Osservatorio paolino
OSSERVATORIO PAOLINO
ANDREA ALBERTIN
PAOLO DI TARSO: LE LETTERE
Paolo di Tarso: le lettere, è il titolo
della prima pubblicazione di don
Andrea Albertin, prete dal 2001 e insegnante di letteratura paolina e giovannea presso la Facoltà teologica
del Triveneto e l’Istituto superiore di
scienze religiose di Padova.
L’INTENTO DEL LIBRO
L’ambizione di questo testo è offrire alcune chiavi di lettura dell’epistolario paolino (p. 15). Così l’autore, fin dall’inizio, dichiara lo
scopo della sua opera. I testi
paolini, infatti, a chi vi si immerga, svelano un universo
letterario affascinante ma, nello stesso tempo, risultano difficili per la sensibilità contemporanea, più propensa all’immagine e al visivo. Si tratta
quindi di trovare il modo di
renderli accessibili. Soprattutto oggi quando, grazie all’opera di insigni studiosi (Sanders, Dunn e altri), i testi paolini vengono letti in una nuova
prospettiva, che supera d’un
balzo le letture confessionali
che laceravano, su Paolo, cattolici e protestanti. Non dimentichiamo infatti che principalmente sulle tesi paoline
della Lettera ai Romani si era
consumata la divaricazione
tra Lutero, il suo movimento
evangelico, e la Chiesa cattolica. Ora non è più così. A
partire dagli anni ’70 del secolo scorso, le lettere di Paolo
furono sondate secondo diversi orientamenti: l’organizzazione sociologica antica, la
polemica antigiudaica, la questione della Legge mosaica.
Nello stesso tempo si affermò un’attenzione squisitamente letteraria, volta a mettere in luce le particolarità di
ciascun brano, il modo di argomentare secondo le leggi della retorica di
epoca ellenistica, per stimolare l’adesione del lettore alle tesi esposte. Così si può dire che questo volume intende mettere in risalto lo sviluppo
retorico di ciascun testo. Per dirla
con le parole di Albertin, si cerca di
focalizzare la disposizione testuale di
ogni scritto, il come l’autore ha arrangiato la comunicazione, per cogliere
la funzione retorica di ciascun brano
in rapporto agli altri e all’insieme del
percorso epistolare. Paolo, infatti,
vuole convincere i lettori di allora e
di oggi ad abbracciare il Vangelo di
Dio, che è Gesù Cristo (p. 16). Questo volume, quindi, obbedisce al dato testuale e mette in rilievo i nessi
logici che si sviluppano all’interno
dei testi.
Lo schema che Albertin propone
nell’analisi del corpus paulinum segue
quest’ordine: 1) gli aspetti letterari
principali; 2) le chiavi di lettura del
testo, volte ad indicare la funzione
logica e la progressione retorica dei
diversi brani, 3) la struttura teologica
che coordina e fonda gli interventi
dell’apostolo; 4) lo sguardo storico,
che ha l’intento di stabilire la datazione, i destinatari, le eventuali circostanze che stanno all’origine dello
scritto.
Non, quindi, un’esegesi puntuale
delle singole lettere, ma una presentazione organica e ragionata, una specie di “traduzione logica” che renda
perspicuo il contenuto a un lettore di
oggi. Questo percorso non sostituisce
l’esegesi dei testi. Accompagna semplicemente il lettore alla frequentazione dell’epistolario paolino, così da
compiere con l’apostolo il percorso
interiore che lui per primo ha vissuto
(p. 17).
UN PROFILO DI PAOLO
È del tutto naturale che non si possano comprendere appieno delle lettere se non si conosce almeno per
sommi capi la vita e le vicende di chi le ha scritte. Al centro dell’epistolario paolino c’è
l’esperienza dell’incontro che
Paolo ha avuto col Gesù che
lui perseguitava nei suoi seguaci, quelli della Via cristiana. Chi è dunque Paolo? Qual
è il suo vissuto?
Paolo nasce e cresce fuori
dai confini della Terra promessa, in diaspora. La sua città è Tarso, capitale della Cilicia, nella parte centro meridionale dell’attuale Turchia,
non lontana dal Mediterraneo. Il geografo Strabone (circa 60 a.C.-23 d.C.) ne parla
come di città colta, ricca di
scuole di filosofia, soprattutto
di indirizzo stoico, e di scuole di retorica: ma lamenta il
fatto che i giovani dopo gli
studi tendono a lasciare la
loro patria per andare altrove
a perfezionarsi. Paolo conosce abbastanza bene il greco,
la lingua franca del tempo (la
koiné ellenistica) e probabilmente ha frequentato i corsi
elementari di retorica, detti
in greco progymnasmata. La
sua famiglia è ebrea e l’educazione e la cultura religiosa
Eco dei Barnabiti 2/2018
33
OSSERVATORIO PAOLINO
che egli riceve è strettamente ebraica. Parla l’ebraico-aramaico della
famiglia, ma conosce bene la Scrittura sacra anche nella versione greca dei Settanta. È un ebreo appartenente al gruppo dei farisei, os servanti scrupolosi della Legge, e
do i primi discepoli di Gesù morto
in croce, cominciano a diffondersi e
a separarsi dalla loro matrice ebraica, percorrendo una nuova Via. Paolo è pronto nell’ostacolarli, addirittura perseguitarli, spinto dal suo zelo,
quando, in una missione di questo
Piazza San Pietro, sagrato, statua marmorea di San Paolo (Adamo Tadolini,
1788-1868)
come egli stesso afferma, zelante e
militante.
Paolo non ha conosciuto di persona Gesù, ma si trova a vivere a Gerusalemme, dove è andato ad approfondire le sue conoscenze ebraiche
presso la scuola di Gamaliele, quan-
34
Eco dei Barnabiti 2/2018
tenore a Damasco, alle porte della
città, ha una visione di una luce dal
cielo che lo avvolge e sente una voce che gli chiede: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” Allora egli domanda: “Chi sei, o Signore?” E la voce risponde: “Io sono Gesù, che tu
perseguiti…” Questa visione è il
punto di svolta della sua vita. Paolo
rilegge la sua storia come una chiamata di Dio, che gli rivela il suo Figlio Gesù, perché egli lo annunci ai
gentili.
Come osserva giustamente Albertin, Paolo calca molto i toni del proprio trascorso di persecutore, così
da evidenziare l’eccedenza della
grazia divina (p. 22). Paolo non indugia nelle sue lettere alla modalità
di questa visione, ma annuncia gli
effetti esistenziali di quell’evento.
Che cosa gli ha portato quell’illuminazione divina? Sulla strada di Damasco, Paolo ha compreso che Gesù è il Messia (il Cristo), il Figlio, il
Signore. L’incontro con Gesù risorto
(Paolo dirà più volte che Gesù gli è
apparso, è vivo, gli ha parlato) sulla
via di Damasco si può intendere
come un’esperienza spirituale che
ha trasformato in modo radicale la
sua vita, il suo modo di pensare e le
sue scelte. Paolo, dopo Damasco,
non cambia religione, non si converte a un altro credo. L’apostolo,
dice Albertin, nasce ebreo e muore
ebreo, con una novità: ebreo seguace di Gesù (p. 23). Ma da allora la
sua vita prende un’altra piega e i
suoi convincimenti mutano radicalmente. Albertin parla di una “inedita teo-logia”: L’osservanza della Legge mosaica non costituisce più il
centro del suo universo religioso,
poiché è la relazione con Cristo che
diventa decisiva per entrare in un
rapporto giusto con Dio. Ne consegue anche un’interpretazione della
Scrittura rinnovata a partire dall’evento Gesù, morto e risorto. Questi sono gli effetti prodotti dall’irruzione di Dio nella vita dell’apostolo.
E nei suoi viaggi missionari Paolo
non si stancherà di solcare queste
tracce, di annunciare il significato e
gli effetti di Gesù Cristo nel e per il
credente, di proporlo come orizzonte ermeneutico dell’intera esistenza, di difendere il Vangelo della
giustizia gratuita offerta a tutti da
Dio mediante Gesù (pp. 23-24).
Nelle sue lettere, Paolo si presenta
come “apostolo”, non perché abbia
conosciuto personalmente e vissuto
con Gesù, ma perché il Signore risorto gli è apparso. Il suo compito ormai è di annunciarlo a tutti, ai timorati di Dio per prima, ma a tutte le
genti (ai gentili, ai pagani) poi. Un
OSSERVATORIO PAOLINO
po’ alla volta Paolo comprende che una relazione personale con le sue co- periodo immediatamente dopo la
la predicazione di Gesù morto e ri- munità e, nello stesso tempo, sottolinea morte dell’apostolo, dette deuteropaosorto deve uscire dai confini del po- che ormai la relazione con Dio passa line, sono la Lettera agli Efesini, quella
polo ebraico, e prendere per così attraverso il suo Figlio, Gesù il Cristo, ai Colossesi e la 2 Tessalonicesi. Le ultime tre, dette tritopaoline, e cioè 1 e
dire un respiro universale. Si mette il Messia, morto e risorto per noi.
Come avviene per tutti gli scritti del- 2 Timoteo e la Lettera a Tito, presupperciò con instancabile energia a
percorrere i grandi centri urbani del- l’antichità, stabilire l’autenticità non pongono un’organizzazione sviluppal’Impero romano per incontrare il maggior numero possibile di persone e favorire una rapida
diffusione del Vangelo.
Egli percorrerà circa diecimila chilometri, su strade, lastricate o impervie,
per mare, a piedi, con
mezzi di fortuna, spinto
solo dal desiderio di fondare comunità di credenti in Cristo Gesù, di
animarle con la sua presenza e, quando non
può, con le sue lettere,
spinto solo dall’amore
per Cristo. Paolo diventa
così il missionario dell’universalismo della salvezza cristiana. Svincola
il rapporto con Dio con
i marchi identitari dell’ebraismo (circoncisione e Legge mosaica) e
introduce i nuovi criteri
per l’ammissione dei pagani nel movimento di
Gesù: il battesimo nel
nome del Padre, del Figlio e dello Spirito San- Paolo invia la Lettera agli Efesini. Miniatura (sec. XIII). Venezia, Biblioteca Marciana
to, l’eucarestia come memoria dell’ultima Cena
del Signore, la legge dell’amore co- è facile. Si ricorre a tutta una serie di ta delle comunità cristiane, situazione
me cemento unificativo della comu- strumenti critici: il lessico, le varietà che si delineò solo nell’ultimo ventennità dei credenti. Continuerà a pere- stilistiche, i contenuti, il modo di ar- nio del primo secolo (intorno agli anni
grinare tra le sue comunità, fino a gomentare, i riferimenti al mondo 80-90 d.C.), quando l’apostolo era
versare il suo sangue in un’ultima esterno, gli sviluppi dottrinari. È in- morto già da una ventina d’anni.
All’inizio del ’900 il tedesco Adolf
testimonianza di amore per Cristo, dubbio che l’epistolario paolino porta
a Roma, nella capitale dell’Impero, i segni di molteplici mani. Al giorno Deissmann propose una distinzione
durante le persecuzioni neroniane. d’oggi si ritiene che sette lettere abbia- tra “lettera” ed “epistola”: la prima, deno visto la luce quando l’apostolo era stinata a rapporti personali, aveva per
ancora in vita, e siano frutto di una finalità la comunicazione di notizie o
sua dettatura a un segretario. Appar- altro senza intenzioni letterarie; la sePAOLO SCRITTORE
tengono al gruppo delle lettere proto- conda, destinata ad un ampio pubbliPrimo tra gli scrittori delle origini cri- paoline: 1 Tessalonicesi, 1-2 Corinzi. co, era caratterizzata da una forma
stiane, Paolo ha servito il Vangelo e i Galati, Romani, Filemone e Filippesi. letteraria sorvegliata e finalizzata alla
Le altre sei, con ogni probabilità, so- persuasione. Per Paolo, secondo Deisgruppi di credenti non solo con la predicazione itinerante ma anche con la no frutto della “scuola di Paolo”, scrit- smann, si dovrebbe parlare di “epistocomposizione di testi. All’apostolo sono te adattando l’annuncio paolino alle le” più che di “lettere”. Ma sono queattribuite tredici lettere, ma sicuramen- nuove situazioni ecclesiali, con un stioni secondarie. Certamente le lettete ne ha scritte e inviate molte di più, procedimento assai comune nell’anti- re paoline non hanno un carattere
non pervenute a noi (p. 27). La lettera è chità: mettere le parole in bocca a un privato, ma non obbediscono neppustrumento per eccellenza per esprime- autore da tutti conosciuto e stimato re a tutti i criteri delle regole retoriche
re una relazione. Paolo mantiene così (pseudoepigrafia). Quelle scritte nel delle “epistole” che sono poi dei trattaEco dei Barnabiti 2/2018
35
OSSERVATORIO PAOLINO
ti su specifici argomenti.
Tuttavia, secondo il protocollo epistolare, nelle
lettere paoline troviamo
sempre le tracce del formulario classico: 1) il prescritto (l’intestazione, in
cui si nomina il mittente, i destinatari e i saluti): 2) l’esordio (un’apertura affettuosa, che serve
a riallacciare i rapporti e
nella quale si anticipano
i temi della lettera); 3) il
corpo epistolare (in cui
l’apostolo ribadisce sulla base del Vangelo le
indicazioni che servono
alla comunità, e le corrobora con opportune argomentazioni); 4) il poscritto (è la conclusione
della lettera, e di solito
contiene una preghiera,
i saluti finali e una benedizione).
In questo “telaio epistolare” l’apostolo sviluppa le questioni a cui
è sollecitato dalle vicende delle comunità a cui
si indirizza. Ogni testo
di paolo è “occasionato”: Paolo non elabora a
tavolino il Vangelo, bensì
prende spunto dalla vita
complessa e spesso conflittuale dei credenti della prima ora per sviscerare il mistero e il significato di Gesù Cristo. Per
questo i suoi scritti sono
estremamente pragmatici e pastorali… (p. 29).
Tuttavia, pur nascendo
da esigenze storiche particolari, le lettere di Paolo
non si limitano a risolvere situazioni di fatto,
ma, facendo riferimento
ai fondamentali criteri
evangelici, mantengono
intatta tutta la loro attualità anche per i cristiani di oggi. Aristotele
definiva l’arte retorica
come la capacità di persuadere. In questo senso
Paolo, nelle lettere, esplica tutta la capacità retorica di cui è capace, per
attrarre al Vangelo i de-
36
Eco dei Barnabiti 2/2018
Grotte Vaticane, Confessione, particolare del cancello della
“Nicchia dei Palli” con scena del martirio di San Paolo
Basilica Vaticana, medaglione in stucco dorato sulla semicupola
al centro della tribuna settentrionale presso l’altare dei Santi
Processo e Martiniano: Conversione di Saulo (fine XVI secolo)
stinatari. Penetrare nella
trama delle sue argomentazioni, enuclearne i nodi e i punti focali, ordinare per così dire i fili
del suo ragionamento,
separare le questioni centrali da quelle secondarie, tradurre in un linguaggio comprensibile le
cornici teologiche delle indicazioni paoline, è
questo lo sforzo che compie Albertin nell’esame
cronologico delle lettere
paoline.
Il percorso di lettura
che segue vuole accompagnare alla scoperta
delle principali dinamiche retoriche di ciascuna lettera dell’epistolario, concentrandosi sulla
disposizione del testo e
sulla focalizzazione dello sviluppo retorico che
articola il rapporto tra le
diverse unità letterarie
(p. 31).
CONCLUSIONE
In questa presentazione non ci addentreremo nell’analisi letteraria
di ciascuna lettera paolina (pp. 33-171). Si può
senz’altro condividere il
convincimento di Albertin: che Paolo, richiamandosi ai criteri e superando la contingenza dei
problemi, assicura una
perenne attualità ai suoi
scritti, che immergono
nella potenza del Vangelo i credenti di un tempo
e di oggi (p. 173).
Paolo, primo autore
delle origini cristiane,
non racconta la storia di
Gesù (solo alcuni brevi
frammenti) bensì le ricadute nell’esistenza dei
credenti. (ib.).
Tuttavia, un’avvertenza mi sembra imprescindibile: quest’analisi,
senz’altro di somma utilità, non può sostituire
OSSERVATORIO PAOLINO
la lettura diretta del-
lo ha consegnato per tutti noi, non ci
Nel settimanale diocesano di Padova, La
le Lettere di Paolo. È donerà forse ogni cosa insieme a lui?
difesa del popolo, con il titolo “Le lettere di San
uno strumento sus- Chi muoverà accuse contro coloro
sidiario, ma non al- che Dio ha scelto? Dio è colui che
Paolo: scritte ai cristiani di allora, parlano ai
ternativo. E, in più, giustifica! Chi condannerà? Gesù Cricristiani di oggi”, è apparsa il 22 luglio 2016,
quanto si guadagna sto è morto, anzi è risorto, sta alla
a firma Giuseppe Pinton, l’intervista all’autore
in comprensione, si destra di Dio e intercede per noi! Chi
perde in emozione: ci separerà dall’amore di Cristo? …
che riportiamo di seguito.
nulla infatti può sup- Io sono infatti persuaso che né morplire l’ardore, le esa- te né vita, né angeli né principati,
Il volume (Carocci editore, pp. 192, euro 15)
gerazioni, le incoe- né presente né avvenire, né potenoffre alcune chiavi di lettura delle lettere paoline,
renze, le ripetizioni; ze, né altezze, né profondità, né altenendo conto soprattutto dell’intenzione
in una parola, la pas- cun’altra creatura potrà mai separarpersuasiva che le anima e prestando particolare
sione di Paolo quan- ci dall’amore di Dio, che è in Cristo
do si rivolge ai suoi Gesù, nostro Signore (Rom 8, 31-35a.
attenzione allo stile comunicativo dei singoli testi.
cristiani.
38-39).
In fondo è quanto
Perciò, ritorniamo a leggere le LetD on Andrea, da dove nasce l’idea di un libro afferma
lo
stesso
Altere
di Paolo!
sulle lettere di Paolo?
bertin, che conclude
il suo volume, con
“Mi sembra che i cristiani solitamente abbiano
Giuseppe Cagnetta
un’intera pagina delpiù dimestichezza coi vangeli, piuttosto che
la Lettera ai Romani:
con la figura e gli scritti di Paolo. Nella realizChe diremo dunque
zazione del libro ho sempre avuto l’obiettivo di
di queste cose? Se Abbiamo parlato di:
Dio è per noi, chi saoffrire al lettore uno strumento qualificato, ma
Andrea Albertin, Paolo di Tarso: le
rà contro di noi? Egli,
non troppo specialistico, per familiarizzare con
che non ha risparmia- lettere (Carocci editore, 1a edizione,
i testi paolini. In questo sono stato aiutato dalla
to il proprio Figlio, ma maggio 2016, pp. 191, € 15,00).
casa editrice Carocci i cui volumi hanno un
intento divulgativo”.
Q ual è la chiave interpretativa degli scritti paolini che emerge dal suo libro?
“Il libro inizia con un capitolo biografico, per sottolineare che l’incontro con il Risorto orienta in modo nuovo
la vita dell’apostolo: a un livello spirituale, intellettuale ed esistenziale. Paolo perciò scrive con l’esigenza di dare
ragione di quest’incontro e in ogni suo scritto traspare questa esperienza. In particolare, non racconta nulla della
vita terrena di Gesù, ma annuncia la trasformazione che ha portato nella sua esistenza e lo fa cercando di
persuadere e convincere i lettori di allora e di oggi ad abbracciare il vangelo di Dio, che è Gesù Cristo. Nelle varie
situazioni problematiche che emergono nelle comunità la sua prospettiva è questa: cosa significa affrontare queste
tensioni dopo aver incontrato Gesù Cristo?”.
Q ual è una tematica paolina che le sembra parlare alla chiesa di oggi?
“Una situazione diffusa nelle comunità delle origini era il fatto di essere miste, cioè formate da discepoli di Gesù
provenienti dall’ebraismo e dal paganesimo. C’erano perciò tensioni dovute alle tradizioni culturali e religiose
diverse. Come mettere insieme i membri di queste comunità senza appiattire le differenze, ma mantenendo la
ricchezza della diversità? Paolo non offre soluzioni semplicistiche, ma coglie il pretesto per dire cosa significa
vivere il vangelo in queste situazioni. Il modello è Cristo: egli ha vissuto con umiltà, non si è mai imposto, inoltre
ha manifestato il suo amore con il servizio, per costruire unità. Questi sono criteri indispensabili per i cristiani
d’oggi”.
C osa significa per la sua vita di cristiano e di prete approfondire le lettere paoline?
“Storicamente Paolo non ha incontrato Gesù, ma l’ha accostato attraverso la testimonianza di altri. Lo
stesso è successo a me. Gesù infatti mi è venuto incontro attraverso la vita di tante persone, a partire dalla mia
famiglia, la mia parrocchia d’origine, la mia diocesi e poi nelle esperienze di studio a Roma e in Terra Santa. Questa
consapevolezza mi dà lo slancio per essere un testimone appassionato, perché attraverso di me Gesù incontrerà altri”.
Eco dei Barnabiti 2/2018
37