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Prospettiva 183 Rivista di storia dell’arte antica e moderna Luglio 2021 Università degli Studi di Siena Centro Di Prospettiva Rivista di storia dell’arte antica e moderna N. 183, Luglio 2021 Sommario Saggi: Giovanni Colzani Gianluca Amato ‘Afrodite che si toglie il sandalo’: una sequenza di copie in piccolo formato 3 Il ‘Giovane platonico’ di Bertoldo di Giovanni, ovvero il ‘Ritratto di Giovanni Cavalcanti’, “amico unico” di Marsilio Ficino 16 Contributi: Roberto Bartalini Incrementi per Niccolò di Cecco del Mercia 68 Alessandra Peroni “Sì ho iurato”: una promissio pubblica graffita di Jacopo della Quercia? 77 Giacomo Alberto Calogero A proposito di un nuovo libro su Giovanni Bellini 84 Marco Fagiani Il Riccio e Bartolomeo Coda a Monte Oliveto Maggiore: cronologie, nuove proposte e alcune considerazioni sulle scelte della committenza Alessandro Brogi Il ‘San Pasquale Baylon’ di Giuseppe Maria Crespi: un disegno inedito per un’incisione fraintesa, ancora 111 un esempio di generosità paterna English Abstracts 102 119 Colophon Università degli Studi di Siena Centro Di della Edifimi srl Rivista fondata da Mauro Cristofani e Giovanni Previtali Redazione scientifica: Alessandro Bagnoli, direttore Francesco Aceto, Benedetta Adembri, Giovanni Agosti, Alessandro Angelini, Roberto Bartalini, Evelina Borea, Francesco Caglioti, Laura Cavazzini, Lucia Faedo, Aldo Galli, Adriano Maggiani, Clemente Marconi, Marina Martelli, Maria Elisa Micheli, Tomaso Montanari, Fiorella Sricchia Santoro, Fausto Zevi Consulenti: Sible L. de Blaauw, Caroline Elam, Michel Gras, Nicholas Penny, Vittoria Romani, Victor M. Schmidt, Carl Brandon Strehlke, Andrew Wallace-Hadrill, Paul Zanker Gli articoli presentati alla rivista sono sottoposti a peer review. Redazione: Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze storiche e dei Beni culturali via Roma 47, 53100 Siena e-mail: prospettiva@unisi.it Direttore responsabile: Alessandro Bagnoli Coordinamento editoriale e redazione: Chiara Sestini (Centro Di) Impaginazione: Marco Chiaramonti (SMV - Studio Moretti Visani) Pubblicazione trimestrale. Un numero € 26 (Italia e estero) Arretrati € 29 Abbonamento annuo € 100 (Italia), € 150 (estero) È attivo il sito di ‘Prospettiva’ www.centrodi.it/prospettiva dove acquistare in formato PDF: singoli articoli, fascicoli (dall’anno 2012) e abbonamenti. Un numero in PDF € 20 (Italia e estero) Abbonamento annuo di 4 numeri in PDF € 80 Abbonamento in PDF + cartaceo € 150 (Italia), € 200 (estero) Distribuzione, abbonamenti: Centro Di della Edifimi srl via dei Renai 20r, 50125 Firenze telefono: 055 2342666 edizioni@centrodi.it www.centrodi.it Prospettiva è una rivista inclusa in Scopus®, Web of Science (WoS) e SCImago Journal Rank (SJR); è una rivista di classe A, secondo la classificazione ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca) Autorizzazione del Tribunale di Firenze n. 2406 del 26.3.75 Iscrizione al Registro Operatori di Comunicazione n. 7257 Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana © Copyright: Centro Di, 1975-1982. Dal 1983, Centro Di della Edifimi srl, via dei Renai 20r, 50125 Firenze ISSN: 0394-0802 Stampa: Grafiche Martinelli, Firenze, luglio 2022 La rivista è stampata grazie anche al contributo della Biblioteca Umanistica dell’Università degli Studi di Siena Il ‘San Pasquale Baylon’ di Giuseppe Maria Crespi: un disegno inedito per un’incisione fraintesa, ancora un esempio di generosità paterna Giuseppe Maria Crespi, straordinaria personalità d’artista, la più grande, complessa e multiforme dei suoi tempi a Bologna e tra le più significative, a quelle date, entro un orizzonte che può dirsi europeo, fu pittore assai prolifico; e in tutti i generi, compresi quelli ‘bassi’ di cui a buon titolo può essere considerato il padre, in Italia, per quel che concerne il XVIII secolo.1 Per contro, scarso è invece il suo corpus grafico: almeno quello di cui si ha oggi conoscenza, conteggiato ultimamente da Marco Riccòmini, nel suo lussuoso catalogo ragionato dei disegni e delle stampe,2 in una quarantina di pezzi; peraltro non sempre eccelsi e non tutti al passo con la sua produzione pittorica,3 connotata da una straordinaria densità di materia e di umori (fanno eccezione fra gli altri gli studi bellissimi che illustrano la saga di Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno dal testo di Giulio Cesare Croce). È lo stesso Luigi Crespi, secondogenito di Giuseppe Maria, anch’egli pittore nonché storiografo e autore dell’aggiunta alla malvasiana Felsina Pittrice (1769), a dirci che il padre “hà dissegnato poco”, ragion per cui i suoi disegni “sono rarissimi”.4 Fatto strano comunque per i tempi e per un bolognese in particolare, educatosi soprattutto sullo studio appassionato dei patriarchi del Grand Siècle felsineo, i Carracci, che del disegno avevano fatto uno strumento privilegiato di conoscenza del mondo, prima ancora che di metodica esecutiva. Ma è meno strano se si pensa, appunto, al suo 1. Giuseppe Maria Crespi: ‘San Pasquale Baylon in estasi’ (incisione). Vienna, Staatliche Graphische Sammlung Albertina, inv. DG2018/1/3584. 2. Giuseppe Maria Crespi: ‘Sant’Antonio da Padova’ (incisione). Vienna, Staatliche Graphische Sammlung Albertina, inv. Sektion Ital. III/23. Alessandro Brogi modo di far pittura, così ‘di prima’, e tutto materia e colore; ragione per cui, ultimamente, sempre Riccòmini è incline a dar credito alle parole di Luigi. Crespi fu inoltre incisore di un certo pregio, ma pure qui i numeri sono piccoli, ancora più piccoli se ci si attiene alle lastre totalmente autografe, comprendendo nel novero pure la famosissima serie crociana realizzata con la collaborazione, per gli sfondi, del fido Lodovico Mattioli. E ciò stante anche la generosa abitudine di far firmare ad altri le sue incisioni: ora l’appena ricordato Mattioli, come ci avverte ancora una volta Luigi,5 ora gli stessi figli, come si vedrà in specifico fra poco. Prima di Luigi, a tale generosità, sebbene espressa in altro modo, fanno riferimento anche le parole di Giovan Pietro Zanotti nella sua Storia dell’Accademia Clementina di Bologna (1739), secondo cui Crespi, in aggiunta alle stampe ispirate ai personaggi di Croce, intagliò “ancora altri rami all’acqua forte, e grandi, e piccoli, ma avendo di questi ad altri fatto dono, troppo a lui dispiacerebbe [l’artista era [Contributi] 111 ancora in vita] che io qui li nominassi”.6 Fra le incisioni crespiane meno note, benché da sempre ritenuta autografa, ve n’è una, relativamente piccola, dal soggetto tutt’altro che scanzonato, ovvero di quelli che ad esempio tanto piacevano al fine amateur, dilettante e collezionista parigino Pierre-Jean Mariette, il quale ne fa insistente richiesta a monsignor Bottari in alcune lettere famose.7 Questa (fig. 1) ha viceversa un soggetto di tono spiccatamente devoto, un santo non tra i più frequentati, Pasquale Baylon (1540-1592), qui rappresentato in estasi di fronte al mistero dell’eucaristia.8 Mistico spagnolo dell’ordine dei frati minori alcantarini, il cui culto si diffuse da noi particolarmente a Napoli e nell’Italia meridionale, fervente adoratore dell’eucaristia e perciò, tra le altre cose, protettore delle opere eucaristiche, Pasquale fu beatificato nel 1618, sotto Paolo V, e poi fatto santo a fine secolo, nel 1690, da Alessandro VIII. L’incisione, all’acquaforte, recante in calce il responsorio del Santo, è descritta fra gli autografi paterni, con puntualità e dunque senza possibilità d’equivoco, già da Luigi Crespi: “Un s. Pasquale volante in mezzo alle fiamme, in foglio”; la precisazione “col nome sotto d’uno de’ suoi 112 [Contributi] 3. Ferdinando Crespi: ‘San Pasquale Baylon in estasi’ (incisione). Vienna, Staatliche Graphische Sammlung Albertina, inv. HB 41. 4. Antonio Crespi (?): ‘San Pasquale Baylon in estasi’. Bologna, Pinacoteca Nazionale, depositi. figliuoli”9 attesterebbe una volta di più la generosità di Giuseppe Maria nel cedere ad altri il merito del suo operato. In basso a destra si legge infatti “Ferdinando Crespi f.”, il terzogenito del pittore (17091754), tenuto a battesimo nientemeno che dal Gran Principe Ferdinando di Toscana e dalla duchessa sua consorte Violante di Baviera, e poi fattosi frate francescano presso il convento dell’Osservanza a Bologna. Ciò nonostante, evidentemente sulla scorta delle parole di Luigi e non meno per la sua vibrante qualità, la tavola è anche in seguito ritenuta sempre di mano del padre. Ignorata, prima di Crespi, da Zanotti per le ragioni da lui stesso addotte e dopo di lui da Giovanni Gori Gandellini nelle sue Notizie Istoriche degl’Intagliatori (1771),10 è rubricata invece da Michael Huber all’interno della breve lista di incisioni autografe “assez rares”, egli dice, del maestro, nel tomo IV del suo ricchissimo Manuel, edito a Zurigo nel 1800: “St. Pascale, qui vole au milieu des flammes”.11 Sulla scorta del testo di Huber la stampa compare di nuovo fra gli autografi crespiani nella riedizione del Gori Gandellini, integrata dall’abate senese Luigi de Angelis (1811).12 E quindi nel volume XIX di Adam Bartsch che le dedica un’attenta descrizione, comprensiva della trascrizione del responsorio in calce, confermandone l’esecuzione a Crespi padre ma con la precisazione “d’après son fils Ferdinand”.13 Così pure la paternità crespiana riappare nel KünstlerLexikon di Nagler (1836): “St. Pascal von Babylon [sic] in den Flammen”,14 per essere confermata infine, negli studi moderni, da Spike e per ultimo da Riccòmini.15 Il che appare del tutto ragionevole alla luce – si è detto – dell’alta qualità della stampa, che si manifesta nel segno fluido, sicuro, nella trasparenza atmosferica, capace di scalare in profondità il paesaggio ondulato fino al più lontano orizzonte, dove stacca contro una bassa cortina di nubi bianche ottenute ‘per risparmio’ il profilo appena percettibile di una città (Villareal?), e di conferire sfumature cromatiche, attraverso il progressivo infittirsi verso l’alto di sottili tratti orizzontali, al vasto cielo che si leva dietro la figura del Santo trasvolante. Agevole l’accostamento, per esempio, a una delle più belle acqueforti di Crespi, quella con un giovane e tenerissimo ‘Sant’Antonio da Padova’ a tutta figura (fig. 2), in cui la fitta e variata tramatura segnica delle parti in ombra del saio trovano un confronto diretto con analoghe aree del mantello di San Pasquale.16 Ciò detto, resta a mio avviso inspiegabile perché, al cospetto di un’invenzione così riuscita ed efficace, se ne debba dare il merito ancora, negli studi moderni, al figlio Ferdinando.17 Fu Bartsch il primo a indicare in lui l’autore dell’idea: “d’après son fils”. Ma, vien da dire, solo sulla scor-