ, A. (2006): “Le saline di Capo Mannu e la localizzazione del Korakodes portus”, Tharros Felix 2 (A. Mastino et al., eds.), Carocci, Roma, pp. 64-84. CPAG 31, 2021, 211-231. ISSN: 2174-8063 STIGLITZ, A. (2007): “Paesaggi della prima età del Ferro”, Ricerca e confronti. Giornate di studio di archeologia e storia dell’arte (S. Angiolillo, M. Giuman e A. Pasolini, eds.), Edizioni AV, Cagliari, pp. 267-281. STIGLITZ, A. (2009): “Zeddiani, archeologia di un paesaggio”, Cellevane Zeddiani. Storia di una comunità fra Evo Antico ed Età Moderna (A. Stiglitz, R. Zucca e P. Desogus, eds.), Amministrazione comunale, Zeddiani, pp. 17-25. STIGLITZ, A. (2011): “La presenza fenicia e punica nell’entroterra tharrense: paesaggio, territorio e paleoambiente”, Oristano e il suo territorio 1. Dalla preistoria all’alto Medioevo (P. G. Spanu e R. Zucca, eds.), Carocci, Roma, pp. 301-334. STIGLITZ, A. (2012): “Interazioni territoriali tra Fenici e Nuragici nell’Oristanese”, I Nuragici, i Fenici e gli altri. Sardegna e mediterraneo tra Bronzo finale e prima età del Ferro (P. Bernardini e M. Perra, eds.), Delfino, Sassari, pp. 240-253. STIGLITZ, A. (2013a): “Paleoambiente e interazioni culturali nella Sardegna meridionale dell’età del Ferro”, Fenícios e púnicos, por terra e mar, Actas do VI Congresso Internacional de Estudos Fenícios e Púnicos (A. M. Arruda, ed.), UNIARQ, Lisboa, pp. 412-417. STIGLITZ, A. (2013b): “Dal torciere al workshop. L’Età del Ferro a San Vero Milis”, Materiali e contesti nell’età del ferro sardo, Atti della giornata di studi (Museo Civico di San Vero Milis, 2012) (P. Van Dommelen e A. Roppa, eds.), Rivista di Studi Fenici 41, pp. 15-22. STIGLITZ, A. (2014): “Lo scaraboide della tomba 25”, Le sculture di Mont’e Prama. Contesto, scavi e materiali (M. Minoja e A. Usai, eds.), Gangemi, Roma, pp. 315-322. STIGLITZ, A. (2015): “Paesaggi di potere. Mont’e Prama e i suoi vicini tra antiche storie e moderne ideologie”, Paesaggio/paesaggi, V Giornata internazionali di studi sul paesaggio (Cagliari, 2015), Milano, Franco Angeli (in corso di stampa). STIGLITZ, A. (2017): “Baratili San Pietro, archeologia di un paesaggio”, Dalla Villa Medievale di Baratile a Baratili San Pietro. Storia di un crocevia antico del Campidano Maggiore, Amministrazione comunale, Baratili San Pietro, pp. 5-18. 229 ALFONSO STIGLITZ STIGLITZ, A. (2018): “Archeologie degli incontri mediterranei: Nuragici e Fenici”, Il tempo dei nuraghi. La Sardegna dal XVIII all’VIII sec. a. C. (T. Cossu et al., eds.), pp. 424-432. STIGLITZ, A. (2019): “Paesaggi in movimento nel nuovo millennio”, Il tempo dei Fenici. Incontri in Sardegna dall’VIII al III sec. a.C. (C. Del Vais et al., eds.), Ilisso, Nuoro, pp. 52-55. STIGLITZ, A. (2020): “L’Età del Ferro nel Golfo di Oristano: Tharros tra ‘Nuragici’ e ‘Fenici’”, L’âge du Fer dans les îles de Méditerranée occidentale (Peche-Quilichini, K., ed.), in corso di stampa. STIGLITZ, A. e TORE, G. (1991): “Archeologia del paesaggio nel Campidano di Milis (Sardegna): elementi per un’indagine”, L’Africa romana, atti dell’VIII Convegno di studio (Cagliari 1416 dicembre 1990) (Mastino, A. ed.), Edizioni Gallizzi, Sassari, pp. 991-1004. STIGLITZ, A., PULIGA, B., USAI, A., CARBONI, S. e LECCA, L. (2012): “Il complesso di S’Urachi e l’insediamento di Su Padrigheddu (San Vero Milis - OR). Indagini interdisciplinari per un approccio al tema delle relazioni tra gli ultimi nuragici e i primi fenici”, La preistoria e la protostoria della Sardegna, Atti della XLIV Riunione Scientifica dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria (Cagliari, Barumini, Sassari 23-28 novembre 2009), Vol. III – Comunicazioni, IIPP, Firenze, pp. 921-926. STIGLITZ, A., DÍES CUSÍ, E., ROPPA, A., RAMIS, D. e VAN DOMMELEN, P. (2015): “Intorno al nuraghe – notizie preliminari sul progetto s’Urachi (San Vero Milis, OR)”, Quaderni della Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano 26, pp. 191-218. http://www.quaderniarcheocaor.beniculturali.it/index.php/quaderni/article/view/254 TORE, G. (1981): “Intervento”, L’Etruria mineraria, Atti del XII Convegno di Studi Etruschi e Italici (Firenze-Populonia-Piombino, 16-20 giugno 1979), Electa, Firenze, pp. 526-531. TRONCHETTI, C. (2012): “Lo scavo”, Giganti di pietra. Monte Prama. L’Heroon che cambia la storia della Sardegna e del Mediterraneo (A. Bedini et al.), Fabula, Cagliari, pp. 211-246. USAI, A. (2000): “Nuove ricerche nell’insediamento di Nuraghe Pidighi e nella fonte nuragica “Mitza Pidighi” (Solarussa OR). Campagne di scavo 1996-1999”, Quaderni della Soprinten- 230 denza per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano 17, pp. 41-68. USAI, A. (2005): “Testimonianze prenuragiche e nuragiche nel territorio di Narbolia”, Nurabolia Narbolia. Una Villa di frontiera del Giudicato di Arborea (R. Zucca, ed.), Amministrazione comunale, Narbolia, pp. 21-57. USAI, A. (2006): “Osservazioni sul popolamento e sulle forma di organizzazione comunitaria nella Sardegna nuragica”, Studi di Protostoria in onore di Renato Peroni, All’Insegna del Giglio, Firenze, pp. 557-566. USAI, A. (2012a): “Per una riconsiderazione della Prima Età del Ferro come ultima fase nuragica”, I Nuragici, i Fenici e gli altri. Sardegna e mediterraneo tra Bronzo finale e prima età del Ferro (P. Bernardini e M. Perra, eds.), Delfino, Sassari, pp. 165-180. USAI, A. (2012b): “San Vero Milis. Un modello di nuraghe da Serra ‘e is Araus”, Simbolo di un simbolo. I modelli di nuraghe (F. Campus e V. Leonelli, eds.), Museo Civico, Ittireddu, pp. 252-253. USAI, A. (2013): “Spunti di riflessione sull’età del Ferro della Sardegna”, Materiali e contesti nell’età del ferro sardo, Atti della giornata di studi (Museo Civico di San Vero Milis, 2012) (P. Van Dommelen e A. Roppa, eds.), Rivista di Studi Fenici 41, pp. 24-33. USAI, A. (2014): “Alle origini del fenomeno di Mont’e Prama. La civiltà nuragica nel Sinis”, Le sculture di Mont’e Prama. Contesto, scavi e materiali (M. Minoja e A. Usai, eds.), Gangemi, Roma, pp. 29-72. USAI, A. e USAI, E. (2017): “Mont’e Prama: la morte e il culto nel Sinis dal Bronzo Recente alla prima età del Ferro”, I riti della morte e del culto di Monte Prama – Cabras (Roma, 21 gennaio 2015), Bardfi Edizioni, Roma, pp. 75-112. USAI, A., PIGA, A. (2020), “Gennaro Pesce e l’insediamento nuragico di Su Murru Mannu a Tharros”, Gennaro Pesce in Sardegna: vent’anni di ricerche e scavi archeologici fra Nuragici, Punici e Romani, Atti del Convegno (Ravenna, 10-11 Dicembre 2019) (A. C. Fariselli e C. Del Vais eds.), Byrsa 37-38, pp. 63-76. USAI, A., VIDILI, S. e DEL VAIS, C. (2017): “Il settore nord-ovest e i materiali dell’edificio A di Mont’e Prama (scavi 2015-2016)”, Qua- CPAG 31, 2021, 211-231. ISSN: 2174-8063 MOBILITÀ DEI PAESAGGI THARRENSI. L’ETÀ DEL FERRO NELL’AREA DEL GOLFO DI ORISTANO (SARDEGNA) derni. Rivista di Archeologia, 28, pp. 149-191. http://www.quaderniarcheocaor.beniculturali.it/ index.php/quaderni/article/view/377 USAI, A., VIDILI, S., DEL VAIS, C. e CARANNANTE, A. (2018): “Nuovi dati e nuove osservazioni sul complesso di Mont’e Prama (scavi 2015-2016)”, Quaderni. Rivista di Archeologia, 29, pp. 81-140. http://www. quaderniarcheocaor.beniculturali.it/index.php/ quaderni/article/view/383 USAI, L. (2014): “Le statue”, Le sculture di Mont’e Prama. Contesto, scavi e materiali (M. Minoja e A. Usai, eds.), Gangemi, Roma, pp. 219-262. VAN DOMMELEN, P. e ROPPA, A. eds. (2013): Materiali e contesti nell’età del ferro sardo, Atti della giornata di studi (Museo Civico di San Vero Milis, 2012), Rivista di Studi Fenici 41. CPAG 31, 2021, 211-231. ISSN: 2174-8063 VAN DOMMELEN, P., DÍES CUSÍ, E., GOSNER, L., HAYNE, J., PÉREZ-JORDÀ, G., RAMIS, D., ROPPA, A. e STIGLITZ, A. (2018): “Un millennio di storie – nuove notizie preliminari sul progetto s’Urachi (San Vero Milis, OR), 2016-2018”, Quaderni. Rivista di Archeologia 29, pp. 141-165. http://www.quaderniarcheocaor.beniculturali.it/index.php/quaderni/article/ view/389 ZUCCA, R. (1987): “Bronzi nuragici da Tharros”, La Sardegna nel Mediterraneo tra il secondo e il primo millennio a. C., atti del 2.º Convegno di studi Un millennio di relazioni fra la Sardegna e i paesi del Mediterraneo (SelargiusCagliari, 27-30 novembre 1986), Amministrazione provinciale, Cagliari, pp. 117-132. 231