Giornale Italiano di Educazione alla Salute, Sport e Didattica Inclusiva / Italian Journal of Health Education, Sports and Inclusive Didactics - ISSN
2532-3296 - Anno 3 n. 3 - luglio - settembre 2019 - ISBN 9788860223739 - CC BY-NC-ND 3.0 IT - doi: https://doi.org/10.32043/gsd.v3i3.138
Insegnare la Storia dello Sport con i film.
Proposte per una Didattica laboratoriale
Teaching the History of Sports with movies.
Proposals for laboratory Teaching
Diego Davide
Università degli Studi di Napoli Parthenope
davidediego@inwind.it
Domenico Tafuri
Università degli Studi di Napoli Parthenope
domenico.tafuri@uniparthenope.it
Abstract
Obiettivo di questo contributo è illustrare le possibili modalità di utilizzo dei film come strumenti per una didattica della Storia dello Sport, ponendo altresì l’accento sugli aspetti metodologici e sulla peculiarità del film in
quanto fonte per la ricerca storica.
The aim of this contribution is to illustrate the possible ways of using films as tools for teaching sports history,
with an emphasis on methodological aspects and the peculiarity of the film as a source for historical research.
Keywords
Storia dello Sport; Film; Didattica Laboratoriale
History of Sport; Film; Laboratory Teaching
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Introduzione
È ormai opinione largamente condivisa che i diversi prodotti artistici - dalla fotografia alla
pittura, dalla letteratura alle canzoni - siano un prezioso strumento didattico, rispondente alle
esigenze di studenti rispetto ai quali la lezione frontale di tipo tradizionale, con comunicazione
uno-molti, rischia di essere una modalità di insegnamento inefficace perché lontana da quelle
che sono gli stili cognitivi delle attuali platee studentesche. Da questa consapevolezza possiamo partire per compiere un’ulteriore riflessione sull’insegnamento della Storia. Se è possibile
andare alla ricerca delle tracce del passato - sportivo ma anche economico, sociale, del lavoro,
di genere - fuori dai manuali, vale la pena interrogarsi su come sfruttare a pieno le possibilità
fornite da questa mole documentaria e come declinarla in percorsi didattici innovativi, in linea
con le raccomandazioni europee. Percorsi che siano capaci di favorire l’interdisciplinarietà,
un più ampio coinvolgimento degli studenti e il pieno sviluppo di un “sapere agito”. Nello
specifico di questo contributo ci chiederemo che ruolo possono avere i film nella didattica della
Storia dello Sport?1
1. I film nella didattica storico sportiva contemporanea
Chiunque abbia qualche esperienza nella scuola italiana, anche solo in qualità di discente,
può testimoniare che l’uso dei film nella didattica delle discipline umanistiche non è una scoperta di questi anni. La proiezione di pellicole cinematografiche a scopo illustrativo, a corroborare quanto scritto nel manuale, è un metodo di insegnamento diffuso pressoché in ogni ciclo
del nostro sistema scolastico e fin dall’avvento del vhs2. Si trattava tuttavia di un uso piuttosto
ingenuo, finalizzato a favorire l’apprendimento dell’evento storico o del soggetto letterario attraverso l’immagine, senza alcuna disamina del prodotto filmico in sé, ne’ altra finalità che fosse
quella della facilitazione dell’apprendimento3. Oggi, grazie alle numerose esperienze laboratoriali condotte e al lavoro dei public historians, si va sperimentando un uso più complesso e
significativo e completo di quello appena menzionato4.
a) I film come icebreaker
Oltre le finalità ludiche o illustrative, i film possono essere usati come icebreaker, ossia
come rompighiaccio utili a suscitare una riflessione e una problematizzazione di specifici argomenti. A tal riguardo, un ottimo esempio può essere la sequenza iniziale del film Munich diretto
da Steven Spielberg e ambientato a Monaco durante le Olimpiadi del 1972 quando, in seguito
a un attacco terroristico, rimasero uccisi undici atleti israeliani. Il primo ministro Golda Meir
incaricò i servizi segreti israeliani di vendicare gli ebrei uccisi. Ebbe così inizio la missione
denominata “Ira di Dio” finalizzata all’eliminazione di undici alti esponenti del terrorismo palestinese, sospettati di aver progettato la strage5. La pellicola consente di analizzare, nelle sue
1
Sul rapporto tra cinema e Storia e sul possibile utilizzo delle produzioni cinematografiche nella didattica storica, si vedano gli imprescindibili Ortoleva P., Cinema e storia. Scene dal passato, Loescher, Torino, 1991;
Sorlin P., La storia nei film, La Nuova Italia, Firenze, 1984; Iaccio P., Cinema e storia. Percorsi, immagini testimonianze, Liguori, Napoli 2000; Marangi M., Insegnare cinema. Lezioni di didattica multimediale, Utet Libreria,
Torino 2004. Si consultino anche Ferro M., Cinema e storia. Linee per una ricerca, Feltrinelli, Milano 1980; Id.,
Il cinema come agente e fonte della storia, in Storie e storia, 1983, n. 9.
2
Ferracin L., Porcelli M., Un video tra i libri. Itinerari per un uso dei film in classe, La Nuova Italia,
Firenze 1993.
3
Gusso M., Come film e canzoni scrivono la storia, in D. Dalola e M.T. Rabitti, La storia oltre i manuali. Come usare i testi storiografici e testi di finzione storica, s.l., Mnamon, 2017, pp. 35-49.
4
Per un quadro generale sull’argomento si veda D. Dalola e M.T. Rabitti, La storia oltre i manuali. cit.,
2017, passim. Ma anche G. Sini (a cura di), Scienze Umane, dalla produzione di nuova conoscenza alla disseminazione e ritorno, Rime, 1/I, n. s., dicembre 2017, passim.
5
Jonas G., Vendetta: la vera storia della caccia ai terroristi delle Olimpiadi di Monaco 1972, Milano,
45
contraddizioni, il conflitto israelo-palestinese e di allargare il discorso alla questione del terrorismo internazionale e della divisione del mondo in blocchi. La questione è tanto più interessante
se letta in relazione alla Storia dello Sport e alla luce dei molteplici significati e valori di cui la
kermesse olimpica si fa portatrice. Un attentato terroristico in quel contesto è l’annientamento
dell’intero complesso valoriale attribuito allo Sport sin dall’epoca antica6.
b) I film come documentari
Si presta a un uso didattico documentario, quindi diretto a raccontare un evento in maniera
particolareggiata, provando a raccontare dall’interno le dinamiche di uno specifico evento, un
film molto diverso da quello appena citato, pure girato in occasione di un grande evento sportiva: i Campionati europei di Calcio del 2018. Kill the referee, titolo originale Les arbitrees,
offre un punto di vista insolito e originale sulle partite di calcio, grazie alle riprese minuto per
minuto dell’esperienza di alcuni tra i più noti arbitri internazionali. La pellicola ne svela le
emozioni, i dubbi, le sensazioni degli arbitri prima, durante e dopo la direzione della gara. Le
immagini sono accompagnate dalle conversazioni via radio in campo tra i direttori di gara e i
loro assistenti; viene mostrato cosa accade fuori dal campo, negli spogliatoi, durante le riunioni
della commissione e nei momenti di svago7.
c) I film come “fonti” e “agenti” di Storia
Come tutte le produzioni artistiche anche i film, se sottoposti a una minuziosa e attenta disamina, possono trasformarsi in fonti attraverso le quali ricavare informazioni storiche, ricostruire
eventi, contesti, personaggi del passato. Un esempio tangibile di quanto appena detto è Olympia
– Festival of Nations, uno dei documentari più famosi di tutti i tempi, girato nella Germania del
Terzo Reich dalla regista Leni Riefenstahl.
Il gerarca nazista Goebbels, che bene aveva intuito il valore della propaganda, vuole che sia
realizzato un documentario sulle Olimpiadi di Berlino del 19368. La regista, grazie a un sostanzioso budget e a una tecnica cinematografica sorprendente, realizza un lavoro all’avanguardia
in cui la kermesse ambientata in Germania viene sapientemente accostata agli antichi Giochi
olimpici. Il documentario inizia mostrando atleti nudi e ballerini che si muovono tra le rovine
dell’Antica Grecia. I Giochi del 1936 furono anche i primi in cui venne organizzata la staffetta
della torcia e le immagini scorrono come un viaggio nel tempo in cui i tedofori raggiungono
nella capitale tedesca, dove viene acceso il braciere simbolo della kermesse. Si vedono anche
la cerimonia di apertura e le gare, in un montaggio innovativo per l’epoca che mira a ottenere
l’attenzione dello spettatore e intrattenerlo. Per farlo, Riefenstahl usa la tecnica dello slow motion, le carrellate, tante diverse angolazioni di ripresa e molti primi piani così da aumentare la
drammaticità delle scene in cui appare anchee il Fuhrer, che applaude i propri atleti o si rammarica quando non riescono a primeggiare. A un primo livello di lettura Olympia è il racconto
della più importante manifestazione sportiva. Eppure, adeguatamente interrogato, il prodotto
filmico perde la finalità ricreativa e si trasforma in una fonte straordinaria che ci racconta la
Germania nazista e l’uso del cinema e dello Sport come strumenti della propaganda hitleriana.
Trascendendo quindi il semplice resoconto delle Olimpiadi del 1936, il film si rivela un inno
alla Germania di Hitler ai suoi ideali di bellezza, perfezione fisica e purezza razziale. In questo
senso il film diventa un “agente” di Storia, ovvero un prodotto finalizzato a un racconto strumentale della realtà, quella stessa che il regime ha necessità di raccontare9. Per mettere gli stuRizzoli, 2006; Reeve S., Un giorno, in settembre: Monaco 1972 un massacro alle Olimpiadi, Milano, Bompiani
overlook, 2002
6
Moltmann J., Le Olimpiadi come religione moderna: la dimensione universale della competizione
sportiva, Bologna, EDB, 2016.
7
Zavoli S., Scalia M., Cornuti & mazziati: la dura vita degli arbitri, Milano, Mondadori, 2001.
8
Large D. C., Le Olimpiadi dei nazisti: Berlino 1936, Milano, Corbaccio, 2009
9
W. Pinheiro Pereira, Cinema e Propaganda Política no Fascismo, Nazismo, Salazarismo e Franquismo, in História: Questões & Debates, Curitiba, n. 38, pp. 109-117, 2003. Editora UFPR. Si veda anche M. da
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denti nelle condizioni di utilizzare il film come fonte e documento è necessario che il docente li
accompagni nell’operazione di decriptaggio del linguaggio filmico così che la visione non resti
fine a sé stessa ma consenta di allenare lo spirito critico di ogni singolo studente. Si chiede al
docente, quindi, di operare in qualità di scaffolder accompagnando il gruppo classe nell’analisi
autoptica del prodotto filmico10.
d) I film storici di “finzione”
Vi è un’ampia antologia di film storico sportivi che è possibile definire di “finzione”. Si tratta di pellicole ispirate ad episodi realmente accaduti ma che seguono, nella scrittura, una trama
di fantasia. Vanno forse esclusi dall’azione didattica? Certamente no. In questi casi docente e
discenti possono condurre un’analisi di quello che viene chiamato “doppio passato”. Da un lato
è possibile andare alla ricerca delle informazioni storiche contenute nei profili dei personaggi e
nelle ambientazioni, per verificare se:
•
vi sia un riferimento a fatti, eventi, personaggi effettivi e documentati;
•
vi sia un riferimento a elementi storicamente verosimili ma senza riferimenti documentari puntuali;
•
se siano ravvisabili anacronismi, errori e falsi storici.
Dall’altro possiamo effettuare una ricerca anche sull’epoca di produzione e consumo della
pellicola e chiederci, ad esempio, quali siano le motivazioni che in un determinato momento
storico spingono alla produzione di un film.
Esempio emblematico di quanto stiamo dicendo è la saga di Rocky Balboa, in particolare i
primi due episodi ed il quarto. Quando nel 1976 esce nelle sale il film Rocky, gli Stati Uniti tra
la presidenza Nixon - con lo scandalo del Watergate - e i chiaroscuri della presidenza Carter,
stanno vivendo un momento di grande crisi ideologica. La vicenda del pugile figlio di immigrati
italiani che, costretto a fare il picchiatore per sopravvivere riesce ad avere la propria chance per
emanciparsi da una situazione di marginalità, ha il merito di riportare in auge quelli che sono da
sempre i tratti distintivi dell’identità americana, terra delle opportunità e del riscatto, fornendo
al pubblico un’iniezione di fiducia11. È un film che ci racconta anche di come la cultura popolare americana riservi un posto di primo piano ai valori del sacrificio e dell’abnegazione di cui
le discipline sportive si fanno portatrici12. La parabola di Rocky Balboa è quella della società
americana di quel momento: entrambi ricevono colpi micidiali e più volte rischiano di andare al
tappeto ma, come il boxeur trova la forza di restare in piedi e scendere dal ring da vincitore, così
la società americana uscirà rafforzata da uno dei momenti più difficili della storia dell’Unione13.
Il quarto episodio arriva nelle sale nel nel 1985. La situazione è molto diversa, il mondo è diviso in blocchi e gli Stati Uniti vogliono accreditarsi come paladini della democrazia e dei diritti
contro il blocco comunista sotto l’egida dell’Unione Sovietica. L’aggressiva politica estera del
Presidente di Ronald Reagan, al suo primo mandato, aveva accelerato la tensione tra le due super potenze e riaperto la corsa al riarmo nucleare. La paura di un’imminente escalation occupa
ogni aspetto della comunicazione, arrivando a influenzare anche l’industria dell’intrattenimento. Il pugile italo-americano è il modello perfetto per veicolare la nuova rinnovata immagine
vincente degli Stati Uniti, mentre l’idea di contrapporgli l’inarrestabile e quasi completamente
privo di emozioni Ivan Drago serve a rafforzare, ancora di più, la diversità filosofica tra i sistemi
sociali e politici dei due popoli. La vittoria di Rocky è la metafora della vittoria della democraCosta, Ideologia y propaganda en el cine del tercher reich. Quando el cine alemàn se afiliò al nazismo, Comunicacion Social, La Laguna, 2014, pp. 13-16.
10
Faiella F., Metodologie di scaffolding per il blended learning, in Form@re, Erikson, Trento 2005; Bondioli A., L’esempio tra pedagogia e psicologia: modeling, tutoring, scaffolding, Roma, Ecole francaise de Rome, 1995
11
In generale sull’identità americana e le peculiarialità culturali si veda F. Antinucci, Cosa pensano gli
americani e perché sono così diversi da noi, Laterza, Roma-Bari, 2012.
12
Simon R.L., The Ethics of Sport. What Everyone needs to Know, New York, Oxford University Press, 2016
13
Sulla figura di Sylvester Stallone e il personaggio di Rocky Balboa si veda C. Holmlund, The Ultimate
Stallone reader, Wallflower press, London-New York, 2014.
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zia occidentale sul comunismo. Una democrazia che nella sua essenza più profonda è conciliante, pacificatrice. “Se io posso cambiare e voi potete cambiare, tutto il mondo può cambiare” dirà
lo stallone italiano al termine dell’incontro da cui uscirà malmesso ma comunque trionfatore.
La visione del film sarà funzionale ad avviare una riflessione sulle modalità di ricostruzione
di un’epoca e a verificare come essa sia realizzata attraverso un’attenta opera di selezione e di
combinazione di elementi, scelti in base agli specifici intenti del narratore.
Un altro film che ci consente di avviare una prolifica attività laboratoriale è Momenti di
gloria - titolo originale “Chariots of Fire” -. Vi si narra, seppure in chiave romanzata, la storia
di due studenti dell’Università di Cambridge che si allenarono per partecipare alle Olimpiadi di
Parigi del 1924. Dal film emerge non solo l’etica del sacrificio e della sofferenza per conseguire
dei risultati, ma anche l’importanza dell’attività fisica nelle Università anglosassoni, fin dai
primi del Novecento. Le discipline sportive hanno pari importanza anche negli Stati Uniti, dove
le sport scholarship, borse di studio ottenute per meriti sportivi, consentono a giovani poco
abbienti, di poter proseguire gli studi.
2. Spunti per una didattica laboratoriale
Il cinema è una delle modalità di racconto tra le più diffuse nella cultura contemporanea ed è
quella che meglio si adatta agli stili cognitivi degli studenti che, di molte delle informazioni apprese nelle aule scolastiche, hanno già fatto esperienza proprio attraverso la visione di pellicole
cinematografiche. Per quanto coinvolgente e stimolante, la sua intellegibilità - oltre la visione
meramente ludica - non è immediata. Pertanto una didattica che preveda l’uso di tale strumento
da affiancare a quelli tradizionali, presuppone che il gruppo classe sia messo nelle condizioni di
porre in atto idonei procedimenti di critica14. Non sarà più sufficiente, come accade per le fonti
cartacee o fotografiche, sincerarsi dell’autenticità ed esattezza del documento reperito ma sarà
fondamentale interrogarsi sulle informazioni volontarie, rappresentate dalla trama e dall’intenzione comunicativa di chi ha costruito l’opera, come sui messaggi inconsapevoli che se ne possono
trarre e sulle reali finalità comunicative di scenografi, registi e committenti. Tale approccio, declinato in ambito sportivo consentirà di attingere informazioni fondamentali sul ruolo che lo Sport
assume in una società, in un determinato momento storico.
Un altro elemento da tener presente nell’utilizzo didattico del film è che la visione integrale
comporta delle difficoltà oggettive che possono pregiudicare la riuscita dell’attività laboratoriale. Questo, principalmente, per tre ordini di motivi:
•
La fase preparatoria della visione e la successiva analisi e analisi, richiede all’incirca
3 ore di lezione, un’incidenza troppo alta se si tiene conto delle ore totali destinate alla
materia all’interno dei curricoli, che la visione di una sola pellicola non è sufficiente e
che vanno analizzate anche altri tipi di fonti.
•
Durante la visione, l’attenzione deve rivolgersi principalmente al contesto più che alla
trama, poiché è il contesto a fornire dati ed elementi per la didattica. Il racconto, fruito
nella sua interezza, tende a catalizzare l’attenzione sugli eventi più che sulla loro ambientazione ed allontana, perciò, dalla raccolta di informazioni.
•
La visione integrale del film, riduce le possibilità di percezione e di analisi.
Alla luce di tali considerazioni può essere opportuno valutare la possibilità di sottoporre agli
studenti un’antologia di frammenti piuttosto che intere pellicole.
Il lavoro che andrà fatto sul frammento sarà quello di valutare le intenzioni di chi lo ha
prodotto per poi ricontestualizzato rispetto agli obiettivi dell’attività laboratoriale. Non è ne14
Fossa A., Nicoletti G., Peatini E., Laboratori per fare storia. Guida pratica alla metodologia della
ricerca storico-didattica, Canova, Treviso 2005; Perillo E., Santini C. (a cura di), Il fare e il far vedere nella storia insegnata. Didattica laboratoriale e nuove risorse per la formazione storica e l’educazione ai beni culturali.
Scuola Estiva di Arcevia giugno 2002 – giugno 2003, Polaris, Faenza (RA), 2004.
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cessario che il gruppo oggetto dell’attività sia informato sulla trama, sul genere, l’attenzione
deve essere focalizzata sul frammento in quanto fortemente sintetico e denso di informazioni
su cui lavorare.
Per passare da una fruizione passiva, di pura registrazione, ad una attiva, sarà opportuno che
il gruppo di lavoro compia, preventivamente, una riflessione su quelle che sono le domande da
porre, in relazione alle finalità perseguite, su come esso tale fonte vada integrata, e con quali
dati, così diventi significativa per il tipo di studio condotto. Ogni film infatti è prodotto del suo
tempo, nel senso che la realtà che mostra è mediata dai criteri d’osservazione che l’autore ha
in comune con la sua epoca, sia che condivida sia che rifiuti il modello dominante. Non dobbiamo dimenticare che esso costituisce uno strumento a disposizione della società per mettersi
in scena: rappresenta un’epoca. È opportuno pertanto, quando si usa il film come fonte storica,
incrociarlo con altri tipi di fonti, quantitative, orali, letterarie.
Riflessioni conclusive
Può il cinema essere d’ausilio nella didattica della Storia dello Sport? Come ho tentato di
dimostrare in questo contributo l’utilizzo di forme artistiche a supporto della didattica tradizionale non solo è auspicabile ma necessaria. In particolare lo Sport moderno è stato oggetto di
numerose pellicole, fin dai tempi del cinema muto. Questo per le affinità esistenti tra le due manifestazioni culturali che possiamo ritenere storicamente parallele: entrambe si sono sviluppate
durante l’arco del Novecento; rappresentano i primi veri fenomeni culturali di massa; hanno
modificato le abitudini di generazioni che hanno visto in esse un momento di svago. Nelle
mani dei regimi totalitari, sono stati lo strumento per mobilitare a proprio vantaggio l’opinione
pubblica. Il cinema, inoltre, ha trovato nel mondo dello sport un condensato di emozioni, sogni,
sacrifici, attese, tutti elementi capaci di appassionare la platea degli spettatori.
Nella pratica didattica il docente sarà chiamato a fare una scelta di titoli e di frammenti da
sottoporre ai partecipanti sulla base di quelle che sono le finalità e i contenuti del laboratorio.
È importante sottolineare come, essendo sceneggiatori e registri interessati a risultati diversi
da quelli dello storico sarà compito del docente procedere a un lavoro di contestualizzazione
delle pellicole scelte, coadiuvando gli studenti nel discernimento del dato finzionale da quello
reale. Non meno importante è la scelta di prodotti cinematografici non troppo datati, il rischio
sarebbe quello di proporre una pellicola con codici comunicativi troppo distanti da quelli propri
dei millennials a cui, plausibilmente, si rivolgerà l’azione didattica.
Provando a tirare le fila di quanto fin qui detto i film possono aiutarci a: introdurre l’argomento storico sportivo di cui intendiamo parlare dando avvio a una fase di brainstorming; in
una fase successiva a quello dello studio del testo, consentono di andare oltre i contenuti manualistici e allenare lo spirito critico dello studente, chiamato a discernere tra ciò che è frutto
di invenzione e ciò che invece appartiene alla Storia. Lontano dalle prestazioni e dai risultati,
essa ci riporta alla sua dimensione valoriale e funziona da cartina di tornasole dei cambiamenti
che registrano nelle varie epoche nelle società. Gli studenti imparano la Storia dello Sport ma
soprattutto a leggere le vicende storiche, e quelle sportive, nella loro complessità.
Riferimenti Bibliografici
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Milano, Rizzoli, 2006
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