Arredo Liturgico Medievale

Sante Guido, Il Gallo vaticano “grande di metallo indorato antichissimo”;
Sante Guido e Giuseppe Mantella, Il Gallo vaticano: l’intervento di restauro conservativo;
in S. Guido (a cura di) "Il Gallo Vaticano" , Testi:

Sante Guido, Il Gallo vaticano “grande di metallo indorato antichissimo”
Alexis Gauvain, Note d’archivio sul Gallo di bronzo della basilica vaticana
Sante Guido e Giuseppe Mantella, Il Gallo vaticano: l’intervento di restauro conservativo
I. Angelini, G. Artioli, C. Canovaro, D. Miriello, V. Pingitore, S.A. Ruffolo, M. Cappa, G.M. Crisci,
Analisi archeometriche sul Gallo conservato nei Musei Vaticani: un raro esempio di bronzo dorato basso-medievale, Città del Vaticano 2013, ISBN: 9788863390360.
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Nell'ambito di una ricerca mirata allo studio dello sviluppo tipologico e cultuale degli altari paleocristiani di Roma e del suburbio, si è posata l'attenzione su un gruppo di tre altari apparentemente legati da una committenza comune. I presbiteri del titulus Byzantis Urso e Proclino – operanti sicuramente durante i pontificati di Siricio e Innocenzo I – sono i committenti del manufatto rinvenuto nella cripta di S. Sebastiano nell'omonima catacomba dell'Appia antica, che presenta caratteristiche affini a quello del titulus Byzantis, del quale è possibile rivedere la cronologia proprio grazie ai dati emersi dagli studi tuttora in corso. Ad essi si aggiunge l'altare super corpora della basilica di S. Alessandro sulla via Nomentana, commissionato dal vescovo di Nomentum Urso, identificato da Vincenzo Fiocchi Nicolai con il presbitero del titulus romano. Alla luce di quanto detto emergono  nuovi e interessanti fenomeni da indagare: la bipolarità della funzione degli altari, che presentano una medesima tipologia per differenti ambiti cultuali (funerari e titolare); il rilevante ruolo che ricoprono i due presbiteri Urso e Proclino nella sfera amministrativa e gestionale degli edifici di culto urbani e suburbani nella città di Roma a cavallo tra il IV e il V secolo.

Nel tesoro della chiesa di San Nicola a Ottana, in provincia di Nuoro, sono custoditi due bacili in rame smaltato, probabilmente appartenuti all'edificio religioso già dai tempi in cui era cattedrale della diocesi di Othana. Gli oggetti sono riconoscibili come due gémellion, finora analizzati solo in testi di carattere enciclopedico o posti a margine di studi su altri argomenti di oreficeria medievale. In questo lavoro si compie un’analisi dei manufatti, si indicano dei confronti formali, sino ad arrivare a una proposta di cronologia e di provenienza degli oggetti.

Gli acquamanili sono degli utensili che hanno una funzione liturgica nel rito cristiano, le cui origini sono verosimilmente legate a oggetti di uso profano. Il saggio analizza la funzione e
le tipologie dei pochi manufatti giunti ai giorni nostri, databili tra l’VIII e il XVI secolo. Queste suppellettili occupano una posizione particolare nella storiografia specialistica, in quanto considerati dagli studiosi “tra gli oggetti più artistici”, principalmente nell'ambito dei bronzi. Di tale materiale è costituito l’acquamanile a forma di pavone musealizzato nella Pinacoteca Nazionale di Cagliari, per il quale si affronta un’analisi storiografica e d’archivio, si propongono dei confronti formali e si suggeriscono un inquadramento cronologico e un ambito di provenienza basato sui dati storici.

The halved mosaic. Preserved and lost frieze on the portico of Terracina cathedral

The medieval portico of Terracina cathedral, whose dating ranges between the 12th and 13th century according to the various proposals promoted by art historians in recent decades, has been the subject of numerous publications. Various interpretative hypotheses have been advanced in the investigations on the figures and the symbolic elements, leading critics to propose an exegesis in an eschatological-apocalyptic key in which the Salvation of man is achieved through the defense of the Church and fighting the forces of evil. This paper intends both to offer new elements of reflection on some iconography of the preserved mosaic and to re-examine the question concerning the portion of the lost mosaic that was on the left lintel. In light of the discovery of an unpublished 18th-century document in the archive of the chapter of Sezze cathedral, it is now possible toclarify the iconographic subject of the lost mosaic definitively, as well as retrace the causes and the moment of its loss.

Il catalogo (con schede, rilievi, disegni ricostruttivi e immagini) delle lastre medievali per l'arredo liturgico delle chiese di Sant'Abbondio, San Fedele e probabilmente dei Santi Cosma e Damiano, conservate presso i Musei Civici di Como, è preceduto da due saggi introduttivi, con analisi di carattere tecnico e ipotesi interpretative.

Un siècle après la fameuse croisade des Albigeois, Toulouse connaît un exceptionnel renouveau artistique et une relative stabilité économique, politique et religieuse. Le quadrillage monastique de la ville dans la première moitié du XIIIe siècle a eu des conséquences inattendues : les Ordres Mendiants installés modestement à leur début sont maintenant à la tête d’établissements florissants qui font appel aux meilleurs bâtisseurs, comme pourront en témoigner les monastères des Cordeliers, des Jacobins, des Carmes et des Augustins, pour ne citer que les principaux d’entre eux.
Parmi les rares éléments de décor et de mobilier des églises parvenus jusqu’à nous, le Parement d’autel des Cordeliers, conservé au musée Paul-Dupuy, chef-d’œuvre de l’art gothique, permet de placer cette création à la hauteur de la splendeur architecturale.
Brodé d’or et de soie, le parement d’autel ilustre les principaux épisodes de la vie du Christ dans une succession de médaillons entre lesquels se glissent des images de saints martyrs et un cycle de saint François d’Assise.

Der Marburger Hochaltar, ein steinernes Retabel, dessen Aufbau an repräsentative Fassadenstruktur angelehnt ist und gleichzeitig an Reliquienschreine erinnert, ist 1290 geweiht und annähernd vollständig erhalten. Das Retabel als Reliquienbehältnis ist zum einen Thema des Vortrags, denn in und auf ihm wurden Reliquien ausgestellt. Dazu gehört unmittelbar auch die Begehbarkeit des Altares durch einen in den Boden eingetieften Raums. Zum anderen lädt das Bildprogramm, das auch die Seitenteile und Rückseite mit einbezieht, zu Prozessionen um ihn herum ein. Gleichzeitig gehört er zu den frühen Wandelaltären, die noch zu anderen Mitteln als den später üblichen seitlichen Flügeln griffen, um das Bildprogramm zu variieren und die Aufstellung von Reliquiaren zu ermöglichen. Die Sonderbarkeiten des Marburer Hochaltars lassen sich nur im Kontext der Gesamtausstattung der Elisabethkirche verstehen. Insbesondere die Aufstellung des goldenen Reliquienschreins und des gleichzeitig errichteten sog. Mausoleums, beides für die erst kurz zuvor heilig gesprochene Elisabeth entstanden, bilden mit dem Hochaltar eine Einheit. Darüber hinaus sind auch die Nebenaltäre mithilfe ihrer Patrozinien und Bildprogramme formal – und somit sicherlich auch liturgisch – mit dem Hochaltar verschränkt.

L’evento fa parte dell’attività scientifica del Dottorato in Storia, Beni culturali e Studi Internazionali e del Dottorato di Filosofia, Epistemologia e Storia della Cultura dell’Ateneo cagliaritano. L’incontro ha la finalità di riflettere sull’immaginario figurativo della morte in età bassomedievale, cioè in un periodo compreso tra XI e XV secolo, con indagini che si spingono anche nel Medioevo più antico.
La Giornata di Studi, sotto il coordinamento scientifico di Andrea Pala e Luca Vargiu dell’Università di Cagliari, è articolata in due sessioni, che scandiscono il tema più propriamente filosofico da quello storico artistico nell’interpretazione della morte nei secoli indicati.
A fianco a studiosi provenienti da atenei stranieri, interverranno ricercatori e dottorandi dell’Università di Cagliari. Introdurranno i lavori i saluti della professoressa Cecilia Tasca, coordinatore del Dottorato in Storia, Beni culturali e Studi Internazionali, e del professor Pier Luigi Lecis, direttore del Dipartimento di Pedagogia, Psicologia, Filosofia.

Mercoledì 27 novembre 2019 Università degli Studi di Salerno, Edificio B1, primo piano, Sala conferenze del DISPAC, dalle ore 14.30

La giornata di studio è dedicata a una nuova importante scoperta per la storia culturale e artistica della Salerno medievale: al Museo Leone di Vercelli è stato ritrovato un manoscritto, identificato come il breviario di XII secolo della cattedrale di Salerno. Tale codice costituisce una scoperta eccezionale, che integra in modo fondamentale le conoscenze sul duomo nel XII secolo dal punto di vista liturgico, codicologico e artistico, considerata l'importanza delle opere di arredo liturgico medievale che caratterizzano il monumento (amboni scolpiti) e dei codici miniati sopravvissuti, ora conservati presso il Museo Diocesano "San Matteo" di Salerno, dei quali è stato appena pubblicato il catalogo e lo studio critico (Zanichelli 2019).

In Art, Ritual, and Civic Identity in Medieval Southern Italy, Nino Zchomelidse examines the complex and dynamic roles played by the monumental ambo, the Easter candlestick, and the liturgical scroll in southern Italy and Sicily from the second half of the tenth century, when the first such liturgical scrolls emerged, until the first decades of the fourteenth century, when the last monumental Easter candlestick was made. Through the use of these objects, the interior of the church was transformed into the place of the story of salvation, making the events of the Bible manifest. By linking rites and setting, liturgical furnishings could be used to stage a variety of biblical events, in accordance with specific feast days. Examining the interaction of liturgical performance and the ecclesiastical stage, this book explores the creation, function, and evolution of church furnishings and manuscripts.

Si analizzano le modalità di reimpiego degli spazi del circo romano e delle mura massimianee ancora parzialmente conservati in età altomedievale da parte del monastero Maggiore di Milan, che ne inglobò ampie porzioni (torre dei carceres e tratto di mura urbiche). Riutilizzando nel loggiato altomedievale capitelli sporadici, che si vuole facessero parte di un arredo liturgico di una chiesa monastica preesistente.